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Autore: hilaros    26/12/2019    4 recensioni
{TROS SPOILER}
Storia ambientata dopo la fine de L’ascesa di Skywalker.
La Resistenza ha vinto contro il Primo Ordine, e l’imperatore Palpatine è stato sconfitto.
Mentre Ben viene nuovamente schiacciato dalle sue scelte e dai suoi pensieri, la giovane Rey continua il suo percorso da Jedi.
Ma una nuova minaccia sta covando dietro l’angolo.
Genere: Azione, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ben Solo/Kylo Ren, Finn, Nuovo personaggio, Poe Dameron, Rey
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Angolo autrice: Heilà, sono già tornata! E sono tornata un po' perché avevo già il secondo capitolo pronto, un po' anche perché mi sono dimenticata di fare gli auguri di buon natale a tutti i lettori di EFP! Sono proprio sbadata, scusatemi tanto, perciò... AUGURONI A TUTTI!

C3PO: È perché sei veramente goffa, autrice!

Zitto, 3PO >.<
Vi ringrazio immensamente per le recensioni, sinceramente non me l'aspettavo! Così tante in così poco tempo, wow! E non mi aspettavo neanche che ci fossero tante persone a condividere il mio pensiero su quest'ultimo film della saga! OwO
Vi devo dire, però, che a me complessivamente è piaciuto: ha risolto alcuni clamorosi buchi di trama che si erano venuti a creare nel settimo, a mio parere. È come infine hanno trattato il personaggio di Ben ed il suo finale che non mi è andato proprio giù!
Aaaanyway, spero che il secondo capitolo vi piaccia come il primo, e spero anche di poter rendere al meglio le emozioni dei miei personaggi! Buona lettura, auguri di nuovo e grazie ancora! 

C3PO: Ma io ci sarò nella storia, autrice

Tempo al tempo, mio caro droide ;)

~~~~

 

Non era riuscito in alcun modo a persuadere Rey a portare qualcuno di loro con sé e, nonostante le sue continue richieste, la ragazza aveva insistito che lei e BB8 sarebbero riusciti a cavarsela benissimo da soli.

Così, Poe l’aveva guardata salire su una navicella insieme al droide, e portandosi dietro qualche kit di primo soccorso. Non aveva avuto il coraggio di chiederle a cosa le servissero tutte quelle cure mediche, ma una mezza idea, il pilota se l’era fatta.

Non era stupido, ed ormai conosceva l’amica abbastanza da capire che cosa-o chi- la preoccupasse.

Ma Poe Dameron non era neanche uno sprovveduto: sapeva che, in cuor suo, Rey aveva bisogno di qualcuno al suo fianco, di qualcuno che capisse i suoi principi e le sue intenzioni. E lui le poteva comprendere più che bene: a differenza di Finn, che probabilmente l’avrebbe fermata al suo primo tentativo di partenza, il nuovo generale della Resistenza non aveva alcuna intenzione né di fermarla, né di ostacolarla.

Ma voleva evitare in tutti i modi che all’unica Jedi a loro rimastogli succedesse qualcosa.

 

«Hey, Poe.» l’aveva chiamato Finn, avvicinandoglisi «Dove va Rey?»

 

Come volevasi dimostrare, la ragazza non sfuggiva mai all’occhio dell’ex assaltatore, che dal momento in cui l’aveva incontrata, non aveva mai fatto altro che tentare in tutti i modi di starle accanto e proteggerla, sperando che lei, un giorno, potesse ricambiare i suoi sentimenti.

Certo, Poe sapeva che tutto ciò non sarebbe mai stato possibile-o meglio, se lo sentiva-, ma non aveva alcuna intenzione di essere colui che avrebbe spezzato il cuore del suo migliore amico. 

Ed era per questo che aveva appena deciso di seguire Rey. Da solo con Chewbecca, e con il Falcon.

 

«Non ne sono sicuro.» fu la risposta del pilota «Ma converrebbe che io vada con lei.»

«Bene. Vengo con te.»

