Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: MiakaHongo    10/01/2020    5 recensioni
NOTA: La Fic si ispira anche agli eventi di FROZEN 2
Elsa e Jack vivono finalmente insieme nella stessa epoca, eppure qualcosa si insinua nuovamente nel cuore di Elsa: la paura.
Pitch si propone di aiutarla, ma è davvero questo il suo piano o nasconde qualcosa di più subdolo?
Jack si ritroverà di punto i bianco catapultato in una situazione senza precedenti, riuscirà comunque ad aiutare Elsa o inizierà a dubitare anche lui del suo futuro?
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anna, Elsa, Kristoff, Olaf, Sven
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Cap 5 Into the Unknown

NOTA: il testo contiene due canzoni in grassetto, nel caso vogliate sentirle prima o dopo aver letto il testo, vi lascio i link di seguito (io vi consiglio di ascoltarle subito prima di leggere il relativo testo in grassetto per una maggiore immersione, ma a voi la scelta):
Canzone 1 “All is found”: https://www.youtube.com/watch?v=CyDh3_b1j9c
Canzone 2 “Into the unknown”: https://www.youtube.com/watch?v=gIOyB9ZXn8s

 

 

Più Jack avanzava e più il bosco di Arendelle si faceva fitto e buio, sentì un senso di inquietudine aumentare ad ogni passo ma sapeva che non poteva fermarsi: strinse più forte il bastone tra le sue mani brandendolo davanti a sé pronto ad usarlo per colpire chiunque gli si fosse parato davanti. Anche se sapeva che senza poteri sarebbe stato pressoché inutile contro chi voleva incontrare, gli metteva una maggiore sicurezza il non essere totalmente disarmato.
Avanzò ancora, fino ad arrivare al punto più buio della foresta, sentì il suo cuore battere agitato ma ancora una volta era deciso a non fermarsi.
“Pitch Black dove sei? Fatti vedere!”
Urlò, ma ebbe come risposta solo l’inquietante fruscio del vento tra gli alberi.
“So che sei lì nell’ombra da qualche parte!”
Iniziò a pensare che davvero fosse stata un’idea stupida ma doveva funzionare, non ne aveva altre al momento.
“Vuoi dirmi che l’uomo nero non ha il coraggio di farsi vedere da chi crede in lui?”
Ancora silenzio, tentò la sua ultima carta.
“Bene, forse dovrei credere in Babbo Natale o nel coniglio di Pasqua, loro magari esistono veramente e si faranno vedere, non come te!”
Jack si guardò intorno ma ancora una volta il fruscio degli alberi era l’unico rumore che riusciva a sentire, eppure c’era qualcosa di strano, sentiva un senso di ansia pervaderlo: strinse la presa sul suo bastone più forte che mai.
Sentì un brivido attraversagli la schiena quando una gelida voce sibilò alle sue spalle.
“Cosa abbiamo qui?”
Jack sussultò, voltandosi immediatamente e puntando minaccioso il bastone contro Pitch.

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“Allora riesci davvero a vedermi! Interessante…”
Pitch scrutò il ragazzo girandogli intorno. Jack si muoveva con cautela continuando a puntare il bastone contro l’uomo nero: cosa che quest’ultimo ignorò totalmente, proseguendo a parlare come se nulla fosse.
“Jackson Overland, un ragazzo con poche paure che ama affrontare con ‘spensieratezza’ e ‘divertimento’”
Pronunciò le ultime parole con un tono disgustato quasi come se stesse parlando di brutte malattie. Jack non disse nulla, fu Pitch quindi a fargli una domanda.
“Cosa ci fai esattamente tu qui e come mai credi in me se non hai particolari paure?”
“Qui sono io a fare le domande!”
Esclamò Jack, già stufo di sentir parlare anche quella versione di Pitch. Estrasse dalla tasca la sabbia che gli aveva fatto il Pitch della sua epoca e gliela mostrò.
“Cosa diavolo è questa?”
L’uomo nero osservò incuriosito quella strana sabbia dalla sfumatura rossastra.
“Mai vista prima, strano sembrerebbe quasi fatta di oscurità…”
Allungò una mano per afferrarla, ma Jack la rimise in tasca prima che potesse farlo. Al suo posto tirò fuori i fogli scritti dall’altro Pitch.
“Ora devi dirmi cosa sono questi e farmene una copia esatta”
Pitch squadrò il ragazzo, quel tono arrogante gli stava iniziando a dare sui nervi, come osava rivolgersi a lui in quel modo? Strappò dalla mano di Jack i fogli ed iniziò ad osservarli, ma rimase esterrefatto da quello che vide.
Era da anni che non vedeva quei simboli: era un linguaggio in codice che aveva creato lui stesso per comunicare con le leggende create dai fearlings durante i secoli bui, quando iniziò la lotta contro i guardiani: linguaggio che praticamente non fu mai usato nella pratica in quanto furono sconfitti prima di quanto potessero immaginare.
Iniziò a leggere incuriosito.

