NOTA:
il testo contiene due canzoni in grassetto, nel caso vogliate sentirle
prima o
dopo aver letto il testo, vi lascio i link di seguito (io vi consiglio
di
ascoltarle subito prima di leggere il relativo testo in grassetto per
una
maggiore immersione, ma a voi la scelta):
Canzone
1 “All is found”:
https://www.youtube.com/watch?v=CyDh3_b1j9c
Canzone
2 “Into the unknown”:
https://www.youtube.com/watch?v=gIOyB9ZXn8s
Più
Jack
avanzava e più il bosco di Arendelle si faceva fitto e buio,
sentì un senso di
inquietudine aumentare ad ogni passo ma sapeva che non poteva fermarsi:
strinse
più forte il bastone tra le sue mani brandendolo
davanti
a sé pronto ad usarlo per colpire chiunque gli si fosse
parato davanti. Anche
se sapeva che senza poteri sarebbe stato pressoché inutile
contro chi voleva
incontrare, gli metteva una maggiore sicurezza il non essere totalmente
disarmato.
Avanzò
ancora, fino ad arrivare al punto più buio della foresta,
sentì il suo cuore
battere agitato ma ancora una volta era deciso a non fermarsi.
“Pitch Black
dove sei? Fatti vedere!”
Urlò, ma
ebbe come risposta solo l’inquietante fruscio del vento tra
gli alberi.
“So che sei
lì nell’ombra da qualche parte!”
Iniziò a
pensare che davvero fosse stata un’idea stupida ma doveva
funzionare, non ne
aveva altre al momento.
“Vuoi dirmi
che l’uomo nero non ha il coraggio di farsi vedere da chi
crede in lui?”
Ancora
silenzio, tentò la sua ultima carta.
“Bene, forse
dovrei credere in Babbo Natale o nel coniglio di Pasqua, loro magari
esistono
veramente e si faranno vedere, non come te!”
Jack si
guardò intorno ma ancora una volta il fruscio degli alberi
era l’unico rumore
che riusciva a sentire, eppure c’era qualcosa di strano,
sentiva un senso di ansia
pervaderlo: strinse la presa sul suo bastone più forte che
mai.
Sentì un
brivido attraversagli la schiena quando una gelida voce
sibilò alle sue spalle.
“Cosa
abbiamo qui?”
Jack
sussultò, voltandosi immediatamente e puntando minaccioso il
bastone contro
Pitch.
“Allora
riesci davvero a vedermi! Interessante…”
Pitch scrutò
il ragazzo girandogli intorno. Jack si muoveva con cautela continuando
a
puntare il bastone contro l’uomo nero: cosa che
quest’ultimo ignorò totalmente,
proseguendo a parlare come se nulla fosse.
“Jackson
Overland, un ragazzo con poche paure che ama affrontare con
‘spensieratezza’ e
‘divertimento’”
Pronunciò le
ultime parole con un tono disgustato quasi come se stesse parlando di
brutte
malattie. Jack non disse nulla, fu Pitch quindi a fargli una domanda.
“Cosa ci fai
esattamente tu qui e come mai credi in me se non hai particolari
paure?”
“Qui sono io
a fare le domande!”
Esclamò
Jack, già stufo di sentir parlare anche quella versione di
Pitch. Estrasse
dalla tasca la sabbia che gli aveva fatto il Pitch della sua epoca e
gliela
mostrò.
“Cosa
diavolo è questa?”
L’uomo nero
osservò incuriosito quella strana sabbia dalla sfumatura
rossastra.
“Mai vista
prima, strano sembrerebbe quasi fatta di
oscurità…”
Allungò una
mano per afferrarla, ma Jack la rimise in tasca prima che potesse
farlo. Al suo
posto tirò fuori i fogli scritti dall’altro Pitch.
“Ora devi
dirmi cosa sono questi e farmene una copia esatta”
Pitch
squadrò il ragazzo, quel tono arrogante gli stava iniziando
a dare sui nervi,
come osava rivolgersi a lui in quel modo? Strappò dalla mano
di Jack i fogli ed
iniziò ad osservarli, ma rimase esterrefatto da quello che
vide.
