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Autore: Spensieratezza    26/12/2019    4 recensioni
Albus Severus Potter guarda suo fratello pensando che James è come una falena. Bellissimo e luminescente, glorioso. I suoi occhi brillano come lucciole e le sue mani..oh, potesse perdersi in quelle specie di serpenti ammalianti e incantatori che sono quelle mani, ma non può permetterselo, James non dovrà mai sapere che si infiamma se anche solo lo sfiora per sbaglio.
- il titolo della storia è questo e sarà questo definitivamente per un sacco di motivi, che spiegherò
-revisione della storia completata
Genere: Romantico, Sentimentale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Albus Severus Potter, Harry Potter, James Sirius Potter, Ron Weasley
Note: What if? | Avvertimenti: Incest | Contesto: Più contesti
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- Questa storia fa parte della serie 'Riportami all'inizio'
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Albus ha 13 anni mentre guarda dalla finestra, Teddy arrivare e scherzare in giardino con James.
Nonostante per giocare a Quidditch ciò necessitava di un buon numero di giocatori, James e Teddy avevano fatto una scommessa, cioè quante volte ognuno sarebbe riuscito a prendere il boccino.
Aveva vinto James già per quattro volte.

Ginny cerca di invogliarlo a partecipare, ma Albus è sempre più scocciato e si sforza di apparire annoiato della cosa.
“Non mi piace vedere la sua faccia tronfia mentre rincorre quello stupido boccino.” Disse a mo' di scusa.
“D’accordo.” Sospirò Ginny. “Però perlomeno porta questi là fuori, i ragazzi vorranno fare uno spuntino, una piccola pausa.”
Al ignorò l’occhiata di biasimo di sua madre e con uno sbuffo sonoro, accettò di buon grado di portare fuori il vassoio.
Non capiva. Come avrebbe potuto?

Il fatto è che ODIAVA quella giornata, il doversi scontrare sempre con quanto fosse glorioso suo fratello.

La sua aria così sicura di sé, il modo sbruffone con cui si tirava indietro i capelli, il sorriso scanzonato, le guance che gli si imporporavano, il modo in cui perfino il vento sembrava accarezzarlo… si era anche illuso per un po' di tempo che fosse una sorta di invidia, che desiderava essere come lui.
Ma era tutta un’altra faccenda, invece.
Era..GELOSO.
Geloso di quella giornata.

Furibondo che suo fratello fosse così intraprendente, così amichevole e suscitasse spontaneamente negli altri ammirazione.
Gli faceva capire quanto era facile per lui rimanere indietro.
Ed era per questo che giocava al ribasso. Fingeva di allontanarsi, facendolo lui per primo, per non mostrare quanto la sua vicinanza a qualsiasi altro lo ferisse.
James era come la falena, prima o poi qualcuno lo avrebbe portato via. Che fosse una squadra di campionato di Quidditch o una ragazza.
Che cosa aveva lui da offrirgli in fin dei conti?

Un pessimo carattere, un viso sempre imbronciato e un pessimo senso dell’umorismo per gli scherzi.
Continuava a dirgli che non doveva toccarlo, ma la verità era che era terrorizzato dal momento in cui lui lo avrebbe accontentato e avesse smesso di sfiorarlo.
Ma era l’unico modo per non farsi scoprire, per non soffrire troppo.
 
“Ridi, ridi, tra poco ti straccio come non avresti mai immaginato, prenderò quel boccino dieci volte di fila.” Disse Teddy ma non era convinto neanche lui di quello che diceva.
James rise e Al si sentì raggelare da quella risata.
“Posso prendere anche Al e fargli fare tutto il giro del campo.”
“Adesso ti credi Superman.”
“Cosa? Non ci credi? Al…” lo avvertì James, chiamandolo.

Al si sentì sprofondare. Cosa aveva intenzione di fare quel deficiente? Cercando di ignorare quella vocetta compiaciuta che gli stava dicendo: Hai visto? Ti ha chiamato. Sei importante per lui. C’è Teddy ma lui pensa sempre a te, fece per rivolgergli uno sguardo terrorizzato e cercò di scappare.
“Ehi., dove vai?” e si gettò all’inseguimento sotto la sua scopa, Al cominciò a correre cercando di raggiungere la casa, ben consapevole che James così lo avrebbe inseguito. Gli piaceva da matti inseguirlo.

