Anime & Manga > Le bizzarre avventure di Jojo
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Autore: Eris Gendei    07/01/2020    1 recensioni
[Finale alternativo Vento Aureo_Parte 5]
Chariot Requiem e Diavolo sono stati sconfitti, la Bucci Gang ha perso la sua guida e non sa come andare avanti. Cosa succederebbe se Gold Experience riuscisse per la seconda volta ad operare l'impensabile? E se vecchi e nuovi sentimenti venissero alla luce?
Piccola reinterpretazione super fluff e demenziale a tratti, perché soffro per la carenza di materiale BruTrish in giro.
[Angst_Fluff_POV_Headcanon; BruTrish_Giomis]
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Bruno Bucciarati, Giorno Giovanna, Guido Mista, Jean Pierre Polnareff, Trish Una
Note: Lime, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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POV del capitolo: Trish

Il manipolo si avventurò verso l’uscita dell’anfiteatro, Giorno che sorreggeva un claudicante Bucciarati e Mista in retroguardia, con Trish letteralmente sfinita fra di loro; era vagamente impressionata dal dover trasportare la tartaruga.
Non che detestasse gli animali, ma le zampette rugose e il collo cadente della bestiola le causavano un certo ribrezzo: giurò a se stessa di non dimenticarsi mai più la crema idrante e di concedersi un lungo trattamento ristoratore il prima possibile. Non voleva assolutamente rischiare che la sua pelle si riducesse come quella di Coco Jumbo.
Come per riflesso si portò una mano al collo, sollevata nel trovarlo liscio come sempre; certo, era appiccicosa di sudore e non si sa cos’altro, ma perlomeno non era raggrinzita come una prugna.
Mentre soppesava la tartaruga, valutando se una qualsiasi maschera nutriente avrebbe mai potuto riparare a tanto sfacelo, fece un rapido calcolo mentale per capire a quando risalisse la sua ultima doccia.
No, forse non voleva saperlo con esattezza.
Sentì l’imbarazzo colorarle le guance e strinse con forza le braccia al busto: fino a quando non avesse avuto un lavandino e del sapone a disposizione si sarebbe rifiutata di avvicinarsi a chiunque o di muoversi più del necessario.
Cercando di simulare indifferenza portò il viso verso l’attaccatura del braccio e annusò con circospezione: argh!
Fortunatamente non puzzava come Mista, che oramai avrebbe potuto essere scovato persino da un cieco purché dotato di un buon fiuto, ma le sue condizioni erano tutt’altro che decorose.
Desiderava una doccia ma si sarebbe accontentata persino di una bacinella, l’importante era poter tornare alla dignità.
Il suo odore doveva essere la punta dell’iceberg: non si pettinava e lavava i capelli da settimane, i vestiti erano sempre gli stessi e per giunta aveva vomitato. Poi si chiedeva perché i ragazzi la guardassero in modo strano.
Di sicuro Mista era tipo da pensare che le ragazze siano fatte di arcobaleni e zucchero filato, Bucciarati non avrebbe versato una goccia di sudore neanche sotto il sole del deserto e Giorno era odiosamente impeccabile anche dopo una battaglia, neppure un capello fuori posto.
Solo lei era una disastro, se escludeva i pantaloni di Guido che aveva contribuito a danneggiare.
Lo osservò con aria colpevole da sopra la spalla: il ragazzo aveva cercato di limitare il danno senza riuscire a cancellare del tutto le tracce del misfatto, così che il risultato era piuttosto grottesco; probabilmente gli doveva un paio di pantaloni nuovi.
Anche lei avrebbe dovuto concedersi un po’ di sano shopping, quantomeno per cambiare la biancheria…
Un brivido di disgusto le percorse la spina dorsale e cercò di non pensare al fatto che almeno quella andrebbe cambiata ogni giorno.
Forse avvicinarsi di più a Mista poteva essere una buona strategia, l’odore pungente di lui avrebbe sicuramente coperto il suo; non poteva permettere che Bruno o Giorno si rendessero conto di come era ridotta.
Persa nelle sue riflessioni, non si era accorta che la coppia si era improvvisamente fermata e finì spalmata sulla schiena di Bucciarati. La tartaruga protestò per l’atterraggio poco delicato e si ritrasse nel carapace in segno di protesta.
