Anime & Manga > Death Note
Segui la storia  |       
Autore: Star_of_vespers    02/01/2020    4 recensioni
L'umanità è stata decimata da un nuovo pericolo. Near ha centotre anni, ormai vecchio si ritrova a lasciare il comando ad una giovane ed inesperta ragazza, nonché una scienziata molto abile. Quest'ultima grazie ad un patto segreto stipulato con il re degli Shinigami, è riuscita a riportare in vita Mello e Ryuzaki nonché il vecchio L.
La ragazza è mossa da una questione personale, anche se ormai intenta a riportare l'umanità sulla terra, bloccata su Marte da ormai troppo tempo.
Dal testo:
-Porgo ad entrambi, i miei più distinti e affettuosi saluti- il suo sguardo determinato scivolò tra gli occhi azzurrissimi di Mello che impassibile l’ascoltava, poi si spostò sul vecchio L e debolmente gli sorrise.
-Conosco già tutte le vostre domande …- seguitò determinata, continuando a parlare sostenuta dallo sguardo fiducioso di Near che la fissava nella penombra.
-Conosco quelle che un tempo erano le vostre certezze. Ma siete ritornati, dalla morte- sentenziò infine.
Vi assicuro che vi farò rimanere con il fiato sospeso! sarà una storia piena di azione, mistero, amore, e tantissimi colpi di scena.
Genere: Fantasy, Romantico, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: L, Light/Raito, Mello, Nuovo personaggio, Shinigami
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Giunti a questo punto, non ho altra scelta. Ma non fraintendere lettore, non ho intenzione di rispondere alle tue domande, no. Sei tu che devi seguirmi, non il contrario. 
 Chi sono io? 
La persona che in silenzio scrive questa vicenda, con il semplice scopo di raccontare ogni aneddoto. Adesso caro lettore leggi, e fallo bene, non vorrei ripetermi ulteriormente.
Piuttosto tu, porta attenzione, perché quello che ti sto per dire è veramente importante: finora hai letto un prologo, troppo lungo per i miei gusti, ma essenziale per il seguito di questa vicenda, strana ma reale.
Sei sul punto di non ritorno, hai aperto una porta e non puoi richiuderla. Ti trovi nell’ombra, e per raggiungere la luce dovrai camminare, correre, seguire il ritmo.
Ci riuscirai?.
Bene. Adesso che la mia presenza è stata rivelata, ne segue una presentazione, ma non sarò dettagliato, immagino tu ti sia fatto una vaga idea di chi io sia!
Perfetto! Io sono il tuo cantastorie, ti parlerò di vicende assai complesse, della vittoria che ho ricevuto dopo essere stato ucciso come un cane, dei miei piani… di Matryel, della sua storia, e del finale agrodolce, che conduce verso la luce che tu cerchi, lettore. Tieniti pronto, perché ha inizio soltanto ora la vera narrazione. Io ti spiegherò tutto quanto, al momento giusto. Come ti ho già detto, non sono qui per rispondere alle tue domande, ma rischiarerò le tue idee nel momento in cui sarà necessario, fidati!
Non a caso, mi presento solo ora a te, all’alba di un nuovo mondo. Mi limiterò adesso a raccontarti per filo e per segno ogni episodio, senza lasciare nulla al caso.
Seguimi!
Tieni ben a mente queste parole, poiché la prossima volta che io ti parlerò, sarà verso la fine della storia, nell’epilogo conclusivo di questa guerra appena iniziata. Ciò che stai leggendo adesso caro lettore, è la vicenda di due mondi, due universi che insieme potranno fondersi per trasformarsi in un'unica entità. Ciò che stai leggendo lettore, non è altro che la storia della Sognatrice di mostri e il nuovo L.
Buoni sogni, e buoni incubi!”

Ispirata al romanzo di Another Note.

 

 

Alleanza: fazione che si oppone allo shinigami Light.

Ribellione: seguaci shinigami/uomini di Light, banditi dal re degli shinigami.

Losiliani: fazione pacifista, garante della razza umana, residente su Marte

Intoccabili: coloro che, non avendo un nome, sono immuni al Death Note.

Dispersi: per lo più cannibali, coloro che dopo la guerra, non avendo trovato riparo, si sono smarriti, abbandonando il lume della ragione. Senza né cibo né acqua, hanno divorato ogni cosa, uomini, donne, bambini, animali. Divenendo pazzi e abbandonati alla loro misera condizione



 La sognatrice di mostri e il nuovo L:
 

Lui. Impavido, testardo, troppo orgoglioso per accettare e contemplare un degno avversario.

Tenacia e forza albeggiavano dentro quei cristalli azzurri che si ritrovava al posto degli occhi, inviolabili, come sigilli occultavano un bosco pieno di mostri e di minacce sconosciute. Chi mai oserebbe addentrarsi in una simile radura, all’interno del suo più profondo spirito? Nei suoi occhi divampava l’ uragano, ma il suo volto sapiente sapeva da tempo celare ogni singola emozione, trattenendola dentro le iridi chiare, letali alla vista altrui.

Oscura come la notte senza stelle era la sua espressione, molto lontana dal mondo, molto vicina ai dettagli.

Lei. Nascosta dietro le sue paure, spinta senza ritegno verso ciò che considerava giusto.

Nascondeva bene i suoi segreti, imprigionandoli sapientemente all’interno del suo cuore, un posto ancora sconosciuto a occhi umani. Un santuario di segreti e pianti, che non avevano mai trovato sfogo. Silenziosa e ardita, guardava il mondo, sperando di scovare tesori, per riportarli all’interno del suo cuore, e collezionarli. Infondo, quel territorio immacolato l’aveva sempre protetta, allontanata dai pericoli. Un rifugio nelle giornate di pioggia, uno scrigno d’oro laccato di pensieri, parole non dette. Sigillato bene, lontano dalla vista altrui, da occhi indiscreti e parole ostentate.

Lui voleva varcare quel confine, per appropriarsi di quei segreti.

Lei era affascinata da quella foresta scura, nascosta dietro quello sguardo misterioso, attirata come un pesce dall’esca, ma senza protezione, senza nessun’arma.

Lui, intenzionato seriamente a far crollare ogni sorta di difesa all’interno di quel cuore.

Lei, avrebbe provato a capire come entrare dentro quella radura.

Lui, forse era troppo vicino allo scrigno che, la sua avversaria per anni, aveva saggiamente nascosto.

 -Mello ma cosa stai facendo?- sussurrò Matryel vicinissima alle labbra dell’uomo. Percepì l’odore di Mello. Quel fresco e intenso profumo, così forte e prepotente, quanto i suoi occhi di ghiaccio. Continuava a tenere il capo chino, quasi come scottata alla vista di quel volto serafico, marchiato solo da quella cicatrice, che tanto la incuriosiva. I battiti triplicarono, le mancava l’aria, sentiva un formicolio scorrerle dietro la schiena. Le guance erano sempre più rosse. Si accorse che si stava torcendo le dita e si costrinse a smettere. Tremò e le sue labbra si incurvarono, nel tentativo di ragionare.

Mello aveva pienamente ragione. Lei era fatta di carne, e ora che il detective l’aveva detto, non poteva far altro che pensarci e ripensarci, tanto da sentire il sangue fluire copioso a ogni suo ragionamento. Era entrata in panico. Doveva trovare una soluzione. Semplice a dirsi ma non a farsi.

Lanciò un’occhiata furtiva al ragazzo di fronte a lei, sempre più vicino, sempre più impassibile. Cosa stava facendo? Non poteva perdersi ad osservarlo. Mello era un abile cacciatore, e lei stava senza dubbio diventando troppo facilmente la sua preda. Ricacciò i suoi pensieri scuotendo lentamente la testa. Una ciocca di capelli le cadde dinanzi agli occhi, coprendole la visuale.

