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Autore: crazy lion    29/12/2019    2 recensioni
Attenzione! Spoiler per la presenza nella storia di fatti che Demi e la sua famiglia hanno vissuto, raccontati nel libro di Dianna De La Garza "Falling With Wings: A Mother's Story", non ancora tradotto in italiano.
L'inverno è una delle stagioni preferite da bambini e ragazzi, soprattutto grazie al periodo natalizio e, si spera, alla presenza della neve. In questa serie di storie ambientate durante le feste natalizie Demi, ancora piccola, vivrà assieme alla sorella e a due amici dei bei momenti, alcuni divertenti, altri profondi. Certe esperienze, per fortuna, a volte non si scordano, insegnano qualcosa, in certi casi fanno crescere e rimangono impresse nella memoria per sempre. Demetria ancora non lo sa, ma per lei e gli altri tre bambini questi saranno infatti inverni da ricordare.
Disclaimer: con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di questa persona, né offenderla in alcun modo. Vale non solo per Demi, ma anche per tutti gli altri personaggi famosi dei quali ho parlato.
Genere: Fluff, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Demi Lovato, Nuovo personaggio
Note: Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate
Capitoli:
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LEZIONI DI PATTINAGGIO
 
Era il 26 dicembre e a Demi, che aveva poco più di nove anni, pareva che solo in quel momento potesse finalmente tirare un gran sospiro. In particolare negli ultimi mesi, ma non solo, per lei e Dallas la vita era stato un continuo di audizioni, in particolare sin da quando avevano vinto il "Cinderella", ovvero un concorso di bellezza per bambine e ragazzine qualche anno prima, nel quale tra l’altro entrambe avevano anche cantato. Mantenendo la promessa fatta alla mamma ma soprattutto a se stessa, quell'anno Demi aveva provato di nuovo a partecipare a "Barney And Friends" e finalmente era stata presa, e anche gli ultimi giorni di dicembre erano stati pieni di impegni in quanto la loro insegnante di recitazione, Cathryn Sullivan, aveva mandato lei e la sorella in un'agenzia di moda e, dopo un paio di settimane, Dallas era stata presa per lavorare in una pubblicità. Per ora a lei non era successo, ma la reputava comunque una bella esperienza.
Seduta sulla poltrona del salotto, guardava la mamma dormire sul divano, avvolta in una coperta di lana. Il pancione era davvero grosso e si vedeva benissimo. Il bambino - Dianna non aveva voluto sapere il sesso, così com'era stato nelle gravidanze precedenti - sarebbe dovuto nascere il 12 gennaio 2002, o almeno questo era quanto aveva previsto il dottore. Nel pensare a quella data, Demi sospirò.
Ti prego, non nascere proprio quel giorno pensò.
L'importante era che stesse bene, certo, ma Demi non faceva altro che ripetersi 12 gennaio nella mente e ogni volta le veniva quasi da piangere. Sentì gli occhi pizzicare e si girò dall'altra parte, quasi che avesse paura che la mamma potesse vederla, per prendere un gran respiro e sciogliere il groppo che le si era formato in gola.
 
 
 
In una casa a poca distanza, un ragazzo di quindici anni stava studiando seduto alla scrivania della sua camera. Sbuffò e sbatté il quaderno di storia sul tavolo. Perché dovevano esserci tutte quelle stramaledette date? L'insegnante aveva dato parecchie pagine da studiare e delle domande alle quali rispondere, e ovviamente non erano le uniche cose che avrebbe dovuto fare.
"Tutto a posto, fratellone?" chiese una bambina che, come sempre, non si degnò nemmeno di bussare. Andrew però adorava Carlie, non la sgridava quasi mai per questo. La piccola gli si avvicinò e si sedette sulla sedia accanto a lui. "Cosa stai studiando?" domandò con voce squillante, dato che il fratello non le rispondeva.
"Storia" mugugnò il ragazzo in risposta.
"Bella!"
"Eh, certo, fantastica. Darei a te tutte queste pagine se solo avessi l'età giusta per capirle."
"Ehi! Ho nove anni, io!"
Era nata a settembre. Aveva un mese in meno di Demi, migliore amica del fratello praticamente da sempre.
"Posso leggere?"
"Certo."
La bambina cominciò a guardare gli appunti del fratello, passando poi al libro aperto lì vicino.
"In effetti sembrano cose molto difficili" disse girando una pagina, "però comunque interessanti."
I capelli biondi della piccola sembravano quasi risplendere bagnati dalla luce del pallido sole di quel pomeriggio. Erano bellissimi. Andrew invece li aveva castani  e li teneva sempre corti a differenza di qualche suo compagno di scuola che se li lasciava crescere, perché si sentiva meglio così. Era anche felice di somigliare molto al padre un po' in tutto.
"Se lo dici tu."
"Dai, devi trovare un po' d'entusiasmo! Altrimenti non finirai più."
"Su questo hai ragione" concordò e le sorrise.
Ma quella camera, nella quale c’erano una libreria piena di libri di scuola e uno zaino che usava per andarci, non trasmetteva molta positività. Le uniche cose che riuscivano a farlo erano i poster dei suoi cantanti preferiti appesi alle pareti, che tra l’altro davano un tocco di colore all’ambiente e la playstation, con la quale amava giocare, su un lato del tavolo che sembrava chiamarlo e invitarlo ad utilizzarla con tono dolce e insistente. L’avrebbe usata presto, decise, anche perché non vedeva l’ora.
Passò le successive due ore a studiare e, verso le sedici, raggiunse la mamma in cucina, dalla quale i bambini sentivano arrivare un buon profumo.
"Mamma, che stai preparando?" chiese Carlie alla donna.
Joyce, una signora magra e alta con i capelli legati in una coda di cavallo e sempre un bel sorriso stampato in volto, si girò a guardare i figli e poi rispose:
"Marshmallow. Ho pensato che, visto che siamo in periodo di festa, potrebbero andare benissimo con la cioccolata calda e chissà, magari a Demi farebbe piacere riceverne un po'. Andrew, potresti portarglieli tu, per favore?"
