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Autore: lucrezia_colombo    28/12/2019    0 recensioni
Odiava la pioggia, odiava il freddo e l’umidità, preferiva di gran lunga giornate calde e afose, l’estate gli aveva sempre portato bei ricordi e spensieratezza. Al contrario, l’autunno non gli era mai piaciuto nonostante i suoi bei colori: aveva sempre trovato malinconica la caduta delle foglie, quasi come se tutta una serie di ricordi ed avventure lo stessero salutando dicendogli addio. Per non parlare dell’inverno, l’aveva sempre detestato: la neve era gelida, i paesaggi erano così bianchi e tristi, privi di colore. L’inverno era bello solo se passato in casa con una tazza di cioccolata fra le mani e giustamente lui era allergico al cioccolato.
Genere: Fluff, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Hajime Iwaizumi, Tooru Oikawa
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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E se Oikawa e Iwaizumi avessero litigato e non si fossero parlati per un anno intero? In questa one shot troverete i due migliori amici separati: i due infatti hanno avuto un litigio importante al primo anno, portando Hajime a lasciare il club di pallavolo definitivamente.
Precisazioni: Iwaizumi, Matsukawa e Hanamaki sono tutti nella stessa sezione, per questo sono rimasti amici anche dopo il litigio, senza mai schierarsi con qualcuno. Contrariamente, Oikawa è in un’altra classe, vede dunque i due solo agli allenamenti. I fatti si svolgono al terzo anno, Iwaizumi fa parte del club di baseball e suona anche in una band con la quale ogni tanto si esibisce. Tutti a scuola ne sono a conoscenza eccetto Oikawa, che ovviamente è troppo concentrato nel battere la Shiratorizawa per prestare attenzione ad altro (cause he dumb ed egocentrico). Nella band di Iwaizumi sono tutti giocatori di pallavolo provenienti da scuole diverse (perdonatemi ma sogno i miei figli tutti insieme e felici, in particolar modo quelli del terzo anno che amo alla follia lol): Semi Eita, dalla Shiratorizawa (chitarra e voce); Sugawara Koushi e Daichi Sawamura, dal Karasuno (rispettivamente tastiera e batteria). Inoltre grazie alla conoscenza di Semi, Suga e Daichi, Iwaizumi ha conosciuto anche le altre squadre, con cui è in buoni rapporti. Di conseguenza anche Hanamaki e Matsukawa, che sono andati a vederlo qualche volta, hanno messo da parte le ostilità e hanno fatto amicizia con i vari giocatori, compreso Ushijima (che non si merita tutto sto odio ma va bene, Furudate fai pure il bullo).
Nella speranza che la storia sia di vostro gradimento, buona lettura :)

 
 
La pioggia cadeva copiosa, i nuvoloni neri non smettevano di coprire il cielo da una settimana buona e per Hajime, lui che era particolarmente meteoropatico, era un grosso problema. Odiava la pioggia, odiava il freddo e l’umidità, preferiva di gran lunga giornate calde e afose, l’estate gli aveva sempre portato bei ricordi e spensieratezza. Al contrario, l’autunno non gli era mai piaciuto nonostante i suoi bei colori: aveva sempre trovato malinconica la caduta delle foglie, quasi come se tutta una serie di ricordi ed avventure lo stessero salutando dicendogli addio. Per non parlare dell’inverno, l’aveva sempre detestato: la neve era gelida, i paesaggi erano così bianchi e tristi, privi di colore. L’inverno era bello solo se passato in casa con una tazza di cioccolata fra le mani e giustamente lui era allergico al cioccolato.