-Che c’è? per caso non sta andando tutto secondo i tuoi piani?- domandò l’uomo allungando le sue mani sul viso caldo di lei. Il contatto con la pelle della ragazza fu confortevole, lei sotto le sue dita era morbida, liscia, come pesca. Ghignò esaminandola senza paura.

Matryel non riusciva a comprenderlo. Non capiva il motivo per cui lui la stesse trattenendo in quel modo, schiacciata contro il muro. Contro il suo corpo.

Quell’asciugamani poco legato ai fianchi la stava facendo impazzire, letteralmente. Si ritrovò nuovamente a guardarlo, percorrendo con gli occhi il fianco scarno del ragazzo. Arrossì maggiormente, senza evitarlo. Era come imprigionata all’interno di quel momento, non solo fisicamente, ma anche mentalmente, quasi come se la mente di lui la stesse in qualche modo torturando. Lo sentiva. Ma lei non poteva rimanere turbata dal suo petto nudo, o dai suoi occhi, così radunò un bel po’ di coraggio. Di poco alzò il mento respirando piano; Mello percepì subito quel soffio sulla pelle, ma non mutò la sua espressione cupa. Voleva guardarla bene: i suoi capelli sotto la luce di quella fioca lampada parevano ramati. La sua pelle era nivea, colorita solo dalle guance vermiglie, e da quei suoi occhi turchesi, così turbati, ma al contempo velati da uno strano coraggio.

-Si, ho protetto tutti, sono sulla terra, e tu mi hai seguita … quindi mi ritengo soddisfatta!- pronunciò lentamente quelle parole, scandendo bene le sillabe, quasi come volesse dimostrare al ragazzo che lei, nonostante i tentativi fallimentari di indurlo a seguirla, alla fine ci era riuscita senza battere ciglio. Sperò con tutta se stessa che, dopo avergli lanciato quella mezza provocazione, Mello la lasciasse stare, o si allontanasse. Matryel non poteva respingerlo, in quanto la differenza di stazza era rilevante, e non se la sentiva nemmeno di guardarlo negli occhi.

La reazione del detective non tardò. Mello digrignò di poco i denti, assottigliò gli occhi e si avvicinò maggiormente al corpo esile della donna che stava incatenando al muro. Matryel aveva pronunciato quella frase con così calma, consapevole che lui sarebbe rimasto spiazzato, ma certa delle sue intenzioni. Voleva stuzzicarlo, con poco, quel poco che bastava per scatenare una reazione.

Quel profumo, virile, misterioso, le penetrò dentro, insieme al respiro lento di Mello. Il suo cuore batteva di emozioni sconosciute: eccitazione, rabbia, paura. Si ritrovò coinvolta dentro un mare in tempesta, e lei era così indifesa e piccola, non poteva fare nulla se non fuggire al più presto. Alzò gli occhi verso Mello, quando quest’ultimo, con un dito, piano, percorse sapientemente la linea del suo collo, per poi afferrare il mento di lei, e avvicinarlo vertiginosamente al suo viso.

Due onde di mare in quel momento si incrociarono. Due occhi, sommersi da sensazioni differenti, vissute in un attimo sfuggente, e reale. Mello era irritato, e più la guardava, più Matryel capiva che, lui le stesse parlando. I suoi occhi blu si muovevano all’interno di quelli di lei, quasi a dirle di stare attenta. Lei avrebbe giurato che in quel momento Mello la stesse ammonendo di non parlare, di rimanere in silenzio.

Per tutta risposta Matryel irrigidì il suo sguardo, corrugando la fronte. Voleva fargli capire che aveva, oltre che un corpo, anche una testa, ed anche se il fascino cupo di Mello, la stava spiazzando, la sua mente in qualche modo tentava di rispondere razionalmente. Anche se …

-Ragazzina, ti ho seguita perché volevo, sia chiaro! Hai capito?! - Le sue parole erano ferree, e i suoi occhi blu divennero profondi, mentre Matryel incantata, impallidì dinanzi la sua rigidità. Senza volerlo cominciò di nuovo a torturasi le dita, stringendo un lembo di maglia, per smorzare quel turbine di emozioni che avvertiva, nonostante il suo dissenso.

-Mi è chiaro, non pensare che non sia grata!- imbarazzata più che mai scostò il capo quando, senza volerlo, sfiorò la punta del suo naso, incrociando per la medesima volta quelle iridi chiare, incorniciate dai capelli disordinati e bagnati.

-Non ho bisogno della tua gratitudine!- il detective curvò le labbra soddisfatto, scrutando la pelle di lei, accesa ancora da un forte rossore sulle guance.

-E di cosa hai bisogno allora?-  osò porgerli quella domanda, con un filo di tremore all’interno della sua voce.

La stanza era immersa nella penombra ed i loro corpi erano delineati da una sola luce, che debolmente illuminava i loro sguardi, pieni di domande e ambizioni.

-L …- la guardò differentemente dal solito, i suoi lineamenti divennero meno rigidi, le sue labbra si allargarono in un sorriso soddisfatto.

-Non c’è bisogno che io ti spieghi … perché ho già quello che voglio!- esordì regalandole un sorriso di scherno. Matryel assottigliò le palpebre, scrutando a sua volta gli occhi di Mello che indagatori la stavano già fissando da tempo. Cosa voleva dire? In quel momento lei si trovava a pochi centimetri dal suo corpo, lo sentiva vicino, e a sua volta gli era altrettanto vicina. Ma… non capiva. La sua reazione interiore era stata incontrollabile, ed anche se lei stessa desiderava andarsene, non riusciva a dirigere il suo corpo verso quella porta, ed i motivi erano ben due: doveva riconoscere che l’uomo le suscitava qualcosa dentro, a livello fisico ma anche in ambito mentale. Quindi il secondo motivo per cui lei non riusciva ad allontanarsi era saldamente in sintonia con  il primo, ovvero, lei era affascinata dal pensiero dell’uomo, ma più che affascinata, era indifesa e fuori rotta, per cui, doveva assolutamente riuscire a seguire il flusso di pensieri che si scatenavano tortuosi all’interno della mente di Mello.

-Sei così sicuro di te. Ma è normale, mi hai buttata contro il muro e mi guardi con due occhi che non hanno paura. Non capisco come fai… ma mi hai incuriosita- Si trovava mentalmente distante da quella situazione, anche se il suo corpo stava iniziando a rispondere all’attacco fisico di Mello, e ciò affermava che il detective era riuscito a catturare la sua attenzione, e di conseguenza ad avere ciò che desiderava. Ma cosa desiderava?.

Matryel continuava a pensare. I suoi occhi più volte si erano posati sul corpo dell’uomo, e sul suo viso attento, come quello di un leone.

Doveva rimanere lucida, altrimenti sarebbe caduta nella trappola.

Quasi per inerzia alzò un dito e con assoluta grazia, lo posò sulla cicatrice impressa sul lato destro del volto di Mello, e la tastò piano sotto i suoi polpastrelli. Era morbido. Era caldo. Continuava a scorrere il dito lungo tutto il perimetro di quella pelle bruciata, poi si bloccò all’altezza delle labbra. Intimidita infine allontanò il dito dalla cicatrice e lo posiziono sul labbro inferiore del ragazzo, che imperturbabile la stava fissando, senza comprenderla. Per tutto il tempo l’aveva sedotta, guidata, e in un certo senso anche manovrata. Ma in quell’istante in cui gli occhi di Matryel parevano persi in chissà quale ragionamento, Mello si rese conto che la stava perdendo. Ma come? Era proprio vicina a lui, ed ancora incollata al suo petto...

Il respiro della donna divenne lento e provocatorio sulla pelle umida dell’uomo che, incuriosito, la stava osservando diversamente dal solito. Dove si era nascosta? cosa significava quella mossa?. Doveva assolutamente riaverla, stretta in un pugno.

-Fermati!- abbassò il tono di voce, mantenendo al contempo serietà all’interno di quella parole.

