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Autore: Star_of_vespers    10/01/2020    3 recensioni
L'umanità è stata decimata da un nuovo pericolo. Near ha centotre anni, ormai vecchio si ritrova a lasciare il comando ad una giovane ed inesperta ragazza, nonché una scienziata molto abile. Quest'ultima grazie ad un patto segreto stipulato con il re degli Shinigami, è riuscita a riportare in vita Mello e Ryuzaki nonché il vecchio L.
La ragazza è mossa da una questione personale, anche se ormai intenta a riportare l'umanità sulla terra, bloccata su Marte da ormai troppo tempo.
Dal testo:
-Porgo ad entrambi, i miei più distinti e affettuosi saluti- il suo sguardo determinato scivolò tra gli occhi azzurrissimi di Mello che impassibile l’ascoltava, poi si spostò sul vecchio L e debolmente gli sorrise.
-Conosco già tutte le vostre domande …- seguitò determinata, continuando a parlare sostenuta dallo sguardo fiducioso di Near che la fissava nella penombra.
-Conosco quelle che un tempo erano le vostre certezze. Ma siete ritornati, dalla morte- sentenziò infine.
Vi assicuro che vi farò rimanere con il fiato sospeso! sarà una storia piena di azione, mistero, amore, e tantissimi colpi di scena.
Genere: Fantasy, Romantico, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: L, Light/Raito, Mello, Nuovo personaggio, Shinigami
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Alleanza: fazione che si oppone allo shinigami Light.

Ribellione: seguaci shinigami/uomini di Light, banditi dal re degli shinigami.

Losiliani: fazione pacifista, garante della razza umana, residente su Marte

Intoccabili: coloro che, non avendo un nome, sono immuni al Death Note.

Dispersi: per lo più cannibali, coloro che dopo la guerra, non avendo trovato riparo, si sono smarriti, abbandonando il lume della ragione. Senza né cibo né acqua, hanno divorato ogni cosa, uomini, donne, bambini, animali. Divenendo pazzi e abbandonati alla loro misera condizione

 

 

 

 

 

 

 

Scintillanti scoperte:

 

 

 

Quando quel proiettile trapassò la testa del clone che Matryel aveva ideato, fuoriuscirono delle scariche elettriche. La scienziata per evitare di rimanere folgorata, avvicinò la sua mano al viso, spostandosi inevitabilmente. L’odore di silicone bruciato infastidì parecchio la donna, come il comportamento di Mello.

Era successo tutto velocemente. Lui aveva sparato senza porsi nemmeno una domanda, distruggendo completamente il suo lavoro, e che lavoro!

Aveva trascorso un mese per ideare quel robot, riproducendo alla perfezione le stesse caratteristiche che contraddistinguevano Elrien. Dai lunghi capelli scuri, agli occhi, alla pelle, morbida quanto quella reale. Ai vestiti, all’espressione. Per non contare l’intero meccanismo interno, ideato per far muovere quel clone a suo piacimento. Tutti quegli sforzi erano stati eliminati in un istante. Da Mello.

Abbassò lo sguardo persa. Non riusciva a comprendere a pieno le sensazioni che al momento avvertiva. Le tremarono le mani, sentiva un bruciore allucinante agli occhi, ed un inspiegabile voglia di piangere. Serrò le palpebre e ricaccio le lacrime. Non poteva crollare, anche se si sentì molto ferita, quasi come se fosse stata colpita in prima persona. E lo era. Ripensò a tutti i suoi sforzi, alla volontà che la spingeva a continuare a lavorare in quelle notti, perdendo ore e ore di sonno. All’amore che ci aveva messo, speranzosa di ritrovare Elrien. Lei aveva messo il cuore e lui aveva frantumato tutto in un secondo senza pensarci.

Ma perché continuava a comportarsi in quel modo? Cosa gli aveva fatto?. Avvertì un pesante groppo al cuore, ma non riuscì a distinguere la causa. Troppo sensazioni concentrate in un piccolo l’asso di tempo. Era nervosa, perché Mello aveva rovinato il suo clone; frustata, poiché tutti i suoi sforzi erano stati annientati dal ragazzo, che senza riflettere aveva distrutto ogni cosa: i suoi piani, il suo lavoro, per non parlare di tutte quelle ore trascorse senza dormire.

Tutte le sue speranze erano cadute a terra, sparse nel pavimento bianco della sala. Aprì gli occhi e si chinò per raccogliere vicino ai suo piedi un piccolo alimentatore di energia. Lo strinse tra le mani, pareva che volesse lasciare il segno nella sua pelle.

Avvertì inspiegabilmente la voglia di piangere, e versare tutte le lacrime che aveva in corpo. Ci aveva messo il cuore, forse per questo si sentiva distrutta? Conscia di aver aggravato ulteriormente la situazione di Elrien. Le aveva promesso che sarebbe andata in quel valico per riprendersela, ma senza quel clone non poteva assolutamente muoversi. Cosa mai avrebbe potuto fare? Quel robot serviva da diversivo. Lo  avrebbe lasciato a posto della bambina per poi riprendersela, ma adesso ciò che stringeva in mano, era solo l’amara consapevolezza di non poter far nulla.

-Se solo capissi ciò che hai fatto!- non lo guardò negli occhi, era troppo addolorata. Continuava a rimanere inginocchiata sul pavimento. Percepì ugualmente l’occhiata di Mello sul suo corpo. Quello sguardo disarmante non attirò la sua attenzione. Era troppo concertata a riprendere in mano i residui del suo lungo lavoro. Le sembro che apposto di quegli ingranaggi stesse raccogliendo i pezzi del suo stesso cuore. Nessuno aveva distrutto un suo lavoro in quel modo, sfumando ogni sua rosea aspettativa.

-A me pare che tu non volessi capire ciò che stavi per fare!- la fissò prepotentemente, china sul pavimento non aveva voltato il viso verso di lui nemmeno un istante, ma anche se Matryel in quel momento era addolorata, Mello al contrario si sentiva parecchio sollevato. La donna era furba, voleva scambiare il clone con la bambina, ma il rischio, senza nessuno a guardarle le spalle, era enorme, anzi lo sarebbe stato ugualmente, anche con un’intera squadra. Lui non poteva lasciarla andare, consapevole di tutti i pericoli che correva. A Mello, Matryel serviva viva e vegeta.

Dopo aver lanciato l’ultima occhiata alla ragazza, che in quel momento non lasciava scoperto il volto, celandolo, dietro il suo manto setoso di capelli, Mello come se nulla fosse abbassò il suo braccio riponendo nella custodia la pistola. Staccò velocemente un pezzo di cioccolato, mentre esaminava il corpo tremante di Matryel. La studiò per diversi istanti, finché quest’ultima piano si rialzò dal pavimento, senza contraccambiare quello sguardo.

-Non voglio vederti, mai più…- strinse i pugni, osservando il robot. Constatò che aveva un evidente buco in testa, dal quale fuoruscivano scosse di elettricità blu. Sicuramente i circuiti erano stati distrutti. Aveva inserito parte dell’alimentatore proprio nella testa -Mai più…- scossa serrò le palpebre, girando le spalle a Mello.

