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Autore: LightingThief    29/12/2019    1 recensioni
[FanFiction su Din Djarin, protagonista della serie tv The Mandalorian contiene spoiler riguardo essa]
Prima c’era stata la quasi schiavitù a Corellia, poi c’era stata l’Accademia a Korriban, le sue missioni, nonostante la caduta dell’Impero, ed adesso invece lei si era liberata di tutto ciò che l’aveva da sempre tenuta incatenata.
Aveva scelto sé stessa ed una vita diversa.
Per la prima volta in assoluto Eryn aveva scelto qualcosa da sola, senza che fossero gli altri a scegliere per lei.
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Eryn Laan, conosciuta anche come Speed, è una ex sith che ha deciso di abbandonare l'ordine perché ha sentito il lato chiaro crescere dentro di sé. Si ritrova così a lasciare quella vita fatta di oscurità e per sfuggire all'impero s'improvvisa cacciatrice di taglie. E' proprio nella Gilda dei cacciatori che conosce il Mandaloriano ed è anche insieme a lui che iniziano le sue disavventure nello spazio, alla scoperta delle proprie emozioni e sensazioni che per lungo tempo entrambi si sono negati.
Genere: Angst, Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prologo

The old woman


Sei mesi prima sul pianeta Jakku


L’atterraggio con l’Ala Stellare XG-1 era andato peggio del previsto, questo perché i comandi, alla fine, avevano iniziato a dare problemi e lei, non essendo una grande pilota, si era ritrovata costretta ad atterrare sul primo pianeta disponibile, Jakku. La sabbia era ovunque e nel momento stesso in cui si era ritrovata a metter piede in quelle distese desertiche per la prima volta in vita sua lei si era sentita davvero libera.

Il calore sulla propria pelle era piacevole, anche se non era certa di poter sopportare tutto quel caldo. Era da sempre stata abituata a temperature più basse, mondi in cui il gelo sembrava dominare, e poi lo spazio più profondo era freddo, come era che fredda Korriban.
Quella era la prima volta per Eryn che vagava da sola, ed un po’ di timore lo aveva. Sarebbe rimasta li a fissare quelle desertiche distese ancora a lungo, fin quando non fosse calata la notte, ma non poteva farlo, questo perché doveva sbrigarsi. Non sapeva in quanto tempo sarebbero riusciti a rintracciare i suoi spostamenti e la propria rotta, lei in fondo aveva fatto del proprio meglio eliminando il localizzatore prima di partire dall’Ala. Questo però non le dava il diritto di rilassarsi, anche perché dopo ciò che aveva fatto probabilmente chiunque fosse sulle proprie tracce era di certo qualcuno di pericoloso, perfino per una come lei.
Non che lei si ritenesse esattamente un’esperta, anzi, era totalmente fuori discussione, però in qualche modo sapeva di potersela cavare ed infatti quello spiraglio di luce che l’aveva fatta vacillare l’aveva portata fin li.
Per tutta la vita le avevano insegnato a far leva sulle proprie emozioni, controllarle in modo tale da sfruttare l’intrinseco potere, eppure lei non riusciva più a farlo. Era stato il senso di colpa a spingerla verso la luce, era stata la voglia di libertà a farla rinsavire ed abbandonare quella strada che l’avrebbe condotta verso una rovinosa fine, oltre che in mezzo alle tenebre. Non riusciva ancora a credere di essere libera e quella parola le piaceva così tanto, specialmente dopo tutti quegli anni in cui Eryn non aveva mai neanche saputo che cosa fosse la libertà.
Prima c’era stata la quasi schiavitù a Corellia, poi c’era stata l’Accademia a Korriban, le sue missioni nonostante la caduta dell’Impero ed adesso invece lei si era liberata di tutto ciò che l’aveva da sempre tenuta incatenata.
Aveva scelto sé stessa ed una vita diversa.
Per la prima volta in assoluto Eryn aveva scelto qualcosa da sola, senza che fossero gli altri a scegliere per lei.
Era libera ed aveva intenzione di ripartire da zero, ma prima doveva sbarazzarsi di tutto ciò che aveva a che fare con la sua vita e doveva cambiare radicalmente, ecco perché alla fine la scelta di Jakku non era stata poi tanto pessima, li, da quel che ricordava durante i suoi studi, vi erano parecchi mercanti di rottami e per questo motivo avrebbe avuto modo di trovare una nuova nave per muoversi e per andarsene da li, facendo perdere per sempre le proprie tracce.
Ecco, quello era il piano migliore che avesse avuto fino ad allora, però doveva sbrigarsi, doveva farlo prima che qualcuno potesse scoprirla.
Portò una mano all’altezza della propria cintura e li sentì il pesante manico della spada laser che portava sempre con sé. Di certo non era la migliore arma da sfoderare in quel caso, dunque, prima di andare, afferrò al volo uno dei blaster degli stormtrooper che avevano usato quella nave, e li sistemò all’altezza della cintura, nascondendo ovviamente la spada sotto la scura e pesante maglia.
Non aveva ancora avuto modo di disfarsi dei propri vestiti, a questo avrebbe pensato successivamente, anche perché adesso doveva sbrigarsi a trovare un’altra nave e probabilmente anche l’inizio di una nuova vita.