Repentinamente afferrò il polso della ragazza stringendolo tra le sue dita. Erano così minuscoli quel braccio, quelle dita. La osservò, perdendosi a studiare nuovamente il suo sguardo, che pareva incantato.

-Perché mi hai fermata?... voglio toccarti ancora!- ammise scontenta.

Mello sgranò di poco gli occhi dinanzi a quelle parole, pronunciate senza vergogna.

-Vuoi toccarmi? Che stai dicendo ragazzina?- domandò digrignando di poco i denti. Voleva capirla e, più la guardava, più intuiva che la stava perdendo sotto le sue mani. Le labbra di lei si curvarono in una smorfia di dolore quando Mello, con impeto strinse maggiormente il suo polso.

-Mi fai male…- lo avvertì continuando ad avvicinarsi con la mano bloccata verso la cicatrice del ragazzo.

-Allontanati con la tua mano!- allentò la presa. Era combattuto, voleva respingerla per farle capire che solo lui poteva comportarsi in quel modo, ma al contempo il comportamento della ragazza lo aveva attratto. La sua mano sul suo viso aveva acceso nei pensieri di Mello un pizzico di curiosità. Voleva allontanarla, e allo stesso tempo lasciarla continuare, in modo da studiarla meglio.

Nell’indecisione, le dita di lui sciolsero quella presa sul polso di Matryel che velocemente appoggiò la sua mano sulla cicatrice, rugosa ma incredibilmente  morbida. Mello guardò quella mano di sottecchi, studiandola impassibilmente. Non mutò espressione rimanendo severo dinanzi agli occhi di Matryel.

Continuava a tenerla schiacciata al muro, imprigionandola con le braccia, ma anche se incatenata contro il suo corpo, la ragazza era riuscita, con quegli inspiegabili e strani movimenti, a fare ciò che desiderava. Lo guardava in un modo strano. Mello ne fu colpito e, più lei si allontanava con le dita, più lui la fissava, come un cobra scruta un’incantatrice mentre balla. Non ne comprese il motivo e, anche se più forte, si ritrovò perso nei suoi pensieri, perso a comprenderla.

-Mello anche tu sei fatto di carne … tante volte sembra che tu te lo dimentichi-

La guardò, le bloccò la mano, stringendola alla sua, violentemente. Matryel sussultò, prima di scrutare i suoi occhi. Tremò debolmente, quando Mello la inchiodò con una sola occhiata. Furente. Guerriera. Un’espressione ammaliante quanto pericolosa.

-Ragazzina sembra proprio che tu non sappia usare le parole- Se si fosse riferita alla cicatrice che portava al viso, doveva assolutamente farsi altri conti. Quella era la prova tangibile che lui fosse privo di paure, impavido. E lei lo doveva temere. Non poteva pensare diversamente. Digrignò i denti, e assottigliò le palpebre.

-Mi fai male…- asserì scrutando la mano di lui.

-Lasciami!- seguitò quando Mello la schiacciò contro il suo torace, contento di vederla fremere dinanzi il suo impeto guerriero.

-No- si avvicinò al suo orecchio. Respirando piano, scostò di poco i  capelli vicino al lobo della ragazza.

-Sei furba … pensi che io non l’abbia capito?- sorrise beffardo. Matryel lo notò osservandolo di sottecchi.

Stretta in quel modo era difficile anche respirare senza che lui non la percepisse.

-Cos’hai capito?-

-Ogni cosa. Io so tutto di te. Ed anche se tu credi di fare l’esperta, non attacca!. Hai abbindolato questi uomini… ma il gioco con me è duro.-

Per rafforzare quelle parole taglienti, scontroso come non mai, la schiacciò con forza, quasi come a voler farle percepire sul suo corpo, ogni suo muscolo.

Matryel sussultò e ritornò a tremare.

*Bene*. Sorrise soddisfatto. Aveva preso di nuovo il controllo su di lei.

-Quando mi hai minacciata con la pistola … poi  sei rimasto nella sala monitor e hai visto dei documenti, giusto Mello?-

-Ti devo rispondere?!- Fiero e sicuro di sé, si allontanò piano da Matryel, mollando la presa sul suo corpo. Lei lo guardò, leggermente delusa dal suo allontanamento. Ora Mello le era distante. L’aveva lasciata sola contro il muro, incamminandosi serioso verso la porta della camera.

Matryel lo fissava imbambolata: i suoi capelli disordinati gli ricadevano davanti occultando la cicatrice, che tanto le piaceva. I suoi muscoli venivano delineati dalla flebile luce in lontananza. E quell’asciugamano, ancora fissato nella vita, le faceva sempre uno strano effetto. Sospirò. Mello la guardò di sottecchi, mentre con un semplice movimento, afferrò tra le mani la chiave della porta e la girò. Chiudendola.

La donna, stranita, corrugò la fronte, non capiva il motivo per cui Mello avesse serrato quella porta. Scostò la schiena dal muro polveroso, ignorando il vapore all’interno della stanza. Mosse qualche passo verso l’uscio ormai chiuso, ed alzò la mano per afferrare la chiave ma Mello velocemente la bloccò.

-Non osare!-

-Non puoi chiudermi dentro questa stanza. Io devo uscire. Dammi la chiave, e lasciami aprire la porta.-cercò di avvicinarsi alla porta senza successo. Doveva ammettere che si trovò impreparata dinanzi quell’iniziativa. Non riusciva nemmeno a riflettere, per comprendere il motivo di quell’azione.

Lui pareva disinteressato. Infatti la guardò qualche istante, per poi girarle le spalle senza insicurezze.

-Mello!-

-Ragazzina fa silenzio!- voltò di poco il viso per incrociare gli occhi chiari di lei, che insicuri gli stavano domandando silenziosamente tante cose. Perché? Perché comportarsi in quel modo? Possibile che non fosse in grado di mantenere la mente lucida?

-Spiegati, io non capisco. Mi spingi contro il muro. Poi mi chiudi a chiave e mi impedisci di andare. Non si fa così!-

-Impara allora a non sbagliare.- sentenziò lui con tono conclusivo avvicinandosi ad una poltrona sgualcita vicino all’angolo destro della stanza. Prese a sedersi divaricando le gambe. Appoggiò i gomiti sulle ginocchia.

Pareva lontano perso nei suoi pensieri. Matryel rimase allibita, ma interessata. Non osò avvicinarsi. Troppo impaurita da una sua imprevista reazione. Così, incantata, lo osservò. Immobile senza fiatare.

-Mello devi farmi uscire da questa stanza. Non credi?- forse un dialogo normale l’avrebbe aiutata ad andarsene, anche se gli occhi di Mello, le stavano suggerendo il contrario: la fulminò ancora una volta, semplicemente scrutandola dalla sua postazione. Quella risposta indiretta le strappò un falso sorriso.

-Dovrei continuare a sistemare alcune cose per la missione nella sala centrale, capisci?! Devo continuare a lavorare, altrimenti il piano di domani andrà a rotoli, e non posso permetterlo… quindi…- chiuse spazientita le palpebre respirando lentamente. Si sarebbe liberata da quel casino.

-Mi lasci andare a lavorare per favore?!- forse se avesse usato un linguaggio normale, delicato, Mello le avrebbe dato ascolto?

-Dovevi pensarci prima di entrare in questa stanza, L. - pronunciò l’ultima parola con un tono alquanto scettico. Poi curvò il mento, appoggiò le mani ai braccioli della poltrona e si alzò, raggiungendo nuovamente la donna.

Matryel curvò il volto per osservare bene i movimenti di lui.

-Ripeto che, L, io so ogni cosa, e ammetto che mi hai alquanto sorpreso…-

Quel tono, era sempre più irrisorio e sicuro.

