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Autore: hilaros    02/01/2020    2 recensioni
{TROS SPOILER}
Storia ambientata dopo la fine de L’ascesa di Skywalker.
La Resistenza ha vinto contro il Primo Ordine, e l’imperatore Palpatine è stato sconfitto.
Mentre Ben viene nuovamente schiacciato dalle sue scelte e dai suoi pensieri, la giovane Rey continua il suo percorso da Jedi.
Ma una nuova minaccia sta covando dietro l’angolo.
Genere: Azione, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ben Solo/Kylo Ren, Finn, Nuovo personaggio, Poe Dameron, Rey
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Angolo autrice: Buon anno nuovo a tutti!! 
Allora, come avete passato il Capodanno? Io personalmente mi sono trattata bene: eravamo in un albergo a quattro stelle proprio nel centro di Roma e ci siamo divertiti tutta la serata! Spero vi siate divertiti e vi siate goduti al massimo l'ultimo giorno del 2019. Prima gioia del 2020 per me è stata scoprire che una grossa pasticceria nella quale siamo stati faccia dolci appositi senza glutine(purtroppo, combatto con una grossa allergia), e sono stata così felice che l'ho raccontato a tutti xD
Ma passiamo alla fanfiction. Eccoci qua con il sesto capitolo, il primo di quest'anno, in cui si entra anche un po' nel vivo dell'azione, finalmente. Scopriamo un bel po' di cose e, forse, ben presto conosceremo dei nuovi personaggi.

C3PO: E ci sono anche io!
Ben: 3PO, smettila di stare nell'angolo dell'autrice e vieni a renderti utile!
C3PO: Questo ragazzo è veramente insolente. Adesso capisco come mai è diventato malvagio.
Ben: Vuoi vedere quanto posso diventare malvagio, lattina? 
C3PO: Oh, cielo!
R2-D2: *boop boop*
C3PO: Come sarebbe a dire che ti sta simpatico?! Sei un traditore, R2!

~

 

Hux era un pezzente, ma di questo nessuno di loro si era mai stupito. Dopo aver fatto la soffiata a quelli della Resistenza ed averli lasciati andare, aveva sperato di farla franca, ma non c’era riuscito.

Ed ora, si ritrovava a dover pulire i compartimenti di tutte le navi e a buttare la spazzatura, con un chip impiantato sottopelle che gli impediva di fuggire.

Era questo il prezzo da pagare per i traditori e per le spie, adesso.

Non più morte, non più tortura, ma una lunga, interminabile schiavitù. Una schiavitù dalla quale soltanto il suicidio avrebbe potuto salvare i trasgressori.

Ora che sia suo padre che Kylo Ren si erano tolti di mezzo, l’uno morendo e l’altro rammollendosi fino ad azzerarsi, era lui a comandare. Dopo aver passato la sua vita ad imparare le tecniche dei Sith e a studiare la forza in tutte le sue sfaccettature, Shumal era pronto.

Avrebbe definitivamente spazzato via la feccia ribelle dalla faccia dell’universo, ristabilendo l’ordine con un nuovo, funzionale Impero; avrebbe sconfitto per sempre i Jedi, riportando definitivamente i Sith al comando della galassia; e, cosa più importante, avrebbe tolto di mezzo Kylo Ren... per sempre.

A suo padre era importato sempre e soltanto di Kylo Ren, non aveva mai dato importanza a lui. E questo perché non lo considerava abbastanza potente da poter diventare un Signore dei Sith.

Suo padre si sbagliava, e si era meritato la morte.

Sarebbe stato lui, ora, il nuovo, definitivo Imperatore.

 

«Questa è la vostra prima missione, miei fidati allievi.» sentenziò, dopo aver convocato i suoi due discepoli, potenti nel lato oscuro della forza, futuri Signori dei Sith «Trovate Rey Palpatine e Ben Solo. Li voglio vivi.»

 

~

 

Era stata svegliata da un raggio di sole che, tiepido, le aveva carezzato il viso. Arricciando il naso e rigirandosi un paio di volte nelle sottili lenzuola che coprivano soltanto in parte il suo esile corpo ancora nudo, aprì lentamente gli occhi e si volse dall’altra parte del letto. Ben non c’era.

Non si preoccupò troppo per la sparizione del proprio compagno d’avventura, anche perché, grazie a quella bella dormita, aveva recuperato gran parte delle sue energie, ed ora percepire la sua presenza lì nei dintorni non le risultava cosa difficile come invece era stato il giorno prima. Si alzò a sedere, sbadigliando sonoramente e stropicciandosi gli occhi, e solo in quel momento si accorse di essere completamente nuda.

