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Autore: aurora giacomini    04/01/2020    1 recensioni
Dal testo introduttivo:
Mi chiamo Esmeralda Lek. Il mio cognome può essere tradotto dal polacco come "paura", "ansia" o "terrore". Mai cognome fu più azzeccato... Sì, hai capito bene: sono una fifona.
Ma ora è meglio che mi concentri e cominci a raccontarti la storia che credo di aver finalmente elaborato. Credo di essere pronta a condividerla con te.
Ti chiedo solo un favore: non giudicarmi prima di aver concluso la storia. Avevo paura, tanta paura...
Genere: Mistero, Sentimentale, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Per un Bacio'
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9

Sbagliato


 

Fa un male tremendo... perché mi ha lasciata sola in quel modo? Ho fatto qualcosa di sbagliato?

La tentazione è quella di sedermi a terra e piangere, ma qualcosa mi blocca: c'è troppa luce e lo spazio è troppo grande per piangere da sola... ci vorrebbe qualcuno per proteggere almeno una frazione del mio io, un corpo a cui abbandonarsi... ma non c'è... sono da sola, come sempre...

Non stava andando tutto bene? Non mi ha forse ringraziata prima di entrare? Non mi ha forse detto: -ti aspetto-?

A quale scopo tutto ciò...? Voleva farmi male...? C'è riuscita... ma perché...? Cosa le ho fatto...?

Certo, non è la prima volta che vengo ferita e non sempre c'è un motivo che riesco a condividere... ma lei...? Che motivo poteva mai avere...?

E' come immaginavo: non posso essere amata. Forse non vengo neppure percepita come qualcosa di vivo e senziente... figurarsi come un essere umano...

Ma d'altro canto sono io a fare la diversa, a pensare che quello che succede nel mio cervello sia più importante di ciò che compio fisicamente, a credere di poter ignorare la potenza del principale dei cinque sensi primari: la vista. Ho spesso sognato di rendervi tutti ciechi, non per sadismo, ma solo perché possiate vedermi... io vi vedo! Vi percepisco con tutti i cinque sensi e i loro sottoinsiemi... mentre voi... voi non vi accorgete neppure che esisto...!

Certo che sono arrabbiata! Come può sorprenderti?

Sono un essere umano...

Sono ferita... e sono arrabbiata con me stessa: non dovrei permettere che l'indifferenza e la cattiveria mi tocchino, per il semplice fatto che capisco... ho sempre capito più di quanto volessi, ma le lacrime continuano a cadere...

Sono una folle... compiere la stessa azione e aspettarmi un risultato diverso... questo no, si dice sia la definizione più apprezzata di -follia-...? Ma sai cosa? Io non la penso così... penso che non possa essere esatta per il semplice fatto che non credo all'assoluto... che cos'è tutto? Che cos'è nulla? Intendo, nella loro totalità... che cosa sono? Non sforzarti, non mi puoi rispondere... per esempio: nulla è già qualcosa, quindi come fa ad essere nulla se ha un nome... se è? Ci ho messo anni prima di esprimere il concetto, volevo essere sicura che funzionasse, che fosse una verità... articolo indeterminativo, sono arrogante, ma anche io ho dei limiti...

Sono sulla difensiva e mostro le zanne: il pensiero... è l'unico modo in cui posso suscitare un'emozione diversa dalla pena in te... sia pure sdegno o fastidio...

Penso che l'odio sia più forte dell'amore, più invadente e pressante: puoi innamorarti di me, ma potresti smettere... smettere di odiare è più difficile, lo so bene...

Ma non è di questo che voglio parlare ora, torniamo a prima, torniamo alla mia presunta follia...

Un giorno incontrerò qualcuno che reagirà in modo diverso a me, in modo inaspettato e fuori dallo schema prestabilito, senza che io cambi... certo, ogni azione ha una reazione ecc... anche su questo avrei da ridire, ma non servirebbe al mio scopo... la mia follia sta nel soffrire nell'attesa di quel risultato diverso... so che arriverà, deve arrivare!

Eleonora è una ragazza dolce e sensibile, l'ho osservata per anni... conosco ogni suo tic, posso capire le sue emozioni e prevedere ogni sua mossa, a patto che non interagisca con me...