-Quindi vorrei che tu non ti allontanassi dalla mia vista. Giusto per evitare di sfuggirmi ragazzina. Quando lo deciderò io, tornerai a svolgere il tuo lavoro.- 

Parlava a Matryel con una decisione tanto scioccante quanto prepotente.

-Con ciò che vorresti dire Mello?- si voltò verso quegli occhi blu, rivolgendo tutta la sua attenzione a quello sguardo felino.

-Che non ti muoverai...- mosse un piede verso lei facendola vertiginosamente indietreggiare verso quel letto a due piazze, dove sopra vi erano sparsi i suoi stessi vestiti.

-Non lavorerai… non fiaterai … e non ti allontanerai dalla mia vista, ragazzina!- La voce di lui era ferma e decisa. La donna rimase in silenzio, impaurita e affascinata dalle sue idee. Come poteva averlo sottovalutato? E cosa voleva dire Mello precedentemente, nell’affermare che sapeva ogni cosa? Misteri da risolvere. Si bloccò quando avverti i muscoli delle gambe scontrarsi di poco contro il materasso.

- Non mi controlli ugualmente, lo sai Mello- delicatamente si avvicinò al suo viso, abbassò lo sguardo da quei occhi blu, portandolo alle sue labbra. Ancora una volta.

-Bugiarda …- i suoi capelli erano sparsi sul suo volto, e di poco stavano toccando le guance della donna. Matryel si avvicinò di poco. Mello ghignò appoggiando una sua mano sul mento di Matryel. L’aveva nuovamente in pugno.

Sfiorò le sue labbra carnose, leccandole con la punta della lingua. incrociò il suo respiro, mancava poco. Matryel aveva compreso bene il suo pensiero, ed anche se parevano invitanti quelle labbra, enfatizzate, dal caldo e deciso respiro di lui, si allontanò di poco. Il suo cuore batteva all’impazzata, il sangue le arrivò alla testa, mentre avvertiva, un calore invaderla,  e divamparle nel petto, nella testa, mentre lui soddisfatto la fissava, ribellarsi senza successo, ritrovandosi imprigionata dal fascino dell’uomo. Nemmeno il suo corpo rispondeva più alla sua mente, torturata sotto le mani di lui, dalla sua bocca invitante, e da quei occhi azzurrissimi. Più le labbra di lui si avvicinavano alle sue, più Matryel pensava a quanto potesse essere bello baciarlo.

-Almeno lasciami andare a fare una doccia!- si allontanò maggiormente, sfuggendo a quella deliziosa provocazione. Scostò le sue labbra dalla traiettoria del ragazzo davanti a lei.

*Astuta!* Mello la guardò e non obiettò nulla contro quella richiesta. Matryel lo scostò appoggiando una mano al suo petto. Giusto quel poco che bastava, per allontanarlo da sé, e crearsi un passaggio.

 

Su Marte:

Il caldo era divenuto insopportabile. Risa, Near, il vecchio L e gli uomini della diciassettesima unità, dopo una piccola pausa, avevano radunato gli oggetti essenziali, caricandosi dietro le spalle dei piccoli zaini da viaggio. Risa aveva dato l’ordine di lasciare la navicella in quel posto, lasciando tre uomini come guardie, anche se sapeva bene che su Marte non avrebbero riscontrato grossi pericoli.

Si stavano spostando sul deserto, grazie a delle auto volanti di ultima generazione. Risa capeggiava la fila, seguita da altre tre auto. Correvano ad alta velocità, lasciando un polverone di sabbia rossa dietro il loro cammino.

Ryuk divertito li osservava volando insieme a loro, lungo quelle ampie colline di sabbia crescente. Si bloccarono a ridosso di un largo precipizio, quando in lontananza, la punta della torre di un grosso e mastodontico castello giunse ai loro occhi.

-Fermi.- Risa si bloccò. I suoi capelli si agitavano sotto quel sole rovente, mossi dal movimento fulmineo della sua mano, che svelta aveva bloccato le azioni dei suoi soldati.

-Parcheggiamo questi gioiellini… da qui in poi si prosegue a piedi.- ordinò lanciando uno sguardo ai guerrieri dietro le sue spalle. Ryuzaki si trovava in auto con lei, insieme a Near.

Affascinato da quello spettacolo mai visto prima d’ora,  il vecchio L non aveva fiatato per tutto il viaggio, scrutando attentamente il vasto deserto, la sabbia ondulata e quelle macchine volanti, alimentate da un’energia a lui totalmente sconosciuta.

Con un semplice salto, Risa si allontanò dalla vettura, per poi aiutare il vecchio Near, sostenendolo da un braccio.

-Sarebbe saggio proseguire con questi aggeggi, per il bene di Near. Non pensi sia impossibile per lui seguirci, visto il suo stato?- chiese Ryuzaki alzandosi dalla sua postazione.

Risa lo fissò. Per tutto il tempo era rimasto in silenzio, seduto in quel suo modo alquanto ridicolo. Adagiò le mani ai fianchi, spostando di poco la cinta in cui precedentemente aveva riposto i pugnali e la pistola.

-Hai iniziato ad usare di nuovo la lingua a quanto pare! …- esordì derisoria lanciando un’occhiataccia al detective.

 -Bene!- Risa esaminò la grossa collina di sabbia rossa dietro l’uomo, in contrasto perfetto con quell’ampio, limpido, scintillante cielo azzurro. 

-Ma per tua informazione, Mister: “Nonsouncazzodiquestomondopercento”. Se a Losiliel ci beccassero con queste auto …- indicò con il dito indice le macchine che avevano usato fin a quel momento.

-O con ste cazzo di armi, che non voglio lasciare, ma devo. Fottuto sia il principe!- Irritata portò le mani alla cintura e se la slacciò, lasciandola poi cadere malamente a terra.

-Sai che ci fanno?- si avvicinò a Ryuzaki che impassibile la guardava, con le mani in tasca, ed un’espressione interessata, anche se a modo suo.

-Ci sbattono in galera!- concluse osservando gli occhi del vecchio L. 

Senza considerarla più di tanto, lui sfregò quasi disinteressato i piedi, poi osservò Near che lo stava affiancando. Il vecchietto pareva rassegnato dinanzi alle parole di Risa. Debolmente trovava sostegno nella sua fidatissima bacchetta metallica, dirigendo il suo sguardo sulla donna vestita di pelle nera.

-Non mi dire! … - asserì impassibile Ryuzaki, schiudendo leggermente la bocca, in un sottospecie di sorrisetto interessato.

 -Nonostante queste informazioni, ritengo che tu debba spiegarti meglio Risa!- continuò osservando in lontananza, oltre le colline di sabbia, l’ampio e imponente palazzo di marmo bianco di cui prima avevano scorto la cima di una torre, incoronato da una cupola circolare laccata d’oro. 

Si affacciavano su un immenso panorama: non erano vicinissimi, ma nemmeno così distanti da non poter distinguere le abitazioni poste ai piedi del palazzo e, subito dopo, un largo e immenso giardino. Quella specie di città, circoscritta da larghe mura bianche, pareva un’oasi. Un frutto sbiadito di una malsana immaginazione. Dopo aver viaggiato a lungo, tra intemperie, caldo, e spazio, chi mai avrebbe immaginato un castello ed un regno sorgere in mezzo al nulla? Ma era lì, nonostante lo stupore che inizialmente pervase la mente di Ryuzaki.

-Si  poi, poi… ma adesso camminiamo Ryuzaki!- La donna mutò tono nell’osservare Losiliel. Quasi preoccupata stringeva in quel momento il braccio del detective.

-Gettate le armi a terra. Superato questo confine entreremo ufficialmente nella Colonia. Niente armi: che siano pistole, o coltelli, o mine. Lasciate ogni cosa e camminate in silenzio dietro di me- scostò di poco l’uomo per afferrare dietro le sue spalle, all’interno dell’auto, un largo mantello bianco. Lo strinse e se lo posizionò sulla testa, facendolo ricadere disordinatamente dietro le spalle.