In quei giorni non era mai riuscito a concentrarsi e anche solo riuscire a rilassarsi per cinque minuti gli sembrava impossibile: qualsiasi piccola cosa lo indisponeva in modo smisurato senza un motivo sensato, non riusciva ad avere una conversazione decente con qualcuno che subito sfociava in una lite, finendo sempre con l’insultare l’altro interlocutore. Non era mai stato un teppista,  uno che andava a cercare la rissa, eppure quando arrivava il maltempo il suo umore ne risentiva particolarmente e mostrava un lato del suo carattere completamente diverso dal solito. Non riusciva nemmeno a comunicare coi suoi compagni di band, persino con Sawamura, uno dei suoi migliori amici, sempre paziente e gentile. Chi lo conosceva tendeva a non farci troppo caso e a lasciarlo nel suo brodo, attribuendo tutto alle caratteristiche del suo segno zodiacale (era un gemelli dopotutto), però capitava che chi lo vedeva come un semplice conoscente rimanesse offeso dalle sue frasi, una volta era persino riuscito a far piangere una ragazza: la poverina aveva provato a parlargli in continuazione, seguendolo per quattro giorni consecutivi, cercando il momento giusto per farsi avanti e dichiararsi. Hajime l’aveva notato e anche i suoi amici si erano premurati di farglielo sapere, suggerendogli di trattarla bene e non fare il cafone, ma la ragazza aveva avuto un tempismo terribile: continuava a piovere da giorni e Hajime avrebbe dovuto saltare le prove della band per studiare per il test di recupero del giorno dopo, mentre lei ignara di tutto si era presentata davanti alla sua classe conducendolo in un luogo più isolato per dichiarargli i suoi sentimenti, optando per il cortile, sotto i porticati proprio affianco alla mensa. Quando la poveretta era riuscita a trovare le parole, Hajime aveva già il fondo dei pantaloni inzuppati e la sua pazienza era ormai al limite. Facile immaginare i modi con cui il ragazzo l’aveva rifiutata. Ovviamente Matsukawa e Hanamaki avevano assistito alla scena in disparte, sgridandolo a dovere una volta rientrato in classe.
Attraversò il cancello con aria torva e intravide una folla vicino all’ingresso della scuola: probabilmente Oikawa Tooru stava bloccando il passaggio perché circondato dalle sue ammiratrici. Alzò gli occhi al cielo, non era possibile, tutte a lui quella mattina? Qualcuno doveva proprio odiarlo. Succedeva spesso, quasi ogni giorno: il capitano della squadra di pallavolo veniva fermato da una ragazza, rispondeva a una sua domanda e dopo di che veniva circondato subito da altre dieci e tempestato da altre tante domande (alcune persino piuttosto dirette e esplicite). Hajime sbuffò ancora più nervoso di prima: non solo avrebbe dovuto attraversare una calca di persone, ma avrebbe anche rischiato di fare tardi a lezione. All’inizio la cosa lo disturbava ma cercava di non farci troppo caso, non era mica colpa del pallavolista se era bravo in qualcosa, ma quando aveva visto come approfittasse della sua fama e del suo carisma per provarci con letteralmente chiunque smise di giustificarlo e dal secondo anno finirono per allontanarsi. Fu quando Iwaizumi abbandonò il club di pallavolo.
Cercò di farsi largo tra la folla, chiedendo continuamente “Permesso” in modo piuttosto brusco, voleva allontanarsi il prima possibile passando inosservato. D’altronde si era sempre preoccupato di mantenere un basso profilo a scuola, anche se negli ultimi tempi gli era diventato piuttosto difficile. Purtroppo per lui però Oikawa lo notò all’istante, distraendosi un attimo guardandolo passare con non poche difficoltà. Quando una delle ragazze attorno a lui lo richiamò si riprese e perfido decise dunque di fermarlo.
“Buongiorno Iwaizumi!” lo salutò civettuolo col tentativo di attirare la sua attenzione.
Hajime si voltò sorpreso: erano diventati ormai semplici vicini di casa, da quando Iwaizumi gli aveva chiaramente fatt0 capire di non voler essere amico di uno che sfruttava le persone. Tooru non l’aveva presa per niente bene: l’aveva accusato di essere solo invidioso perché le ragazze non lo cercavano affatto e nessuna si era mai dichiarata a lui; che era stato al suo fianco solo per essere notato anche lui. A quel punto l’altro aveva ribattuto che se era ciò che veramente pensava di lui e se davvero lo reputava una persona di così bassi valori, allora avrebbero potuto benissimo finire quella conversazione seduta stante: non c’era nulla che li accomunava più, neanche la pallavolo, a cui Hajime aveva sempre giocato per passare più tempo con lui e farlo contento. Si ricordava benissimo Oikawa girare le spalle e avviarsi incavolato verso la palestra, mentre lui furioso se n’era tornato a casa. Da quel giorno smise di presentarsi agli allenamenti.
