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Autore: SimonaMak    29/12/2019    8 recensioni
Ariadna è la principessa del regno di Tahon, destinata a diventare regina. Lei si crede responsabile, matura e pronta per governare come una vera sovrana, ma i suoi genitori, Re Hector e la Regina Clarissa, non sono d'accordo: la vedono come una ragazzina ingenua e debole, che non se la sa cavare da sola né può occuparsi del regno. Il loro scopo è farla sposare per poter assicurare al popolo un degno sovrano, che sappia gestire tutto al posto di Ariadna. Ma lei non può accettarlo. Vuole dimostrare a tutti che è forte e indipendente, che nessun altro potrebbe regnare meglio di lei. Cercando di dimostrarlo, si mette nei guai, e viene salvata dalla stessa persona che l'ha minacciata: Killian. La sua presenza non fa altro che ricordarle quanto in realtà abbia bisogno di qualcuno che la guidi, che le insegni a difendersi e a combattere per sé stessa. Il problema, però, è che il misterioso ragazzo dagli occhi verdi, le nasconde un segreto che cambierà il corso delle loro vite e che svelerà altri misteri, fino ad allora mai scoperti. La principessa è stata incastrata.
Genere: Avventura, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Capitolo 6
MINACCE SVELATE.
 

Alla fine ho optato per un giro a cavallo, con al mio seguito Dimitri. Sono grata che non siano fissati col farmi cavalcare ad amazzone, perché altrimenti sarebbe un vero problema. Io e Cannella, il mio nobile destriero, siamo decisamente in sintonia. Percepisce ogni minimo movimento e mette in pratica tutto ciò che penso. Se fossi un animale, credo sarei un cavallo. Non so, a volte mi piace fantasticare su questo. Sono possenti, regali, splendidi, forti, veloci, indipendenti.
Non arriviamo fino in città, perché sono da sola con Dimitri, altrimenti mi avrebbero seguito altre guardie e scorte reali.
È quasi arrivato il mese di giugno e l'aria comincia a riscaldarsi, anche se il pomeriggio si mantiene ancora fresco, provocandomi piccoli brividi durante la cavalcata e scompigliandomi la chioma. Il trotto del cavallo mi fa sobbalzare a ritmo e ogni volta questa attività mi dà pace. Solo per qualche momento, riesco finalmente a sentirmi libera, in sintonia con l'aria, i profumi, l'animale e la terra. Credo sia una delle sensazioni più belle al mondo.
Senza neanche accorgermene è ora di tornare a palazzo. Non ho pensato nemmeno per un attimo a quello che farò stanotte, con l'aiuto di Killian. Volevo distrarmi e di proposito ho scelto di fare un giro a cavallo.
L'idea di fare un torto a mio padre, mi affligge l'anima. È la persona più buona che io conosca e lo sto ricompensando introducendomi nei suoi spazi privati. Continuo a ripetermi che è a fin di bene, ma in realtà sto agendo da persona egoista. Voglio così tanto sapere cosa sta succedendo nel regno da credere che sia per dare una mano. Sicuramente voglio aiutare, ma in primo luogo lo sto facendo per dimostrare quanto io possa essere utile e per sentirmi in considerazione.
Sono egoista e impulsiva. Ma questo non mi frena dal mettere in pratica quanto pianificato.