-Andiamo!-  il suo sguardo attento vagò sui volti stremati dei suoi soldati, che dopo aver ricevuto quell’ordine, lasciarono dinanzi gli occhi di Risa le armi che stavano indossando. Anche loro afferrarono dei lunghi mantelli bianchi dal cofano delle auto, indossandoli senza problemi.

-Near, Ryuzaki anche voi dovete indossare i mantelli!- ordinò decisa.

-Per quale ragione?- chiese Ryuzaki assottigliando le palpebre gonfie.

-Per far capire a quei bastardi che abbiamo bisogno di rifugio! A quest’ora i cecchini nel deserto ci avranno visti ed avranno riferito al principe ogni cosa. Dobbiamo fargli comprendere che noi stiamo venendo in pace, e che siamo incolumi. Di conseguenza indossiamo i manti bianchi. Se ci fossero stati feriti, avremmo dovuto far indossare alle persone interessate, un manto rosso, in  modo da fargli capire in che condizioni siamo. E invece in caso di morti… il manto nero. così capiranno che tipo aiuto ci serve.-

-Interessante!- quel mondo, a lui totalmente sconosciuto, aveva già iniziato a solleticare la curiosità del vecchio L. Per tutto il viaggio non aveva fatto altro, che analizzare quello scenario desertico ma, ora che si trovava ai confini di una città sconosciuta, fremeva dalla voglia di capire quali fossero le sue origini.

Dopo quella spiegazione, Risa li oltrepassò. Raggiunse il margine del pendio con sicurezza. Era intenzionata a oltrepassare il burrone, così si chinò e, aiutandosi con le mani, scivolò giù supina contro  il suolo instabile. La sabbia fine la aiutava a muoversi, accompagnando i suoi movimenti con un delicato scroscio. Non lasciò grosse impronte, soltanto una scia ondulata e poco evidente. Giunta a terra, si adagiò piano al suolo, per poi guardare gli altri ancora in cima al precipizio.

-Fate come me!- ordinò sapientemente scrutando i movimenti degli uomini in alto. Il sole le picchiava forte in testa, dovette portare una mano vicino agli occhi per non rimanere accecata da quei raggi luminosi.

Quando l’intera equipe raggiunse Risa, quest’ultima li invitò a rimanere in silenzio. Dovevano seguire i passi di lei, per non rimanere intrappolati all’interno delle sabbie mobili. Trappole che i Losiliani avevano lasciato lungo il margine della Colonia.

-Ascoltami Ryuzaki … ti autorizzo a camminare a fianco a me!- disse concisa. Il detective rimase sorpreso nell’osservare la serietà di Risa, dedita in tutto e per tutto alla missione. Incuriosito, osservò le spalle della ragazza avvolte in quel lungo mantello bianco. Dopodiché la affiancò. Camminando lentamente, osservava sotto i suoi piedi i granelli di sabbia incastrarsi e ricadere armoniosamente nei risvolti dei suoi jeans malandati.

-Ti devo spiegare una cosa… - ammise guardando di sottecchi il vecchio Near, che lentamente camminava appresso agli altri, come a ricercare consenso da parte di N, conscia del fatto che, lui stesso, in un secondo momento, avrebbe maggiormente approfondito la questione, rivelandogli, un particolare importante quanto scioccante.

 -Quando lo shinigami Light minacciò l’umanità, sulla terra scoppiò una vera e propria apocalisse…- era strano ascoltare quella voce, ora decisamente più seria del solito. Ryuzaki la stimò, pendendo quasi dalle sue labbra.

-Immagina la reazione delle persone! Non si capiva un tubo. Mia madre mi spiegò ogni cosa… quindi questa è la storia: le grandi potenze si riunirono, richiedendo in concordanza la presenza di L. Allora Near aveva spiegato loro che lo shinigami che stavano combattendo altro non era che Kira. Le decisioni dei terrestri furono contrastanti: l’America, avendo a che fare con un’entità paranormale, decise, per il bene del proprio popolo, di attraccare su Marte e formare una colonia pacifica, per ricreare una città  vivibile, che assicurasse alla razza umana lunga vita. Il resto del mondo cercò di contrastare Kira, ma purtroppo senza successo. I morti furono moltissimi, così come i dispersi... ci fu una lunga guerra e le perdite  da entrambi i lati furono equivalenti. Persero la vita sia gli shinigami sia i terrestri in quella guerra…- Risa sembrava addolorata  nel raccontare quella vicenda. Non si era bloccata nemmeno per riprendere fiato, quasi come a voler concludere al più resto la spiegazione. La ragazza, avendo fretta, stava spiegando solo una piccola parte dell’accaduto. Non avrebbe voluto farlo in realtà, ma una volta giunti a Losiliel, Ryuzaki avrebbe dovuto negare il titolo di vecchio L, per ovvie ragioni.

-Pensavo che gli Shinigami non potessero morire così facilmente, com’è possibile dunque?- chiese appoggiando il pollice alla bocca, mentre teneva l’altra sua mano in tasca. Sentiva la sabbia rovente sotto i suoi piedi, ma ignorò tutto, attirato dalla spaccatura sulle labbra screpolate e sanguinanti di Risa.

-Beh … infatti si trattava di una guerra impossibile per ovvie ragioni: chi non entra in contatto con il quaderno della morte, non può vedere gli shinigami, e chi non può vedere un nemico, come può ucciderlo? Per fortuna, il Re degli shinigami, scese a patti con gli umani. Anche lui non apprezzava l’operato di Kira, così diede a noi dei quaderni speciali, per uccidere gli shinigami rivoltosi. Ma noi umani possiamo vedere solo i “Ribelli”, coloro che si sono opposti al re. Per il restante beh … le regole sono uguali. Tocchi il quaderno vedi lo shinigami eccetera eccetera. Io, Ryuzaki, ho due quaderni. Sono l’unica. Ma adesso quello che voglio farti capire è che qui su Marte, i Losiliani hanno edificato una grossa capitale, ed è negato l’uso di armi, violenza verbale e fisica, e anche le classi sociale non esistono più. L’unico al vertice è il principe, che ha proibito anche lo scambio di idee tra shinigami e umani. Quindi Ryuk, non può entrare, e tu devi assolutamente negare di essere tornato al mondo grazie al patto stipulato con il re degli shinigami. Chiaro?- gli lanciò un’occhiata colma di preoccupazione che Ryuzaki comprese a pieno. Se gli fosse sfuggito un simile particolare avrebbero salutato per sempre Losiliel, e di conseguenza sarebbero stati soli contro Light.

-Capisco - l’uomo la scrutò di profilo, mentre con i piedi allontanava i granelli di sabbia scarlatti.

-Aspetta Risa, e le mele?- intervenne Ryuk abbassando il suo sguardo sulla donna.

-Tu sta fuori dalle mura. Ad est penso ci sia un alberello di mele o di limoni, ma è la stessa cosa!- disse completamente disinteressata. Il caldo torrido continuava a picchiarle in testa, ma grazie alle auto erano arrivati parecchio vicini ai cancelli, a meno che non fosse in preda alle allucinazioni. In quel momento avrebbe tanto voluto adagiarsi a terra e riposare, ma non poteva, e per il bene della squadra continuò a dirigere l’operazione, da degna guida.

-La stessa cosa?! ma scherzi Risa? ... Io senza mele mi contorco tutto…- lo shinigami iniziò a muoversi stranamente, seguendo la ragazza senza particolari problemi.

-Cazzi tuoi!-

Camminarono a lungo, per circa un’ora. Il fiato era serrato e corto. Near più volte era finito a terra a causa dell’afa. Il vecchio L se lo caricò sulle spalle, proseguendo verso la meta tanto agognata, tanto vicina, quanto irraggiungibile. Desideravano tutti raggiungere quelle alte mura, sperando di ricevere al più presto aiuto. Erano stanchi, ma continuavano a muovere i piedi, cercando di ignorare il forte calore proveniente dal suolo.

