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Autore: Miky Castiel Winchester    26/12/2019    3 recensioni
Kara e Lena sono ai ferri corti, riusciranno a risanare il loro rapporto ed a parlare chiaramente di quello che provano?
Genere: Angst, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Kara Danvers, Lena Luthor
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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E pioveva, a dirotto, il cielo si sposava perfettamente con il pessimo umore di Kara, era come se il meteo quasi potesse percepire il dolore che provava nel suo cuore, come se il cielo stesse piangendo con lei. Non era certamente la prima volta che discuteva con una persona alla quale teneva, non era nemmeno la prima volta che discuteva con Lena ad essere onesti.Lo aveva già fatto in passato, lo aveva fatto nei panni di Supergirl ma si, era sempre lei fondamentalmente. E se la volta precedente risalente a quasi due anni fa, la motivazione del litigio si era rivelata una questione di poco conto che aveva portato appunto la mora a scontrarsi con l’identità segreta di Kara per poi risolvere velocemente, questa volta la cosa era ben più grave adesso che Lena era a conoscenza della verità sul suo conto.Questa volta Kara era ben consapevole che a perdere la fiducia di Lena non era stata solo Supergirl ma anche lei, Kara Danvers, la ragazza che le aveva promesso che ci sarebbe sempre stata per lei e che non l’avrebbe mai ferita. La bionda credeva di essere per gli altri simbolo di onestà, integrità, lo aveva creduto fin quando tutto non era andato in pezzi con la più giovane della famiglia Luthor, l’unica che avesse un cuore tra loro per quanto tentasse di mantenersi integerrima agli occhi degli estranei per proteggersi dal mondo. E quella freddezza ora la giovane la riservava anche a lei, e più ripensava alle parole che le aveva rivolto il giorno prima, primo giorno della sua detenzione, più la sensazione di soffocamento che Kara avvertiva, si faceva maggiormente strada nel suo animo. Non c’era nulla che l’aiutasse a spegnere il cervello, nulla che la distogliesse da Lena e questo l’aveva portata a rimanere  ferita nel tentativo di salvare un paio di ragazzini aggrediti da un alieno fuori controllo. Nulla che non potesse guarire in pochi giorni a suo avviso, era il suo cuore che non sarebbe mai guarito se non fosse riuscita a chiarire con Lena. Ogni volta che pensava a lei, il cuore della bionda perdeva un battito e la giovane reporter non sapeva spiegarsi il perchè.Quella donna della quale aveva sempre preso le difese, giorno dopo giorno si era radicata sempre più dentro di lei.

“Supergirl, stai bene? mi sono preoccupata così tanto.” Disse Alex precipitandosi dalla sorella non appena seppe fosse rientrata dalla missione al DEO. Era così difficile mantenere il controllo e far finta che quella lì ferita fosse semplicemente Supergirl, l’eroina e non sua sorella. Ma si, Alex sapeva di dover agire in questo modo, l’identità della sorella era sconosciuta a quasi tutti gli agenti e lo staff dell’organizzazione e così per prudenza doveva continuare ad essere.  Lo sguardo della rossa colmo di paura era fisso sulla mano di Kara che un medico stava già abilmente medicando con accortezza. Non se lo sarebbe mai perdonata se le fosse accaduto qualcosa. Da quando anni prima Kara aveva deciso di divenire Supergirl, di mettere i suoi poteri al servizio dell’umanità, Alex non aveva più avuto pace, costantemente preoccupata per la sorella minore cercava di fare del suo meglio per tutelarla. Sapeva che Kara fosse forte più di chiunque all’interno di quella struttura, sapeva che la sorella fosse se non la più forte, uno degli esseri più potenti del pianeta, eppure era più forte di lei, la rossa non vedeva la ragazza d’acciaio quando la guardava negli occhi o pensava alla bionda, vedeva semplicemente Kara, la sua sorellina.

 

“Alex, sta tranquilla, è solo un graffio privo di importanza. Mi sono distratta, ho abbassato la guardia, ecco tutto, capita.” Ammise con amarezza nella voce e la sorella maggiore non potè fare a meno di folgorarla con lo sguardo. Stava per arrivare la ramanzina, Kara lo sentiva. Quando il medico ebbe finito, la donna trascinò la sorella per la mano sana in una stanza dove non le avrebbe sentite nessuno e la bionda.

 

“Ti sei distratta quindi?! Kara, non è una giustificazione valida la tua! ti rendi conto che se la situazione fosse stata maggiormente rischiosa avresti potuto trovarti in guai peggiori? dove avevi la testa?!” Le urla di Alex, se la stanza non fosse stata insonorizzata, sicuramente sarebbero giunte anche fuori dal sistema solare, Kara abbassò così il capo e si passò una mano sugli occhi.

 

“Ho già detto che mi spiace. Non volevo farti preoccupare.” Commentò sospirando consapevole di dove la sorella volesse arrivare.


