Euphemia diceva sempre che ormai erano tutti e quattro figli suoi, e in quanto tali meritavano tutti un perfetto Natale in stile Potter.
Il programma era di passare le vacanze invernali a casa di James. Una volta tornati ad Hogwarts ci sarebbero stati esami, compagni e professori indesiderati e problemini fra uno di loro e una certa rossa a cui pensare, ma per ora c’erano solo loro quattro.
Dopo il miglior banchetto Natalizio che fosse mai stato consumato e aver ricevuto i regali da Fleamont vestito da Babbo Natale (quella tradizione era nata quando James era piccolo, e non sarebbe mai morta), i ragazzi erano sprofondati nel sofà davanti al camino, e si erano assopiti.
Il grammofono stava ancora riempiendo la stanza con le note di Jingle Bells quando Euphemia entrò in salotto per coprirli con una trapunta.
Si fermò a guardarli amorevolmente, sorridendo.
I suoi bambini!
Cinque anni prima non avrebbe mai detto che quei quattro ragazzi così diversi l’uno dall’altro potessero essere uniti da un legame tanto stretto. Sembravano più uniti di quanto lo potessero essere dei fratelli biologici, e lo sarebbero sempre stati.