Era da anni
che non vedeva quei simboli: era un linguaggio in codice che aveva
creato lui
stesso per comunicare con le leggende create dai fearlings durante i
secoli
bui, quando iniziò la lotta contro i guardiani: linguaggio
che praticamente non
fu mai usato nella pratica in quanto furono sconfitti prima di quanto
potessero
immaginare.
Iniziò a
leggere incuriosito.
Pitch lo
so che non mi crederai
ma sono il Pitch del futuro, o meglio di un’altra epoca.
Conoscendo la tua ragionevole
diffidenza ti scriverò una cosa che solo io e te possiamo
sapere…
Pitch
lesse
il continuo e rimase sconvolto: parlava dell’unica cosa che
ricordava di quando
era divenuto una leggenda… cosa che conosceva effettivamente
solo lui e che non
aveva mai rivelato a nessuno.
Bene ora
che mi credi, ti ho
scritto tutto quello che devi sapere, ma prima di tutto devi confermare
al
ragazzo che hai davanti che queste sono solo delle rune: ti
chiederà di farne
delle copie e di tenerle, lui crede che sia necessario per permettergli
di
tornare alla sua epoca, ma in realtà serviranno a te per
leggertele con calma.
Attento però: ti conosce bene e
sospetterà se non gli chiederai nulla in cambio, quindi
cerca di non
insospettirlo… sono sicuro che saprai trovare una soluzione
creativa e che alla
fine Jack ci darà esattamente ciò che ci serve.
Forse non ci crederai ma il ragazzo
che hai davanti a te è una vera spina nel fianco…
“Allora?
Non
ho tutta la serata!”
Lo
interruppe Jack. Pitch alzò gli occhi al cielo.
Ed invece inizio proprio a crederci!
Pensò, seccato di essere disturbato ancora
ma decise di fare come scritto dal suo io del
‘futuro’.
“Sono rune,
utilizzate normalmente per magie oscure potenti: una copia va
all’utilizzatore
ed una a colui che funge da catalizzatore per la magia oscura
stessa”
Jack si
sorprese nel sentire confermata la versione del Pitch della sua epoca,
ormai
era così abituato a diffidare di lui che era certo che
fossero qualcos’altro:
meglio così, almeno lo avrebbero davvero aiutato a tornare.
Prese dalla tasca
la penna che aveva portato con se.
“Bene ora
fammene una copia, puoi scrivere con questa!”
“No”
Disse Pitch alzando
le spalle.
“Cosa?”
Disse Jack
furioso di non poterlo congelare immediatamente con il suo bastone.
“Pensi che
io faccia tutto quello che mi chieda ogni stupido umano che crede in me
e
soprattutto se me lo chiede in modo così arrogante? Stai
parlando con l’uomo
nero non con Babbo Natale! Io non faccio niente per niente!”
Jack sbuffò
ma doveva aspettarselo da quella maledetta ombra strisciante! Inizio a
pensare:
doveva pur esserci qualcosa che potesse usare a suo
vantaggio… poi d’un tratto
gli venne un’idea.
“Si dia il
caso che io conosca chi possiede i poteri del ghiaccio e se io non
tornassi o
se solo glielo chiedessi, potrebbe congelarti in un secondo o comunque
darti
del filo da torcere! Se farai ciò che ti ho chiesto ti
prometto che non ti
intralcerà in nessun modo”
Non era
proprio del tutto la verità ma ormai era diventato
abbastanza bravo a
raccontare bugie.
Pitch lo
fissò: l’unica persona con tali poteri che
conosceva era Elsa. Aveva seguito le
sue vicende in passato ed alimentato le sue paure sicuro di poterne
ricavare
grandi cose, ma poi lei aveva ceduto al gesto di amore della sorella ed
era
tornata ed essere una noiosa persona senza paure. Quei poteri erano di
certo
forti ma finché non credeva in lui e non lo ostacolava (non
potendogli più
essere d’aiuto), aveva deciso di ignorala.
