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Autore: aurora giacomini    28/12/2019    2 recensioni
Dal testo introduttivo:
Mi chiamo Esmeralda Lek. Il mio cognome può essere tradotto dal polacco come "paura", "ansia" o "terrore". Mai cognome fu più azzeccato... Sì, hai capito bene: sono una fifona.
Ma ora è meglio che mi concentri e cominci a raccontarti la storia che credo di aver finalmente elaborato. Credo di essere pronta a condividerla con te.
Ti chiedo solo un favore: non giudicarmi prima di aver concluso la storia. Avevo paura, tanta paura...
Genere: Mistero, Sentimentale, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Per un Bacio'
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6

Qualcosa nell'Oscurità


 

Perché mi ha mentito...? No, davvero, che bisogno c'era? Mi sta bene se sta anche con gli altri della classe. Perché non dovrebbe starmi bene...? Non sono mica la sua custode. Non mi appartiene...

“Che rogna...!” Esclamo calciando col piede nudo l'asciugamano che ho lasciato scivolare a terra.

Non ho voglia di scendere a cena... il pensiero che ho tentato di reprimere fino a questo momento sta bussando con insistenza alle pareti della mia mente...

-Anche tu mi piaci.-

Magari, se avessi avuto un briciolo di autocontrollo in più, avrei potuto capire cosa quelle parole significassero davvero... ammesso e non concesso che lei le abbia davvero pronunciate... come diavolo ho fatto a svenire!?

Perché sono così stupida...?

Ma sì, a quel paese la cena...! Andrò a farmi un giro attorno all''albergo, ho bisogno di pensare... e... e sì, non ho il coraggio di immaginare a come reagirei incontrando Eleonora questa sera... dopo la figura ingloriosa che ho fatto, poi...


 

L'aria del tardo pomeriggio è fredda, molto fredda e dura. Mi ferisce il viso, ma è un dolore che non posso non amare... mi ricorda casa... mi ricorda la Polonia... certo, ero molto piccola quando sono arrivata in Italia, ma non penso che dimenticherò mai l'odore della mia vecchia casa, del giardino e del parco in cui giocavo con gli amichetti, quando era ancora abbastanza piccola da non capire, di conseguenza da non riuscire a temere il mondo...

Si alza il vento ed io penso: un vento freddoooh! No scherzo, lasciamo in pace Nada... però amo quella canzone... cavolo.

Basterebbe una carezza per un cuore di ragazza, forse allora si che t'amerei...” canticchio. Niente, una volta che mi entra in testa... “cos'è la vitaaaah senza l'amoreeeh? E' solo un albero che di foglie non ha più... e s'alza il ventoooh... un vento freddoooh...

Sorrido, il vento muove le fronde dei pini e degli abeti intorno, è come una melodia che fa da base al mio canticchiare... che bella sensazione...!

Cerco di penetrare l'oscurità oltre i lampioni... il bosco mi attira come nient altro al mondo. Certo, ci sono praticamente cresciuta... so che fa paura a molte persone, soprattutto se fitto, sopratutto se di notte, ma non riesco a provare paura... anzi, è così attraente. Una volta sono scappata di casa, era il sette di gennaio... me lo ricordo come fosse ieri, invece ero piccola: avrò avuto non più di dieci, massimo undici anni... non starò a spiegare le ragione della mia follia, non mi pare il caso... ad ogni modo, sono andata nel bosco. Era notte fonda, faceva freddissimo e non vedevo quasi nulla... ad illuminare il camino avevo solo una pila a batterie, ricordo anche di che cartone: Gli Incredibili... la mia paura stava solo nel fatto di essere scappata; sapevo benissimo che ai miei sarebbe preso un colpo, appena si fossero accorti della mia assenza. Tuttavia la pace e il senso di protezione del bosco notturno... non lo so, mi misero così tanta pace che mi addormentai sulle radici di un vecchio abete... ho avuto la febbre per due settimane...

Ma allora perché questa sera sento una minaccia provenire dagli alberi? Come se qualcosa, per contrapposizione al mio fare, stesse cercando di penetrare la luce per vedermi...

Ripeto: non ho paura del bosco... ma sento davvero degli occhi su di me... quasi fosse una forza fisica. Qualcosa mi sta spiando dall'oscurità... ne sono certa.

Il cuore accelera i battiti sempre più irregolari: bum... bum... bum... il sangue pulsa nelle orecchie, assordandomi. Rabbrividisco di un freddo diverso da quello dell'ambiente che mi circonda... non riesco a muovermi... immagino di fissare chi, dall'oscurità, mi fissa a sua volta... bum... bum... bum... il vento è più forte, lo percepisco solo grazie al tatto e alla vista... bum... bum... bum...

Sono due le cose che desidero fare, due cose opposte fra loro: correre dentro l'albergo o correre nel bosco... il fatto è che non posso muovermi... è come se la neve avesse gelato la suola delle scarpe e stesse lentamente risalendomi il corpo, imprigionandomi...

Forse è la mia immaginazione, ma penso di vedere due enormi, brillanti occhi gialli, quasi arancioni... rossi? No. E' il riflesso delle luci sul ghiaccio... dev'essere per forza così, no?

