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Autore: Mahlerlucia    24/12/2019    2 recensioni
{Questa OS partecipa all'Hurt/Comfort Advent Calendar 2019 indetto dal gruppo Facebook “Hurt/Comfort Italia - Fanfiction & Fanart”}
Ogni amico rappresenta un mondo dentro di noi, un mondo che non sarebbe eventualmente nato senza il suo arrivo, ed è solo grazie a questo incontro che nasce un nuovo mondo.
(Anaïs Nin)
[Baby!KuroKen]
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Kozune Kenma, Tetsurou Kuroo
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Questa OS partecipa all’Hurt/Comfort Advent Calendar 2019
indetto dal gruppo Facebook “Hurt/Comfort Italia - Fanfiction & Fanart

Prompt: Delirio febbrile
 

 
Anime: Haikyuu!!
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Sportivo
Rating: verde
Personaggi: Kenma Kozume, Testurou Kuroo
Pairing: baby!KuroKen
Tipo di coppia: Shonen-ai


 
 

 Cheer up a friend


 
“Perché non giochi con altri ragazzi che conoscono le regole della pallavolo? Perché perdi tempo con un imbranato come me?”

“Perché un giorno io e te diventeremo forti come tutti i giocatori delle nazionali che abbiamo visto nelle partite in tv!”

“Non puoi pretendere di diventare bravo come loro guardandoli solo dalla tv...”

“È proprio per questo che dobbiamo continuare ad allenarci. Al liceo saremo capaci di mettere in pratica tutte le tecniche d’attacco che usano i più grandi pallavolisti... scommettiamo?”

 

Le parole di Tetsurou rimbalzavano ancora tra i pensieri confusi del piccolo Kenma. Nessuno aveva mai avuto il desiderio di avvicinarsi a lui per introdurlo ad un’attività sportiva per la quale non aveva mai mostrato alcun interesse.
Alla luce di questo, quel giorno la sua inaspettata assenza stava iniziando a pesare quanto un macigno.

Kozume decise di abbandonare il suo Nintendo DS sul comodino per precipitarsi al piano di sotto. Ebbe giusto un attimo di titubanza allungando la mano per premere il campanello di casa Kuroo; ma s’impegnò per uscire vincitore da quella lotta improvvisata contro la sua stessa sociofobia.
Dovette suonare due volte prima che uno spiraglio di porta si aprisse facendo largo al viso contrariato di una donna dai lunghi capelli neri; portava con sé un forte odore di fumo misto ad alcol.

“Sì?”

Una sola parola capace di fargli venire la pelle d’oca. Uno sguardo truce pronto a rimproverarlo per averla disturbata. Una somiglianza impressionante con il motivo per cui si trovava lì in quel momento.

“Ehm... mi scusi... io sono Kenma, abito nell’appartamento accanto. Io...”

“Ah, tu devi essere l’amichetto di Tetsurou.”

Il suono di quelle parole lo portò a deglutire rumorosamente con l’intento di scaricare l’ennesimo accumulo d’ansia. Abbassò il capo cercando di ridurre al minimo i contatti visivi.

“Te-Tetsurou è in casa?”

“Sì, la febbre alta è l’unica cosa che riesca a tenerlo tranquillo.”

La febbre. Come aveva potuto non pensarci?
Una risposta che lo aveva di nuovo infastidito, seppur lo avesse illuminato sui motivi dell’improvvisa ‘sparizione’ di quello che negli ultimi tempi era diventato il suo migliore amico. Finalmente si stava prodigando nell’ammetterlo.

Sollevò gli occhi nella speranza che la donna potesse intuire la sua implicita richiesta. E così fu.
 
***
 
Kenma non aveva mai visto l’appartamento di Tetsurou. Le dimensioni erano pressoché le stesse, ma l’arredamento era molto più scarno, quasi essenziale. La lunga scala che portava al piano superiore scricchiolava in più punti e nessuno si era mai preoccupato di sostituire quelle vecchie assi. La porta della sua camera era semi-aperta e dal suo interno provenivano delle voci. Starà guardando la televisione?
No, non era presente alcun apparecchio televisivo, solamente un vecchio laptop lasciato a riposare sulla scrivania. Con ogni probabilità si trattava dell’unico strumento con cui riusciva a guardare – e a riguardare – tutte quelle partite di pallavolo che lo mandavano in estasi.

Otou-san, sei tu?... Sei venuto a trovarmi?”

Tetsurou in realtà era in uno stato di dormiveglia dovuto all’innalzamento della temperatura corporea. Gli occhi leggermente aperti e lucidi, le guance e la fronte arrossate e calde. Sintomi evidenti di un’influenza sulla quale non era ancora intervenuto nessuno.

“Kuroo-san, sono Kenma.”