"Ma mamma," iniziò il ragazzo, "credo che non sia il momento più adatto, no? Dianna partorirà tra quasi tre settimane, vorranno stare tranquilli."
"Li ho appena chiamati. Dianna mi ha detto che puoi passare; Demi oggi è un po' triste e le farebbe bene avere compagnia."
La sua migliore amica era triste? E come mai? L'espressione di Andrew cambiò per lasciare il posto ad una profonda inquietudine. Forse Patrick aveva ancora chiamato insultando Dianna, oppure era venuto a casa loro e aveva distrutto ancora il giardino com'era successo anni prima. In quell'occasione, tra l'altro, aveva lasciato sulla strada i segni delle frenate dell'auto che erano ancora presenti e Demi e Dallas, a casa con un'amica di famiglia che faceva loro da babysitter mentre Dianna e Eddie erano via, si erano nascoste dopo aver chiuso ogni porta, finestra e spento tutte le luci. Demetria aveva raccontato ad Andrew che erano stati momenti terribili nei quali Patrick non aveva fatto altro che urlare insulti contro sua madre e lei aveva temuto di fare anche il più piccolo rumore mentre il cuore le batteva sempre troppo forte. Immerso in quei ricordi, non immaginando nemmeno lontanamente cosa la sua amica dovesse aver passato, Andrew quasi non si accorse che la mamma gli aveva messo parecchi marshmallow in un cestino coperto con un tovagliolo, mentre Carlie si era già riempita la bocca.
"Sono ottimi, mamma!" stava esclamando, ma le sue parole si capivano appena.
"Non si parla a bocca piena, tesoro" la rimbrottò la donna in modo bonario, poi ne assaggiò qualcuno anche lei.
Non resistendo, Andrew fece lo stesso; poco dopo, però, andò vicino al bagno, aprì la scarpiera, tirò fuori un paio di scarpe, i suoi pattini a rotelle e qualche altra cosa e, dopo aver salutato Joyce e Carlie, uscì e partì.
 
 
 
Dianna si alzò dal divano per posare il telefono e la figlia più grande le diede una mano. Certo avrebbe potuto farlo anche da sola, ma le costava un grande sforzo.
"Grazie, Dallas" disse la donna sorridendole.
"Figurati, mamma."
L’altra sospirò stancamente, portandosi le mani al ventre ormai molto pronunciato.
"Sono felice che questo bambino nasca d'inverno e non d'estate. Con il caldo sarebbe tutto più difficile."
E comunque non è che quell'estate per lei le cose fossero state semplici, soprattutto quando aveva dovuto aspettare con le figlie, in fila mentre altre ragazzine provavano, fuori dagli studi dove avrebbero girato "Barney And Friends". Aveva chiesto ad un'altra mamma di dare un'occhiata alle bambine mentre lei faceva avanti e indietro dalla macchina per avere un po' di ombra e refrigerio ed era stato allora che Demi aveva conosciuto la figlia di quella signora. La bambina era Selena Gomez e aveva la sua età.
"Dallas?" domandò Demetria con voce quasi inudibile.
"Sì?"
L'altra si bloccò. Non sapeva se porre quella domanda, gliel'aveva già fatta tante volte e conosceva la risposta. Decise comunque di ritentare.
"Mi insegneresti a usare i pattini a rotelle?"
L'altra, che teneva un libro di scuola in mano, lo chiuse per un momento.
"Mi dispiace, Demi, ma sono molto stanca. Non ce la faccio, davvero."
Avrebbe voluto, ma tra il suo lavoro - perché di questo si trattava - per quell'agenzia, le lezioni di recitazione, la scuola finita qualche giorno prima e tutto lo studio che avrebbe dovuto fare in quei giorni, non aveva proprio tempo per concentrarsi su altro. Non poteva ritagliarsi qualche momento per se stessa, figurarsi per la sorella, per quanto questo le facesse male al cuore.
"Capisco."
Il volto di Demi ora era una maschera di tristezza. Sentiva gli occhi pesanti ma non voleva piangere; il fatto era che a parte chiacchierare con lei non condivideva molto altro con Dallas. Era un po' che le due non giocavano più insieme tranne durante i weekend, e anche se capiva che la più grande doveva essere ancora più stanca di lei, non riusciva a comprendere come mai non potesse fare uno sforzo in più. Era comunque consapevole che ad entrambe piaceva cantare e recitare, che la loro non era una famiglia normale e che bisognava fare dei sacrifici. Si alzò e andò in camera sua chiudendosi la porta alle spalle con un tonfo. Non fece caso ai poster appesi, allo stereo appoggiato sulla scrivania e nemmeno alla piccola torre di CD che negli anni era riuscita ad avere, in parte regalati, in parte comprati con la sua paghetta. Si sdraiò sul suo morbido letto a una piazza e mezza e dalle lenzuola colorate e rimase lì a fissare il soffitto, pensando che l’unico colore che vedeva dentro di lei in quel momento era il grigio. Inutili furono i richiami della sorella maggiore che decise di lasciarla un po' in pace. Parlarle in quel momento sarebbe stato inutile, anche perché non avrebbe potuto dirle un granché.
Dianna, che era stata in cucina a mangiare un mandarino, frutto che il bambino sembrava aver gradito parecchio dato che ora scalciava con forza, decise di provare a risollevare il morale della figlia. Bussò alla sua porta e quando questa le aprì disse:
"Scalcia. Vuoi sentirlo?"
Demi sorrise appena e appoggiò una mano sul pancione come aveva fatto tantissime altre volte non stancandosi mai.
"Non si muove" mormorò dopo poco sentendosi, se possibile, peggio di prima.
"Devi…" iniziò la donna, ma in quel momento suonò il campanello.
"C'è Andrew!" chiamò Dallas dal salotto e andò ad aprirgli.
"Ciao, Dianna. Come vi sentite tutti e due?" domandò lui, gentile.