 

Il respiro era affannato ed il pesante mantello che non riusciva a strapparsi di dosso iniziava a darle parecchio fastidio, ma dei locali le avevano indicato un mercato di rottami a non tropa distanza da li, ed il riuscire a raggiungerlo era stato difficile. Non beveva e non si nutriva da un paio di giorni e questo andava ad alterare i suoi sensi, ovviamente, come quelli di chiunque altro, in fondo tolta quella sua connessione con la Forza e gl’insegnamenti ricevuti, Eryn era semplicemente una ragazza che non aveva più un posto nel mondo e per tale motivo doveva riuscire a trovarlo, ed anche alla svelta.
Quando iniziarono le bancarelle con le infinite cianfrusaglie fu quasi una benedizione divina, segno che finalmente era giunta nel luogo ricercato e che magari le avrebbe fruttato qualcosa, ma le occhiate che ricevette per gli abiti scuri e la faccia spaesata erano abbastanza eloquenti. Nessun simbolo adornava o marchiava la pesante maglietta nera, come anche gli stivali od i pantaloni, forse avrebbe dovuto iniziare sbarazzandosi esattamente degli indumenti, ma Eryn non ci aveva riflettuto, sperò dunque che i locali fossero poco interessati a lei e si concentrassero maggiormente su altro, cosa che per lei era più che logica.
Affrettò il passo mentre la gente che le stava intorno chiacchierava e parlava tranquillamente, donandole più di qualche occhiata, così prima ancora di decidere dove andare ecco che si fermò con il primo droide disponibile che incrociò il suo cammino, meglio discutere con un droide che con un uomo, almeno per il momento.
«Sapresti dirmi dove posso trovare un posto per—… bere qualcosa?» domandò con qualche dubbio, incerta se avessero davvero voluto sentire quel che avesse da dire.
In caso contrario, se il droide non le avesse risposto, avrebbe domandato ad un umano.
«C’è un locale li sotto, straniero.»
Meno male, per fortuna la risposta del droide giunse immediatamente mentre il braccio lungo dell’essere di metallo venne puntato nella direzione sperata, ed effettivamente, volgendo le scure iridi  verso quella zona, dei tendoni e parecchia gente sembrava proprio essere ferma al di fuori di un bar.
Ottimo, li era il posto giusto per iniziare.
Od almeno così lei sperava.

