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Autore: Hoshi_10000    07/01/2020    2 recensioni
Questa storia è una raccolta di one shot per indagare l’atteggiamento dei personaggi di Yuri on Ice di fronte al proprio invecchiamento.
Perché per alcuni sono i 18, per altri i 29; alcuni festeggiano, altri piangono; alcuni si divertono con amici e parenti, altri ne pianificano l’omicidio.
Perché ognuno è diverso e ognuno è speciale, ed un compleanno non è mai solo il giorno in cui celebriamo il fatto di essere nati.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Otabek Altin, Victor Nikiforov, Yuri Plisetsky, Yuuri Katsuki
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Guang Hong Ji:        18esimo con famiglia, amici e fidanzato
18 anni,
07 gennaio
(martedì)
                                            
In occasione delle grandi feste mondane, siano queste matrimoni, party, comizi, si parte sempre a fare l’elenco degli invitati e dai previsti 30-40 al massimo si arriva in un nulla a 90-100.
Di questo Guang Hong aveva fatto diretta esperienza: dal voler invitare solo pochi amici intimi e un paio dei parenti più prossimi, una ventina di persone in tutto, in breve tempo aveva quadruplicato il numero sotto consiglio della madre e degli amici: zie, zii, cugini, nonni, fidanzati degli amici, compagni o ex-compagni di allenamento, semplici conoscenti, compagni di classe con cui non aveva mai parlato… basti dire che alla fine avevano dovuto affittare una sala ricevimenti.
Pur con tutta la buona volontà del mondo, Guang Hong era quantomeno scettico sulla riuscita finale e anche l’esorbitante costo lo aveva lasciato scettico e contrariato, ma più che essere felice lui, era sua madre ad essere euforica e nonostante i suoi molti tentativi non era davvero riuscito a dissuaderla.
Così si ritrovava all’ingresso del parco della villa ad accogliere gli invitati con giusto un paio di amici alle sue spalle a  tenergli compagnia, gelando per il freddo di gennaio e sforzandosi di mantenere un sorriso cordiale anziché battere i denti.
Fra l’accoglienza di una prozia con marito e figlio al seguito e quella di un compagno di classe con cui in due anni aveva scambiato forse 20 parole, benedì la decisione della Cina d’imporre un unico figlio ad ogni coppia, guardando l’elenco degli invitati che teneva in mano e che gli faceva presente che ancora mancavano due zii con le rispettive famiglie e un paio di suoi amici.
E Leo.
- Guang Hong, sei sicuro che non abbia avuto dei problemi in aeroporto? - domandò Li Ming, sbattendo le lunghe ciglia da cerbiatta e tirando su il malefico abito senza spalline che continuava a scivolare verso il basso, stringendosi nello scialle nel vano tentativo di riscaldarsi.
- Se hai freddo puoi  andare dentro, appena arriveranno gli ultimi invitati ti raggiungiamo. -
- Di certo non vado là dentro da sola, piuttosto mi iberno. - rispose decisa la ragazza con fare caparbio, quasi sciogliendosi quando Dewei le appoggiò la propria giacca sulle spalle, probabilmente spaventato dalla concreta possibilità di perdere la propria ragazza.
Il festeggiato sospirò, guardando un po’ geloso i due amici. Oh, adorava vederli così, attenti e premurosi, pronti ad arrivare dove l’altro non riusciva a giungere: sarebbero stati perfetti da mettere in copertina per un qualche romanzetto rosa.
- Ehi, Guang Hong, tutto bene? -
Assentì senza girarsi a guardarli soffiandosi sulle mani e sfregandole fra loro nel tentativo di scaldarle.
- Andate dentro, adesso arrivo, non preoccupatevi. -
Il gruppo alle sue spalle si scambiò occhiate preoccupate.
- Il freddo ha gelato la tua voglia di ridere per caso? Sei… non so, come dire… -
- Rigido -
- ...no, non rigido, ma non sei il solito te. -
Scrollò le spalle, cercando di dissimulare.
- Con 100 invitati da gestire? No, ma vi pare, sto un fiore. -
Scossero tutti la testa.
- Sembri agitato. O meglio, preoccupato. -
- Se è davvero per gli invitati guarda che non ti devi preoccupare, non sono loro a doversi divertire, è il TUO compleanno. - gli fece presente Li Rong mettendosi davanti a lui di modo da coprirgli la visuale e guardandolo sorridente, con l’appoggio del resto del gruppo.
