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Autore: Miky Castiel Winchester    02/01/2020    3 recensioni
Kara e Lena sono ai ferri corti, riusciranno a risanare il loro rapporto ed a parlare chiaramente di quello che provano?
Genere: Angst, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Kara Danvers, Lena Luthor
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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C’era qualcosa che non andava nella ferita che aveva alla mano, adesso Kara ne aveva certezza, quanto fattole intuire indirettamente da Lena corrispondeva al vero. Tuttavia cercava di non pensarci. Non voleva far preoccupare Alex. Sua sorella era già abbastanza apprensiva, aveva tante cose per la testa e la kryptoniana non voleva darle ulteriori pensieri con i quali fare i conti. Anche Kara stessa non voleva concentrarsi su quello ma bensì su Lena e sulla situazione tra loro, sulla prigionia dell’altra.  Domani avrebbero interrogato Eve e Kara non poteva fare a meno di chiedersi cosa sarebbe successo, cosa sarebbe venuto fuori. Lena nonostante tutto non sembrava affatto preoccupata, tutt’altro. La bionda si chiedeva come mai.Persa nei suoi pensieri, che si posarono anche sull’agente Andrews ed i suoi modi riprovevoli, la bionda dagli occhi color del cielo non sentì entrare Alex all’interno dell’appartamento e sobbalzò quando la rossa la raggiunse in cucina poggiandole con fare delicato una mano sulla spalla.

 

“Kara, mi spiace, non volevo spaventarti. Ti ho chiamata ad alta voce più volte, non mi hai sentita?” Esordì la ragazza dando un bacio sulla fronte della sorella minore.


“Perdonami Aex, è colpa mia, no, non ti ho completamente sentita.” Ammise grattondosi il capo con in imbarazzo. Era normale che non l’avesse sentita, aveva la testa altrove, non tra le nuvole ma qui, sulla terra, in quella cella del DEO che ‘ospitava’ una delle persone più importanti della sua vita, la persona che riusciva a farle dimenticare il suo nome con un semplice sguardo. Bastava che quegli occhi cerulei si posassero su di lei, ed il mondo smetteva di esistere. Era dunque questo l’amore vero? iniziò a riflettere Kara.  Aveva già amato in passato, Mon El era stato importante per lei, aveva sofferto per lui, lo aveva amato ed aveva creduto in un futuro per loro, ma con Lena, con lei era tutto completamente diverso. Era un amore molto più intenso, il solo pensare alla mora suscitava in lei un groviglio di emozioni mai provato, si sentiva come una liceale.


“Sta tranquilla. Credo di conoscere la direzione dei tuoi pensieri.” Sulle labbra di Alex andò a disegnarsi un sorriso gentile mentre con una mano delicatamente sollevò il mento della minore per guardarla dritta negli occhi. 

 

“Kara, questa storia di Lena ti sta uccidendo...quando riuscirete finalmente a chiarire?...quando le dirai la verità?...” Chiese la maggiore. Non era una sciocca.  Doveva ammettere di essere ancora titubante in merito agli ultimi gesti compiuti dalla corvina, ma la sorella le aveva detto di fidarsi di lei giorni addietro e così avrebbe fatto. Sua sorella era innamorata di Lena. Kara non aveva ancora confessato nulla, ma i segnali erano ben evidenti. 

 

“Che cosa intendi?” La bionda fece la finta tonta iniziando a giocherellare con la piccola tazza rosa che si trovava posta sul tavolo. Arrossì, incapace di sostenere lo sguardo della sorella. Erano davvero così evidenti i suoi sentimenti per Lena?

 

“Tu sei innamorata di lei…nonostante tutto...nonostante il suo progetto...” Sussurrò Alex. Prese le mani della sorella, le tenne strette a sé come a farle ulteriormente capire che lei ci sarebbe sempre stata. Per Alex la felicità di Kara era la cosa più importante. 