La mole di gente, in quella zona, effettivamente era triplicata rispetto alle persone che giravano per il grande mercato dei rottami e fino a quel momento neanche l’ombra di una guardia imperiale, il che equivaleva a dire che il posto era libero e sicuro. Prima d’oltrepassare la soglia di quella sorta di bar ecco che Eryn si tolse uno dei guanti scuri e poi si passò una mano fra i capelli che dopo anni aveva finalmente sciolto.
I suoi lunghi capelli biondi erano sempre stati tenuti legati in eleganti trecce oppure in delle code scombinate, anche perché doveva sempre indossare un casco calato sul viso, il che equivaleva a nasconderli, non che lei avesse mai fatto troppo caso a quel genere di cose. Nella vita che conduceva la bellezza era l’ultimo dei propri problemi come lo sarebbe stato anche in seguito, solo poche volte aveva sentito qualche apprezzamento su di lei, l’ultimo glielo fece infatti colui che aveva dovuto sfidare per diventare ufficialmente un Sith, era questa la regola dell’accademia. Per ottenere il ruolo dovevi scegliere un compagno e poi distruggerlo in un combattimento, solo che Eryn e Polo avevano addirittura provato a parlare, soprattutto negli ultimi giorni prima dello scontro, ed alla fine lui le aveva semplicemente detto che era bella, ma questo non aveva convinto Eryn a fermarsi durante l’esame. Era stata spietata, aveva colpito senza alcuna pietà ed una volta nei propri alloggi aveva pianto tutte le lacrime di cui era stata fornita.
Non lo aveva chiesto lei di diventare un sith, non aveva chiesto lei quella vita, non aveva chiesto lei di essere cresciuta in quel modo.
Niente di ciò che le era stato insegnato era ciò che Eryn desiderava ed infatti fuggire da li era stata l’occasione della sua vita, il che l’aveva messa in una posizione critica.
Un sospiro preoccupato abbandonò le sue labbra e dopo aver assunto la migliore espressione seria ecco che si diresse verso il grande bancone formato da una serie di lamine di metallo accatastate le une sulle altre, mentre la gente s’accalcava  un po’ ovunque per conversare, urlare e ridere. Nessuno sembrò prestarle troppa attenzione mentre si faceva largo fino a quando non giunse accanto ad un paio di uomini che sembravano fin troppo propensi a bere alcol. Su quel pianeta vi era una grande varietà di razze ed infatti un paio di Twi'lek si diedero delle gomitate nel vederla li, cosa che effettivamente Eryn notò solamente con la coda dell’occhio, e poi ecco che si presentò dinnanzi ad ella il barista, un besalisk con ben quattro braccia pronte a servire più clienti nello stesso momento. La squadrò da capo a piedi e poi sogghignò, decisamente interessato a quel nuovo ingresso, sicuramente qualcuno a cui poter spillare parecchi soldi.
«Benvenuta, signorina in nero, cosa posso darle da bere?»
Eryn, che fino a quel momento non aveva riflettuto che in un bar effettivamente avrebbe dovuto prendere qualcosa di alcolico si limitò a scuotere il capo e poggiare entrambe le braccia sul bancone.
«Acqua, grazie.»
«Solo dell’acqua? E sia, le porto subito una caraffa solo per lei, signorina in nero.»
Ed ecco che la ragazza chinò appena il capo, dinnanzi la gentilezza altrui, senza però abbassare la guardia poiché sapeva fin troppo bene che non si sarebbe mai potuta fidare di niente e nessuno li dentro. Portò una mano sulle proprie tasche, quasi a volersi assicurare che i soldi e le armi fossero ancora li, e dopo aver controllato iniziò a guardasi intorno senza un valido perché. Voleva vedere con chi avrebbe dovuto avere a che fare per cercare un nuovo mezzo di trasporto o per lo meno un passaggio, ed ecco che improvvisamente una piccola figura si materializzò al proprio fianco. Sembrava una vecchia donna, decisamente umana, che però le stava porgendo gentilmente una caraffa piena di quella che era acqua, da ciò che ella poté notare e poi, la vecchietta, scosse appena il capo, facendo un flebile cenno di no, indicando il barista basalisk che aveva preso la sua ordinazione.
Eryn ponderò per qualche secondo la situazione e mordendosi appena il labbro inferiore decide di cedere alla richiesta della vecchia, ed assecondandola si limitò ad abbandonare delle monete sul bancone ed alla fine afferrò la brocca che invece lei le stava porgendo e ne bevve un lungo sorso. Le era mancato parecchio bere e quella sensazione di fresco la fece stare decisamente meglio, al punto che le sue labbra s’incurvarono in un sorriso sincero.
«Grazie—…»
«Ehi, signorina in nero, non vuole la sua acqua?» la richiamò, qualche istante dopo, il barista al quale aveva lasciato i propri soldi. «E tu, stupida vecchia, stai lontana dai miei clienti, non rovinarmi gli affari.»
La vecchietta, che fino a quel momento era stata in silenzio, si strinse nelle proprie vesti e fulminò con lo sguardo il barista.

