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Autore: aurora giacomini    05/01/2020    3 recensioni
Dal testo introduttivo:
Mi chiamo Esmeralda Lek. Il mio cognome può essere tradotto dal polacco come "paura", "ansia" o "terrore". Mai cognome fu più azzeccato... Sì, hai capito bene: sono una fifona.
Ma ora è meglio che mi concentri e cominci a raccontarti la storia che credo di aver finalmente elaborato. Credo di essere pronta a condividerla con te.
Ti chiedo solo un favore: non giudicarmi prima di aver concluso la storia. Avevo paura, tanta paura...
Genere: Mistero, Sentimentale, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Per un Bacio'
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Qualcosa si Aggira fra di Noi...


 

Lo so, è sbagliato, ma davvero non riesco a distogliere lo sguardo da ciò che una volta, non molto tempo prima, ospitava l'anima di colei a cui era stato dato il nome di Martina. Ci risiamo... 'sbagliato', lo è davvero? E se non lo è, perché penso che lo sia...? Orpo! Per una volta credo di avere una risposta: quello che sto vedendo è 'sbagliato' per me che sono una persona, una giovane donna che non lavora a contatto con la morte. E' qualcosa che esce dal mio quotidiano, qualcosa che non è 'normale', qualcosa di abbastanza lontano da me, anche se non dovrebbe, ma è così... qualcosa che è diverso... come me.

E' il movimento su ciò che per definizione è immobile a strapparmi dal mio ragionamento: qualcuno ha posto un lenzuolo sul corpo senza vita della nostra compagna di classe. Un usanza che non so bene a cosa serva, ma penso che sia per proteggere la dignità di chi non c'è più, un modo per serbare, forse, un ricordo migliore... perché non vi è nulla di male in un corpo senza vita, voglio dire, il morto non deve vergognarsi... non può farlo... lasciamo perdere...

“Esme... vieni con me....?” Alessia mi sfiora il braccio. Non l'ho vista muoversi: ero troppo impegnata a pensare cose che non avrebbero cambiato nulla, ma che avevo bisogno di capire per spiegare le mie emozioni, per avere meno paura...

“Tommaso ha ragione: il braccio di Martina è stato strappato. Nessuno di noi possiede una tale forza e attorno non vedo alcun marchingegno che abbia potuto agire da forza di tiro. Inoltre sono sicura che sia morta qui: c'è molto sangue e l'unica scia è data dall'arto laggiù... c'è qualcosa che non va. Trovare la Prof non salverà la situazione, dobbiamo radunarci tutti e andarcene...” la guardo negli occhi, sperando che comprenda le mie ragioni.

Alessia non mi risponde, si limita a guardarmi. Sento addosso gli sguardi di tutti, ma nessuno sembra sapere cosa fare o dire.

“Oh! Pensi di essere Sherlok?” Non so chi sia stato a parlare. E' una voce famigliare, ma sono concentrata sugli occhi di Alessia... c'è qualcosa in quello sguardo... no, meglio, qualcosa manca.

Nonostante il modo in cui è stata pronunciata e la sostanza della domanda, il mio tono rimane cortese: so che hanno paura e non capiscono neppure come dovrebbero sentirsi. “Non sto giocando. Sto solo riportando ciò che la logica suggerisce... fra di noi c'è qualcosa che non dovrebbe esserci.” L'ho capito nel momento in cui ho sentito che l'arto non era stato mozzato con precisione, infatti, era stato usato 'strappato'. Descrizione che reputo vera ora che ho avuto modo di vedere. Non posso non ripensare a quelle luci, forse occhi gialli o rossi che fossero...

“Chi potrebbe aver fatto una cosa del genere...?!” Chiede qualcuno.

“Non chi, ma cosa... lo so, neppure a me piace... ma al momento, per quanto paradossale, è l'unica risposta che mi viene...” dico, continuando a guardare Alessia alla ricerca di ciò che manca.

“Stronzate! Pensi di aver capito tutto, ma dici cose prive di senso!”

Non è questo il momento di preoccuparsi del giudizio altrui. Devo essere funzionale, devo dare dignità a ciò che penso di avere: un buon cervello...

“Non posso discutere le tue ragioni... ma sono certa di ciò che dico, altrimenti starei zitta.” Dico senza dare ai miei occhi un altro posto su cui riposare, “ma escludere la presenza del sovrannaturale solo perché ci è difficile concepirlo, be', è frutto di una mente chiusa, di una mente limitata e stupida.”