“Io non posso perderti Kara, devi essere lucida. E’ per Lena che stai così, no?” E gli occhi di Kara si inumidirono alle parole della maggiore. Ecco, lo sentiva che avrebbe tirato fuori l’argomento. Sapeva che Alex non volesse affatto ferirla, che volesse solo proteggerla, che si era preoccupata, ma nonostante ciò avrebbe tanto voluto evitare quella conversazione tuttavia appunto era consapevole non fosse possibile. Tolto il dente tolto il dolore pensò. 


“Ti chiedo ancora scusa Alex e...si, hai ragione. Cosa vuoi che ti dica? E’ tutto così difficile, io non posso farcela.” E scoppiò questa volta, pianse Kara incapace di tenere ancora a bada quel dolore.


“Va tutto bene sorellina...sono qui...con te…” L’abbracciò la rossa sussurrandole quelle parole. In quel momento non c’era traccia della combattente, era rimasta solo la ragazza impacciata, buffa della quale doppia vita nessuno avrebbe mai sospettato. La mano di Alex accarezzava la schiena di Kara, odiava che la sorella stesse soffrendo così tanto. Avrebbe tanto voluto poterla aiutare, far sparire la sua sofferenza come per magia.


“Kara, ascoltami bene. Capisco che ti faccia male quello che è accaduto tra voi due ma devi tenere in considerazione che potremmo esserci sbagliati su di lei in questi anni. Magari Lena non è la donna che abbiamo imparato a conoscere ed amare, magari ha finto, pensa a quel che ha fatto...se non si fosse trattato di lei ma di una persona estranea tu non avresti dubitato, avresti agito con risolutezza. No? Il tuo affetto per lei oscura la tua capacità di giudizio. Devi essere più razionale, lo dico per il tuo bene.” Proseguì la maggiore ed a quel punto Kara si scostò da lei con rapidità.Sapeva che avrebbe reagito così, la conosce bene. Kara avrebbe sempre preso le parti di Lena, lo aveva sempre fatto anche se questo significava litigare con lei che era la sua famiglia. 


“Alex, sei una delle persone più importanti della mia vita ma non voglio più sentirti dire una cosa del genere su Lenai. E’ colpa mia quel che è accaduto, non sua. L’ho ferita ed ha sbagliato si, ma ha sbagliato spinta dal dolore e dal mio errore. La nostra Lena è in quella cella ed ha sbagliato per colpa mia...non permetterò che rovini la sua vita per un mio errore o che perda la sua reputazione dopo quel che ha fatto per ripulire il suo nome. Lei non è malvagia, non lo è mai stata...non puoi pensarlo davvero, io lo so, tra me e lei...c’è un legame speciale, o meglio...c’era. Io lo sento. Se non vuoi fidarti di lei...fidati di me...vedrai, non te ne pentirai.” Disse la bionda perentoria tenendo lo sguardo fisso sulla sorella maggiore che andò ad annuire sospirando. 

 

“Va bene...faremo a modo tuo...per ora…” Rispose l’altra mentre Kara cercò di ricomporsi ringraziando la sorella. Le previsioni di Alex di poco prima trovarono conferma. Avrebbe dato alla bionda l’occasione di provarle che le sue speculazioni su Lena fossero errate, ma se non ci fosse riuscita, allora avrebbe preso lei le redini della situazione e Kara avrebbe dovuto farsi da parte. Per il suo stesso bene.

 

“Ti ringrazio…” Rispose con semplicità. Fin quando il DEO non avesse interrogato Eve e Lena, finchè non avessero analizzato tutto il materiale sequestrato dal laboratorio della mora dagli occhi cerulei, la Luthor sarebbe rimasta rinchiusa in quella cella e Kara lo sapeva perfettamente. Non avrebbe gettato la spugna, dietro le sbarre o fuori da lì, Kara non si sarebbe arresa con Lena, l’eroina di National City avrebbe continuato a gravare attorno all’altra come se la giovane Luthor un pianeta e lei il suo satellite. Non poteva accettare di perderla né che il Male l'allontanasse da lei per condurla sulla via dell’oscurità che non le apparteneva affatto. Lena era luce, non buio. 

 

[...]

 

Accartocciò un altro foglio di carta Kara  e lo lanciò all’interno del cestino posto accanto al tavolo in vetro che quella notte aveva sistemato nella stanza che conteneva la tecnologica cella di Lena.  Qualcuno doveva rimanere di guardia, doveva tenerla d’occhio  e così Kara, o meglio Supergirl si era subito proposta di svolgere quell'incarico non appena venne fuori l'argomento permettendo agli agenti del DEO di rifiatare almeno un po. Ultimamente la situazione era più delicata del solito. Se la bionda si era offerta di controllarla al posto di altri non era perchè temeva Lena potesse fare qualcosa di male, voleva semplicemente passare del tempo con lei con la speranza potessero parlare. La verità era che da due giorni a questa parte, Kara aveva messo radici li dentro, perchè si, sapeva di non volersi allontanare dalla ragazza. Dopo la discussione con Alex era infatti passata da casa a recuperare il suo computer, fogli e penne per lavorare ed in pochi minuti era stata di ritorno. Aveva un articolo da scrivere, peccato che non riuscisse a mettere giù due parole di fila. Aveva già sprecato cinque fogli ed aveva fissato inebetita il foglio bianco del computer per svariati minuti. Lena dal canto suo non le aveva rivolto mai la parola da quando venti minuti prima la reporter  si era posizionata a lavorare davanti a lei, l’aveva osservata con religioso silenzio tenendo la schiena poggiata contro al muro della sua cella.