Pitch lo so che non mi crederai ma sono il Pitch del futuro, o meglio di un’altra epoca.
Conoscendo la tua ragionevole diffidenza ti scriverò una cosa che solo io e te possiamo sapere…

Pitch lesse il continuo e rimase sconvolto: parlava dell’unica cosa che ricordava di quando era divenuto una leggenda… cosa che conosceva effettivamente solo lui e che non aveva mai rivelato a nessuno. 

Bene ora che mi credi, ti ho scritto tutto quello che devi sapere, ma prima di tutto devi confermare al ragazzo che hai davanti che queste sono solo delle rune: ti chiederà di farne delle copie e di tenerle, lui crede che sia necessario per permettergli di tornare alla sua epoca, ma in realtà serviranno a te per leggertele con calma.
Attento però: ti conosce bene e sospetterà se non gli chiederai nulla in cambio, quindi cerca di non insospettirlo… sono sicuro che saprai trovare una soluzione creativa e che alla fine Jack ci darà esattamente ciò che ci serve.
Forse non ci crederai ma il ragazzo che hai davanti a te è una vera spina nel fianco…

 

“Allora? Non ho tutta la serata!”
Lo interruppe Jack. Pitch alzò gli occhi al cielo.
Ed invece inizio proprio a crederci!
Pensò, seccato di essere disturbato ancora ma decise di fare come scritto dal suo io del ‘futuro’.

“Sono rune, utilizzate normalmente per magie oscure potenti: una copia va all’utilizzatore ed una a colui che funge da catalizzatore per la magia oscura stessa”
Jack si sorprese nel sentire confermata la versione del Pitch della sua epoca, ormai era così abituato a diffidare di lui che era certo che fossero qualcos’altro: meglio così, almeno lo avrebbero davvero aiutato a tornare. Prese dalla tasca la penna che aveva portato con se.
“Bene ora fammene una copia, puoi scrivere con questa!”
“No”
Disse Pitch alzando le spalle.
“Cosa?”
Disse Jack furioso di non poterlo congelare immediatamente con il suo bastone.
“Pensi che io faccia tutto quello che mi chieda ogni stupido umano che crede in me e soprattutto se me lo chiede in modo così arrogante? Stai parlando con l’uomo nero non con Babbo Natale! Io non faccio niente per niente!”
Jack sbuffò ma doveva aspettarselo da quella maledetta ombra strisciante! Inizio a pensare: doveva pur esserci qualcosa che potesse usare a suo vantaggio… poi d’un tratto gli venne un’idea.
“Si dia il caso che io conosca chi possiede i poteri del ghiaccio e se io non tornassi o se solo glielo chiedessi, potrebbe congelarti in un secondo o comunque darti del filo da torcere! Se farai ciò che ti ho chiesto ti prometto che non ti intralcerà in nessun modo”
Non era proprio del tutto la verità ma ormai era diventato abbastanza bravo a raccontare bugie.
Pitch lo fissò: l’unica persona con tali poteri che conosceva era Elsa. Aveva seguito le sue vicende in passato ed alimentato le sue paure sicuro di poterne ricavare grandi cose, ma poi lei aveva ceduto al gesto di amore della sorella ed era tornata ed essere una noiosa persona senza paure. Quei poteri erano di certo forti ma finché non credeva in lui e non lo ostacolava (non potendogli più essere d’aiuto), aveva deciso di ignorala.
Non la temeva e non sapeva quanto ci fosse del vero in quelle parole, ma risultava di certo un accordo credibile.
“Accordato… noioso ragazzino!”
Prese i fogli e fece una copia esatta di entrambi, quindi restituì gli originali a Jack.
“Non posso dire che sia stato un piacere…”
Mentì Pitch, entusiasta di avere tra le mani quei fogli.
“Non lo è mai con te Pitch! Vedi di tenere con te quei fogli e manterrò il nostro accordo”
Disse lui andandosene, sul volto di Pitch comparve un ampio sorriso soddisfatto.
“Oh puoi giurarci Jack!”
Si appoggiò ad un albero pronto ad iniziare la sua lettura.