Non lo avrebbe mai ammesso, però quella sera sotto la doccia si era messo a piangere e aveva sfogato tutta la sua rabbia e tutta la sua frustrazione contro le piastrelle del bagno, perché si era reso conto di aver perso il suo migliore amico. Nonostante sapesse di aver fatto bene ad allontanarsi da lui, gli dispiaceva terribilmente aver perso una persona così importante. Oikawa era diventato un approfittatore e non riusciva a sopportare di vedere tutte quelle ragazze lasciate senza validi motivi, ma solo perché si era stancato di loro; se lo ricordava come una persona diversa, molto più gentile; accettare che fosse cambiato così tanto era stato difficile, ma ancora di più capire che non poteva più stargli accanto perché andava contro tutti i suoi principi. Arrivare a questa decisione era stato doloro e gli era costato una serie di notti insonni, oltre che alla conclusione che non lo aveva mai visto come un semplice amico. Così si era buttato nel baseball e soprattutto nella musica, entrando in una band che sfortuna (o fortuna) vuole erano componenti di quelle squadre che aveva sempre considerato rivali: Semi Eita della Shiratorizawa, Sawamura Daichi e Koushi Sugawara del Karasuno. Il primo giorno di prove, nel semiterrato di casa Daichi, per il moro era stato al quanto strano: avevano passato tutto l’anno prima come rivali, ma dopo dieci minuti aveva notato un’atmosfera decisamente più calma e socievole, priva di qualsiasi tipo di pressione, ma piuttosto spensierata e per Hajime era stato più semplice del previsto inserirsi nel gruppo, legando in fretta con ognuno di loro. Quei tre erano stati come manna dal cielo per un Iwaizumi letteralmente a pezzi.
Tornò al presente e guardò il castano confuso: cosa mai avrebbe potuto volere da lui? Decise di chiederglielo senza troppi giri di parole, non aveva mai avuto molti riguardi nei confronti del capitano della squadra di pallavolo maschile, figurarsi se proprio quel giorno si sarebbe trattenuto: non era proprio in vena di carinerie e gentilezze varie.
“Oikawa, buongiorno. Vuoi qualcosa?” parlò diretto Hajime, provocando un lieve sgomento nelle “fan” del pallavolista. Sapeva di non essere stato molto educato, ma voleva concludere la conversazione in fretta e andare dai suoi amici o anche semplicemente in classe a ripassare qualcosa. Tutto pur di passare altro tempo in uno spazio ristretto ad affrontare conversazioni a suo parere inutili, già sapeva che qualsiasi cosa gli avesse chiesto il castano lui gli avrebbe risposto con un secco “No”.
“Come sei scontroso, sei nervoso Iwa-chan? Non ti piace la pioggia?” lo punzecchiò l’altro, utilizzando quello stupido nomignolo datogli da bambino. Era certamente a conoscenza di quanto odiasse giornate come quelle, ma la tentazione di provocarlo era stata troppa da poter resistere. Iwaizumi si fermò e incrociò le braccia, guardando l’altro ancora più infastidito.
“Vai al dunque Trashikawa.” Oikawa sorrise, questa volta sicuro di avere la sua attenzione e non perse tempo andando subito al punto.
“Così scortese Iwa-chan, non sei cambiato di una virgola. Bene, stiamo cercando altri giocatori, vogliamo arrivare primi agli interliceali. Tu eri bravo a pallavolo, no? Al primo anno te la cavavi piuttosto egregiamente, anche quando non ero io ad alzare, perché non torni nel club?” Iwaizumi alzò il sopracciglio, non aveva la minima voglia di tornare in un club dove giocava Oikawa e che gli avrebbe tolto ulteriore tempo, era al terzo anno e non poteva impegnarsi troppo: non si allenava a giocare da un anno intero, mettersi in pari con la squadra gli sarebbe costato allenamenti extra, togliendo tempo alle prove con la band. Non se ne parlava proprio.
“Ma non è la Shiratorizawa ad essere la favorita?” le ragazze attorno a loro trattennero il respiro, sapendo dell’odio verso la squadra avversaria Iwaizumi non era riuscito a resistere: sapeva da Semi, anche lui nella squadra di pallavolo della Shiratorizawa, che al momento era la sua scuola a prevalere sulle altre in quanto squadre maschili, mentre erano stati Hanamaki e Matsukawa a riferirgli degli allenamenti extra del capitano nel tentativo di migliorare il suo servizio e battere Ushijima Wakatoshi.
“Non per molto.” rispose infastidito l’altro scoccando la lingua sul palato, segno che quello era sicuramente un argomento tabù per l’alzatore. Toccò ad Hajime ghignare questa volta.
“Be’ comunque non mi interessa grazie, sono già impegnato.” Rispose con una scrollata di spalle, cercando di allontanarsi e reputando la conversazione finita, ma al contrario, Oikawa non aveva intenzione di mollare l’osso.
“Ah giusto, sei già nel club di baseball. Ma aspetta, non aveva per caso chiuso per troppi pochi partecipanti?” domandò innocente Oikawa, anche se il suo sorriso non aveva niente di innocente. Iwazumi si girò nuovamente verso il giocatore e lo guardò più torvo di prima, consapevole di come sarebbe finita la conversazione. Vedeva già la vicepresidenza chiamare il suo nome e l’ennesima sgridata della settimana attenderlo. Pregò di sbagliarsi, nonostante l’idea del castano con la narice sanguinante lo allettasse assai.