 

“Non riesco a mettere giù una sola parola...come farò? Mi uccideranno” Tentò Kara alzando lo sguardo su di lei, sistemandosi meglio gli occhiali. Era entrata come Supergirl in quella stanza ma adesso, dopo essersi rapidamente cambiata grazie all’ausilio del dispositivo inventato da Brainy,  stava vestendo gli abiti di Kara, la sua vera personalità, come nella speranza che così potesse irritare meno Lena.

 

“Forse se te ne andassi a casa tua potresti ottenere il risultato sperato. Ti concentreresti sicuramente di più. Ti avevo detto di non tornare.” Commentò con freddezza. Da una parte Lena si sentiva nauseata solo ad osservarla, dall’altra, una piccolissima, minuscola parte di lei che soffocava si sentiva quasi soddisfatta dalla tenacia che l’altra mostrava per lei. Tuttavia era certa che la bionda fosse per il suo tornaconto, a Kara, o meglio a Supergirl ormai era più che certa non importasse davvero di lei. O ancora, che non le fosse mai importato perchè se davvero le avesse voluto bene come aveva sempre detto, non l’avrebbe trattata come una criminale. 

 “Non mi arrendo facilmente, mi conosci. Preferivo rimanerti vicina dato che stasera posso.” Si alzò dalla sua postazione Kara come a sgranchirsi le gambe e si avvicinò all’amica.

 

“Si certo, ma il punto è che io non ti voglio qui. Non ti è ancora chiaro? devi starmi alla larga. Vedrai che ti verrà l’ispirazione per scrivere un bell’articolo su quanto io sia perfida come la mia famiglia comunque, è solo questione di tempo.” Ribattee con astio.  Perchè semplicemente Kara non mollava la presa? perchè doveva continuare a tormentarla in quel modo? perchè si, era un tormento averla lì. Era un tormento pensare che la bionda non era mai stata sincera con lei, che il loro legame si basava su bugie, era un tormento osservare quegli occhi blu e pensare a quanto sciocca fosse stata per averle permesso di toccarle l’anima come aveva fatto negli anni.

 

“L’articolo non è su di te, io...non scriverei mai nulla del genere su di te Lena...tu sei una persona speciale…” Chiarì la giovane avvicinandosi di più al vetro. Se esso non le avesse divise, il suo respirò sarebbe andato a mescolarsi con quello dell’altra. Era come una calamita la giovane Luthor. Kara non era mai riuscita a starle alla larga.  Non ce la faceva tanto meno adesso. 

 

“Certo. Così speciale da essere presa in giro per anni. Smettila di tentare di rabbonire me e pensa a te stessa, al tuo articolo ed alla tua mano ed a qualunque cosa sia successa stanotte per portare quella fasciatura.” L’ ammonì la mora. Quello era stato il suo modo per chiederle indirettamente perchè portasse un vistoso bendaggio. Non le avrebbe mai dato soddisfazione di credere che volesse saperlo perchè allarmata nonostante quel che fosse accaduto tra loro. Era brava a nascondere le emozioni.

 

“Sono disposta a chiederti perdono fino alla fine dei miei giorni se servirà...riguardo alla mano ho avuto uno scontro con un alieno stanotte e mi sono distratta così sono rimasta ferita...fa un po male, ma passerà.” Kara lentamente si sbendò così da mostrare all’altra la ferita che le era stata inferta ed avvicinò la mano alla superficie del vetro affinchè la vedesse meglio.

 

“Dovresti farti dare un altro sguardo a quella mano Supergirl. A me non importa un bel nulla sia chiaro, non illuderti, ma lì fuori sei utile per quei poveretti che ancora credono in te. Non sottovalutare nessuna ferita.” Rispose la giovane Luthor dopo aver guardato con accortezza il danno inferto a Kara quella notte. Non le piaceva per nulla in verità quella ferita ed indirettamente glielo aveva fatto capire.

 

“Ti sei preoccupata per me?...” Domandò speranzosa Kara, gli occhi lucidi mentre Lena silenziosa chinava il capo con gli occhi tristi che tentò di celare come meglio poteva andando a distendersi poi nel lettino  dando le spalle alla bionda, ignorandola volutamente.  Sospirò ancora Kara mentre si bendava nuovamente.  L’aveva rivista per un attimo la sua Lena, era lì dentro, sotto quella fitta coltre di rabbia.  Si avvicinò nuovamente alla scrivania recuperando il computer ed una volta fatto si accovacciò al suolo poggiando la schiena contro il vetro che la separava dalla mora. Come per starle maggiormente accanto, la posizione era scomoda ma non le importava. Voleva stare vicina all’altra il più possibile.  Si massaggiò la mano lanciandole un altro sguardo, avrebbe guarito il suo cuore a tutti i costi pensò mentre iniziò a scribacchiare facendo scorrere le dita sulla tastiera del suo portatile.  Sarebbe stata una lunga notte. 

  
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