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Autore: vanessie    10/01/2020    1 recensioni
La storia sviluppa alcuni personaggi di mia invenzione presentati nella fanfiction "Sunlight's Ray".
Una vicenda ricca d'amicizia, amore e problemi della vita quotidiana con cui ogni adolescente si trova a fare i conti...narrati da una prospettiva femminile e maschile. Non mancherà un pizzico di fantasy e un richiamo ai personaggi originali della Meyer!
Per avere una migliore visione delle cose sarebbe meglio aver letto Sunlight's Ray 1-2-3, in caso contrario potete comunque avventurarvi in Following a Star!
Genere: Fantasy, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Sunlight's ray'
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FOLLOWING A STAR

 

Capitolo 197

“Domanda chiave”

 

 

POV Evelyn

Ero con Jennifer all’aeroporto, nel settore degli arrivi internazionali. Aspettavo con ansia che Kevin uscisse da quelle porte, dopo quindici giorni di lontananza. Sullo schermo compariva già da un po’ la scritta atterrato, accanto al suo volo. Ero così impaziente di riabbracciarlo, di dargli un bacio, di respirare il suo profumo…anche Jen ne aveva sentito tanto la mancanza e mi ero detta che appena lui sarebbe uscito dalla porta scorrevole, avrei lasciato nostra figlia camminargli incontro. Qualche passeggero cominciò ad uscire, non sapevo se fossero quelli del suo volo, ma ne ebbi conferma quando un ragazzo uscì con la bandiera a stelle e strisce. Lo riconobbi alla svelta, portava dei pantaloni comodi e una canotta, in mano aveva la felpa con cerniera e la sua carnagione abbronzata riluceva di splendente bellezza, mentre le sue braccia muscolose si aggiudicavano il primo premio per la loro sensualità. Aveva lo zaino in spalla e gli occhiali da sole.

 

cap-197

 

Si fermò ad aspettare che Jennifer lo raggiungesse con le sue piccole gambe, lasciando il trolley al suo fianco. La osservava con il sorriso sulle labbra, chissà quanto gli era mancata!

Restai un pochino distante per lasciargli apprezzare in pieno quell’abbraccio. Lui si abbassò quando la bambina gli fu vicina e allungò le sue braccia per stringerlo a sé. Si sollevò gli occhiali da sole sulla testa e la prese in collo, dandole dei baci. Camminò verso di me mentre Jennifer gli toccava il viso e anche noi ci abbracciammo. Gli cinsi la vita tenendolo stretto, mentre lui con il solo braccio destro libero mi cinse le spalle e risalì poi con le dita infilandole nei miei capelli. Mise Jennifer nel passeggino e riservò un abbraccio e un bacio solo per me.

 

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“Mi sei mancato da morire!” esclamai “Anche voi mi siete mancate” rispose. Sollevai il capo dalla sua spalla e incrociai il suo sguardo, poggiò le labbra sulle mie e dopo qualche innocente bacio a stampo, me ne diede altri intensamente profondi. Ero felicissima che fosse lì con noi, ora la nostra famiglia era di nuovo unita e a me bastava questo per stare bene. Ci staccammo prima che qualcuno ci denunciasse per atti osceni in luogo pubblico e davanti ad un minore. “Il volo è andato bene?” gli domandai mentre lui aveva rimesso Jen in piedi sul pavimento e stava infilando la felpa con cerniera “Benissimo, sono spaesato per il fuso orario, ma mi passerà” rispose. Tirò fuori dallo zaino il giubbotto e lo indossò “Com’era il tempo a New York?” “Freddo, qui com’è?” domandò “Freddo e umido, indovina? Piove!” esclamai ridendo. Kevin riprese in braccio nostra figlia e trascinai io il suo trolley perché volevo che mi tenesse abbracciata mentre camminavamo verso la fermata della metropolitana. Salimmo a bordo e lo lasciai accomodarsi a sedere con la bambina sulle ginocchia. La valigia era incastrata al sicuro al suo fianco, nello spazio vuoto. Restai in piedi a guardarli, mentre Jennifer giocava con le mani di suo padre e si voltava spesso a sorridergli. “Come sei bella!” esclamò lui alzando gli occhi su di me.