 

“Alex...te l’ho detto, quel progetto lo ha messo in atto solo a causa mia, comunque è così...evidente quel che provo? non posso dirglielo. Lei mi odia. Al suo posto, anche io mi odierei.” Kara sconsolata rispose alla sorella e si sistemò meglio gli occhiali sul volto afflitto. Se solo avesse avuto il coraggio e la decenza di dire prima a Lena la verità sulla questione Supergirl, ora l’altra non sarebbe stata sotto arresto e magari avrebbe potuto rivelare i suoi veri sentimenti. Non che se si fosse esposta prima sulla sua identità segreta avesse potuto aver garanzia in merito all’essere sentimentalmente corrisposta dalla bellissima CEO della L-Corp, ma sicuramente sarebbe stato più facile compiere quel passo. Buffo no? l’eroina pronta ad affrontare i cattivi senza remore aveva paura di aprire il suo cuore alla persona che lo faceva battere all’impazzata con un solo sguardo, con quegli occhi cerulei dalle mille sfumature che le ricordavano le profondità dell’oceano.

 

“Ti ho promesso che ti avrei lasciato fare con lei su questa questione, e così farò Kara.  Si che è evidente comunque...da quando è stata arrestata  lo è ancora di più.  Io non credo che Lena  ti odi così tanto come si ostina a voler far credere.  E’ ferita, questo si. Non starai pensando di mollare, vero sorellina?” Alex la punzeccchiò nell’orgoglio, sapeva com’era fatta la minore, e poi, per amore valeva sempre la pena lottare quindi nonostante tutto avrebbe supportato la repoter, come aveva sempre fatto, come sempre avrebbe fatto.

 

“Questo mai, più tardi passerò a trovarla, non mi piace sapere che Andrews potrebbe farle visita e disturbarla.” Sussurrò la bionda spostandosi una ciocca di capelli dal viso ed Alex annuì.

 

“Quell’uomo non piace nemmeno a me, lo sai. Andrà tutto bene ad ogni modo, vedrai Kara.” Le braccia di Alex si strinsero attorno all’altra e la ragazza  recuperò parte della sua forza con quel gesto, con quell’abbraccio dal quale non avrebbe mai voluto staccarsi.  Se non fosse stato per Alex in questi giorni sarebbe già crollata pensò la bionda chiudendo gli occhi, continuando a lasciarsi cullare dolcemente dall’altra come una bambina.


[...]

 

La sera era ormai giunta, l'oscurità aveva fatto capolinea nel cielo e Kara, sempre nei panni di Supergirl per non destare sospetti sulla sua identità tra coloro che non la conoscevano, si era recata al DEO per Lena. Tra le mani, oltre i suoi appunti per l’articolo che stava redigendo, spiccava un libro.  Uno di quelli che Kara sapeva essere tra i preferiti dell’amica. Il ritratto di Dorian Gray scritto da Oscar Wilde.  Fu Alex, che da direttrice diede autorizzazione ufficiale a Kara di passare così da incontrare la giovane Luthor. Kara si sentiva tesa, nervosa ogni singola volta, le tremavano le mani come se fosse un’adolescente alla prima cotta al pensiero che fra poco gli occhi dell’altra, seppur colmi di disprezzo per la sua persona, avrebbero vagato sulla sua figura. Prese un lungo sospiro e si decise ad entrare chiudendosi con la mano libera l’uscio alle spalle.

 

 

“Sei nuovamente qui...non vuoi proprio lasciarmi perdere.” Disse la mora  tenendo strette le gambe contro il corpo standosene seduta sul lettino della sua cella.  Quella detenzione forzata cominciava a divenire piuttosto pesante, stava cercando di resistere, di non dare segni di cedimento o stanchezza ma cominciava a divenire sempre più difficile così come era difficile gestire le quotidiane, costanti visite di Kara, ci provava ad ignorarla ma non poteva evitarla essendo bloccata lì dentro, no che non poteva e forse una parte di lei, minuscola sotto tutto il dolore che la bionda le aveva inferto, non voleva nemmeno farlo.