Non ne sono per niente sicura...

L'intermittenza, più o meno regolare, potrebbe essere il battito di ciglia del mio osservatore o tutt'altro... no...?

Perché non riesco a muovermi...?! Andiamo, gambe, rispondete ai miei ordini! Ma loro sono sorde, quasi quanto me...

Ora ho ben chiaro dove voglio correre, c'è solo un problema: non posso...!

Il vento diventa sempre più impetuoso. Non riesco a distogliere lo sguardo dai due punti luminosi, ma capisco che il cielo si sta coprendo di enormi nuvoloni... è in arrivo una tormenta! Se non riuscirò a muovermi, ben che mi vada, morirò assiderata... mal che mi vada... verrò uccisa...

Sì, sento di essere in pericolo. Sento che la mia vita è minacciata da qualcosa che si sta celando nell'oscurità...

Se solo potessi ordinare al mio cuore di diminuire i battiti... la menomazione di uno dei cinque sensi principali non fa che accrescere il mio terrore, di conseguenza la mia sordità. E' un ciclo che pare non avere fine... come un neo-patentato alla sua prima rotonda...

Dio, lo so che noi due non chiacchieriamo spesso... ma potresti darmi una mano?

Non giudicarmi, amico lettore... non so che altro fare... ho paura! Una paura orrenda, bianca, appuntita e fredda...!

Un grido acuto squarcia la notte. Dalla paura finisco col sedere sul ghiaccio, ma sono libera! Libera di correre... non corro...

L'incantesimo si è spezzato.

I miei occhi puntano di nuovo quelli gialli o rossi che fossero, ma non vedo nulla... forse è la prospettiva...

Mi rimetto in piedi, no... nulla...

Muovo la testa in ogni modo, ma il mio occhio non li cattura più...

Qualunque cosa stessi guardando ora non c'è più... se ne andata...

Un secondo grido mi costringe ad un saltello... chi diamine sta gridando?

Rimango in ascolto, ma è ancora difficile usare l'udito...

Il terzo grido mi fornisce qualche indizio in più: non è un grido di paura, forse più stizza, se non addirittura divertimento... e viene dalle mie spalle, forse dall'albergo o da dietro di esso...

Una sferzata di vento gelido mi toglie il respiro e la prima neve, trasportata violenta dal vento, mi pugnala il volto.

Al diavolo, se non mi decido ad entrare finisce che ci lasciò la pelle sul serio...!


 

Entro e percorro la hall, finché una voce mi costringe a fermarmi.

“Esmeralda, ragassa mia.” E' la Prof. “Allora? Perché avete saltato la cena? Almeno avvisare, no, ostrega!”

Chi? Oltre a me...?

“Ehm...” è tutto ciò che mi riesce dire.

“Dove sono Danilo, Greg, Alessia ed Eleonora? Erano con te, vero?”

Ma chi me lo fa fare... “certo, mi stavano consolando... penso che scendano dopo a mangiare qualcosa, sono stati davvero carini...” no, non chiedermi perché li stia coprendo... non lo fare...

“Ostrega xe vero! Come stai? Ti è capitato altre volte di svenire?”

Mento: “sì, quando ho carenza di zuccheri...”

“Eh, ma ostrega allora! E salti la cena? Bon, vieni con me, c'è ancora del cibo.” Pare essersi dimenticata degli altri, meglio: odio mentire...

No, non potrei mai magiare dopo lo spavento che mi son presa...

“Scendo dopo con gli altri... ma grazie del pensiero...” le sorrido.

“Sicura? Non sta a farmi preoccupare sai...!”

Annuisco, “sicurissima...”

“Bon... non fate tardi. Domani alle dieci vi voglio tutti qui nella hall, andiamo sulle piste.”

Prof, se la tempesta non si placa...

“Certamente.”

“Bon, ragassa... dormi bene, e se c'è qualcosa, qualunque cosa... la mia camera xe la numero 9 tre porte della vostra, bon?”

“Bon...” le sorrido, annuendo.

Lei sembra divertita, sono contenta che non si sia offesa.

Si allontana.

Ora che sono al riparo dal vento, in questa spaziosa ed illumina hall mi sento un'idiota: è come se prima stessi guardando un horror ed ora avessi semplicemente distolto gli occhi dallo schermo... è questo l'effetto... non c'era niente là fuori: me lo sono immaginata e poi l'auto-suggestione ha fatto il resto. Non c'è altro da dire... vero...?

Spero...


 

Alessia non è in stanza quando rientro.

No, la cosa non riesce in alcun modo a sorprendermi...

Mi dirigo verso il mini frigo, curiosa di sapere cosa l'albergo offra.

Prendo una Red-Bull.

Sorseggiando la lattina mi dirigo verso la grande finestra. Qualcosa mi spinge a guardare di nuovo il bosco, forse la voglia di convincermi che sia tutto okay... ma qualcosa non va: la tempesta è furiosa, ma ci sono quattro figure che escono dagli alberi... il cuore perde un battito, poi un secondo quando, strizzando gli occhi, riconosco i miei compagni di classe... li stessi che ho coperto pochi minuti prima con la Prof di ginnastica...

In capo al gruppo, lei: Alessia...

  
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