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Autore: lisi_beth99    28/12/2019    0 recensioni
Una bomba esplode davanti ad un centro per veterani e l'Intelligence si ritroverà in una lotta contro il tempo per impedire che altri innocenti possano morire. Questo caso potrebbe segnare una svolta anche nella vita di Alex Morel.
AVVERTIMENTO! Questa storia è il seguito di "Nothing will drag you down - Turiste per caso"
Buona lettura
Genere: Azione, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jay Halstead, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 3

Alex si torturò per il resto della giornata al pensiero del discorso, più probabilmente una litigata, che avrebbe avuto quella sera con Jay.

Attorno alle cinque di pomeriggio ricevette un messaggio dal detective; era stato appena dimesso dopo vari controlli al Med e le diceva di andare da lui quando più le garbava. Lei aveva già anche riflettuto sulla possibilità di non presentarsi ma poi si era resa conto di quanto sarebbe apparsa codarda, se non infantile.
All’imbrunire raggiunse l’appartamento di lui e titubò per un attimo prima di bussare delicatamente sulla porta.

Passarono pochi istanti prima che qualcuno le aprisse, solo che Alex non trovò l’uomo che si aspettava bensì fu faccia a faccia con il dottor Halstead – Ciao Alex. – la salutò quasi come se nulla fosse – Entra, accomodati! – esclamò aprendo maggiormente la porta e facendo un cenno alla ragazza di non stare sulla soglia; all’interno si poteva sentire la voce del detective che parlava con qualcuno, probabilmente al telefono perché alle sue domande nessuno sembrava rispondere. Lei non si mosse subito – Forse disturbo, meglio se torno un’altra volta… - provò ad allontanarsi ma Will la bloccò – Io stavo giusto andando, sono passato solo per controllare che Jay stesse bene! – spiegò facendo un passo fuori dall’appartamento. Si socchiuse la porta alle spalle – Sai… - iniziò bisbigliando – Volevo essere certo che non si sforzasse come suo solito. Per quanto quell’autopompa l’abbia protetto dall’esplosione, è bene che stia buono per un po’. –

Non aveva capito che la cosa fosse stata così grave… - Era accanto all’esplosione? – domandò lei con lo stesso tono di voce. Will sembrò sorpreso – Non lo sapevi?! La bomba era esattamente dietro a quell’autopompa. Se non ci fosse stata… - ma non terminò la frase – Ora è meglio che vada. Buona serata Alex! – rientrò un attimo per salutare il fratello prima di scendere dalle scale e lasciare i due da soli.

Alex entrò nell’appartamento un po’ titubante. Come apparve sulla soglia, Jay si apprestò a spegnere il televisore dove stavano trasmettendo le immagini della bomba davanti alla sede dei Chicago Veterans e un giornalista spiegava la vicenda a chi si era sintonizzato solo in quel momento. – Ciao! – salutò cercando di non far trapelare la stanchezza che lo seguiva da dopo l’esplosione. – Ciao. – rispose lei continuando a fissare lo schermo ormai nero del televisore.

Rimasero nel silenzio più assoluto per alcuni attimi, forse minuti, poi Jay decise di rompere quel momento di imbarazzo – Che ne dici se ordinassimo la cena? – chiese andando verso il cucinino che era diviso dal soggiorno solo attraverso un piccolo muretto basso. – Direi che è un’ottima idea! – esclamò seguendo l’uomo ed appoggiandosi al muretto su cui erano sparpagliate alcune lettere (delle bollette immaginò) e il giornale del giorno prima.

Una volta riagganciata la cornetta, dopo aver fatto l’ordinazione al ristorante di cucina cinese a pochi passi dall’appartamento del detective, i due si sedettero sul divano per parlare.