“Trish, che succede??” esclamò il giovane, voltandosi a guardare la ragazza che si massaggiava il naso dolorante.
“Niente, sono inciampata…non volevo urtarti” improvvisò lei arrossendo furiosamente, cercando di nascondere l’imbarazzo.
“Sei stata comunque più delicata di un qualsiasi Stand, potrei quasi ringraziare” ironizzò Bucciarati accennando un sorriso “In ogni caso non sarai una minaccia ancora per molto, è arrivato il momento che tu entri nella tartaruga, siamo all’uscita”.
“Non credo che ci sia nessuno qui fuori” mormorò la ragazza “Potrei tranquillamente rimanere con voi, immagino sia pieno di gruppi di ragazzi che passeggiano qui intorno di sera…”
Bucciarati la guardò severamente:”Ormai è notte fonda Trish. E noi sembriamo reduci da una catastrofe, di certo non possiamo spacciarci per un normale gruppo che se ne va a spasso. E’ per la sicurezza di tutti, la tua quanto la nostra. In questo momento nessuno di noi è nelle migliori condizioni per proteggerti.”
Trish occhieggiò l’animale fra la sue braccia, sentendosi a disagio all’idea di dover condividere quello spazio ristretto con l’anima di Pollnareff o quel che fosse; un conto era sapere che il fiore sul tavolino era in realtà Narancia (il suo stomaco si contrasse spiacevolmente), un altro vedere e parlare con quella strana manifestazione dello strambo francese.
“Se è soltanto per la gonna…” tentò di ribattere, pur temendo che il giovane capo si arrabbiasse, ma Bucciarati la interruppe scoppiando a ridere:”No, Trish, neanche con un’altra gonna ti permetterei di venire con noi. Sei comunque troppo riconoscibile e difficilmente potremmo spacciarti per un ragazzo. Si tratta veramente di poco tempo, non preoccuparti.”
Rassegnata, Trish consegnò la tartaruga a Giorno per poter entrare nella stanza sul carapace.
Si voltò verso Bucciarati:”Giusto perché tu lo sappia” disse con fare altezzoso “Non ho intenzione di uniformarmi alle vostre…scelte di stile” calcò la voce sull’ultima parola “e questa gonna è costata un casino…probabilmente più delle tue zip d’alta moda”.
Voltò le spalle con stizza al suo interlocutore e sparì nella magica stanza nella chiave, che sperava di non dover più vedere in vita sua.
Gli angoli della bocca di Bucciarati fremettero in un accenno di sorriso.
“Avanti” disse ai compagni che lo sostenevano “Andiamo”.

Uscirono dal Colosseo cercando di comportarsi nel modo più naturale possibile, come se non fossero coperti di polvere e sangue e fosse del tutto normale che uno di loro si trascinasse a malapena appeso agli altri; la tartaruga nelle mani di Giorno era solo l’ultima delle stranezze.
“Non ci noterà nessuno, statene pure certi…” sussurrò Mista sarcastico, occhieggiando intorno con fare guardingo, un solco profondo scavato fra le sopracciglia dalla preoccupazione.
“Guarda che sei te ad attirare l’attenzione su di noi con questo tuo fare da James Bond” lo riprese ridendo Giorno “cosa c’è di strano in un gruppo di ubriachi che ha contato con le ginocchia tutte le scale del Colosseo? Per recuperare il loro terribilmente ubriaco capo, s’intende…”.
Le labbra di Bucciarati vibrarono in un sorriso “Se fossimo davvero una banda di ubriachi avremmo delle bottiglie, ma forse i poliziotti sarebbero più interessati a scoprire come siamo entrati senza farci beccare piuttosto che accertare se siamo brilli o no…sarebbe una fortuna in caso incontrassimo dei portatori di stand, perlomeno sappiamo che non potrebbero tirarcele addosso o trasformarle in qualcosa di strano e pericoloso”.
Lo scambio fece ridere Mista, che abbandonò lo sguardo lampeggiante con cui scandagliava strade e marciapiedi in favore di un sogghigno: “Beh, spero che conosciate un buon metodo per farci passare la sbronza in fretta, dopo tutto quello che abbiamo scampato non vorrei proprio morire mentre attraversiamo la strada in stato di ebbrezza.”
