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Autore: Lady I H V E Byron    04/01/2020    2 recensioni
"Shredder, Stockman, Hun, i Dragoni Purpurei, gli Utron, i Triceraton, Savanti Romero, Karai, Bishop, Sh'Okanabo, Viral, Khan… tutti nomi che ormai appartenevano al passato."
Sono passati quattro anni dalla battaglia finale contro lo Shredder virtuale, ma non è ancora finita, per le Tartarughe Ninja. Presto si troveranno coinvolti in una nuova avventura, che riguarderà una coppa di fattura umile, Cavalieri Templari, Dimensioni Mistiche, visioni di un passato lontano, un nuovo nemico e un nuovo alleato.
Quale destino attende le Tartarughe Ninja?
Genere: Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Donatello Hamato, Leonardo Hamato, Michelangelo Hamato, Nuovo personaggio, Raphael Hamato/ Raffaello
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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Note dell'autrice: scusate la lunghezza, di nuovo. Ma c'è un motivo se mi sono soffermata sulla descrizione della finale. Una finale va fatta bene, giusto?

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Il Daimyo mantenne la promessa: i semifinalisti con lievi ferite vennero sottoposti alle cure dei medici, per poi tornare in arena. Quelli che avevano riportato ferite più gravi, purtroppo, dovettero rimanere in infermeria, a riposare.
Il pubblico mostrò frustrazione al ritardo di trenta minuti, ma urlarono tutti di gioia e si alzarono in un’ovazione, quando videro i semifinalisti entrare nell’arena.
Gli eliminati rimasero nel loro punto panoramico, ad assistere al torneo: tra loro Federico, Carmine, Splinter, Donatello, Gen e Traximus.
Splinter si era ripreso dal suo trauma.
Venne subito messo a conoscenza dell’imboscata e dei guerrieri feriti.
-Armi dotate di volontà propria?- domandò, quasi incredulo –E una persona uscita dalle tenebre che vi ha aggredito. Come è possibile…?-
-Non lo so, maestro Splinter…- rispose Donatello, anche lui della stessa opinione del maestro; con la sola differenza che lui aveva effettivamente visto delle armi muoversi da sole –Ma ho come l’impressione che non sia stato casuale. Qualcuno ci ha attirato in una trappola. E gli obiettivi erano i semifinalisti.-
In effetti, persino Splinter aveva ipotizzato questa supposizione.
-E quelli che sono stati uccisi e quelli eliminati…- fece notare, infatti -Erano dei concorrenti delle semifinali, giusto?-
-Esattamente. Alcuni forti, altri no. I miei fratelli sono riusciti ad uscirne illesi, solo con qualche taglio superficiale.-
-Anche Usagi.- aggiunse Gen.
-E’ stata una fortuna che il Daimyo sia intervenuto, prima che la situazione peggiorasse.- mormorò Splinter, preoccupato -Qualcuno sta cercando nuovamente di sabotare il Nexus…-
-Dici come il figlio del Daimyo e Drako?-
-No, qui non c’entra il loro movente. Credo che stavolta riguardi il Nexus stesso. Magari uno dei concorrenti. Qualcuno che pur di ottenere il trofeo arriva persino ad eliminare tutti i concorrenti, se avesse modo e tempo…-
Le sue parole erano confuse ed ermetiche. Nemmeno lui era sicuro della sua ipotesi. Sperò che non fosse così. Aveva i suoi sospetti, ma non volle rivelarli. Non voleva insinuare accuse frettolose. Doveva avere prove concrete.
Federico e Carmine udirono la conversazione, ma non ne presero parte. Anche loro erano seri e preoccupati. Pregarono per la salvezza dei confratelli nell’arena.
Erano ormai solo in dodici a combattere la semifinale. Questo significò che, sopra l’arena per le eliminazioni, venne eretto un nuovo ring, composto da sei aree.
L’arbitro si mise in mezzo ai semifinalisti.
-Come in tutte le semifinali di ogni Nexus, la scelta degli sfidanti avverrà in un sorteggio casuale.- spiegò, prima di far comparire una bolla d’acqua in mezzo ai guerrieri –I guerrieri che estrarranno lo stesso colore combatteranno l’uno contro l’altro.-
Come da prassi.
Ognuno mise la mano dentro la bolla, estraendo un kunai. Al kunai era legato un fazzoletto colorato. Il corrispettivo sarebbe stato il loro sfidante.
Vennero tutti teletrasportati in una delle aree. Ognuno con il suo avversario.
Usagi non trovò di fronte a sé una delle tartarughe, ma un templare. Il meno robusto, Eliseo.
Ma non sembrò scoraggiato, anzi; sorridendo, sguainò la sua katana.
-Oggi deve essere il mio giorno fortunato…- disse, inchinandosi –Anche nelle eliminatorie ho avuto modo di scontrarmi con uno di voi. Se avete tutti lo stesso livello e abilità di combattimento, potrei battere anche tu.-
Entrambi caricarono, puntando le spade in avanti.
Il cavaliere eseguiva attacchi molto veloci, e, altrettanto velocemente, Usagi parava. Provò a fare pressione sulla spada, spingendola verso il basso, ma ad Eliseo bastò girarsi ed eseguire un colpo con lo scudo.
Per fortuna, il samurai scatto velocemente indietro. Non era un avversario da sottovalutare.
Usagi era più veloce di Eliseo, non aveva una corazza che rallentava i suoi movimenti.
Ma era proprio per il vestiario che era in svantaggio, avendo solo degli abiti.
Per non parlare della spada: la spada di Eliseo aveva il filo su entrambi i lati, mentre la katana solo su uno.
Eliseo era più avvantaggiato di Usagi; forse il samurai sarebbe comunque riuscito ad invertire la sorte del combattimento, magari facendo proprio ricorso alla sua velocità ed alla propria libertà di movimento.
Lo stesso, tuttavia, non si poteva dire di altri concorrenti: in infermeria giunse un nuovo sconfitto.
Michelangelo apparve, urlando e rotolando su se stesso, per terra, per un metro, circa.
Donatello, Gen e Traximus furono stupiti; anzi, per poco non scoppiarono a ridere.
Splinter scosse la testa, sospirando.
Risero, ma con una mano di fronte alla bocca.
-Mondo Pizza, io…!- irritato, Michelangelo tornò in piedi, avvicinandosi, con passi pesanti, al punto panoramico -Comunque quel colpo non vale!- protestò, pur cosciente di non essere udito dal suo avversario.
Donatello assunse un’espressione maliziosa e furba.
-Che c’è?- canzonò, avvicinandosi al fratello minore, mettendogli un braccio intorno alle spalle –Qualche cattivone ti ha buttato via dal Nexus? Che peccato, nemmeno quest’anno diventerai il campione e tu hai perso la scommessa.-
Preoccupazione e disperazione insieme si palesarono nell’espressione di Michelangelo: si mise di nuovo in posizione drammatica, alzando le braccia al cielo.
-NOOOOOOO…!!!-
Ricevette uno scappellotto dal fratello.
-Strilla piano, ci sono dei feriti, qui! Un po’ di rispetto.- gli fece ricordare.
Michelangelo si limitò, allora, a far sporgere in avanti il labbro inferiore, guaendo come un cane.
