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Autore: cin75    11/01/2020    5 recensioni
L'ennesima missione, l'ennesima caccia, l'ennesimo oggetto maledetto.
L'ennesima , maledetta volta, in cui i due fratelli potrebbero perdersi per sempre.
Chi scamperà alla morte? Chi dovrà sopportare il peso dell'essere sopravvissuto all'altro?
Genere: Angst, Drammatico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Dean Winchester, Sam Winchester
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
Capitoli:
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Era ormai il mercoledì successivo al loro arrivo e nella loro stanza, dopo aver mangiato un hamburger che Dean aveva letteralmente divorato, non lesinando improperi all’ennesima insalata biologica di Sam, i due fratelli, erano decisamente sotterrati da foto raccapriccianti dei vari omicidi, delle scene del crimine, dei vari verbali sia della polizia locale che dei laboratori forensi.
“C’è più sangue in tutte queste foto, di quello che ho sputato all’Inferno!!” sbottò ad un certo punto, frustrato Dean.
“Già, questi poverini sono morti in una maniera assurda. Ma, senti….io credo di aver trovato un collegamento. Sia a livello personale che ...come dire...cittadino.”
“Sul serio?!”
“Sì...allora: i primi due morti sono il prete e la suora, giusto?”
“Sì, e quindi?!”
“Il prete , secondo alcune indiscrezioni, voleva spretarsi.”
“Un provetto padre Ralph!!” esclamò Dean.
“E lei, la suora..a quanto pare aveva il vizietto del gioco. In modo discreto ma comunque faceva le sue puntate.”
“Wow!!” ironizzò.
“La seconda coppia: quelli delle onoranze funebri. Indovina?” fece retorico. “Sono quelli che hanno organizzato il funerale ai due religiosi. Uno dei due stava per lasciare l’altro. E l’altro, per ripicca, si dava allo shopping selvaggio.”
“ Vero amore a quanto pare. E la terza coppia?” fece sempre più interessato Dean alla teoria, che per ora reggeva, del fratello minore.
“I paramedici che erano di turno quel giorno e che sono accorsi per primi quando sono stati scoperti i corpi dei due becchini. Lei si dava da fare con i colleghi sull’ambulanza, mentre il maritino cornuto provava a vincere qualche mano di poker.” fece , più o meno convinto della sua teoria. “In un modo o nell’altro, queste sei persone erano collegate tra loro, anche se non si conoscevano nemmeno, e con quello che quegli oggetti maledetti rappresentano.”
“Tradimento, avidità...!” asserì Dean. “Sembra di essere in Seven!” citò.
“Lo pensavo anche io!!” convenne il minore. “Già, ma ora il nostro problema non sono i peccati di cui sono colpevoli le prossime vittime, quanto è come scoprire chi è che attirerà i nostri oggetti e che in qualche modo è collegato agli omicidi!!” riflettè Sam.
In effetti poteva essere chiunque. 

Dean iniziò a fare ipotesi. Dalla prima coppia di agenti accorsa sul posto, dal medico o l’infermiere che avevano provato a portare una qualche disperata cura al pronto soccorso o magari solo dichiarato l’ora del decesso.
Tutti sembravano essere possibili vittime.