La vibrazione della sua risata si trasmise agli altri due giovani, Bucciarati sentiva il braccio dell’amico sobbalzare sulle sue spalle ed iniziò a ridere a sua volta, e così Giorno: una risata liberatoria, sollevata, la prima dopo tutte quelle lunghissime ore.
Nel sentirsi ridere così la loro sorpresa fu tale da scatenare un’altra ondata di ilarità, e poi un’altra, fino a quando si trovarono ad avanzare sbandando, Mista quasi letteralmente in ginocchio, Bucciarati piegato sotto il peso dell’amico e Giorno che tentava di sostenerli entrambi senza troppo successo, anche lui acceso di risa.
“Volete darvi una calmata?? Qui dentro rischio di vomitare di nuovo, è peggio delle montagne russe!!”
La voce alterata di Trish li riportò bruscamente alla realtà, senza riuscire a vincere completamente la loro euforia:”E dai Trish!” esclamò Mista “Non sei felice di essere viva?? Dobbiamo festeggiare!!”
“Vieni a festeggiare tu qui dentro, allora!” ribatté la ragazza esasperata “E lascia che cammini io come una persona normale, visto che al momento tu non sembri in grado…!”
“Uuuh, come siamo suscettibili…” la prese in giro il giovane.
“Dai, Mista, Trish ha ragione, di questo passo si ribellerà anche la tartaruga…scusa Trish, ora starò attento a tenerti dritta” s’intromise gentilmente Giorno per interrompere la discussione.
“E poi forse stiamo davvero attirando troppo l’attenzione” mormorò fra sé, guardandosi intorno con fare casuale.
“Come minimo…grazie Giorno…” rispose piccata la ragazza, con una voce che trasudava pesantemente broncio.
“Ha ragione, dobbiamo darci un contegno o finiremo per farci scoprire da qualcuno” asserì Bucciarati raddrizzandosi “Inoltre, direi che è ora di trovare una sistemazione…penso che qui andrà bene” disse, alzando gli occhi sull’imponente edificio davanti a loro.
Non avevano percorso neanche un chilometro, trascinandosi in preda alle risate convulse, ma si erano ritrovati in prossimità di un bell’albergo dall’aria lussuosa; l’ingresso era piuttosto semplice eppure si poteva definire elegante, decorato da altissime palme e da una scalinata di pietra chiara.
“Ehi, aspetta, Bucciarati…davvero vorresti fermarti qui?” esclamò Mista, la mandibola che quasi sfiorava il marciapiede “Ma questo è un hotel di lusso!! Guarda l’insegna, quante stelle ha…!”
“Lasciami indovinare, sono quattro??” gli rispose Trish in tono sarcastico, la voce che giungeva smorzata dal carapace della tartaruga.
Colto alla sprovvista, Bucciarati ebbe un fremito e contò in un attimo le stelle stampate sopra il nome dell’albergo: fu intimamente grato che fossero cinque,  fossero state realmente quattro non ci sarebbe stato modo di convincere Mista a fermarsi lì.
Il compagno però continuava a non  essere convinto:”Se fossero state quattro non mi sarei nemmeno fermato, abbiamo giusto bisogno di un pizzico di sfortuna in più…” le rispose pedante “Dico sul serio Bucciarati…A dir poco è uno di quei posti da ricchi in vacanza o da pezzi grossi in trasferta, con il banco della colazione lungo un chilometro…Come facciamo a permettercelo??”
“Ma tu sai pensare solo al cibo??” lo rimbeccò acida la ragazza.
“Dici così solo perché non vedi l’hotel Trish! Fidati, qui come minimo servono la colazione dolce e salata, fanno le uova strapazzate al momento e il bar è aperto tutto il giorno! Lo penseresti anche tu se guardassi l’ingresso…”
Prima che Trish potesse ribattere dando inizio ad una nuova schermaglia con l’amico, Bucciarati rispose, inarcando un sopracciglio con fare scettico:”Credi davvero che abbiamo attraversato mezza Italia con il portafoglio vuoto Mista?”
“Beh, il mio certamente sì! E poi non eravamo…sponsorizzati?” il giovane si morse la lingua, rendendosi conto appena in tempo che nominare il padre di Trish sarebbe potuto risultare indelicato nei confronti della ragazza.
