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Autore: MusicAddicted    27/12/2019    26 recensioni
Perché a Jessica non piacciono i controlli mentali, di nessun tipo.
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“Questa storia partecipa a Xmas Song indetta dal gruppo facebook Il Giardino di Efp”
Prompt 10 Pro Natale: X rifiuta un bacio sotto il vischio.
Genere: Fluff, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jessica Jones, Kilgrave, Trish Walker
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Stupid Christmas Time!'
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Buonanotte,
eccomi di ritorno a tormentare questi due, ma stavolta gioco nella mia comfort zone… sarà un bene, sarà un male? Non ne ho la più pallida idea, ma così la volevo e così mi è uscita.

Importante: ho visto solo la season1 di JJ (per ora, con l’aggiunta di giusto un episodio della seconda, indovinate quale) ; quindi per non spoilerare troppo dirò quello che devo dire nelle note di fine storia, mentre qui sconsiglio di leggere questa fic a chi il finale non lo ha mai visto (cioè.. la potete anche leggere, ma non fatevi troppe illusioni a riguardo, perché nella serie le cose sono molto diverse... del resto è per questo che esiston le fanfic XD)


Disclaimer: Nulla di tutto ciò mi appartiene, solo le idee folli che partorisce la mia mente insana ^^’


cover-stupid-mistletoe



“Sorgi e splendi, raggio di sole!” trilla la voce di Trish, squillante, prima che la ragazza privi del tepore delle coperte la sua migliore amica, per poi inondarla con la luce del giorno che entra dalla tapparella, ora sollevata.

“Ma che cazz…” impreca la vittima di quell’assalto che non ama essere svegliata di primo mattino e men che meno in quel modo.

“Fra tre giorni è Natale e scommetto che non hai ancora fatto un regalo, non è così?” insiste la bionda, che almeno ha raggiunto l’obiettivo di vederla sveglia.

“E perché mai me ne dovrebbe importare qualcosa? Fatta eccezione per te, io odio la gente!” ringhia Jessica, cercando di rimettersi a dormire.

“Lo so, ma almeno quest’anno ti devi ammorbidire un po’. Magari potresti cercare qualcosa di carino per Malcolm, mi sembra che ti abbia aiutato più di una volta… oppure sorprendere quella schizzata di Robin…. o ancora lasciare esterrefatta la Hogarth… anche se, che cosa si regala a una senza-cuore?” le strappa un sorriso Patricia. “E non dimenticare che, se davvero ci tieni così tanto a me, mi aspetto un super regalo!”

“Il mio super regalo è che ti onoro della mia amicizia e puoi bearti sempre della mia presenza!” fa la spaccona Jessica, ma la cosa importante è che si alza dal letto.

“Chiudi il becco, spilorcia, e vatti a preparare! Se ti sbrighi per le 10:00 riusciamo ad essere al Century 21.” si impone la bionda, spedendo la mora in bagno a cambiarsi.

Va tutto come previsto e per le 10:00 una soddisfatta Patricia nel giro di venti minuti si immette in Cortlandt Street e lascia la macchina nel parcheggio sotterraneo del Century 21, con una borbottante Jessica al seguito.

Le ci vuole almeno mezz’ora per abituarsi alla confusione e alla ressa di gente, prima di riassaporare il piacere dello shopping, per se stessa e per gli altri.

Dovrebbe ascoltare di più Trish quando le dice che passa troppo tempo rinchiusa nel suo buco di ufficio.

E poi da quando se ne è andato Killgrave ha avuto solo casi relativamente semplici, troppo semplici, forse addirittura noiosi.

Un po’ di svago è di sicuro quel che le ci voleva.

Si diverte a provare ogni genere di outfit bizzarro in compagnia di Trish, cose lontano anni luce dal suo solito guardaroba, dall’eccentrico, al kitsch, all’elegantissimo per le occasioni più mondane.

Ovviamente, nulla di tutto questo finisce fra i suoi acquisti e si ricorda che il motivo principale per cui è lì è cercare dei regali.

 

Trish intanto adocchia l’orario sul suo cellulare: sono le 11:25. Cinque minuti all’orario concordato.