Non la
temeva e non sapeva quanto ci fosse del vero in quelle parole, ma
risultava di
certo un accordo credibile.
“Accordato…
noioso ragazzino!”
Prese i
fogli e fece una copia esatta di entrambi, quindi restituì
gli originali a
Jack.
“Non posso
dire che sia stato un piacere…”
Mentì Pitch,
entusiasta di avere tra le mani quei fogli.
“Non lo è
mai con te Pitch! Vedi di tenere con te quei fogli e
manterrò il nostro
accordo”
Disse lui
andandosene, sul volto di Pitch comparve un ampio sorriso soddisfatto.
“Oh puoi
giurarci Jack!”
Si appoggiò
ad un albero pronto ad iniziare la sua lettura.
Risalire
sull’albero per Jack fu, per sua fortuna, più
facile che scendervi: in poco
tempo era di nuovo in camera. Controllò l’ora sul
pendolo a muro e mancava
davvero poco all’orario stabilito con Anna ed Elsa;
sperò solo che non fossero
già passate o che lo avessero fatto cercare quando non
c’era.
Mentre si
interrogava sul da farsi qualcuno bussò alla sua porta: era
Elsa.
“Incredibile
sei qui, avrei quasi scommesso di non trovarti!”
Scherzò lei.
“Normalmente
non mi avresti trovato infatti, ma se si tratta di divertirsi io sono
sempre in
prima fila!”
Rispose lui
con un sorriso. Entrambi raggiunsero Anna, Kristoff, Olaf e Sven ed
iniziarono
a giocare ai mimi: Jack risultò davvero bravo come aveva
detto, infatti
riusciva sia a mimare che ad indovinare molto bene.
“Ti prego dimmi
che anche tu in famiglia hai una serata mimi o inizieremo a sentirci
noi poco
all’altezza!”
Esclamò Anna
rivolgendosi a Jack, il quale però si incupì alla
parola “famiglia”.
“No, in
realtà”
Disse secco
abbassando lo sguardo.
“Abbiamo
forse detto qualcosa che ti ha offeso?”
Chiese Elsa
notando il repentino cambio di espressione del ragazzo, ma in risposta
lui
sfoggiò il suo solito sorriso.
“No, a chi
tocca adesso?”
“Ad Olaf!”
Rispose Anna
ed il pupazzo di neve si fece avanti pescando un bigliettino dal cesto.
“È
molto più facile ora che so leggere!”
Quindi
proseguì leggendo cosa riportava il biglietto.
“Sfida lampo,
maschi contro femmine!”
“Vi
distruggeremo ragazze!”
Disse Jack
con aria di sufficienza.
“Lo
vedremo!”
Rispose Anna
con aria di sfida.
Per mimare
Olaf si trasformò letteralmente in quello che doveva mimare,
rendendo la sfida
ancora più semplice.
“Unicorno, gelato,
castello, Querciola, teiera, topo!”
Disse
Kristoff, indovinandole tutte in pochi secondi, quindi Olaf si
trasformò
un’ultima volta avanzando con fare femminile e deciso.
Jack
scoppiò
a ridere riconoscendola subito.
“Elsa!”
Tutti si
voltarono chiedendosi come avesse fatto ad indovinare avendo Olaf
mimato l’Elsa
di qualche anno fa, di quando si era isolata nel suo castello di
ghiaccio. Jack
continuò a parlare non avendo notato il loro stupore.
“Oh come vorrei
avere una telecamera adesso!”
“Aspetta
tele-che?”
Chiese Anna
perplessa, Jack si accorse solo in quel momento di aver nominato un
qualcosa
che per loro ancora non esisteva.
“Oh niente,
mi sto solo iniziando a chiedere che premio avranno i vincitori dato
che ormai
è scontato chi siano…!”
La stuzzicò
lui.
“Bé, ovvio
non vale se Olaf cambia forma! Ma non importa, sarà comunque
una passeggiata:
due sorelle, un unico pensiero!”