“No!” esclamò ad un certo punto Sam, bloccando Dean e quella sua lista di eventuali vittime.
“No? In che senso no!?!” chiese , stranito il maggiore.
“Facci caso. Le vittime sono sempre legati tra loro. Compagni, marito e moglie e sì...beh!...in un certo senso anche i due religiosi.” fece presente Sam.
“Tra loro c’è un legame forte che sia d’amore o religioso!” convenne Dean, convinto di quell’ipotesi.
“Già!” sospirò Sam.
“Quindi dobbiamo trovare qualsiasi coppia che abbia avuto a che fare con questi primi tre omicidi?” azzardò il biondo.
“Penso proprio!”
“Beh!! fratellino, credo che non abbiamo altro, ma almeno è qualcosa da cui possiamo partire. E dobbiamo darci da fare perché oggi è mercoledì e se non capiamo chi è e come agisce, per domani ci ritroveremo con altri due cadaveri. Abbiamo poche ore.” rispose Dean e vedendo lo sguardo diventato improvvisamente preoccupato, quasi gelido del minore, cercò di rassicurarlo.
“Ehi! Sammy, che c’è?..andiamo! Abbiamo affrontato di peggio e in minor tempo. Che ti prende?!” disse sorridendogli in modo sicuro.
“No... è che pensavo a….”
“A chi?!”
“A noi!” rispose secco Sam.
“Noi? In che senso?!” replicò stranito, Dean.
“Noi siamo decisamente legati e stiamo avendo decisamente a che fare con questi omicidi!” fece mentre la sua voce si incupiva e diventava sempre più preoccupata.
Dean gli sorrise, anche se il suo stomaco si contrasse. Sam non aveva torto.
“Beh! Sammy...se siamo sotto tiro di questa maledizione sapremo cosa fare e lo faremo, anche perché domani è giovedì e che siamo noi o che sia qualche altro povero bastardo, quella moneta e quella corda, torneranno a colpire!! E poi non credo che potremmo essere noi.” fece mentre si avvicinava al suo borsone per prendere un caricatore e un pugnale che avrebbe sistemato ad arte sotto i suoi vestiti. ”Fidati di me, Sammy!”
Sam gli sorrise, forse confortato. Si decise e prese anche lui, la sua pistola dal borsone.

Poi un colpo secco. Alla testa. Un dolore forte e veloce che gli spense il cervello e ogni pensiero. 

Sam stramazzò al suolo, mentre alle sue spalle, Dean, pistola alla mano, fissava il sangue che aveva sporcato il calcio dell’arma. Il sangue di suo fratello. 

“O forse non dovresti fidarti, fratellino!” sibilò Dean.
Sul suo viso una freddezza inusuale.
Improvvisa. Gelida , crudele. 
Gli occhi stretti in una feroce fessura. I lineamenti quasi distorti in una smorfia maligna.
“Non hai idea di quante volte tu mi abbia tradito. Ruby, Samuel, Amelia, Castiel e perfino con Charlie con la scusa del marchio. Tutto alle mie spalle. Andartene via  lasciandomi con papà. Sempre tu, solo tu... prima di me. E riguardo l’avidità...” fece chinandosi verso il fratello svenuto. Gli afferrò la testa dai capelli così da poterlo guardare in faccia. “..la tua avidità ha migliaia di sfumature, caro fratellino. Magari riguardasse solo i soldi. Sarebbe facile!!”

Dopo di che, con la mano, ignorando il sangue della ferita del minore che la sporcava, agguantò Sam dal collo del giacchetto e iniziò a trascinarlo sul pavimento. Poi in un breve tratto di corridoio, giù per i pochi scalini dell’uscita di sicurezza dato che erano al piano terra e poi, incurante delle abrasioni e ferite che stava causando, continuò sull’asfalto fino a raggiungere l’Impala al suo posto nel parcheggio posteriore del motel.
Aprì il portabagagli con le chiavi che si prese dai jeans, afferrò il minore da sotto le braccia e con poca attenzione lo gettò dentro la macchina. Ma prima di richiuderlo, sorrise mellifluo.
“Troppo facile così!” asserì sibillino. Da una tasca laterale del portabagagli prese delle fascette di plastica e legò polsi e piedi di Sam, stringendo più del dovuto e sogghignando soddisfatto del sangue che vide ad uno dei polsi recisi. “Meglio andare sul sicuro.”
Chiuse lo sportellone, andò verso il lato guidatore. Aprì e si sedette al posto di guida.
Sull’altro sedile, una corda e una moneta. 

Era mercoledì. Il tramonto.
Il giovedì sarebbe arrivato appena tra sei ore e con un Dean ormai sottomesso a quella terribile maledizione, non sembrava che Sam potesse avere più scampo. 

Sam sarebbe morto in una maniera atroce e poco dopo di lui, stando alla maledizione stessa, anche Dean avrebbe trovato la morte.
Che la fine dei Winchester fosse davvero arrivata?