-Quello che tu voglia non mi interessa particolarmente L. Penso tu lo abbia capito. Quindi d’ora in avanzi cerca di ragionare e di non agire impulsivamente come hai fatto fin ad ora!- serioso puntò i suoi occhi azzurri sulle spalle rigide della donna.

-Basta… non continuare. E pensare che hai ricevuto solo bene da me. Perché ti comporti in questo modo?!- si voltò di poco, ma evitò sapientemente di incrociare quegli occhi, coperta dai capelli scuri.

-Ti ho già detto una volta che non mi sento in dovere nei tuoi confronti- spiegò pacato, irritando volutamente la ragazza. 

-Io non ho intenzione di ascoltare una sola parola… non ascolterò più nulla- strinse i pugni ed adirata lo abbandonò, iniziando a correre lontano da lui, diretta verso l’uscita che aveva dinanzi.

Mello non le rispose, semplicemente con parsimonia la seguì. Quella ragazzina pareva dargli filo da torcere, ma l’avrebbe sottomessa al suo volere, ne era sicuro. Si allontanò dal grande monitor e raggiunse anche lui l’uscita, osservando Matryel correre lungo quel corridoio.

Con il cuore in tumulto e nelle orecchie il rumore assordante di quello sparo, Matryel iniziò a correre, come quando da bambina giocava con Risa, speranzosa che la sorella non la raggiungesse. Non riuscì a trattenersi e osservando furtivamente le porte metalliche del corridoio, con nel petto una miriadi di sensazioni, iniziò a piangere, ma non comprese nemmeno appieno il motivo. Voleva piangere dal primo momento, voleva sfogarsi, urlargli contro, ma riuscì sapientemente a mantenere il controllo, anche se in quel momento le risultò impossibile bloccare una sola lacrima. Quel corridoio stretto era completamente isolato, Matryel ne fu contenta, non voleva farsi vedere da nessuno, né dai soldati, né da Mello. Per questo era corsa senza nemmeno guardarlo in faccia.

Le lacrime le caddero copiose, sulle guance fredde e rosse, sulle labbra carnose, bagnando nel tragitto anche la maglia che indossava. Strinse i pugni, continuando a muoversi all’interno di quel bianco corridoio, pieno di porte e di luci a led. Dalla bocca le fuoruscì un singhiozzo, tossì poco, per evitare di affogarsi, le mancava l’aria, ma nonostante ciò, continuava a correre e davanti i suoi occhi quelle luci si mischiarono con l’argento delle porte in metallo.

-Datti una calmata e fermati ragazzina!- quella voce le fece gelare il sangue nelle vene. Non poteva crederci: Mello la stava seguendo. Non si era accorta, troppo presa dalle sue sensazioni, ma non si creò particolari problemi, semplicemente lo ignorò, asciugando con la manica della maglia le lacrime che aveva appena versato.

-Non farti rivedere!- incrociò le braccia e decisa più che mai si diresse verso l’ultima porta infondo a quel corridoio. Non si chiese nemmeno di chi fosse quella camera, sicura di trovarla vuota. Le prime stanze nella base lo erano sempre state, i soldati per evitare di ascoltare i rumori procurati dal suo stesso lavoro, preferivano riposare nel secondo corridoio, isolati da ogni fastidio.

Svelta afferrò la maniglia della porta, percependo un inconfondibile odore di cioccolato. Non si voltò nemmeno quando i passi di Mello si fecero più attigui. Svelta piegò la maniglia e si introdusse nella stanza, richiudendo la porta di metallo. Cercò frettolosamente di chiudere  la serratura per impedire al ragazzo di entrare, già percepiva i suoi movimenti e visto che le mani le tremavano vertiginosamente, non riuscì ad ostacolarlo. Semplicemente quando Mello aprì di poco la porta, si girò e cercò col suo peso di richiuderla. Inutile dire che non ci riuscì, il ragazzo dopo aver aperto un po’, spinse con decisione ed entrò in quella camera con lei.

L’aveva seguita subito. Non poteva perderla d’occhio, sicuro che avesse potuto combinare qualcosa. Mentre correva lui le era dietro, camminando rapidamente per non perderla di vista.

Matryel non osservò la camera un solo istante. Solo quando Mello entrò chiudendosi la porta, lei si avvicinò ad una scrivania, osservando distrattamente un plico di libri. Quella stanza era immersa nella penombra. Nella parete frontale una piccola finestra ovale la illuminava di poco. Matryel sospirò pesantemente tappandosi la bocca con una mano. Se non si fosse trattenuta i singhiozzi le sarebbero usciti dalla gola, ma non voleva assolutamente. Non voleva che Mello la guardasse in viso. Troppo orgogliosa per mostrarsi a lui, gli diede le spalle allontanandosi. Non osò nemmeno girare il volto di un centimetro, piuttosto si avvicinò ad una parete. La muffa ricopriva l’intera stanza, causando un pesantissimo odore che non gradì proprio.

-Perché scappare in quel modo?- Mello la scrutò impassibile. Non poteva vedere molto, oltre i lisci capelli e le gambe snelle. Non le si avvicinò rimanendo lontano.

-Perché mi perseguiti? vattene!- la sua voce era bassa ed incomprensibile.

-Per evitare che tu faccia scemenze ragazzina- rispose cinico, muovendo qualche passo in direzione della donna.

-Pensavo non ti interessasse molto di me…-

-Infatti. Torna immediatamente dov’eri, o giuro di chiuderti a chiave in questa stanza per il resto della giornata, a te la scelta !- i capelli gli incorniciavano quel volto da angelo dannato. Era bello quanto il paradiso e invitante quanto l’inferno.

-Lasciami sola… e non farti più rivedere!- digrignò i denti, scagliando un pugno contro il muro. Doveva sfogare in qualche modo quella collera. Mello aveva distrutto tutto ciò che aveva creato, ore di lavoro bruciate in un secondo. Ma non le importava molto del tempo perso, ma di Elrien si! Eccome se le importava.

-Se non mi interessassi al momento, ti assicuro che non avresti di queste preoccupazioni! Inoltre tu mi hai riportato in vita, ricordi! …- derisorio le si avvicinò. Matt udì il rumore dei suoi denti, e dei suoi denti che mordevano quella cioccolata.

-A quanto pare sei l’unica che può patteggiare con il re degli shinigami. Non penserai di sfuggirmi!- rimase allibita da quella dichiarazione. Schiuse la bocca sorpresa. Le lacrime in quel minuto le si ghiacciarono dentro gli occhi. Dunque lui voleva usarla. Essendo l’unica in grado di parlare con il re, poteva comprendere solo ora l’intenzione dell’uomo.

-Dopo quello che hai fatto… non ti rivolgerò più la parola!- disse con un filo di voce, percependo le guance punte dal freddo della stanza.

-Esagerata. Reagire così per un giocattolo. Sei l’allieva perfetta di quel nanerottolo di Near non ci sono dubbi! proprio una bambina!- la provocò continuando a staccare pezzi di cioccolato. Si trovava dietro di lei, per tutto il tempo aveva osservato le sue spalle, senza toccarla.