Poco dopo, anche Usagi venne teletrasportato in infermeria. Era piegato in due, reggendosi nuovamente sulla spada.
La sua presenza fece stupire persino Splinter.
I medici lo aiutarono a camminare verso una delle brandine: il dolore alle gambe era tornato. Riusciva a malapena a camminare. Le cure di poco prima si erano rivelate inefficaci.
Concentrandosi sulla velocità e sui riflessi lo aveva indebolito e reso i suoi colpi più prevedibili. La sua strategia si era rivelata il suo punto debole.
Aveva sforzato troppo le gambe, ancora provate dalle ferite dell’aggressione, nel tentativo di schivare e sbilanciare il suo avversario templare.
Ma era lui ad esserne uscito sconfitto. Ed Eliseo era riuscito a passare alla seconda fase delle semifinali.
Un altro raggiunse l’infermeria: David. Era per terra, prono.
Esattamente come Carmine, anche lui ringhiò e batté un pugno per terra, deluso. Almeno, il suo scudo era integro.
-Maledizione!- imprecò, in italiano.
-Padre!-
Federico, allarmato, prestò soccorso al padre. Ma lui respinse la sua mano, in modo sgarbato, quasi offeso, di fronte a tutti.
-Lasciami stare. So rialzarmi da solo.- borbottò David, rialzandosi -Piuttosto, aiutami a togliere questo elmo. Renditi utile.-
Federico annuì, silenziosamente, ed eseguì l’ordine del padre, quasi ignorando l’umiliazione.
Splinter si insospettì ed osservò Federico con compassione, intuendo la situazione dal tono dell’uomo e dall’espressione del ragazzo: trattare così il frutto dei suoi lombi… Come uno schiavo.
Lui non si era mai spinto a tanto con i suoi figli, e non erano nemmeno i suoi naturali. A volte era severo, ma non li trattava mai come schiavi.
-David, non essere così duro con tuo figlio.- gli disse; erano parole uscite contro il volere della sua ragione; erano uscite inconsapevolmente; era emerso il lato paterno di lui.
Il Gran Maestro si voltò verso il topo, serio ed infuriato, per aver perso l’incontro.
-Solo perché hai cresciuto quattro figli da solo non hai alcun diritto di dirmi cosa fare con il mio!- ribatté, maleducatamente –Quindi chiudi quella bocca!-
Splinter non disse altro e abbassò lo sguardo: aveva ragione, non doveva impicciarsi in affari che non lo riguardavano. Ma il suo tono… non era da David. Magari stava parlando guidato dalla rabbia, dalla delusione di aver perso.
Michelangelo e Donatello furono sorpresi dalla sua reazione. Solitamente, non si lasciava mettere i piedi in testa da nessuno.
Erano rimasti due templari e due tartarughe, tra i semifinalisti.
Ma soltanto due, uno di entrambi i gruppi, ebbero modo di incontrarsi.
-Ah! Era ora!- esultò Raffaello, roteando i suoi sai e mettendosi in posizione di combattimento –Finalmente mi scontro con uno di voi damerini in bianco! E’ dal primo momento che vi ho visto che desidero combattere contro uno di voi! Sarà entusiasmante metterti al tappeto!-
Il templare di fronte a lui aggrottò le sopracciglia. Anche lui si mise in posizione: lo scudo di fronte e la spada puntata al suo avversario.
-Come osi parlarmi in questo modo, creatura inferiore?!- rispose Giacomo, da dietro l’elmo, offeso –Ti farò rimpiangere di questo comportamento! Non sai con chi hai a che fare!-
-Se così è, sarà ancora più entusiasmante! Questo torneo stava già per darmi sui nervi! In guardia!-
Caricarono in corsa, Raffaello roteando i sai, e Giacomo con lo scudo di fronte a sé e la spada in alto, con la punta rivolta verso il suo avversario.
Nonostante l’armatura, il passo di Giacomo era rapido. Non quanto quello di Raffaello, però.
Giacomo eseguì un colpo verticale discendente, come se volesse tagliare il suo avversario a metà. Ma Raffaello riuscì a scattare di lato, per poi colpire l’elmo con un calcio laterale, con il collo del piede. Il colpo fu parato dallo scudo.
L’impatto fu violento.
La tartaruga indietreggiò, quasi zoppicando: aveva rischiato di fratturarsi la tibia. Anche il metatarso.
Non poteva contrattaccare con i calci: l’armatura proteggeva il corpo del suo avversario e anche lo scudo. Non era come il resto dei concorrenti del Nexus. Loro non avevano un’armatura come i templari. Doveva solo affidarsi ai sai.
E Giacomo si affidava soprattutto alla strategia offensiva: infatti, caricò di nuovo, correndo verso il suo avversario, approfittando del suo attimo di debolezza.
Raffaello, però, non si lasciò colpire: con i suoi sai, infatti, riuscì a fermare l’attacco.
Erano entrambi bloccati, spingendo l’un contro l’arma dell’altro.
Altri erano, nel frattempo, riusciti a passare la prima fase delle semifinali.
Tra questi vi erano Leonardo ed Eliseo.
Uno scontro era ancora in corso. Alla fine, ci fu il sesto semifinalista.
E lo sconfitto venne teletrasportato in infermeria.
Giacomo si tolse l’elmo e lo scaraventò per terra.
-Ma che cavolo, però!- imprecò, in italiano, battendo anche un piede per terra. Seguirono altre imprecazioni ed insulti al suo avversario, tutto in italiano, alcune in latino.
La sua reazione fece attirare l’attenzione dei presenti, soprattutto quello dei confratelli, essendo gli unici in grado di comprenderlo dal punto di vista linguistico.
David lo osservò deluso.
Splinter, invece, era confuso e divertito nello stesso momento.
Si era messo accanto al Gran Maestro, dopo che questi gli aveva rivolto le sue scuse per il comportamento di poco prima.
-Fa sempre così?- domandò a David.
-E’ solo molto competitivo e gli piace vincere.- spiegò, freddo e secco -Gli passerà presto. Scusa per i suoi modi, Splinter.-
-Non fa niente. Sono abituato. Anche Michelangelo e Raffaello hanno reazioni simili quando perdono. Addirittura peggiori. Ma mai quando vincono…-
Se Giacomo aveva perso, allora Raffaello aveva vinto. Si permise di fare un balletto di vittoria.
-Bum-chà! Bum-bum-chà!- canticchiò, come un rapper –Ho sconfitto un templare! Raph è sempre il migliore! Raph inarrestabile!-
Non era per mostrare il suo orgoglio: lo aveva fatto per provocare Michelangelo, come vendetta personale per tutte le volte che lo aveva umiliato e deriso.
E riuscì nell’intento: infatti, Michelangelo serrò le labbra. E la testa divenne rossa dalla rabbia e dall’invidia, persino più rossa della benda di Raffaello.
-Ma guardatelo come si scatena!- esclamò –DOVEVO ESSERCI IO LAGGIU’!-
David finalmente comprese le parole del ratto, sia sulla vittoria che sconfitta di una delle tartarughe.
-Sì, questo è decisamente peggio…- commentò, divertito.
In quel momento, fu Splinter ad essere deluso.
-Ah, figli miei… che devo fare con voi…?-
La prima fase delle semifinali era conclusa. Dei portali apparvero di fronte ai sei semifinalisti.
