Storie originali > Introspettivo
Ricorda la storia  |      
Autore: fiore di girasole    09/01/2020    8 recensioni
Chris viene improvvisamente sopraffatto da ricordi che pensava di aver allontanato per sempre, e anche per Eric sarà l'inizio di un nuovo periodo difficile. Ho scelto di scrivere dell'Ommetafobia (paura degli occhi altrui, di guardare gli altri in faccia, di sostenere gli sguardi) - Storia partecipante al contest "Scriptophobia" indetto da Soul_Shine sul forum di efp.
Genere: Angst, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
- Questa storia fa parte della serie 's.k.'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Erano passati alcuni giorni dall'uscita notturna con Eric, quando avevano trascorso la notte di Natale a divertirsi come due ragazzini, nonché come una coppietta. Quell'avventura si era poi conclusa sotto la doccia e, da lì, sotto le coperte...
Christoph non ricordava di aver mai vissuto un'esperienza più catartica e galvanizzante di quella che il suo ragazzo gli aveva proposto e che, sentiva, li aveva uniti maggiormente. Il legame si era rafforzato, tra loro andava tutto a gonfie vele, si amavano sempre di più, eppure qualcosa stonava. Egli era il punto di forza della coppia, il maschio dominante pur essendo meno robusto nel fisico, e nel tempo aveva creato un equilibrio in cui era lui a muovere i fili, a prendere l'iniziativa, a guidare l'altro. Non l'ultima volta, però! La notte di Natale si erano spinti oltre ogni limite, morale e personale.

Christoph si mosse nel letto, aveva ripreso ad agitarsi come non gli capitava da tempo. D'un tratto si sentì invadere da un senso di oppressione e da un caldo asfissiante. Avvertiva il cuore battere forte e la fronte sudata, le mani anch'esse sudate non riuscivano a trovare un appiglio a cui aggrapparsi, e forse quell'appiglio non lo stavano neanche cercando.
Il senso di colpa non gli era mai appartenuto, non poteva essere quello. Doveva trattarsi di un fottuto incubo, e lui doveva solo resistere e aspettare di svegliarsi.

Nel dormiveglia, rivide quella serata come si fosse trattato della replica di un film, solo che non era un film. Nella follia che in quel momento sembrava pervaderlo, notò dettagli che pensava di non aver visto e ai quali non aveva prestato la minima attenzione. Eric, poi, era stato così gentile da premurarsi che non vedesse mai gli occhi delle vittime! C'era la quasi totale oscurità, era difficile vedere cosa stava succedendo, figurarsi incrociare gli sguardi! In fondo si erano divertiti tanto anche per questo, perché per la prima volta avevano fatto affidamento più sul tatto che sulla vista; avevano udito i cuori delle loro vittime battere di affanno per lo scontro fisico e per la paura della morte incombente; aveva trovato inebriante l'odore del sangue, il fetore del viottolo, il calore e l'odore del fuoco... E, dopo giorni, senza motivo, ecco affacciarsi alla mente i ricordi di ciò che non aveva visto. Ed erano così vividi!
Rivide schizzi di sangue imbrattargli il costume da Santa Claus, i suoi guanti bianchi diventare rossi e se stesso che, con spregio, li strofinava sui vestiti per pulirli alla meglio, orgoglioso di aver scelto l'unico costume capace di nascondere l'evidenza di un delitto anche in piena luce. All'occorrenza, si sarebbe disfatto della barba finta. Cos'aveva sbagliato? Non si era dato il tempo di guardare gli occhi di quello stronzo che pochi minuti prima aveva tentato di accoltellarlo, meritandosi una punizione definitiva. Mentre sentiva il suo sangue inzupparlo, aveva solo guardato quel colore! L'aveva osservato così intensamente che la sua vista era offuscata da quel rosso intenso e, solo dopo, lo sguardo si era posato sui guanti e sul proprio vestito. Alla fine, con l'esperienza dell'abitudine, aveva strappato un pezzo di tessuto con cui aveva bendato il cadavere e anche il suo ragazzo aveva avuto cura di eseguire il solito rituale. Fosse dipeso da quest'ultimo, non avrebbero perso tempo a farlo, ma loro due avevano diversi tipi di sensibilità. Della preda del suo ragazzo non aveva visto niente, nemmeno di sfuggita, e questa consapevolezza aumentò l'agitazione che provava.
Perché ricordava così vividamente di avergli lanciato il sacco strappato affinché lo usasse anche lui?
Perché ricordava di avergli visto eseguire alla perfezione tutta la procedura?
Perché era stato così stupido da guardare?