“Sono
proprio curioso di vedere come ve la cavate”
Disse Jack.
Elsa
si alzò
dal divano ed andò a prendere un bigliettino dal cesto.
“Ce la puoi
fare Elsa!”
La incitò la
sorella, quindi lei iniziò a muovere le mani davanti a
sé.
“Tu usa il corpo!”
Disse Anna,
quindi Elsa provò a muovere in modo più deciso le
braccia eseguendo dei
movimenti circolari, la sorella provò a dire le prime cose
che le venivano in
mente.
“Aria? Albero?
Persone? Persalbero! Ah no non esiste…
scavatore? Denti? Lavare i
piatti?”
“Orso
polare!”
Tentò Olaf,
Anna lo fissò risentita.
“Ops,
scusa!”
“Un unico
pensiero dicevi!”
Disse
ironico Jack ma Anna lo ignorò convinta di potercela ancora
fare.
“Forza Elsa
devi darmi un indizio!”
Elsa scosse
le spalle non sapendo proprio cosa poter fare di più ma
proprio in quel momento
sentì nuovamente quella voce che la chiamava:
trasalì guardandosi intorno
preoccupata.
“Allarmata?
Distratta? Preoccupata? Nel panico? Turbata? Oh ma dai sembri proprio
turbata!”
Sven suonò
il campanello che indicava lo scadere del tempo, Kristoff e i ragazzi
esultarono.
“Abbiamo
vinto!”
“Rivincita?”
Chiese Anna
avvicinandosi alla sorella.
“Sai una
cosa? Credo proprio che andrò a dormire!”
Le rispose
Elsa con aria mesta.
“Tutto
bene?”
Le chiese la
sorella.
“Sono solo
stanca”
Disse Elsa
prima di salutare tutti.
“Grazie
anche a te per aver partecipato Jack. Buonanotte a tutti”
Aggiunse
prima di uscire dalla stanza. Jack conosceva bene Elsa e
c’era sicuramente
qualcosa che non andava e doveva scoprire cosa.
“Si è fatto
tardi, quindi credo che andrò anche io…
principessa Anna è stato un onore
battervi ai mimi”
Disse con
tono scherzoso accennando un lieve inchino. Anna mise le braccia sui
fianchi.
“La prossima
volta non sarete così fortunati!”
“Non vedo
l’ora di scoprirlo: alla prossima allora!”
Con un
sorriso si dileguò salutando tutti. Una volta fuori
cercò di seguire da lontano
Elsa senza farsi vedere: era davvero diretta in camera sua, infatti vi
entrò
richiudendo la porta dietro di lei.
Jack
sgattaiolò fino a ritrovarsi anche lui davanti alla porta,
stava per bussare
quando un pensiero lo frenò: cosa diavolo stava facendo? In
quella realtà Elsa
non lo conosceva ancora bene ed avrebbe ritenuto di sicuro folle ed
alquanto
sconveniente che un ragazzo appena conosciuto piombasse in camera sua.
Era così
strano: era abituato ormai al rapporto di fiducia che aveva costruito
con Elsa
ed al loro supportarsi a vicenda… il sapere di essere poco
più di un estraneo
per lei adesso e di non poterla aiutare lo faceva stare davvero
malissimo.
Sconsolato
riscese le scale per tornare verso la sua camera, sperando che il
giorno
seguente avrebbe potuto capirci qualcosa o almeno provare a tirarla su
di
morale. Strada facendo incrociò Anna.
“Jack cosa
ci fai qui, pensavo stessi andando verso la tua camera!”
Jack arrossì
imbarazzato.
“Bé io ecco…
mi sono perso! Questo castello è così
grande…”
Improvvisò
lui. Anna gli indicò la direzione per la sua camera, lui la
ringraziò.
“Pensi che
Elsa fosse davvero turbata per qualcosa?”
Chiese lui.
Anna fu sorpresa da quella domanda, di solito non tutti erano capaci di
capire
cosa passasse per la testa di sua sorella: persino Kristoff che la
conosceva da
anni non aveva notato che fosse strana, o almeno era quello che era
parso anche
a lei.