Ma ha solo diciotto anni... forse la sua maturità è troppo acerba perché possa capire il dolore che mi ha causato, perché le importi davvero... c'è poi un altro fattore da considerare: la percezione altrui, è consapevole che sono diversa dal gruppo; posso comprendere che non voglia farsi vedere con la 'strana' o potrebbe 'infettarsi'... l'ha detto lei stessa: le persone con cui gira non le sono legate, non tutte: il gruppo che ha intorno funziona solo per il collante, per il leader: Alessia... certo, non ho ancora capito cosa rende queste quattro persone un gruppo, non vedo il fulcro di tutto... so solo che danzano per uno scopo comune, ma qual'è? Ho una spiegazione anche al suo atteggiamento gentile nei miei confronti: senso di colpa, certo, sa benissimo che non è lei a rendermi diversa ed esclusa, ma sente il bisogno di dimostrare a sé stessa di essere buona e altruista... qualcosa di non troppo diverso a quello che Alessia sente per il fidanzato violento... io non sono violenta, ma stono... siamo le voci fuori dal coro, quelle che suscitano un'interesse iniziale... un interesse debole, pronto a svanire... destinato a morire.

Ecco, ora che ho analizzato il tutto mi spieghi perché il dolore non svanisce? Perché mi sento ancora così ferita, piccola e sola in questa hall...?

Perché sono un'idiota saccente... che in realtà non ha capito un cavolo... di niente...


 

Mi butto sul letto incurante degli abiti e degli scarponi, sono fatti miei se vorrò dormire sul freddo ed il bagnato... tanto sono un'idiota.

Lo stomaco si contorce: l'ultimo pasto risale a ieri a pranzo, ovvero mezzo tramezzino al tonno e cipolline... adoro il sapore della cipolla... quanto vorrei un piatto di cipolle e pomodorini, un pizzico di sale e nient'altro... mmmh cavolo...! Al mio stomaco non importa nulla se sono triste o meno, non dopo un certo lasso di tempo: subentra l'istinto di sopravvivenza... lo stesso che è capace di abbandonare gli arti durante il congelamento per far sopravvivere gli organi... tanto, dice l'istinto, siamo animali da gruppo, animali sociali; anche se non puoi muoverti per procurarti del cibo, qualche tuo simile lo farà per te... o forse queste sono supposizioni mie... forse lo scopo è solo quello di mantenerci in vita il più a lungo possibile... ma perché? Una volta tramandati i geni alla generazione successiva a cosa serve continuare a vivere? E perché dobbiamo farlo? Certo, questo è il motivo per cui il sesso è piacevole... ma il come non risponde al mio perché... perché è così importante vivere a staffetta? E se di una corsa si tratta, dove siamo diretti? Non solo noi umani, ma tutte le specie viventi... qual'è lo scopo? E' come se ogni specie non fosse altro che una cellula destinata a riprodursi e morire, ma di quale organismo siamo i componenti? Cos'è questo fantomatico organismo su cui faccio supposizioni...?

E' inutile... non avrò la risposta. Ma so che continuerò a cercarla, per lo stesso motivo per cui continuo a vivere: istinto senza razionalità...

Effettivamente, se applicassi il mio modo di vedere alla vita di tutti i giorni finirebbe che... cos'è stato?!

Mi tiro su di scatto, il cuore ha aumentato i battiti, ma non abbastanza da assordarmi, quindi resto in ascolto, immobile, trattenendo il respiro.

Un urlo agghiacciante mi scuote dentro.

E' irrazionale, ma saltò giù dal letto e corro verso la porta... verso un possibile pericolo, perché è un mio simile ad essere in pericolo...

Affacciandomi nel corridoio, la faccia impatta contro la schiena di qualcuno...

“E' morta?”

Che? Morta...?!

“Non lo so, porca puttana!”

“Merda, oh, merda!”

Cosa diavolo sta succedendo? Il muro di persone ostacola il mio sguardo, impedendomi di comprendere l'oggetto di tanto allarmismo.

“Ma... ma cosa!? Ma come?!”

Cosa?

Quanto vorrei farmi largo tra i corpi... almeno quanto vorrei tornare nella mia stanza e tornare a perdermi tra i deliri di una mente saccente ed arrogante... sì, la mia...

“Perché nessuno sta chiamando un ambulanza?!”

“Cosa la chiami a fare? E' morta! La polizia dovete chiamare!”

“Qualcuno lo faccia!”

“I telefoni non prendono la linea e quelli dell'albergo sono morti!”

“Come fai a saperlo?!”

“Ho provato a richiedere il servizio in camera, tutti e tre i telefoni che ho provato...”

“Ma vi sembra il momento?! Guardatela, poveraccia...!”

“C'è un assassino tra di noi!!!”