-Mi dispiace per oggi. – iniziò lei, per quanto facesse fatica a trovare il modo – Non avrei dovuto travolgerti con i miei problemi. -. Sul volto di Jay comparve un sorriso leggero ma non sembrò essere intenzionato a dire nulla, almeno per il momento. – Temevo veramente che tu fossi morto! – esclamò lei sistemandosi nell’angolo opposto del divano – Mi sento così stupida… E debole. – sospirò massaggiandosi una tempia. Halstead si avvicinò di qualche centimetro alla ragazza – Non dire così. Alex, non devi nasconderti… - lei fece un verso di scherno – Parli proprio tu! Lo so che nascondi qualcosa. Credi non mi accorga che ti svegli nel cuore della notte? Che ti svegli di soprassalto e che non riesci più a dormire? Perché non mi dici cosa c’è, quello che ti tiene sveglio? – a quelle parole, Jay si appoggiò con i gomiti sulle ginocchia e distolse rapidamente lo sguardo da Alex – Non c’è nulla da dire. – disse solo, diventando cupo.

-Vedi?! – continuò lei – Tu per me ci sei stato nei momenti peggiori. Anche quando non credevo di volere nessuno accanto! E tu invece? Tu ti nascondi sempre dietro a quel tuo sorriso, alle tue fossette, fingi che tutto vada bene. E poi vieni a dire a me che va bene essere quasi morta dalla paura pensando che fossi rimasto ucciso in quell’esplosione!? Non riesco proprio a capirti… - terminò lei, alzandosi dal suo posto e cominciando a camminare per la stanza. Il silenzio regnò per diversi minuti.

-Lo credi veramente? – domandò dopo un po’ il detective. Alex lo guardò senza capire – Cosa? – lui finalmente si decise a guardarla negli occhi – Che sarebbe meglio se smettessimo di vederci. – lei si avvicinò alla finestra. Guardò fuori per alcuni istanti, osservò le persone rincasare o uscire per una serata in compagnia, allegri e sorridenti. Vide un padre abbracciare la figlia che era scesa in strada per salutarlo; due amiche salutarsi con un bacio sulla guancia prima di salire su un taxi.

Quando sua madre Monique era morta e, poco dopo, anche suo fratello Alex non credeva che avrebbe più potuto sentirsi a casa, protetta ed amata. Quando poi suo padre aveva ordinato prima il suo rapimento poi il suo omicidio, era arrivata alla conclusione che il suo cuore sarebbe rimasto chiuso per moltissimo tempo, aveva alzato il muro che già la teneva nascosta al resto del mondo. Non si era però accorta che già qualcuno aveva fatto breccia: quel detective che aveva conosciuto in circostanze spiacevoli era entrato nella sua vita in un modo così naturale che quasi non si era accorta della sua presenza così imponente nel suo cuore.

Si voltò verso Jay – Non lo credo veramente. Era la paura a parlare per me. Però tu conosci molto di me ed io quasi nulla di te… - si andò a sedere sul tavolino che separava il divano dal mobile su cui era appoggiato il televisore. Lui le prese una mano – A questo possiamo provare a rimediare. Sono come te: riservato. Per me è difficile esprimere quello che provo. -.

Furono interrotti dal campanello che annunciava l’arrivo della cena. Jay si apprestò a pagare il fattorino, mentre Alex tirava fuori da un anta della cucina due piatti e da un cassetto delle posate. Rimasero in silenzio ancora per un po’, guardando quasi solamente i loro piatti.