Esitò prima
di confermare quanto le aveva detto Jack, le venne il dubbio che lui
potesse
pensare che la sua presenza quella sera non fosse stata gradita o
qualcosa del
genere.
“No ecco io
non so… cioè non credo! Ci siamo divertiti tutti
ed ok non abbiamo vinto… ma ci
rifaremo! Sono sicura che fosse solo stanca come dice…
è stata una giornata
impegnativa per tutti... comunque ora stavo passando a salutarla per la
buonanotte, non ti devi preoccupare!”
Jack annuì,
felice di sapere che quella sera Elsa avrebbe avuto vicino almeno sua
sorella,
dato che lui non avrebbe potuto farlo.
Lasciato
Jack, Anna bussò alla porta della sorella, la quale la
intimò ad entrare.
“Sì,
decisamente qualcosa non va!”
Disse lei
entrando.
“Parli di
te?”
Chiese Elsa.
“No di te,
indossi lo scialle della mamma e lo fai quando qualcosa non
va… oh! Ti abbiamo
offesa! Mi dispiace tanto sei così… sai in pochi
sono davvero bravi nei giochi
di famiglia è un dato di fatto! E poi chi poteva immaginare
che Jack fosse così
bravo…”
Elsa le posò
una mano sulla spalla per frenare quel fiume di parole. Anna era carina
a
preoccuparsi di lei, ma era completamente fuori strada: quello che la
preoccupava era quella voce che sentiva, quello strano sogno ed i suoi
poteri
che continuavano ad aumentare, sentiva come se tutto stesse per
cambiare ma
aveva paura. Ne avrebbe parlato volentieri con lei ma come poteva? Non
voleva
farla preoccupare e poi magari era solo una sua impressione, tutto
quello che
amava era lì, nient’altro doveva contare adesso.
“No, non è
questo è che… non voglio che cambi
tutto”
Disse sconsolata
sedendosi sul bordo del letto.
“Tutto cosa?
Stai andando benissimo! Oh Elsa quando riuscirai a vederti come ti vedo
io?”
“Cosa farei
senza di te?”
Chiese Elsa
ed il solo pensiero le strinse il cuore in un modo inimmaginabile, come
se
fosse una ferita aperta.
“Starò
sempre con te”
Rispose Anna
con un sorriso.
Rimasero
qualche attimo in silenzio poi ad Anna venne un’idea.
“So cosa ti
serve, vieni qui!”
Disse
salendo sul letto e invitandola a stendersi accanto a lei, quando lo
fece la
cinse con un braccio e le intonò la stessa ninna nanna che
le cantava la loro
madre quando non riuscivano a dormire.
Where
the north wind meets the sea
there’s a river full of memory
Sleep, my darling, safe and sound
for in this river all is found
In
her waters, deep and true
lie the answers and a path for you
Dive down deep into her sound
but not too far or you’ll be drowned
Yes,
she will sing to those who’ll hear
and in her song, all magic flows
But can you brave what you most fear?
Can you face what the river knows?
Where
the north wind meets the sea
there’s a mother full of memory
Come, my darling, homeward bound
When all is lost, then all is found
Pitch
lesse
i fogli ed erano pieni di nozioni su Jack ed Elsa ma anche di consigli
su
quello che avrebbe potuto fare, più leggeva e più
si congratulava con il se
stesso del futuro per un piano così geniale per passargli
tali informazioni.
Gli mancava
da tradurre solo l’ultima frase ma quando lo fece la cosa lo
infastidì,
trattava di un’ipotesi che nemmeno avrebbe voluto
considerare: conoscendosi
sapeva che era sempre pronto a valutare tutte le
eventualità, ma quella non la
riteneva affatto ammissibile o necessaria.
Ora che
aveva tutte quelle informazioni era sicuro che nessuno
l’avrebbe più potuto
fermare, nemmeno i vani timori del se stesso di un’altra
epoca.