Allora non era stato affatto un sogno: lei e Ben avevano davvero... oh santo cielo.

Si ritrovò a sorridere, Rey, mentre, imbarazzata, tornava a sdraiarsi, sbattendosi ripetutamente il cuscino in faccia. 

Era stato fantastico. Tutto della notte passata era stato assolutamente meraviglioso: la luna piena che illuminava la stanza, lei, Ben, la loro intimità, le mani che si toccavano e i respiri affannosi... tutto era stato assolutamente perfetto. E Rey ancora non credeva che, per una volta in vita sua, aveva davvero passato un momento felice e senza pensieri. 

Ancora assonnata, ma nonostante tutto piena di energie, si era alzata dal proprio giaciglio e, dopo aver raccolto tutti i suoi vestiti ed esserseli infilati alla bell’e meglio-era arrivato il momento di farsi una bella doccia e di mettere a lavare quegli stracci-, era uscita dalla casupola, venendo immediatamente inebriata dall’aria fresca e dal tepore dei raggi solari. Era una bella giornata, perfetta per rilassarsi e cominciare a sgranchire un po’ le gambe di quel perdigiorno di Ben. Perdigiorno che, per inciso, non riusciva a trovare da nessuna parte.

 

 

«Padron Ben, lei è sicuro che sia una buona idea?»

«Quante volte te lo devo ripetere, maledetto ammasso di ferraglia?! Calami un po’ più giù!»

Ormai era da più di un’ora che, insieme a C3PO-che si stava rivelando piuttosto inutile- e all’altro piccoletto, erano partiti per una spedizione all’esplorazione di quell’isola, ed anche per una piccola pesca. D’altronde, tutto il cibo che avevano sul Falcon faceva abbastanza schifo, e dato che si trovavano letteralmente in mezzo all’oceano, perché non approfittare del fatto che avrebbero potuto mangiare un bel pesce arrosto? 

Il problema, fin da subito, era stata la totale mancanza di una canna da pesca, e di certo non avrebbe usato la forza per sollevare il mare ed andare a prendere i pesci... sarebbe stato oltremodo umiliante.

No. Poteva farcela benissimo da solo.

Ed era proprio per questo motivo che si era ritrovato a testa all’ingiù, appeso ad una scogliera con quell’inutile droide che lo sorreggeva per le gambe, continuando a ripetergli quanto fosse stupida quell’idea e tutte quelle stupidissime elucubrazioni.

«Aspetta, aspetta! Forse ho preso qualcosa!»

«Oh! Santo cielo! Ce l’abbiamo davvero fatta?»

Lo avrebbero scoperto subito.

Facendo molta attenzione, Ben mosse la mano in direzione di ciò che si stava muovendo e, tentando di non lasciarselo scappare, strinse la presa.

O meglio, ciò che si stava muovendo strinse la presa su di lui.

«Dannazione!» strillò, pervaso da un dolore atroce. Forse uno dei peggiori che avesse mai provato in tutta la sua vita «3PO, tirami su, per l’amor del cielo, tirami su!»

E, proprio nel momento in cui pensava che tirando fuori la mano dall’acqua si sarebbe risolto il problema, il povero Ben si ritrovò di fronte alla tremenda, orripilante verità. 

Un granchio.

Un orribile, terrificante granchio rosso stava stringendo le sue chele sulle sue regali dita. Uno stupidissimo granchio l’aveva scambiato per il suo giocattolino personale... oh, se fosse stato ancora Kylo Ren, probabilmente lo avrebbe ridotto in poltiglia e se lo sarebbe mangiato crudo.

Ma in quel momento si sentiva particolarmente buono e, mentre pregava le proprie lacrime di non uscire, decise di utilizzare la forza per liberarsi di quell’enorme fardello.

«Maledizione, staccati!» si ritrovò ad esclamare, mentre utilizzava tutte le sue energie per combattere contro la bestia più feroce che avesse mai incontrato sul suo cammino «Santo cielo!»

Una volta liberatosi di quell’orrendo animale, decise di lanciarlo nuovamente in acqua. Sapeva benissimo che i granchi fossero perfettamente commestibili, ma non aveva alcuna voglia di averci di nuovo a che fare.

«Padron Ben, credo che lei abbia appena preso un granchio.»

«Non sei divertente, lattina.» beh, effettivamente la pesca non faceva affatto per lui. Ma perché darla vinta a quel droide? L’unica cosa che sapeva fare lui, d’altronde, era lamentarsi «Andiamo, R2. Sei l’unico veramente intelligente, su quest’isola.»