“Ci stai chiamando stupidi?!”

“No. Ma come voi stessi potete notare e come, ripeto, Tommaso ha fatto notare...” vengo nuovamente interrotta.

“Stronzate!”

“... nessuno di noi ha le competenze necessarie, il tempo o i mezzi per costruire qualcosa di abbastanza potente da stappare l'arto di un essere umano, tanto meno uno quasi adulto: i tendini, i muscoli e le giunture sono troppo resistenti. Vi assicuro che neppure a me piace, e anzi, sono spaventata... ma...”

“Ma stai zitta!”

Va bene ho capito, parlerò con te...

Come cercavo di spiegare ai miei compagni di classe, nessuno di loro ha le competenze per costruire una macchina in grado di generare una simile potenza, non so tradurre in chili, ma ti assicuro che sono molti, forse nell'ordine delle centinaia, sia che sia stato uno strattone o una lenta allungatura... propendo per lo strattone... abbiamo delle basi, ovviamente, dato che frequentiamo un istituto tecnico, ma mancano i materiali ed il tempo... inoltre, il rischio di mettersi ad ammazzare qualcuno in un corridoio con simili diavolerie... diciamocelo, non sta in piedi. Poi l'arto, ovviamente non ho foto da metterti, e non sarebbe neppure legale, quindi dovrai fidarti della mia descrizione e vedere attraverso i miei occhi... è mangiucchiato... forse anche tu avevi o hai il vizio di rosicchiare le matite o i tappi delle penne, be', l'idea è quella, insomma... ma i fori e le ammaccature sono troppo grosse e ampie per appartenere ad una bocca umana... poi spero che si sappiano di rischi di venire a contatto con carne umana, cruda o cotta... inoltre il bordo frastagliato conferma la teoria dello strappo...

Stando all'ampiezza della bocca che ha lasciato quei segni, non lo so... un gatto ha denti acuminati e sottili, mentre quelli di un canide sono riconducibili a ciò che ho visto, ma non posso escludere neppure un grosso felino... sì, hai capito bene: è stato qualcosa di molto grosso ad aggredire ed uccidere la ragazza... questo ci porta al problema successivo: il rumore.

Certo, io non faccio testo, poiché ormai sappiamo come va quando sono nei meandri di me... ma se la mia teoria è giusta, allora quella cosa doveva attirare l'attenzione di qualcuno. Non ho idea se il primo urlo, quello che mi ha scossa dai miei pensieri, appartenesse a Martina, so che il secondo non era suo: apparteneva alla prima persona che ha ritrovato il corpo.

Altro fattore: il tempo.

Per quello che ho potuto vedere, Martina è morta dissanguata e pure in breve tempo... ciò mi porta a pensare che abbia visto ciò che la minacciava, qualcosa che ha aumentato il suo battito cardiaco, accelerando così la fuori uscita di sangue, inoltre si tratta del braccio sinistro. Ma il tempo fra il primo ed il secondo urlo è stato piuttosto breve, parliamo di non più di venti/venticinque secondi, dato che ho ricavato dai battiti impazziti del mio cuore, mentre ero in ascolto, e un intelligenza spazio temporale... inoltre nessuno sembra aver visto nulla più di ciò che ho sotto al naso, letteralmente... quella cosa deve avere una velocità incredibile... tutto ciò e qualche altro dettaglio che non trovo fondamentale riportare, mi hanno costretta a credere a qualcosa di sovrannaturale...

Ma cosa e perché si aggira fra di noi? Se la mia teoria è giusta, quella cosa non ci teme: siamo un gruppo di qualcosa di poco più che adolescenti, siamo disarmati e spaventati... perché non ha colpito ancora...? Penso di poter afferrare che non ha attaccato per fame: l'arto è presente, anche se si fosse spaventato o avesse avuto fretta, già che c'era, il braccio poteva tenerlo tranquillamente fra le zanne e svanire... no, non ha attaccato per fame...! Ma allora perché...?!?

E se...

Lo schiaffo arriva violento e bruciante, “cazzo! Rispondimi!” Mi sta urlando Alessia.

“Dimmi...” rispondo portandomi una mano sulla guancia offesa.

