#3.
Chi può dire se sono stata cambiata in meglio
Io credo di essere stata cambiata in meglio
E perché ti ho conosciuta
Sono stata cambiata
Per sempre
Nickname sul forum e su EFP: AleDic
Disclaimer: non sono miei, ovviamente.
Fandom: Teatro > Musical > Wicked
Generi: Introspettivo, Angst, Sentimentale
Avvertimenti: //
Rating: Verde
Contesto: finale.
Personaggi: Elphaba, Glinda
Pairings: Gelphie (Glinda/Elphaba).
Tipo di coppia: FemSlash
Prompt: 1. (a fine della storia).
Numero parole: 430.
Note d’autrice: i versi iniziali sono tratti dalla canzone “For Good” del musical.
III
{ 430 parole }
Sono passati anni dal suo primo incontro con Glinda, eppure adesso Elphaba si ritrova a guardarla come se la vedesse per la prima volta.
L’ha odiata come non ha mai odiato nessuno, l’ha invidiata come non ha mai invidiato nessuno – l’ha amata come non amerà mai nessun altro, nemmeno Fiyero.
(È un tipo d’amore diverso – come essere travolti da un improvviso tornado che spazza via quello che c’era prima, e porta con sé cose che non c’erano mai state, e le miscela insieme nella tempesta sicché, quando la calma ritorna e il ciclone si acquieta, quello che resta è stato cambiato per sempre.)
È passato così tanto tempo dall’ultima volta in cui stare nella stessa stanza con Glinda non facesse male, non fosse per lanciarsi addosso parole che ferissero – dette per rabbia, gelosia, stanchezza (Elphaba è talmente stanca di cercare di provare agli altri quello che è – o che non è).
(La cosa davvero estenuante è che Glinda era riuscita a vederla, la vera Elphie, e riusciva ancora a vederla, nonostante tutto – e trovare la disapprovazione negli occhi di lei era peggio di qualsiasi calunnia Oz fomentasse tra la gente.)
Ora è arrivata alla fine della storia, l’ultimo atto della grande e malvagia Strega dell’Ovest, e quando Glinda va da lei e la guarda di nuovo come faceva un tempo – come quando uno sguardo di lei era in grado di rovesciare il suo mondo – Elphaba esita.
“Non è giusto”, pensa. “Perché dovevi tornare proprio adesso e rendere tutto questo così duro?”
(Ed è solo una stupida protesta perché lasciarla per sempre sarebbe stato insopportabile comunque.)
Avrebbe voluto dirle talmente tante cose, avrebbe così tanto per cui volerle chiedere perdono – e allo stesso tempo tutto ciò che è stato fino a quel momento non importa più, tutti quegli anni separate, rancorose, sbiadiscono dalla mente quasi non fossero mai esistiti.
Elphaba la guarda adesso ed è come se la vedesse per la prima volta, con gli stessi occhi e lo stesso cuore di quando le chiese, mentre la stringeva tra le braccia, di seguirla a Oz – e poi di seguirla via da quella falsa Città di Smeraldo.
Le chiede di non cercare di ripulire il suo nome, le consegna il libro del Mago, le affida tutti i sogni che una volta erano stati suoi (loro).
(Le prende la mano e la porta alle labbra perché sa che quella è l’ultima volta che avrà la possibilità di toccarla.)
Elphaba la guarda negli occhi per la prima e ultima volta – ed è così felice (e così triste) di trovarli lo specchio dei suoi.
Dirti addio è la cosa più difficile che farò mai.