«Sa, non è carino da parte sua insinuare che io non sia intelligente! Dopo averla aiutata compiendo un’azione che non fa assolutamente parte dei miei doveri protocollari, dovrebbe essermi grato, sa?»

«Sai che ti dico? La prossima volta sarai tu a mettere le tue belle manine dorate nell’acqua ed io a tenerti per le gambe, che ne dici?»

«Oh, santo cielo!»

Il sole era particolarmente cocente, quel giorno. Non c’era segno di una nuvola in cielo, ed il mare era piatto come una tavola... era una fortuna che avesse trovato i vestiti di suo padre: probabilmente, se avesse continuato a tenere addosso i propri, completamente neri, avrebbe grondato sudore da tutti i pori.

Aveva raggiunto Rey lentamente, prendendosela comoda, e trovandola seduta a mangiare qualcosa, con degli abiti puliti addosso ed i capelli bagnati che le ricadevano lungo le spalle. Era bellissima, come al solito... ma sotto la luce calda del sole lo era ancora di più.

Ogni volta che la guardava, gli sembrava di essere in un sogno.

«Buongiorno.» gli disse lei, sorridendogli imbarazzata e cercando in tutti i modi di non incrociare il suo sguardo. Era ovvio c’entrasse qualcosa ciò che era successo quella notte, e Ben non la biasimava... in fondo, era stata un’esperienza tutta nuova per entrambi «Dove... dove sei stato?»

Il ragazzo si schiarì la gola «A fare un giro.»

«Vieni con me.» lei si alzò, prendendolo per il polso e trascinandolo verso il Falcon. 

Inizialmente, Ben non capì: erano andati su Ahch-To per cominciare il suo addestramento da Jedi... ma, fino a quel momento, avevano fatto di tutto, meno che addestrarsi.

Ed il Millennium Falcon non era di certo il luogo migliore per farlo.

«Che succede, Rey?» le chiese, dopo un attimo di silenzio «È tutto apposto?»

La ragazza si bloccò di colpo, voltandosi nella sua direzione e sfoderando il più sereno dei suoi sorrisi: Ben si stava preoccupando; nonostante non ce ne fosse alcun bisogno, lui continuava a chiederle se stesse bene, se fosse tutto apposto.

Nella sua vita, nessuno lo aveva mai fatto: Rey non aveva avuto mai nessuno, vicino, che si preoccupasse così tanto e costantemente per lei. E sapere che ora c’era Ben a farlo, la rendeva veramente orgogliosa e lusingata... in fondo, quel ragazzo aveva già abbastanza preoccupazioni per sé stesso.

«È tutto okay, Ben.» trovando finalmente il coraggio di guardarlo di nuovo negli occhi, gli cinse il collo con entrambe le braccia «Devo soltanto darti una cosa, prima di cominciare il nostro allenamento.»

 

~

 

«Generale!» 

 

Dopo quelle lunghe giornate passate soltanto a combattere e a preoccuparsi, finalmente Poe Dameron avrebbe avuto il suo più che meritato riposo.

O almeno, così credeva.

Proprio mentre dormiva, avvolto nelle coperte, con BB8 al suo fianco, il nuovo generale della Resistenza si ritrovò a venir svegliato da una donna che continuava a chiamarlo.

Era Rose Tico, la combattente che, insieme a Finn, era riuscita una volta ad entrare furtivamente nell’ammiraglia del Primo Ordine. Uno dei suoi soldati migliori, ed una delle più ostinate tra le ribelli... insomma, una persona che lui aveva imparato con il tempo a stimare.

 

«Che succede, Rose?» chiese, uscendo dalla propria stanza dopo essersi malamente rinfilato i propri vestiti.

«Poe, c’è un problema.»

«Un problema quanto grande?»

«Direi enorme.» l’espressione della ragazza era preoccupata ai limiti del possibile «Vieni con me.»

Camminando a passo svelto, i due si diressero alla sala centrale, dove macchinisti e addetti ai computer stavano già lavorando. Al loro fianco, Finn, Zorii e Chewbecca che osservavano la scena con aria preoccupata e sinistra.

L’ologramma proiettato al centro della stanza non mostrava infatti nulla di buono: tutto ciò che Poe riuscì a vedere fu un puntino rosso, lampeggiante, che segnalava un grosso pericolo da qualche parte nella galassia.