“Vieni, Jessica, per prima cosa pensiamo a Malcolm.” la invita a seguirla in ascensore, selezionando il reparto uomo.

Jessica si fida a seguire l’amica per i corridoi, un po’ dubbiosa nel vedere il settore in cui la sta portando.

 

Trish guarda l’orologio che ha al polso: le 11:28. Manca sempre meno.

Svolta l’ultimo angolo e arriva a destinazione.

Jessica non fa che guardarsi attorno, con aria progressivamente perplessa.

Difficilmente Malcolm potrebbe aver bisogno di giacche e cravatte e men che meno nell’esposizione dedicata all’alta moda.

Qualcosa non le torna, mentre le lancette segnano le 11:29 passate.


Sono necessari altri ventisei secondi perché alle 11:30 in punto la risposta alle sue domande faccia il suo scenico ingresso, scostando la tenda di uno dei camerini, per uscire da lì.

I mocassini neri di pelle fanno riecheggiare i suoi passi, mentre con nonchalance Killgrave raggiunge le due ragazze.

Sono pochi istanti, ma a Jessica sembrano ore interminabili, mentre rivive gli ultimi avvenimenti nella sua mente.

 

Se lo ricorda come fosse ieri l’ultimo scontro con lui, sul molo, a metà giugno, con l’estate alle porte.

Ricorda di come lui fosse riuscito ad estendere il suo controllo a una folla intera di gente, facendoli lottare l’uno contro l’altro, senza esclusione di colpi.

Ricorda come sotto la sua influenza fosse caduta anche Trish, proprio come deve essere successo adesso.

Ricorda di come lui avesse cercato in tutti i modi di farla tornare da lui.

Ricorda di averglielo fatto credere, di avergli fatto abbassare tutte le barriere e poi…

Poi le era mancato l’odio e la violenza necessari  per andare fino in fondo.

Jessica è stata mossa a pietà, forse in un frangente deve aver visto in lui quel bambino spaurito, vittima di esperimenti atroci, abbandonato a se stesso, senza nessuno che lo aiutasse più a capire cos’è giusto e cosa sbagliato.

E quel bambino lei non ce l’ha fatta ad ucciderlo.

All’adulto però ha riservato un trattamento tutt’altro che delicato.

Un paio di pugni in faccia ben assestati, anche se non nel pieno della sua forza, un polso slogato e qualche costola fratturata e lo aveva lasciato lì, a terra, esanime, dolorante, ma ancora vivo.

“Sai che potrei ucciderti come niente in questo momento, un solo gesto e avresti il collo spezzato.” gli ha detto e lui con gli occhi sbarrati l’ha ascoltata in silenzio.

“Invece voglio darti un’altra chance, ma vedi di non sprecarla. Sparisci da qui, vattene e non cercarmi! E ti conviene rigare dritto, perché se combini qualcosa di malvagio io lo verrò a sapere e ti assicuro che non vorrai farmi riprendere il lavoro qui dove l’ho interrotto!” lo ha minacciato, voltandogli le spalle e andandosene.
 

E da quella sera non l’ha più visto, né è accaduto un qualsiasi evento che potesse essere riconducibile a lui.

Perché Killgrave lascia sempre tracce dietro di sé.

 

Per sei mesi Jessica ha creduto di aver messo fine al suo incubo e invece ora eccolo lì davanti a lei, in un completo grigio scuro, l’immancabile camicia viola e una cravatta scura, che le sorride beffardo, come sempre.

Questo prima di avvicinarsi a Trish, accarezzandole la testa come se fosse una brava cagnolina.

 

“E brava la mia Patsy che ha fatto tutti i compiti che le avevo assegnato!” esclama, soddisfatto. “Ora però puoi andare,” aggiunge.

 

Trish rivolge un ultimo sguardo a Jessica, con le lacrime agli occhi, dicendole ‘Scusami!’ con il solo labiale, prima di obbedire anche a quell’ultimo ordine.

 

“Perché sei tornato? Ti avevo detto di sparire!” ringhia Jessica, ormai rimasta sola con lui.

 

“Non mi hai detto per quanto tempo però, devi imparare a essere più precisa, Jessica. Sei mesi a me già sono sembrati un’eternità.” confessa lui, valutando se sia una buona idea o meno avvicinarla e decidendo di non muovere ulteriori passi, almeno per il momento.