Il sole aveva raggiunto un punto altissimo, torturando con i suoi raggi caldi i giovani soldati. Delle gocce di sudore caddero incessantemente dal fronte di Risa, ma la donna in silenzio eliminò ogni sorta di negatività, e si portò avanti spinta da una forza a lei sconosciuta. Durante il cammino, aveva dato prova dei pericoli che incombevano sotto i loro piedi, lanciando un sassolino all’interno di alcune sabbie mobili, che spietate parevano voler inghiottire chiunque si presentasse, anche per errore.

Il deserto era ampio e letale, ma Losiliel sorgeva davanti ai loro occhi, come acqua rinfrescante dopo un cammino tortuoso e rovente.

-I cancelli!- esclamò un soldato, esultando alla vista di quelle colossali porte dorate, ricamate da curiose decorazioni metalliche. Vi erano delle incisioni in latino ai margini delle porte, e due disegni parecchio strani. Il vecchio L, si avvicinò di poco, sostenendo l’anziano Near dietro le sue spalle. Forse si sbagliava, ma gli parse di vedere due pianeti, illuminati unicamente da un unico sole, posto al centro di quel capolavoro celeste.

Risa, silenziosamente, oltrepassò i volti stupiti dei suoi soldati, estraendo velocemente, dalla tasca dei suoi pantaloni una carta di vetro, illuminata ad intermittenza da delle scie blu. Sapientemente raggiunse i cancelli, posizionando la carta, che era in realtà un pass, in una decorazione più ampia degli altri. Qui incastrò la carta, e poco a poco le porte si aprirono, producendo un grosso e stridulo rumore, ad ogni lento ed incessante movimento.

Tutti, piano, si avvicinarono alla soglia, osservando curiosi quel mondo che, piano, ad ogni spostamento delle porte, si stava aprendo dinanzi ai loro sguardi sorpresi.

-Questa è Losiliel!-annunciò Risa.

Scorsero a prima vista una fila di alte colonne dorate. Un percorso di pietre bianche, delle abitazioni e dei larghi mosaici, su cui erano disegnate piramidi, e altri monumenti riconducibili a posti esistenti nella vecchia e ormai demolita Terra.

-Certo che… ti fa spalancare gli occhi!- Ryuzaki non sentiva nemmeno il peso del corpo di Near dietro le sue spalle. Curioso, alzò il capo in cerca di ogni dettaglio rilevante. Quelle colonne erano colossali e, decorate da filamenti d’oro, designavano un percorso immacolato, che pareva lontano dal lento sfacelo del tempo che ogni cosa rovina e dalla guerra sanguinaria. Quel posto appariva loro come immagine dello splendore artistico umano, in gloria, senza macchia, perso in chissà quale tempo, lontano dal crollo del mondo.

-Ma questa è la sede degli dei!- esordì un uomo, osservando quell’immenso e dorato spettacolo. La bianca torre del palazzo, ora tanto vicino ai loro occhi, parve come una luccicante lancia fatta di perle. I suoi vessilli, catturati dal lieve vento, si muovevano sotto il suono di chiare trombe d’argento.

-No … questa è la sede dei codardi-

 

Sulla terra:

Mello, con il suo sguardo attento, non aveva perso la scienziata di vista un solo istante. Si era rivestito, approfittando dell’assenza della ragazza, che impacciata si era chiusa dentro il bagno.

In quella lunga e tormentata notte, in realtà né Matryel, né Mello avevano chiuso occhio. Ognuno concentrato a studiare l’altro, in silenzio, furtivamente. La donna impassibile, teneva nascosto il suo imbarazzo, ignorando lo sguardo vigile del ragazzo seduto sulla sedia all’angolo destro della camera. Ed anche se si era coricata su quel letto, decisamente scomodo per i suoi gusti, non aveva lasciato spazio a nulla, all’infuori di Mello. Intimidita, quella notte l’aveva scrutato di sottecchi, e più volte incrociando lo sguardo serioso dell’uomo, aveva chiuso le palpebre, fingendo di voler riposare. Lui desiderava tenerla in pugno, ma Matryel, dal canto suo, anche se scossa dal quell’impeto, pareva volergli tener testa.

 

 

 

Adesso entrambi si trovavano nella sala centrale. Avevano chiuso la stanza senza scambiarsi nemmeno una parola. Matryel stava in tutti i modi cercando di ignorare l’uomo che, silenzioso la stava seguendo come un cane da caccia.

Non aveva perso tempo, entrata nella sala comandi. Con una trasmittente aveva aperto una connessione, contattando Elrien. Quando la ragazza le aveva dato il via libera, si sentì pervasa da una sensazione differente. Era contenta, ogni secondo pareva eterno, ma mancava poco e le due si sarebbero riviste, anche se i problemi non avevano tardato a giungere, ostacolando i piani della giovane donna.

 

 ♣♣♣

-Che significa questo, soldato?!- domandò incollerita stringendo un pugno. Era stupita, gli uomini della base parevano contrari ai piani che lei gli aveva impartito.

-L, anche se Elrien a breve raggiungerà il valico… noi ci rifiutiamo a partecipare a questa missione- L’uomo con indosso una rigida armatura, dimostrò tutto il suo profondo dispiacere, rivelando a Matryel il suo volto  inquietato. Sembrava preoccupato, ed anche sè, la ragazza poteva comprendere le sue paure, d’altro canto, non poteva abbandonare la missione, consapevole del fatto che Elrien si trovasse in pericolo, più di chiunque altro.

-Ascoltate la ragazza non si può muovere come le piace e pare, ma voi sì! che vi prende maresciallo?- chiese all’anziano che stringeva tra le mani un casco rotto. Doveva assolutamente convincere il comandante a seguirla in quella missione. Pericolosa fin troppo, ma studiata  nei minimi particolari. L, aveva trascorso notti senza chiudere un occhio, calcolando ogni centimetro della cittadella, dove si trovava Elrien. Mappe sopra mappe. Schemi, piani e documentazioni. Aveva ricercato sapientemente ogni singolo particolare, inviando la squadra in questione proprio sul territorio, per controllare di persona la struttura di quella città ormai diroccata. Mentre studiava le sue carte, Matryel avvertiva nel petto una forte sensazione. Sentiva l’inferno nel cuore. Provava una collera indescrivibile nei confronti di quell’oratore che tramite i suoi discorsi, era riuscito ad abbindolare la piccola Elrien. E lei, anche se aveva in precedenza sottovalutato il problema, ora non avrebbe mollato la missione per nessun motivo al mondo. A qualsiasi costo. Era pronta a patteggiare con il diavolo in persona se ne fosse stato necessario, spingendosi innanzi al trono dell’uomo più giusto, per fortificare le sue intenzioni. Covava una rabbia che, stranamente in quel momento, senza particolari problemi, era riuscita a mascherare all’anziano, anche se nel suo cuore, altrettanto forte, divampava una fiamma d’amore. Amore per Elrien, per sè stessa, e per l’intera umanità.

Mello, in disparte, continuava ad ascoltare quella conversazione, senza intervenire: appoggiato alla parete metallica vicino al largo schermo, origliava ed osservava Matryel dialogare con il maresciallo, di quella che aveva scoperto essere la “squadra R 11”. Osservando dettagliatamente la donna, aveva colto fin da subito quel suo spirito combattivo, celato a tratti dietro i suoi occhi chiari. Quasi stupito il detective scostò di poco la tavoletta di cioccolata dalla bocca, interessato completamente a studiare la ragazza. Pareva infiammata da una strana energia, verso un amore che lui non concepiva e non comprendeva. Come poteva lei essere così affezionata a quella bambina? 