"Bene, grazie. Un po' stanchi. O almeno, io lo sono. Lui penso stia molto comodo lì dentro. A casa tutto okay?"
"A posto. Ho portato questi."
Appena vide di cosa si trattava, Dallas si illuminò e anche Demi non restò indifferente, anche se la sua reazione fu molto più contenuta a causa dei sentimenti che provava in quel momento. Ne mangiarono qualcuno tutti insieme seduti sul divano, anche Dianna benché la sua dieta consistesse in cibi molto leggeri visto l'avanzato stato di gravidanza. La donna soffriva di anoressia da molti anni ma continuava a negarlo a se stessa e a nascondere tutto, nessuno sapeva, e da quando era rimasta incinta aveva cercato di mangiare in modo più sano per il bene del piccolo, ma con il suo disturbo era stata una battaglia quotidiana e lo era ancora, una delle più dure e sfiancanti. Guardò quel marshmallow come se fosse stata la cosa più schifosa del mondo e lo vide molto più grande di quanto era in realtà, pensando a quante calorie potesse avere e al fatto che una volta partorito avrebbe dovuto smaltire tutto quel peso in più, perché se fosse stata grassa Eddie non l’avrebbe più amata, lei avrebbe perso definitivamente il controllo sulla sua vita e si sarebbe sentita ancora più uno schifo. Non se ne rese conto, ma se Andrew non aveva notato niente, Demi e Dallas si erano accorte del suo sguardo strano così come del fatto che avev mangiato quel marshmallow lentamente, dividendolo in piccolissimi pezzi e succhiandolo. Sapevano da tempo che la mamma mangiava poco, in modo diverso da loro soprattutto quando Eddie non c’era e che poi correva in bagno a vomitare e quando le avevano chiesto spiegazioni lei aveva risposto loro:
“Non è niente, non ditelo a nessuno.”
Ora che era cresciuta Dallas non credeva più che non fosse nulla, ma non sapendo ancora bene cosa fossero i disturbi alimentari non identificava quello della mamma come uno di essi, attribuendo il suo comportamento allo stress. Demi non sapeva cosa pensare. Per lei, come per Dallas, era normale vivere in una casa in cui le abitudini alimentari della mamma non erano di certo sane. E questo la stava già influenzando. Da qualche anno si guardava la pancia e si vedeva grassa, ma in futuro le cose sarebbero peggiorate.
"Cosa ti succede?"
Andrew avvolse le spalle di Demi con un braccio attirandola leggermente verso di sé. La sua espressione affranta e il suo innaturale silenzio non gli erano sfuggiti. Non le chiese come stesse o se si sentisse bene, erano domande sciocche in particolare in quella circostanza e gli appariva evidente che stesse male, anche peggio di come si era aspettato.
"Non sono in gran forma" ammise la bambina in tono stanco.
"Perché? Se mi spieghi magari posso aiutarti."
Lo condusse in camera sua dove spesso i due si ritiravano a parlare e Dianna, che lo sapeva, non disse niente né si preoccupò. Non ne aveva motivo. Una volta chiusa la porta in modo che nessuno li udisse i due si accomodarono sul letto di Demetria, poi ci si sdraiarono sopra.
"Partiamo dal più importante: mio fratello o mia sorella potrebbe nascere quando inizierò le riprese e ci sto malissimo. Continuo a pensarci e a sperare che nasca prima, anche se non vorrei che ci fossero problemi per questo."
Gli spiegò che aveva parlato con la mamma delle sue preoccupazioni e lei le aveva risposto:
"Mi dispiace, amore, ma non puoi essere esonerata dal lavoro per questo. È un lavoro e devi prenderlo seriamente."
"Capito? Come se le importasse solo di questo e non di quello che provo io" concluse, con le mani chiuse a pugno.
Si piantò le unghie nei palmi, ma erano corte e non si fece male, anche se avvertì comunque un leggero dolore, come se qualcosa la stesse pungendo piano.
"Sono sicuro che non è così, Demi, e non lo dico tanto per. Io non vivo con voi tutti i giorni, ma credo che Dianna sia una brava mamma."
"Lo è."
"Appunto, e penso che anche lei ci rimanga male nel pensare a quest'eventualità. Sta solo cercando di responsabilizzarti, ma onestamente credo sia un po' troppo presto."
Disse quell'ultima cosa tanto sottovoce che Demi la comprese a fatica.
"Cosa intendi?"
"Non è mia intenzione offendere nessuno. Penso solo che, per quanto quello che fai sia considerato effettivamente un lavoro, tu sia comunque ancora una bambina e sì, hai ragione quando dici che avrebbe dovuto capirti un po' di più."
Andrew rispettava molto Dianna e concordava con lei sul fatto che le figlie avrebbero potuto smettere in qualsiasi momento; ma a loro piaceva, e sapere che una ragazza più giovane di lui come Dallas o una bambina come Demi facevano già un… beh, lavoro, era ancora strano per lui. Immaginava che per le due dovesse essere difficile fare quella vita per quanto a loro piacesse, perché comportava un sacco di pressione e temeva che sarebbe stata ancora più dura per la sua migliore amica quando avrebbe lavorato a "Barney And Friends". Ma non poteva certo immaginare che questa sarebbe stata una delle micce che avrebbe fatto scoppiare in Demi delle bombe, ovvero che avrebbe scatenato, in parte, tutti i suoi problemi futuri.
"Sono molto stressata" ammise la piccola.
Se era vero che non parlava di cose profonde con la mamma e spesso nemmeno con Dallas, con Andrew riusciva ad essere più sincera riguardo alcuni suoi sentimenti.
"Mi pare il minimo, cara" le rispose accarezzandole i capelli.
"Questi giorni sono stati un continuo viaggio a quell’agenzia e poi c’erano anche la scuola, le lezioni di recitazione, un continuo. Sono stanca” riprese, chiudendo per un momento gli occhi.
“Riesci a dormire bene?”