“Si.” Parlò a denti stretti. Lo detestava. Lo detestava ancora di più quando non si preoccupa nemmeno di nascondere quel maledetto sorriso di scherno che si dipingeva sul volto ogni qualvolta sapesse di star vincendo.
“Bene, allora sei libero per un’altra attività! Ti annoierai sicuramente a stare tutti i pomeriggi in casa, Iwa-chan, il mio è un caro invito ad un vecchio amico.” Oikawa batté le mani felice, sicuro di avere l’altro in pugno, ma ancora una volta Hajime riuscì a sorprenderlo. A quanto pare non lo conosceva così bene come pensava.
“Suono in una band, come ti ho detto sono già impegnato e non mi interessa minimamente giocare con qualcuno di così spocchioso. Trovati qualcun’altro.” Iwaizumi lo lasciò in mezzo all’ingresso, allontanandosi velocemente, sia mai che all’ultimo sarebbe riuscito a trovare qualcosa da ribattere, tenendolo lì a parlare per altri dieci minuti. Quella mattina, oltre che la pazienza, non aveva nemmeno tempo da perdere.
Tooru rimase immobile, guardandolo andar via. Da quando Iwaizumi suonava in una band? Lo vedeva tornare a casa tutti i giorni dopo scuola, era subito giunto alla conclusione che passasse le giornate a studiare. Iwaizumi era da sempre stato un ragazzo diligente, non gli era sembrata tanto strana l’ipotesi, eppure si era completamente sbagliato. Quando aveva scoperto giocasse nella squadra di baseball, si era premurato di convincere quei pochi partecipanti a lasciare il club ed unirsi al suo o ad altri più “interessanti”, giusto per lasciare un numero insufficiente di aderenti e far smettere all’attività di esistere, così da avere la scusa buona per trascinarlo nuovamente nel suo mondo. Gli mancava da morire il suo amico, nessuno lo aveva mai capito quanto Iwaizumi, lo sapeva benissimo. Se c’era qualcuno che lo conosceva come le sue tasche era proprio lui e quella separazione gli aveva causato una ferita profonda. Sapeva benissimo di non pensare realmente ciò che gli aveva detto quel giorno, ma l’orgoglio si era fatto sentire e non era riuscito a trovare il coraggio per andare a scusarsi e dirgli che era solo un modo per farsi notare da lui, che invece sembrava essere l’unica persona al mondo a non guardarlo come voleva veramente. Pensava di averlo in pugno, ma Iwaizumi si era trovato altri impegni e aveva sostituito il volley con due diverse attività e sapeva benissimo che togliergli la musica non sarebbe stato affatto facile come con il baseball. Si era trovato davanti una persona diversa da quella che aveva lasciato, con nuove passioni e probabilmente anche nuovi amici.
Quel giorno gli allenamenti di Tooru furono disastrosi: non riusciva a concentrarsi, sbagliava continuamente alzate e non riusciva ad adattarsi alla sua squadra. Lui, che si vantava di riuscire ad inserirsi ovunque tirando fuori il meglio da qualsiasi giocatore, non era più in grado di condurre la squadra di cui era capitano, piuttosto si era ritrovato a camminare su una linea parallela, destinata a non incontrarsi mai con l’altra, nemmeno per sbaglio. Persino i suoi servizi ne avevano risentito e non erano più efficaci come prima, ma o erano prevedibili e da ricevere con facilità o tutti dei fuori campo, quasi degli home run. Stava impazzendo, sbraitava contro i primini incolpandoli di non sapeva neanche lui cosa, si sforzava senza riuscire e la rabbia aumentava a dismisura. Era diventato incontrollabile, tanto che il coach si trovò costretto a richiamarlo più e più volte, finendo col mandarlo a casa a schiarirsi le idee. Come diavolo avrebbe fatto a schiarirsi le idee se un ragazzo in particolare gli occupava la mente? Doveva sapere di più, moriva dalla curiosità di sentirlo suonare, sapere quale fosse la sua postazione, chi erano i suoi compagni, a chi dedicava quel tempo che a lui non dedicava più.