Sono il topo e lui il gatto?
“Va via! Non ti azzardare!”
James rise e lo agguantò per la felpa.
Al fece un singulto terrorizzato, mentre lo sollevava.
“Sei pazzo!! Ci farai schiantare!!” stavolta era terrorizzato sul serio.
James lo fece mettere davanti di lui mentre ridacchiava.

“Sta tranquillo, la mia scopa bellissima ha l’incantesimo di trattenimento, un po' come se la scopa avesse delle corde che mi legano alle scarpe. È anche per i passeggeri.”
“Ecco perché è costata così tanto.” Disse Al con affanno, non sapeva se era più la paura o il fatto che James lo stesse trattenendo con una mano facendolo poggiare sul suo petto.
La mano di James bruciava sul suo stomaco.
“Come ti batte il cuore, fratellino. Rilassati. “ disse scanzonato.
 
Come faceva lui a essere così calmo?
Oh certo, lui era il grande, glorioso James Sirius Potter.
Lui non perdeva mai la calma.
“Jamie, ti prego, ci schianteremo.” Disse Albus girandosi per istinto verso di lui.
Non lo fece apposta ma la sua testa affondò contro la sua felpa e quasi svenne, stordito dal suo profumo.

Quanto profumo si era messo addosso? Per qualche secondo se ne sentì sopraffatto.
Jamie sorrise. Poteva sentirlo sorridere anche se aveva gli occhi chiusi, avvertì una sua mano, fargli una carezza tra i capelli e perse una decina di battiti.
Ebbe l’impressione che il suo cuore si fosse liquefatto.
Quella carezza era stata così dolcissima.

Forse alimentata dal vento, ma era così dolce che quasi lo fece svenire.
Perché le sue mani gli facevano quell’effetto?
Dovrebbero essere annoverate tra le cose illegali.
 
James gli fece fare il giro del campo e Al si dimenticò di tutto, registrò a malapena l’eleganza di James nel non perdere mai la presa, la velocità e la perfezione perfetta.

In quel momento era in un altro mondo, avrebbe potuto fargli fare il giro della morte e non si sarebbe lamentato.
Gli permetterei tutto.
Quando James atterrò, se ne accorse non per l’impatto, ma per il fatto che le sue braccia lasciassero la presa sul suo stomaco.
Sentì subito la mancanza di quel contatto. Certo, questo prima di realizzare che gli tremavano le gambe e che quello stronzo gli aveva reso lo stomaco sottosopra.

“Aspetta!” James cercò di riacchiapparlo.
“No! Vai al diavolo!”
“Non ti è piaciuto il giretto?”
“Stronzo!”
 
“James!!! Lascia in pace tuo fratello, Al, va tutto bene?” gli chiese Ginny, sulla soglia del giardino, ma Al scivolò via anche da lei. Anche lei era un’ipocrita. Fingeva preoccupazione ma sorrideva divertita, indifferente al fatto che l’altro suo figlio lo avesse fatto sentire con lo stomaco sottosopra.
 
In cucina, Lily continuava a ridere della scena appena vista, dicendo che era stato fantastico e porgeva al fratello, del succo di frutta alla mela.
“Mi servirebbe qualcosa di più forte.” Brontolò Al, seduto a tavola, Harry lo guardava pensieroso.
“è stato così terribile?” gli chiese.

“No!! Cioè, sì, forse..” disse Al, togliendosi le mani dallo stomaco come se si fosse scottato. Si sentiva ancora lo stomaco sottosopra.
“Eppure giochi a Quidditch, dovresti essere abituato.” Disse Harry, ridendo.
Al non rispose, come era abituato a fare tutte le volte che suo padre non capiva come si sentiva ed erano parecchie.

Dalla finestra vedeva James volare di nuovo e gli sembrava un cigno nero  a cavallo di un drago.
James sorrise nella sua direzione e Al abbassò lo sguardo, sentendosi lo stomaco di nuovo contrarsi e una dolorosa nostalgia di una stretta invisibile farsi strada.
Erano dunque farfalle nello stomaco, quelle che sentiva?
   
 
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