 

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Sorrisi come una tredicenne al primo complimento da parte di un ragazzo “Grazie” risposi “Che mi hai preparato di buono per cena?” “Brasato di carne con carote, cipolle e patate” risposi “Mmmm buono, mi sono mancate le tue ricette” “Insomma il convegno è andato bene?” chiesi “Benissimo, è stato impegnativo seguirlo per due settimane e soprattutto lontano da voi due, però sono contento di aver partecipato, è stata davvero un’occasione importante” spiegò. Il signore accanto a mio marito scese, quindi mi sistemai al suo fianco. Lui si girò leggermente da un lato, facendomi poggiare le cosce sulla sua gamba e tenendomi una mano sul viso, con cui accarezzava la mia pelle, mi sollevava il mento quando voleva darmi qualche bacio o invitarmi a guardarlo negli occhi. “Mi dispiace tanto, ma avrai una marea di camicie e di giacche da lavare e stirare” sussurrò “Non importa” “Se vuoi le porto in lavanderia, sono almeno una decina” aggiunse “No, davvero, non serve. L’importante è che sei qui, il resto è superfluo” dissi. Ci sorridemmo a vicenda, assaporandoci senza minimamente pensare che eravamo in mezzo ad altre persone. Jennifer stranamente non cercava di attirare l’attenzione su di sé, forse anche lei aveva capito che avevamo bisogno di scambiarci delle tenerezze. “Hai incontrato qualcuno che conoscevi al convegno?” gli domandai “Sì, alcuni veterinari irlandesi e inglesi che avevo conosciuto a Londra al corso d’aggiornamento e poi…” “Poi?” “Una persona con cui ho lavorato nella clinica di Port Angeles” disse “Chi? Oliver West?” domandai ricordando il nome di un suo ex collega che avevo conosciuto anni fa al convegno di Belfast. “No, Susan Carter” “Susan quella…con cui sei uscito quando ci siamo lasciati?” gli domandai “Quella con cui sono uscito 3 volte, sì, lei” rispose “Ohhh e…vi siete salutati?” aggiunsi tentando di mostrare indifferenza e ricordando che la loro breve frequentazione era finita perché lei era assurdamente gelosa di Kevin e mi aveva anche simpaticamente definita una troia. “Ci siamo salutati. Mi ha detto che è fidanzata seriamente da qualche anno e che è molto innamorata” “Wow” risposi ironica “Le ho detto che sono sposato e ha visto la foto dello sfondo del mio telefono con te e Jen. Mi ha fatto i complimenti per la bambina e ha detto che le dispiace per come si è comportata con me in passato, si è scusata” chiarì “E ti sono sembrate scuse sincere?” “Sì. Dice che è andata da una psicologa e che ha fatto un percorso per migliorare se stessa e il suo comportamento con gli altri” “Ma che bella notizia!” esclamai con il tono sufficientemente contrariato. Kevin restò in silenzio ad accarezzare con il pollice la mia guancia “Che c’è Evy? Ti scoccia che l’abbia salutata?” “No” “Mica potevo essere tanto maleducato da ignorarla! E poi, in qualunque modo siano andate le cose tra me e lei…beh comunque in quel brutto periodo lei mi ha aiutato, mi ha fatto uscire di casa e mi ha tenuto compagnia. Abbiamo parlato tanto” “Ma certo…” “So che non ti piace l’idea, ma seriamente non volevo comportarmi da incivile e negare un ciao a una ragazza che ha sbagliato con me, ma che dall’altro lato mi ha anche dato la sua amicizia” disse. La sua amicizia…e tutto il discorso rapporti intimi dove lo metteva? Meditai se rispondergli o meno con la frase che mi era saltata in mente spontaneamente, sebbene fosse poco garbata gliela dissi “Ti ha dato l’amicizia e non solo” affermai. A lui scappò un sorriso “Non hai nessun motivo per essere gelosa, eri al primo posto nel periodo in cui sono uscito con Susan e lo sei tuttora” “Lo spero” sentenziai “Non hai bisogno che te lo dica, lo sai da sola” “Uhm” “Dai dimentichiamola, dammi un bacio” disse prendendosi la mia lingua. Lo assecondai gustandomi il piacere di sentirlo mio, ma ero una donna e una domandina a tradimento gliela volevo proprio fare. Quando ci staccammo diversi baci dopo iniziai a distrarlo per poi sferrargli la domanda chiave. “La tua camera al decimo piano aveva una vista stupenda!” esclamai “Sì è vero” “Che numero di camera avevi?” chiesi “1021” disse, dove 10 indicava il piano e 21 la stanza, annuii “Non sono mai stata in un hotel grattacielo!” esclamai “Ti ci porterò prima o poi” “E Susan in che camera era?” domandai osservandolo dritto negli occhi sia per vedere la sua reazione, sia perchè Kevin non sapeva mentire e il suo sguardo lo tradiva se solo tentava di farlo. “Boh e che ne so” rispose, gli sorrisi rincuorata, non sapeva dove fosse la camera di quella stronza che ancora mi faceva ribollire il sangue nelle vene, sia perché senza neppure conoscermi mi aveva definita