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Autore: Darlene_    26/12/2019    1 recensioni
Una caccia andata male, un tuffo imprevisto nelle acque gelide del Pacifico, sono mille i motivi per cui, ogni tanto, i fratelli Winchester si ammalano, ma sono sempre pronti a prendersi cura l'uno dell'altro.
Una raccolta di storie che non hanno legami tra loro se non per il genere e i personaggi.
Scritte per vari eventi legati al gruppo fb hurt/comfort italia fanfiction ed eventi.
Genere: Angst, Fluff, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Dean Winchester, Sam Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Storia scritta per il
12 days after Christmas
gruppo hurt/comfort
 
Prompt 1 (26 dicembre):
Personaggio X trova o ritrova personaggio Y ammalato o ferito da qualche parte.



In campeggio con i lupi mannari


 
 
Nonostante la torcia, la luce era così scarsa che non riusciva nemmeno a vedere dove metteva i piedi. Era già scivolato almeno un paio di volte negli ultimi dieci minuti, eppure continuava la sua ricerca, incurante degli scarponi che diventavano più pesanti ad ogni passo, sempre più inzaccherati di fango, sia degli ululati che si udivano in lontananza e che riuscivano a sovrastare persino i tuoni.
“Sam!” Urlò alla notte, nella speranza di trovare il fratello perduto, anche se non ottenne risposta. Imprecò, stringendo gli occhi per abituarsi al buio sempre più profondo. La pioggia scendeva inclemente, insinuandosi dentro al colletto della giacca di pelle e facendolo rabbrividire. Usò una mano per tirare indietro un ciuffo di capelli fradicio che continuava a ricadere sul volto. Aveva quasi perso le speranza quando sentì un flebile richiamo alla sua sinistra. “Sam?”
“De...”
Accelerò nella direzione da cui proveniva il suono. “Sam? Sammy!” Ad ogni passò i piedi affondavano nel terreno umido e scivoloso.
“Dean. Dean sono qui.”
E finalmente lo vide. Non era altro che un bozzolo rannicchiato a terra, le mani a proteggersi il viso, affondato nel fango. Con un paio di balzi gli fu accanto. Gli prese il volto tra le mani, cercando di pulirlo dal lerciume.
“Stai bene? Sam!” Tutto il terrore che aveva trattenuto dentro di sé si riversò nelle sue parole, che uscirono dure e rabbiose.
“Sì.” Rispose flebilmente il fratello.
Dean lo tastò, cercando delle ferite, nel frattempo disse: “Ho scoperto la notizia dallo sceriffo della contea. I tuoi amici sono tornati in paese e hanno detto che uno di loro era ferito! Si stava avvicinando la tempesta e nessuno ha pensato fosse il caso di iniziare le ricerche con questo tempaccio. Te ne rendi conto, Sam?” Ormai il volto aveva assunto una colorazione rossastra. “Avresti potuto passare la notte qua fuori! Proprio oggi, che c’è la luna piena, sai cosa significa?”
Il minore annuì, abbassando il capo in segno di sottomissione. “Era solo uno stupido campeggio, poi abbiamo sentito gli ululati. Ci siamo messi a correre, sono inciampato… Sono stato io a dire agli altri di andare a cercare aiuto, non volevo si facessero male anche loro. Mi dispiace.”
Il maggiore rilassò i muscoli e si ammorbidì, già pentito del suo comportamento: purtroppo sempre più spesso si rendeva conto di imitare gli atteggiamenti del padre.
“Non importa, Sammy, adesso ci sono io qui con te.” Posò a terra il borsone con le armi, quindi si rimboccò le maniche e cercò di disincastrare la gamba del fratello dal tronco spezzato. Ci vollero diversi minuti, numerose imprecazioni e incredibili sforzi, ma alla fine Sam riuscì a liberarsi da quella trappola. Tentò di posare il piede al suolo, eppure dovette ritrarlo in fretta a causa di una fitta di dolore. Dean si accorse della sua sofferenza, perciò gli circondò la vita con un braccio caricandosi la maggior parte del peso. Procedettero per qualche metro, incespicando, fino a che il maggiore, accorgendosi del tempo impiegato, decise di prendere Sam in braccio, ignorando le proteste di quel quattordicenne cocciuto. Dopo parecchi giri a vuoto si resero conto che con quel buio pesto non sarebbero riusciti a ritrovare il sentiero che portava al paese, perciò decisero di cercare riparo. Trovarono un anfratto nella roccia, non troppo grande, ma abbastanza da poter contenere due persone. Dean, dopo aver messo a terra il fratello e il borsone, uscì di nuovo alla ricerca di legna da ardere. Sebbene tutti i rami che riuscì a trovare fossero umidi, con l’aiuto di qualche fiammifero accese un debole fuocherello.