 

“Io...si...non posso lasciarti andare. Continuerò a venire ogni giorno, anche se non mi vuoi tra i piedi. Ti ho portato una cosa per passare il tempo. Il tuo libro preferito.” Biascicò Kara chinando il capo imbarazzata, arrossendo leggermente voltando il libro verso l’altra che in vero ne rimase colpita.

 

“Non dovevi farlo, io non te l’ho chiesto e poi da te io...non voglio nulla Supergirl.” Rispose la giovane Luthor tentando di fare la dura. Dire che fosse arrabbiata, delusa, ferita ed amareggiata era riduttivo e non rendeva bene l’idea di come si sentisse. Aveva paura, paura che se avesse ceduto, paura che se avesse dato il suo perdono a Kara, questa l’avrebbe ferita nuovamente, per questo la ragazza aveva eretto un muro così alto tra sé e l’altra, per proteggersi dall’eventualità di soffrire nuovamente.   

 

“Io te lo lascio comunque...anche se non vuoi nulla da me…” La voce di Kara era un sussurro. Poggiò sulla scrivania i suoi appunti relativi all’articolo che stava scrivendo e si avvicinò alla vetrata che la divideva dall’altra. Era presente su di essa una piccola apertura dalla quale era possibile far passare degli oggetti di dimensioni piccole e medie.  Kara dunque passò il libro alla mora che lo prese poggiandolo sul letto allungando una mano veloce afferrando così il polso di Kara prima che questa potesse ritirare la mano dalla fessura. 

 

“Lena…” Sussurrò subito la bionda e nel suo sguardo era evidente lo stupore per quel gesto dell’amica. Cosa voleva la mora? lo sguardo della Luthor era fisso mentre indagava sulla mano di lei, quella ferita di qualche giorno fa che le faceva male e non voleva saperne di guarire. E che dire del suo cuore? la mano di Lena stretta sul suo polso lo aveva fatto sussultare in un modo che non credeva fosse possibile.

 

“Noto che ancora non sono riusciti a sistemarti questa mano nonostante cosa ti avessi detto giorni fa. Sono davvero così incompetenti? ho un’altra domanda per te. Perchè? perchè vieni ogni singolo giorno? è il tuo modo di dimostrare che sei realmente pentita per quel che mi hai fatto? dovresti smetterla. Io non posso cambiare idea...non voglio.  Mi hanno delusa tutte le persone della mia vita, tu inclusa e non posso permettere che tu mi ferisca ancora, devo tenerti alla larga, aiutami almeno in questo, stammi lontana.” E rivolgendo quelle parole a Kara, la Luthor non aveva mai lasciato la presa nonostante le manette limitassero parecchio i suoi movimenti.  Non sapeva spiegarselo nemmeno lei perchè aveva deciso di mantenere quel contatto con la repoter della Catco per ribadirle quel concetto, forse con quel gesto voleva trovare un modo per enfatizzare maggiormente il suo messaggio per l’altra, o forse era stato un bisogno quello di creare quel contatto, un riflesso incondizionato, un’abitudine scaturita da quegli avvolgenti abbracci che si scambiavano quando Kara passava a trovarla o quando passavano la serata assieme per una serata tra amiche, tra donne dopo ore di estenuante lavoro.

 

“Perdere la tua fiducia è stato molto peggio che venire ferita a questa mano, credimi...i medici sostengono che guarirà ma è evidente che non sono capaci, ma ti prego, non dirlo ad Alex, comincerebbe a dare i numeri e non voglio che si preoccupi. Te l’ho spiegato perchè vengo ogni giorno...io voglio riparare, voglio fare ammenda...voglio che tra noi torni tutto come prima...voglio farti capire perchè ho taciuto...io volevo solo tenerti al sicuro proprio perchè avevi già sofferto così tanto...il tuo disprezzo mi devasta, ma lo capisco, capisco cge me lo merito…” Kara a voce bassa pronunciò quelle parole mentre Lena continuava a stringere il suo polso tenendo vivo quel semplice contatto che Kara non avrebbe voluto finisse mai. In quel momento avrebbe solamente voluto spaccare quel vetro rinforzato che le divideva e stringerla in uno di quegli abbracci così carichi d’affetto che più volte si erano scambiate fino a poche settimane prima. 