Matsukawa lo vide ai bordi della palestra fare stretching e rilassare i muscoli, coi nervi a fior di pelle e sovra pensiero. Forse la cosa migliore sarebbe stata lasciarlo nel suo brodo, ma si disse che per il ben della squadra sacrificarsi sarebbe stato decisamente meglio che rischiare di perdere qualche primino: nel peggiore dei casi gli avrebbe tirato dietro la borraccia. Lo raggiunse preoccupato, sicuro che se il suo capitano era ridotto in quello stato per forza di cosa c’era un motivo e, che ci scommettesse la sua posizione da titolare, quasi sicuramente Iwaizumi era quel motivo. L’amico infatti giusto quella mattina aveva raccontato a lui e a Takahiro cosa era successo fra di loro ed entrambi sapevano perché i due non si parlavano più, come sapevano quanto avessero sofferto a causa di quella lite e quanto invece desiderassero tornare indietro e cancellare tutto.
“Ohi, che ti prende oggi?” parlò il centrale cauto, nel tentativo di aiutare l’amico e sperando di non aver appena causato una valanga di insulti. Oikawa invece si girò a guardarlo tranquillo, stupendo il centrale, che si aspettava tutt’altro che calma. Gli faceva quasi paura.
“Sapevi che Iwaizumi suona in una band?” domandò il castano sempre col solito sguardo distratto che lo aveva caratterizzato per tutta la giornata. Bingo, esattamente come si aspettava: il motivo di tutto quel fardello era l’ex giocatore della Seijo. Tirò un sospiro di sollievo, forse la situazione non era così poi messa male.
“Si, è molto bravo.” Rispose Issei senza pensarci troppo, dopotutto perché mentire? Hajime li aveva invitati ad assistere a una loro performance più volte e lui ed Hanamaki avevano sempre accettato volentieri, felici che qualcuno di così introverso e timido come il loro amico potesse aver voglia di condividere un aspetto della propria vita così personale e privato. Oikawa lo guardò sorpreso.
“L’hai sentito suonare?” il castano si trovò per un secondo ad odiare l’altro: lo invidiava da morire, avrebbe pagato oro non solo per essere di nuovo così vicino al moro, ma anche per sentirlo solamente parlare un attimo, poterlo vedere impegnarsi per qualcosa che lo appassionava. Trattene il respiro a un tale pensieri, doveva essere proprio bello. Prese un sorso dalla borraccia.
“Si, qualche volta ha invitato me e Makki a una delle serate in cui suonava. Scusa ma davvero non lo sapevi? Tutti a scuola ne sono a conoscenza, un sacco di ragazze sono venute a vederlo e gli hanno chiesto di uscire. Secondo te di chi è tutto il cioccolato che ho in borsa? Hajime me lo da perché è allergico e non ha il coraggio di rifiutare e dirgli che in realtà è gay e non gli interessano per ovvi motivi.” domandò perplesso il centrale, sicuro che chiunque all’interno della scuola sapesse della passione di Hajime, dopotutto era capitato che persino i professori si complimentassero con lui.
“COSA?!” Tooru ruschiò di strozzarsi con l’acqua. Iwaizumi, un musicista, un sacco di ragazze, gay. Wow, erano un bel po’ di informazioni da digerire. Ma dove diavolo aveva vissuto per tutto quel tempo? Come aveva fatto a non farci caso, ad ignorare un particolare così importante del ragazzo che segretamente amava? Come?! Forse il suo Iwa-chan si era accorto del suo orientamento durante quell’anno trascorso separati, ma anche se fosse stato, non avrebbe dovuto mandare che ne sapeva, dei segnali? Un qualsiasi cosa che gli facesse capire di avere almeno una possibilità. Invece non aveva colto nulla, troppo concentrato su se stesso e sulla fama che stava acquisendo. Era diventato una persona orribile, finendo per abbandonare l’unica persona di cui davvero gli interessasse qualcosa. E pensare che aveva fatto tutto solo per farsi notare da Iwaizumi.
“Ops, scusa, questo sarebbe un segreto. Non dirlo in giro per favore o è la volta buona che mi uccide.” Issei lo guardò con un sorriso di scuse. Ad essere sinceri non aveva proprio sbagliato a dirglielo, sperava che venendo a conoscenza di questo piccolo particolare il castano si svegliasse e si decidesse a provarci davvero una volta per tutte col moro. Vedere due persone così perfette l’una per l’altra, ma non stare insieme per delle stupide incomprensioni era davvero frustrante. Si ritrovò a dare dello stupido a entrambi, troppo ofuscati dall’orgoglio per vedere la realtà dei fatti.
“Senti, domani se non hai nulla da fare vieni con noi.” Gli propose e Tooru lo guardò confuso.
