- Devi proprio andare? - domandò
Crowley dal letto, imbastendo una voce lamentosa.
Aziraphale era già sulla porta della
stanza, intento a infilarsi il cappotto. - Ho paura di sì. -
rispose, imboccando una manica e poi l'altra. - Quel libro è
praticamente introvabile e non è stato facile rintracciare qualcuno
disposto a vendermelo. -
Il demone gettò la testa all'indietro
e si lasciò ricadere platealmente sui cuscini vaporosi. - Tu e i
tuoi libri! A volte penso che tu tenga più a loro che a me. -
Aziraphale gli indirizzò un sorriso
indulgente che però sapeva di scuse. - Ora non fare così, caro. Lo
sai che non è affatto vero. -
- Mmh. - mugugnò Crowley,
puntellandosi sui gomiti. - E va bene, angelo. Fingerò di crederti.
- fece una pausa per osservare la figura di Aziraphale ormai nel
corridoio. - Ma almeno mettiti qualcosa di caldo. Fuori si gela. -
L'angelo si voltò verso la camera con
aria stupita, dopodiché abbassò lo sguardo sui propri indumenti. -
Trovi che mi sia vestito troppo leggero? -
- No, ma dovresti metterti almeno dei
guanti, o una sciarpa. So che detesti l'idea di coprire il tuo bel
farfallino tartan, ma non voglio vederti tornare mezzo congelato. -
- Ma io non ce l'ho una sciar... -
Crowley non lo lasciò neppure
terminare la frase. Scostò le coperte e scese dal letto ancora in
pigiama, dirigendosi verso l'armadio. Aprì un'anta e ne estrasse una
soffice sciarpona rossa ordinatamente ripiegata.
- Ecco, questa dovrebbe andare. -
disse, raggiungendo Aziraphale.
L'angelo pose una mano sull'indumento
che Crowley gli tendeva e accarezzò il tessuto morbido prima di
prenderla dalle sue dita e svolgerla.
Fece qualche goffo tentativo di
indossarla ma era molto lunga e finiva ogni volta per ingarbugliarsi
nel complicato procedimento.
Il demone lo squadrò per un po', poi,
temendo che l'angelo fosse sul punto di strangolarsi, srotolò la
sciarpa dal suo collo e la riavvolse tra le proprie mani con gesti
rapidi. - Lascia stare, faccio io. Guarda e impara, angelo. -
Crowley iniziò ad avvolgere il soffice
serpentone di lana intorno alle spalle di Aziraphale. L'angelo lo
lasciò fare e sentì che le fibre di tessuto erano impregnate del
profumo del demone. Inspirò a fondo e quell'aroma famigliare che,
unito al tepore e alla morbidezza dello scialle, gli suscitò una
straordinaria sensazione di... casa.
A un tratto, il demone si avvicinò per
spostare le braccia oltre il capo dell'angelo e incrociare i lembi
della sciarpa. I loro visi quasi si sfioravano e Aziraphale ne
approfittò per depositare un bacio leggero come un fiocco di neve
sulla punta del naso di Crowley, che si bloccò di colpo,
allontanando di un poco il volto da quello dell'angelo.
La sua espressione allibita, con la
bocca leggermente aperta, le palpebre che sbattevano sugli occhi
sgranati e un principio di rossore che iniziava a imporporagli le
guance, fece ridacchiare Aziraphale.
- Perdonami, caro. Non ho saputo
resistere. -
Crowley si riscosse, deglutì e terminò
di sistemare la sciarpa. - Ecco fatto. -
- Ti ringrazio. - sorrise l'angelo,
stringendosi nelle spire lanose. - A più tardi. -
- S... sì, a più tardi. - rispose
meccanicamente l'altro mentre il Principato gli scoccava un ultimo
sorriso luminoso prima di sparire oltre la porta dell'appartamento,
le frange della sciarpa che svolazzavano dietro di lui con allegri
guizzi rossi.
Il naso gli formicolava deliziosamente,
come se l'impronta delle labbra di Aziraphale fosse ancora lì, e
Crowley nemmeno si accorse della piega spontanea che gli angoli della
sua bocca avevano preso verso l'alto.