Oh ehi.

Avete presente lo spirito natalizio, la gioia nel vedere le lucine di Natale, farsi regali e stare insieme?
Ecco, no.




Neve.

Era uno di quei rari inverni in cui nevicava.
Alzò istintivamente il viso al cielo, grato a non sapeva chi o cosa per la frescura frizzante e inaspettata. Per qualche istante rimase fermo, la testa estraniata dal resto del corpo, in una metaforica solitudine, i fiocchi freddi che si scioglievano sulla sua pelle calda, ma poi dovette tornare dentro di sé, nel luogo e nel tempo in cui la neve si dissolveva sull’asfalto rovente dal traffico, veniva calciata ai bordi dei marciapiedi e spazzata dentro i tombini.
Ventiquattro dicembre.
Significava qualcosa di allegro, ma non per lui.
Era solo un altro anno in cui il mondo si vestiva a lutto, l’ennesima volta in cui la natura moriva e gli umani continuavano a sorpassarla, o decorarla di luci artificiali dopo averla sradicata dal suo luogo natio. C’era il suono dei soldi, della fatica e del nervosismo.
Erano pochi gli umani che si attardavano per strada: gli ultimi prodi che si trascinavano contro il vento tagliente portavano pesanti buste colme di pacchetti lucidi e si affrettavano con passi incerti sul terreno scivoloso, pregustando una cena e una tradizione che non era la loro, ma che erano stati contenti di assorbire.
Come riuscissero ad affaccendarsi a quel modo ogni anno era incomprensibile a lui, che si sentiva trafitto da ogni giorno che passava pur essendo trascorsi secoli.
 
« Signor Sesshomaru, neve! »
 
Neve! La sua voce ancora rimbombava, lo strillo gaudente di chi si preparava a una giocosa battaglia dove il ghiaccio e i lividi sostituivano le spade e il sangue. Qualche palla l’aveva lanciata anche lui, solo per godere della sua risata più fresca dei minuscoli cristalli che cadevano dal cielo.
Ma quel gioco era stato solo il preludio di altro, di freddo e di polmoni brucianti e di tosse rossa e morte.
Qualche palla di neve di troppo nel tempo e nel luogo che non possedeva medicine, forse?
Era stato lui, ingenuo demone senza cultura oltre la guerra, a lanciare l’ultimo, gelido colpo?
E, senza poterlo mai sapere, continuò a camminare.
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(sì la sto scrivendo Scattered Shards, dovevo scrollarmi un po' di tristezza di dosso)