“E secondo te saremmo partiti da Napoli senza delle finanze di scorta? Fidati, Guido” rispose il capo  sorridendo, dandogli l’impressione di avere perfettamente intuito la figuraccia che aveva rischiato di fare “Ormai dovresti saperlo, non ci siamo mai mossi se non in sicurezza…e inoltre, ritengo una scelta furba fermarci in un posto simile.”
“Perché…”
“Perché è l’ultimo in cui verrebbero a cercarci” rispose Giorno soddisfatto, comprendendo il ragionamento dell’amico “Siamo mal messi, tagliati fuori da qualsiasi contatto e, tecnicamente, disperati” disse “Sarebbe molto più logico pensare che stiamo cercando una sistemazione di fortuna, o peggio, stiamo vagabondando per le strade…nessuno immaginerebbe che ci nascondiamo in un albergo di lusso e soprattutto che siamo rimasti nei pressi del Colosseo piuttosto che fuggire. Sono certo che, se ci stanno cercando, lo stanno facendo lontano da qui.”
“E gli hotel di alto livello sono gli unici con la reception disponibile 24 ore su 24” aggiunse Bucciarati.
“Giorno…” per la prima volta dopo ore Trish si rivolse direttamente al giovane, con una voce più morbida di quanto lei stessa si aspettasse: “Siamo quasi tutti feriti, o almeno stanchi, di sicuro non potremmo fuggire e nemmeno combattere…per quale ragione dovrebbero pensare che siamo riusciti ad arrivare chissà dove?”
Mista lo guardò con la stessa espressione dubbiosa che doveva avere lei in quel momento.
“Perché siamo rimasti nel Colosseo per molto tempo” le rispose gentilmente Giorno: “Chiunque fosse sulle nostre tracce, sempre che ci fosse veramente qualcuno, deve aver pensato che non saremmo tornati indietro dopo la battaglia, ma che ci saremmo semplicemente messi al riparo…in fondo è così che abbiamo fatto fin’ora…” disse abbassando gli occhi,  un’espressione amara disegnata in volto. “In ogni caso” continuò con voce leggera, risollevandosi “un ipotetico qualcuno deve aver pattugliato le strade circostanti per diverse ore, prima di arrendersi all’evidenza che non eravamo più in zona dato che non ci ha visto uscire da lì…so cosa stai per dire” aggiunse, prima che Trish potesse ribattere “Sembra strano che nessuno sia entrato nel Colosseo per controllare se fossimo vivi o morti, o perlomeno che fossimo lì, ma dopo tutto l’accaduto tu ti saresti avventurata a cuor leggero non sapendo cosa poteva aspettarti?”
Trish aprì la bocca per rispondere, ma dovette ammettere in cuor suo che il ragionamento di Giorno era perfettamente logico.
Sin dall’inizio della missione non si erano mai guardati indietro, non si erano fermati nemmeno per piangere o seppellire un amico morto; avevano semplicemente continuato a correre avanti, ancora e ancora, fino alla meta, senza badare a quale fosse il prezzo della corsa e del traguardo.
Perché avrebbero dovuto fermarsi ora?
Tornare al Colosseo per salvare Bucciarati non rientrava nei loro schemi di comportamento e nemmeno restare lì dentro per ore a vegliare su di lui, quell’agire anomalo poteva effettivamente essere la loro salvezza: chi li avesse tenuti d’occhio cosa avrebbe ritenuto più probabile, che avessero continuato ad allontanarsi senza un’occhiata alle proprie spalle o che fossero rimasti lì?
Sentì la ormai familiare sensazione di panico che tornava a punzecchiarla: si sarebbero mai fermati?
Nella necessità di rimanere vigile e pronta a tutto, durante le ultime ore aveva cercato di arginare ogni pensiero di questo genere, relegandolo in un angolo remoto della mente; si era sforzata di concentrarsi sulle condizioni di Bruno, sul dolore di Guido, sulla sicurezza apparente di Giorno per non pensare, ma stava diventando sempre più difficile non lasciarsi vincere dalla preoccupazione.
Dopotutto era rimasta sola al mondo, non aveva più una casa e, per i tre compagni superstiti (a quella parola lo stomaco le sembrò volersi attorcigliare su se stesso), non era altro che una missione da portare a termine…una missione che stava per finire.
