ҡเɱ ɳαɱʝσσɳ

★·.·'¯'·.·★★·.·'¯'·.·★

Kim Namjoon...

Sono stato tra le sue mani per molto tempo.

Lo incontrai per la prima volta due anni fa tra i corridoi dell'Università di Seoul verso la fine del primo semestre. Io frequentavo la facoltà di letteratura e lui quella di psicologia.

Ricordo che mi ero da poco trasferito nella grande città. Avevo affittato un piccolo monolocale vicino alla mia facoltà e anche vicino a un locale dove avevo iniziato a lavorare come commesso. Ricordo anche che avevo una grande mania per il mio aspetto. Dovevo essere perfetto. Dalle ciocche di capelli fuori posto, a quel tempo tinti di un castano chiaro, alle piccole pieghe dei vestiti, alle temporanee imperfezioni che trovavo ogni mattina davanti allo specchio.

"Il mio corpo è un tempio sacro" era questo quello che pensavo allora. Ogni imperfezione veniva coperta con fondotinta, corretto cipria e primer.

Cosa che più o meno ho ripreso a fare tranne che con quelle deliziose macchie rossastre lasciate da lo hyung sul mio collo o sulle spalle. Le trovo magnifiche.

Mi ricordo che era inverno e che tra i corridoi dell'Università faceva freddo motivo per cui andavo in giro con il cappotto beige lungo. Fu uno di quei corridoi che lo incontrai per la prima volta. Avevamo entrambi dei appunti in mano entrambi troppo concentrati su di essi per dare retta alla strada. Ci scontrammo facendo cadere i fogli per terra. Il mio sguardo aveva seguito bellamente la leggiadra dei movimenti di quei pezzi di carta e una volta conclusa quella lenta danza si posò sulla causa di quel turbine.

Quella stessa causa sarebbe stata la stessa che avrebbe incasinato il mio cuore e la mia mente.

Era decisamente il ragazzo più bello che avessi mai incontrato.

I capelli grigio argento dall'aria setosi e morbidi. La pelle, all'apparenza morbida, sembrava percorsa da un sottile strato di un tenue caramello. I lineamenti del viso sembravano disegnati dalla mano ferma del più noto e importante artista di tutti i tempi. Le labbra grandi e leggermente rosate trasudavano morbidezza.

Gli occhi... Quegli occhi...

Appena il mio sguardo incontrò il suo, per la prima volta, ero diventato suo. Vispi, di un castano chiaro, enigmatici, taglienti e attenti osservatori. Mi ricordo che la notte mi trovavo a sognarli. Fissi su di me, sul mio corpo, a concedermi quelle attenzioni accurate, solo per me.

Quando poi le mie orecchie ebbero l'onore di sentire per la prima volta il suono della sua voce mi sentii come un osservatore esterno. Era come se stessi vivendo quel momento da uno schermo di una televisione. La sua voce era soave, dolce, leggermente profonda e roca. Melodia che avrei ascoltato per il resto dei miei giorni.

Quando gli restituii gli appunti mi sorrise. Quel sorriso mi fece sciogliere per la delicatezza con cui quella dolce curva si posava perfettamente su quelle morbide labbra. Me ne ero innamorato all'istante soprattutto di un piccolo particolare che rendeva il suo sorriso una prigione per me: delle piccole, dolce e tenere fossette.

Nonostante ciò che è successo con Namjoon c'era un particolare che ho sempre amato in lui. Joonie era un ragazzo che sorrideva molto spesso e io puntualmente mi sono ritrovavo stregato ogni volta che lo faceva.