“Mi dispiace, non sarei dovuto venire qui, ma Alex era convinto e non potevo lasciarli partire senza protezione, sappiamo tutti e due che questa notte i lupi mannari si aggirano famelici nel bosco…”
Dean dava le spalle al fratello, poggiato contro un muro di roccia. “Sei stato stupido, non hai pensato alle conseguenze, ma è colpa mia, in questi giorni ho trascorso più tempo al pub che in motel.” Caricò la pistola e se la mise nella cinta dei pantaloni. Si avvicinò a Sam con un fazzoletto pulito e gli sciacquò il viso, eliminando le tracce di fango. Strappò i jeans del fratello, cercando di valutare il danno alla gamba: vi era una grossa ferita, ma era superficiale, mentre la caviglia era gonfia, anche se non rotta. Mentre disinfettava il taglio si rese conto che Sam stringeva i denti per il dolore.
“Lo so, brucia un po’, ma dobbiamo evitare che si infetti.” Fasciò il tutto con una garza pulita. “Non so cosa fare alla caviglia, nel dubbio la stecco con un ramo, credo sia meglio non muoverla troppo.” Il fratello annuì, senza obiettare. Mentre Dean usava uno straccio per legare il legnetto, l’altro disse: “Sei arrabbiato con me?”
Il maggiore, lo sguardo fisso sulla gamba da medicare, scosse la testa con un debole sorriso. “No, sai benissimo che non lo sono. Papà si incazzerà davvero, ma non ti preoccupare, mi prenderò le mie responsabilità.” Alzò gli occhi, fissandoli in quelli smeraldini del fratello, così tesi e preoccupati. Si mise in ginocchio, avvicinando le labbra all’orecchio dell’altro, quindi disse: “Fino a che ci sarò io non ti accadrà mai nulla di male, te lo prometto.”
“E chi proteggerà te?”
La domanda rimase nell’aria, senza trovare una risposta. Dean si rese conto che Sam tremava sempre di più e si maledisse per non averci pensato prima. Si tolse la giacca di pelle sotto lo sguardo scioccato del fratello, quindi si sfilò felpa e maglietta. Quando entrambe caddero a terra indosso nuovamente la giacca, regalo di John, sulla pelle nuda. Porse i suoi vestiti al minore, che li rifiutò con un cenno del capo.
“Sam, stai gelando e tuoi vestiti sono fradici. Questi non sono proprio asciutti, ma almeno sono caldi, non ti preoccupare per me, non ho freddo.” Nonostante le proteste si sistemò di fianco al ragazzino, praticamente inerme. Gli tolse la camicia e la maglia leggera, buttandole da una parte, per poi infilargli i suoi indumenti.
“Dean, non ho cinque anni! Posso cambiarmi da solo!” Sbottò adirato Sam, ma non aveva la forza di lottare contro la determinazione del maggiore.
“Smettila di lamentarti. Vuoi sapere perché io alla tua età ero circondato da ragazzine e invece tu sei sempre solo sui tuoi libri?” Era una domanda retorica, non si aspettava una risposta. “Perché tu, ti lamenti troppo.” Così dicendo gli sfilò gli stivali per togliergli i calzini fradici. Quando reputò di aver terminato si accorse che Sam aveva chiuso gli occhi. Convinto si trattasse solo di stanchezza gli passo una mano sulla fronte, con dolcezza e si rese conto, con orrore, che scottava. “Sam, Sam?” Lo scosse con delicatezza.
“Ho sonno, Dee.” Rispose con un sussurro.
Lui annuì, cercando disperatamente del paracetamolo nel borsone, anche se sapeva benissimo che il kit di pronto soccorso era rimasto sull’Impala e gli unici dispositivi medici che aveva erano cerotti e bende. “Sam, ha la febbre, molto alta, credo. Non abbiamo farmaci, perciò cerca di resistere fino a domani mattina.” Si alzò e si diresse a passo deciso verso l’apertura del loro rifugio improvvisato. Bagno delle bende e le portò dal fratello, posizionandogliele sulla fronte. “Va meglio, adesso?”
Il minore annuì.
“Perché non mi hai detto che stavi male?” Il suo tono era dolce, ma dentro di sé era rabbioso per non essersene accorto subito.
Sam scosse le spalle, non voleva farlo preoccupare, era sempre quella la scusa che utilizzava. Faticava a tenere su le palpebre, perciò chiuse gli occhi. Dean se ne rese conto. Spense il fuoco per non attirare gli animali selvatici (ma non solo loro) e si preparò per la notte. Avvicinò a sé il borsone, per essere pronto a proteggersi in un eventuale attacco. Aiutò Sam a coricarsi, quindi si mise accanto a lui, il suo petto contro la schiena del fratello per donargli calore. Aveva freddo, ma si guardò bene dall’esprimere quel pensiero, non voleva che il minore si sentisse in colpa. Cercò di restare sveglio il più a lungo possibile, ma cadde in un sonno profondo.
 