Quei portali li condussero in un’arena sovrastante la loro. Un’arena divisa in tre sezioni.
Raffaello non si confrontò con Leonardo, come sperava. Nemmeno con Eliseo.
I ninja ed il templare non si incontrarono. Ebbero altri tre avversari.
La finale sarebbe stato un incontro a tre.
E tra i finalisti non vi fu Raffaello.
Atterrò seduto, massaggiandosi la testa. Poi batté il pugno per terra.
-C’ero quasi, stavolta!- lamentò.
Michelangelo sorrise in modo furbo. Poi alzò le mani al cielo.
-Ma allora Dio esiste!- esclamò, sollevato –Grazie, amici templari, per averlo portato qui con le vostre preghiere!-
I templari eliminati si voltarono, essendo stati chiamati, e si guardarono, confusi ed anche un po’ imbarazzati.
La sua reazione, come al solito, provocò il fratello, che, nonostante fosse ancora provato dal combattimento, scattò su di lui, facendolo cadere. Sembrava un incontro di wrestling; niente di nuovo.
-Ti insegno io a prendermi in giro!- minacciò Raffaello.
Gen ridacchiò: aveva di nuovo annusato aria di soldi e un’occasione per scommettere, in quel piccolo scontro.
-Io punto su Raffaello…- disse, facendo tintinnare, come suo solito, il suo sacchetto delle monete.
La lotta fece divertire alcuni, soprattutto alcuni templari.
Carmine rise.
-Ehi, Giacomo, guarda, sembrano Andrea e Mirko quando litigano.- fece notare al confratello pelato, picchiettandogli sulla spalla.
Ma lui si limitò solo a voltarsi per un secondo. Non rise. Guardò di nuovo in avanti, con le labbra serrate e lo sguardo furioso.
Era quasi lieto che la tartaruga che lo aveva eliminato nel Nexus non fosse andato in finale, ma il fatto stesso di essere stato eliminato non gli andava giù.
Odiava perdere.
E ciò che lo stava maggiormente irritando era essere stato eliminato da una “creatura inferiore”.
Un giorno avrebbe avuto la sua vendetta.
Ciò fu il suo voto.
“Ora è tutto nelle tue mani…” pensò David, alludendo all’ultimo templare rimasto in gara; era tornato serio e freddo “Vedi di non deludermi…”
Le arene di cemento sparirono: i tre finalisti attraversarono un portale. Furono condotti all’arena di base, lo stesso posto dove i partecipanti al Nexus si erano presentati.
Erano rimasti in tre: Leonardo, Eliseo e un guerriero di nome Yorl, di media altezza, pelle blu cobalto, testa a punta, quattro occhi gialli.
Il Daimyo si alzò in piedi, alzando lo scettro.
-Tre guerrieri sono rimasti, ma solo uno di loro vincerà questo Battle Nexus! Diamo inizio alla finale! Che il migliore tra voi possa vincere, onorevoli guerrieri!- annunciò.
La finale era ufficialmente iniziata. Il tifo era alle stelle. Urla, incitazioni, ovazioni. Anche dall’infermeria.
-Io punto dei soldi su Leonardo.- fece Gen. I ninja, Usagi e Traximus sospirarono: il suo vizio della scommessa non lo abbandonava mai.
Eliseo batté tre volte sullo scudo con la spada, per darsi la carica.
Leonardo e Yorl si misero in posizione di combattimento. Uno contro uno. Dovevano affrontarsi l’un l’altro.
Solo uno sarebbe emerso. Solo uno avrebbe vinto.
Yorl ed Eliseo, però, decisero momentaneamente di coalizzarsi, affrontando Leonardo, fra i tre quello di statura più massiccia. La prima regola dei combattimenti è eliminare sempre quello più grosso, per avere, poi, possibilità di vittoria.
Eliseo combatteva con spada e scudo, Yorl brandiva una lancia.
Leonardo, possedendo due spade, riusciva quasi a tenere testa ai due avversari.
Ma poi Yorl, con un movimento della sua coda, scaraventò via Eliseo. Nonostante fosse riuscito a parare con lo scudo, rotolò per qualche metro.
Non era sconfitto: aveva ancora la sua spada e non era esausto. Il combattimento non era ancora finito.
Ma rimase per un po’ in disparte, assistendo al combattimento tra Leonardo e Yorl.
Leonardo era l’avversario più grosso, ma forse Eliseo era quello più pericoloso.
Gli attacchi della lancia erano continui: Leonardo faceva il possibile per parare, ma senza avere possibilità di contrattaccare.
Fu lì che Eliseo intervenne. Correndo, sferrò un colpo di scudo alla mandibola di Yorl, come fosse un pugno. Nello stesso tempo, eseguì un fendente orizzontale diretto a Leonardo.
L’alieno subì il colpo, cadendo dopo un volo lungo due metri, il ninja parò con le katana, prima di saltare all’indietro.
Entrambi i terrestri caricarono contro l’alieno, da poco rialzatosi e ancora tramortito dal colpo.
Aveva solo una lancia e vedeva sfocato: si sentì in difficoltà contro due avversari.
La lama era presente solo da un lato della sua arma: ma era tutta in metallo. Anche l’altro lato poteva essere offensivo.
Deviò un attacco di Leonardo con la lama e colpì l’elmo di Eliseo con la coda della lancia.
Il templare barcollò, facendo qualche passo indietro, ma non cadde.
Leonardo incrociò di nuovo le katana contro la lancia; poi saltò in avanti, finendo in mezzo ai due avversari.
Di nuovo, era solo contro due. Ma attese che fossero vicini per eseguire il suo doppio calcio a spaccata.
Yorl fu preso in pieno petto. Eliseo era stato abbastanza rapido da parare con lo scudo; esattamente come era successo con Raffaello, anche Leonardo provò dolore alla gamba all’impatto contro lo scudo templare. Ma non poteva fermarsi.
Uno degli avversari stava cedendo: era la sua occasione. E anche quella di Eliseo.
Nemmeno Yorl era intenzionato a perdere: raccolse le sue ultime forze per parare i colpi dei due avversari.
Ma la lancia e la spada medievale si incrociarono: il templare cominciò a girare la sua arma e con un rapido giro di polso scaraventò la lancia lontano dal suo portatore.
E Leonardo lo atterrò con un calcio girato, dopo aver eseguito un salto.
Yorl venne illuminato da una luce strana, per poi svanire: era stato eliminato!
Rimasero solo in due nell’arena: Leonardo ed Eliseo. Ninja e templare.
Si misero nuovamente in posizione di combattimento, soprattutto per riprendere fiato.
All’interno dell’infermeria, la tensione era alta.
-FORZA, LEONARDO!- esclamarono i suoi fratelli. Un po’ invidiosi del fratello, ma lieti che almeno uno di loro fosse rimasto nell’arena. Ancora avevano dimostrato la potenza del “Potere Tartaruga”.
-FINISCILO, ELISEO!- esclamarono Carmine e Giacomo.
David e Splinter si limitarono ad osservare l’incontro seri e silenziosi, senza tifare. Ma dentro di loro pregavano per la vittoria dei propri allievi prediletti.