una puttana, sia perché mi infastidiva pensare che avesse avuto con Kevin quell’intimità. Era successo solo 3 volte, o almeno così mi aveva detto lui, ma comunque l’idea che lo avesse accarezzato, baciato, toccato e che mio marito avesse messo le sue parti intime a contatto con quelle di lei mi accendeva un istinto omicida. “Voglio fare una vacanza a New York solo con te” bisbigliò Kevin al mio orecchio e poi aggiunse sempre sottovoce “Voglio portarti in inverno, quando c’è la neve e tutto è più romantico. Voglio girare per la città, farti fare shopping sulla Fifth Avenue, andare da Starbucks e poi tornare in hotel e starcene nudi sotto alle coperte a fare l’amore come se fosse la nostra luna di miele” sussurrò “Mi piacerebbe…” sospirai. Mi baciò lentamente, Jennifer mi toccò le mani ma io avevo quasi scordato il mio ruolo da mamma mentre sognavo una vacanza solo nostra, per concederci del tempo esclusivo per noi due, come non accadeva da quando la bambina era nata. “Ohhh i giovani d’oggi!” esclamò una signora anziana seduta dal lato opposto rivolgendosi alla sua amica. Lo aveva detto piano, ma lo avevo sentito e avevo come il presentimento che parlasse di noi. Staccai appena le labbra da Kevin e notai che ci lanciavano delle occhiate. Lui si riprese altri baci ed io chiusi gli occhi, ignorando il resto “Davanti alla bambina potrebbero almeno contenersi un po’” rispose l’altra anziana vicina. Smettemmo di baciarci e sinceramente quel commento mi deludeva alquanto. Sì è vero che eravamo sulla metropolitana e in presenza di nostra figlia, ma non ci vedevamo da 15 giorni e non stavamo facendo niente di male. Restai con la testa sulla spalla di mio marito e intuii che anche lui doveva aver capito che parlassero di noi. “Ma secondo te sono almeno sposati? Mi sembrano così giovani! Lei soprattutto” sussurrò la prima signora “Ora alla prossima le rispondo male!” esclamò Kevin “Lasciale perdere, dai” gli dissi “Secondo me non sono sposati. Lei sembra una ragazzina…sai come sono fatti i giovani d’oggi, le ragazze soprattutto. Si concedono a destra e a manca e sarà rimasta incinta!” esclamò la seconda signora. Ohhhhhhh andiamo! Quei pettegolezzi cattivi e per giunta sessisti sulle ragazze facili mi mandavano in bestia. Potevo anche dimostrare meno dei miei 30 anni, ma spettegolare sul fatto che non fossimo sposati, o che fossi rimasta incinta per errore proprio non mi andava giù. E poi non l’avevo data a destra e a manca! Kevin era stato il primo con cui avevo fatto l’amore, nei due anni in cui ci eravamo lasciati ero stata occasionalmente con 3 ragazzi, non ne andavo fiera, ma volevo proprio vedere quante altre ragazze erano arrivate vergini a 21 anni! Ben poche! “Mi dispiace tanto deludere le vostre aspettative signore, ma abbiamo 33 e 30 anni, siamo sposati da tre anni e mezzo e mia moglie non è rimasta incinta per caso. Nostra figlia l’abbiamo voluta” affermò Kevin. Le signore imbarazzate si zittirono all’istante e puntarono lo sguardo altrove. Ci alzammo perché eravamo giunti alla nostra fermata. Kevin prese la valigia ed io tenni Jennifer per mano per farla camminare. Scendemmo e infilai due dita nella tasca posteriore dei pantaloni di Kevin per richiamare la sua attenzione “Non importava che dicessi quelle cose alle due signore” affermai “Beh non mi andava che sparlassero di te, di me e di nostra figlia. Si sente continuamente dire in giro: ah questi giovani sono maleducati, questi giovani non hanno voglia di far nulla, questi giovani qui, questi giovani lì. Che palle! Io sono giovane, educato, non parlo male degli altri, mi faccio i fatti miei, ho voglia di lavorare e devo essere giudicato perché bacio mia moglie?” “Oh non arrabbiarti con me!” esclamai ridendo “Almeno si saranno rese conto della figura di merda che hanno fatto” aggiunse “Kevin, non dire le parolacce davanti alla bambina” lo esortai “Sì scusa” rispose. Camminammo fino a casa ed entrammo.

 

NOTE:

Buon pomeriggio, finalmente la famiglia si riunisce! Kevin rientra a Dublino, dove Evelyn e Jennifer non vedevano l'ora di riabbracciarlo. Kevin sa che in un rapporto serio e rispettoso la sincerità è fondamentale, per cui racconta a sua moglie di aver incontrato Susan a New York, una vecchia collega con cui aveva avuto una breve frequentazione molti anni prima. I due si chiariscono, con tanto di domanda subdola di Evelyn, grazie alla quale capisce che Kevin non le ha nascosto nulla. 

Qualche commento di vecchie pettegole che non manca mai ^___^ ma la felicità di questa riunione familiare non si lascia di certo offuscare! Vi aspetto venerdì,

Vanessie

   
 
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