- Andrà tutto benone e poi -
- Non sanno di Leo. - sputò tutto d’un fiato, e senza prendersi tempo per respirare continuò - Non sanno che io sia gay, non sanno che sono fidanzato. E non voglio che lo sappiano, perché non lo accetterebbero e non voglio creare una faida familiare, ma non sarà semplice. Ne ho parlato a Leo ed è ha capito la situazione, però -
- Guang Hong. - lo interruppero gli amici, disponendosi a capannello attorno a lui - Perché pensi siamo qui?-
- Siamo qui, perché ti vogliamo bene. -
- Siamo tuoi amici. -
- Non ci interessa chi tu frequenti, purché ti faccia stare bene. -
- E se il problema è nascondere la tua relazione ai parenti, non possiamo magari eliminarli tutti, a meno che tu non abbia nascosto delle armi qui in giro e preparato un po’ di fosse, ma almeno possiamo coprire eventuali gaffe. -
- Purché non iniziate a limonare in mezzo alla sala! -
Con una risata il cerchio si incrinò, mentre i ragazzi si piegavano in due tenendosi la pancia per l’uscita infelice di Jie, allungando l’altro arto per battere pacche sulle spalle all’amico.
- Andrà benone. - lo rassicurarono con sorrisi molto persuasivi.
E forse non avevano poteri magici né una tremenda attendibilità, stretti nei cappotti e mezzi congelati, ma i suoi amici, realizzò con un sorriso, erano un elemento indispensabile per uscire vivo da quella serata.
In mezzo a questo bel siparietto una macchina fece il proprio ingresso nel parcheggio e con un mezzo brivido il pattinatore indossò l’ormai consumato sorriso di benvenuto da propinare agli ospiti, quasi come se il discorso motivazionale di nemmeno due minuti prima non ci fosse mai stato.
Xian e Mingei scossero la testa sconsolate, sgridate da Li Ming, che con un micro movimento del capo indicò loro lo sguardo del pattinatore, carico della consueta allegria a dispetto del sorriso falso.
Che poi, falso lo fu finché la macchina non si fermò accanto all’ingresso, ad un paio di metri da loro e il tanto atteso Leo de la Iglesia fece la sua comparsa.
- Scusa il ritardo, ho avuto un po’ di problemi con i cartelli. - disse prendendo un sacchetto enorme dal sedile del passeggero e avvicinandosi al gruppo.
Per quanto scortese potesse risultare, la prima cosa che fece non fu presentarsi, ma abbracciare il festeggiato, rivolgendogli un sorriso che sarebbe bastato a scongelare i poli e strofinargli le mani sulla schiena per fargli raggiungere almeno i 35-36 gradi.
- Sei ghiacciato, entra e lascia che gli invitati trovino la strada da sé. - lo pregò, staccandosi da lui e presentandosi al resto del gruppo che, incurante delle proprie precedenti belle parole, ebbe un’improvvisa epifania realizzando che non parlava cinese e adattandosi con un pizzico di malcontento all’inglese.
- Guang Hong, vieni? -
La domanda di Jie risultò piuttosto calzante, visto che il festeggiato restava fermo al suo posto guardando Leo con un’aria smarrita, confusa, delusa, eppure rassegnata e in qualche modo come consapevole, che poco gli si addiceva, lasciando perplessi i suoi amici, mentre Leo parve capire il messaggio, adocchiando con preoccupazione le finestre alle sue spalle.
- Scusate, non è che potreste -
Prima che finisse la frase Li Ming alzò un braccio sfiorandogli appena le labbra con un dito, agitò elegantemente l’altra mano e quasi avesse fatto loro un incantesimo i ragazzi si disposero a mezza luna, nascondendoli da sguardi estranei.
Sorridendo loro riconoscente l'americano tornò sui suoi passi, davanti a Guang Hong, prendendogli il mento e sollevandogli il viso, sfiorando appena le sue labbra con le proprie, ignorando i sorrisi vagamente derisori che trovò quando si girò.
Preferì concentrarsi sul rinato sorriso del suo ragazzo e sulle dita gelate che si incastrarono con le sue.




- Tesoro, sei andato a salutare la zia? -
- L’ho salutata quand’è arrivata, non mi va di girare tutti i tavoli. - borbottò in cinese sotto lo sguardo rassicurante di Leo, che pure non capì una parola, e gli assensi dei compagni: la disposizione per tavoli aveva reso la festa in un certo senso molto dispersiva, ma al contempo più ordinata, in quanto bene o male la famiglia stava con la famiglia, la classe con la classe e lui si ritrovava attorno solo una decina di amici intimi.
La cosa interessante era come dopo i primi minuti, nessuno si era più avvicinato al loro tavolo, forse perché erano tutti troppo attratti dal buffet o forse perché sentirli parlare in inglese bastava a far passare loro la voglia, chissà.