“Io ed Makki andiamo a vederlo al bar all’angolo del quartiere commerciale, è dalle parti del liceo Karasuno. Così lo senti di persona e la smetti di giocare in un modo così pietoso, ci fai pena.” Issei lo salutò con una pacca sulla spalla, ritornando agli allenamenti e rassicurandolo che gli avrebbe mandato luogo e posizione una volta tornato a casa.
Tooru raccolse le sue cose e andò a cambiarsi. Il tragitto verso casa fu rapidissimo, mentre una volta sul letto il tempo sembrò rallentarsi all’istante, ritrovandosi a scandire secondo per secondo e tremando ogni volta che il cellulare emetteva un suono, notificandogli l’arrivo di qualche messaggio, ma ogni volta che controllava non era mai Mazukawa. Cercò di distrarsi leggendo uno dei suoi manga sugli alieni, ogni tanto controllava fuori dalla finestra nella speranza di vedere Iwaizumi uscire o rincasare così da aver la scusa per importunarlo; a un certo punto accese pure la TV, nel tentativo di svuotare la mente, ma ben presto si rese conto che nemmeno la sua serie preferita sarebbe stata in grado di attirare la sua completa attenzione. Aveva mille domande che gli frullavano nella testa: avrebbe fatto bene ad andare a vederlo? E se si fosse rifiutato di suonare? E se gli avesse impedito di entrare? E se invece c’era qualcuno di importante per Iwaizumi lì ad aspettarlo, come un possibile ragazzo? Non era sicuro di poter sopportare la vista del suo Iwa-chan fra delle braccia che non erano le sue. Forse era meglio stare a casa, al riparo, sicuro che se non si presentava non avrebbe di certo potuto rifiutarlo. Si diede dell’idiota. Da quando Oikawa Tooru si faceva prendere da tutti questi sentimentalismi? Un trillo interruppe i suoi sentieri, Matsukawa gli aveva mandato tutte le informazioni necessarie per raggiungerli il giorno seguente e subito tutta una seconda ondata di pensieri lo travolse, lasciandolo sveglio fino alle quattro del mattino, quando sfinito si abbandonò fra le coperte.
Il giorno dopo si presentò al famigerato bar con due borse sotto gli occhi, pregando di essere vestito giusto per l’occorrenza e di non essere troppo carino o elegante. Quando vide i due amici attenderlo all’entrata si rilassò: anche loro avevano optato per un comodo e casual outfit, facendogli tirare un respiro di sollievo, almeno un preoccupazione in meno.
I tre entrarono nell’angusto locale e Tooru seguì i due compagni al bancone, ordinando anche lui una birra come i suoi amici. Si guardò intorno e strabuzzò gli occhi quando vide dall’altra parte della sala il Hajime ridere e scherzare con quello che sembrava proprio Ushijima Wakatoshi, accompagnato dal Guess Monster, Satori Tendo. Cercò di focalizzare al meglio i tre soggetti, ma nonostante le luci basse non lo aiutassero affatto, riuscì a distinguerli perfettamente: erano proprio loro tre e stavano davvero ridendo. Si sentì male, si sentì tradito. Il suo nemico e il suo amato. C’era così tanto che suonava sbagliato in quella frase. Erano davvero cambiati così tanto? Così tanto da portare Iwaizumi a socializzare con qualcuno di così diverso da sé. O forse era stato sempre e solo lui a vedere un rivale in Ushijima, che come ogni capitano voleva solo portare la sua squadra alla vittoria e ai campionati nazionali. Si sentì terribilmente egoista.
“Dovresti piantarla di odiare Wakatoshi, non è una brutta persona. È davvero gentile, ha solo un modo un po’ diretto di dire le cose, però è simpatico. E anche Tendo. Sono bravi ragazzi, è facile andare d’accordo con loro se non li guardi da subito come avversari.” Lo riprese Hanamaki sorseggiando la sua birra e guardando Oikawa, che non smetteva di fissare il trio dall’altra parte del locale. Lo capiva benissimo, anche per lui era stato quasi impossibile all’inizio sopportare la presenza di quei due, abituato com’era a vederli come nemici. Però Hajime gli avevo chiesto di provarci, di provare a dargli una possibilità spiegandogli che erano delle persone, oltre che a dei giocatori di pallavolo di squadre diverse. E così aveva iniziato a parlare col rosso e successivamente Ushijima si era inserito nella conversazione, risultando un ragazzo schietto ma comunque gradevole. Si era reso conto di aver rischiato di lasciare che i pregiudizi che aveva gli precludessero la possibilità di fare nuove amicizie.