Infondo le probabilità che il detective aveva attentamente calcolato, erano ben due: escludendo un legame affettivo, Mello era quasi spinto a pensare che, in realtà Matryel facesse percepire agli altri questo interesse personale nei confronti di Elrien, per appropriarsi delle potenzialità della bambina, cosa che Light stesso aveva fatto. Inoltre, ricordava bene ciò che aveva letto sul conto di Elrien, rubando la documentazione ad L. Quindi non poteva totalmente negare che tra le due vi fosse un solido rapporto. Ma per quanto forte potesse essere, perché crucciarsi in quel modo? La curiosità di Mello venne violentemente stuzzicata nel momento in cui Matryel gli rivolse uno sguardo, colmo di parole e di mistero, catturandolo completamente, verso il mare in tempesta che le si era appena scatenato dentro gli occhi.

Schiuse leggermente la bocca, fissando per diversi istanti quelle lunghe ciglia nere, il suo naso fine e le labbra turgide, arrossate a causa del freddo che permeava all’interno della stanza. Lasciò la tavoletta lontana dalla sua bocca. La voleva studiare bene, e più la guardava, più percepiva quel fuoco divampargli in petto, quasi come se gli occhi di Matryel avessero la capacità di accendere nei suoi pensieri la medesima fiamma. E voleva capire il motivo che aveva scatenato quella vampa incontrollata. Più volte l’aveva notato. Le iridi di L spesso gli parlavano, mostrandogli un lato nascosto. Quel lato che tanto voleva conoscere.

-L. Cerca di capire che per Elrien il percorso è più sicuro rispetto al nostro. Lei verrà da nord, mentre noi, per raggiungere il valico dovremmo oltrepassare il campo dei “Dispersi”… e abbiamo già subito gravi lutti. Non insistere, e pensa al bene della squadra.-

L'uomo addolorato si avvicinò al tavolino, sferrando  un pugno frastornante, tanto violento da attirare l’attenzione della ragazza che, nel frattempo, si era posata su Mello. L piegò di poco il volto per osservare meglio il maresciallo.

-Capisco… i Dispersi sono un pericolo da non sottovalutare… quindi avete paura della guerra maresciallo?… ma sono sorpresa, non è da lei!- con disinganno osservò dalla sedia su cui era seduta il pugno chiuso dell’uomo. A braccia conserte. Capo chino. Occhi spenti.

-Si!! I Dispersi non hanno pensato due volte a mangiarsi i soldati feriti durante il cammino. L, lo faccio per i miei uomini!- asserì più preoccupato.

-Capisco.- la donna chiuse le palpebre, ed aiutandosi con una mano, si alzò piano dalla sedia.

Appena giunta in sala, il dissenso dei soldati si era fatto incontenibile. Così per smorzare l’ansia, aveva deciso di interpellare unicamente il maresciallo. Capiva le loro preoccupazioni ma non le avvertiva, troppo presa dal pensiero di salvare Elrien, per impaurirsi per le minacce che incombevano. Abbassò lo sguardo per scrutare il pavimento, poi si portò le mani ai fianchi e sospirò pesantemente. Cosa fare?

-E vero mi scusi. Non voglio che lei pensi il contrario, io ci tengo alle vostre vite. È solo che contavo su questa squadra e lei lo sa benissimo!- asserì toccandosi con una mano il volto assonnato. Strofinò le dita sugli occhi, affaticata e pensierosa. Delusa, cercava un’altra soluzione, ma non c'era. Solo buio. Anche se nel suo cuore, una luce era sempre accesa, e vi si sarebbe aggrappata con tutta se stessa, ignorando le parole altrui.

-Per non parlare degli shinigami che sicuramente staranno alle calcagna di Elrien... devi tenere molte cose in conto. Noi ci rifiutiamo assolutamente. L, per te è facile parlare… ma che faresti al posto nostro? Noi abbiamo dei nomi, quindi siamo vulnerabili. Tu invece sei una degli “Intoccabili”. Pensa al bene degli altri, e ascoltami attentamente….- l’uomo scostò quel misero tavolino metallico, per afferrare tra le sue mani, quelle delicate e lattee della donna, così fragili ed inesperte. La donna era troppo giovane per quella guerra, e il maresciallo, guardandola, si immedesimò come padre. Non la guardò con gli occhi di un soldato, ma come un genitore preoccupato per le sorti di una giovanissima figlia. Studiando quella bella ragazza, avvertì nel cuore un dolore straziante a pensare al rischio che stava pericolosamente correndo. Spinta senza controllo, troppo testarda per comprendere dei saggi consigli, quanto ingenua. Ignara di ciò che la guerra trascinava avidamente con sè.

 

-Cerca di ripensarci: oltre che per i soldati, una sommossa del genere è letale anche per te! Elrien è storia passata, volta pagina e …-

-Può bastare maresciallo. La ringrazio del consiglio e la invito a prendere immediato congedo.- lo stupì. I baffi dell’uomo si drizzarono quando egli schiuse la bocca dalla sorpresa, osservando la donna dinanzi a sé. Era molto robusto, dall’aspetto minaccioso, ma in realtà, altro non era che un buon padre di famiglia, e un ottimo maresciallo. Forse un po’ codardo, ma leale.

-Capisco! sei una donna forte, cerca di badare più a te stessa e di non perdere la tua vita ...- Sciolse la presa e guardò il volto fine di Matryel, esaminando i suoi occhi grandi, adornati da delle lunghe ciglia scure. Si concentrò a fissare quel corpo così minuto, e i capelli lunghi e scuri. Poi sospirò.

-Maresciallo…- la voce della ragazza era profonda -Una donna che ha perso tutto nella vita… è capace di tutto pur di ottenere giustizia!- concluse tristemente sotto gli occhi esperti di Mello che, dopo aver ascoltato quelle precise parole, era rimasto incantato a guardarla, ignorando le molteplici domande che si erano incasinate nella sua mente.

-L, prenditi cura di te!-

Con quella frase, il maresciallo abbandonò la stanza, lasciando Matryel sola con i suoi pensieri, in mezzo a tutti quegli ingranaggi e tutti quei fili disseminati sul pavimento, e con Mello, che per tutto il tempo  aveva assistito all’intera scena senza parlare, staccando senza troppe preoccupazioni, pezzi di cioccolata con i denti. Il ragazzo non aveva fiatato, ma le domande nella sua testa erano molte, come i ragionamenti e le curiosità che si erano accese dopo l’ascolto di quel dialogo.

Matryel sospirò ancora una volta, poi si chinò a terra per raccogliere un filo rosso, proprio vicino ai suoi piedi. Impassibile si alzò, scuotendo velocemente dai vestiti un lieve strato di polvere. Sotto lo sguardo severo del ragazzo si avvicinò a un grosso e pensante scaffale, vicino al monitor, stringendo tra le mani il filo che aveva raccolto. Stanchissima cercò di aprire quella porta di latta, ricercando nella sua cintura portattrezzi, un cacciavite, per facilitarsi il lavoro. I capelli leggermente disordinati, le accarezzavano la vita, muovendosi incessantemente, ad ogni minimo spostamento. Il suo sguardo era deciso, e le sue mani con abilità, parevano sapere proprio cosa dover fare.

Mello la guardò, sempre con astuzia. Voleva studiarla in tutto e per tutto, conoscere le sue riflessioni, e le motivazioni che la stavano spingendo a tanto. Dopo lunghi attimi, trascorsi a riflettere, si decise a domandarle:

-Quindi che farai?- chiese impassibile.

-Beh...- dopo un po’ riuscì ad aprire quella porta arrugginita, e dallo scaffale, con fatica, ricacciò un grosso involucro chiaro. Con uno sforzo sovrumano caricò quella specie di contenitore di polistirolo sul suo torace, barcollando leggermente. 

Mello stranito digrignò i denti osservando l’espressione della ragazza, troppo stanca per afferrare oggetti di quella portata. Ma che pensava di fare quella ragazzina? non poteva credere ai suoi occhi, pareva proprio che fosse spinta al pericolo, anche in situazioni abbastanza normali come quelle.

