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Autore: Lost In Donbass    04/01/2020    1 recensioni
Eleanora è selvaggia, distrutta, è una marionetta persa nel suo inferno.
Demian soffre di stress post traumatico, e quando dice che vuole morire non lo dice per scherzo.
Denis è un eroe generazionale, ma nasconde segreti che non sono per tutti.
Yurij è la disperazione allo stato puro.
Sono angeli dell'underground siberiano, si incontrano, si amano, si lasciano, in un'escalation di distruzione, alcol, pastiglie, sesso, musica e letteratura russa. Sono arrabbiati, sono violenti, sono persi, sono distrutti.
Sono i mostri dai quali le madri vi tengono a distanza.
Sono i ragazzi di Krasnojarsk, e questo gioco al massacro è appena cominciato.
Genere: Angst, Dark, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Threesome | Contesto: Contesto generale/vago
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CAPITOLO SETTIMO: HIGH EXPECTATIONS

Don't you try to hide with those angel eyes
(If you let me inside, I wont hold back this time)
Such a deep disguise, the devil's right inside
(More than paralyzed, oh its the chase you like)

[New Years Day ft. Chris Motionless – Angel Eyes

 

-Avrò un solo di ballo all'Opera di Krasnojarsk.

Eleanora guardò Denis e lui la fissò con occhi stralunati.

-Mi sembra stupendo.- le rispose, accendendosi una sigaretta.

-Lo è.- lei accavallò le lunghe gambe e gli prese delicatamente una mano.

Erano a casa di lui, in salotto, con la finestra aperta nonostante il freddo, una canzone ucraina nelle casse, e due tazze di the davanti, insieme a un pacco di biscotti. Fuori nevicava e qualche fiocco cadeva anche dentro la stanza, ma ai due non sembrava importare. Se ne stavano lì, le ginocchia che si sfioravano, a fumare e a guardare il nulla. Lo stesso nulla che animava i loro occhi malati.

-Vorrei che tu venissi a vedermi.- continuò Eleanora, passandosi una mano tra i capelli bianchi. Lo guardò, con quelle gemme viola che aveva al posto degli occhi. - Tu e Demian.

Denis deglutì rumorosamente ma annuì, bevendo un sorso di the per nascondere il rossore. Immagini straordinariamente erotiche di quel triangolo malato che si era andato a formare gli danzarono davanti agli occhi. Immaginava a stento la bellezza che avrebbe emanato Eleanora danzando all'Opera. E lui e Demian, sporchi ucraini di periferia, cosa avrebbero fatto? Si sarebbero abbeverati del suo sapore perverso? Avrebbero danzato anche loro con lei?

-Vengo volentieri.- esalò, quando lei gli poggiò la testa sulla spalla e le sue narici si riempirono del suo profumo conturbante. - Cosa ballerai?

-Petrouska.

Eleanora sorrise appena e gli posò la mano curata sul ginocchio ossuto. Una strana pienezza la stava rinvigorendo da quando l'avevano scritturata per quel solo di ballo. Lei e i suoi demoni avrebbero riportato in vita la marionetta che tanto la dannava, lei, il Re dei Topi, avrebbe sparso il suo mortifero incantesimo sulla sala e se ne sarebbe andata in mezzo a rose e a sangue fresco. Avrebbe ballato fino a cadere morta per terra e avrebbe lasciato che Denis e Demian raccogliessero il suo cadavere e lo bruciassero come incenso mentre erano impegnati in un amplesso perverso. Le sarebbe piaciuto vedere Denis vestito da donna.

-Mi piacerebbe che ti vestissi da donna per me.- gli disse infatti.

-Perché?

-Perché sei stupendo.- gli accarezzò il viso angoloso con un'unghia lunga e perfettamente smaltata di nero.

Denis non rispose, ma dentro di sé sapeva che se lei, o Demian, o addirittura Yurij glielo avessero chiesto, non avrebbe aspettato un secondo a fasciarsi in abiti femminili.

-A me piacerebbe fotografarti nuda.- disse invece Denis, voltandosi verso di lei e fissandola nel profondo degli occhi.

Eleanora ridacchiò e strinse le ginocchia al petto, guardandolo con aria maliziosa.

-Perché no. Fallo. Vuoi che mi spoglio?

-C'è la mamma di là.

-E' più divertente.

-No, mi vergogno.

Eleanora sorrise ancora e fece per togliersi la maglietta ma Denis la fermò.

-No, ti ho detto. Non con la mamma di là. Andiamo a casa di Demian e facciamolo lì.

-Facciamo così. Io ti lascio fotografare quello che vuoi, ma poi tu assisterai a un amplesso mio e di Demian. Ci guarderai e ci fotograferai.

Lei aveva un sorriso malandrino e malizioso e Denis sentì il sangue andargli al cervello. Avrebbe potuto farlo davvero? Avrebbe davvero potuto fotografare i suoi due diavoli impegnati in una relazione malata e sporca? E di quelle foto cosa avrebbe fatto? Le avrebbe messe in un album insieme a fiori secchi.