-Sei un’insensibile. Quel clone è frutto di un duro lavoro! E mi serviva per salvare Elrien. Ma tu non hai pensato a nulla. L’hai distrutto, eliminando ogni speranza. Io non potrò più salvarla e questo a causa tua!- si sentì profondamente afflitta. Strinse i pugni tremando incollerita. Chiuse le palpebre e quando dopo parecchi istanti li riaprì, avvertì le sue lacrime, percorrere il suo viso. “Bambina”, l’aveva chiamata in quel modo. Ma tutto ciò che stava facendo da una vita, da quando aveva ricordo era lavorare, incessantemente per il bene di tutti. Ma lui non aveva capito quanto ci tenesse ad Elrien. Lui non aveva capito che era disposta a tutto pur di rincontrarla. Lui aveva sparato  alla sua ultima speranza.

-Mello ti ho sempre apprezzato…- non riuscì a mascherare la sua voce rotta dalle lacrime. L’uomo fu sorpreso da quelle parole, non che non lo sapesse, ma non se le aspettava in quel momento.

-Ma oggi …- Matryel si voltò, voleva vedere la sua faccia, per capire se fosse un po’ dispiaciuto o avesse ancora quell’espressione severa e disinteressata.

-Mi hai spezzato il cuore!- quando si voltò, Mello osservò bene il suo volto completamente bagnato, ne rimase colpito. Aveva gli occhi velati da una tristezza profonda, le guance umide, dal mento le gocciolavano le lacrime. Tremava come una foglia. Matryel fissò Mello. Era stupito, quasi come se non si aspettasse quella reazione, i suoi occhi curiosi la guardavano, senza dire nulla.

Lei indignata lo superò, non voleva offrirgli quello spettacolo, ed anche se lui pareva silenzioso, non poteva farsi abbindolare dalla sua espressione interessata. Non si sarebbe più fatta prendere da nulla. Chinò il capo e silenziosamente lo lasciò all’interno di quella scura stanza, senza aggiungere nulla e senza essere bloccata.

Stremata si diresse verso quella che era la sua camera. Voleva chiudersi là dentro, non voleva vedere nessuno, aveva bisogno di sfogarsi come meglio desiderava.


Su Marte:

 

 

 

 

 

-Ryuzaki non guardare le ragazze in quel modo!- appena si erano introdotti dentro Losiliel, più volte durante il cammino Risa aveva strattonato il vecchio L, curioso di osservare le donne che gli mandavano dei baci con le mani. Mezze nude quelle ragazze li avevano raggiunti subito. Le loro vesti erano preziose e incantevoli, parevano principesse di una terra antica. Quegli abbigliamenti sfarzosi incuriosirono parecchio il vecchio L, ricordandogli quasi gli abiti tipici dell’antica civiltà indiana. Tutta la città del resto pareva persa in un remoto tempo, caratterizzata dal lusso e dal benessere comune dei propri abitanti.

-Ryuzaki!- Risa lo fulminò con un’occhiata. Camminava affianco a lui, lungo il percorso di marmo bianco. Delle alte liane percorrevano armoniosamente le mura di quelle abitazioni, circondando quell’angelico cammino. Il terreno sabbioso era cosparso da petali e cristalli, gemme preziose di diverse grandezze e colori. Gli uomini procedendo parevano parecchio attirati da questi gioielli al suolo, intrappolati nei granelli di sabbia rossa.

-Ma sono loro che si comportano in modo strano non trovi Risa?!- l’uomo ricambiò velocemente lo sguardo della donna, allargando un sorriso sulle sue labbra, ascoltava in silenzio un’allegra melodia. Ryuzaki con le mani in tasca scrutò in lontananza un grosso mercato lungo una delle vie della città, che si diramavano armoniosamente, come fronde di un albero. La gente correva, danzava, cantava e parlava felice. Le bancarelle nascondevano tantissime gemme e stoffa pregiata, tappeti e damigiane in creta.

 Dei commercianti gridavano felici in modo da attirare l’attenzione della gente. In molti riuscivano a catturare l’interesse delle donne, mostrando magnifici tessuti, altra gente invece, pareva ignorare quello sfarzo, interessata maggiormente ai chiromanti lungo la via, che altrettanto abili attiravano l’attenzione quanto i mercanti di stoffa.

C’è una magica terra dove il tempo è sospeso, carovane vanno su e giù.

C’è un deserto, un calore intenso, ehi è caotico ma io ci vivo laggiù

Brilla il  sole da sud soffia il vento da nord, c’è un’intensa complicità

Stare fermo non potrà, sul tappeto ora va, nelle notti d’oriente andrà

Le case e le persone parevano lontani dalla guerra e dal Death Notte. I bambini passeggiavano e ballavano lungo le vie di quella misteriosa città. Dei fiori e dei petali incorniciavano quel cammino già delineato da imponenti colonne contraddistinte da capitelli d’oro. In diversi punti degli edifici, vi erano dei dipinti che raffiguravano molti monumenti, tra cui il Colosseo, dei castelli russi e dei larghi mosaici di vetro azzurro.

I profumi lungo quelle vie erano differenti: si sentì un dolce è inconfondibile odore di fiori d’arancio e rose. Infatti vi erano parecchi di questi fiori sparsi lungo quei prati. Delle vecchie gioiose, con in testa dei cesti pieni di boccioli, camminavano lungo le vie della città sorridendo alla diciassettesima unità esploratrice, quelle donne trasmettevano con i loro movimenti ed i loro sguardi sereni, tanta pace, tanto amore. I soldati con le loro armature si sciolsero dinanzi a quello spettacolo, ignorando Risa, il loro comandante. Ma come non comprenderli! quel mondo pareva una vera e propria favola.

Tra le strade scoprirai favolosi Bazar e il profumo ti inebrierà

Troverai ciò che vuoi spezie, seta e poi  cardamomo e taffetà

Quella musica che entra dentro di te non potresti scordarla mai

Prima o poi non saprai né chi sei, né che fai

In quel sogno ti perderai

-Continuiamo a camminare siamo diretti il palazzo del fottuto principe… bastardo, cretino, idiota, stronzo, gigolò… ahhh non voglio proprio rivederlo! - ammise Risa oltrepassando una folla di giovani lungo il cammino. Incrociò adirata le braccia, sospirando pesantemente.

-Pare che non ti vada a genio!- Il vecchio L la guardò, torturandosi le labbra con il pollice. Appena voltatosi verso Risa, non poté far a meno di notare una grossa e imponente fontana e diversi monumenti, posti a destra della loro direzione, tutti ben strutturati e ordinati lungo il perimetro della città.

-Odio è dire poco. Poi ci sono quei suoi stupidi servitori, buoni a nulla che cantano, cucinano e lo servono come fosse un Dio… ma in realtà per me è solo feccia!-

 

Giunti dinanzi a delle larghe gradinate Risa si allontanò dal gruppo, voleva rimanere in disparte, anche se Near non l’aveva persa d’occhio.

-Non puoi comportarti in questo modo, Risa sei poco furba quando ti fai prendere dalla collera!- il vecchietto osservando le spalle della ragazza le si avvicinò di poco.

