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Autore: Baudelaire    02/01/2020    8 recensioni
Queste poche righe sono dedicate a Luigi Carlo, fratello minore di Luigi Giuseppe, alias Luigi XVII.
Tutti conoscono la triste sorte del fratello, morto di tubercolosi. Forse in pochi conoscono la sua, a mio avviso ancora peggiore.
Morì a dieci anni, per le dure condizioni imposte da una prigionia terribile.
Il suo cuoricino fu trafugato da uno dei medici che si occuparono dell'autopsia, e immerso nell'alcool. Si trova oggi in una teca nell'Abbazia di Saint-Denis.
Il tragico destino di questo bambino mi ha talmente toccato il cuore che dedico queste poche parole a lui, sperando abbia trovato pace ovunque sia.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo Personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Non vi è corazza più forte di un cuore incontaminato! Tre volte
armato è chi difende il
giusto; e inerme, sebbene
coperto di ferro, è colui la
cui coscienza è corrotta
dall’ingiustizia.
 
(W. Shakespeare)
 
 
Dieci anni.
Tanto è durata la mia vita di fanciullo.
Maltrattata, bistrattata, incatenata e poi sciolta,
tragico destino del mio cuore di nobile stirpe.
Fui re, ma per poco.
Fui re, ma odiato, spogliato, imprigionato,
abbandonato a me stesso e al mio tormento.
Strappato dalle carni di una madre colpevole solo di esser Regina.
Rinchiuso in cella, solo con me stesso e la mia angoscia, la mia carne lasciata a imputridire, senza luce, senza stelle.
Un angolo buio e nient’altro per placare la mia fame d’amore, la mia sete di libertà, il mio diritto ad esser bambino rubato e spogliato.
Fui re e fu questa la mia colpa.
Passarono le settimane, passarono i mesi.
Il mio corpo fanciullo oltre non resse il peso della prigionia.
Caddi, mi rialzai.
Caddi di nuovo.
Fu così che mi ritrovarono quando, infine, impietositi, spalancarono le porte della mia cella infima.
Riverso a terra, ma finalmente ricongiunto al cielo.
Riabbracciai mia madre, riabbracciai mio padre.
Ma non fu la fine.
Il mio corpo fu profanato, depredato, il mio cuore fanciullo strappatomi a forza, bramato, celato, affogato nell’alcool per giungere fino a voi, o posteri.
Abbiatene cura, là giace l’anima di un bambino innocente, a cui strapparono non solo il cuore ma il suo sogno di libertà.
Solo questo chiedevo, di esser bambino.
   
 
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