Elsa
sognò
nuovamente di trovarsi nel bel mezzo di una tormenta e di nuovo
provò quella
strana sensazione, come se fosse creata da poteri non suoi.
Questa volta
sapeva chi cercare, quindi avanzò guardandosi intorno nella
speranza di
scrutare nuovamente la figura del ragazzo.
“Dove
sei?”
Chiese,
senza avere risposta. Continuò a vagare finché
non sentì la risata di una
bambina, lo trovò strano e provò ad andare nella
direzione di quel suono finché
non scrutò due sagome; quella di spalle di una bambina
bionda e quella del
ragazzo che era intento a creare con il suo bastone delle palle di
neve: la
bambina si divertiva a lanciarle contro qualcosa che non riusciva a
scorgere.
“Chi sei? E
come mai hai questi poteri?”
Chiese lei
urlando, sconvolta dalla prova che effettivamente quei poteri venissero
proprio
dal ragazzo.
Il ragazzo
non fece nessun cenno, quasi come se lei fosse invisibile
continuò a giocare
con la bambina tirando anche lui una palla di neve.
“Ehi, sto
parlando con te!”
Disse
risentita, corse verso di lui ma la tempesta si fece intensissima.
“No!”
Ma prima che
potesse dire o fare altro, Elsa si risvegliò nel suo letto:
stavolta per
fortuna non aveva svegliato Anna, che sembrava dormire beata accanto a
lei.
Si chiese
cosa diavolo fosse stato quel sogno e perché c’era
sempre quel ragazzo; inoltre
provava ancora quella strana sensazione, come se non si trattasse solo
di un
sogno.
I suoi
pensieri furono interrotti dal suono della voce che continuava a
sentire negli
ultimi giorni.
Ci mancava solo la voce!
Prese il
cuscino e se lo mise sulla testa, ma la voce non cessava: amareggiata
si alzò
ed uscì dalla stanza richiudendo la porta dietro di lei.
I
can hear you but I won’t
Some look for trouble, while other don’t
There’s a thousand reasons
I should go about my day
and ignore your whispers
which I wish would go away
Sentiva
quella voce da giorni ormai, una voce che intimava di seguirla.
Fissò il suo riflesso nello specchio del corridoio
chiedendosi se avrebbe
dovuto farlo ma ogni volta trovava valide ragioni per continuare ad
ignorarla.
Per quanto desiderasse che si zittisse per tornare semplicemente alla
sua solita vita, continuava a tormentarla e non riusciva a capire il
perché.
O forse lo sapeva?
No.
You’re not a voice
You’rejust ringing in my ear
and if I heard you, which I don’t
I’m spoken for I fear
Everyone I’ve ever loved is here within these
walls
I’m sorry, secret siren, but I’m blocking out your
calls
Osservò i quadri che avevano nel salone: uno raffigurava lei
e sua
sorella con i loro genitori, mentre l’altro la sua nuova
“famiglia allargata”
con Kristoff, Olaf e Sven.
In quel momento capì che la verità era che forse
aveva paura: tutte le
persone che amava erano lì con lei, amava la
tranquillità che avevano raggiunto
e non voleva rischiare di perdere tutto per seguire quel richiamo.
I’ve
had my adventure, I don’t need something new
I’m afraid of what I’m risking if I follow you
Into the unknown
Are you here to distract me so I make a big mistake?
Or are you someone out there who’s a little bit like me?
Who knows deep down I’m not where I’m meant
to be?
Ma di
chi era quella voce e cosa voleva da lei? Era solo una tentazione
pronta a rigettarla nell’oscurità?
O forse esisteva davvero qualcuno li fuori che fosse come lei, qualcuno
con i suoi poteri? Qualcuno come il ragazzo nel suo sogno: che la
conosceva
davvero, che poteva capire come si sentisse.
Qualcuno che potesse dare un significato a quella sua strana sensazione
che non aveva rivelato a nessuno: la sensazione di sentirsi come se non
fosse
dove dovrebbe essere.