 

 

 

Risalire sull’albero per Jack fu, per sua fortuna, più facile che scendervi: in poco tempo era di nuovo in camera. Controllò l’ora sul pendolo a muro e mancava davvero poco all’orario stabilito con Anna ed Elsa; sperò solo che non fossero già passate o che lo avessero fatto cercare quando non c’era.
Mentre si interrogava sul da farsi qualcuno bussò alla sua porta: era Elsa.
“Incredibile sei qui, avrei quasi scommesso di non trovarti!”
Scherzò lei.

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“Normalmente non mi avresti trovato infatti, ma se si tratta di divertirsi io sono sempre in prima fila!”
Rispose lui con un sorriso. Entrambi raggiunsero Anna, Kristoff, Olaf e Sven ed iniziarono a giocare ai mimi: Jack risultò davvero bravo come aveva detto, infatti riusciva sia a mimare che ad indovinare molto bene.
“Ti prego dimmi che anche tu in famiglia hai una serata mimi o inizieremo a sentirci noi poco all’altezza!”
Esclamò Anna rivolgendosi a Jack, il quale però si incupì alla parola “famiglia”.
“No, in realtà”
Disse secco abbassando lo sguardo.
“Abbiamo forse detto qualcosa che ti ha offeso?”
Chiese Elsa notando il repentino cambio di espressione del ragazzo, ma in risposta lui sfoggiò il suo solito sorriso.
“No, a chi tocca adesso?”
“Ad Olaf!”
Rispose Anna ed il pupazzo di neve si fece avanti pescando un bigliettino dal cesto.
È molto più facile ora che so leggere!”
Quindi proseguì leggendo cosa riportava il biglietto.
“Sfida lampo, maschi contro femmine!”
“Vi distruggeremo ragazze!”
Disse Jack con aria di sufficienza.
“Lo vedremo!”
Rispose Anna con aria di sfida.
Per mimare Olaf si trasformò letteralmente in quello che doveva mimare, rendendo la sfida ancora più semplice.
“Unicorno, gelato, castello, Querciola, teiera, topo!”
Disse Kristoff, indovinandole tutte in pochi secondi, quindi Olaf si trasformò un’ultima volta avanzando con fare femminile e deciso.

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Jack scoppiò a ridere riconoscendola subito.
“Elsa!”
Tutti si voltarono chiedendosi come avesse fatto ad indovinare avendo Olaf mimato l’Elsa di qualche anno fa, di quando si era isolata nel suo castello di ghiaccio. Jack continuò a parlare non avendo notato il loro stupore.
“Oh come vorrei avere una telecamera adesso!”
“Aspetta tele-che?”
Chiese Anna perplessa, Jack si accorse solo in quel momento di aver nominato un qualcosa che per loro ancora non esisteva.
“Oh niente, mi sto solo iniziando a chiedere che premio avranno i vincitori dato che ormai è scontato chi siano…!”
La stuzzicò lui.
“Bé, ovvio non vale se Olaf cambia forma! Ma non importa, sarà comunque una passeggiata: due sorelle, un unico pensiero!”
“Sono proprio curioso di vedere come ve la cavate”
Disse Jack. 