Federico non voleva tifare: si morse il labbro inferiore, preoccupato, ma speranzoso.
“Forza, Eli…" pensò, con le mani in preghiera.
Leonardo ed Eliseo erano ancora fermi: a riprendere fiato, a studiarsi.
Poi Eliseo si inchinò in un modo strano: aveva messo la spada con la punta verso l’alto, poggiando l’elsa sull’elmo, e poi la rivolse verso il basso, chinandosi in avanti; il saluto che si soleva vedere nella scherma moderna, alle Olimpiadi.
Come risposta, anche Leonardo si inchinò, tenendo le mani lunghe sui fianchi.
Poi si misero in posizione di combattimento: entrambe le katana di Leonardo erano puntate verso il suo avversario, mentre Eliseo posizionò lo scudo di fronte a sé, posizionando la spada sopra di esso, come se fosse pronta per infilzare qualcosa.
I loro sguardi si incrociarono: entrambi erano determinati.
Poi caricarono. Il primo ad attaccare fu Eliseo: roteò la spada, eseguendo un fendente verticale. Leonardo scattò di lato, contrattaccando con una katana.
Eliseo fu rapido da parare il colpo con la spada, deviandolo in basso con l’aiuto dell’elsa. Ma l’altra katana era libera, quindi sferrò un attacco anche con essa, ma venne parata dallo scudo. La lama centrò il centro della croce.
“Ha dei buoni riflessi… Questo glielo concedo…” pensò Leonardo, incuriosito, ma anche affascinato da quello stile di combattimento; dal primo momento in cui li aveva visti, desiderava confrontarsi con uno dei templari.
Aveva realizzato il suo desiderio. Il prossimo obiettivo sarebbe stato sconfiggerlo e vincere il Nexus.
Eliseo spinse in avanti lo scudo, facendo sbilanciare l’avversario: Leonardo simulò una caduta, invece fece una capriola all’indietro e si rialzò, ritornando in posizione.
Fu lui, in quel momento, ad attaccare per primo: saltò in alto, caricando le katana dietro la testa.
Eliseo non si mosse, nemmeno tentò di scansarsi: mise la spada in orizzontale, poggiando lo scudo sulla punta. Parò il colpo in quel modo: tra il ninja ed il templare vi fu una sfida di resistenza. Spingevano, facevano pressione sulle armi dell’altro, sperando che cedesse.
Leonardo era il più forte dei due: Eliseo piegò le ginocchia, quasi poggiandole per terra.
Ma resisteva: non voleva desistere. Rivolse uno sguardo minatorio alla tartaruga.
David, al punto panoramico, non si scompose, nemmeno si preoccupò, nonostante le urla ed il tifo dei confratelli.
“Non farlo…” pensò “Resisti.”
Eliseo digrignò i denti. Urlò. E spinse; trovò la forza per rialzarsi.
Leonardo iniziò ad indietreggiare. Ma le sue katana non si staccarono dalla spada: continuava a fare pressione.
Eliseo era improvvisamente diventato più forte. Aiutandosi anche con lo scudo, si liberò dalla pressione con un fendente orizzontale.
Leonardo saltò di nuovo all’indietro, con una capriola.
Il templare stava di nuovo correndo in sua direzione, più determinato, più furioso.
Lo scudo era sempre posizionato di fronte a lui, la spada era dietro la sua schiena.
Sferrò un fendente orizzontale, ma Leonardo lo evitò con una rapida spaccata frontale. Poi, facendo leva con le mani sul terreno, capriolò in avanti, e si dette la spinta per colpire l’avversario con un entrambi i piedi.
Il colpo fu parato nuovamente dallo scudo; Eliseo barcollò nuovamente all’indietro, facendo mezza dozzina di passi all’indietro. Ma non cadde.
Resisteva. Le braccia cominciavano a tremare, per il peso della corazza e della spada e scudo, ma non cedeva.
Leonardo si avvicinò a lui, eseguendo delle acrobazie da ginnasta artistico, e poi saltando sopra il suo avversario, atterrando alle sue spalle.
Eliseo continuava a tenere lo scudo di fronte e la spada in alto, per ogni evenienza. La visibilità era ridotta all’interno dell’elmo, ma ciò non gli impedì di essere in grado di parare ogni attacco del suo avversario.
Leonardo, infatti, aveva intenzione di attaccare mentre saltava, ma, di nuovo, la spada del templare vanificò l’attacco.
E quella stessa spada cercò di colpirlo con un attacco obliquo discendente, ma lui schivò di lato: un istante dopo, la spada medievale tornò indietro, ripetendo la stessa traiettoria, ma verso l’alto.
Leonardo parò di nuovo con entrambe le katana.
Si trovò svantaggiato: quella spada aveva il filo su entrambi i lati, poteva attaccare da ogni lato. Le katana avevano il filo solo da un lato: potevano attaccare solo da un verso.
Gli avevano sempre garantito la vittoria contro i suoi nemici: ma i templari non erano come i loro soliti nemici. Il loro stile di combattimento era totalmente diverso da quelli contro cui lui ed i suoi fratelli erano soliti confrontarsi.
Con l’aiuto dello scudo, Eliseo deviò di nuovo le spade avversarie da un lato; poi si girò, eseguendo un nuovo fendente orizzontale, sempre tenendo le katana a contatto con lo scudo.
Leonardo si abbassò di nuovo, evitando la possibile decapitazione. Poi, restando in basso, eseguì un calcio ascendente, mirato all’elmo dell’avversario, che schivò scattando all’indietro.
Decise anche il templare di sferrare un calcio, ma Leonardo tornò in piedi e lo evitò; usò, quindi, di nuovo lo scudo come tirapugni, ma anche quello fallì. Tentò con un colpo obliquo discendente, e Leonardo saltò, ma sullo scudo, sferrandovi due calci per far sbilanciare l’avversario.
Il contrattacco fu inutile. Eliseo non mollava, nemmeno era intenzionato a perdere. I suoi attacchi diventavano sempre più frequenti e potenti.
Il loro combattimento era uno spettacolo degno di ogni torneo Nexus disputato dall’inizio dei tempi: Eliseo attaccata e Leonardo schivava con delle acrobazie. Gli spettatori erano con il fiato sospeso, non sicuri per chi tifare, se per il campione Leonardo o per l’emergente Eliseo.
Persino nel punto panoramico nessuno sapeva cosa dire: restavano in silenzio. Michelangelo aveva persino le mani in bocca, tagliandosi le unghie con i denti da quanto era nervoso per la sorte del combattimento.
Leonardo decise di tornare all’attacco: sferrò un attacco obliquo con entrambe le katana, parato dallo scudo del templare.
-Sei molto forte, sai?- complimentò, mentre roteava le sue armi -Non sono molti gli avversari che mi mettono in difficoltà così!-
Ogni attacco veniva parato con lo scudo.
“Dovrebbe essere sfinito…” pensò Leonardo, notando i movimenti del suo avversario “Da dove prenderà la sua energia?!”
Eliseo, come risposta, allungò velocemente la spada in avanti: un affondo.
Leonardo fu abbastanza rapido da piegarsi ed eseguire un’acrobazia all’indietro, atterrando sulle ginocchia e puntando le katana in due punti paralleli.