Si specchiò nell’acqua fissando il suo riflesso
chiedendosi se fosse
davvero possibile e se quella voce ed il suo sogno potessero essere in
qualche
modo collegati.
Everydays’
a little harder as I feel my power
grow
Don’t you know there’s part of me that long to go
Into the unknown?
Ogni
giorno sentiva i suoi poteri crescere e diventava sempre tutto
più
difficile, perché la verità era che
c’era una parte dentro di lei che
desiderava affrontare quell’ignoto.
Provò ad usare i suoi poteri e si sorprese nel vedere che
questi
iniziarono a girarle intorno autonomamente e a mostrarle diverse
immagini: la
nebbia, una foresta, del fuoco, un cavallo di acqua, dei colossi di
roccia ed
il vento.
Possibile che i suoi poteri le stessero indicando dove andare? Lì avrebbe davvero trovato una risposta alle sue domande? Se avesse seguito quella voce avrebbe anche trovato quel ragazzo?
Do you know me?
Can you feel me?
Can you show me?
D’un
tratto le sembrò come se quella sensazione che il suo fosse
più di
un semplice sogno ricorrente le stesse suggerendo proprio questo: che
quel
ragazzo era lì fuori e forse, avendo i suoi stessi poteri,
anche lui stava
provando le sue stesse sensazioni e la stava aspettando.
Possibile che avesse le risposte alle domande che la tormentavano?
Magari avrebbe saputo finalmente la verità ed il motivo per
cui era nata così.
Sentì nuovamente la voce ed i suoi poteri convertirono in
una scia che
sembrava indicarle la strada volando via verso un’unica
direzione.
Where
are you going?
Don’t leave me alone
How do I follow you
Into the unknown?
Inseguì
la
scia, con tutta se stessa desiderava non perderla di vista, aveva
bisogno di
risposte e quello era l’unico modo.
Ora lo
sapeva: voleva disperatamente seguire quella voce ovunque
l’avrebbe portata.
Arrivò sul
crepaccio, allungò la mano come ad afferrare la scia che si
stava dissolvendo,
ma scomparve in direzione delle montagne.
Sentì i suoi
poteri fremere dentro di lei: li lasciò esplodere ed intorno
a sé si formarono
milioni di cristalli di ghiaccio. Li osservò incredula di
ciò che lei stessa
aveva creato: riportavano i simboli del fuoco, dell’acqua,
della terra e del
vento.
La
luce
prodotta dai cristalli svegliò Jack, il quale si
affacciò alla finestra della
sua camera per osservare affascinato i cristalli di ghiaccio sospesi in
aria:
non aveva mai visto nulla del genere!
Non poteva
che essere opera di Elsa, ne era certo.
Improvvisamente
i cristalli si frantumarono i mille pezzi, il cielo si
illuminò di colpo per
poi oscurarsi nuovamente: il fuoco si spense, l’acqua si
prosciugò ed il vento
iniziò a vorticare impetuoso.
“C’è aria di
tempesta, niente fuoco, niente acqua… resta la terra!
Dobbiamo andare via”
Realizzò
Elsa dirigendosi il più in fretta possibile verso gli altri.
Jack uscì di
corsa dal castello, come aveva già fatto buona parte degli
abitanti; incrociò
Elsa che parlava rivolta a lui e a tutti coloro che riuscivano ad
ascoltarla.
“Seguitemi e
non abbiate paura, raggiungete la rupe!”
Era più facile
a dirsi che a farsi, con il vento impetuoso che soffiava contro di loro
e
l’incedere di quello che sembrava un vero cataclisma.
Si avviò
verso il luogo indicato da Elsa al fianco di Kristoff, Anna ed Olaf.
Mentre tutti si allontanavano da Arendelle, solo un’uomo vi si addentrava di nascosto: entrò nel castello vagando nelle stanze fino a raggiungere il salone dove vi era appeso il quadro di famiglia.
Pitch
fissò
il quadro, in particolare la sua attenzione si soffermò
sulla madre di Elsa e
Anna: portava al collo una spilla.
