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Autore: LightingThief    11/01/2020    1 recensioni
[FanFiction su Din Djarin, protagonista della serie tv The Mandalorian contiene spoiler riguardo essa]
Prima c’era stata la quasi schiavitù a Corellia, poi c’era stata l’Accademia a Korriban, le sue missioni, nonostante la caduta dell’Impero, ed adesso invece lei si era liberata di tutto ciò che l’aveva da sempre tenuta incatenata.
Aveva scelto sé stessa ed una vita diversa.
Per la prima volta in assoluto Eryn aveva scelto qualcosa da sola, senza che fossero gli altri a scegliere per lei.
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Eryn Laan, conosciuta anche come Speed, è una ex sith che ha deciso di abbandonare l'ordine perché ha sentito il lato chiaro crescere dentro di sé. Si ritrova così a lasciare quella vita fatta di oscurità e per sfuggire all'impero s'improvvisa cacciatrice di taglie. E' proprio nella Gilda dei cacciatori che conosce il Mandaloriano ed è anche insieme a lui che iniziano le sue disavventure nello spazio, alla scoperta delle proprie emozioni e sensazioni che per lungo tempo entrambi si sono negati.
Genere: Angst, Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 4.
Angel
 

Tre giorni dopo

Passare ben tre giorni senza avere qualcosa da fare era estremamente snervante per il Mandaloriano. Eppure questi erano i termini dell’accordo che, stranamente, si era ritrovato ad accettare senza neanche rendersene conto. 
Durante quei giorni Din, seppur in via del tutto discreta, aveva cercato di scoprire qualcosa su Baelish, nella speranza di poter intervenire in caso ci fossero stati dei problemi, ma l’alba del secondo giorno si rese conto che ciò che stava facendo era ingiusto, non tanto per sé quanto per lei. Quella ragazza, Speed, era davvero convinta di poter riuscire a catturare il suo uomo, in così poco tempo, e lui, a questo punto, non poteva che attendere e sperare che mantenesse la parola data. Non che a lui cambiasse qualcosa, anche se Hunter Wilson aveva una taglia leggermente inferiore, però per lo meno Karga gli avrebbe pagato il lavoro, questa era una certezza. Ma aveva deciso di concederle il beneficio del dubbio perché lei, in fondo, aveva catturato Killerbones ed aveva anche combattuto contro un rancor. Ben poche volte informazioni tali riescono a sorprendere il Mandaloriano, anche perché lui è sempre al centro di vicende simili, quindi ha poco di cui stupirsi, ma se a combattere con un mostro simile è una ragazza che sfiora appena il metro e settanta ed un portamento simile a quello di una principessa allora è chiaro che la cosa possa diventare strana. E’ difficile prendere in giro i Cacciatori di Taglie e lei, da quel che ha potuto vagamente capire, non desiderava altro se non far parte della Gilda, e poi aveva seguito le regole, non vi era alcun motivo per cui Greef dovesse lasciarla andare. Din era un cacciatore di taglie ma in fondo, dietro la propria armatura, rimaneva pur sempre un uomo d’onore e riusciva a dimostrarlo sempre. 
Sarebbe potuto andare sul pianeta degli sgusci e prendersi anche l’altro uomo, ma questo sarebbe andato contro il codice della gilda ed il suo, personalissimo, codice d’onore. Quindi aveva preferito cercare quella biondina ed avvertirla di ciò che era successo con i localizzatori.
Seguire la via di Mandalor non era mai facile, ma lui era ben consapevole di ciò che voleva e di ciò che era il suo futuro. 
“Questa è la via”. 
Quelle parole erano un mantra per Din Djarin,  un mantra che si ripeteva ogni qual volta accadeva qualcosa che rischiava di metterlo in crisi. Perché essere un Mandaloriano e seguire il suo credo è ben più difficile di quanto la gente comune possa pensare. Il proprio casco, calato a coprire il viso, era il loro segno distintivo e lui, come da regole, non lo aveva mai tolto in presenza di nessuno, così da nascondere il proprio volto agli occhi altrui. Ma a lui andava bene, da piccolo aveva accolto quel credo come unica fonte di salvezza e speranza per gli anni a venire. Era sui trovatelli che la via di Mandalor faceva leva, e lui, proprio come molti altri, doveva a Mandalor ogni cosa, nonché la sua più totale fedeltà. 
Ma Din Djarin era anche consapevole di essere un umano ed in quanto tale, certe volte, riuscire a seguire la retta via era alquanto difficile. Per questo era sempre così concentrato sul proprio lavoro, lui non voleva avere altre distrazioni se non le varie taglie da riscuotere, uomini da catturare, persone da uccidere. Pensare a queste cose lo aiutava da ogni punto di vista e poi, alla fin fine, poteva anche guadagnare qualcosa che lo avrebbe aiutato a vivere, non solo per sé stesso ma anche per i restanti Mandaloriani che avevano la base su Navarro.
Aveva scongelato quell’uomo da neanche mezz’ora e le mille domande che gli stava ponendo stavano letteralmente mettendo a rischio serissimo la sua pazienza. Era una fortuna che il viso fosse nascosto dietro quell’elmo di beskar, altrimenti sarebbe stato possibile vedere l’ennesima smorfia infastidita. 
Quindi, con fare annoiato, ecco che si voltò in direzione dell’uomo, seduto a terra con lo sguardo di chi è terrorizzato perché sa bene che cosa gli attende, e poi pronunziò una semplice parola. 
«Zitto.»
E quella minaccia da parte del Mandaloriano doveva convincerlo a tacere, almeno per un po’ di tempo, visto e considerato che l’ultima volta che lo aveva minacciato così era stato trasformato in una lastra di metallo e poi conservato.  
Non sapeva bene quanto avrebbe dovuto attendere, in fondo quello era il terzo giorno e Speed non gli aveva specificato nulla, quindi avrebbe atteso ancora un po’, dopo di che sarebbe andato da Karga a riscuotere la sua taglia, perché la mancata presentazione di lei voleva dire solamente una cosa: probabilmente era stata uccisa. La cosa non lo avrebbe stupito neanche un po’, considerato che il mestiere di cacciatore di taglie è per gente—… diversa da lei, e lui non era davvero in grado di provare pietà per qualcuno al di fuori degli stessi Mandaloriani. Non era questo ciò al quale lo avevano abituato e forse per difesa personale Din non provava neanche ad aprirsi con gli altri. 
Non ne vedeva il motivo. 
Però proporle quello scambio, così da lasciare che lei prendesse Wilison, gli era sembrava la cosa giusta da fare, visto che era una ragazza al suo primo vero lavoro. Ma lei aveva fermamente rifiutato, ritrovandosi addirittura stizzita dalle proprie parole, neanche le avesse rubato qualcosa, e questo aveva stuzzicato, stranamente, l’interesse di Mando. La gente avrebbe fatto di tutto per ottere dei crediti in maniera così semplice, mentre lei aveva apertamente rifiutato: perché?
Ecco, quella domanda era una delle tante che iniziavano a ronzargli in testa quando la vedeva. 
Controllò i comandi un’ultima volta quando improvvisamente ecco che in lontananza iniziò ad intravedersi una nave avvicinarsi pericolosamente al piccolo spiazzo dinnanzi l’ingresso della cittadina, dove tutti gli altri cacciatori lasciavano le navi. Sapeva piuttosto bene che lei possedeva un BT-7 Thunderclap, smontato e rimontanto, quasi sicuramente rubato (chi era lui per fare domande di questo tipo?!) abbastanza riconoscibile, ed infatti, sporgendosi in avanti, ecco che riuscì a mettere a fuoco quella nave. 
Si trattava davvero del Thunderclap, il che voleva dire che era riuscita a catturare Baelish, il più pericoloso dei due, non facendo altro che aggiungere quesiti nella mente del Mandaloriano. Possibile che fosse davvero così forte? E dire che vedendola non sembrava. Ma lui aveva conosciuto altre donne, abili combattenti, e non erano esattamente lo specchio di come appariva Speed. 
Non sapeva neanche come definirla. 
Contrariamente ad ogni previsione, però, lei era giunta a destinazione e questo voleva dire che era ora di scendere e di trascinarsi dietro il proprio uomo. Lo strattonò con forza, come suo solito, mentre lo sovrastava in altezza, e senza neanche dover estrarre il proprio blaster o qualche altra arma, aveva ampia scelta, lui lo seguì verso l’uscita della propria nave così da rimetter piede sul terreno roccioso di Navarro. La luce del sole, in parte coperto dalle grigie nubi, rendevano la giornata meno afosa di quanto in realtà non sarebbe stata, il che era una vera fortuna, ed una volta fuori i raggi luminosi colpirono il proprio viso, seppur schermato, fu quasi tentato di sollevare una mano per ripararsi da essi.