«No!» la sua risposta era stata troppo repentina, e forse fin troppo sospetta. Così il giovane tentò sin da subito di calmare il proprio tono di voce, rendendolo più rilassato «No, tu... tu resta qui in veste di generale. Come vedi, sono ancora tutti molto agitati, e ci sono parecchi feriti. Tu... mantieni l’ordine e cerca di aiutare gli altri, mentre sono via.»

Sì. Quella scusa sarebbe servita a tenerlo buono. Forse.

«Ma-»

«Finn, qua il pilota sono io.» lo interruppe «La seguirò col Falcon, e Chewbe verrà con me. Non preoccuparti, non le succederà niente.»

 

L’aveva lasciato prima ancora che potesse rispondergli e, con tutta l’intenzione di non farsi convincere di portarlo con sé, aveva fatto cenno a Chewbecca di seguirlo sul Millennium Falcon, al quale alcuni operatori, in quel momento, stavano cambiando qualche pezzo danneggiato.

Era proprio un gioiellino, quella nave: dopo tutti quegli anni, era ancora il mezzo di trasporto più veloce dell’intera galassia. Era sicuro che il Wookiee al suo fianco fosse davvero fiero di aver sempre accompagnato Han Solo nelle sue avventure su quella nave.

 

«Dove credi di andare?»

 

Quella voce, Poe non la sentiva da tanto, troppo tempo. 

Era la prima volta dopo anni, che Zorii si rivolgeva a lui con la sua vera voce, senza il casco dorato a modificarla. Ed era anche la prima volta dopo anni che, voltandosi, poté vedere il bellissimo viso della sua amica, che gli sorrideva sghemba, con il casco sottobraccio ed entrambe le mani sui fianchi.

Si era liberato di Finn, certo. Ma sarebbe stato altrettanto capace di liberarsi di lei? 

Improbabile era dire poco.

 

«Che c’è, non riesci più a stare lontana da me?» fu la risposta sarcastica del pilota, che ricambiò immediatamente il sorriso della ragazza.

«Oh, credimi, si vive molto meglio senza di te, che con te.»

«Allora torna con gli altri. Io sto partendo per una missione.»

«Quale missione?» il tono di voce della giovane sembrava genuinamente curioso «La guerra è finita, ormai. Hai altri problemi da risolvere, in giro per la galassia?»

«Più o meno.» rispose lui «Devo recuperare una persona. O due.»

«Due?»

«Lunga storia.»

 

Certo, a Zorii avrebbe anche potuto dirlo, ma se poi facendo ciò avesse davvero potuto tradire la fiducia di Rey? 

In fondo, in quegli ultimi tempi, erano diventati molto amici, e Poe sapeva che lei non sarebbe mai andata a spifferare i suoi affari in giro per la galassia. Un conto era seguirla per assicurarsi che stesse bene, ma un altro conto...

 

«Beh, ora io e Chewbe dobbiamo andare.» concluse, avviandosi verso il Falcon «Mi devo affrettare, o perderò entrambe le persone che dovrò recuperare.»

«Non c’è un posto in più, su quel catorcio?» chiese Zorii, facendo qualche passo in direzione dei due compagni «Qui è veramente noioso. Non sarebbe male partire per qualche missione, una volta ogni tanto.»

 

L’uomo ed il Wookiee si scambiarono uno sguardo più che eloquente, a quella domanda. Certo, sicuramente lei non avrebbe causato alcun problema, e sarebbe stata sicuramente pronta ad aiutare, come lo era stata durante la battaglia contro il Primo Ordine.

Ma Poe non era affatto sicuro che lei avrebbe approvato la presenza di quella persona tra i loro. Probabilmente nessuno, fatta eccezione per lui e Chewbe, che avevano un legame speciale con Leia, avrebbe mai potuto approvarlo.

Eppure, il pilota si fidava di lei.

 

Le sorrise «Dai, salta su.»

Lei tornò immediatamente ad indossare il casco «Ora sì che mi piaci, Poe Dameron.»