«Che succede?» chiese, avvicinandosi ad uno dei suoi compagni, che immediatamente si voltò nella sua direzione, guardandolo con aria interrogativa, come per chiedergli che cos’avrebbero dovuto fare.

«Poe, due dei nostri sono andati in ricognizione ieri. Volevano assicurarsi che non ci fossero più feriti sul pianeta dei Sith, o in giro per la galassia a cercare aiuto.» spiegò Finn.

«Sì, certo, lo so. Era un mio ordine.»

«E hai fatto bene a darlo, amico, perché hanno trovato qualcosa di incredibile.» il ragazzo indicò il puntino rosso «Qui. Proprio in questo punto. Quei due sono tornati qui sicurissimi di aver visto una nuova base Starkiller, similissima a quella precedente, ma molto più grossa.»

 

Il neo-generale si gelò sul posto, nell’udire quelle parole.

La base Starkiller era ciò che di più temuto era stato durante la guerra contro il Primo Ordine... quella specie di pianeta trasformato in un’enorme arma letale, era stata costruita per poter creare una nuova Morte Nera, ma molto più difficile da distruggere e molto più attrezzata.

Ed ora, qualcuno ne stava brevettando un’altra.

Ma chi? Perché? Era sicuro che avessero spazzato via tutte le navi appartenenti al Primo Ordine... certo, era probabile che qualcuno, durante la battaglia, fosse scappato sui gusci di salvataggio, ma da lì a creare una nuova base Starkiller ce ne passava.

No, doveva essere qualcosa che chi la stava costruendo aveva in mente già da tempo. E probabilmente, chi era a capo di tutto questo-sempre che tutto questo esistesse- non doveva aver a che fare col Primo Ordine. O per lo meno, non direttamente.

 

«Io non so cosa tu stia pensando, Poe, ma si dia il caso che Kylo Ren è vivo.» continuò Finn «E se ci fosse lui, dietro tutto questo? Pensaci! Chi è stato il Leader Supremo del Primo Ordine, fino a ieri? Chi è che conosce tutti i segreti della base Starkiller?»

«Finn, andiamo.» 

L’ex assaltatore inarcò un sopracciglio, confuso «Dove?»

«Andiamo a vedere. Voglio verificare di persona che si tratti davvero di una specie di base Starkiller. Se lo è, al ritorno trarremo le nostre conclusioni.»

«Tu vuoi andare lì?! Adesso?! Senza un esercito di caccia che possa difenderci?»

«Non serve un esercito di caccia, amico.» gli passò un casco e gli fece cenno di seguirlo agli A-wing «Gli passeremo alla larga e cercheremo di non farci notare. Voglio solo dare un’occhiata, non attaccarli.»

 

Era più che sicuro che non ci fosse affatto Ben Solo dietro quella storia: in fondo, come avrebbe potuto anche solo immaginare che la Resistenza avrebbe vinto la guerra, tanto da decidere di far costruire una nuova base Starkiller? No, non aveva senso. Erano sempre stati in maggioranza numerica, e questo lo sapeva Ben Solo come lo sapeva anche Palpatine.

E, conoscendo quest’ultimo, non si sarebbe mai abbassato a ordinare di creare delle nuove armi distruttive per implementare la forza d’attacco in caso di difficoltà... si sentiva troppo superiore per poter fare una cosa del genere.

E Ben Solo era diventato Leader Supremo da troppo poco per averlo ordinato... forse Finn non se ne rendeva conto, ma Poe sapeva che in realtà Kylo Ren non comandava proprio su nessuno, all’interno del Primo Ordine: lui era soltanto una marionetta nelle mani di Palpatine.

Così, i due salirono su un paio di A-wing e, come se la guerra non fosse mai finita, partirono alla volta di quella che sembrava a tutti gli effetti una seconda base Starkiller.

 

~

 

Le spade di Luke e Leia.

Questo gli aveva dato Rey, per cominciare il loro nuovo addestramento... le spade laser di suo zio e di sua madre.

Non era molto abituato a tenere una spada Jedi tra le mani... per tre quarti della sua vita, aveva sempre portato con orgoglio la spada Sith che si era costruito personalmente, studiando il modo migliore per attaccare e non venir attaccato. Insomma, la sua spada era sempre stata una vera e propria macchina da guerra... un capolavoro che difficilmente sarebbe riuscito a replicare.

Ma in quel momento, non aveva davanti una spada Jedi qualsiasi. In quel momento, aveva davanti la spada di sua madre... la spada della stessa donna che aveva fatto soffrire per tutta la vita, della stessa donna che aveva lottato per lui, che era morta per lui. Quella stessa donna che non si sarebbe mai meritata lui come figlio.