“Non ha punti scoperti…” pensò, in seguito “Lo scudo non si distacca da sé, e lo protegge da qualunque parte. E ciò che non può proteggere con lo scudo lo protegge con la spada. Questi cavalieri sono formidabili.” Poi si ricordò di un particolare; stava per risvegliare lo stratega in lui “O forse no… In effetti, un punto scoperto ce l’ha.”
Roteò le sue armi, finendo per incrociarle. Eliseo mise la sua, di spada, proprio al punto dove le katana formavano la “X”, facendo forza anche con lo scudo.
Non potevano fare di nuovo pressione: il templare separò le katana con l’elsa, con una mossa secca verso l’alto. Poi diede un calcio in pieno ventre al suo avversario.
Leonardo cadde, ma si rialzò con un slancio in avanti, tornando in piedi.
Attese che Eliseo si facesse più vicino e facesse il suo attacco. Anziché parare, scattò in avanti, evitando l’attacco verticale; la sua direzione non era il suo lato destro, ma sinistro, dove teneva lo scudo.
“Cosa?!” pensò Eliseo, sorpreso.
La lama della katana era entrata nella cinghia che legava lo scudo al cavaliere; con una mossa decisa, lo recise.
-IMPOSSIBILE!- esclamò Eliseo, esterrefatto, sgranando gli occhi da dentro l’elmo.
Anche David si allarmò.
-Ha tagliato la cinghia…!- esclamò, sorpreso.
Lo scudo non era più legato al cavaliere: rimanevano solo le cinghie che lo legavano al braccio ed alla mano.
Aveva più libertà di movimento, ma una parata sbagliata lo avrebbe esposto ad ogni attacco.
Infatti, Leonardo tentò di colpirlo con un fendente verticale: Eliseo non lo parò, ma lo schivò.
Poteva contrattaccare con il filo debole, ma avrebbe impiegato troppo tempo: tentò di nuovo il colpo diretto con lo scudo.
Leonardo si abbassò: il braccio del suo avversario era proprio sopra di lui. Lo osservò, quasi sorridendo.
Dal punto panoramico, David intuì le intenzione del ninja; per la prima volta, si poté leggere l’inquietudine nel suo volto.
-SPOSTATI, ELISEO!- esclamò.
Splinter si stupì del suo atteggiamento: sembrava preoccupato. E dal suo tono non sembrava stesse dando un semplice avvertimento, ma una questione di vita o di morte.
Eliseo non riuscì ad udire il suo Magister; ma gli bastò guardare in basso per impallidire: Leonardo si era girato su se stesso, e con una katana recise anche le cinghie che legavano lo scudo al braccio del cavaliere.
-NO!- esclamò quest’ultimo.
Lo scudo templare si rivoltò e cadde, ma non per terra: Eliseo teneva ancora stretto in mano un lembo della cinghia.
Frustrato, diede una ginocchiata alla tartaruga, cui colpì sotto il mento. Si allontanò dal templare, eseguendo delle acrobazie, e poi tornò in posizione di combattimento.
-TI HO SEMPRE DETTO DI NON USARE LO SCUDO COME ARMA, MA COME DIFESA!- rimproverò David.
Era davvero arrabbiato e frustrato. Fino ad allora era calmo e sicuro: aveva preso a cuore quel torneo.
Splinter lo osservava sempre più sospetto.
“Mi ha tagliato lo scudo…” pensò Eliseo, frustrato, ed osservando il pezzo della cinghia che teneva stretto in mano “Ora sono senza difesa… o forse no… Ho ancora la mia spada e non ho intenzione di perdere!”
Osservò in avanti: Leonardo stava caricando, con le spade pronte all’attacco.
Eliseo strizzò gli occhi e strinse i denti, trattenendosi dall’urlare: mise la mano sinistra dietro la gamba, stringendo bene la cinghia, e poi lanciò lo scudo contro l’avversario.
Lo scudo si avvicinava sempre più a Leonardo, girando su se stesso, orizzontalmente, come un frisbee o uno shuriken.
I fratelli erano preoccupati.
-LEO, ATTENTO!- esclamò Donatello.
L’attacco aveva stupito persino Leonardo, ma non arretrò: anzi, corse sempre più veloce. Schivò lo scudo con una scivolata sulle ginocchia, toccando il suolo con il guscio, e sfiorandolo con il cranio.
Il tifo per lui si fece più rumoroso, soprattutto quello dei suoi fratelli, che urlarono di gioia alla sua mossa.
-GRANDE LEO!- esclamò Michelangelo, saltando con Donatello.
-ORA NON HA PIU’ LO SCUDO A DIFENDERLO! SEI IN VANTAGGIO! MOSTRAGLI COSA SIGNIFICA METTERSI CONTRO LE TARTARUGHE NINJA!- aggiunse Raffaello, competitivo.
Quelle incitazioni provocarono i templari: Carmine e Giacomo si fecero più seri e serrarono le labbra.
-CORAGGIO, ELISEO!- urlò il secondo -FAI VEDERE A QUELL’ESSERE LA VERA FORZA DEI TEMPLARI!-
Eliseo era rimasto senza scudo: dovette usare la sua spada come scudo, per contrastare il colpo del ninja.
Le due katana erano parallele, ed erano state bloccate dalla spada. Per fare più resistenza, al posto dello scudo, Eliseo usò il suo braccio sinistro, ugualmente corazzato. Prima era riuscito a parare e deviare entrambe le katana con la sua sola spada, seppur a fatica. Stava, infatti, per cedere.
Ma poi giunse l’ultima parata.
Lo svantaggiato era proprio Eliseo, in quel momento: una spada medievale ad una mano contro due katana.
Doveva trovare il modo di pareggiare la situazione.
Spinse di nuovo l’avversario, facendolo barcollare. Ma Leonardo non si arrese: incrociò una katana contro la spada.
Eliseo sorrise, dietro l’elmo: tenendo ben stretta la presa sull’impugnatura, girò la sua spada, facendo una spirale. La katana girò con essa.
E con un rapido giro di polso, fu separata dalla mano di uno stupito ed inerme Leonardo, cadendo ad alcuni metri di distanza.
In quel momento, fu il gruppo templare ad esultare.
-BEL DISARMO! GRANDE!- esclamò Carmine, stringendo i pugni, in segno di vittoria.
Le tre tartarughe e Splinter rimasero basiti da quella mossa; e Leonardo non era facile da far disarmare.
Era stato preso alla sprovvista, ma non si arrese: impugnò la seconda katana con entrambe le mani. Lo stesso fece Eliseo con la sua.
Solo una spada a testa: ora combattevano davvero ad armi pari.
Si osservarono di nuovo, determinati.
Era la resa dei conti.
Il combattimento decisivo.
Il ninja e la templare scontrarono le loro spade un’ultima volta: dopo una prima parata simultanea, Eliseo decise di adottare nuovamente la strategia offensiva. Tentò persino di colpire alle spalle il suo avversario, spingendo sul gomito del braccio con cui teneva la katana, facendolo voltare, ma lui fu abbastanza rapido e pronto per prendere la spada col braccio libero e proteggersi il guscio.
Poi parò di nuovo, ma deviò la spada avversaria verso il basso, e facendo abbassare il suo portatore.
Eliseo era bloccato. E stava perdendo le forze.