 

~

 

 

Era partita senza guardarsi indietro. Lei sapeva che avrebbe dovuto raccontare tutto ai suoi amici, che loro non l’avrebbero mai abbandonata o giudicata, ma aveva paura. Una paura fottuta che tutto potesse andare nuovamente storto.

E non a causa di Ben, ma a causa sua.

Aveva paura che quel sentimento di speranza che aveva avvertito qualche minuto prima non fosse stato altro che un’illusione... eppure, il sentore era ancora lì. La preoccupazione era ancora lì ad attanagliarle il petto, a dirle che non era sola, che non doveva sentirsi abbandonata, triste, devastata... perché Ben era ancora vivo.

E forse, lei non sarebbe stata l’ultima Jedi.

Erano questi i pensieri di Rey, mentre volava a tutta velocità alla volta del pianeta oscuro dei Sith, dove tutto era finito, e dove tutto, forse, sarebbe potuto ricominciare.

Ma doveva cavarsela da sola, questa volta... doveva trovarlo da sola.

Non poteva lasciare che qualcuno gli facesse del male, non di nuovo, non più di quanto già non si fosse fatto del male da solo.

Se era vivo, lo avrebbe aiutato, e poi... e poi, ci avrebbero pensato dopo al poi. Prima doveva trovarlo. Doveva confermare che fosse vivo. 

 

Ed eccolo là, il pianeta dei Sith. Eccola là, quella massa oscura fatta di pietra e dolore... un posto in cui Rey non sarebbe mai più voluta tornare, ma su cui stava di nuovo attraccando dopo soltanto qualche ora dalla sua partenza.

E tutto per colpa di quei maledettissimi sentimenti.

La giovane Jedi non aveva mai pensato che avrebbe dovuto farci i conti, un giorno, ma come le avevano sempre detto le donne su Jakku, prima o poi sarebbe arrivato il momento anche per lei. Il momento di affrontare qualcosa di più grande addirittura della guerra e della fatica, più grande del dolore che le causava vivere da sola in mezzo ai rottami, più grande di qualsiasi cosa esistente.

Erano davvero quelli, i sentimenti di cui le avevano sempre parlato quelle schiave? Era quello, ciò che normalmente altri esseri umani come lei chiamavano amore?

In fondo, amore e odio erano divisi da un filo molto sottile. E rompere quel filo... probabilmente sarebbe stata la cosa più semplice da fare.

 

~

 

«Lo sapevo.»

 

Rey era partita relativamente molto prima di loro, eppure non era stato affatto un problema, per il Millennium Falcon, raggiungerla ed addirittura superarla, se solo Poe e Chewbecca avessero voluto farlo.

Il giovane pilota aveva intuito perfettamente le intenzioni dell’amica, ed a quanto pareva, le sue intuizioni si erano rivelate completamente positive.

La nave di Rey stava infatti atterrando, di nuovo, sul pianeta oscuro dei Sith.

 

«Che ci facciamo, qui?» chiese Zorii, completamente ignara «Non dirmi che... che il Primo Ordine...»

«No.» la interruppe lui «No, niente di tutto questo. Ma qui... beh, qui ci sono le persone che sono venuto a raccattare. La vedi quella nave? Non ti sei accorta che la stiamo inseguendo da un po’?»

«Chi guida la nave?» chiese lei «La tua amica? La Jedi?»

In risposta, Chewbe emesse qualche verso di affermazione, che ovviamente la ragazza non fu in grado di capire e, mentre lei tentava in qualche modo di instaurare una bizzarra conversazione con il Wookiee, quest’ultimo e Poe si stavano preparando all’atterraggio.

E così... Rey era davvero partita per cercare Kylo Ren.

 

~

 

«BB8, resta sulla nave.»

 

Era scesa dal proprio mezzo di trasporto, caricandosi sulle spalle un paio di kit di primo soccorso, ed addentrandosi di nuovo nella gelida atmosfera di quel maledettissimo pianeta.