«No, non ci provare Morley. Non vogliamo altri guai con i tuoi sporchi imbrogli ad i nostri clienti. Devi smetterla.»
Ovviamente Eryn inarcò appena un sopracciglio, confusa dalle parole di lei, mentre pian piano un’idea si andava formando in mente. Possibile che il barista mettesse qualcosa nelle bevande degli stranieri per derubarli? La cosa non era poi tanto impossibile, visto e considerato che al momento i ladri ed i criminali erano aumentati a dismisura. Però la fece quasi ridere la voglia di fregare proprio lei, insomma aveva l’aria di una che poteva essere presa facilmente in giro? Incredibile.
Così, la giovane ragazza, dopo aver passato nuovamente la brocca con l’acqua alla donna, ecco che si voltò in direzione del barista ed accennò un sorrisetto.
«Ti ho lasciato i soldi li sopra. Tu non proverai ad ingannare più nessuno straniero, sono stata chiara?»
Quell’ultima affermazione, però, venne pronunziata con molta più veemenza di quanto in realtà fosse necessario e questo perché ovviamente Eryn aveva aggiunto il potere della forza per andare a scalfire la volontà del barista, che guardandola stupito, annuì e si mise addirittura sull’attenti con tutte e quattro le mani da lui possedute.
Già, probabilmente non avrebbe più fatto niente per un po’ di tempo.
«Sì signora, nessuna truffa in questo bar, lo prometto!»
«Fantastico—…» commentò ella senza alcun entusiasmo prima di tornare a guardare la sua salvatrice ed ecco che cercò ancora una volta i soldi da donarle in modo tale da poter non essere più in debito anche con ella.
Ma la vecchietta fu più veloce e scosse ancora una volta la testa facendole cenno di no.
«Non è necessario, bambina mia. Hai l’aria di chi ha appena passato qualcosa di brutto ed un furto su Jakku non ti avrebbe di certo aiutata.»
Sorpresa da tutta quella gentilezza Eryn arrestò le proprie mosse e la fissò per qualche istante di troppo, non riuscendo a capire come fosse possibile quell’essere carino da parte della donna, e poi si passò una mano sulla guancia, grattandosela con nervosismo.
«Vorrei—… vorrei poterla ripagare in qualche modo e poi vorrei—… insomma mi servirebbero dei vestiti nuovi ed un mezzo di trasporto posso pagarla molto bene.»
Era vero, infatti prima di andare aveva portato con sé tutti i crediti che era riuscita a trovare ed a prendere anche all’accademia, senza farsi troppi scrupoli, insomma doveva pur provare a sopravvivere in qualche modo.
Stranamente la donna la osservò ancora una volta da capo a piedi, mentre stringeva l’acqua fra le braccia esili e raggrinzite, ma alla fine annuì in maniera piccata e le fece cenno di seguirla.
«Penso di poterti aiutare con entrambi. Voi stranieri, di tanto in tanto, mi avete aiutata con gli affari, ti sdebiterai in questo modo, bambina mia.»
«Perfetto!»
«Dunque, come ti chiami? Sempre se posso sapere—…»
Le chiese la donna dai grigi capelli prima di farle cenno di seguirla al di fuori del locale, dove sicuramente aveva una bancarella nel mercato dei rottami, ed ecco l’ennesima domanda alla quale Eryn non aveva minimamente pensato. Non poteva di certo dire di essere Eryn Laan, doveva inventarsi qualcosa di diverso, aveva bisogno di un nuovo nome oppure uno pseudonimo, ed ecco che guardandosi intorno, alla ricerca di idee una parola le balenò nella mente, e fu quella che disse prima ancora di rendersene conto.
«Speed!»
«Allora andiamo, Speed, non perdiamo tempo se vuoi parlare d’affari e scommetto che hai anche fame
La donna non sembrò sbattere ciglio dinnanzi al nome appena inventato ed utilizzato per sé stessa, era perfetto ed effettivamente il tutto la rincuorò parecchio. Aveva appena scelto il suo nuovo nome, qualcosa che l’avrebbe segnata da li a venire ed a conti fatti, anche se ci aveva riflettuto la bellezza di cinque secondi, poteva ritenersi soddisfatta.
Adesso non era più Eryn Laan, uno dei Sith.
Da quel momento in avanti sarebbe stata Speed.

   
 
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