 
*



Aspetto che le mie collaboratrici escano dalla mia camera da letto, credendo che vada a dormire. Sistiana durante le ultime premure, mi guarda di sottecchi, temendo che voglia comunque procedere con il piano. Io ho cercato in tutti i modi di mostrarmi tranquilla, a tratti pure assonnata, fingendo qualche sbadiglio. Ma lei sa che io non dormo mai. Anche se sospettasse a tal punto da ritenerlo sicuro al cento per cento, non potrebbe fare nulla per impedirlo.
-"Buonanotte, principessa Ariadna"- si inchinano, lasciandomi finalmente da sola.
Tiro via le coperte e mi sbarazzo della solita camicia da notte per mettere un vestitino azzurro, elastico e comodo per la situazione. Non ho avuto il tempo di procurarmi una tuta da catwoman. Mi lego i capelli scompigliati in modo da non averli di intralcio. Mi sudano le mani. L'idea mi terrorizza mille volte di più rispetto alla spedizione notturna del mese scorso, perché se mi scoprono adesso...sono finita. E anche Killian. Ma a lui non importa; niente lo lega al castello.
Una volta scoccate le tre, aspetto il segnale che non tarda ad arrivare: dei sassolini colpiscono la portafinestra per avvertirmi di aprire. Mi affaccio dal balcone, maledicendo di non aver indossato qualcosa di più pesante: questi sbalzi di temperatura mi faranno ammalare, accidenti!
Vedo Killian al di sotto, quasi mi viene da ridere ad immaginarlo in veste di Romeo che chiama la sua Giulietta; ma subito mi ricordo il motivo di tutto ciò.
-"Salta"- mi ordina, parlando piano ma in modo che possa sentirlo.
È pazzo? Mi spezzerò il collo. Lo guardo sconvolta e alza le mani in modo da farmi capire che mi avrebbe presa al volo. Oh mio eroe. Niente di peggio, ho pure il vestito.
Supero la ringhiera e mi gira la testa, ma non per l'altezza. Tengo fermo l'abito in modo da non farlo alzare. Lo vedo scuotere la testa.
Salto, in modo da farmi prendere senza finirgli addosso malamente. L'aria fredda mi brucia la pelle a causa della velocità della caduta.
Killian mi prende al volo tendendomi dalla schiena e dalle gambe, all'improvviso mi inonda di calore e profumo.
-"Hai solo vestiti corti tu?"- mi rimprovera, squadrandomi.
-"Non è il momento, mettimi giù"- protesto.
Mi adagia a terra e mi fa segno di seguirlo. Per adesso nessuna guardia in vista, perché sono posizionate all'interno del palazzo e all'esterno delle mura. Al momento siamo all'esterno ma comunque all'interno delle mura del castello, per cui nessun problema.
Si ferma al di sotto della terrazza al cui interno si trova lo studio di Re Hector.
-"Devi salire sulle mie spalle"- dice, abbassandosi.
-"Ma ho il vestito"- mi lamento. Non avrei dovuto indossare questo dannato abito.
-"Non vedrò niente dato che ti metti dietro, bambolina"- mi incoraggia.
Mi porge la mano per aiutarmi a salire, nel frattempo mi tengo la veste abbassata, tentando di coprirmi. Mi tiene dalle cosce nude, facendomi sentire ancora di più in imbarazzo. Con le mani mi aggrappo alla ringhiera e cerco di sollevarmi. Killian mi aiuta spingendomi dalle gambe e alla fine arrivo alla balconata. A lui basta saltare per appendersi e innalzarsi senza alcun minimo sforzo.
Noto come la portafinestra dello studio sia leggermente aperta; ma come può essere? Alla mia espressione stupita, Killian sorride per niente sorpreso.
-"Ho chiesto udienza al Re, che mi ha ricevuto qui. Gli ho fatto aprire uno spiraglio perché ero accaldato e, ovviamente, nessuno si è ricordato di chiudere"- mi spiega, a bassa voce.
Spinge la vetrata e subito si apre. Entriamo in fretta e lasciamo socchiuso, come prima. Sposto le tende e accendo la luce.
-"Come da voi richiesto, principessa"- mi sorride Killian, soddisfatto.
Mi giro intorno, osservando gli scaffali, le scrivanie e gli archivi. Da dove comincio? Come faccio a sapere dov'è quello che cerco? Non so nemmeno cosa sto cercando di preciso.
Inizio dalle librerie, continuo rovistando sopra i tavoli, leggo la bacheca.
Niente che mi dica qualcosa.
Prendo una sedia e mi arrampico per cercare sui ripiani più alti: registri, fogli, fascicoli pieni di conti fiscali e finanziari. Riprovo a cercare sulle scrivanie, anzi dentro i cassetti.