Questo pensiero lo mandò in paranoia. Forse aveva visto quegli occhi: gli occhi di un morto! Come quelli di sua madre, quelli di Alan, quelli che aveva strappato al farabutto che lo fece sentire una puttana, e non era bastato neanche staccargli il braccio che l'aveva toccato avidamente.
La sensazione di lascivia che sentiva addosso ogni volta che il ricordo riaffiorava alla mente, era lì ancora una volta, assieme allo sguardo compiaciuto del farabutto.

E così vide di nuovo alternatamente il ricordo di occhi che l'amavano diventare vitrei, rivide occhi magnifici quando lo guardavano da vivi e poi spenti, quasi opachi, quando rivolse loro lo sguardo successivo. Vide occhi sprezzanti guardargli dentro, scavare nella sua coscienza, roderlo nell'anima fino al cervello, quegli occhi che per tanti mesi giurava di aver coperto con la premura di non rivolgere loro il minimo sguardo. E, per ultimi, rivide gli occhi bellissimi e vivi, di un caldo color miele, che brillavano per lui, colmi di amore, di complicità e di desiderio: quelli del giovane che gli dormiva accanto in quel momento. Occhi che scrutavano nello stesso abisso dei suoi e guardavano al posto suo, occhi che da soli si facevano carico del peso di tutto quell'orrore.

Urlò, ed Eric accese subito la luce per consolarlo. Il ragazzo in cuor suo sapeva bene cosa gli stava succedendo: lui non aveva affatto superato quel lutto, non ci riusciva, non l'avrebbe superato mai. Ancora una volta, il più giovane dovette mettersi il cuore in pace, probabilmente per sempre. Tutto ciò che poteva fare era continuare ad amare Christoph e stringerlo a sé quando questi ne aveva bisogno, come in quel momento.
Piansero tutti e due, Eric colpito al cuore dall'ennesima consapevolezza che il suo uomo non sarebbe mai stato completamente suo; Chris dalla disperazione che quegli sguardi riaffiorati alla memoria sembravano volerlo dilaniare per vendicarsi.
Quest'ultimo allentò la presa del suo uomo, chiuse forte gli occhi e prese a colpirsi la testa coi pugni chiusi, per stordire quelle visioni, allontanare quegli sguardi. Da bambino aveva sperimentato le allucinazioni ipnagogiche e, quelle poche volte che aveva vissuto quell'esperienza da crepacuore, bastava accendere la luce e le visioni sparivano. Lui però non era più un animo puro e suggestionabile, era uno stronzo spietato, il criminale più pericoloso, un folle un assassino per hobby, un maniaco che andava a caccia di uomini perché giocare a fare il predatore sessuale glielo faceva venire più duro.
«Spegni la luce, spegni!»
«Chris, volevo solo aiutarti.»
«Non voglio vedere niente, non voglio vedere più niente.»
«E pensi che spegnendo la luce risolvi tutto?»
«Le visioni non peggiorano, ma almeno non ne avrò altre.»

Eric lo abbracciò di nuovo, lo strinse a sé per consolarlo e lasciò che l'altro gli poggiasse la testa contro il petto, perché il martellare ritmico del suo cuore lo tranquillizzasse. Ci volle un tempo indefinito prima che Chris smettesse di percuotersi e di singhiozzare. Purtroppo la fobia per quegli sguardi, che sembrava quasi superata, era tornata all'improvviso, andando a disperdere la loro nuvola di felicità.

«Ci sono io con te. Andrà tutto bene, presto passerà tutto.»
«No, non è vero. Non passerà mai.»





Questa storia partecipa al contest sulle fobie intitolato "Scriptophobia", indetto da Soul_Shine sul forum di efp.

La fobia di cui ho scelto di narrarvi è l'Ommetafobia (paura degli occhi altrui, di guardare gli altri in faccia, di sostenere gli sguardi).

Qualcuno di voi potrebbe aver notato che tra le varie cose l'ho segnata come "missing moment" in quanto è uno spaccato di vita di due personaggi di una mia serie. Questo contest mi ha dato l'idea e l'opportunità di chiarire meglio come funziona la psiche malata di uno di loro, per cui grazie, Soul, per averlo creato.
Questo raccontino si può definire il seguito di "Ai cattivi, il carbone!"
  
Leggi le 8 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Introspettivo / Vai alla pagina dell'autore: fiore di girasole