“Abbastanza. E poi vorrei imparare a usare i pattini a rotelle, ma Dallas è stanca e non ce la fa ad insegnarmi."
Andrew capì perché ci tenesse tanto: quello poteva essere uno sfogo, un modo per incanalare lo stress, stare meglio e divertirsi come una bambina normale.
"Ti insegno io."
Gli venne spontaneo dirlo, tanto che per qualche secondo non si rese conto nemmeno di aver pensato quelle parole.
"Davvero?"
Il tono di voce di Demi si alzò di alcune ottave e il suo viso si aprì in un sorriso luminoso che sembrò abbracciare l'amico con il proprio calore. Andrew se ne sentì avvolto, fu una sensazione difficile da descrivere ma gli piacque da morire.
"Certo che sì! Anche subito, se vuoi."
La bambina si alzò in piedi, allargò le braccia, lanciò un grido e gli si gettò letteralmente addosso, tanto che rischiarono di cadere entrambi dal letto.
"Grazie, grazie e ancora grazie! Sei il migliore amico del mondo" seguitava a ripetere, mentre il suo cuore faceva le capriole.
Lo era non solo per questo, ma per mille e più motivi; lo sapevano entrambi, non c'era bisogno di spiegarlo a parole.
Dianna diede il suo consenso dicendo che avrebbero potuto pattinare davanti alla casa, tanto lì passavano pochissime macchine e, se fossero rimasti sui marciapiedi, non sarebbe accaduto nulla. Oltre a portare alla figlia i pattini, però, le fece indossare anche un casco e delle ginocchiere e polsiere.
"Perché serve tutta questa roba?" chiese la bimba.
"Io pattino da quando ho sei anni" le spiegò Andrew, "ma li porto, vedi?" Glieli mostrò, li aveva appoggiati all'entrata vicino ai pattini che si era tolto e Demi non ci aveva fatto nemmeno caso. "Tutti cadono, ma soprattutto i principianti. La cosa fondamentale prima di imparare ad andare sui pattini è sapere come proteggersi e quindi evitare contusioni o graffi, ricordalo."
E così, Demetria capì di aver già imparato una lezione a riguardo. Dianna sorrise al ragazzo, sicura che sarebbe stato un bravo insegnante.
"Perché non andate fuori e non le fai indossare i pattini, caro? Io vi raggiungo subito, le prime volte voglio vedervi nel caso vi serva una mano."
"Copriti bene, mamma" le raccomandò Demi, preoccupata che prendesse freddo e si ammalasse.
Il clima non era proprio rigido ma tirava un venticello fresco che poteva far prendere un raffreddore e nel suo stato non era il caso che la donna rischiasse.
Dianna le sorrise.
Da quando la madre era rimasta incinta Demi si era informata molto sulla gravidanza leggendo un libro per bambini a riguardo, le chiedeva spesso come stava, le aveva consigliato dei rimedi contro le nausee mattutine pensando che non li conoscesse e la donna l'aveva ascoltata con molto interesse anche se sapeva già tutto, e spesso si preoccupava per lei ma senza assillarla. Era sicura che Demi avrebbe amato il fratellino o la sorellina con tutto il cuore.
La donna si accomodò sulla sedia a dondolo in giardino e cominciò a fare avanti e indietro per rilassarsi facendo anche respiri profondi. Andrew, intanto, aveva allacciato bene i pattini alle scarpe di Demetria e ora la teneva per mano in modo che non cadesse o che non finissero a terra tutti e due.
"Ho paura" confessò la piccola stringendo convulsamente la mano dell'amico.
Tremava e ogni suo muscolo era in tensione, tirava e faceva male.
"È normale le prime volte. Purtroppo però tremando si fa fatica a pattinare. Ci sono qui io, non ti succederà niente, sei anche protetta. Inspira ed espira, piano, come faccio io."
All'inizio non fu facile seguire quel consiglio, il respiro di Demi era accelerato e irregolare a causa della paura, ma ascoltando quello calmo di Andrew riuscì a regolarizzarlo nel giro di qualche minuto e grazie ad uno sforzo non indifferente. I suoi muscoli si rilassarono un po' e il tremore diminuì.
"Ce la sto facendo" mormorò, incredula.
"Visto? Adesso posso insegnarti qualcos'altro."
Le disse di tenere le spalle ben aperte e piegare le ginocchia, poi di abbassare il sedere verso terra e piegarsi in avanti. Non essendo abituata a stare in quella posizione Demi tremò ancora e, se il ragazzo non l'avesse tenuta, sarebbe caduta di sicuro.
"Uffa!" si lamentò. "Ci vuole molta pazienza, vero?"
"Parole sante."
"Mi fai vedere come pattini tu?"
Andrew fece avvicinare Demi ad un muro e le disse di stare piegata in avanti, tenersi su di esso e non lasciarlo in modo da non perdere l'equilibrio, poi cominciò a scivolare lungo il marciapiede con una naturalezza e una tranquillità impressionanti per la bambina. Sembrava che l'avesse fatto sin dal giorno della sua nascita, o che quello di pattinare a rotelle fosse un dono innato. Mentre ascoltava i suoi pattini muoversi a velocità piuttosto sostenuta, Demi sorrideva e Dianna applaudiva. Quando pattinava, Andrew si sentiva bene. Provava una sensazione di libertà che nemmeno correre durante educazione fisica a scuola gli trasmetteva. Respirando a pieni polmoni, scivolando con lunghe falcate, si sentiva come se la strada fosse stata sua, se avesse potuto esplorare il mondo intero sui pattini vedendo luoghi meravigliosi, anche se sapeva che questo era impossibile. Inspirava ed espirava non perdendo mai la concentrazione, poi tornò da Demi e le riprese la mano.
"Allora, come sono andato?"
"Sei stato magnifico!" si congratulò battendogli una mano su una spalla.
Anche lei avrebbe voluto pattinare subito, scivolare con le rotelle su quella strada, ma iniziava a capire che ci sarebbe voluto molto tempo per diventare brava come lui. Doveva avere la stessa pazienza di quando andava alle audizioni e aspettava il proprio turno.