Cercò di spingere, liberandosi dalla presa, invano.
Poi, un lampo: cambiò modo di impugnatura. Impugnò la spada al rovescio.
Aveva una resistenza migliore, in quel modo: poteva liberarsi dalla sottomissione.
Spinse l’impugnatura anche con la mano sinistra e fece leva con il suo corpo, per allontanare la katana da lui e colpire Leonardo con un pugno sul petto, che lo fece scaraventare a pochi passi da lui.
Cadde per terra, supino.
Tra la folla cadde il silenzio. Anche tra i tifosi di Eliseo.
Splinter impallidì.
-FIGLIOLO!-
Anche i suoi fratelli.
-OH, NO! LEO!- esclamò Raffaello, preoccupato.
-LEONARDO!- fece Donatello, dello stesso umore.
-AH! AIUTO! LO FARA’ A PEZZI!- urlò Michelangelo; si coprì gli occhi con le mani -NON OSO GUARDARE!- ma lasciò una fessura aperta nella mano destra -OSO.-
Leonardo era immobile, nemmeno volle aprire gli occhi: il pugno era stato molto forte, quasi fatale.
Forse era finita: forse Eliseo aveva vinto.
Questo sollevò David e lo fece sorridere.
Anche Carmine e Giacomo avevano la vittoria in pugno.
Ma Federico non provò nulla, né gioia né tristezza: si limitava ad osservare il torneo, preoccupato, pregando per il confratello.
L’arbitro non era ancora apparso: il torneo era ancora in atto.
Doveva dare il colpo di grazia, pensò Eliseo, stringendo la spada ancora una volta.
La puntò in avanti, correndo verso l’avversario inerme.
No, non era inerme. Riaprì gli occhi. Ma avvertì un forte dolore alla testa e un senso di vertigine. Il pugno lo aveva tramortito. Ma non era sconfitto.
Osservò in avanti: notò Eliseo caricare contro di lui, con la spada in avanti.
“No, non deve finire così.” pensò, aggrottando le sopracciglia.
Eliseo era sempre più vicino, deciso a finirlo.
Leonardo alzò la katana nel momento giusto: la spada medievale venne sbilanciata in avanti. Così il cavaliere, sorpreso da quella risposta.
Inoltre, i piedi del ninja poggiarono sulla pettorina, spingendo dietro di lui con tutta la forza rimastagli.
Eliseo fece un volo lungo quattro metri, prima di atterrare sull’arena. Nell’impatto, rotolò per un metro.
Era sempre più furioso, ed era pronto a contrattaccare, ma si rese conto di non avere più alcuna arma in mano: la sua spada era lontana rispetto a dove era atterrato. Magari l’aveva persa nell’impatto.
Ma non si mosse: Leonardo era proprio di fronte a lui. Aveva recuperato la seconda katana e stava puntando l’altra verso il suo elmo.
Eliseo era in trappola.
Non poteva più muoversi. O reagire.
Aveva perso lo scudo.
Aveva perso la spada.
Aveva perso.
L’arbitro, finalmente, apparve, da una bolla d’acqua.
Alzò il ventaglio rosso e bianco.
-Il torneo è concluso!- annunciò –Il vincitore del Nexus Battle è Leonardo Hamato!-
La folla si alzò, tra urla ed ovazioni.
Anche Donatello, Michelangelo e Raffaello esultarono, saltando. Anche Usagi, Gen e Traximus si unirono a loro, contenti della vittoria di Leonardo.
Lo stesso non si poteva dire dei templari. David era tornato inquieto e deluso. Carmine e Giacomo sentirono come se il mondo si fosse sgretolato sotto i loro piedi.
Eliseo batté un pugno sul suolo, ringhiando.
-Maledizione!- esclamò, in italiano.
Non notò più la lama della katana di fronte al suo elmo, ma la mano del suo avversario.
Sorrideva. Ma non in modo derisorio.
Era un sorriso cortese. Ed un aiuto a rialzarsi.
-E’ stato un bel combattimento.- disse, con tono calmo e gentile.
Eliseo non ricambiò: abbassò lo sguardo e con esso l’elmo. Si rialzò da solo, senza prendere la mano del ninja.
-Grazie.- si limitò a dire, con un cenno della testa. Poi camminò, in direzione della porta che portava alla Sala degli Eroi, passando accanto a Leonardo, senza incrociare il suo sguardo.
Questi lo seguì con lo sguardo, voltandosi, cupo in volto.
La sconfitta non è mai facile da accettare. Che sia una disciplina sportiva o altro.
Leonardo era di nuovo campione del Nexus Battle.
Si riunirono tutti, nell’Arena, il Daimyo, suo figlio, l’arbitro, e tutti i guerrieri partecipanti, con l’eccezione dei feriti gravi.
Tutti riuniti per celebrare il vincitore.
Il Daimyo mise la corona di alloro sulla sua testa.
E l’arbitro gli passò il trofeo.
-Congratulazioni, campione!- annunciò il Daimyo, cedendo il trofeo a Leonardo.
Era sempre un trofeo di vetro, dalla forma particolare, con la base dorata. Come quello che aveva vinto tre anni prima, e come quello che Michelangelo aveva vinto sei anni prima.
Lo alzò in cielo, sorridendo, soddisfatto.
Il resto dei guerrieri applaudì, mentre la folla esultava.
Anche il gruppo templare applaudì, seppur di malavoglia. Ma non dovevano mancare di rispetto agli altri guerrieri.
La rabbia e la delusione erano ben percepibili negli occhi di David.
Ma nessuno vi diede peso.
Erano tutti intorno a Leonardo, per fargli i complimenti; Raffaello si permise persino di strofinargli la testa con un pugno, e Michelangelo simulò una scena drammatica per esprimere il suo rammarico di non aver vinto.
-Mi dispiace, Magister…- fece Eliseo, osservando quello “spettacolo” con aria disgustata e delusa –Mancava così poco…-
Lui rimase in silenzio per qualche secondo.
-Ne riparliamo quando torniamo a casa…- mormorò, quasi sibilando.
Splinter si stava avvicinando a lui. Sembrava sollevato. Dopotutto, a vincere il Nexus era stato uno dei suoi figli.
-Beh, vecchio amico, anche questo Nexus è passato…- disse, sorridendo –E’ stato bello combattere di nuovo con te, come ai vecchi tempi.-
Anche David sorrise, nascondendo, per un attimo, i suoi sentimenti negativi.
-Anche per me è stato un onore combattere di nuovo con te. Mi sono mancate queste emozioni.- rispose –E congratulazioni. I tuoi figli sono davvero formidabili. Li hai allenati bene.-
-Grazie. Ma anche i tuoi allievi non sono da meno. E tu, Eliseo, hai combattuto bene. Non sono in molti a tenere testa a Leonardo in quel modo.-
Eliseo non rispose: aveva ancora lo sguardo cupo e deluso. Fece solo un cenno della testa, come ringraziamento.
In quel momento, dei portali si aprirono alle spalle di ciascun combattente.
-Beh, è ora di tornare a casa.- annunciò David.
-Allora alla prossima, vecchio amico.- salutò Splinter, stringendo la mano al templare –E, ti prego, non essere così duro con tuo figlio. I figli sono un grande dono. Dovresti essere grato al tuo Dio per averne uno.-
Federico, in quel momento accanto al padre, fissò il topo con i suoi occhi quasi gialli, esprimenti indifferenza.