Tooru annuì contrario e anche un po’ basito. Le luci si spensero definitivamente lasciando illuminato solo il palco sul quale dopo qualche minuto salirono i componenti del gruppo. Hajime si posizionò davanti al basso, prendendo lo strumento fra le mani e accarezzandolo dolcemente, con cautela, quasi avesse paura di poterlo rompere, anche se Oikawa sapeva bene che con tutta quella cura non avrebbe mai potuto nemmeno graffiarlo: quante attenzioni si premurava di dare a ciò che riteneva di estrema importanza... Sentì la gelosia gonfiargli il petto.
Lanciò una veloce occhiata agli altri componenti e notò divertito che erano tutti pallavolisti, ridacchiando divertito nella testa li soprannominò “I ragazzi del campo accanto”. Gettò dunque un’altra veloce occhiata in giro per il locale, notando perlopiù studenti e qualche ragazzo delle rispettive squadre degli altri tre ragazzi che condividevano il palco con Iwaizumi. Quello era per caso Tobio-chan? Spostò ancora una volta lo sguardo divertito, sarebbe andato a tormentarlo un po’ appena avuta l’occasione. Un piccolo gruppo di fan si era radunato davanti al palco, impaziente di sentire i quattro suonare e dopo poco furono accontentate. Tooru concentrò tutta la sua attenzione su Hajime, ammirando con che maestria pizzicasse le corde del basso, ritrovandosi ben presto a  desiderare tutte quelle carezze per se, geloso delle sue mani. Si ricordava ancora l’ultima volta che Iwaizumi aveva passato le dite delicate fra i suoi capelli, accarezzandogli la cute, solleticandogli la fronte e coprendogli il viso dai raggi solari. Era una fresca giornata d’estate, di qualche anno prima. Anche allora aveva sentito la stessa elettricità che percepiva in quel momento guardandolo muovere le dita affusolate sulla chitarra, solo che all’epoca non era riuscito ad identificare quei sentimenti che ora gli parevano così chiari.
Si perse nella sua figura, sfruttando ogni singolo attimo per poter cogliere quanti più particolari potesse dal suo vecchio amico. Il taglio di capelli non era affatto cambiato, ma contrariamente a qualche anno prima, i bicipiti e i tricipiti si erano fatti più evidenti, mostrando i frutti del baseball.
Non si rese conto che la canzone era finita fino a quando non vide lo stesso Hajime ringraziare gli spettatori e scendere dal palco dirigendosi verso di lui. Impossibile, forse aveva visto Matsukawa e Hanamaki, probabilmente stava venendo a salutare loro. Peccato, si rese conto, che i due erano spariti dalla circolazione e lui non se ne era nemmeno accorto, ipnotizzato com’era dal musicista. Iwaizumi si stava dirigendo davvero verso di  lui. Cosa gli avrebbe detto? Ce l’avrebbe fatta a scusarsi? E se avesse vomitato per l’ansia e l’emozione? Dannazione. Il panico gli bloccò le gambe, scappare non era un’opzione, anche il suo corpo si stava imponendo perché affrontasse una volta per tutta il problema “Hajime bellomadannato Iwaizumi”.
Anche il moro non se la passava troppo bene: le mani gli sudavano freddo e sentiva la voce leggermente tremolante; giusto poche ore prima era venuto a conoscenza della presenza dell’altro alla sua esibizione. Era stato riluttante all’inizio quando i due amici gli avevano annunciato che anche Oikawa sarebbe venuto quella sera, ma alla fine Suga gli aveva consigliato di andare da lui dandogli almeno la possibilità di scusarsi e Semi aveva annuito vigorosamente, Daichi si era risparmiato in quanto frasi varie optando una vigorosa pacca d’incoraggiamento appena finita l’esibizione. Sapevano tutti della sua cotta segreta per il ragazzo e sapevano tutti quanto gli mancasse avere il castano attorno, lui per primo. Sperava davvero che Oikawa non lo deludesse ancora una volta.
Si avvicinò con cautela, quasi timoroso di rimanere ancora un volta bruciato da sentimenti pericolosi.
“Oikawa. Cosa ci fai qui?” Tooru sorrise, il solito burino.
“Sono venuto a sentire la vera star della scuola. Pensavo di essere io quello a rimorchiare di più, ma ovviamente non ero ancora a conoscenza del tuo fanclub.” Con la testa indicò il gruppetto di ragazze che aspettava in disparte che i due finissero di parlare per chiedere l’autografo al musicista. Hajime sorrise tristemente al ricordo: era vero, aveva ottenuto anche lui delle ammiratrici, ma non era ciò che aveva sempre voluto.