-Okay. Okay, facciamolo.- balbettò e lei lo abbracciò di slancio.

-Così mi piaci, Denisoch’ka.

Lui sospirava pesantemente, e annusava il profumo di lei, cercando di figurarsela a ballare all'Opera. Sarebbe stato un giorno traumatizzante per la sua povera mente stuprata dai demoni e dalle sue ossessioni. Ma sapeva che avrebbe potuto fotografarla nuda. E avrebbe avuto lo spettacolo di Demian. E poi c'era Yurij, con i suoi occhi grigi e la sua gentilezza un po' melancolica.

-Ora io devo andare a fare le prove. Tu vai da Demian e diglielo.- concluse lei, alzandosi.

Lui annuì freneticamente e si baciarono tre volte sulle guance, prima che lei uscisse, in una sventagliata di pelliccia di astrakan e di profumo alla vaniglia. Denis rimase a lungo a fissare la porta dalla quale lei era uscita.

Ma ora, lo aspettava Demian.

 

Demian, che in quel momento gemeva ad alta voce ed accarezzava la schiena tatuata di Yurij, le gambe avvolte attorno al suo bacino e la testa rovesciata sul cuscino. Stava risentendo addosso tutte quelle sensazioni che pensava fossero state cancellate dalla guerra, ma no, no, erano ancora lì, era tornato tutto il piacere di avere Yurij tutto per sé. Qualcosa che nemmeno Eleanora poteva dargli, una felicità più appagante, più piena, che lo riempiva nelle profondità recondite dell'animo. Era di Yurij e Yurij era suo, come ai tempi dell'Ucraina, quando erano ragazzi giovani e spensierati. L'uomo era sprofondato dentro di lui e spingeva delicatamente, come se volesse di nuovo scoprire quel corpo amico, come se fosse terrorizzato dal fargli male e dal farlo scomparire. Gli baciava il collo, e si ricordava perfettamente dove leccare e mordere, lo stringeva in quel modo, lo faceva stare bene.

-Yura … Yura … - ansò appena Demian, perchè lui voleva di più, aveva sempre voluto di più.

Yurij ansimò, gli baciò le labbra piene, aumentò le spinte e pensò che sentire Demian gemere di piacere fosse il suono più bello di tutti. Lo aveva desiderato per anni, cercandolo in tutti i suoi amanti, senza mai trovare qualcosa di meraviglioso come il soldato del Donbass.

-Io … Dyoma … Dyoma, ti amo … - gemette, e Demian sorrise, baciandolo e graffiandogli la schiena. Sorrise, con quel suo meraviglioso sorriso ucraino, luminoso e spezzato dagli incubi della guerra.

Vennero, prima Demian e poi Yurij, stretti uno all'altro come se non si dovessero più lasciare andare. Avvinghiati, di nuovo aggrappati a quell'amore che li aveva tenuti in vita anni e anni addietro, si rotolarono su quel letto sfatto e sporco, baciandosi ancora.

-Yuroch'ka, perché te ne sei andato?- mormorò Demian, accarezzandogli il petto nudo.

-Adesso sono tornato, Dyoma. Pensiamo al presente.- ribatté Yurij, baciandogli la fronte e stringendogli un braccio attorno alle spalle. - Ma non mi hai detto di avere una ragazza?

-Ho te, Yura. Mi basta questo.- Demian si alzò, nudo, tatuato, sottile e bellissimo. Si muoveva con la grazia di una pantera, silenzioso e letale, e Yurij avrebbe voluto bere per anni di quel corpo perfetto. - Vado a fare il the. Te ne porto una tazza.

-Arrivo anch'io, amore.

-Adoro quando mi chiami “amore”.

-Io adoro quando mi chiami “signore”.

-Ai suoi ordini, signore.

Risero entrambi come non avevano riso da anni e si abbracciarono, caracollando in cucina ancora stretti l'uno all'altro, sbaciucchiandosi e mettendosi le mani tra i capelli. E Demian era felice, di una felicità nuova che non provava da tempo, felice di aver ritrovato l'uomo che lo aveva salvato, per quell'anno passato a Kiev. E Yurij era felice, perché il suo cuore di pietra aveva ripreso a battere, e sentiva che era tempo per lui di rivoluzionare la sua esistenza con l'uomo che amava. Ed erano felici, anche se di una felicità forse effimera, forse spenta, forse semplicemente vuota ma abbastanza forte per tenerli in vita e per avere dipinto sorrisi sinceri sui loro visi scavati dalle sofferenze psicologiche.

-Ti amo, Dyoma.

-Anche io Yura, non ho mai smesso.

Un bacio. Una carezza. Una risata spezzata. E il campanello che rovinò quel dolce momento di affetto.

Demian sbuffò, si drappeggiò addosso una vestaglia e andò ad aprire. Si trovò davanti Denis.

-Oh, Denis. Ciao. C'è qualche problema?

