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Autore: Cora_Blackwood    27/12/2019    0 recensioni
In un mondo devastato dalla guerra, uno dei figli del dittatore Joe, Max si è innamorato di una dei leader della resistenza che lotta per avere la libertà. Il giovane soldato è pronto a voltare le spalle alla sua famiglia e a sacrificarsi per la libertà e soprattutto per amore della ribelle. Ma un matrimonio inaspettato causerà l'inizio di uno scontro, la fine per molti.
Genere: Avventura, Azione, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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E così lui già sapeva chi avesse mandato Gordon, chi avesse trasformato quel povero bastardo in un traditore, in una talpa. 
Se nel covo Gordon era una spia, questo voleva dire che non era il solo.
Camminava ininterrottamente, le sentinelle nemmeno si accorgevano di lui, era il figlio del dittatore e la voce di un litigio giù in città aveva galoppato velocemente. Al suo passaggio i figli della guerra si spostavano facendolo passare; mostravano il saluto irrigidendo la postura e battendo i pesanti scarponi. 
Con noncuranza aprì le porte del palazzo, salì senza pensare le scale fino alla sua camera e poi spalancò la porta. 
- Sei un traditore!
Sbattè l'imposta con rabbia, la mandibola la stringeva talmente forte che gli dolevano i muscoli. 
Aronne sorrise sardonico e scosse la testa, rimase immobile davanti al fratello furioso. 
- Non sono un traditore, ti sto solo salvando da una morte certa. 
Max strinse i pugni e le sue nocche sbiancarono. 
- Non te l'ho mica detto io di voler restare vivo. 
Suo fratello continuava a guardarlo indisponente, col quel sorriso satirico stampato sul viso; a Max quel comportamento lo urtava talmente tanto che l'ira non gli permetteva di respirare, aveva solo voglia di fare una rissa, realmente quel desiderio non lo abbandonava mai, era nel suo carattere scontroso. 
- Non ti permetterò di ucciderti. 
Aronne lo aggirò puntandogli contro un dito. 
- Questo non è di tua competenza. 
Sbottò avvicinandosi ad Aronne, mentre gli indicava l'uscio. Doveva andarsene adesso, pensava ininterrottamente, sempre che anche lui non volesse uno scontro. 
- Qui fra i due il traditore sei tu. 
Max lo guardò con gli occhi sgranati incredulo. 
- Come osi?! 
Aggrottò la fronte e raddrizzò le spalle, i muscoli tesi pronti a muoversi veloci come il vento. 
- Stai voltando le spalle alla tua famiglia. 
Max alzò la voce sovrastando quella del fratello che muoveva le braccia in ampi movimenti piegandosi in avanti, quasi volesse supplicarlo di dargli ascolto. 
- Non è questa la mia famiglia! Mio padre non era così, mia madre era viva e mio fratello non avrebbe sopportato tutto questo! 
- La tua famiglia, Max! 
Lo interruppe Aronne ripetendo quella frase, la voce gli rompeva lo sterno per uscire dalla piccola cavità. 
Max rise con acidità, gettando la testa indietro. 
- La mia famiglia...
Ripetè fra sé e sé.
- Non ho più una famiglia. 
Mormorò, forse Aronne non lo aveva sentito, almeno sperò che così fosse. 
Il fratello lo guardava con una nota amara negli occhi, stava cominciando a spazientirsi. 
- Ora basta. Non te lo permetto. 
Lanciò un pugno dritto sulla mandibola di Max, con tutta la forza e tutta la rabbia che aveva tenuto dentro, che aveva cercato di reprimere. Max indietreggiò guardando il fratello stupito e lentamente si massaggiò la mandibola. 
Era stanco di sentirsi sempre in gabbia. 
Si lanciò contro di lui mettendogli le mani al collo; Aronne gli teneva i polsi con forza, ma Max era più forte, era più nervoso, reprimeva il doppio di quello che sopprimeva il fratello. 
Lo sbattè contro la scrivania con sopra delle piccole boccettine e allo schianto quelle si ruppero tutte. Gli diede un pugno sul naso; si sentì un crick ma Max non si fermò, continuò a premere le dita sul collo del fratello fino a quando non gli vide diventare le labbra viola. Quando non oppose più resistenza lo lasciò, spingendolo contro un mobiletto.
Aronne gli finì addosso scheggiandolo. 
Max continuò andandogli incontro e scaraventandogli un pugno sull'occhio, che subito diventò rosso; il sopracciglio del fratello perdeva sangue. 
- Sono stanco. 
Disse Max fra i denti, il fiato corto e pesante. Aronne mise le mani davanti al viso e si accovacciò per terra impedendo al fratello di colpirlo alle costole, o allo sterno o ancora dritto allo stomaco. Vedendo la mossa di Aronne, Max gli mise le mani sulla schiena dove alcune vertebre erano visibili, e lo fece rotolare spingendolo leggermente. Aronne con le ginocchia alzate e le braccia distese, il busto e il viso senza protezione, guardava Max dal basso che lo sovrastava, aveva il viso scuro e le labbra serrate. 
- Non sono il vostro burattino, tu non hai prove per fermarmi e non lo farai. Porterò io il carico e nessuno mi dirà di no. 
Si passò una mano sul viso disperato e cupo, poi abbassò il capo verso il fratello che ancora sul volto aveva quel sorriso sardonico, sporco di sangue. 
- Hai ingaggiato una talpa, senza neanche preoccuparti di me. Avrebbe potuto uccidermi ma a te non sarebbe importato... 
Si abbassò mettendo una mano attorno al collo del fratello che gli prese il polso con la poca forza che gli era rimasta, aveva il viso contratto in un'espressione di riluttanza. Non pensava a nulla, cercava solo di imparare di nuovo a respirare. 
- Adesso dimmi fratellino, chi è il traditore?
   
 
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