Fatto sta che, dopo un paio di saccheggi al buffet, si era saldamente stabilito al tavolo, appoggiando la giacca del completo sullo schienale della sedia e limitandosi ad intrattenere il proprio gruppo. Se c’era una cosa che proprio non voleva fare era andare a salutare parenti di cui neppure sapeva i nomi, e con sua somma gioia la madre non gli fece pressioni, accarezzandogli i capelli e tornando al proprio tavolo.
Stentava a crederci, ma nascondere la sua relazione fino a quel momento non era stato poi così difficile...
- Fa attenzione Leo, di questo passo Shu ti ucciderà per averle rubato le attenzione del fotografo. - commentò Jie spezzando l'atmosfera e beccandosi un deciso pestone da parte della ragazza seduta al suo fianco, mentre il resto del tavolo rideva.
Con un risolino sommesso l’americano riprese in mano le bacchette precedentemente abbandonate a lato del piatto, aggredendo il proprio involtino primavera e cercando di tagliarlo, senza ovviamente riuscirci, rilanciando l’ilarità generale.
- Vuoi che te lo tagli io? Per quanto sia divertente vederti impossibilitato non m’interessa tu muoia di fame. - si offrì Dewei alla sua sinistra, ma con caparbia cortesia Leo rifiutò, determinato a riuscirci.
Il bello fu che, forse per gelosia o forse per pietà, Guang Hong si piegò al suo fianco, tagliando il diabolico involtino in quattro rapidi movimenti. E avendo avuto modo di vedere come nonostante ciò il ragazzo fosse in difficoltà, con scioltezza, senza distrarsi dalla conversazione, iniziò ad imboccarlo, come avrebbe fatto con un bambino.
- Ehi Guang Hong, perché non ci hai mai detto che eri così mamma chioccia? - sfottè Wen, facendo arrossire il festeggiato, beccandosi occhiatacce dagli amici e maledizioni silenti dalle ragazze che stavano assistendo alla scena con gli occhi a cuore. L’americano invece sorrise divertito.
Forse non avrebbe detto loro che era più che capace di mangiare con le bacchette.




Personalmente per Guang Hong avere un fidanzato americano non era mai stato un problema: le distanze erano difficili, certo, ma riuscivano sempre ad organizzarsi in qualche modo; erano entrambi di mente aperta per cui non avevano scontri culturali; entrambi parlavano inglese(americano) fluentemente.
Quello che nessuno dei due pareva aver mai considerato granché prima di allora erano le famiglie. Perché se i parenti più prossimi di Leo e sua madre ed il suo ristretto gruppo di amici sapevano della loro storia, il resto delle due famiglie, come i social, erano all'oscuro di tutto.
E passare una serata dovendo nascondere a 60 persone il tuo fidanzato non era una cosa facile, tanto più se questo, stanco morto per il fuso orario, appoggiava la testa sulla sua spalla e mugugnava frasi incomprensibili mezzo morto, appoggiando le labbra al tuo collo.
Aveva creduto che affidarlo a Kuan-yin, Xian e Mingmei perché lo accadissero mentre lui finiva di liquidare i parenti, giusto un quarto d'ora, fosse un'ottima idea: dovevano solo fargli prendere un po' d'aria e tenergli compagnia, magari traducendo un po' di ciò che sentivano in inglese per non escluderlo.
Mica pensava che Kuan-yin lo facesse ubriacare di nascosto dalle due ragazze, per l'amor del cielo!
Dove diavolo aveva trovato il Huangjiu necessario ad ubriacare due persone, e come aveva eluso la sorveglianza delle amiche?
Questo, pensò guardando Leo ridere come un demente alle parole di uno dei camerieri a sua madre, era un mistero.
Cosa lo portasse a ridere come un matto alla prima parola di cinese che sfiorava i suoi timpani era un vero mistero, ma anche Kuan-yin che tentava di aggredire Chen, due volte più grosso di lui, aveva un che di interessante.
- No ma li senti? parlano in modo assurdo, sembra arabo! -
Guang Hong sospirò, trattenendo l’istinto di spalmarsi una mano in faccia per la disperazione - Più che arabo è cinese. - lo corresse, provocando una rinata ilarità.
- È comunque buffissimo! -
Il cameriere che gli passò affianco lo guardò a dir poco schifato, avendo comunque la cortesia di non commentare.
- Ehi Guang Hong -
Preparandosi al peggio l’interpellato si sedette accanto a Leo, pronto ad ascoltare la prossima uscita imbarazzante da morire.
- Ma lo sai che quella ragazza è veramente carina? -
Aggrottò le sopracciglia, seguendo il suo sguardo e vedendo subito Li Ming.
- Dì, da ubriaco diventi etero per caso? - chiese piccato, ricordandosi subito che non doveva essere duro con lui, era sbronzo.