-Io … aehm … mi manda Elya. Ti … ti disturbo?

-Affatto. Accomodati.

Demian si fece da parte e Denis entrò. Guardò l'ex militare, con quella vestaglia malamente sistemata addosso e si sentì andare in fiamme. Perché a lui, dannazione, a lui piaceva Demian, sin dal primo momento in cui lo aveva visto nel negozio. Gli piacevano i suoi occhi così maledettamente chiari, i suoi capelli lunghi, la sua espresione arrogante ma contemporaneamente spezzata. E quel sorriso che in quel momento aveva dipinto sul viso.

-Cosa vuole Elya?- Demian lo fece sedere sul divano e si sedette accanto a lui.

Le narici di Denis vennero invase dal suo odore, di fumo, colonia, fumo e … sesso.

-Vuole invitarci all'Opera. Farà un solo di ballo.

-Carino. Sarà molto interessante.

Una strana luce luccicò negli occhi dell' uomo.

-Chi è Elya? La tua ragazza, Dyoma?

Denis rischiò di soffocare quando vide entrare Yurij, completamente nudo, anche lui tatuato, bello, dannato. Era così diverso da quando lo aveva visto quella notte, con una fascia arancione in fronte, l'aria stanca e la voce triste. In quel momento invece sembrava una pantera, sensuale, sfacciato, affascinante.

-Elya è una ragazza meravigliosa, tesoro.- Demian sorrise e si allungò a baciare Yurij. Denis arrossì selvaggiamente. - E' una rusalka. Ti piacerebbe. Vero, Denisoch’ka?
Denis annuì, e si passò una mano tra i capelli, scostandosi il ciuffo dalla fronte.

-Ne sono sicuro.- Yurij sorrise e poi si rivolse a Denis – E noi? Noi ti piacciamo, Denis?

Denis li guardò con quei suoi grandi, folli, occhi ambrati e sentì un forte senso di nausea attanagliarlo. Si alzò, barcollando, e si chiese perché dovesse essere così. Perché non potesse essere normale, perché dovesse essere folle, perché dovesse essere anoressico.

-Non mangio.- rispose.

-Perché?- Demian si tolse la vestaglia e rimase nudo. - Perché non mangi?

-Non lo so. È un modo per espiare.

-Cosa devi espiare?- Yurij si alzò e gli si avvicinò, accarezzandogli la guancia liscia col dorso della mano ossuta. - Sei un peccatore, ragazzo?

-Volevo sporcare lei col mio sangue e il mio sperma.- ansimò Denis, sentendo l'odore di Yurij addosso e chiudendo per un attimo gli occhi quando sentì le mani dell'uomo toccarlo. - Quindi sì, sono un peccatore.

-Oh, interessante.- anche Demian si era alzato e gli era andato vicino, mordendogli il lobo dell'orecchio e sollevandogli la maglietta per toccargli i fianchi ossuti. - Magari in un letto di rose, magari sentendola ridere.

-Volevo fotografare te che la possedevi.

-Che cosa eccitante.- grugnì Yurij – E io? Io che ruolo potrei avere?

-Tu?- Denis spalancò gli occhioni e sentì un fastidioso pulsare in mezzo alle gambe. Era tutto troppo travolgente per i suoi sensi. Guardò con orrore e fascinazione Demian toccarsi con una mano mentre si inginocchiava per terra e gli baciava la pancia, lasciata nuda dalla maglia che a un certo punto gli avevano tolto. - Tu potresti sporcarli di sangue. Il mio sangue. E … e … uhm …

Demian gli aveva slacciato gli skinny jeans e gli baciava il rigonfiamento nei boxer. Per un attimo, Denis desiderò che qualcuno lo baciasse sulle labbra.

-Terribilmente perverso e adorabile, Denisoch’ka.- mormorò Yurij, leccandogli il collo. - Vuoi dirmi di più?

-Io … uhm … non ce la faccio … - ansimò Denis, sentendo le gambe tremare quando Demian gli prese il membro duro in bocca e cominciò a succhiare, con quei modi adulti, convinti.

-Sforzati di pensare, pasticcino.- Yurij gli baciava il collo e gli abbassò del tutto giù i boxer, infilandogli delicatamente un dito dentro. Denis sentì una singola lacrima di eccitazione bagnarli la guancia mentre Yurij lo apriva con un gioco di dita che lo mandava fuori fase.

E così Denis rimase lì, sorretto dai due uomini, le dita di uno dentro e l'altro inginocchiato ai suoi piedi e si chiese perché tutto quello, di nuovo. Cosa stava succedendo nella sua vita per averlo trascinato in quel gioco al massacro di perdizione, di amore, di morte, di sangue, di rose scarlatte, di balletti maledetti. Era tutto così terribilmente difficile per lui. Lo stavano facendo impazzire, completamente. Il baratro della follia si era aperto sotto i suoi piedi, e sapeva che forse, quella volta, non ne sarebbe uscito vivo.

 

  
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