Le persone a parlare sono talmente tante che le loro parole prendono il posto dei miei pensieri... e in tutto questo io non ho ancora capito cosa diavolo stia capitando fra noi! Certo, una cosa è chiara: devo avere paura, non importa se non ne conosco il motivo esatto: la paura deve essere spesso irrazionale... no...? Ma questo cosa centra ora? Non è questo il momento di fare filosofia scadente e scontata... questo è il momento di... non ne ho idea...

“Ma quindi? Cosa facciamo?!”

“Ma cerchiamo la Prof, no? Lei saprà cosa fare!”

“Sì, ma non la vediamo da un po'!”

“Ma non dovremmo scappare o urlare terrorizzati?”

“A che pro? Non la riporterà certo in vita!”

Lo so, ho capito che è morto qualcuno, ma la calma agitazione che ha avvolto la notizia è stata pacata come una dolce rassegnazione...

“Quindi? Che cazzo si fa?!” La voce di Alessia... non è lei la vittima... aspetta un momento! C'è la possibilità che a morire sia stato qualcuno che conosco...? Certo che sì, stupida zuccona! Ci siamo solo noi qui...!

Ora voglio davvero tornare in camera e fare finta di niente... è una lotta fra omertà e curiosità... chi vincerà...?

“Ma avete sentito ciò che ho detto?! C'è un assassino tra di noi! Non penserete mica che si sia amputata il braccio da sola vero?!”

“Non è stato amputato. E' stato strappato e mangiucchiato... è laggiù. Sembra lo scarto del mio cane quando gli diamo una zampa di maiale.”

“Fai schifo, Tommaso! Non hai il minimo rispetto!”

Tommaso, il ragazzo che battibeccava con la Prof di ginnastica al nostro arrivo... e la mia migliore amica, sono le uniche due persone di cui ora conosco la presenza...

“Sta' zitta! Che ne sai tu del rispetto, succhiacazzi?!”

“Il tuo non l'ho neppure visto! Lo nascondevi tra le gambe o è microscopico di suo?”

“Ma vi sembra il momento?! State discutendo di cazzate sul cadavere di una nostra compagna di classe!”

Compagna di classe... no, allora è vero...

E' troppo, questo stallo mi condurrà alla follia...! Ho pazientemente atteso che il nome della malcapitata venisse pronunciato, ma di questo passo...

“Scusate... permesso...” non voglio spintonare e non ho voglia di conoscere il calore corporeo di nessuno di loro, non così affondo, non ora... ma devo per forza farmi largo tra di loro: devo vedere... devo capire!

Osceno. Questa è la parola che il mio cervello ha scelto, la prima parola che mi è venuta in mente guardando il macabro spettacolo...

E' morta, è palesemente morta... avevo visto un solo cadavere in vita mia: quello di qualcuno morto nel sonno... ma benché la sua espressione fosse serena, io sapevo... sapevo che non stava dormendo... la morte cambia i lineamenti delle persone, li cambia in modo quasi impercettibile, ma se conoscevi quella persona lo puoi vedere... puoi vedere quel sottile cambiamento... Martina è morta, non conta tutto il sangue che la circonda, l'espressione di puro terrore non cambia nulla, non è per l'arto mancante da cui il sangue continua a spillare... certo, potrebbe essere perché in realtà il cuore continua a pompare sangue, ma non è così... lo so per certo... Martina è morta... quello non è più il suo viso, non è più lo stesso volto...

Non riesco a descrivere ciò che provo... so che c'è qualcosa di sbagliato in ciò che sto guardando, e non dipende dalla violenza e dalla crudezza della scena, no... è sbagliato guardare la morte di un tuo simile... e come se la Morte mi stesse dicendo: sciocco mortale, non capirai il senso guardando il tocco della mia bianca mano. Non hai ancora il diritto di sapere.

Forse... forse è l'anima a conferire al viso ciò che ora manca? Quindi, se per ipotesi l'anima esiste davvero... dov'è andata quella di Martina, ora? Non credo all'inferno e neppure al paradiso, ma il purgatorio... non lo so, potrebbe piacermi come idea, un'idea mia... un luogo in cui le anime rimangono in attesa prima che venga loro affidato un nuovo involucro... forse Martina ora è in un corpicino urlante bagnato di placenta... forse...

Mi sento sporca e colpevole... sento freddo, sento che non è giusto... eppure, per qualche malato arcano, è quasi commovente e bellissimo... non riesco a smettere di guardare... non voglio smettere di guardare.

  
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