L'ultimo è chiuso a chiave. Vorrà dire qualcosa, no?
Adesso dov'è questa dannata chiave?
Do' un pungo sul tavolo, frustrata. Certo, come potevo pensare che sarebbe stato facile?
-"Stai calma, continua a cercare"- mi tranquillizza Killian, ancora davanti la portafinestra coperta dalle tende.
Dei rumori provenienti dal corridoio interrompono la mia ricerca. Guardo il mio complice allarmata, con un'occhiata che nasconde una domanda ben precisa:
"Che facciamo?".
Il ragazzo immediatamente si nasconde dietro la scrivania, trascinandomi verso di lui. Mi tappa la bocca con la mano, che a causa del percorso fatto, odora di metallo. Sono praticamente avvinghiata a lui; mi guarda dritto negli occhi, facendomi capire di fare silenzio in maniera più assoluta.
Sentiamo dei passi dirigersi verso lo studio e qualcuno fermarsi davanti la porta chiusa.
Il mio povero cuore non può reggere un pericolo e allo stesso tempo un uomo attraente che mi sta addosso a pochi centimetri. Non riesco nemmeno a respirare dall'ansia che possano scoprirci.
Chiunque esso sia, tenta di aprire la porta, ma è chiusa a chiave dall'esterno ed evidentemente non è mio padre perché solo lui può aprire lo studio. Dopo qualche tentativo, smette di muovere la maniglia e dal rumore sfumato dei passi, capiamo che si sta allontanando.
Lentamente, Killian lascia la presa su di me, sia dal mio viso, sia dalla schiena: non mi ero accorta fosse lui a trattenermi. Mi sposta una ciocca sfuggita dalla coda di cavallo e solo in questo momento mi dimentico il motivo della nostra presenza.
-"Pericolo scampato, bambolina"- mi sorride, per poi alzarsi velocemente e portando su anche me.
Mi stiro il vestito che si è stropicciato e alzato e faccio mente locale: stavo cercando un modo per aprire il cassetto.
-"Dove può nascondere una chiave?"- chiedo, più a me stessa che a lui.
-"Prova tra i libri"- mi suggerisce, avvicinandosi anche lui.
Non ha molto senso. Controllo tra un volume e l'altro, ne sfoglio anche qualcuno.
-"Non c'è niente qui!"- mi lamento, senza speranza.
Vedo il ragazzo guardare un libro in particolare, con un'espressione distante, quasi triste.
-"Il vero eroe"- legge il titolo, abbozzando un sorriso malinconico.
-"Lo conosci?"- chiedo, sorpresa da quel cambio di umore.
-"Me lo leggeva sempre la mia balia"- mi rivela.
Mi accorgo di non sapere assolutamente niente di lui, della sua infanzia o della sua vita prima del nostro incontro. Perché non gliel'ho mai chiesto? Forse perché non mi ha mai dato l'impressione di qualcuno che possa confidarsi.
Sfoglia il libro distrattamente ma non appena lo apre, notiamo come le pagine siano scavate, quasi per contenere qualcosa. La chiave.
-"Ma come..."- prendo l'oggetto che stavo cercando, con la bocca aperta.
-"Che ironia"- dice Killian amaramente e chiudendo il libro di scatto.
Mi dirigo velocemente verso il cassetto e con la chiave si apre all'istante.
Oh sì.
C'è una cartella nera, colma di carte e documenti. Non mi preoccupo di guardarli, devo uscire subito dallo studio.
-"Che aspetti, andiamo!"- mi incita il ragazzo.
-"Non posso portarla con me, si accorgerebbero della scomparsa"- e sarebbe da stupidi commettere un tale errore.
Vedo la stampante poggiata sulla scrivania laterale e decido di fotocopiare tutti i fogli che contiene la cartella.
Dopo qualche minuto sono stati stampati tutti i documenti e ripongo quelli originali al loro posto, nascondendo nuovamente la chiave dentro il libro.
Piego le carte in modo da rimpicciolirle e le blocco in mezzo al reggiseno, non potendo tenerle in mano.
-"Interessante"- mi guarda Killian, inaspettato da quel gesto.
Scrollo le spalle e gli faccio segno di uscire. Chiudiamo dietro di noi la portafinestra e lui salta dalla terrazza, atterrando perfettamente in piedi. Come prima, mi tengo il vestito abbassato e mi faccio prendere al volo.
-"Non ti abituare, principessa"- scherza il ragazzo, e prima di mettermi giù, continua a rivolgermi la parola:
-"Posso almeno sapere il motivo per il quale ho rischiato questa notte?"- mi chiede dolcemente, a pochi centimetri dal mio viso e facendo agitare il mio cuore. 