Si guardò intorno, Rey. Era convinta che, durante la battaglia, Ben fosse atterrato con la propria navicella, e non fosse arrivato direttamente da uno degli star destroyer del Primo Ordine.

Eppure, l’unica nave presente in circolazione, in quel momento, sembrava la sua. Non c’era traccia di altri mezzi di trasporto.

Di sicuro, nessuno aveva distrutto la nave di Ben. E come avrebbero potuto? Erano tutti impegnati nella battaglia, e le uniche due persone, oltre a Palpatine e ai suoi tirapiedi, su quel pianeta, erano stati lei ed il giovane Solo.

Questo voleva dire soltanto una cosa.

 

«Ben!»

 

La ragazza prese a correre, disperdendosi sempre di più nelle profondità del pianeta, con tutta l’intenzione di raggiungere l’esatto punto nel quale si erano lasciati, soltanto per verificare che non vi fosse traccia né del suo corpo privo di vita, né dei suoi vestiti nel caso in cui quello stesso corpo fosse scomparso appena dopo la morte.

 

«Ben Solo!»

 

Continuava a chiamarlo a gran voce, nella speranza di ricevere una qualche risposta, che però non arrivò mai, finché non raggiunse proprio quel punto. 

Il punto in cui Palpatine era morto. Il punto in cui lei, con tutte le sue forze, aveva messo la parola fine a tutta quell’assurda guerra contro i Sith. Lo stesso punto in cui lei e Ben si erano scambiati l’ultimo bacio.

Ma di Ben Solo, di Kylo Ren... nessuna traccia.

Né di lui, né tantomeno dei suoi vestiti. Sembrava completamente svanito nel nulla.

Eppure, il suo sangue secco era ancora lì, a terra. Probabilmente, guardando meglio, si sarebbe potuta scorgere anche la sagoma del suo corpo sdraiato contro la durissima superficie del pianeta.

Rey sorrise. Allora quella speranza esisteva.

Ed ora, era più viva che mai.

Chiuse gli occhi, la giovane Jedi.

Chiuse gli occhi e, facendo appello a tutte le sue energie, tentò in tutti i modi di connettersi con il ragazzo. Anche soltanto per pochi secondi.

Voleva accertarsi che fosse vivo, che stesse bene.

 

«Dove sei, Ben...»

 

~

 

Non sapeva come avesse fatto, o chi gli avesse dato la forza di farlo.

Fatto stava che, facendo appello a tutta la sua volontà, era riuscito a raggiungere la propria nave e, con una fatica che soltanto lui avrebbe potuto provare in quel momento, aveva lasciato il pianeta dei Sith, alla volta di un luogo in cui, finalmente, avrebbe potuto mangiare e bere un po’.

Fortunatamente, vagando per l’universo, aveva raggiunto un minuscolo pianeta in un sistema che non conosceva, o di cui non ricordava il nome.

Da fuori sembrava qualcosa di veramente squallido... probabilmente, il pianeta più insulso che avesse mai visto in tutta la sua vita. Ma in momenti come quello, non poteva permettersi di fare lo schizzinoso.

Così, dopo aver preso un bel respiro, Ben era atterrato.

 

Non sapeva perché ma, una volta messo piede nel porto spaziale più povero che avesse mai visto, si convinse che quel pianeta non gli pareva poi così sconosciuto. 

Anzi, gli sembrava di conoscerlo. Ed anche di esserci stato più di una volta.

La gente sembrava piuttosto tranquilla, e ben pochi erano i ricchi. Ovunque si voltasse, Ben vedeva schiavi che lavoravano per i propri padroni, e mercanti che vendevano la mercanzia più antiquata che avesse mai visto in vita sua.

Il pianeta non presentava affatto alcuna vegetazione: dall’inizio alla fine del proprio cammino, il giovane aveva incontrato soltanto un mero terreno sabbioso, assolutamente non favorevole alla coltivazione di qualsiasi tipo di alimento.

 

«Mi scusi?»