-Sai che detesto il principe!- rispose acida la donna, osservando il lontananza, oltre le mura del palazzo, una meravigliosa cascata, illuminata dalla luce solare. Delle alte palme stavano iniziando a svelarsi alla vista dei soldati, poste in alto, vicino all’ultimo gradino di quella sinuosa scala.

Ryuzaki  continuava a salire le scale illuminate dal sole, con il volto totalmente rivolto verso il panorama: esaminava attentamente in lontananza  quell’immensa cascata che aveva catturato l’attenzione di tutti. Parve rapito da quel luminoso spettacolo: le acque cristalline sfociavano in un piccolo fiume, che visto da quell’altezza, percorreva la città in diversi punti.

Risa era anche parecchio catturata da quelle idilliache immagini, più camminava più ammetteva a sé stessa che quel posto pareva essere il paradiso e le persone che lo abitavano, degli angeli. Tutti così sorridenti e allegri.

Avanzando un buonissimo profumo di spezie l’attirò, ma la donna continuava a salire lungo la scalinata. Il palazzo sorgeva dopo una vasta collina e un largo giardino pieno di piante di ogni genere, fiori rossi, gialli e blu.

 Si trovavano in alto, quasi in cima alla collina, avevano superato parecchi gradini allontanandosi dal centro della città e dalla folla. Da quell’altezza avevano notato la grande cupola d’oro e la presenza di larghe e immense balconate, a forma di conchiglia, bianche come perle e bellissime come un tesoro incastonato dentro  un gioiello, ovvero il palazzo stesso. Poteva benissimo paragonarsi ad una gemma risplendente, così vicina a loro, ma al contempo estranea.

 Più in alto, quasi vicino al palazzo del principe, sorgevano delle abitazioni altrettanto regali e dei magnifici e lussureggianti gazebo bianchi, circoscritti da cristalli limpidi e diversi ghirigori ondulati. Quasi come da cornice inquadravano a destra una seconda cascata. Risa con attenzione notò che all’interno di un gazebo, lungo la collina, vi era un gruppo di bambini intenti a leggere tranquillamente, protetti dentro quella città. Quella bellissima e favolosa città.

I Losiliel avevano ben saputo fondare la loro dimora. Ogni cosa era perfetta. A chi piacesse il cibo, o il sonno, o il canto, o il ballo, o le favole, o a chi preferisse soltanto star seduto a pensare, o a chi amava una piacevole combinazione di tutte quelle cose, in quella città si trovava tutto. In quella città il male non era mai penetrato.

Giunti all’ultima parte della scalinata Risa, Near, Ryuzaki ed i soldati, rimasero sorpresi ed incantati nell’osservare due immensi leoni d’oro, che mansueti introducevano un largo cancello di ferro battuto.

-Aspettate!- Risa alzando un bracciò bloccò i movimenti degli uomini dietro le sue spalle. Quei grossi leoni l’avevano decisamente inquietata, anche se erano solo statue doveva ammettere che facevano un certo effetto, ma non quanto, il volto che aveva scorto dietro la larga cancellata.

Alzò il viso, lei non era la tipa da farsi intimorire da uno sguardo malizioso, anzi, in quel momento se avesse avuto una pistola l’avrebbe puntata contro l’uomo che li stava fissando da dietro quel cancello.

Il sole illuminò i corpi dei presenti, riscaldandoli con i suoi raggi caldi e luminosi, delineando  al contempo la figura che piano si stava rivelando agli occhi di Risa.

-Stranieri di sconosciuti paesi ed amici di vecchia data… vi do il benventuto!- un uomo alto, magro, con addosso un vestito sfarzoso ricamato d’argento ed al collo una collana d’oro, grazie ad un semplice segno, ordinò ai suoi servitori di aprire gli imponenti cancelli che lo separavano dalla diciassettesima unità.

-Sempre spocchioso e altezzoso non sei cambiato affatto, ma non mi farò abbindolare dalle tue buone maniere!- Risa sorridendo appoggiò una mano ai fianchi, accostando un piede su uno scalino bianco.

-Dama Risa… sono lieto di rivederti. Grazie per aver portato gioia….- fiero alzò le sue mani sorridendo alla donna, che al contrario dell’uomo in viso aveva dipinta un’espressione tutt’altro che gioiosa.

-Senti con me non attacca. Levati dalle palle e fammi vedere il principe!-esclamò stufa delle parole dello sconosciuto. Near notando il comportamento poco consono  della ragazza la richiamò: piegò poco la sua bacchetta e le diede dei piccolissimi colpi ai polpacci, giusto il poco che bastava per farle comprendere il suo dissenso. Erano in guerra e soli, non potevano aggredire coloro che rappresentavano in quel momento la loro unica speranza. Risa curvò il suo volto ed osservò per diversi istanti quello di Near, segnato dalle rughe e dalla vecchiaia.

Anche se avrebbe preferito continuare a parlare scontrandosi con quel misterioso uomo, Risa sospirò, rivolgendo infine lo sguardo verso il suo interlocutore.

-Parla… ma fallo in fretta. Di al tuo principe che lo stiamo aspettando… e mi raccomando non farmi attendere, non sono proprio di buon umore!-

C’è un confine irreale tra il bene ed il male

Attento alla strada perché

C’è né una che va verso l’avidità

E la scelta dipende da te…

Le notti d’oriente con la luna nel blu, non farti abbagliar

Potresti bruciar di passione anche tu

Marco Manca-Notti D’Oriente (Di Aladdin)

 

 

Sulla terra:

 


Quello era stato il giorno peggiore di sempre. Matryel dopo aver raggiunto la sua camera, si era coricata sul letto piangendo a dirotto. Solo un paio d’ore dopo, la ragazza osservando un punto impreciso nella stanza trovò una soluzione. La sua mente lavorare meccanica. Non poteva abbandonare Elrien, ma non poteva nemmeno dirigersi in quel luogo senza aver studiato bene un piano.

Si alzò dal letto, disfacendo le coperte rosso porpora. Pensierosa iniziò a camminare avanti e indietro, con le braccia incrociate. Era ansiosa e passeggiare lungo la stanza l’aiutava a calmare i nervi.

Pensò e ripensò. Ma nella testa aveva solo Mello. Perché si era comportato in quel modo?. Mosse il capo per ricacciare quei pensieri, poi guardò sopra il letto  la trasmittente.

Fu un colpo di fulmine. Si bloccò sui suoi passi e si precipitò ad afferrare il ricevitore. Doveva assolutamente lasciare un messaggio ad Elrien.

“Elrien, quando puoi ascolta questo messaggio. Senti io vengo a prenderti. Ma tu devi fare assolutamente una cosa: prima che io arrivi, devi tagliarti i capelli! Ti dirò io il momento, intanto trova qualcosa per farlo. Ti voglio tanto bene!-

Matryel appoggiò la trasmittente sulle labbra, picchiettandola sulla sua pelle. Stava riflettendo, fissando un punto impreciso nella stanza. Doveva assolutamente fare qualcosa, allontanarsi per poter agire in prima persona. Sapeva benissimo come muoversi, solo che, aspettava qualcosa che la incoraggiasse, come se avesse bisogno di una voce familiare.