 

“Quando sei tornato?” lo mette alle strette lei, guardandosi intorno per capire in che tipo di situazione si trova: il reparto alta moda maschile all’infuori di loro è deserto, ma i reparti a fianco pullulano di gente e gettando uno sguardo dalla balaustra può vedere il piano terra ugualmente gremito.

C’è davvero troppa gente che rischia di mettere in pericolo se si mette a fare l’eroina e questo probabilmente deve saperlo anche lui.

 

“La verità è che non me ne sono mai andato, mia cara. Sono molto bravo a far sparire le mie tracce, se voglio.” la sciocca lui con la sua risposta. “Mi hai detto di rigare dritto ed è quello che sto facendo, che tu mi voglia credere o no: sono sei mesi che non manipolo più nessuno.” le annuncia.

Lei lo guarda torva, inclinando la testa, in attesa di una rettifica.

“Oh, beh, che non manipolo più nessuno in modo … malvagio. Non puoi pretendere che smetta del tutto di dare ordini… poi dovrei mettermi a cucinare e pulire casa, guidare… andare a fare la spesa!” replica lui, con un’espressione a dir poco orripilata.

“Eh sì, sarebbe un trauma serio, povero snob viziato!” gli fa il verso lei con finto tono preoccupato, per poi assumere un’espressione più seria. “Davvero non hai fatto niente di riprovevole in questi sei mesi?”

“Davvero.” conferma lui e il modo in cui la sta guardando negli occhi è così profondo e senza filtri che lei non può che credergli.

“Però potrei diventare così immorale, qui, ora, guarda intorno a te; c’è così tanto potenziale. E con i miei poteri ampliati, ci sarebbe da divertirsi, mm?” sogghigna Killgrave, sicuro di sé. “Immagina se quel Babbo Natale, che ha sul grembo quel bambino che gli sta dicendo che doni desidera, si mettesse a strangolarlo; o se quelle due donne che si stanno litigando l’ultimo vestito rimasto in saldo cominciassero per davvero una lotta all’ultimo sangue,” prosegue lui, avvicinandosi per parlarle all’orecchio, con un tono di voce più tetro, mentre le indica ognuna delle potenziali vittime che descrive. “Oppure potrei aver dato una pistola a ogni commesso e commessa nell’edificio e basterebbe un mio cenno perché cominciassero a usarle…”

Ad ogni eventualità che descrive, gli occhi di Jessica si riempiono di terrore, nonostante cerchi di mantenere il sangue freddo.

“Anche se è pur sempre vero che qualcuno che dopo mesi che frequenta il circolo alcolisti anonimi riesce a disintossicarsi, poi non va a ubriacarsi per festeggiare l’evento, ti pare?” aggiunge, ammiccando, mentre le cammina intorno.

Jessica registra quelle ultime informazioni con un accenno di sollievo.

“Davvero mi stai dicendo che… non ci saranno stragi?” si accerta la ragazza.

“In pieno periodo di Natale? Che razza di mostro spietato credi che io sia?” si finge offeso Killgrave, portandosi una mano aperta sul cuore, con un ampio gesto teatrale, accorgendosi però che agli occhi della detective non risulta ancora pienamente convincente. “Jess, se per una volta vuoi provare a fidarti di me, no; non sono qui per fare stragi. Era tutto un bluff, anche le pistole. Sono bravissimo con il bluff, dovresti vedermi quando gioco a poker!” ridacchia l’incantatore al ricordo.

“E allora perché sei qui? E perchè ci sono io? Che cos’è che vuoi?”” domanda Jessica, accigliandosi.


Lui le è di nuovo vicino, accarezzandole il bordo della maglietta bianca che indossa, assieme ai suoi inseparabili jeans scuri.

Quello e nient’altro. A inizio inverno. Okay, sono all’interno di un edificio dotato di un ottimo impianto di riscaldamento … e poi Jessica è sempre stata un tipo molto caloroso.

É una delle cose che Kevin ama di lei.

“Credo di essermelo meritato un premio, dopotutto, sto facendo il bravo…” mormora lui, prima di estrarre qualcosa dalla giacca.