-Ah, Splinter, scusami ancora per quello che ti ho detto prima. Non avrei dovuto rivolgermi a te in quel modo.- ricordò David, scuotendo la testa, quasi imbarazzato.
Ma Splinter non sembrava turbato.
-Va tutto bene, David, non importa. Eri deluso dalla tua sconfitta. Anzi, sono io a chiederti scusa. Non dovevo intromettermi.-
Anche le quattro Tartarughe si unirono al maestro.
-Wow, è stata un’impresa uscire da quella folla…- ridacchiò Leonardo, con il trofeo ancora stretto in mano; notò i templari, e parlò con loro –E’ davvero un peccato che il Nexus sia finito. Non mi sarebbe dispiaciuto passare altro tempo con voi.-
David accennò di nuovo un sorriso.
-Ci saranno altre occasioni, caro Leonardo.- disse –Se hai la pazienza di aspettare altri tre anni.-
-Coraggio, figlioli.- invitò Splinter -Salutate i templari.-
Si salutarono l’un l’altro stringendosi le mani, come due squadre di basket alla fine della partita.
Michelangelo osservò attentamente Eliseo, mentre gli stringeva la mano: si era tolto la cotta di maglia dalla testa, e i suoi capelli erano scoperti. Erano a caschetto, sopra castano chiaro e sotto castano scuro.
Quella tonalità chiara… Michelangelo ebbe l’impressione di averla già vista, in passato…
Gli occhi scuri del templare lo osservavano freddi.
-Quella tra di noi è stata una bella battaglia!- esclamò Raffaello, stringendo la mano di Giacomo, sorridendo –Mi sono proprio divertito!-
-Anche io. Non mi capitano spesso avversari come te.-
Giacomo si stava sforzando di sorridere. Ovvio che lui non si era divertito. Aveva perso.
Leonardo salutò l’ultimo templare, stringendogli la mano.
Improvvisamente, vide tutto bianco. Per un secondo.
Poi osservò in avanti: aveva Federico, il figlio di David, di fronte a sé. Anche lui appariva sorpreso e confuso.
-Coraggio, dobbiamo tornare a casa.- annunciò David, invitando gli allievi a varcare il portale che li avrebbe condotti verso la loro dimora.
Uno per uno attraversarono il portale. L’ultimo fu David stesso. Aveva nuovamente lo sguardo freddo, deluso, furioso. E guardava indietro, verso Splinter.
Questi notò di essere osservato: ricambiò lo sguardo.
-Certo, che tipi…- commentò Donatello, incrociando le braccia.
-Già, mettono quasi i brividi.- aggiunse Raffaello.
Michelangelo non disse nulla, stranamente: rimase in silenzio, in posa riflessiva.
Non era da lui.
Qualcosa lo preoccupava.
Anche Leonardo era con lo sguardo fisso nel vuoto. Si osservò la mano, inquieto.
Sentì qualcosa toccargli la spalla: Usagi. Ancora zoppicava, ma le sue ferite non erano così gravi da non avere più la forza di camminare.
-Congratulazioni, Leonardo-san. Ero sicuro che avresti vinto di nuovo.- complimentò, stringendo anche lui la sua mano, sorridendo.
-Sì, e mi hai anche fatto vincere una bella somma! Guarda qui!- aggiunse Gen, mostrando il suo sacchetto, come sempre tintinnante di monete.
-E’ stato un bel combattimento, quello fra te e il templare.- anche Traximus si era avvicinato alle Tartarughe per rivolgere i complimenti al vincitore. Forse con una lieve nota di invidia, essendo stato lui eliminato proprio da un templare.
Leonardo sorrise a tutti loro, imbarazzato.
-Beh, grazie a tutti.-
-Ehi, che aspettiamo? Non torniamo a casa?- annunciò Donatello.
Stranamente, non era stato Michelangelo a dirlo: era ancora serio e pensieroso. Non era comune vederlo in quel modo. Non senza poi provare una specie di esplosione cerebrale, come diceva sempre Raffaello.
-Fate buon viaggio di ritorno.- salutò il Daimyo, rivolto a tutti i guerrieri, specialmente al campione. Il figlio salutò con la mano ognuno di loro.
Anche per le Tartarughe era giunto il momento di tornare a casa.
Leonardo fu di nuovo trattenuto da Usagi.
-Aspetta, Leonardo-san. Devo dirti una cosa.- sembrava preoccupato; e turbato.
Leonardo, di conseguenza, si allarmò.
-Qualcosa non va?-
-Stai molto attento, da ora in avanti, Leonardo-san. Un nuovo pericolo sembra minacciare il tuo pianeta. Tieni il tuo trofeo al sicuro.-
La Terra in pericolo? Di nuovo? E cosa c’entrava il trofeo del Nexus in tutto?
Volle chiedere spiegazioni, ma il suo braccio venne afferrato dalle mani di Raffaello, che lo tirò verso il portale.
-Andiamo, Leo! Non vorrai rimanere qui!-
-No, aspetta, Raph!-
Attraversò il portale: in un attimo, Splinter e le Tartarughe tornarono a casa, nelle loro fogne.
Erano passati tre giorni, nella Terra. Il tempo scorreva diversamente nel Nexus.
Donatello si stirò.
-Beh, anche questo Nexus è passato. E Leo ha vinto. Per la seconda volta. Festeggiamo?-
-Perché no? Ehi, campione, tu che dici?-
Leonardo non rispose: continuava ad osservarsi la mano, inquieto.
Il bagliore bianco. E poi una voce, nella sua mente, dirgli “Ti ho trovato!”.
La voce di un uomo adulto.
Inoltre, cosa intendeva Usagi con “La Terra è di nuovo in pericolo”? Come sapeva che qualcosa stava minacciando la Terra?
-Pronto?- continuò Raffaello, mettendo la mano a conchiglia fra la sua bocca e l’orecchio del fratello –Vuoto di memoria? Tu campione Nexus per seconda volta! Sorridi!-
Leonardo sobbalzò. Osservò il fratello con aria severa.
-Oh, piantala Raph!- gli mostrò il trofeo, frustrato –Guarda cosa hai combinato con la tua impazienza! Strattonandomi, hai rovinato il trofeo!-
In effetti, il vetro era incrinato.
Raffaello ridacchiò, imbarazzato, come per dire “Scusa…”.
Splinter alzò una mano, invitando alla calma.
-Calmatevi, figlioli.- disse –Sì, vostro fratello ha ragione. Il nostro Leonardo ha vinto di nuovo il Nexus. E un po’ di riposo non ci farà male, dopo tanti combattimenti.-
-Sì, e occorre uscire subito da qui, prima che Mick abbia un'esplosione cerebrale.-
Donatello non aveva torto: Michelangelo, infatti, non aveva fatto altro che camminare avanti e indietro, con sguardo serio e riflessivo, dal loro ritorno sulla Terra.
-Dove l’ho già visto…? Dove l’ho già visto…?- continuava a domandarsi. Quel templare, Eliseo, era diventato la sua ossessione.
Eliseo… aveva un volto familiare… come il colore dei suoi capelli.