Rey gli aveva chiesto di prendere quella che voleva, e lui aveva esitato. Aveva esitato perché sapeva perfettamente quale fosse la spada di Leia... lo percepiva, lo sentiva. Eppure, non aveva il coraggio di impugnarla, non si sentiva degno di sporcare l’elsa di quella sacra spada con le sue luride mani... non quella, non la spada di sua madre, non la spada di colei che aveva sempre creduto di aver fallito come genitore, quando in realtà, l’unico dei due ad aver fallito, era sempre stato suo figlio.

Aveva esitato, Ben. E per un lasso di tempo che gli era sembrato interminabile, non aveva avuto il coraggio di guardare Rey negli occhi... non era degno di diventare un Jedi, non era degno di ricominciare il suo cammino; non lui, non Kylo Ren.

Nel momento in cui le sue dita sfiorarono il freddissimo acciaio dell’elsa di quella spada, nella mente di Ben cominciarono a risuonare delle voci... le stesse voci, le stesse grida, di tutte le persone che aveva ucciso, di tutte le persone che aveva fatto uccidere. Senza pietà alcuna. Senza nessun ritegno.

Le grida di persone innocenti, che volevano soltanto vivere... le grida di quelle persone innocenti che lo pregavano di avere misericordia, che lo pregavano di risparmiarli. Le grida dei ribelli. 

Le grida di persone come sua madre.

«Non posso.»

Poté sentire chiara e tonda la confusione della ragazza, nel momento in cui aveva pronunciato quelle parole, cercando in tutti i modi di non piangere, con il labbro inferiore che, incontrollato, tremava. Per il nervosismo, per la rabbia verso sé stesso, per la tristezza e la paura di non essere abbastanza, di non essere degno, di non essere pronto. 

Non lasciò a Rey il tempo di ribattere, perché veloce com’era entrato nel Falcon, era corso fuori, alla ricerca di un luogo sereno, dove avrebbe potuto meditare, dove avrebbe potuto pensare al da farsi. 

Che cos’avrebbe dovuto fare, Ben solo, in quel momento? Che cos’avrebbe dovuto fare, Kylo Ren?

Due persone perfettamente distinte, che però continuavano ininterrottamente a combattere per assicurarsi la sua mente ed il suo corpo. Kylo Ren contro Ben solo, l’ombra contro la luce... una guerra che non aveva fine. Una guerra che logorava quel povero ragazzo impaurito giorno dopo giorno, fino a farlo impazzire.

Era corso fuori ed aveva continuato a correre, fino a raggiungere un’alta scogliera, che si affacciava sulle coste della piccola isola. Il mare aveva iniziato ad agitarsi, ed anche il cielo, pian piano, si stava riempiendo di leggere nuvole: era come se il tempo stesse seguendo il cambiamento delle sue emozioni, proprio come un girasole segue i raggi solari, e poi muore quando il sole cala.

Si sedette sulla roccia dura e nera, Ben, rivolgendo lo sguardo alle onde che, sempre più violente, si infrangevano sugli scogli; non poté non pensare a quanto quella situazione somigliasse alla sua vita: un mare in continua tempesta, che non accennava a fermarsi, e lui, piccola bambola al servizio di un burattinaio invisibile, che veniva ripetutamente sbattuta contro il riflesso di sé stessa.

«Che cosa devo fare?» chiese a qualcuno che non avrebbe mai potuto rispondergli, alzando la testa verso il cielo; il sole che, oramai, veniva lentamente oscurato dalle nuvole. 

Ma nessuno gli avrebbe risposto.

Nessuno avrebbe mai dato retta a Kylo Ren... nessuno avrebbe voluto dar importanza a un mostro come lui.

 

«Non puoi continuare a piangerti addosso, lo sai?»

 

Una voce. Una voce che lui non aveva mai sentito, proveniente esattamente dalle proprie spalle. 

Preso alla sprovvista, Ben si alzò all’improvviso, mettendosi immediatamente sulla difensiva «Chi c’è?!»

Rimase di sasso quando, proprio di fronte ai suoi occhi, poté vedere un fantasma della forza. Di qualcuno che, però, non aveva mai realmente visto... ma che gli somigliava. Tremendamente. Guardando gli occhi del ragazzo di fronte a sé, a Ben sembrò quasi di starsi specchiando nei propri.

«Chi sei, tu?» chiese, inarcando un sopracciglio.

«Chi sono io?» chiese il ragazzo, sorridendo sghembo «Sono tuo nonno.»

   
 
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