"Grazie. Ti va di riprovare la posizione?"
"Certo."
Lui la lasciò andare quando si mise nel modo corretto. Demi si resse per alcuni secondi ma poi si spinse appena in avanti senza rendersene conto e cadde. Il casco le protesse la testa e grazie al cielo non si fece nulla, ma l'impatto con il duro suolo non fu di certo piacevole.
"Tutto a posto?" chiese Dianna, alzatasi di scatto e pronta ad andare dalla figlia.
"Sì mamma, non ho niente, tranquilla" la rassicurò lei e anche Andrew si affrettò a farlo dopo aver dato un'occhiata a Demi.
Quel pomeriggio provarono e riprovarono la posizione iniziale, un gesto solo apparentemente semplice perché era fondamentale per partire e, come le spiegò il ragazzo, evitare che cadesse in seguito. Demi finì a terra molte altre volte non riuscendo a mantenere l’equilibrio, ma anziché rimanerci male cercò ogni volta di diminuire l'impatto con il terreno piantando più saldamente i piedi e quando cadeva rideva come una pazza seguita a ruota dall'amico, felice che lei la prendesse a quel modo e non si rattristasse o, peggio, pensasse di essere un fallimento com’era successo a lui in passato.
Il giorno dopo, non appena entrambi ebbero fatto un po’ di compiti, si ritrovarono per continuare i loro allenamenti stavolta con Eddie come guardia in caso di necessità. In breve tempo la bambina riuscì a stare in posizione per alcuni secondi - del resto, come confessò all'amico, si era allenata con Eddie anche quella mattina prima dei compiti - e poterono proseguire con la fase successiva.
"Sei stata grande, Demi! Impari molto in fretta."
"Sono una brava allieva?"
"Assolutamente. Ora cammina come una papera."
"Eh?" chiese scoppiando a ridergli in faccia e tenendogli  sempre la mano, anche se a volte si staccava per provare a stare in equilibrio da sola.
"Non ti sto prendendo in giro, è proprio così che devi fare. Tieni i talloni vicini e le punte in fuori iniziando a camminare lentamente. Ti tengo io perché non sei ancora pronta per farlo da sola, ci vorrà un po' di più per acquisire quest'abilità."
La ragazzina cominciò a fare passi da formica, ma almeno procedeva. Teneva una mano lungo il fianco e l'altra stretta più salda ad Andrew e, quando questi provò a lasciarla andare, tremò con violenza e finì a terra come il giorno prima.
"Stai comunque facendo passi in avanti, in tutti i sensi. Pensa a questo" la incoraggiò lui aiutandola a rialzarsi.
Si allenarono tutto il pomeriggio, ore nelle quali Demi cadde infinite volte e rimase spesso senza fiato per lo sforzo. Non sembrava, ma anche se non faceva molto quegli allenamenti erano stancanti sia dal punto di vista fisico che da quello mentale, in quanto la concentrazione era molta. Inoltre si ripeteva spesso:
"Non cadrò, non mi farò male",
ma crederci davvero era un po' difficile, per cui era come se metà della sua testa continuasse a lavorare su ciò e l'altra si concentrasse per pattinare, mentre le due parti faticavano per trovare un equilibrio e un punto d'incontro.
Dato che quel giorno aveva sudato di più, una volta terminata la dura lezione corse a farsi una bella doccia calda. Il getto d’acqua sul suo corpo e il profumo dello shampoo al lampone e del bagnoschiuma alle erbe la rilassarono facendola sospirare di piacere.
"Mamma?" chiese dopo cena, quando la donna stava sparecchiando la tavola con il suo aiuto.
"Sì?"
"Cosa volevi dirmi ieri prima che arrivasse Andrew? Il bambino non scalciava quando ti ho toccato la pancia e stavi dicendo che avrei dovuto fare qualcosa, ma non cosa."
"Ah, quello. Scusami, poi non abbiamo più ripreso il discorso. Come ti ho insegnato altre volte devi accarezzare la pancia e parlargli, così si muoverà. Su, prova."
In precedenza le aveva anche detto che in questa fase della gestazione il bambino sente i suoni, come per esempio quello prodotto da un carillon che ogni tanto la donna si appoggiava sul pancione la sera per rilassare se stessa e lui, o il tocco delle mani e che è molto importante che tutti, ma in particolare la mamma, comunichino con il piccolo attraverso le parole e i gesti.
Dianna le si mise di fronte e Demi allungò una mano, quando la mise sul pancione cominciò a muoverla a destra e a sinistra con movimenti lenti e delicati.
"Ciao, piccolo. In questi giorni sto imparando a usare i pattini a rotelle" iniziò, avvicinando la bocca alla pancia e dicendo la prima cosa che le veniva in mente e raccontò al fratellino o alla sorellina ciò che aveva fatto in quei due pomeriggi. Mentre parlava non sentì niente, ma qualche secondo dopo la fine del discorso il bambino si mosse un paio di volte. Furono calci delicati, del resto il bimbo non aveva più molto spazio per muoversi, sembrava che la stesse salutando e fosse felice di ciò che gli aveva appena detto.
"Si è mosso!" disse la bambina saltellando di gioia.
"Hai visto? Guarda, qui c'è la testina e qui ci sono i piedini" continuò Dianna mettendole la mano in quei due punti. “Oh, ora ha il singhiozzo, senti” continuò.
Era vero, adesso il movimento era strano, sembrava un po’ più deciso.
“Come fa a venirgli?”
“Ogni tanto ingerisce un po’ di liquido amniotico, è normale in questo periodo.”
Entrambe sorrisero, poi arrivò Dallas che disse che ora era il suo turno di parlare al fratellino. Demi glielo concesse, era giusto.
Quella sera, come la precedente, andò a letto presto sentendosi felicissima e si addormentò come un sasso.