Nella buona e nella cattiva sorte,  recitavano i matrimoni: se mai si fossero sposati avrebbe chiesto la modifica da sobri o ubriachi.
Addolcendo il tono poggiò una mano fra i capelli di Leo, scompigliandoli a proprio piacimento, cercando di fargli una cresta in pieno stile pank, giusto per ridere un po’.
Peccato che a metà dell’opera Leo pensò bene di alzarsi, rischiando una rovinosa caduta, così che fu obbligato a scattare in piedi a sua volta e a sorreggerlo.
-Leo, pesi, tirati su!- cercò di convincerlo prendendolo per le spalle e rimettendolo dritto, ma quello del tutto incurante gli avvolse le braccia al collo aggrappandosi ancora di più a lui e biascicando qualcosa come “non mi va”.
Con un sospiro esasperato ci rinunciò, scendendo a patti col fatto che un Leo stanco che gli gravava addosso era meglio di uno che gli rideva a tutto volume nelle orecchie perforandogli i timpani.
Rassegnato guardò i suoi amici, gli unici invitati rimasti, che avevano aiutato i camerieri a sgombrare la sala dai tavoli per liberare lo spazio e mettere su un po’ di musica.
Perché “che diciottesimo è senza balli?
-Ehi, Leo.- esclamò dopo qualche minuto, ondeggiando appena in piedi in mezzo alla sala, sentendo uno dei pezzi del momento, proseguendo col discorso solo dopo aver ricevuto un mugugno interrogativo.
-Vuoi ballare?-
L'americano non rispose, limitandosi a strofinare il naso alla base del suo collo, muovendo un passo avanti, forse in segno d'assenso o forse alla ricerca di un più stabile equilibrio.
Nel dubbio Guang Hong scelse il significato che preferiva.
Non era abituato ai balli lenti, non gli erano mai piaciuti, ma a differenza sua Li Ming li adorava e lo aveva seriamente minacciato per settimane perchè ne voleva almeno uno, così alla fine aveva ceduto, visto che se nel gruppo avesse dovuto identificare un maschio alfa, quella di certo sarebbe stata lei, capace di farsi obbedire con il semplice sventolio di una mano.
Mai avrebbe immaginato che ondeggiare piano, tenendo saldamente Leo per i fianchi perchè non cadesse, avrebbe potuto essere tanto rilassante, e invece, nonostante la posizione scomodissima, con il ragazzo che tutto ingobbito poggiava la testa sulla sua spalla seguendolo docilmente e mugugnando parole incomprensibili, dovette ammettere che gli piaceva.
Non avrebbe saputo dire come o perché, ma quella melodia lenta che sembrava volerli cullare gli trasmetteva una pace ultraterrena, non facendogli notare come sua madre e i suoi amici lo guardavano rapiti e trasognati e perfino un paio di camerieri si attardavano a osservarli.
Accortosene dopo un attimo, arrossì, poggiando una mano sul petto di Leo nel tentativo di allontanarlo da sé. Sforzo inutile, il ragazzo pesava e sembrava essersi appiccicato a lui.
Con un mezzo sorriso i camerieri raccolsero gli ultimi piatti, sparendo in cucina seguiti dallo sguardo timoroso del festeggiato.
E se uno di loro avesse messo online qualche foto? Se la notizia della loro storia fosse trapelata, cosa avrebbero fatto? Gli atleti gay non è che fossero sempre sempre i benvenuti nel mondo dello sport…
Un pizzicotto al fianco lo riportò alla realtà, in cui si era fermato in mezzo alla stanza, tremando come una foglia e sudando freddo in evidente iperventilazione.
-Ricordi? Non sono gli altri a doversi divertire, sei tu a dover festeggiare.-
Dewei annuì alle parole della compagna, aspettando che lei riappoggiasse la mano sulla sua spalla per riprendere a ballare.
Oh, certo per loro era facile, loro non avevano nulla da nascondere, loro, come stavano appunto facendo, potevano baciarsi sotto lo sguardo di tutti senza dover temere nulla, ma lui e Leo come avrebbero affrontato la cosa?
-Guang Hong, ma li vedi?- chiese Leo con voce impastata, strizzando gli occhi per vedere meglio, e scoppiando in un immotivato risolino -Sono carini, vero?-
Sì, senza dubbio Li Ming e Dewei erano una bellissima coppia, ma
No, niente ma.
In fondo le persone che aveva attorno in quel momento sapevano bene chi era, ed erano tutti suoi amici, non sarebbe stato quello a traumatizzarle, riflette accarezzando i capelli a Leo e baciandogli una tempia, conscio che, probabilmente, una serata del genere non l’avrebbe rivissuta mai più.
E forse, ma non ne era per nulla certo, sarebbe stato meglio così.









 
生日快樂
 
   
 
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