Si inginocchiò al pavimento ed appoggiò sulla moquette rossa e polverosa il ricevitore, per poi smontare la parte posteriore, dove vi erano inseriti i fili e le cariche elettriche. Esperta spostò con le dita due collegamenti, pigiando un bottone nascosto dentro il ricevitore.

-Spero funzioni!- si morse un labbro, aspettando con ansia che il suo piccolo lavoro funzionasse. Dopo qualche secondo d’attesa la donna esultò, osservando in lontananza vicino ai piedi del letto, l’ologramma di Elrien, proprio davanti ai suoi occhi.

-Piccola- esultò avvicinandosi a cavalcioni alla figura virtuale della bambina.

-Ascoltami io vengo a prenderti, però sono sola- cominciò a parlare osservando gli occhi della bambina. Era felice, gioiosa osservava quell’immagine stilizzata.

-Matryel hai gli occhi dello shinigami?siamo in viaggio e per fortuna adesso sono sola, ma non ho molto tempo, volevo risponderti subito, anche se mi duole avvisarti del fatto che Light si stia spostando con una scorta numerosa… ti prego dimmi che hai quella lente!- i capelli della fanciulla si muovevano di poco. Matryel appena udite quelle parole le si avvicinò. Dentro i suoi occhi verdi vi era il riflesso di quell’ologramma, la donna sollevò un dito per avvicinarsi ad Elrien.

-No Elrien. Ma devi rimanere tranquilla. Ho bisogno solo che tu ti tagli i capelli… devi assolutamente farlo e quando sarò vicina ti salverò!- asserì sorridente.

-Ma come?- Elrien pareva stupita.

-Guarda…- estrasse svelta dalla tasca dei suoi pantaloni, il filo rosso corallo che aveva raccolto nella sala centrale. Era il ritratto della soddisfazione, sorrideva alla bambina mostrandole quel filo quasi come fosse un trofeo.

-Matryel ho capito tutto… quindi farai come l’altra volta!-

-Esattamente… abbi fiducia Elrien! Io ti salverò. Lo giuro, nessuno mai potrà fermarmi.- pareva proprio che la ragazza avesse un asso nascosto nella manica. Elrien comprese appieno, ogni dubbio svanì dopo la vista di quel filo molto particolare.

 

 ♥♣♥

Matryel non si era intimorita. Intenta a salvare Elrien, nonostante l’abbandono della squadra, e il clone distrutto da Mello, la donna dopo essersi calmata ed aver riflettuto, si era diretta a passi felpati verso un grosso armadio. Si morse le labbra indecisa sul da farsi, poi si spogliò velocemente, attenta ad osservare la porta alle sue spalle.

Solo lei poteva farlo. Nessuno l’avrebbe accompagnata, ma meglio così. Con più calma aveva riflettuto a lungo quel pomeriggio, doveva ammettere che la sua reazione avuta con Mello era stata parecchio dettata dall’istinto, forse perché teneva troppo a quella missione.

Sospirò pesantemente e ricacciò quei pensieri. Afferrò tra le mani l’uniforme di un suo soldato.

Attenta ad occhi indiscreti la donna, agile come una gatta si era introdotta nella zona riservata ai soldati, ed adesso chiusa in una stanza bianca, osservava, un armadio e le uniformi dei suoi cadetti.

-Non sarò forte, ma sono un ottima scienziata!- disse tra sé e sé. Infilo i pantaloni e agganciò bene l’armatura  alzando gli scudi. Sarebbe stata protetta da ogni colpo.

Era giunto il momento, lei non si sarebbe tirata indietro. Afferrò delle armi e le nascose sapientemente. Con la paura di essere scoperta più volte si era girata, per osservare dalla porta mezza chiusa se qualcuno la stesse guardando. Sospirò, tutto stava procedendo secondo i piani… doveva muoversi e raggiungere l’esterno, ma prima doveva risolvere  un conto in sospeso.

Afferrò da dentro l’armadio di latta un comunissimo taccuino. Strappò velocemente una pagina, tremava a causa dell’ansia, consapevole di dover agire velocemente.

Scrisse dentro quel foglio bianco, tantissime parole, più pensava, più la sua mano si muoveva in quel foglio, riempito ora dai suoi pensieri. Sapeva che se fosse andato tutto secondo i paini, quello che stava facendo ora aveva un senso.

-Spero che la legga subito- strinse al petto quella lettera che aveva appena scritto, per poi lasciare la camera e dirigersi a lunghi passi, verso la stanza di Mello.

Quelle parole erano destinate a lui.

Dopo aver superato il lungo corridoio, con la paura di essere scoperta, svelta lasciò quella lettera davanti alla porta di Mello, per poi correre senza guardarsi alle spalle. Aveva il fiato corto. Svelta aveva superato tutti i passaggi, superando tutti gli ostacoli lungo il cammino.

Il momento era arrivato. Presto avrebbe visto Elrien. Giunta dinanzi al largo portone, uscire dalla base per lei non fu un problema. Vestita da soldato ed indossando il casco, nessuno pareva riconoscerla. Uscì da lì dentro insieme ad una piccola pattuglia. Sentiva il cuore batterle forte, mentre le porte si aprivano, ed i suoi occhi potevano intravedere quella sabbia fredda, illuminata dalla luce lunare.

Seguì per circa venti minuti quegli uomini, per poi indietreggiare sempre di più e dirigersi verso la sua meta. Trascinava dietro di se un carretto in ferro. Ai controlli aveva spiegato che fosse la scorta di armi, per depistare i sospetti a riguardo. Stava giocando d’astuzia, ce l’avrebbe fatta.

Osservò i grattacieli demoliti affogati nella sabbia grigia e fredda. Rimase immobile qualche istante, i vetri di quei monumenti erano completamente fracassati, sparsi a terra come il resto delle case e delle strade. Camminando su quella collina avvertì molta paura, ma il pensiero di Elrien la trascinò in avanti e nonostante la fatica continuò a percorrere il valico, in cerca della pianura verde, l’ultima rimasta al mondo.

Tolse velocemente il casco, nessuno l’avrebbe riconosciuta a quella distanza, era lontana dalla base ma ancora doveva superare un ampio spazio. Il fiato le mancava, le gambe quasi le cedevano. Si bloccò stringendo il copricapo, con ancora in mano il rimorchio del carretto. Stanca com’era non poteva raggiungere Elrien, quindi come aveva programmato nella base decise di utilizzare una scorciatoia. Si voltò a destra per osservare quel grattacielo diroccato, poi deglutì impaurita la sua stessa saliva. Aveva molta paura e quello spettacolo non faceva altro che aumentare ogni sua ansia. Si avvicinò nonostante i dubbi a quell’edifico. Doveva procedere con attenzione, oltre che un’immagine spaventosa, l’attendeva anche un possibile incontro con i Dispersi, ma lei era preparata all’evenienza, aveva preso due pistole e tre coltelli, trascinando anche con sé il Death Note.