 

Una voce che non aveva mai udito lo distrasse dalle sue elucubrazioni e, voltandosi, Ben vide una bambina, vestita in abiti piuttosto miseri, guardarlo con una certa curiosità.

Non sembrava far parte di una famiglia ricca. Anzi, guardandola bene, non sembrava far parte di alcuna famiglia. Probabilmente era una schiava.

Si inginocchiò di fronte a lei, per poterla guardare meglio negli occhi, e si indicò con un dito.

 

«Dici a me?» le chiese, in modo pacato.

La piccola annuì «Lei è straniero? Si è per caso perso?»

«Beh, a dire la verità...» gli conveniva raccontare gli affari suoi ad una mocciosa? Beh, in fondo gli servivano soltanto un po’ di cibo ed un po’ d’acqua. Forse quella bambina avrebbe potuto aiutarlo «Non proprio. Diciamo che sto cercando una persona, ma... la mia nave ha avuto qualche malfunzionamento, e sono a corto di provviste.»

«Ah, ho capito!» esclamò la bambina, sorridendo gentilmente «Beh, io non posseggo pezzi di ricambio per navi spaziali, ma qualche provvista ce l’ho. Potrei aiutarla!»

«Oh, beh...» d’altronde, aveva molta scelta? «È molto gentile, da parte tua.»

«Mi piace aiutare le persone. Io sono Bree, lei come si chiama?»

 

Come si chiamava, lui? Quale dei suoi due nomi avrebbe dovuto dire?

Qual era la risposta a quella domanda?

Come si chiamava. Una domanda così semplice, una risposta così difficile.

Lui non sapeva neanche chi fosse, al momento.

Ma probabilmente sentirsi dire Kylo Ren avrebbe sicuramente spaventato la mocciosa, e se la mocciosa si fosse spaventata, poi non l’avrebbe più aiutato.

Così, stringendole la mano, decise che avrebbe optato per la risposta più semplice.

 

«Ben.»

 

Faceva un caldo tremendo, su quel maledettissimo pianeta.

Ma che importava? Avrebbe preso acqua e cibo e se ne sarebbe andato, non aveva la minima intenzione di rischiare di incastrarsi in qualcosa di grosso in un pianeta così piccolo.

Effettivamente, su che pianeta erano? Avrebbe sempre potuto chiederlo alla ragazzina. In fondo, nonostante fosse palesemente una schiava, avrebbe dovuto sapere dove viveva, no?

 

«Che posto è, questo?» chiese, guardandosi intorno «Voglio dire, su che pianeta ci troviamo?»

«Siamo su Tatooine.» fu la risposta di Bree, che lo stava trascinando per la mano, come se l’avesse scambiato per la sua mammina «Tu sembri ricco. Non hai niente a che vedere con questo posto.»

 

Al sentire il nome di quel minuscolo ammasso di sabbia, Ben si bloccò d’improvviso. 

Tatooine. Ecco dov’era finito.

Quello era lo stesso pianeta sul quale era nato suo nonno, sul quale era cresciuto suo zio. Lo stesso pianeta che poteva vedere ogni tanto, nei suoi innumerevoli incubi.

Incubi di cui lui stesso era il protagonista.

No, non poteva lasciare che quelle visioni diventassero realtà. Non poteva permettere a Kylo Ren di prendere il sopravvento, non di nuovo.

Doveva andarsene da lì, ed in fretta.

Doveva scappare da quel pianeta, o le cose sarebbero soltanto peggiorate, per lui.

 

«Ecco, siamo arrivati!»

 

La dolce vocina di Bree l’aveva fatto improvvisamente tornare con i piedi per terra e Ben, vedendo la ragazzina trotterellare allegramente all’interno di quella che sembrava una modesta casupola costruita con pochi soldi e poco tempo, non poté far altro che seguirla.

In fondo, se fosse rimasto soltanto per bere e mangiare qualcosa, non sarebbe successo nulla di male. No?