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Elsa si alzò dal divano ed andò a prendere un bigliettino dal cesto.
“Ce la puoi fare Elsa!”
La incitò la sorella, quindi lei iniziò a muovere le mani davanti a sé.
“Tu usa il corpo!”
Disse Anna, quindi Elsa provò a muovere in modo più deciso le braccia eseguendo dei movimenti circolari, la sorella provò a dire le prime cose che le venivano in mente.
“Aria?  Albero?  Persone? Persalbero! Ah no non esiste… scavatore? Denti? Lavare i piatti?”
“Orso polare!”
Tentò Olaf, Anna lo fissò risentita.
“Ops, scusa!”
“Un unico pensiero dicevi!”
Disse ironico Jack ma Anna lo ignorò convinta di potercela ancora fare.
“Forza Elsa devi darmi un indizio!”
Elsa scosse le spalle non sapendo proprio cosa poter fare di più ma proprio in quel momento sentì nuovamente quella voce che la chiamava: trasalì guardandosi intorno preoccupata.
“Allarmata? Distratta? Preoccupata? Nel panico? Turbata? Oh ma dai sembri proprio turbata!”
Sven suonò il campanello che indicava lo scadere del tempo, Kristoff e i ragazzi esultarono.
“Abbiamo vinto!”
“Rivincita?”
Chiese Anna avvicinandosi alla sorella.
“Sai una cosa? Credo proprio che andrò a dormire!”
Le rispose Elsa con aria mesta.
“Tutto bene?”
Le chiese la sorella.
“Sono solo stanca”
Disse Elsa prima di salutare tutti.
“Grazie anche a te per aver partecipato Jack. Buonanotte a tutti”
Aggiunse prima di uscire dalla stanza. Jack conosceva bene Elsa e c’era sicuramente qualcosa che non andava e doveva scoprire cosa.
“Si è fatto tardi, quindi credo che andrò anche io… principessa Anna è stato un onore battervi ai mimi”
Disse con tono scherzoso accennando un lieve inchino. Anna mise le braccia sui fianchi.
“La prossima volta non sarete così fortunati!”
“Non vedo l’ora di scoprirlo: alla prossima allora!”
Con un sorriso si dileguò salutando tutti. Una volta fuori cercò di seguire da lontano Elsa senza farsi vedere: era davvero diretta in camera sua, infatti vi entrò richiudendo la porta dietro di lei.
Jack sgattaiolò fino a ritrovarsi anche lui davanti alla porta, stava per bussare quando un pensiero lo frenò: cosa diavolo stava facendo? In quella realtà Elsa non lo conosceva ancora bene ed avrebbe ritenuto di sicuro folle ed alquanto sconveniente che un ragazzo appena conosciuto piombasse in camera sua.
Era così strano: era abituato ormai al rapporto di fiducia che aveva costruito con Elsa ed al loro supportarsi a vicenda… il sapere di essere poco più di un estraneo per lei adesso e di non poterla aiutare lo faceva stare davvero malissimo.
Sconsolato riscese le scale per tornare verso la sua camera, sperando che il giorno seguente avrebbe potuto capirci qualcosa o almeno provare a tirarla su di morale. Strada facendo incrociò Anna.
“Jack cosa ci fai qui, pensavo stessi andando verso la tua camera!”
Jack arrossì imbarazzato.
“Bé io ecco… mi sono perso! Questo castello è così grande…”
Improvvisò lui. Anna gli indicò la direzione per la sua camera, lui la ringraziò.
“Pensi che Elsa fosse davvero turbata per qualcosa?”
Chiese lui. Anna fu sorpresa da quella domanda, di solito non tutti erano capaci di capire cosa passasse per la testa di sua sorella: persino Kristoff che la conosceva da anni non aveva notato che fosse strana, o almeno era quello che era parso anche a lei.
Esitò prima di confermare quanto le aveva detto Jack, le venne il dubbio che lui potesse pensare che la sua presenza quella sera non fosse stata gradita o qualcosa del genere.
“No ecco io non so… cioè non credo! Ci siamo divertiti tutti ed ok non abbiamo vinto… ma ci rifaremo! Sono sicura che fosse solo stanca come dice… è stata una giornata impegnativa per tutti... comunque ora stavo passando a salutarla per la buonanotte, non ti devi preoccupare!”
Jack annuì, felice di sapere che quella sera Elsa avrebbe avuto vicino almeno sua sorella, dato che lui non avrebbe potuto farlo.