Il giorno seguente, il 28 dicembre, Dallas e Demi si alzarono presto. Dopo colazione stavano guardando la televisione con Eddie accanto. Erano tutti e tre sul divano, in silenzio, a  godersi un documentario sui leopardi. A Demi piaceva molto scoprire cose nuove sugli animali selvatici e l'edicola vicino casa vendeva delle cassette su di loro. Ne usciva una a settimana che conteneva nella confezione anche un animale in plastica, il protagonista di quella sorta di puntata. In quel momento, la bambina aveva sulle gambe il leopardo e non vedeva l'ora di giocarci e di metterlo assieme alla tigre, all’elefante e all'orso che già possedeva. Buddy, il cane che Eddie e Dianna avevano regalato a Demi il giorno di Natale di quattro anni prima, era sdraiato ai piedi di Dallas e si godeva le sue coccole. La ragazza gli passava le mani sul pelo candido e pulitissimo mentre lui, in estasi, restava immobile.
"Eddie?" chiese Demi a quello che considerava un secondo padre.
"Sì?"
"Quando il bambino nascerà ci potrò giocare insieme?"
L'uomo sorrise.
"All'inizio no perché sarà troppo piccolo, ma dopo sì! In ogni caso potrai riempirlo di coccole, sono sicuro che gli piacerà."
Il sorriso di Demi si allargò a dismisura. Non vedeva l'ora di poterlo fare e più la data del parto si avvicinava, più diventava impaziente. In quei mesi aveva aiutato la mamma a mettere via i vestitini, alcuni rosa e altri azzurri, negli armadi e Eddie a dipingere, per quanto la sua età e l’altezza glielo permettessero, la cameretta che in futuro sarebbe stata del bimbo, che per un po' avrebbe dormito con i genitori. Stava pensando a tutto questo quando il cellulare dell’uomo si fece sentire con la sua suoneria forte e allegra. Buddy alzò la testa e abbaiò piano, ma Dallas lo calmò subito sussurrandogli parole dolci e grattandogli il collo.
"Pronto, Dianna?"
Le due figlie staccarono la schiena dal divano  e rimasero, immobili e dritte, in ascolto. Non riuscirono a captare nessuna parola della madre, però.
"Cosa? Davvero? Arrivo subito!"
Eddie sembrava felice, per cui dovevano essere buone notizie. Fece un'altra telefonata, non capirono a chi e poi tornò da loro.
"La mamma avrà il bambino un po' prima" cominciò.
"Perché?" chiesero insieme le due.
Non sorridevano più, adesso. Se partoriva prima significava che qualcosa non andava.
"La sua pressione sta salendo, devono indurle il parto cioè darle dei farmaci per farle avere prima il bambino" cercò di spiegare l'uomo in modo piuttosto semplice.
Non sempre l'induzione si fa somministrando farmaci, ma era più facile dirlo in quella maniera.
"Ed è… è pericoloso che nasca prima del tempo, vero?" riuscì a domandare Dallas con la voce che le tremava.
"Mancano meno di tre settimane, il bambino è comunque ormai pronto per venire al mondo. Dovranno stare in ospedale per qualche giorno, com'è normale, ma vedrete che andrà tutto bene. L'induzione potrebbe durare alcune ore o anche più, ma sono sicuro che non ci saranno problemi."
"Davvero?" domandò Demi, bisognosa di essere rassicurata come la sorella.
"Sono convinto di sì. Preghiamo e vedrete che ogni cosa andrà a meraviglia. Per mia tranquillità vi porto da Joyce e Frank, almeno per oggi."
Le sorelle si vestirono, presero il loro zaino con i libri e i quaderni di scuola - anche se erano sicure che non sarebbero riuscite a studiare fino a quando non avessero avuto notizie positive - e seguirono Eddie. Portarono anche Buddy con loro.
Una volta in casa, Joyce le fece accomodare sul divano e Frank preparò un caffè per Eddie che lo trangugiò in un solo sorso scottandosi la lingua e lo ringraziò.
"Figurati, amico" gli rispose l'uomo con la sua voce profonda e calda, battendogli una mano sulla spalla.
"Io vado. Tranquille, mmm?" fece, indicando le due figlie, quando era lui il primo ad essere agitato.
Loro annuirono, in parte eccitate per ciò che stava per accadere, in parte provate da tante altre emozioni.
"Volete un po' di marmellata di fragole?"
Carlie, con la sua voce dolce, lo chiese sia per educazione sia perché vedeva che erano preoccupate.
Le due risposero di sì e Joyce andò in cucina a fare un panino per tutti, anche per Andrew che li raggiunse in salotto in quel momento. Dallas si offrì di aiutarla ma lei negò con gentilezza, dicendo che non c'era bisogno.
Dopo aver mangiato sul tavolo in legno della sala, molto antico perché appartenuto alla nonna di Joyce e lavorato con fiori, foglie e piccoli alberi le sorelle provarono a fare i compiti, stettero sui libri qualche ora ma con scarsi risultati.
"Non è necessario li facciate oggi" disse loro Frank passandosi una mano fra i capelli castani. "Ho appena parlato con Eddie che mi ha detto che la mamma ha iniziato il travaglio da poco, cioè ad avere le contrazioni" spiegò, temendo che Demi non potesse capire.
"Grazie, ma so cos'è" lo informò la piccola.
Bisognava solo aspettare, ma non era facile. Sia durante il pranzo che dopo, spesso le due sorelle guardavano fuori dalla finestra come se Eddie avesse potuto tornare da un momento all'altro, poi osservavano il telefono di casa, i cellulari di Frank e Joyce appoggiati sul tavolo del salotto e pestavano i piedi o gesticolavano in continuazione. Andrew e Carlie erano preoccupati quanto loro, ma il più grande provava a  rimanere calmo per non far stare più male la sua amica. Buddy, che avvertiva agitazione nell’aria, scorrazzava per il salotto e la cucina e a volte abbaiava muovendo freneticamente la coda.