Jessica pensa istintivamente a un’arma e si mette subito in posizione di difesa, poi si rende conto che si tratta di qualcosa di infinitamente più innocuo.

E paradossalmente molto più pericoloso per lei.

Kevin sta tenendo un ramoscello di vischio posizionato sopra le loro teste.

“Un bacio. Uno soltanto. Dopotutto, è la tradizione che ce lo chiede.” le sorride suadente, pronto a chinarsi su di lei, che però si allontana.

“Kevin, no. Non accadrà.” asserisce con fredda pacatezza, facendogli abbassare nuovamente il vischio, senza bisogno di usare chissà quale forza..

Eppure gli effetti su Kevin sono devastanti.

Il sorriso gli muore sul volto e i suoi grandi occhi scuri gli si velano di una delusa tristezza.

La guarda un’ultima volta, senza dire niente, e poi se ne va, senza un gesto di ripicca, una minaccia da attuare, una strage da compiere.

 

Jessica rimane sul chi va là finché non lo vede sparire all’orizzonte e anche qualche minuto dopo, ma non accade proprio nulla.

Decidendo una volta per tutte che lo stato d’allarme può cessare, la super eroina torna al parcheggio, dove trova Trish in lacrime.

 

Appena la bionda si accorge di lei, le corre incontro, abbracciandola.

“Oh mio dio, Jessica, stai bene? Sei riuscita a sfuggirgli? Cosa ti ha fatto quel mostro? E sono stata io a consegnarti nelle sue mani!” grida, preoccupata

Jessica ricambia l’abbraccio, aspettando che l’amica si calmi.
“Non mi ha fatto nulla, davvero. Questo è il punto. Non ha fatto proprio nulla. A nessuno. E io non sono fuggita, è lui che se ne è andato.” la informa Jessica, ancora piuttosto sorpresa dall’accaduto.

“E a me cos’ha fatto fare? Stavolta è ancora peggio perché quel bastardo deve avermelo anche fatto dimenticare!” riprende ad agitarsi la bionda. “So solo che ieri, dopo la mia trasmissione, uscendo l’ho trovato fuori dalla cabina che aspettava proprio me… poi ho il buio totale.” le rivela, impanicata.

“Per quello che ne so io, ti deve aver chiesto solo di portarmi qui stamattina, in un punto preciso del centro commerciale. Nient’altro.” le spiega la mora.

Basta questo a far riprendere la sua amica, che sale in macchina più rincuorata.

Lungo il ritorno verso casa, l’argomento di conversazione può essere solo uno.

“Insomma, Jess, ti rendi conto di cosa avrebbe potuto chiedermi? Io ho accesso completo a casa tua, a ogni tua cosa … a te stessa… avrei potuto farti qualsiasi cosa e lui mi ha chiesto solo di portarti in un determinato posto a una determinata ora, niente più.” rimugina Trish, senza perdere di vista la strada.

“Ha detto che non se ne è mai andato, che in questi sei mesi non ha fatto del male a nessuno… e io gli credo, mi ha guardato in un modo in cui non mi ha mai guardata prima… e traspariva sincerità.” borbotta Jessica, chiudendosi in un breve momento di riflessione, prima di decidersi a confidarle ogni cosa. “Voleva solo un bacio sotto il vischio, sai?”

 

Per poco Trish non sbanda, uscendo di strada, ma ne recupera il controllo abbastanza in fretta.

“Sei uscita di senno? Dirmi queste cose mentre sto guidando? E tu che hai fatto? Lo avrai baciato, scommetto; ecco perchè poi se ne è andato via contento e soddisfatto, senza far male a una mosca.” deduce.

 

“È proprio l’esatto opposto, temo. Io quel bacio gliel’ho rifiutato … e gli ho mandato il cuore in frantumi. Non so come spiegartelo… per una volta non ho visto il solito bambino viziato arrabbiato perché non può avere il suo gioco preferito… ho visto un uomo ferito… un uomo ferito che comunque non ha fatto male a una mosca.” racconta le cose come stanno la mora, per poi concludere con le stesse parole dell’amica.

 

“Stai avendo qualche ripensamento? È anche vero che a Natale siamo tutti più buoni, forse lo è anche lui… se è vero quel che dici, ha fatto sei mesi di buona condotta, una specie di record.” commenta la speaker.