 

 

 

Lasciato Jack, Anna bussò alla porta della sorella, la quale la intimò ad entrare.
“Sì, decisamente qualcosa non va!”
Disse lei entrando.
“Parli di te?”
Chiese Elsa.
“No di te, indossi lo scialle della mamma e lo fai quando qualcosa non va… oh! Ti abbiamo offesa! Mi dispiace tanto sei così… sai in pochi sono davvero bravi nei giochi di famiglia è un dato di fatto! E poi chi poteva immaginare che Jack fosse così bravo…”
Elsa le posò una mano sulla spalla per frenare quel fiume di parole. Anna era carina a preoccuparsi di lei, ma era completamente fuori strada: quello che la preoccupava era quella voce che sentiva, quello strano sogno ed i suoi poteri che continuavano ad aumentare, sentiva come se tutto stesse per cambiare ma aveva paura. Ne avrebbe parlato volentieri con lei ma come poteva? Non voleva farla preoccupare e poi magari era solo una sua impressione, tutto quello che amava era lì, nient’altro doveva contare adesso.
“No, non è questo è che… non voglio che cambi tutto”
Disse sconsolata sedendosi sul bordo del letto.
“Tutto cosa? Stai andando benissimo! Oh Elsa quando riuscirai a vederti come ti vedo io?”
“Cosa farei senza di te?”
Chiese Elsa ed il solo pensiero le strinse il cuore in un modo inimmaginabile, come se fosse una ferita aperta.
“Starò sempre con te”
Rispose Anna con un sorriso.
Rimasero qualche attimo in silenzio poi ad Anna venne un’idea.
“So cosa ti serve, vieni qui!”
Disse salendo sul letto e invitandola a stendersi accanto a lei, quando lo fece la cinse con un braccio e le intonò la stessa ninna nanna che le cantava la loro madre quando non riuscivano a dormire. 

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Where the north wind meets the sea
there’s a river full of memory
Sleep, my darling, safe and sound
for in this river all is found

In her waters, deep and true
lie the answers and a path for you
Dive down deep into her sound
but not too far or you’ll be drowned

Yes, she will sing to those who’ll hear
and in her song, all magic flows
But can you brave what you most fear?
Can you face what the river knows?

Where the north wind meets the sea
there’s a mother full of memory
Come, my darling, homeward bound
When all is lost, then all is found

 

 

 

 

Pitch lesse i fogli ed erano pieni di nozioni su Jack ed Elsa ma anche di consigli su quello che avrebbe potuto fare, più leggeva e più si congratulava con il se stesso del futuro per un piano così geniale per passargli tali informazioni.
Gli mancava da tradurre solo l’ultima frase ma quando lo fece la cosa lo infastidì, trattava di un’ipotesi che nemmeno avrebbe voluto considerare: conoscendosi sapeva che era sempre pronto a valutare tutte le eventualità, ma quella non la riteneva affatto ammissibile o necessaria.
Ora che aveva tutte quelle informazioni era sicuro che nessuno l’avrebbe più potuto fermare, nemmeno i vani timori del se stesso di un’altra epoca.

 

 

 

Elsa sognò nuovamente di trovarsi nel bel mezzo di una tormenta e di nuovo provò quella strana sensazione, come se fosse creata da poteri non suoi.
Questa volta sapeva chi cercare, quindi avanzò guardandosi intorno nella speranza di scrutare nuovamente la figura del ragazzo.