“Sei invidioso perché non fanno più il tifo per te, Trashykawa?” gli rispose a tono Hajime, provocandolo leggermente e il castano sorrise, forse quel nomignolo era un segno, forse potevano davvero mettere le cose a posto. 
“Mi bastavi tu a fare il tifo per me.” Sussurrò Oikawa abbassando lo sguardo verso il suo bicchiere, ma l’altro lo sentì ugualmente e spalancò gli occhi. Subito sentì una rabbia montargli nel petto, era serio?
“Ho sempre tifato per te, lo sai benissimo. Ma tu non vedevi nessuno oltre al tuo smisurato ego e pare che la situazione non sia cambiata di una virgola.” Rispose duro, di certo non era venuto per farsi dire che non era stato un buon amico. L’alzatore assunse uno sguardo confuso, aveva detto qualcosa di sbagliato? Probabilmente aveva frainteso le sue parole, proprio l’ultima cosa che desiderava. Alzò lo sguardo deciso verso l’altro, doveva parlare chiaramente o era sicuro che lo avrebbe perso ancora una volta.
“Sono consapevole di essere stato davvero egoista e di questo ti chiedo scusa. So anche che a modo tuo mi sei sempre stato affianco e di supporto Iwa-chan, solo che io volevo di più. E lo voglio ancora. Non mi bastava una semplice amicizia allora e non mi basta adesso.” Fissò gli occhi in quelli di Iwaizumi e si soffermò a catturare i particolari del suo viso: un lieve strato di barba gli incorniciava il volto, un nuovo orecchino si faceva notare sul lobo sinistro.
Hajime invece rimase di stucco, ancora una volta l’ex capitano era riuscito a togliergli le parole di bocca lasciandolo in uno stato confuso. Ma subito si riprese e un sorriso sincero e imbarazzato cancellò il solito broncio.
“Oikawa Tooru, vuoi da bere?”
“Cosa?”
“Ti ho chiesto se vuoi da bere.” Ripetè Hajime, portando una mano dietro il capo, palesemente imbarazzato, denotando la sua inesperienza in quel campo. Immediatamente le guance di Oikawa si tinsero di rosso, fortuna che il bar non era troppo illuminato, pensò.
“Ma Iwa-chan hai sentito quel che ti ho detto?” chiese titubante, non sicuro che l’altro avesse ben capito la situazione. Non era forse nel mezzo di una dichiarazione? Da quando si rispondeva così a una dichiarazione? Era forse un… oh. Oh. Mentalmente si diede una pacca sulla fronte, si reputava più sveglio di quanto non fosse.
“Si, per questo ti sto chiedendo se vuoi da bere. Oggi sei davvero carino.” Oikawa pensò che Iwaizumi avrebbe potuto avere uno stuolo di ragazze ai suoi piedi se solo non fosse stato timido. Era decisamente bravo a flirtare. Si riprese all’istante e fece comparire il solito finto sorrise innocente.
“Prendo un Gin Lemon.” Gli schioccò un occhiolino e Hajime alzò gli occhi al cielo sorridendo. Ecco, era tornato il solito Oikawa di sempre. Non poté negare di esserne felice.
“Sei proprio penoso, Shittykawa.”
“Adesso entrerai a far parte del mio club?”
“No.” Ovviamente non si premurò di fargli sapere che quello stesso pomeriggio aveva preso il modulo di richiesta dalla segreteria.




 

Holaaa I'm back!

Che dire, non capisco se ciò che ho scritto mi piace o meno, davvero lol. Spero che almeno a voi che leggete sia stato quantomeno gradevole e che abbiate trovato il testo scorrevole e non pesante. Ammetto che il finale è stato proprio divertente scriverlo, soprattutto perchè ho cercato di rendere al massimo quel lato scherzoso e flirty di Oikawa che fallisce ogni volta e quello più da timidone di Iwaizumi, che invece conquista tutti. Nella mia testa vedo Oikawa come quello che ci prova per scherzo ma quando vede che l'altro sta al suo gioco non sa cosa fare perchè "DANNAZIONE STAVO SOLO SCHERZANDO NON FACEVO SUL SERIO", mentre Iwaizumi è quello più da "Vuoi giocare? E allora giochiamo bitch.". Lo so, è evidente che io abbia un problema.
Fatemi sapere con una recenzione se vi è piaciuta, spero di riuscire a scriverne altre prima del mio futuro suicidio perchè non. voglio. tornare. a. scuola.
Un bacione!
-lus

   
 
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