“Smettila” gli diceva spesso Dallas scusandosi poi con i padroni di casa, che le rispondevano che non c’era nessun problema.
Loro non avevano animali, non ancora, ma li adoravano e Joyce portò fuori il cane per una passeggiata in modo da tranquillizzarlo e fargli fare i bisogni.
Anche gli adulti erano in ansia, ovviamente, però quando la donna tornò provarono a distrarre tutti facendo varie partite a carte.
Ad un certo punto Demi chiese ad Andrew se avrebbero potuto pattinare.
"Voglio raccontare al mio fratellino che sono riuscita a fare qualche passo in più" dichiarò.
Uscirono tutti, Dallas compresa che, avendo le chiavi, tornò a casa a prendere i suoi pattini e quelli di Demi assieme alle loro protezioni. Anche Carlie infilò quelli che aveva e così i quattro si misero sul marciapiede, mentre i genitori e il cane li osservavano dal giardino. La sorella di Andrew e quella di Demi  scivolavano senza difficoltà, facendo anche passi molto lunghi. Demetria li invidiava, chissà se un giorno sarebbe diventata brava come loro. A volte si diceva di sì e che anzi, sarebbe stata la migliore, altre invece la sua sicurezza vacillava. L’importante comunque era divertirsi, pensò a un tratto per calmarsi. Nel frattempo le due ed Andrew incoraggiavano Demi che, dopo aver riprovato varie volte la posizione, provò a fare qualche passo da sola.
Fallo per il tuo fratellino pensava per darsi più coraggio.
"Lascia la mia mano solo quando ti senti in sicurezza" le raccomandò Andrew.
"Va bene."
Continuarono ad avanzare, piano, avanti e indietro, avanti e indietro per parecchio tempo. Demi ascoltava il proprio corpo, ogni singolo movimento delle gambe, la schiena immobile e curvata in avanti, i piedi piantati a terra, le ginocchia un po’ in tensione per lo sforzo, il rumore delle ruote sul ruvido asfalto. Aveva la sensazione che questo la aiutasse a concentrarsi. A un tratto la ragazzina lasciò andare piano la mano del suo migliore amico. Si concentrò nel mantenere esattamente quella posizione e portò in avanti il piede sinistro, poi quello destro e proseguì così.
"Pensa di stare imparando a camminare, è qualcosa di simile" le disse Dallas per darle forza.
Funzionò, perché riuscì a fare qualche metro da sola prima di sbilanciarsi indietro, dato che si era tirata su a causa di un dolore alla schiena. Andrew fu subito lì per sorreggerla e tutti applaudirono e la abbracciarono, festeggiando con lei quel piccolo traguardo.
Diverse ore dopo, Dianna dovette sottoporsi ad un cesareo d'urgenza a causa del fatto che il bambino stava nascendo trasversalmente. Eddie telefonò per avvisare e disse a Joyce di raccontare ogni cosa alle figlie, per cui la donna cercò di spiegarlo in termini semplici e senza farle agitare troppo in modo che anche Demi potesse comprendere.
"Le fanno un taglio sull'addome per tirare fuori il bambino?" chiese la piccola, stranita.
Nel libro riguardo la gravidanza non aveva letto niente di simile.
"Sì, esatto" rispose Frank. "Ma state tranquille. Ora diremo una preghiera tutti insieme e vedrete che andrà tutto bene."
"Ma se la tagliano morirà!" esclamò la bambina allarmata, mentre i suoi occhi si riempivano di lacrime.
Non voleva perdere nessuno dei due. Com'era possibile che sopravvivessero dopo una cosa del genere? Prese la mano di Dallas e gliela stritolò cercando conforto, mentre il suo petto era scosso da sussulti a causa dei singhiozzi. Il suo sguardo saettava sui presenti come impazzito.
"Demi, Demi, calmati." Joyce si inginocchiò davanti a lei, che era seduta sul divano, e le prese l'altra mano. "Ascoltami, non succederà niente di tutto questo. Il cesareo è una procedura che i medici eseguono molto spesso, non morirà nessuno. Una volta fatto si prenderanno cura del bambino e metteranno dei punti alla mamma per chiudere il taglio. Le daranno qualcosa per non sentire tanto dolore e starà bene, te lo assicuro."
"Dici davvero?"
Demi aveva sentito ancora parlare di interventi chirurgici, ma quella nuova procedura la spaventava perché non la conosceva, per questo aveva avuto una reazione che, ad occhio esterno, avrebbe potuto apparire esagerata. Joyce la abbracciò, quella bambina le faceva tenerezza e le dispiaceva averla terrorizzata. Forse lei e Frank avrebbero dovuto aggiungere subito quella cosa così importante per non farle paura.
"Ma certo."
Poco dopo Eddie richiamò per dire che era nata una bambina e che l'avevano chiamata Madison. Demi e Dallas volarono l'una tra le braccia dell'altra urlando:
"È nata Madisoooon!"
con i sorrisi più raggianti che Andrew avesse mai visto. Entrambe speravano che sarebbero andate a trovare lei e la mamma prestissimo, avevano tantissima voglia di vedere la piccola e di sapere come fosse, a chi assomigliasse di più, ma soprattutto di prenderla in braccio e coccolarla. Era nata due settimane in anticipo, certo, e c'erano stati problemi, ma tutto era andato per il meglio e Demetria avrebbe potuto godersela per diversi giorni prima dell'inizio delle riprese.
"Grazie, Signore" mormorò, così piano che nessuno la udì.
Lo ringraziò per quel regalo, il più bello che avesse mai ricevuto e per tutto il resto, anche per aver ascoltato ogni sua preghiera che gli aveva rivolto nei giorni precedenti.
Frank portò dell'aranciata per i bambini in modo che potessero brindare, mentre lui e la moglie si concessero un bicchiere di champagne. I calici tintinnarono e, dopo qualche secondo di silenzio, Andrew chiese a Demi a cosa stesse pensando, dato che la vedeva un po' assente.