Che sia
quella di cui parla la lettera?
Si chiese
ricordando le parole che gli aveva scritto l’altro Pitch.
Ma tu sei ancora in tempo perché nella tua epoca quella
pietra era ancora
custodita dalla defunta
regina di Arendelle, all’ultimo decise di non portarla nel
suo ultimo viaggio:
probabilmente sapeva che rischiava la vita. Dovresti trovarla a palazzo
da
qualche parte.
Cercò in
diverse stanze, non trovando nulla stava iniziando a pensare che quella
pietra
fosse annegata con quei due maledettissimi individui, nonostante
l’altro Pitch
avesse detto il contrario, ma proprio allora trovò la spilla
nascosta in un cassetto.
La prese in
mano, osservandola sembrava solo una normale spilla con una pietra
azzurra a
goccia: provò ad usare i suoi poteri come descritto nella
lettera e su di essa
comparve un simbolo luminoso di un fiocco di neve composto da cinque
rombi.
Sorrise
compiaciuto, quindi usò i suoi poteri per distruggere la
base metallica
lasciando libera la pietra, la girò rivelando un altro rombo
luminoso sul
retro.
“Perché c’è
sempre un’altra faccia della moneta: ogni luce ha sempre la
sua ombra!”
Strinse
compiaciuto la pietra tra le sue mani.
“Ed ora mio
caro Pitch del ‘futuro’ possiamo anche dire addio a
quelle che sarebbero dovute
essere due future leggende”
Eccoci qui, finalmente al nuovo capitolo
contenente la prima (e non ultima) rappresentazione di una canzone
nella storia:
ovvero into The unknown (oltre ad una citazione di “All is
found”).
Ringrazio tutti coloro che mi hanno dato
suggerimenti a riguardo, in particolare Mari Lace per essersi letta le
varie
versioni di prova che ho fatto di questa canzone ed avermi dato dei
validi
consigli!
Avevo fatto varie versioni proprio perché ho
voluto testare tutte le metodologie che mi avevate suggerito, ma alla
fine
questa è stata quella che mi ha convinto di più,
ovvero testo in inglese e
pensieri in italiano.
Ho voluto mantenere il testo in inglese
perché volevo mettere il link della canzone in modo da
immedesimare di più il
lettore, inoltre come avevo detto la versione inglese come testo si
addice di
più alla mia storia e penso ora si capisca il
perché.
Spero che il risultato finale vi piaccia
anche se non era quello che avevate suggerito, a me personalmente
nonostante le
mille prove, alla fine mi ha soddisfatta! Anche se io sono un caso a
parte dato
che sono giorni che mi chiudo con le canzoni di frozen 2 immaginando le
scene
della mia fic ahahah (devo dire che la colonna sonora è una
delle cose che mi è
piaciuta di più del film)
Vi è piaciuta l’idea del link della canzone?
L’avete ascoltata? Se si, prima o dopo la lettura?
Ma tornando alla storia in questo capitolo
capiamo finalmente cosa erano quei fogli scritti da Pitch ovvero solo
un
messaggio per il suo io dell’altra epoca! Ve lo aspettavate?
Cosa tramerà
adesso Pitch con le numerose informazioni ricevute e a cosa
servirà la pietra?
Per chi ha seguito anche la fic “la regina
di ghiaccio”, l’incontro tra Jack e Pitch nel bosco
è un riferimento al primo
incontro tra Elsa e Pitch in quella fic avvenuto nello stesso luogo.
Pitch all’inizio della sua lettera convince
il Pitch di questa nuova epoca a credergli accennando
all’unica cosa che si
ricorda di quando era divenuto una leggenda: trovo questa storia molto
interessante e l’avevo citata anche nella vecchia fic, in
quanto fa riferimento
alla voce della figlia di Pitch solo che lui non ricorda chi fosse
ç___ç (e si
mi spiace anche per Pitch a me ahahahah).
Gli eventi di frozen 2 si fanno ora più presenti,
spero vi piaccia come li sto integrando alla mia storia!
Al prossimo cap!