 

“Una buona condotta che in qualche modo va premiata, no? Magari quel bacio mi sa che glielo concedo…” contempla la detective rigirandosi una ciocca di capelli fra le dita, a mo’ di antistress.

“Tipo che gli scrivi di tornare al centro commerciale? Ti devo riportare lì?” si offre Trish, che tanto si trova a metà strada.

“No, non ora, glielo scriverò stasera… ora è giusto che soffra un po’. Sarà anche vero che a Natale siamo tutti più buoni, ma mica buonissimi!” ridacchia Jessica, con sottile perfidia. “Piuttosto, Trish, che cos’è tutto questo tifo improvviso per Killgrave? Fa parte del residuo di comandi che ti ha lasciato?” la scruta con aria preoccupata.

“Nessun residuo, parlo nelle mie piene facoltà. Non lo so, Jess, il Killgrave di sei mesi fa, bbrrr, lo avrei ucciso a mani nude io stessa, se solo ne avessi avuto l’occasione, ma quello di stamattina… il poco che ha fatto a me, il niente che ha fatto a te, tutto quello che ha evitato di fare a chiunque… sembrerebbe quasi…”

“Cambiato, vero?” la anticipa Jessica e le due quasi sorelle si scambiano uno sguardo d’intesa.

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Il sole è tramontato da un pezzo e Kevin se ne sta davanti al fuoco del caminetto di quella che da sei mesi è la sua nuova casa, nascosta a chiunque, se non ai dipendenti che lo servono.

Ed è vero che non sta facendo loro alcun male, neanche durante il corso di quella giornata in cui il suo umore è stato nero.

Rifiutato in quel modo meschino dalla sua adorata Jessica.

Eppure quella sera al molo lei gli ha risparmiato la vita. Kevin pensava che significasse qualcosa, che da parte sua, se non un vero e proprio sentimento, ci fosse almeno un minimo di interesse e invece…

Un altro frammento di cuore disintegrato. Prima o poi li esaurirà.

Eppure preferisce sfogarsi lanciando contro il caminetto il bicchiere di cristallo con all’interno il rimasuglio del bourbon che si è versato, cosa che fa innalzare, anche se solo momentaneamente, le fiamme.

Per un attimo contempla di uscire e fare davvero una strage, così da attirare le ire di Jessica su di sé e portarla a compiere il gesto estremo verso di lui.

Perché la sua gelida indifferenza per lui è la peggiore delle condanne.

 

I suoi pensieri distruttivi e autodistruttivi sono interrotti dall’arrivo di un SMS.

Pur temendo che si tratti di una catena di auguri Natalizi, guarda il display e sobbalza.

È Jessica la mittente.

Raggiungimi stanotte alle 23:30 nel primissimo luogo dove ci siamo incontrati. Se è vero che sono il tuo chiodo fisso, te lo ricordi di sicuro!’ gli strappa un sorriso,  anche per l’aggiunta dell’ emoticon finale che fa l’occhiolino.

È vero, gli ha solo scritto di raggiungerlo, senza anticipargli per cosa, ma in qualche modo Kevin si sente già un po’ più ottimista.

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Jessica è la prima ad arrivare al luogo dove ha salvato Malcom dall’aggressione di due brutti ceffi.

Davanti al grande cancello, vicino a quello che sembra essere un cantiere.

È  stata quella la lotta che ha calamitato le attenzioni di Killgrave su di sé.

L’inizio di tutto.

Il luogo perfetto per un finale alternativo di quella mattina.

 

A riprova del fatto che lei popoli davvero ogni suo pensiero, Kevin raggiunge quel luogo con estrema facilità.

E lo fa da solo, senza alcuna guardia al seguito.

Succeda quel che succeda.

 

“Bene, mia cara, io mi sono presentato; ora dovresti dirmi perché sono qui.” le si avvicina lui, finché entrambi vengono illuminati dalla luce di un lampione, sotto quelle stesse impalcature blu che probabilmente ormai sono lì da più di un anno.

Sono vestiti come quella mattina, la differenza è che Killgrave sopra indossa un lungo cappotto nero di cashmere, Jessica un piumino nero molto imbottito.