"Sono riuscita a pattinare pensando a mio… a mia sorella" rispose con un sorriso. "Non vedo l'ora di raccontarglielo. Non ho fatto molto, ma almeno ho imparato un po' e mi piacerebbe continuare. Chissà se sarà fiera di me."
"Lo sarà di sicuro" le rispose il ragazzo e gli altri convennero.
Eccitate, Dallas e la sorellina non stavano più nella pelle. Aspettando di poter parlare con Eddie per domandargli di persona notizie sulla mamma e la bambina, ognuna si immerse ancora nei propri pensieri mentre gli altri parlavano del fatto che quella piccolina sarebbe stata sicuramente viziata un sacco. Quei tre giorni, per Demi, erano stati stranamente felici. Non aveva pensato a cose tristi, né che a scuola non aveva avuto amici, né al fatto che i suoi compagni l'avevano spesso presa in giro per il suo peso - a quel tempo non era molto magra -, né alla pressione di tutte quelle audizioni, un peso che, nonostante cantare e recitare le piacesse, gravava comunque su di lei da parecchio. L'arrivo di Madison l'aveva aiutata, ma l'avevano fatto anche Andrew e le sue meravigliose lezioni di pattinaggio, non solo perché si era divertita un mondo ma anche in quanto aveva ritrovato un po' di fiducia in se stessa.
 
 
 
credits:
Dianna de La Garza, Falling With Wings: A Mother’s Story
 
Ecco il passaggio che contiene le parole di Dianna che ho riportato:
“Sorry, honey, but you can’t be excused from work for something like that,” I told her, not wanting to make any trouble with the director. “It’s  a job, and you need to take it seriously.”
 
Traduzione fatta da me:
"Mi dispiace, amore, ma non puoi essere esonerata dal lavoro per questo” le dissi, non volendo creare problemi al direttore. “È un lavoro e devi prenderlo seriamente."
 
 
 
NOTE:
1. vero. Dallas e Demi hanno vinto quel concorso e quest’ultima è stata selezionata per “Barney And Friends” ad agosto 2001 dato che ha voluto riprovare. È vera anche la storia dell’agenzia e delle pubblicità. Tutte informazioni prese dal memoir di Dianna De La Garza, “Falling With Wings: A Mother’s Story”.
2. Non so se Dianna sapesse o no il sesso del bambino, ma non credo in quanto il medico le dice che è nata una femmina, quindi presumo non ne fosse a conoscenza.
3. Patrick chiamava spesso Dianna per lanciarle insulti e sì, purtroppo è vera anche la storia del giardino. Inoltre l’incontro con Selena è avvenuto proprio così. Anche queste informazioni prese dal libro. Anche qui, come nella storia precedente, ho descritto un po’ l’anoressia di Dianna. In alcune interviste Demi ha fatto sapere che si era accorta fin da piccola delle abitudini alimentari della mamma, nel senso che lei le ha cresciute (e questo l’ha detto anche Dianna in “Simply Complicated”) dicendo loro che era importante essere magre e perfette e lei, appunto, fin da quando aveva tre anni si guardava la pancia e si vedeva grassa, anche se non so cosa lei e Dallas pensassero esattamente di tutta quella situazione. Per quanto riguarda i pensieri di Dianna ho mischiato ciò che lei scrive nel libro a quello che di solito pensa chi soffre di questo disturbo.
4. In “Simply Complicated” e anche nel libro viene detto che Dianna non affrontava mai argomenti particolarmente profondi con le figlie perché, questo lo spiega nel memoir, era cresciuta in una famiglia in cui ciò non veniva fatto.
5. Mi sono documentata molto sulla gravidanza, in particolare sull’ultimo mese, prima di scrivere questa storia, ma ricordo molte cose ripensando a quella di mia mamma quando aspettava mio fratello.
6. La vicenda dei documentari e gli animali in plastica è personale, quand’ero piccola ne avevo tantissimi e mi piaceva l’idea di inserire un po’ di me anche attraverso questo dettaglio.
7. Non so come mai Eddie non fosse andato con Dianna il giorno dell’appuntamento con il dottore, nel libro c’è scritto solo che l’ha chiamato per dirgli che avrebbero avuto il bambino. Forse era al lavoro e le figlie a casa da sole o da una vicina. Per questa storia ho immaginato che la donna avesse preferito che lui rimanesse a casa, dato che si trattava solo di un controllo e che tutto procedeva bene e che Eddie il quale, sempre nel mio immaginario ma spero anche nella realtà, era andato a tutte le visite precedenti, avesse accettato dopo un po’ di reticenza, com’è normale. È vero anche che a Dianna sono stati fatti induzione e cesareo d’urgenza, la prima a causa della pressione alta, il secondo perché Madison stava nascendo trasversalmente.
8. Anche se Demi è stata bullizzata più pesantemente quando è tornata a scuola dopo le riprese di “Barney And Friends” (nel frattempo ha studiato a casa con un tutor), la situazione non era molto buona nemmeno prima. La chiamavano con diversi nomignoli, Dianna non scrive quali nel memoir, già prima dell’inizio dello show, offendendola principalmente per il suo peso.
 
 
 
ANGOLO AUTRICE:
ed eccoci alla seconda storia. Come vedete ho approfondito ancora di più il rapporto tra Demi ed Andrew, su cui la bambina sa di poter sempre contare. Ho anche parlato un po’ dell’anoressia di Dianna spiegando brevemente, per quel poco che so, come le figlie vivevano questo problema, in parte riferendomi a cose che hanno detto, in parte immaginando. Spero che si sia capito che, anche se ne ho parlato poco, non ho trattato l’argomento con superficialità perché non mi permetterei mai. Ho appena accennato il bullismo di Demi perché so veramente pochissimo di quanto ha subito in questa fase della sua vita, ma nella prossima storia approfondirò un pochino di più inventando qualcosa, non per offendere ma perché, davvero, le informazioni a riguardo sono minime.
E niente, spero che anche questa storia vi sia piaciuta.
   
 
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