 

“Devi dire a tua sorella la verità invece, sta a te. E..non posso...non posso crederti...non posso ricadere negli stessi errori…” Sussurrò la mora dagli occhi cerulei mollando la presa sul polso di Kara ma stavolta fu la bionda ad afferrarla con invidiabile rapidità per mezzo della fessura prima che si potesse allontanare troppo. Stavolta era Kara a tenere bloccata l’altra. E se Supergirl prima, se solo avesse voluto, sarebbe riuscita facilmente a divincolarsi dalla presa della giovane e carismatica Luthor, non si poteva dire lo stesso di Lena ora. Lena sarebbe stata libera da quella presa solo se Kara avesse deciso di lasciarle il polso e non in altro modo.

 

“Più in là magari le parlerò...non ora e riguardo a noi io vorrei avertelo  detto, non sai quante volte. Ogni volta che volevo farlo mi paralizzavo, andavo nel panico per paura della tua reazione, per timore che potessi perderti come effettivamente è accaduto. Lena...dammi una seconda occasione, sono sempre io...tutto quello che ti ho sempre detto, che ci sarei sempre stata per te, quel che abbiamo vissuto...è tutto vero...quelle non sono mai state bugie…” Supplicò Kara con le lacrime a bagnarle gli occhi color del cielo.  Lena le dave le spalle ora, ed i suoi occhi che bruciavano si chiusero, non voleva e non poteva piangere, no. I Luthor non piangevano. 

 

“Lasciami...le tue parole hanno smesso di contare per me quando ho scoperto la verità nel modo peggiore…” Commentò la giovane mentre una lacrima solitaria le bagnò il volto, una lacrima che catturò subito e che non voleva far vedere all’altra. 

 

“Non può essere così…” La voce incrinata della bionda si era ridotta ad un sussurro. Come poteva il loro rapporto essere terminato? Lena non conosceva nemmeno i suoi sentimenti, quelli veri, quelli radicati il quel suo grande cuore, quelli che aveva tenuto sotto chiave per tutto questo tempo assieme a quel segreto sulla sua identità che aveva distrutto la sua amicizia con la ragazza. 

 

“Lo è, per favore Supergirl non insistere…” Una nuova lacrima segnò il viso di Lena ed anche questa fu asciugata velocemente per paura che la bionda potesse vederla. Kara invece non le scacciava via quelle lacrime che come pioggia sui vetri scivolano sul suo viso, solcandolo quasi senza sosta.

 

“Io devo dirti un’altra cosa importante...per favore Lena voltati...voglio dirtela guardandoti negli occhi…” Il cuore di Kara batteva come un matto, così forte che temeva l’altra potesse sentirlo. Glielo avrebbe detto, glielo avrebbe detto che era innamorata di lei, non poteva andare peggio di così, no? Lena l’odiava con tutta se stessa e Kara moriva a questo pensiero, dirle che l’amava non avrebbe potuto peggiorare la situazione, dirle cosa provava non poteva rendere le cose più difficili di quel che già erano.  Cercò di asciugare le lacrime con la mano libera, quella non ancorata al polso della mora, che essendo ammanettata non aveva già una grande possibilità di muoverli liberamente di per sé gli arti superiori. 