Alla decima forchettata di riso alla cantonese, lei non lo sopportò più – Perché non mi parli un po’ della tua famiglia? Della mia sai già anche troppo... – fece una smorfia per allentare la tensione. Halstead scosse la testa con il sorriso sulle labbra, quello che metteva in risalto le piccole fossette che facevano impazzire Alex – Non c’è molto da dire. Will l’hai visto: è sempre stato così anche da piccolo. Mio padre è un uomo davvero complicato, un vero rompi palle a cui non è mai andato bene che facessi il poliziotto. E mia madre… Lei era malata, ci ha lasciati anni fa, quando Will stava studiando per diventare medico. – una scintilla di tristezza fece capolino per pochi attimi negli occhi di lui. Alex gli posò una mano sul polso, costringendolo a fermarsi dall’arrotolare degli spaghetti di riso – Mi dispiace Jay. Non dev’essere stato facile… - lui scosse le spalle ritrovando, o fingendo, la sua solita verve – Però… non avete nemmeno un parente implicato con la Mafia? Mi accontento anche di un cugino alla lontana che ha rubato in una lavanderia! – scherzò Alex, sperando di strappare una risata all’uomo e spezzare quell’atmosfera ancora poco rilassata. Fortunatamente ebbe l’effetto sperato. Jay si sciolse completamente e la seguì in una risata. – No, nulla del genere! Devo deludere le tue aspettative. – esclamò lui.

Finito di cenare, i due si spostarono nuovamente sul divano. Avevano chiarito, più o meno, la loro situazione; il desiderio di continuare quella storia aveva avuto la meglio su tutto il resto. Sapevano entrambi che ci sarebbe stato bisogno di tempo e pazienza perché le cose andassero per il meglio ma arano certi che la loro determinazione sarebbe stata una grande alleata.

-Sai? – disse ad un tratto lei, la testa appoggiata sulle gambe di lui mentre trasmettevano l’ennesima pubblicità alla televisione – Oggi ho visto la mia amica Mady. Si sposa. – concluse senza sapere nemmeno lei perché gli avesse detto quel dettaglio. Ci sarebbe sicuramente stato altro da dire di quella giornata, per esempio che non aveva più un lavoro…

Il silenzio da parte del detective la fece pentire di quel commento – Non credo di volermi sposare io. Penso che, se si ama una persona, non è una cerimonia, una festa e un bel vestito che rendono il tutto più vero. E una firma su un pezzo di carta non impedisce che quella storia finisca. – si voltò di poco per guardare in viso Jay e si stupì nel vederlo intento ad osservarla – Hai le idee belle chiare, eh?! – sorrise con dolcezza, ripensando alla sua vita. Gli ci vollero pochi istanti per decidere di raccontarle una cosa del passato – Una volta sono stato sposato. – a quell’affermazione Alex si tirò a sedere con gli occhi spalancati – è stata una decisione di due ragazzi troppo giovani e stupidi. Siamo stati assieme solo per una settimana, poi lei è partita per il collage e non ci siamo mai più rivisti. Mi ero completamente dimenticato di lei, un paio di anni fa è apparsa al Molly’s sperando di riallacciare il rapporto… - si interruppe come se si fosse accorto che quella storia implicava qualcosa di più, qualcosa che ancora non voleva rivelare ad Alex. Lei lo guardò ancora più curiosa – E? – domandò – Non avevate firmato le carte del divorzio prima che se ne andasse? – lui scosse la testa – Te l’ho detto: eravamo stupidi. Quando si è rifatta viva l’ho convinta a firmarle. – per quanto Jay avesse cercato di restare neutrale, qualcosa lo doveva aver tradito – Era per un’altra donna, non è così? – chiese la giovane senza distogliere lo sguardo da lui. Halstead fece un verso di scherno – Mi chiedo spesso come tu faccia! – lei fece spallucce – Sono portata per queste cose. Pensa che mi ero quasi iscritta a criminologia! – esclamò col sorriso – Jay è ovvio che fosse per un’altra donna. Senza il divorzio non avresti potuto pensare di sposare l’altra. Deduco che fra voi andasse molto bene! Ma qualcosa è cambiato, altrimenti non mi staresti guardando con quella faccia! – spiegò la ragazza indicandogli il viso – Sta’ tranquillo Jay! Anch’io ho avuto una vita prima, anche se potrei tranquillamente cancellarla. Ho rischiato di finire sposata con un tipo che lasciamo perdere… - alzò le mani in segno di resa e si mise in piedi.