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“Dove sei?”
Chiese, senza avere risposta. Continuò a vagare finché non sentì la risata di una bambina, lo trovò strano e provò ad andare nella direzione di quel suono finché non scrutò due sagome; quella di spalle di una bambina bionda e quella del ragazzo che era intento a creare con il suo bastone delle palle di neve: la bambina si divertiva a lanciarle contro qualcosa che non riusciva a scorgere.
“Chi sei? E come mai hai questi poteri?”
Chiese lei urlando, sconvolta dalla prova che effettivamente quei poteri venissero proprio dal ragazzo.
Il ragazzo non fece nessun cenno, quasi come se lei fosse invisibile continuò a giocare con la bambina tirando anche lui una palla di neve.
“Ehi, sto parlando con te!”
Disse risentita, corse verso di lui ma la tempesta si fece intensissima.
“No!”
Ma prima che potesse dire o fare altro, Elsa si risvegliò nel suo letto: stavolta per fortuna non aveva svegliato Anna, che sembrava dormire beata accanto a lei.
Si chiese cosa diavolo fosse stato quel sogno e perché c’era sempre quel ragazzo; inoltre provava ancora quella strana sensazione, come se non si trattasse solo di un sogno.
I suoi pensieri furono interrotti dal suono della voce che continuava a sentire negli ultimi giorni.
Ci mancava solo la voce!
Prese il cuscino e se lo mise sulla testa, ma la voce non cessava: amareggiata si alzò ed uscì dalla stanza richiudendo la porta dietro di lei.

I can hear you but I won’t
Some look for trouble, while other don’t
There’s a thousand reasons
I should go about my day
and ignore your whispers
which I wish would go away

Sentiva quella voce da giorni ormai, una voce che intimava di seguirla. Fissò il suo riflesso nello specchio del corridoio chiedendosi se avrebbe dovuto farlo ma ogni volta trovava valide ragioni per continuare ad ignorarla.
Per quanto desiderasse che si zittisse per tornare semplicemente alla sua solita vita, continuava a tormentarla e non riusciva a capire il perché.
O forse lo sapeva?

No. You’re not a voice
You’rejust ringing in my ear
and if I heard you, which I don’t
I’m spoken for I fear
Everyone I’ve ever loved is here within these walls
I’m sorry, secret siren, but I’m blocking out your calls

Era decisa a non ascoltarla o almeno sapeva che non doveva.
Osservò i quadri che avevano nel salone: uno raffigurava lei e sua sorella con i loro genitori, mentre l’altro la sua nuova “famiglia allargata” con Kristoff, Olaf e Sven.
In quel momento capì che la verità era che forse aveva paura: tutte le persone che amava erano lì con lei, amava la tranquillità che avevano raggiunto e non voleva rischiare di perdere tutto per seguire quel richiamo.

I’ve had my adventure, I don’t need something new
I’m afraid of what I’m risking if I follow you
Into the unknown

 In passato aveva già fatto molti errori per seguire il suo desiderio di libertà: Anna era quasi morta e se seguendo quella voce nell’ignoto fosse successo di nuovo, o anche di peggio? Non poteva permettere che succedesse qualcosa a lei o alle persone a cui voleva bene per un suo stupido capriccio.

What do you want? ‘Cause you’ve been keeping me awake
Are you here to distract me so I make a big mistake?
Or are you someone out there who’s a little bit like me?
Who knows deep down I’m not where I’m meant to be?

Ma di chi era quella voce e cosa voleva da lei? Era solo una tentazione pronta a rigettarla nell’oscurità?
O forse esisteva davvero qualcuno li fuori che fosse come lei, qualcuno con i suoi poteri? Qualcuno come il ragazzo nel suo sogno: che la conosceva davvero, che poteva capire come si sentisse.
Qualcuno che potesse dare un significato a quella sua strana sensazione che non aveva rivelato a nessuno: la sensazione di sentirsi come se non fosse dove dovrebbe essere.
Si specchiò nell’acqua fissando il suo riflesso chiedendosi se fosse davvero possibile e se quella voce ed il suo sogno potessero essere in qualche modo collegati.

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Everydays’ a little harder as I feel my power grow
Don’t you know there’s part of me that long to go

Into the unknown? 