 

“Non torturarmi ancora….” Lena si voltò lentamente verso Kara, nemmeno lei sapeva bene il perchè avesse accettato di tornare a guardarla dritta in quegli occhi che segretamente suscitavano in lei sensazioni e sentimenti mai provati per nessuno, ed allo stesso tempo amarezza e dolore. Cosa voleva ancora da lei? voleva sentirlo? non voleva? era combattuta.  Quella parte di lei che sentiva sentimenti speciali per Kara e che nascondeva sotto quella ora rigida armatura le urlava di permettere alla giovane repoter di parlare, di togliersi la corazza e lasciarla fare, la parte addolorata e timorosa invece le urlava di fermare l’altra, di non permetterle di pronunciarsi per nessuna ragione. Lena combatteva contro se stessa.

 

“Lena io...io ho capito solo di recente una cosa importantissima...l’ho capita finalmente, c’è, l’ho sempre saputa in realtà credo, ma non ti ho mai detto questa cosa perchè ho sempre avuto una grande paura…” Iniziò a balbettare l’eroina, tesa in ogni suo gesto non riusciva a trovare le parole e lo sguardo dell’altra piantato nel suo forse rendeva il tutto ancora più difficile nonostante quel che volesse era questo, che lei la guardasse mentre le apriva il suo cuore.

 

“Lena, Io ti a…” Ma Kara dovette interrompersi quando il bussare improvviso alla porta ed il materializzarsi di Andrews misero fine a quel momento tra loro ed allora Lena veloce, approfittando della distrazione di Kara dovuta all’ingresso di quel verme nella stanza, si divincolò dalla presa della bionda che era divenuta debole.  Lena si allontanò così dalla vetrata mentre gli occhi di Kara guizzavano dell'antipatico agente a lei. Cosa aveva interrotto quell’uomo? Lena guardò la bionda con aria interrogativa, cosa stava davvero per fare prima che fosse interrotta? il cuore della CEO della L-Corp era in tumulto, più del mare in tempesta e dire che fosse in confusione non rendeva bene l’idea. 

 

“Signorine, sono spiacente di interrompere i vostri evidenti drammi personali ma la direttrice Danvers è uscita per coordinare un’operazione e Supergirl, tu adesso dovresti uscire di qui, sei già rimasta più del tempo consentito.  La direttrice sembra avere un debole per te e ti concede troppa libertà, in sua assenza comando io tuttavia e l’ora delle visite è finita.  Sei quindi pregata di accomodarti fuori.” La voce di Andrews mentre pronunciava quelle parole era colma di soddisfazione, un sorriso maligno si era dipinto sulle sue labbra e nel suo sguardo era evidente il divertimento di quella situazione. L’uomo tenendo aperta la porta, aspettava Kara al varco, i pugni dell’eroina si erano stretti nuovamente con forza e dovette mordersi la lingua per non rispondere malamente a quello che considerava un imbecille viscido.  Non poteva farlo, poteva pregiudicare Alex o la stessa Lena. Le lanciò uno sguardo prima di iniziare a camminare verso il secondo in comando, come per salutare la mora. Quel maledetto l’aveva interrotta. Aveva interrotto quella connessione proprio adesso. Proprio ora in cui la bionda aveva raccolto tutto il suo coraggio ed era pronta a dire a Lena che l’amasse era stata fermata. Il momento si era spezzato e Kara non sapeva se si sarebbe ricreato. Lena era certa fosse pronta ad ascoltarla anche se aveva tentato di dissimulare.  Sarebbe successo ancora? o la mora riflettendo, a mente fredda, alla prossima occasione ripensando nuovamente al male che lei involontariamente  le aveva inflitto, non le avrebbe permesso di parlare? Era andato tutto in fumo pensò addolorata la bionda mentre usciva scortata da quell’individuo di dubbia moralità che richiuse la porta dietro di loro. Quel confronto tra lei e Lena stava per prendere un’altra piega, si, Kara se lo sentiva nel profondo, era una sua personale sensazione, ma ora tutto, il suo sogno, il suo desiderio era andato in frantumi come uno specchio caduto al suolo e divenuto una moltitudine di inconoscibili frammenti. 

 
  
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