Jay la seguì e la costrinse a riavvicinarsi a lui – Non mi preoccupo per il passato, solo… Il modo in cui se n’è andata Erin… ancora non lo capisco. – confessò. Alex lo strinse in un abbraccio, per quanto le braccia muscolose di uno che andava frequentemente in palestra glielo permettessero. – Erin? Era anche la tua partner nella squadra vero? L’ho sentita nominare una volta da Atwater. – disse piano lei. – Le volevo chiedere di sposarmi poco prima che lasciasse Chicago. – confessò per terminare Jay. Ormai le aveva detto tutto, voleva veramente che quel rapporto potesse evolversi e non voleva dover temere che il passato si ripresentasse quando meno conveniva.

-Visto che siamo in vena di confessioni… - riprese a parlare Alex dopo un po’ che si erano rimessi sul divano nella stessa posizione di prima – Oggi è stata veramente una giornata di merda! Mi hanno licenziata. – il detective strinse la mano che lei teneva sulla sua pancia – Che è successo? - . Lei sbuffò – Ma niente, anzi. Mi dispiace solo per il proprietario… Ha dovuto fare un taglio al personale perché non ha abbastanza clienti e quindi entrate. Le catene di supermercati stanno facendo fallire molti Minimarket. – spiegò tornando a guardare la televisione.

-*-

Antonio, Kim e Hailey stavano visionando tutte le riprese della scena. Erano riusciti a trovare alcune videocamere di sicurezza su un paio di edifici dalla parte opposta della strada. Ruzek ed Atwater invece si stavano occupando dei nastri recuperati dalle reti televisive che si trovavano sulla scena durante la seconda esplosione.

-Trovato! – esclamò trionfante Upton. Bloccò il video nel momento esatto in cui si vedeva un uomo incappucciato appoggiare uno zaino davanti alla vetrina dei Chicago Veterans – è lui! è il nostro uomo! – tornò indietro di alcuni frame, cercando di capire da dove fosse arrivato. Per pura fortuna, all’incrocio ancora coperto dalle telecamere, un ragazzino aveva urtato il sospettato facendogli cadere il cappuccio. L’uomo era di spalle alla videocamera ma il suo riflesso nella vetrina lì accanto era nitido. – Abbiamo un’immagine! – tutta la squadra era elettrizzata – Provo ad inserirlo nel registro. Speriamo che dia qualche risultato… - disse Adam iniziando a digitare qualcosa sul suo computer.

Il cellulare di Antonio vibrò sul tavolo annunciando l’arrivo di un messaggio. Lesse velocemente e fece un sorriso divertito – è Jay! Chiede se ci sono novità! – Kevin scosse la testa – Ma non può starsene un po’ tranquillo?! Come sta? – Dawson finì di rispondere al messaggio poi riportò l’attenzione ai suoi colleghi – Dice di star bene. In ospedale l’hanno dimesso in tempi record quindi non sarà nulla di grave. Domani sarà di nuovo al lavoro, conoscendolo… -

-A meno che qualcuna non lo convinca a starsene a letto! – l’allusione per nulla velata di Adam gli causò una sberla sul braccio da parte di Burgess – Ma smettetela! È così ovvio che quei due stiano assieme già da un po’. Quante volte li abbiamo visti assieme al Molly’s? Per non parlare del fatto che Halstead abbia un particolare aroma di gelsomino sui vestiti solo determinati giorni! – Dawson gli diede una pacca sulla spalla – Amico, se non lo sapessi, direi che sei geloso e anche un po’ inquietante! – scherzò il detective. Upton si intromise tra i due – Per quel che mi riguarda, mi sembra che sia più rilassato. Il suo lavoro lo fa sempre bene, della su vita privata non dovremmo interessarci. – quel commento fece smorzare ogni altro tentativo di continuare il discorso. Tutti tornarono al proprio lavoro.
   
 
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