“Otou-san, sei venuto perché... perché non mi sento bene?”

Kozume si avvicinò al letto nel tentativo di risvegliare l’amico da quello stato di torpore allucinatorio. Ma aveva ben intuito che l’invocazione al padre non era stata dettata dalla mera casualità.
In fondo, lui cosa sapeva veramente della vita di quel ragazzo? Si era mai posto il problema di chiedergli informazioni sulla sua esistenza all’infuori della scuola e della sua spropositata passione per la pallavolo? No, ovviamente.
I sensi di colpa per la sua inadempienza lo indussero a stringergli timidamente la mano, anch’essa bollente.

“Kuroo-san, posso fare qualcosa?”

Le sue pupille si dilatarono per riuscire a mettere a fuoco la sagoma della persona che stava cercando a fatica di rivolgergli la parola. Strinse le dita tra le sue per lasciare un piccolo segno di gratitudine per essersi preso il disturbo di passare da lui.

“Kenma, sei qui!”

“Sì! Non sei venuto a trovarmi e...”

“Mi dispiace. Volevo venire, ma...”

“Ah, no! Non ti preoccupare. Riposati!”

“Kenma...”

“Cosa?”

“... non fare caso a quello che ho detto prima.”

Il timido vicino scattò in piedi per recuperare il fazzoletto ancora immacolato che teneva nella tasca della felpa. Andò in bagno per impregnarlo con acqua fredda e lo poggiò sulla sua fronte. Non aveva idea di come ci si dovesse muovere in quei casi, andava ad intuito. Dopotutto, stava solamente cercando un diversivo per non cadere nella tentazione d’impelagarsi in una conversazione più grande di lui.

“Non ti preoccupare. Pensa solo a guarire.”

“Tanto lui non c’è.”

Lui.
Kenma capì che non era il caso di fare domande inopportune. Avrebbe deciso Tetsurou se e quando raccontare cosa ci fosse di tanto particolare nel rapporto tra lui e suo padre. Probabilmente tante cose da risolvere...

“Però ci sono io. E sono venuto a dirti che non vedo l’ora d’imparare ad alzare la palla sotto rete come mi hai chiesto. Per questo devi rimetterti in piedi il prima possibile. Altrimenti... chi schiaccerà?”

Tetsurou tentò a fatica di sollevarsi sui gomiti senza riuscire ad evitare di digrignare i denti a causa dell’indolenzimento fisico generale. Con una rapida presa dalle spalle, l’amico lo invitò a tornare a coricarsi.

“Dici sul serio, Kenma?”

“Certo! Devo pur passare al livello successivo, non credi?”

Le iridi dorate di Tetsurou si ancorarono per qualche istante al soffitto, prima di cominciare la loro personale battaglia contro quelle odiose lacrime mai richieste. Si voltò dalla parte opposta per dare sfogo ad una delusione personale che si portava dentro da troppo tempo. Tanto che forse era arrivato il momento di aprire il proprio cuore a qualcuno d’importante.
E Kenma lo era davvero.










 

Angolo dell'Autrice


Ringrazio in anticipo tutti coloro che avranno voglia di leggere e recensire questa mia piccola one-shot! :)

Desideravo scrivere qualcosa sugli albori della bellissima amicizia nata tra Kuroo e Kenma da parecchio tempo. Ho colto l’occasione fornitami dalla challenge natalizia del gruppo “Hurt/Comfort Italia - Fanfiction & Fanart” per compiere tale missione. Proprio per questo ringrazio le admin e le moderatrici di questo piccolo angolo di ‘sofferenze’ facebookiane! ;)
Come Furodate ci ha mostrato all’interno del manga, Kuroo era solito andare a trovare Kenma nell’ardua impresa di distrarlo dai soliti videogiochi e da quella che mi sono permessa di definire banalmente come ‘sociofobia’. L’intento era quella di avvicinarlo al mondo del suo sport preferito, ovvero la pallavolo. Un giorno, però, Kuroo non si presenta. Kenma cerca inizialmente di non pensarci, ma la cosa inizia a provocargli inevitabilmente una certa ansia. Decide allora di farsi coraggio e di andare a trovarlo. Conosce così sua madre e... qualcosa in più sulla sua malinconica famiglia. Difatti, il delirio febbrile del piccolo Tetsurou è tutto dedicato al padre e alla sua assenza. :(

Il titolo della storia riprende la bellissima frase di supporto che lo stesso Kenma elargisce ad un Hinata febbricitante – e arrabbiato con sé stesso – nel capitolo 366 del manga.
La storia è scritta in terza persona e al tempo passato. Il dialogo iniziale è un flashback di Kenma.

Grazie ancora a chiunque passerà di qua. **

Buon Natale a tutti!

Mahlerlucia

 
 
   
 
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