Ogni giorno sentiva i suoi poteri crescere e diventava sempre tutto più difficile, perché la verità era che c’era una parte dentro di lei che desiderava affrontare quell’ignoto.
Provò ad usare i suoi poteri e si sorprese nel vedere che questi iniziarono a girarle intorno autonomamente e a mostrarle diverse immagini: la nebbia, una foresta, del fuoco, un cavallo di acqua, dei colossi di roccia ed il vento.

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Possibile che i suoi poteri le stessero indicando dove andare? Lì avrebbe davvero trovato una risposta alle sue domande? Se avesse seguito quella voce avrebbe anche trovato quel ragazzo?

 Are you out there?
Do you know me?
Can you feel me?
Can you show me?

D’un tratto le sembrò come se quella sensazione che il suo fosse più di un semplice sogno ricorrente le stesse suggerendo proprio questo: che quel ragazzo era lì fuori e forse, avendo i suoi stessi poteri, anche lui stava provando le sue stesse sensazioni e la stava aspettando.
Possibile che avesse le risposte alle domande che la tormentavano? Magari avrebbe saputo finalmente la verità ed il motivo per cui era nata così.
Sentì nuovamente la voce ed i suoi poteri convertirono in una scia che sembrava indicarle la strada volando via verso un’unica direzione.

Where are you going?
Don’t leave me alone
How do I follow you
Into the unknown? 

Inseguì la scia, con tutta se stessa desiderava non perderla di vista, aveva bisogno di risposte e quello era l’unico modo.
Ora lo sapeva: voleva disperatamente seguire quella voce ovunque l’avrebbe portata.
Arrivò sul crepaccio, allungò la mano come ad afferrare la scia che si stava dissolvendo, ma scomparve in direzione delle montagne.
Sentì i suoi poteri fremere dentro di lei: li lasciò esplodere ed intorno a sé si formarono milioni di cristalli di ghiaccio. Li osservò incredula di ciò che lei stessa aveva creato: riportavano i simboli del fuoco, dell’acqua, della terra e del vento.

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La luce prodotta dai cristalli svegliò Jack, il quale si affacciò alla finestra della sua camera per osservare affascinato i cristalli di ghiaccio sospesi in aria: non aveva mai visto nulla del genere!
Non poteva che essere opera di Elsa, ne era certo.
Improvvisamente i cristalli si frantumarono i mille pezzi, il cielo si illuminò di colpo per poi oscurarsi nuovamente: il fuoco si spense, l’acqua si prosciugò ed il vento iniziò a vorticare impetuoso.
“C’è aria di tempesta, niente fuoco, niente acqua… resta la terra! Dobbiamo andare via”
Realizzò Elsa dirigendosi il più in fretta possibile verso gli altri.
Jack uscì di corsa dal castello, come aveva già fatto buona parte degli abitanti; incrociò Elsa che parlava rivolta a lui e a tutti coloro che riuscivano ad ascoltarla.
“Seguitemi e non abbiate paura, raggiungete la rupe!”
Era più facile a dirsi che a farsi, con il vento impetuoso che soffiava contro di loro e l’incedere di quello che sembrava un vero cataclisma.
Si avviò verso il luogo indicato da Elsa al fianco di Kristoff, Anna ed Olaf.

 

 

 

Mentre tutti si allontanavano da Arendelle, solo un’uomo vi si addentrava di nascosto: entrò nel castello vagando nelle stanze fino a raggiungere il salone dove vi era appeso il quadro di famiglia.

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Pitch fissò il quadro, in particolare la sua attenzione si soffermò sulla madre di Elsa e Anna: portava al collo una spilla.
Che sia quella di cui parla la lettera?
Si chiese ricordando le parole che gli aveva scritto l’altro Pitch.