Quando giunse nel mezzo del grattacielo, si introdusse in una stretta galleria, formata dalla collisione di due palazzi demoliti. Stava attenta a non produrre rumore, anche se ciò era impossibile. Già stava trascinando con sé un carretto di latta, in più quel percorso era contaminato da pietre e vetri rotti. Più si incamminava, più avvertiva una paura attanagliare il suo cuore. Quell’oscura galleria era piena di ratti e rospi, ed ogni tanto, bagnata da delle pozzanghere scure. Si rispecchiò dentro una, per osservare quanto fosse terrorizzata e lo era e tanto. Superò un grosso blocco di cemento, alzando di poco il carro con le rotelle, non poteva trascinarselo appresso sempre e ciò le causò un ulteriore fatica. Avvertì tanti brividi, ma non capì quale fosse il peggiore. Il freddo le congelò le ossa, le mani e il viso scoperto. La pura la pervase, facendola vacillare come non mai.

Quasi persa in quel buio e in quei rumori terrificanti, si bloccò a pensare alle parole del maresciallo e di Mello. Serrò le palpebre, non poteva perdersi nell’angoscia, infondo Elrien da tanto tempo stava affrontando quelle tenebre, e se la ragazza ce l’aveva fatta fin ad ora anche lei ci sarebbe riuscita.

Un obliquo e penetrante tintinnio di catene, la fece bloccare sui suoi passi. Si voltò da entrambi i lati, curiosa di capire da dove provenisse quel rumore, ma non vide nulla, solo delle finestre e delle massicce piastrelle smantellate. Non doveva farsi prendere dal panico, forse se lo era immaginato, anzi ne era sicura. Tremò e non di poco, ma nonostante l’angoscia e quel senso di claustrofobia continuò il suo tragitto. Forse prendere quella scorciatoia non era stata una buona idea, ma solo in quel modo avrebbe tagliato un bel po’ il percorso quindi non doveva avere titubanze.

Il rumore del carretto si sentiva forte, Matryel si osservò intorno alla ricerca di una luce, della fine di quella scura e maleodorante galleria. Doveva far finta che non fosse lì dentro, magari distrarsi era la scelta migliore, per evitare di farsi influenzare da ciò che le sarebbe potuto accadere. Infondo era divenuta parecchio paranoica da quando era entrata in quel posto così umido e malconcio.

La sensazione di panico l’assalì quando in lontananza udì un rullo di tamburi farsi sempre più forte. Si bloccò in mezzo a tutte quelle macerie. Il cuore batteva troppo forte, e la paura di trovarsi di fronte ad una preannunciata minaccia la costrinse ad immobilizzarsi.

-Sembra succosa… morbida… si, si, si, è arrivato un ottimo bocconcino!- dietro le sue spalle, una voce ambigua e  inquietante le provocò una sensazione di angoscia e soffocamento. Le mani le tremarono, non percepiva più niente, ed anche se aveva con sé molte armi, non riuscì a muovere un dito. Incatenata da quelle parole.

-Dove vai tenera, piccola donna? sei così invitante!- chiuse gli occhi terrorizzata quando incrociò lo sguardo assassino di tre creature mostruose, deformate, con il volto sporco di sangue, il corpo bruciato, curvate come dei gobbi in avanti. Tra i denti intravide dei pezzi di carne rossa, trattene a stento un conato di vomito.

-Voi… Non avvicinatevi!- indietreggiò dimenticandosi del traino dietro di sé, e impaurita cadde trascinandolo inevitabilmente con sé a terra.

-O ma noi abbiamo fame… si, si, si, si… Noi abbiamo fame, abbiamo fame…- la circondarono, camminando avanti e indietro, con un sorriso poco rassicurante.

Quando il primo della fila le saltò rumorosamente addosso, Matryel portò le braccia in avanti formando una sorta di scudo. Quel Disperso la graffiò brutalmente e le morse le braccia, procurandole tanto dolore. La scienziata urlò in preda alla disperazione, mentre sopra il suo corpo quella creatura pareva intenzionata a distruggere l’armatura che lei portava. Nell’agitarsi, le unghie di quel mostro deformato le graffiarono le gote rosse, sporcando il suo viso di sangue.

Anche gli altri due le saltarono addosso. Matryel in quel momento strinse i pugni troppo spaventata per respingerli e fin troppo debole per affrontare tre nemici. Gli occhi di quei mostri erano distanti e strani, le loro pupille erano molto dilatate. I loro volti erano coperti di sangue e carne putrefatta.

Si sentì tirata da una gamba, cercò qualcosa là intorno, finché si aggrappò ad una pietra conficcata al terreno. Continuava a gridare ed a piangere, dinanzi a quella brutale ferocia, dinanzi a quelle grida e quel forte odore di sangue.

In preda all’eccitazione, quelle bestie le morsero le gambe e le mani, leccandole il collo. Lei tentò di dimenarsi, ma una volta a terra con tre di loro addosso poco poteva fare.

-Venite. Venite tutti. La cena è arrivata!- barcollando un Disperso osservò lungo la galleria. Matryel schiuse la bocca.

-Aiuto… aiuto!- gridava totalmente impaurita. Sentì il suo fiato farsi corto, mentre i passi dei Dispersi si facevano sempre più vicini.

In lontananza, intravide tra le ombre e quei corpi in movimento, una luce bianca. Cosa era? Forse stava per morire, o forse era in preda ad un’allucinazione…. non capì molto, ormai venti di loro le erano addosso e la stavano mordendo con violenza nel tentativo di fracassarle l’armatura. La testa le girava e sentì anche tanto sangue fuoriuscirle dal corpo, ma non seppe precisamente il punto, ne era completamente inzuppata. Quel forte e penetrante fetore la disgustò al punto da vomitare, non riusciva più a comprendere bene cosa stava accadendo, avvertiva solo le viscide mani deformati di quegli esseri sul suo corpo.

La luce si fece sempre più vicina, tanto da abbagliare la vista di quei mostri. Sentì come se tutto fosse terminato, quelle creature le si erano allontanate, ma continuava a sanguinare. Cosa stava accadendo? Incuriosita alzò il capo e vide davanti ai suoi occhi un forte bagliore, prodotto da due fari appartenenti ad una moto volante che lei stessa aveva progettato. Non capendo cosa fosse accaduto si sforzò per guardare meglio e una volta incrociato un paio di occhi azzurri, ed una larga cicatrice comprese, e gioiosa disse:

-Mello!- per tutto il giorno gli aveva gridato contro, dicendogli che non avrebbe più voluto rivederlo, che non avrebbe più voluto parlargli o sentirlo a sua volta parlare. Gli aveva detto di stare lontano da lei, ma in quel momento la presenza del detective le portò gioia e speranza.

L’uomo la guardò severamente, scendendo da quella moto: indossava una giacca nera, ed i soliti pantaloni di pelle. Tra le mani stringeva due pistole e al posto degli occhi aveva due lame taglienti. Matryel sorrise impercettibilmente. Lui era il suo demone ed il suo angelo. Lui era Mello.

Due di quelle creature gli saltarono addosso lanciando un grido di guerra, sparò ad entrambe indifferente al volto di quei mostri. Poi si scagliò contrò il resto, correndo, fremendo, scacciando quelle bestie che gli si erano buttati addosso. Usò la sua pistola, ma erano in troppi e lo stavano assalendo all’unisono.