Quando Sam riuscì a riaprire gli occhi, una scarica elettrica fatta di puro gelo gli corse lungo tutta la spina dorsale. Strinse le palpebre per mettere a fuoco il posto in cui si trovava e le condizioni in cui era.
Sentiva freddo, un freddo tale che nemmeno si rese conto di sbattere i denti. Le dita gli facevano male e così anche quelle dei piedi. Sentiva la pelle che gli tirava al punto che, quando cercava di spostarsi per osservare il posto in cui si trovava, gli pareva come se gli si stesse strappando via dalla carne.
Una cella frigorifera. Era in una dannata , stramaledetta, cella frigorifera.

Il giovedì viene scaraventato in una voragine di ghiaccio...” si ritrovò a ricordare il cacciatore in difficoltà.

Provò ancora a muoversi, ma il modo in cui era a terra, glielo impediva. Si rese conto di avere mani e piedi legati con una fascetta di plastica e quando provo a fare qualche movimento con i polsi, gemette dolorosamente. Nonostante il gelo che avvertiva, gli sembrò di sentire la striscia di plastica entrargli nella carne lacerata.
“Dannazione… dannazione!!” imprecò.
Il freddo che provava era tanto. Non riusciva a smettere di tremare, di far battere i denti. Perfino gli occhi gli bruciavano perché ormai seccati dall’aria fredda che c’era nella cella.
Solo quando riuscì a guardare verso il portello di chiusura, lo vide.
Dall’oblò al centro del portellone, Dean.
Eppure non sembrava Dean, quello.
Il suo volto lo guardava indifferente, distaccato. I suoi occhi erano spenti e segnati da una sottile linea del classico liquido nero ectoplasmatico. Niente emozioni in quello sguardo. Solo la consapevolezza di star vedendo un uomo che stava morendo in quel modo assurdo.
“Dean!!!” provò comunque a richiamarlo. “Dean, so che ci sei. So che sei...che sei ancora lì. Combatti quel….quel figlio di puttana...” si sforzò di reagire Sam, combattendo per primo, contro la spossatezza che l’ipotermia gli stava inevitabilmente portando. “Andiamo...ne ho ….ne ho commessi di sbagli...ne ho...fa-fatte di stronzate...ma io...” e dovette fermarsi perché una violenta sensazione di gelo fin dentro le ossa e il cervello, gli provocò degli spasmi improvvisi.
Stare a -15 senza potersi muovere peggiorava la sua situazione e capì che sarebbe peggiorata ancora quando vide che il termostato scattò e segnò -16. “Dean...” tentò di continuare. “so...so di averti de-deluso tante...tante volte. Ma..io non ti ho...mai...mai tradito. Non...non lo farei...farei mai.” e ormai quelle parole erano dei balbettii tremanti. “..preferirei...mo-morire piuttosto...piu-ttosto che tradire...tradire te!” e a quel punto, quando l’ennesima scarica gelida gli trafisse il corpo attraversandolo dalla testa ai piedi, Sam d’istinto guardò ancora il regolatore della temperatura: -18.
Di questo passo aveva poco tempo. Decisamente poco tempo. Ma era troppo debilitato dal freddo e dalle membra gelate per poter reagire in un modo diverso da quello che stava tentando.
Risvegliare Dean.
Terrorizzato anche dal fatto che sapeva quale sorte sarebbe spettata anche al maggiore una volta che lui fosse morto lì dentro.

Guardò di nuovo verso l’oblò e quel viso assente era ancora lì che lo fissava. Che lo guardava morire un po’ alla volta. Guardava quel viso inespressivo sapendo però che da qualche parte lì dentro, Dean stava lottando come lui. Ne era certo. Non poteva non essere così. Dean aveva lottato contro il soggiogamento di Michael. Sam era certo che lo stesse facendo anche adesso.
“Dean...” fece. “Dean...” provò a ripetere ancora, mentre gli effetti della bassa temperatura del suo corpo si facevano sentire. La perdita di lucidità, la quasi incapacità di muovere anche solo un dito, la sensazione di non riuscire più a capire dove si trovava, una pesante sonnolenza. L’unica e forse ultima cosa che la sua mente riuscì a razionalizzare fu: sto morendo.
E allora non potè fare altro.
“Dean!!!!” esalò, dopo di che, tutto divenne buio. Inghiottito da un implacabile gelo.

   
 
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