Il freddo di New York è molto poco clemente.

 

Jessica lo affronta, con attitudine molto tranquilla.

 

“Stamattina non mi è piaciuto per niente quello che hai fatto.” gli rinfaccia, mettendosi le mani sui fianchi.

“Non ho usato nessun controllo mentale, lo sai che con te non funziona più! Era solo vischio!” si difende lui, cercando di capire dove possa aver sbagliato.

“Appunto, è addirittura peggio. Non lo sai che il Natale è il più grande controllo mentale di massa che esista? Tutta questa attitudine a farsi i regali, a esser più buoni… a me in questo periodo vien solo voglia di picchiare il doppio della gente!” lo fa ridere lei.

“E poi questa stupidissima tradizione del vischio! Andiamo, Kevin…” continua, avvicinandosi a lui ancora di più. “Non lo hai ancora capito che detesto le cose imposte?”

Kevin la fissa con uno sguardo colmo di speranza, quasi commosso.

“Ma allora…” farfuglia, ancora un po’ incredulo.

“Decido io chi baciare e quando. E ora non c’è nessuno stupido vischio!” afferma Jessica, prima di tirarlo a sé per un bacio lungo, ma tenero.

È quasi più una voglia di assaggiarsi reciproca, con una mano della ragazza che gli accarezza il viso e le dita dell’altra che si infilano fra i suoi capelli.

Kevin si limita a tenere Jessica per i fianchi, stringendo forte, quasi come se avesse paura che sia soltanto un sogno e che possa svanire da un momento all’altro.

 Il bacio prosegue, dolce e paziente, e lui non tenta di passare a un livello successivo in alcun modo.

È il più bel bacio che lui abbia ricevuto, infinitamente meglio di quelli che ha avuto comandandoglieli.

Dopo un tempo indefinito, è Jessica che si scosta da lui.

“Buon Natale, Kevin.” mormora, abbozzando un sorriso.

“Buon Natale, Jessica.” le sorride dolcemente Killgrave.

 

Lei fa per andarsene, ma lui non è della stessa idea.

“Jessica?”

“Sì?” si volta lei.

“Visto quanto poco ami le tradizioni, nessuna possibilità di non festeggiare insieme il giorno di Natale?” azzarda lui, strappandole un sorriso.

In un attimo lei è di nuovo vicino a lui.

“Tu continua a rigar dritto, e poi … chi lo sa? Fammi avere il tuo nuovo indirizzo ma… occhio a quello che desideri!” gli sussurra quella risposta nell’orecchio, prima di sparire dalla sua vista con un balzo, lasciandolo col cuore rattoppato.

Qualche frammento è stato risanato.

 

Jessica si incammina verso casa, con il compiacimento di chi ha compiuto una buona azione, mista alla frenesia di compierne una molto meno buona, ma di certo stimolante: regalare a Kevin un Natale davvero indimenticabile.

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FINE

In effetti questa cosuccia prevedrebbe anche un seguito (con un altro prompt), ma dipende da come la accoglierete.
Male che vada lo terrò confinato solo nel mio file word, lol, lol!

come dicevo sopra… oltre il finale alternativo grande come una casa che ho messo (sigh, cosa dite? scena del molo cosa? Lalalalalalalal non vi sento!!) … non conosco gli avvenimenti della seconda stagione, ma credo si sia notato ^^’

Spero di non aver fatto uno scivolone verso l’’OOC, ma la magia del Natale (e il fluff) mi sono sfuggiti di mano.


Se non altro, finalmente sono riuscita a metterli in un rating verde… pensare a quanto rosso devo mettere nella seconda parte di ‘Doin Dirt’ questa boccata di tenera innocenza mi ci voleva proprio.

C’è sempre il diverbio ‘si scrive Kilgrave o Killgrave?’ io preferisco il secondo per due motivi, mi piace come suono e poi almeno nella serie noto più di un gioco di parole sul suo nome (che scritto come lo scrivo praticamente è ‘uccidi-tomba’ … logico che un po’ di sfottò se li attira ahah )

Liberissimi di bacchettarmi, ma attendo comunque pareri, se vi va di darmene uno.

Di nuovo auguri di buone feste
   
 
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