Da quando quella delicatezza?
-"Io...non posso dirtelo. Mi dispiace, però apprezzo quello che hai fatto stanotte. Non eri tenuto a farlo, ma mi hai aiutato"- ammetto, spostando lo sguardo dai suoi occhi incandescenti.
-"Ricordati che mi devi un favore"- risponde serio, senza smettere di divorarmi con lo sguardo.
Non sento più freddo, perché come al solito mi sento avvampare dal modo in cui mi guarda: non riesco mai a decifrarlo, a capire cosa pensi realmente, al motivo dei continui cambiamenti di umore e atteggiamento nei miei confronti.
Velocemente mi riporta al di sotto del mio balcone, e nuovamente mi agevola facendomi salire sulle sue spalle.
Arrampicata sulla terrazza, mi sporgo un’ultima volta giù:
-"Oh mia Giulietta, devo tornare nelle mie stanze, altrimenti mi tagliano la testa"- bisbiglia, fingendo un inchino.
-"Oh mio Romeo, corri, che ti preferisco tutto intero"- scoppio a ridere e rientro nella mia stanza. Ho un sorriso da stupida che non riesco nemmeno a motivare.
E' stata una serata interessante e sono riuscita ad ottenere quello che mi serviva, almeno credo, senza che nessuno sia intervenuto. 
O quasi.
Accendo la luce e mi ritrovo Dimitri davanti, a braccia conserte e impassibile in volto. Mi scappa un urlo di sorpresa e terrore allo stesso tempo.
-"Vostra altezza, non volevo spaventarla!"- si è allarmato a causa delle mie grida.
-"Io...io posso spiegarti"- mi agito, e sento gli occhi inumidirsi.
-"Non c'è alcun bisogno, principessa"- risponde, serio.
-"Davvero, per favore ascoltami!"- mi lascio coinvolgere dalla disperazione per aver fallito, per aver rovinato sia me che Killian. Cominciano a scendere delle timide lacrime lungo il mio viso.
-"Ascoltatemi voi. So che siete andata nello studio del Re per cercare informazioni su quello che ho accidentalmente rivelato"- mette le carte in tavola.
-"Sì, ma io devo sapere, capisci? E' il mio regno, io..."- cerco di dare motivazioni valide ma lo sconforto prende il sopravvento.
-"Avete ragione"- dice, infine.
-"Cosa? In che senso..."- singhiozzo, confusa.
-"Voi credete davvero che sareste riusciti ad entrare senza che io ve lo lasciassi fare? Io ho lasciato la portafinestra aperta"- rivela.
-"Ma Killian mi ha detto..."-
-"Lo so, sono stato io a ordinarglielo"-
Continuo a non capire nulla, mi siedo sul letto e mi asciugo il viso con la manica del vestito. Dimitri si siede accanto a me, con un'aria più affettuosa.
-"Dopo la vostra conversazione silenziosa in giardino, non riuscivo a stare sereno. Sentivo che stavate pianificando qualcosa. Così, sono andato a parlare con il ragazzo dopo cena. Gli ho chiesto di dirmi cosa vi eravate detti e me l'ha confidato solo dopo avergli svelato che vi avrei aiutati"- racconta.
-"Ma perché così? Non potevi semplicemente parlarmene tu?"-
Sono sorpresa, sollevata, ma allo stesso tempo confusa.
-"Io non posso dirvi niente. Ma in questo modo, saprete cosa sta succedendo perché voi l'avete scoperto, non perché io ve l'ho rivelato"- conclude.
Adesso capisco. Lui voleva parlarmene, voleva che io sapessi, ma non poteva essere lui a raccontarmelo. Credo che abbiano l'obbligo di non proferire parola su questioni del genere.
-"Ti...ti ringrazio, davvero"- lo guardo con affetto e gratitudine; vorrei abbracciarlo ma non credo di potere.
-"Principessa, adesso mi congedo e vi lascio per conto vostro. Mi sono permesso di entrare nelle vostre stanze solamente per chiarire, non per mancarvi di rispetto. Buonanotte"- si alza dal letto e si dirige verso la porta, chiudendosela alle spalle.
Sono delusa dal fatto che ci sono riuscita non soltanto con l'aiuto di Killian, ma anche con quello della mia guardia. Effettivamente senza di lui sarebbe stato del tutto inutile. Ma sono comunque grata, perché altrimenti non avrei saputo nulla a riguardo.
Esco fuori i documenti nascosti fino ad adesso tra i seni, aprendoli e stirandoli.
Alcune pagine rappresentano la descrizione di schemi di difesa per il regno, altri sono piani di risposta per un'eventuale attacco.
Infine trovo quelle che sembrano lettere. La prima che vedo è scritta da mio padre e indirizzata ad una certa Amelia:



"Cara Amelia, sorella mia,
ti scrivo in preda alla disperazione. Sai che questo sentimento non mi appartiene, ma non so con chi altro condividerlo al momento. Non posso confidarlo nemmeno a Clarissa.
Ho ricevuto una lettera in seguito alla nascita di mia figlia Ariadna; una lettera da parte di Steon Fevre, il fratello di Milah. 
Ti ricordi, vero?
Pare sia un barone decaduto del regno di Harnor e dopo la morte di sua sorella cerca vendetta. Vuole che io e che il mio regno paghiamo per quello che è successo. Ma lo sai che non abbiamo nulla a che fare con quella faccenda!
Non mi preoccuperebbe se non fosse un elemento non indifferente del parlamento del suo regno e non avesse indotto l'intera Harnor contro Tahon.
Sai che noi addestriamo i giovani all'accademia militare ma non li abbiamo mai preparati ad una vera guerra. Loro sono famosi per la loro forza, la loro crudeltà nel prendere vite. Siamo spacciati, capisci?
Per favore, non tornare a Tahon. Non tornare mai più. Ariadna non potrà conoscerti, ma almeno tu che sei lontana, non fare ritorno dove sei in pericolo.
Ti terrò aggiornata,
Hector".



Non faccio altro che tremare leggendo la lettera che mandò mio padre a sua sorella, quasi vent'anni fa. Una zia che nemmeno sapevo di avere e che, a quanto pare, è (o forse era) molto amata da mio padre.
Ma perché quest'uomo vuole distruggere un intero regno? Si parla di una vendetta; è successo qualcosa di così grave da ricorrere a un gesto talmente irrecuperabile?
Ci sono delle altre lettere, anche quella che accenna mio padre:


"I miei più sentiti auguri, Hector.
So che è nata tua figlia. Che piacere immenso. Peccato che tu debba crescere una povera bambina in un regno pericoloso. 
Sì, perché forse tu l'avrai dimenticato. Ma io ogni giorno ricordo cosa avete fatto a Milah. E dovete pagare. Con la vita.
Non avete possibilità, non avete niente che possa essere all'altezza per sconfiggere Harnor.
Inutile che ti prepari al peggio. Sarò io a farti sapere quando arriverà la fine.
Steon".



Chi è quest'uomo? E la donna di cui parla, Milah? Cosa c'entrano con la nostra famiglia, con il regno di Tahon? Hanno fatto qualcosa a lei?
Però non capisco nemmeno il motivo di tenermi all'oscuro. È successo tanto tempo fa, perché non parlarmene?
Contemplo ancora i documenti, trovando un'altra lettera.
Questa risale al...giorno del mio diciannovesimo compleanno. Sette mesi fa...



"Anche questa volta ti scrivo per farti gli auguri.
Auguri per tua figlia. Ha compiuto diciannove anni. Il che vuol dire che tra un anno ne farà venti e avrà l'età per regnare. Sarà a capo di un regno destinato a cadere.
Potrei proporti qualcos'altro:
Consegnami Tahon, ti darò io l'erede al trono che davvero merita di regnare.
Altrimenti. Altrimenti tua figlia, non appena compiuti i vent'anni, non vivrà abbastanza da vedersi regina. Così come il tuo regno e il tuo amato popolo non avrà la possibilità di avere un erede; avrà solo la morte.
Davvero per puro egoismo vuoi spedire tutti verso la rovina?
Pensaci su.
Pensa a tua figlia.
Steon".



Le lacrime che avevo asciugato, adesso solcano nuovamente il mio viso. Ora capisco tutto questo mistero, il motivo per il quale nessuno voleva parlarmene.
Comprendo anche perché credono che non possa essere capace di occuparmi del regno da sola, che non sia abbastanza forte, perché vogliono farmi sposare e affidare Tahon ad un uomo che possa prendere il mio posto:
Per proteggermi, per proteggere il popolo.
Non riesco a credere che fossi all'oscuro di tutto questo. Non esserne a conoscenza aumenta solamente le possibilità di farmi del male. Mi rende più debole non sapere.
Adesso lo so. Magari è troppo tardi, mancano poco più di tre mesi al mio ventesimo compleanno.
Ma non posso stare con le mani in mano, non posso farmi proteggere senza combattere io stessa; lasciare che gli altri se ne occupino, concedere il trono ad un pretendente o a qualcuno che vuole distruggere Tahon.
Io sono la futura regina, e ho intenzione di proteggere io stessa il mio popolo, la mia corona, il mio futuro.
Non permetterò che qualcuno si prenda tutto ciò che mi spetta, che si prenda la mia vita e quella di tutti gli altri.
È arrivato il momento di imparare davvero a badare a me stessa, ad essere forte e indipendente, a gestire le situazioni da sola. Non sarà più un capriccio per dimostrarlo ai miei genitori. Lo farò per me stessa, per il mio popolo.
Sarò pronta ad affrontare qualsiasi minaccia, non potranno spaventarmi.

Se vogliono distruggermi, devono preoccuparsi di non farsi distruggere.


 
Spazio dell'autrice:
Finalmente abbiamo scoperto qualcosa riguardo il mistero di Tahon! Vi immaginavate qualcosa di simile? Sarò felice di leggere le vostre opinioni in merito e soprattutto se vi ha scatenato curiosità, domande e tanto altro! Vedrete che man mano ogni cosa sarà chiarita, anche se vi farò penare un bel po' prima di sapere tutto.
A prestissimo :D 

SimonaMak
   
 
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