Matryel scioccata dalla scena si alzò curvando di poco il busto. Doveva fare qualcosa, così spinta da questo pensiero si alzò, afferrò una pietra e la lanciò verso uno di loro. Mello sparò fino ad ucciderli, forte come un leone si muoveva tra i Disperi.

Erano in troppi, tutti contro il detective. Lo circondarono, cercando di disarmarlo, gli saltarono addosso come bestie, L si dimenava, ma a causa dell’aggressione precedente il suo corpo pareva imprigionato al suolo. Mello la guardò per pochi istanti, osservando i suoi occhi deboli. Approfittando di quel momento di distrazione, sei dispersi lo attaccarono alle spalle, mordendogli il collo, il detective strinse i denti e con ferocia rispose all’assalto ricevuto: con il gomito sferrò un colpo all’addome di uno di quei mostri, a causa dell’imboscata che aveva ricevuto le armi erano finite a terra, ma lui non si demoralizzò, anzi, diede diversi pugni alle creature per allontanarle, raccogliendo poi le pistole vicino ai suoi piedi, per poi puntarle alla testa dei Dispersi; sparò ferocemente senza esitazione. Molti spaventati indietreggiarono, osservando i compagni morti a terra, altri continuavano ad opporsi alla ferocia del ragazzo. Ma Melo aveva il diavolo in corpo, Matryel ne era sicura, si muoveva come un macchina assassina, spietato nei confronti dei Dispersi. Scagliò tutti i colpi che aveva nel caricatore, fino ad eliminare tutti quei mostri. Uccidendoli senza pietà.

Alla fine di quel violento scontro, il biondo sospirava stanco, il suo petto si alzava e si abbassava velocemente. Aveva un evidente taglio in fronte, dal quale fuoriusciva del sangue. Rimase immobile, intento ad osservare quel massacro.

Quasi soddisfatto di aver ricacciato quei mostri alzò gli occhi, e portò l’attenzione completamente alla donna che gli era affianco.

La scienziata lo guardò intensamente, il suo sguardo era pieno di parole non dette e di ringraziamento: Mello la fissava, con gli occhi ridotti a fessura. Era ricoperto di sangue e polvere, stringeva nelle mani le sue pistole, e nella tasca dei pantaloni, Matryel fu contenta di intravedere un piccolo foglietto di carta. Mello aveva ricevuto la sua lettera.

Quando Matryel constatò che i nemici erano tutti morti, guardò l’uomo, piangendo. Si sentiva in colpa, Mello aveva il viso rigato dal sangue. Non riusciva nemmeno a proferire parola, continuando a piangere dinanzi ai suoi occhi di ghiaccio.

Sospirando pesantemente il giovane lanciò un’occhiata veloce alla scienziata ricoperta di sangue.

-Sei sempre avventata ragazzina!- disse passandosi una mano tra i capelli biondi e scompigliati.

-Alzati!- riprese il controllo di sé, e le si avvicinò chinandosi a terra. La fissava ma solo ora che aveva scorto quei morsi sulle gambe, sulle braccia e sulle guance, l’espressione dell’uomo si irrigidì. Matryel l’osservò, non parlava era troppo scioccata. Muta semplicemente lo fissò intravedendo in quello sguardo un velo di preoccupazione.

-Alzati non ci sono più!- le porse una mano in segno di aiuto. La guardava piangere, come una bambina presa dal panico. I suoi capelli erano grondanti di sangue e polvere. Se non fosse arrivato in tempo, di sicuro sarebbe stata uccisa. La fortuna però gli consegnò la lettera che lei gli aveva scritto e dopo averla letta, Mello si era spinto a cercarla, fino a raggiungerla.

Matryel debolmente afferrò quella mano, ripensando in quel momento alle parole che gli aveva detto. Si sentì in colpa, soprattutto quando, guardando quel sangue sul suo viso. Percepiva che la causa fosse stata lei.

-Perdonami Mello- disse accarezzandogli il volto con l’altra mano.

Lui rimase stupito, sentiva le dita di lei, tamponargli quel taglio. I singhiozzi si fecero sempre più forti, se avesse continuato di sicuro sarebbe morta a causa dello spavento.

-Adesso alzati!- la sua voce era più pacata rispetto al solito, i suoi occhi meno severi e le sue labbra schiuse in un’espressione di stupore. Tutta sanguinante quella donna stava piangendo per un taglio che lui aveva. Come poteva mai?.

-Ho avuto tanta paura!- confessò mentre si avvicinava inevitabilmente al suo busto spinta dalla mano di lui. Appoggiò le braccia sul petto di Mello, come una bambina dopo aver superato un lungo incubo. L’uomo era caldo e la stava accogliendo tra le sue braccia. Avvertì il battito del suo cuore e si concentrò ad ascoltarlo, rilassandosi stretta contro quel petto.

-Non ne hai motivo… hai me!- asserì lui serio guardandola. Voleva capirla e soprattutto calmarla, troppo instabile in quel momento pareva morirgli tra le braccia. Le cinse la vita, in modo da afferrarla e trasportarla sulla  moto, ma la donna lo fissò e si incuneò tra le sue braccia sempre di più, terrorizzata iniziando incessantemente a piangere. Mello sgranò gli occhi, nell’ascoltare quel pianto da bambina. Indeciso sul da farsi le carezzò leggermente i capelli.

-Calmati- gli ammonì sperando che si tranquillizzasse. Percepiva i battiti del suo cuore, quell’odore di sangue e senza capirlo, un senso di colpa nei confronti della donna. Ma cosa? Come poteva lui sentirsi in colpa? Era stata lei a non prendere le sue parole, anche se…

-Andiamo!- cercò di richiamarla quando non la sentì più piangere. Ma non ricevette risposta, così curvò lo sguardo per scrutarla meglio. Era spaventata, non respirava nemmeno più, quasi sotto shock. Non sapendo cosa fare la mosse con le mani.

-Ehi…-  non gli rispose, così preoccupato in quel momento le afferrò il viso tra le mani e la guardò intensamente.

-Matryel!- per la prima volta l’aveva chiamata per nome. Preoccupato fissava i suoi occhi turchesi, finché non rivide quella luce che li caratterizzava.

-Mi senti?- lei annui.

*Ma che ti è successo?* lasciò che le sue mani gli circondassero il suo collo, guardando quelle lacrime meravigliato. Per calmarla le sfiorò morbidamente la schiena.

-Rimani calma…- la sua voce era bassa, e il suo sguardo era rivolto totalmente a lei, ogni parte del suo corpo era presa da quella ragazza.

-E’ tutto finito!- con delicatezza scostò un ciuffo scuro, per poi baciarle piano la fronte, respirando quel’odore di sangue e sudore. La strinse a sé, mentre lei piano pareva riprendersi. Con lui affianco si sentì protetta, quasi a casa. Il suo respiro caldo era un balsamo rigenerante. Matryel sentiva il suo cuore riscaldarsi sotto le mani di lui.