Quando aprì gli occhi intorno a lui vi era solo del bianco abbagliante. Per un attimo credette di trovarsi in paradiso (sempre che esistesse davvero quel luogo celeste), ma una voce profonda gli fece capire di essere ancora nella terra dei vivi (anche se forse non per molto).
“Ti sei svegliato, finalmente.”
Si strofinò il viso con le mani, rendendosi conto di avere una flebo attaccata al braccio. Si voltò leggermente alla sua destra e venne trafitto dallo sguardo severo di John.
“Papà?” Aveva temuto la reazione del padre, ma aveva anche sperato in suo ritorno tardivo, almeno il tempo necessario di rimettere in sesto Sam, ed invece…
L’uomo posò le mani callose sui pantaloni, sfregandole contro il tessuto ruvido, forse un gesto inconsapevole per evitare che volassero sul viso del figlio.
“Sei in ospedale, una squadra inviata dallo sceriffo vi ha trovato in un rifugio improvvisato, tu era in ipotermia, hai rischiato grosso.” Non aggiunse altro, non sembrava particolarmente alterato, ma Dean sapeva che dietro a quella faccia calma si poteva celare anche una grande rabbia.
“Come sta Sam?”
John non rispose, lasciandolo a crogiolarsi nell’incertezza e nella paura, era il suo modo per punirlo.
“Mi dispiace, è tutta colpa mia.” Cominciò a scusarsi il ragazzo. “Sam voleva uscire ed io non l’ho fermato. So che non avrei dovuto permettergli di girovagare per i boschi in una notte di luna piena, ma…” La sua frase si spezzò a metà, nessuna parola sarebbe bastata per scusarsi del suo imperdonabile errore. “Ho fallito, lo so, non ho protetto Sam, accetterò qualsiasi punizione.”
Gli occhi scuri del padre si fissarono nei suoi: fieri e rabbiosi.
“Sareste potuti morire entrambi, quante volte ve lo devo ripetere che il mondo là fuori è pericoloso? Sappiamo cose che altri ignorano, possiamo difenderci e voi andate a passeggio nel bosco?”
Dean abbassò il capo in segno di resa: non avrebbe commesso ancora una volta lo stesso sbaglio.
John si alzò dalla sedia di plastica dove aveva sostato tutta la notta e lanciò al figlio i suoi vestiti.
“Ti ho portato qualcosa da indossare. Preparati, andiamo ad uccidere quei lupi mannari.” Il ragazzo di staccò l’ago della flebo e una goccia di liquido cadde sul pavimento immacolato. “Sì signore.” Asserì con convinzione: non lo avrebbe deluso ancora una volta. Prima di uscire dalla stanza non riuscì a trattenersi e si informò nuovamente sulle condizioni di Sam, temendo il peggio.
Per un solo istante lo sguardo di John si addolcì, apprezzava che i fratelli fossero così legati tra loro.
“I medici lo hanno visitato, purtroppo ha una brutta polmonite, ma con una buona dose di antibiotici si riprenderà. Ora sta riposando nella stanza accanto, appena avremo ucciso quei figli di puttana passeremo a prenderlo e finalmente ce ne andremo da questa città.”
Dean non cercò di obiettare, anche se sapeva che il minore avrebbe protestato al nuovo trasferimento: erano rimasti in paese per sole due settimane e quella successiva Sam avrebbe dovuto presentare un progetto di biologia cui stava lavorando da giorni. Sospirò: in fondo sapeva che la loro vita era un eterno girovagare.




Ciao a tutti! Eccomi qui a tormentarvi con un altro racconto. Ancora una volta mi devo scusare per il titolo del tutto improvvisato (e anche abbastanza penoso), ma in questi giorni la mia già scarsa abilità a trovare un titolo adatto è andata a sbronzarsi insieme al penettone :) Spero che il contenuto sia più soddisfacente rispetto al titolo. A presto!
  
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