 

«Papà, papà!» chiamò la bambina, entrando in casa «Ho un ospite!»

«Ah, sì? Chi è, tesoro?»

 

Un uomo di mezza età, con una folta barba castana ed una lunga chioma raccolta in una coda di cavallo, fece il suo ingresso in scena. Somigliava davvero tanto alla piccola Bree... era ovvio fosse il padre biologico, e non qualche tipo di padrone.

In fondo, quale padrone avrebbe vissuto in una casa tanto povera?

 

«Salve...» salutò cordialmente, rivolgendosi a Ben.

«Salve, scusi... il disturbo, credo.»

«Oh, no, non preoccuparti. È tanto che non vedo una faccia nuova.» gli indicò una sedia di legno «Ma ti prego, ragazzo, siediti.»

Non era proprio il tipo di sedia a cui era abituato, questo era ovvio, ma quelle persone sembravano così... gentili.

A pensarci bene, era da tanto che qualcuno non era gentile con lui. Era da tanto tempo che non provava il calore di sentirsi accettato da qualcuno, di valere qualcosa per qualcuno, tanto da farsi offrire da mangiare o da bere.

E quelle persone, a quanto pareva, di cose da mangiare e da bere, dovevano averne veramente poche.

«Da dove vieni?» gli chiese l’uomo, curioso «Non sembri affatto di queste parti.»

«A dir la verità, sono nato su Chandrila.» rispose lui «Ma al momento, sono in viaggio.»

«Chandrila, eh?» l’uomo ridacchiò «Non è il pianeta natale di Mon Mothma? La fondatrice dell’Alleanza Ribelle?»

Ma come diavolo faceva uno schiavo proveniente dal nulla a sapere tutte quelle cose? In fondo, da quel che sapeva, su Tatooine né la guerra né tutto il resto erano mai arrivati. Era un pianeta piuttosto neutrale.

Ben alzò le mani, fingendo noncuranza «Può essere, non so...»

«Ecco qua!» cinguettò la piccola Bree, salvandolo da quella conversazione scomoda e portandogli un sacchetto piuttosto riempito «Qui ci sono delle provviste ed una borraccia d’acqua. Mi spiace se è poco, ma è tutto ciò che io e il mio papà riusciamo a fare!»

«Oh, non... preoccuparti.» rispose lui, abbozzando un sorriso «Andrà benissimo. Grazie mille.»

Detto questo, si alzò dalla propria sedia, pronto a togliere il disturbo. Non voleva rimanere su quel pianeta un minuto di più, e poi... doveva ancora trovare Rey. Era questo il suo obiettivo. Si chiedeva tanto se anche lei stesse pensando a dove si fosse cacciato. O magari lo credeva morto, e neanche ci stava facendo caso.

«Hey, ragazzo...» lo chiamò il misterioso signore, costringendolo a voltarsi ancora prima che potesse raggiungere la soglia della porta «Tu somigli davvero tanto a tua madre.»

«A mia... scusi, non capisco.»

«Oh, non importa.» ridacchiò nuovamente «Ho saputo che ormai non c’è più. Per quanto possa valere, mi dispiace.»

 

Non sapeva come quell’uomo potesse conoscere sua madre, ed al momento neanche gli interessava. L’unica cosa che gli importava era prendere la sua nave ed andarsene di lì.

Così, senza neanche rispondere, fece un ennesimo cenno di ringraziamento ai due e, così com’era arrivato, sparì fuori dalla porta.

Una volta fuori, però, notò che un paio di grossi uomini con braccia robuste, seguiti da un droide, si stavano avvicinando a passo deciso proprio nella sua direzione. 

Non li conosceva, era impossibile che stessero mirando a lui. Ma allora... che diavolo volevano?

 

«Spostati, ragazzino.» gli intimò uno dei due, passandogli affianco e posizionandosi proprio di fronte alla porta d’ingresso della casa di Bree e di suo padre.

 

Oh, probabilmente se fosse stato ancora il Leader Supremo del Primo Ordine, l’avrebbe fatta immediatamente pagare a quella specie di energumeno, per essersi rivolto a lui con tale arroganza.