-Guarda che cadi!- le disse osservandola mentre tentava senza successo, di trasportare quel grosso oggetto vicino a quel tavolino. Persino a quella distanza poteva vedere il suo volto, un pò coperto dai capelli scuri. La donna era affaticata, e questo era più che palese. Le sue occhiaie la dicevano lunga, ed il tremolio alle mani, ne era una valida conferma. 

-No tranquillo!- disse piano, appoggiando rumorosamente a terra quella specie di contenitore di polistirolo. Un rumore echeggiò forte, rimbombando per tutta la stanza. Le pareti metalliche restituirono velocemente quel suono, raddoppiandolo quasi. La donna affaticata, agitò velocemente le mani, divenute rosse per lo sforzo.

Il detective irritato staccò un pezzo di cioccolato *No tranquillo!* che intendeva dire quella ragazzina? Lui era più che tranquillo, anzi non gli fregava nulla del suo stato, doveva solo riuscire a farla rimanere lontana dai guai per un preciso motivo, niente di più!. Quindi non poteva preoccuparsi per quella sua iniziativa, che stava a pensare quella donna? semplicemente, non riusciva a comprenderla, ma lui non era assolutamente preoccupato. No. Era solo interessato a studiarla, per comprenderla. Per capire di che pasta fosse L. Solo questo.

Impassibile si allontanò di poco dal muro, per esaminare meglio le mani operose della donna, che si era appoggiata con le ginocchia a terra, intenta ad aprire quella strana cassa.

Era curioso, così lasciò la donna lavorare in silenzio, esaminando la curva delle sue labbra, e quel pizzico di sudore che le aveva bagnato leggermente la maglia.

Matryel sospirò spazientita, e dopo aver tolto dai margini dell’involucro, un grosso quantitativo di nastro adesivo, aiutata da un taglierino, si asciugò la fronte, e piano fece scivolare a terra un pannello di polistirolo … ed un altro ancora.

Mello aveva assottigliato le palpebre, nell’osservare i movimenti spediti della donna. I capelli di lei, le ricaddero sul pavimento, e le ginocchia, si adagiarono sul primo pannello che aveva posato al suolo. Osservò il corpo della scienziata, poi curioso, spostò tutta la sua attenzione verso il contenuto di quella strana cassa, intravedendo dalla sua posizione, dei…. lungi capelli scuri?.

-Cosa significa questo, ragazzina?- solleticò con la punta delle dita, il revolver che aveva lasciato dentro la custodia di cuoio, pronto ad usarlo, in qualsiasi momento.

Quando anche l’ultimo pannello cadde a terra, Mello riuscì ad esaminare bene, quel corpo che era appena spuntato da dietro quelle lastre: era scioccato, non credeva ai suoi occhi, ma poteva perfettamente studiare il viso di una ragazzina, dagli occhi color ametista, fisicamente minuta, vestita di nero. Pareva assopita e tra le mani, cosa più importante che non sfuggì alla sua occhiata indagatrice, stringeva il Death Note.

-Mello questo è un clone… il clone di Elrien- spiegò Matryel osservando l’uomo: si era di poco avvicinato e quasi stupito sfiorava la canna del suo revolver.

Dopo aver ascoltato le parole di Matryel, il detective le rivolse un’espressione severa. Chiunque sarebbe rimasto vittima di quello sguardo omicida. Senza pensarci due volte, estrasse dalla custodia la sua pistola argentata, puntandola verso la ragazza, mentre con l’altra mano, continuava distaccato a staccare pezzi della sua cioccolata.

Il ciondolo con la croce, incastrato alla sua pistola, oscillava nel vuoto, incantando Matryel per qualche istante. La ragazza debolmente aveva alzato di poco le mani, inchiodando i suoi occhi a quelli di Mello.

*Tranquillo* parve che volesse dirgli. Quegli occhi così espressivi, lo attirarono, e senza problemi, lui le lanciò un’occhiata minacciosa, piena di decisione, volenteroso a capire cosa avesse in mente la mora.

-Spiegati … veloce. Sta volta non scherzo!- disse cinico stringendo il grilletto dell’arma, continuando a mangiare la sua cioccolata. La tensione era talmente alta da potersi tagliare. Matryel respirò piano, attenta a non irritare l’uomo. Le mani le tremarono di poco, ed avvertì un leggero brivido paralizzarle le guance, e poi le braccia, e le gambe. Solo i suoi occhi, muovendosi dentro quelli di Mello, parevano fiduciosi.

-Ho intenzione di andare al valico. E scambiare questo clone, con Elrien … capisci?- spiegò lentamente.

-Non hai sentito i tuoi soldati? Non ti accompagneranno verso questa missione… ma sei pazza?!- i capelli disordinati gli incorniciavano il volto, enfatizzando la luce all’interno dei suoi occhi di ghiaccio. Stringeva la sua pistola puntandola contro la donna. Ma cosa voleva fare quella donna? Allora aveva fatto bene a rinchiuderla di notte! Doveva ammetterlo, era piena di sorprese, sarebbe stato un lavoraccio controllarla senza che lei combinasse qualcosa di imprevisto. Ma lui era sceso sulla terra apposta. E Matryel poteva stare certa che non se lo sarebbe tolto facilmente dai piedi. Infondo lei gli serviva.

-Ci vado io. Non è giusto trascinare altri uomini. Farò questo scambio… e se vuoi fermarmi Mello, ammazzami pure… fallo ora. Perché io non ho intenzione di lasciare Elrien sola. Io vado a riprendermela!- I suoi occhi parevano decisi, parlava senza esitazione. Mello scorse una strana luce, ancora una volta, la stessa che aveva visto nello spazio quando lei aveva giurato che avrebbe ripreso Elrien. Matryel assottigliò le palpebre, cercando per quanto difficile, di tenere testa al detective.

Rimase impressionato da quella risposta, ma non lo diede a vedere, continuando a tenere il dito pressato contro il grilletto. Morse un pezzo di cioccolata, osservando ancora quegli occhi chiari che tanto lo stavano incuriosendo. Perché lanciarsi in una missione suicida per salvare una bambina? Lui sapeva di Elrien, aveva rubato ogni informazione, ma non comprendeva appieno, il motivo per cui Matryel stesse cercando, nonostante tutti quegli impedimenti, di raggiungere la ragazza. Perché?.

-E va bene!- non mutò quel tono impassibile e disinteressato. Si udì solo, lo scricchiolio lento del grilletto. Matryel spalancò gli occhi e guardò, per diversi istanti, quelli azzurrissimi del ragazzo. Cosa sarebbe accaduto?

 Si udì un rumore assordante, uno sparo. Un proiettile era uscito dalla pistola di Mello.

 



Angolo autrice:

Che gioia scrivere questo angolo, pareva non arrivasse mai questo momento.  E’ statu un capitolo difficilissimo da scrivere, spero renda, e che arrivi, ciò che desideravo trasmettere. Del resto avete scoperto di essere entrati nel vivo della vicenda, in quanto i vecchi capitoli, altro non erano che un prologo. A raccontare la storia come avete scoperto è un personaggio misterioso? Ma chi? Poi ci troviamo a Losiliel, vi anticipo che è una città antica-moderna fighissima, spero vi piaccia….

AHHH cosa importante a fine cap, Mello spara, oddio, ma come? Che succederà? Possibile? … lo scoprirete seguendomi!!!. Ringrazio ttte le persone che mi aiutano commentando, favorendo, ricordando e seguendo la mia storia, siete delle soddisfazioni. Grazie , specialmente a  Golden locks   che poveretta lo stressata molto! Andate a leggere la sua storia!!! Un bacione e grazie mille. 

PS: a tutti un buon 2020, che sia pieno di felicità. Un bacio

   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Death Note / Vai alla pagina dell'autore: Star_of_vespers