-Forse la botta che ha preso è stata davvero forte.- ipotizzò Raffaello, sarcastico.
Leonardo sorrise per la prima volta da quando era tornato sulla Terra. Per prima cosa, doveva posare il trofeo e la corona di alloro.
Osservò nuovamente il trofeo e si stupì.
-Ragazzi! Guardate!-
Si voltarono tutti e si avvicinarono al fratello, anche Michelangelo, distolto dai suoi pensieri. Anche loro notarono la stessa cosa: il vetro cui era composto il trofeo era incrinato, ma era diventato più trasparente. Notarono una piccola sagoma, alla base.
-C’è qualcosa dentro il trofeo…- notò Donatello, aguzzando la vista –Sembra una tazza.-
Con le incrinature, era complicato definire la forma esatta dell’oggetto all’interno del trofeo del Nexus.
C’era solo un oggetto di colore scuro. Impossibile definire il materiale. Ma sembrava davvero una tazza. O un bicchiere.
Michelangelo, come suo solito, sminuì.
-Sarà un trofeo dentro un trofeo!- ipotizzò; era tornato del suo solito umore -Un doppio premio per il nostro Leonardo che ha vinto per la seconda volta!-
I fratelli gli rivolsero sguardi buffi, come erano soliti fare quando apriva bocca e sparava le sue teorie più assurde.
-Nah, Don, è troppo tardi.- avvertì Raffaello, prima di afferrare la testa di Michelangelo e strofinarla con un pugno –Il cervello di questo qua è già esploso e ora dalla sua bocca escono solo deliri senza senso!-
-Ahi! Smettila! Mi fai male!-
Sì, sentiva dolore, ma rideva. Tutti e tre risero. Tranne Leonardo.
Non smetteva un attimo di pensare alle parole di Usagi, al bagliore ed alla voce. Ed il trofeo… prima opaco, e poi improvvisamente trasparente, con un oggetto al suo interno. Non era mai successo un evento simile.
Magari Donatello avrebbe saputo elaborare una teoria più concreta.
La mano di Splinter toccò amorevolmente la sua mano.
-Figliolo, qualcosa ti turba?- domandò, preoccupato.
La tartaruga non negò, nemmeno mentì.
Qualcosa lo inquietava. E nessuno era meglio di Splinter ed i suoi fratelli ai quali rivelarlo.
-Maestro Splinter, io… credo che la Terra sia di nuovo in pericolo…- disse, cupo.
Anche Splinter si incupì. La stessa espressione che aveva quando qualcosa lo preoccupava.
-No… quanto ho sperato che non fosse così…- mormorò, scuotendo la testa.
La sua reazione allarmò Leonardo.
-Perché, Splinter? Hai… percepito qualcosa?-
-Da tempo l’ho percepito. E speravo fosse solo un’impressione. Ma, sentendo le tue parole, ho paura che dovremo di nuovo affrontare un nemico…-
Nel frattempo, nella base momentanea templare, l’atmosfera era pesante tra i fedeli. Soprattutto tra il Gran Maestro ed i templari scelti per partecipare al Nexus.
-Stupidi! Stupidi! Stupidi!- esclamava David, furibondo.
Giacomo, Carmine, Federico ed Eliseo erano di fronte a lui, in ginocchio, con lo sguardo basso.
Anche il resto dei templari era lì presente, assistendo alla scena.
-E dire che vi avevo avvertito! Questo torneo era importante, per l’ordine! E voi fallite!- si fermò di fronte al figlio –Tu mi hai deluso, Federico. Perché continuo a sperare nelle tue ipotetiche capacità? Ti sei fatto battere… da un coniglio.-
-Un coniglio samurai.- chiarì il ragazzo, giustificandosi, senza guardare il padre negli occhi –Era molto veloce.-
David gli diede uno schiaffo molto forte, senza indugio, che lo fece cadere. Eliseo sobbalzò.
-Non ti azzardare a trovare scuse per la tua inettitudine!- ribatté David, sempre più furioso –Hai perso perché sei un incapace! Ancora mi domando perché abbia deciso di iscrivere anche te nel torneo…-
Federico tornò in ginocchio, in silenzio, mostrando cristiana rassegnazione. Non reagì. Non era la prima volta in cui veniva picchiato dal padre. Sulla sua guancia era già presente il segno rosso del colpo.
-E Carmine… il tuo compito era semplice! Dov’è che hai sbagliato?-
Il ragazzo bruno non disse nulla. Abbassò lo sguardo. Ma con la coda dell’occhio notò la delusione nel volto del padre Luigi.
-Almeno una parte del piano è andata a buon fine, non è così?- interruppe l’Andrea anziano, freddo –Eliminando una parte dei semifinalisti, almeno, vi ha fatti raggiungere la finale più velocemente.-
-Avrebbero dovuto eliminarli TUTTI i semifinalisti!- ribatté David –Il Graal sarebbe stato nostro! Non è così, Elisabetta?-
Eliseo, o meglio, Elisabetta alzò lo sguardo, verso il Gran Maestro.
-Te lo sei lasciato sfuggire… ed eri quella più vicina ad ottenerlo…- sibilò, guardandola in faccia –E ti sei fatta ingannare da un trucco così elementare… ora, dimmi, Elisabetta, dovrei essere fiero di te?-
Gli occhi scuri della ragazza osservavano il vuoto: non riuscivano a sostenere lo sguardo inquisitorio del Gran Maestro. Scosse la testa con un movimento scattoso.
Lui sorrise, dandole dei colpetti sulla guancia.
-Brava ragazza…- sibilò, compiaciuto.
Si rialzò, dando le spalle ai quattro cavalieri.
-Ma ho sconfitto un triceraton…- disse la ragazza, frustrata; lo stesso tono di una persona che, nonostante i suoi sforzi, sapeva che non avrebbe mai avuto gratitudine o lodi –Ho rischiato di spaccarmi le ossa, per raggiungere la finale. Ho eseguito i tuoi ordini, uccidendo e ferendo dei semifinalisti. Questo non è abbastanza?-
David si limitò solo a voltarsi, fulminando la templare con lo sguardo.
Fu Luigi a prendere la parola.
-Come osi parlare al Gran Maestro in questo modo?!- esclamò, offeso; in mano aveva una frusta a più corde, un gatto a nove code –Non sei che un’ingrata viziata! Tutti voi meritereste la fustigazione per il vostro fallimento! Tu più di tutti!-
-Aspetta!- la voce di David sembrò aver fermato non solo Luigi, ma anche il tempo stesso -La fustigazione non è necessaria.- si voltò di nuovo verso i quattro cavalieri; il suo sguardo era diretto verso l’unica femmina; sorrise in modo maligno, incrociando le braccia -Dopotutto, sei pur sempre uno dei miei migliori cavalieri, Elisabetta. Potrei ancora fare buon uso di te…-
La ragazza impallidì al suo sguardo.
 
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Un nuovo pericolo minaccia la Terra? Quindi il trofeo del Nexus è il Graal così cercato e agoniato dai templari?
Che ruolo avranno le Tartarughe in questa storia? Cosa riguarda la visione di Leonardo?
Quale destino attenderà Elisabetta? La sua strada si incrocerà di nuovo con quella delle Tartarughe?

 
   
 
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