 Ho scoperto una pietra molto potente custodita dai Northuldra, ho indagato per anni mentre fomentavo la loro faida contro il popolo di Arendelle ma non l’ho trovata. Ho scoperto dove era stata custodita per tutto quel tempo solo quando ormai era tardi, ovvero quando Elsa era venuta a conoscenza della sua esistenza e di quello che poteva davvero fare e quindi l’aveva distrutta una volta per tutte.
Ma tu sei ancora in tempo perché nella tua epoca quella pietra  era ancora custodita dalla defunta regina di Arendelle, all’ultimo decise di non portarla nel suo ultimo viaggio: probabilmente sapeva che rischiava la vita. Dovresti trovarla a palazzo da qualche parte.

Era più facile a dirsi che a farsi: quel castello era enorme, ma almeno adesso forse sapeva cosa doveva cercare, infondo se doveva custodirla di certo era plausibile che la portasse sempre con sé.
Cercò in diverse stanze, non trovando nulla stava iniziando a pensare che quella pietra fosse annegata con quei due maledettissimi individui, nonostante l’altro Pitch avesse detto il contrario, ma proprio allora trovò la spilla nascosta in un cassetto.
La prese in mano, osservandola sembrava solo una normale spilla con una pietra azzurra a goccia: provò ad usare i suoi poteri come descritto nella lettera e su di essa comparve un simbolo luminoso di un fiocco di neve composto da cinque rombi.
Sorrise compiaciuto, quindi usò i suoi poteri per distruggere la base metallica lasciando libera la pietra, la girò rivelando un altro rombo luminoso sul retro.
“Perché c’è sempre un’altra faccia della moneta: ogni luce ha sempre la sua ombra!”
Strinse compiaciuto la pietra tra le sue mani.
“Ed ora mio caro Pitch del ‘futuro’ possiamo anche dire addio a quelle che sarebbero dovute essere due future leggende”

 

 

 

 

 

Eccoci qui, finalmente al nuovo capitolo contenente la prima (e non ultima) rappresentazione di una canzone nella storia: ovvero into The unknown (oltre ad una citazione di “All is found”).
Ringrazio tutti coloro che mi hanno dato suggerimenti a riguardo, in particolare Mari Lace per essersi letta le varie versioni di prova che ho fatto di questa canzone ed avermi dato dei validi consigli!
Avevo fatto varie versioni proprio perché ho voluto testare tutte le metodologie che mi avevate suggerito, ma alla fine questa è stata quella che mi ha convinto di più, ovvero testo in inglese e pensieri in italiano.
Ho voluto mantenere il testo in inglese perché volevo mettere il link della canzone in modo da immedesimare di più il lettore, inoltre come avevo detto la versione inglese come testo si addice di più alla mia storia e penso ora si capisca il perché.
Spero che il risultato finale vi piaccia anche se non era quello che avevate suggerito, a me personalmente nonostante le mille prove, alla fine mi ha soddisfatta! Anche se io sono un caso a parte dato che sono giorni che mi chiudo con le canzoni di frozen 2 immaginando le scene della mia fic ahahah (devo dire che la colonna sonora è una delle cose che mi è piaciuta di più del film)
Vi è piaciuta l’idea del link della canzone? L’avete ascoltata? Se si, prima o dopo la lettura?
Ma tornando alla storia in questo capitolo capiamo finalmente cosa erano quei fogli scritti da Pitch ovvero solo un messaggio per il suo io dell’altra epoca! Ve lo aspettavate? Cosa tramerà adesso Pitch con le numerose informazioni ricevute e a cosa servirà la pietra?
Per chi ha seguito anche la fic “la regina di ghiaccio”, l’incontro tra Jack e Pitch nel bosco è un riferimento al primo incontro tra Elsa e Pitch in quella fic avvenuto nello stesso luogo.
Pitch all’inizio della sua lettera convince il Pitch di questa nuova epoca a credergli accennando all’unica cosa che si ricorda di quando era divenuto una leggenda: trovo questa storia molto interessante e l’avevo citata anche nella vecchia fic, in quanto fa riferimento alla voce della figlia di Pitch solo che lui non ricorda chi fosse ç___ç (e si mi spiace anche per Pitch a me ahahahah).
Gli eventi di frozen 2 si fanno ora più presenti, spero vi piaccia come li sto integrando alla mia storia!
Al prossimo cap!

   
 
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