Ma al momento era disarmato, debole, e di certo non era più neanche il Leader Supremo, per cui non poteva permettersi una lite, nemmeno col più debole e sfrontato degli esseri umani.

Così, ignorando i suoi modi assolutamente poco cortesi, il giovane si limitò semplicemente ad osservare lui ed il suo amico bussare violentemente alla porta, costringendo il pover’uomo che abitava quella casa ad aprire con un’espressione terribilmente intimorita in volto.

Non erano di certo degli ospiti graditi da quella povera famiglia, questo era poco ma sicuro.

Si avvicinò lentamente all’ingresso della porta, appoggiandosi allo stipite a valutare la situazione.

 

«Vi prego, dateci ancora un po’ di tempo!» aveva esclamato il padre di Bree, disperato «Non abbiamo ancora tutti i soldi per pagarvi! Il nostro padrone non ci paga molto, vi scongiuro!»

«Vecchio, a me non interessa quanto ti paga il tuo padrone. Le tasse le riscuotiamo noi! Per cui, ti converrà pagare, prima che io possa farti molto, molto male!» 

«Aspetta, Rax.» l’aveva interrotto il suo amico, che nel frattempo si era avvicinato a Bree «Beh... si può sempre scendere a patti. Tu ci dai la bambina, e noi chiuderemo un occhio sulle tasse, per questa volta.»

 

Quei due schifosi maniaci.

Stavano davvero chiedendo ad un uomo la propria figlia prendendola come tassa da pagare? Neanche il generale più spregevole del Primo Ordine avrebbe mai trattato i propri sottoposti come miseri oggetti.

Lui stesso, che sosteneva il peso di innumerevoli morti sulle proprie spalle, non sarebbe mai potuto arrivare ad una richiesta tanto ignobile.

Rimanendo ben fermo nella propria posizione, Ben si infilò una mano in tasca, estraendone uno degli stemmi del Primo Ordine. Era fatto di un materiale molto prezioso, che chiunque avrebbe potuto scambiare per qualsiasi cosa.

 

«Hey.» li aveva richiamati, attirando la loro attenzione «Questo può starvi bene?»

Uno dei due bestioni si avvicinò di più alla sua figura e, dopo avergli strappato lo stemma dalle mani, iniziò a studiarlo attentamente «Mmmh... molto, molto prezioso. Dì un po’, pivello, chi sei per possedere qualcosa di così alto valore?»

«Che t’importa?» fu la risposta del giovane «Lascia stare questa famiglia, e sarà vostro. Probabilmente vale più di tutte le tasse che andrete a riscuotere oggi.»

L’energumeno si mise a ridere, per poi dargli una poderosa pacca sulla spalla «Il ragazzo ha ragione, Tegan! Sa proprio il fatto suo!»

Il suo amico sputò «Tsk. Per questa volta siete stati fortunati, ma se il prossimo mese non pagherete, mi prenderò quella bambina. Per cui, fate molta attenzione ai vostri comportamenti.»

Detto questo, i due uomini decisero di andarsene, contenti con il loro stemma nuovo di zecca tra le mani. Beh, almeno per una volta nella sua vita, Ben era riuscito ad entrare a patti in maniera pacifica e formale.

Si era quasi stupito di sé stesso.

 

«Oh mio Dio, grazie!» esclamò il padre di Bree, quasi commosso «Come posso sdebitarmi? Come? Stavano per portarmi via la mia Bree! Lei è tutta la mia vita! Grazie, sei il nostro salvatore!»

 

Lui non era proprio il salvatore di nessuno.

Per tutta la sua vita, non aveva fatto altro che distruggere. Aveva distrutto qualsiasi cosa incontrasse sul suo cammino: prima il cuore di sua madre, poi l’orgoglio di suo padre, poi... poi sé stesso. 