La scienziata socchiuse gli occhi, tremava dal freddo. Le sue labbra erano viola e la sua pelle bianca cadavere pareva sciogliersi sotto il tocco del ragazzo. Lui la teneva a sé respirando sui suoi capelli scuri, perso a riflettere sulle parole di quella lettera. Pensava al suo coraggio alla sua forza mentale e alla lieve somiglianza che li accomunava.

-Mello… sapevo saresti venuto!-

-Sei la donna più pazza che io abbia incontrato!- serioso la fissò, perdendosi in quei suoi occhi verdi battaglieri, illuminati da una vampa di determinazione.

-Io non mi arrenderò mai! Seguimi e fidati di me. Riprenderemo Elrien e sconfiggeremo Light riportando la nostra gente sulla terra- era così appassionante che Mello mentre la scrutava avvertì quel suo stesso spirito guerriero. Quella donna nascondeva qualcosa di incredibile, qualcosa che lo aveva sbalordito completamente.

-Dopo quello che ho visto nella base. Dopo quello che hai costruito e nascosto …. Penso proprio  che tu abbia una minima possibilità ragazzina!- esclamò derisorio osservando il volto sudato della donna. Matryel appoggiò la sua mano sul volto di Mello e gli sorrise, nonostante il sangue che le stava fuoriuscendo dalla bocca.

-Mello… noi… siamo i numeri uno!-

Se Mello si trovava là, le parole che Matryel gli aveva scritto lo avevano stimolato. Oltre che il suo interesse personale, l’uomo dopo aver letto quella lettera, era stato colpito principalmente dalla mente della donna,  guidato dalle sue parole:

 

Caro Mello, oggi abbiamo avuto un dialogo infruttuoso. Anche sé hai distrutto il mio clone, sappi che non mi hai fermata, perché vedi, io sono un po’ come te, non mi arrendo mai! e ti assicuro che di te in questi anni ho letto tantissimo, quindi so quel che dico!

Se starai leggendo queste parole, sappi che io sarò lontana e sicuramente in pericolo. Quindi vieni con me Mello!

Vorrei tu mi perdonassi, ma in realtà, ti ho mentito. Si Mello, io ti ho mentito.

Continui a chiamarmi L, ma devi sapere che, io non ho mai voluto esserlo, ed infatti appena Near mi ha passato questo ruolo, io ho lavorato allungo per trovare il modo per rifiutarlo.

E ci sono riuscita!.... Può sembrarti strano, ma io adesso che mi trovo fuori ho bisogno del tuo aiuto. Ho messo da parte il mio orgoglio e la collera, riflettendo al meglio. Credo che dopo che tu leggerai quel che ti ho scritto verrai da me.

Penso di superare il covo dei dispersi, fatti spiegare bene dov’è! ma prima mio caro Mello, avvisa i soldati del permesso che ti sto dando e recati nei sotterranei, nella sala segreta. Ecco lì troverai il vero L, perché io Mello, io sono solo una custode, io Mello non sono L, io non voglio esserlo!

Non ti ho detto la verità perché volevo che tu mi seguissi e dopo che hai ottenuto le informazioni che desideravi sei sceso con me sulla terra… ma ti manca l’indizio più importante. Devi conoscere L.

Sono sicura che dopo che l’avrai visto sarai rimasto scioccato, ecco io ho progettato tutto, fin dal principio e ti posso aiutare….

Mello se hai visto il vero L, Mello se dentro quella sala avrai visto tutti i miei piani seguimi… come avrai constatato sono sicura di ciò che faccio e penso di non essere poi così lontana da te.

Mello ti aspetto. Vieni a salvarmi, ed aiutami a riportare Elrien a casa… lei è la chiave e tu sei l’uomo che può aprire una porta di speranze, ormai arrugginite.

Ora devo andare… è giunto il momento, ho paura ma confido in te, dopo quello che avrai visto dentro quella sala sono sicura che non mi lascerai proseguire sola… ti aspetto con ansia

Dalla tua Matryel

 


 


 

Angolo autrice:

Salve ragazzi, Com’è stato questo capitolo? Aspetto da voi la risposta e ringrazio tutte le persone che mi sostengono, vi ringrazio tantissimo;)

Io mi soffermerei a spiegare un po’ la lettera che Matryel ha scritto a Mello: Ho cercato di immedesimarmi calandomi nella situazione, lei doveva convincerlo ad intervenire così ha scritto l’essenziale, rivelando di non essere L, ve lo aspettavate? Infondo se dobbiamo studiare il titolo della storia, ovvero “La sognatrice di mostri ed il nuovo L” già si capisce che L, non è Matryel, ma un uomo (anzi non è un uomo SPOILER), io sto attenta ai dettagli, l’avrei chiamata sennò “La sognatrice di mostri e la nuova L” non avrei usato assolutamente il maschile, ma eccovi svelata la verità, Matryel è semplicemente una custude… quindi se la vostra curiosità riguardo la lettera era tanta(spero ci sia stata curiosità XD) immagino adesso che vi stiate chiedendo cos’abbia visto Mello nei sotterranei della base e soprattutto cosa lo ha spinto a seguirla ed ad ammettere che la scienziata ha una possibilità.

Non lascio mai nulla al caso, non so se ricordate ma Matryel prima di prendere il clone nello scorso capitolo ha preso per terra un filo rosso, ed ora questo elemento pare abbia un grosso aiuto.

Sono troppo felice di avervi svelato questo dettaglio, ero indecisa sinceramente, ma un personaggio come Mello se non avesse visto qualcosa di veramente scioccante, sono sicura che non si sarebbe scomodato, quindi se lui è da Matryel ne vale la pena.

Oltre alla storia d’amore che nascerà tra i due, vi assicuro che ho una trama molto bella (per i miei gusti ovviamente, amo le cose strane, i misteri, i personaggi che ancora si devono rivelare) quindi nella manica ho tanti assi anch’io, proprio come Matryel. Poi vorrei portare la vostra attenzione a quel “Dalla tua Matryel” vi assicuro che non ho scritto ciò tanto per, ma per un motivo ben preciso, non vi dico niente, voglio solo stimolare la vostra immaginazione.

Matryel è un personaggio che ho ben studiato. Lei riflette sapendo cos’ha in pugno e sa come ben rivelare i suoi segreti, e ne ha, ne ha!!!!. Quindi più avanti andrete, più vi darò informazioni, sia su lei, che su Risa.

Risa è un altro personaggio importante, a breve conoscerete il suo passato e soprattutto vedrete e conoscerete Elrien, comprendendo il motivo per cui Light la vuole… spero vi piaccia.

Per la parte di Risa, ho avuto ispirazione dalla canzone di Aladdin. Per diversi motivi ho voluto descrivere bene questa scena, cercando di proiettarvi in questo mondo, senza tagliarla, perché se avessi menzionato subito il principe, voi non avreste “visto” la città, quindi sperò che questo momento vi sia piaciuto,nel prossimo capitolo però Risa avrà anche filo da torcere!!! Ve lo assicuro!!

Detto questo vi ringrazio di cuore, e vi mando un bacio.

Al prossimo capitolo.

PS:sto pensando che ogni volta vi lascio con qualcosa di inaspettato, vi piace o mi odiate per questo?

   
 
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