“Vieni con me o no? Gli altri sono già in cerca della Prof!”

“No, dannazione! Vi avevo detto di non separarvi! Cavolo, siamo troppo vulnerabili... perché diavolo non mi avete dato retta?! Dobbiamo andarcene subito da qui!”

“Sì, e magari Einstein mi sa anche dire come... cazzo, Esme!”

“Cosa?”

“Ma allora sei proprio rincoglionita... cazzo, abbiamo discusso fino ad momento fa sul fatto che sia in corso una bufera di neve...!”

“E perché ne avete discusso...?” Chiedo, cercando di capire cosa mi sia persa.

“Uuh se non ti prenderei a ceffoni...! Un paio di ragazzi si sono fatti prendere dal panico, grazie alle tue paranoie.”

“Non sono paranoie! Guarda con i tuoi occhi! Lo so che non sei stupida...!” La mia mano aperta ed il mio braccio teso puntano all'arto nel corridoio.

“Sei fuori di testa, cazzo! Sei malata! Pensi di sapere tutto ma non hai capito un cazzo! Un cazzo, capito?! Deficiente!”

Be', potrei concordare sul 'deficiente': ho effettivamente un deficit dell'attenzione e nel rapporto con gli altri... posso anche concordare sul fatto che non ho capito un caz... un cavolo, ma malata anche no... ma anche no... scusa eh...!

“Perché sei così aggressiva...?” Le chiedo.

“No, ora ne ho abbastanza di te, io or...”

Non la lascio finire. Ora so cosa manca nei suoi occhi, non la paura, come avevo pensato un primo momento, manca un'altra cosa: la sorpresa! “Perché non sembri sorpresa?”

Mi guarda come se fossi una cacca di cane tra le lenzuola, “vai a farti fottere!” E così dicendomi mi volta le spalle pronta a lasciarmi da sola...

“Non andartene! Siamo in pericolo!” Grido alla sua nuca, ma lei neppure rallenta.

Scatto verso di lei, non so se potrò proteggerla, ma devo assolutamente provarci...!

Le afferro la mano e la stringo. “Ti prego, aspetta!”

Alessia si volta verso di me e nei suoi occhi vedo qualcosa che mi ferisce: odio... ma non è solo questo a farmi male, sembra solo una luce più intensa, ma pur sempre... pur sempre qualcosa che c'è sempre stato...

“Che cazzo vuoi ancora?!”

“Ti prego, lascia che venga con te. Forse in due possiamo proteggerci...” aumento leggermente la stretta, le sue mani sono così calde ma non sudate...

“Come se t'importasse di me!”

“Cosa? Certo che m'importa di te! Sei la mia migliore amica, ti voglio... ti voglio molto bene...” non mi è facile esternare certi sentimenti...

“No. Sei talmente concentrata su te stessa che non vedi altro! Pensi di essere migliore di tutti noi, pensi di essere superiore! La più intelligente, ma sei solo una merda che nessuno amerà mai! Hai capito? Una cazzo di merda che non mancherà a nessuno!” La mano sfugge dalla mia.

Perché...? Perché tutta questa cattiveria, quest'odio cieco e oscuro...? E' la paura a farle dire questo...? Perché mi vuole ferire...? Cosa la spinge a pronunciare simili ingiuriosi pensieri...? Cosa le ho fatto...?

“Alessia...” ma sto parlando ad un corridoio ormai vuoto... e non so da quanto...

Eccolo qui, di nuovo quel dolore: il rifiuto di un tuo simile...

Forse dovrei rimanere qui e aspettare che quella cosa si prenda anche la mia vita... forse dovrei farlo... a chi importerebbe...?

Ma ovviamente non sono rimasta ad aspettare la morte, come potrei altrimenti raccontarti questa storia...? Eh sì, spoiler: sono viva... forse non nel modo giusto o come immagini... ma sono viva...

Mettiamo da parte il dolore, solo per questa volta... devo essere efficace, devo funzionare...!

C'è solo una cosa che posso fare: trovare la Prof e spiegarle ciò che ho capito, in modo che lei possa parlare con la mia voce... che possa farsi ascoltare!

Lei mi ascolterà, lei mi vede... mi percepisce come un suo simile...

Per qualche oscuro arcano... be', li voglio salvare e voglio salvare anche me stessa, sono troppo affezionata al mio diabolico cervello...

  
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