Eppure, quelle persone lo stavano trattando come se avesse appena compiuto una sorta di miracolo... quelle persone gli erano veramente grate dal profondo del cuore. Questo, lui poteva sentirlo forte e chiaro.

Non poteva credere che proprio lui, Kylo Ren, ex Leader Supremo di un’organizzazione più che criminale, avesse appena fatto qualcosa di buono. E si sentiva... bene. Si sentiva appagato.

Era questa la sensazione che si provava? Erano queste le emozioni che si sentivano, ogni volta che si offriva aiuto a qualcuno?

Questo Ben, l’aveva provato soltanto una volta in vita sua. Con Rey. 

 

Vide la bambina avvicinarglisi, con un dolce sorriso stampato sulle labbra «Grazie davvero, Ben. Hai appena compiuto un miracolo, mi hai salvata.»

«Io n... cos’è?»

Si era accorto soltanto dopo che la piccola, prendendogli la mano, aveva poggiato sul suo palmo un ciondolo. Non sembrava qualcosa di prezioso, piuttosto... un simbolo.

«Questo è per te.» gli disse «Ora siamo amici. Voglio che tu lo tenga, così ti ricorderai di me.»

«Di che si tratta?» lo sollevò a mezz’aria, facendolo penzolare ed osservandolo meglio: era una pietra assolutamente senza valore, di colore verde, molto somigliante alla tonalità dello smeraldo, incastonata in un ritaglio di legno.

«Per me è molto importante. L’aveva fatto la mia mamma. Sai... lei è morta tanto tempo fa, sul lavoro, ma è stato un incidente, ed il nostro padrone è stato così gentile da darci un aumento, quel giorno.» spiegò Bree con voce timida «Voglio darlo a te come segno della mia gratitudine. Oggi hai fatto davvero molto per noi, anche se forse non te ne rendi conto. Ogni volta che lo guarderai, ricordati di me e del mio papà.»

Era incredibile. Quella bambina gli stava regalando quello che probabilmente era l’ultimo suo ricordo della madre, e glielo stava dando come segno di gratitudine, per fare in modo che non si dimenticasse di lei.

Era come se, in qualche modo, Bree gli avesse letto dentro: era come se avesse capito che Ben non era qualcuno che aveva compiuto tante buone azioni, nella sua vita. Come se gli stesse chiedendo di ricordarsi di quanto in realtà, nel profondo della sua anima, potesse essere... umano?

Umano. Non si era mai sentito troppo umano, lui. Si era sempre sentito qualcosa di estraneo, qualcosa di troppo distaccato dalla realtà. Una persona che non faceva altro che oscillare tra il bene ed il male, come se fosse sospeso su un filo.

Eppure, in quel frangente, aveva scelto il bene. Aveva deciso di comportarsi da essere umano.

Si inginocchiò di fronte a Bree e, con fare incerto, le poggiò una mano sulla spalla «Grazie.»

«Addio, Ben. Fai buon viaggio.»

 

Aveva fatto tanti incubi su Tatooine. Così tanti che aveva avuto timore di poter compiere qualcosa di estremamente brutto durante tutta la durata del suo brevissimo soggiorno.

Già... incubi. Beh, a volte gli incubi, forse, si rivelano proprio per quello che sono. Semplicemente incubi.

Niente di troppo veritiero o premonitore.

Forse, in quegli incubi, era Kylo Ren a parlare. Forse, in quegli incubi, era addirittura Palpatine a parlare.

Forse... lui era stato troppo debole. Fin dall’inizio.

Raggiunse la sua nave e, con una calma che non aveva mai provato in tutta la sua vita, si poggiò proprio al suo mezzo, con tutta l’intenzione di bere un po’ d’acqua prima di ripartire.

 

‘Dove sei, Ben...’

 

Aveva lasciato la borraccia a mezz’aria.

Quella voce. Quella voce avrebbe potuto riconoscerla tra mille.

E quella figura. Quella figura così vicina a lui, così lontana da lui. Quella figura avrebbe potuto riconoscerla tra un milione.

 

«Rey.» 

 

   
 
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