Non poteva certo aspettarsi che si facessero carico di lei per il resto della vita, o quantomeno per gli anni che la separavano dalla maggiore età; dopotutto anche loro erano appena dei ragazzi, Giorno per di più era minorenne.
Dove sarebbe finita?
E, soprattutto, con chi?
All’improvviso tutti i timori e le ansie inespresse sembrarono balzare fuori dalla sua mente e invaderle lo stomaco e i polmoni, dandole l’impressione di non riuscire più a respirare.
Oppressa dalle pareti della stanza magica, imprigionata nella sua paura e soffocata da se stessa, fece l’unica cosa che le sembrava sensata in quel momento: uscì senza preavviso dalla chiave.
Per un attimo barcollò sul marciapiede, rischiando di cadere per il contraccolpo che subiva ogni volta che tornava alle sue reali dimensioni proiettandosi fuori dalla stanza; una mano la afferrò dal nulla per il gomito, sostenendola e impedendole di schiantarsi a terra.
Se solo fosse stata più coordinata…o forse erano quegli stivali assurdi che si ostinava a portare, non proprio adatti per un fisico minuto come il suo.
Imbarazzata, cercò di ostentare una naturalezza che non aveva, come se fosse uscita senza apparente motivo perché si stava annoiando e non perché stava rischiando di impazzire; il rossore colpevole che le accendeva il viso non aiutava la sua causa.
“Questo è esattamente il tipo di cosa che non dovresti fare Trish” le disse calmo Bucciarati guardandola di sbieco, mentre Giorno la rimetteva gentilmente in piedi “Di norma sarebbe meglio evitare che tu compaia dal nulla in mezzo alla strada…che succede?” suonava come un rimprovero, ma lui sorrideva.
La ragazza cercò di assumere un tono sostenuto e incrociò le braccia: “Beh, se dobbiamo registrarci all’hotel non penso che dovrei apparire dal nulla in mezzo alla hall, no?”
Perché finiva sempre per fargli il verso, anche quando avrebbe voluto essere seria e ragionevole?? “E poi non ce la facevo più a restare lì dentro, si soffoca e ondeggia tutto” aggiunse cercando di darsi un tono, sventolando una mano davanti al viso color fragola ormai tutt’uno con i capelli; probabilmente stava per sperimentare l’autocombustione umana.
Si diede virtualmente una pacca sulla fronte: ”Che stupida, possibile che finisca sempre per fare la figura della scema??” si autocommiserò.
Bucciarati doveva aver intuito che stava tacendo qualcosa perché non indagò oltre:”Andiamo. Parlerò io con il responsabile alla reception, voi restate in silenzio e cercate di sembrare il più normali possibile” la sua bocca ebbe un guizzo divertito alla vista dei tre compagni; la tartaruga, al solito, era solo l’ultima delle assurdità.
Mista abbassò per un istante lo sguardo i pantaloni rovinati e si calcò il cappello in testa, guardando di traverso Trish che per tutta risposta lo superò con una sdegnosa scrollata di spalle, le braccia incrociate sul petto.
“Spero che lascino entrare gli animali” mormorò fra sé Giorno, seguendo il terzetto su per le imponenti scale d’ingresso.




Nota dell'autrice
Eccomi, anche se con un immenso ritardo sulla tabella di marcia sono tornata!
Questo capitolo era pronto e revisionato da un pò, ma in tutto il delirio delle vacanze e della routine quotidiana se ne stava abbandonato nel mio pc, in paziente attesa.
Sto cercando di venire a capo della questione formattazione html, mi sono accorta che la visualizzazione da telefono è tutta sballata e rende praticamente impossibile leggere. Per questo capitolo mi sono affidata all’editor di EFP e ho dovuto necessariamente modificare qualcosa, spero di riuscire a sistemare tutto in via definitiva al più presto.
Nel frattempo grazie come sempre per aver letto, se la storia vi sta intrigando sappiate che i prossimi capitoli saranno interessanti…e per di più siamo quasi a metà, non crediate che sarà una long-fic o simili, dubito che supererò i 10 capitoli. Se avete voglia di lasciare un feedback sarò più che contenta di leggere i vostri pareri.
Namaste

 

  
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