«Quindi chi hai detto che stavamo aspettando?»  domandò Wilson alle proprie spalle, che ammanettato e conscio di come il Mandaloriano usasse le buone maniere, lo seguiva senza opporre resistenza, anche perché ormai il suo destino era segnato, quindi non avrebbe potuto neanche provare a scappare. 
Mando, ovviamente, non rispose, si limitò a scendere lungo la pedana mentre, al suo fianco, la Thunderclap apriva il proprio portellone, permettendo finalmente l’incontro. 
Ma con somma sorpresa del Mandaloriano la prima cosa che vide non fu la ragazza, intenta a scendere, bensì un uomo che iniziò a rotolare giù dalla pedana in ferro lamentandosi, imprecando e sbattendo ovunque per poi terminare la propria corsa sul terreno arido di Navarro. Ed a seguire, ovviamente, Speed fece il suo trionfale ingresso stringendo fra le mani quella che doveva essere una catena di sicurezza che si era legata in vita, muovendosi come se nulla fosse successo. 
Lo aveva lanciato giù dal portellone? Oppure era stato lui a cadere?
A giudicare dallo sguardo furente che lei gli lanciò, prima di dirigersi verso Din, l’uomo di Mandalor intuì che, quasi sicuramente, doveva averlo fatto cadere lei, e la cosa non era poi tanto strana. 
«E lei chi è?» ancora una volta, alle proprie spalle, la voce di Hunter Wilson giunse ad interrompere il proprio flusso di pensieri che, fra l’altro, l’avevano distratto da quella scena a tratti pure divertente. Per lo meno ci sapeva fare quando si trattava di trascinare via qualcuno, e forse aveva fatto male a sottovalutare le sue potenzialità, proponendole quello scambio, perché a quanto pareva Speed era perfettamente in grado di catturare criminali come qualsiasi membro della Gilda. 
Greef Karga l’avrebbe idolatrata, conoscendolo, lo faceva sempre quando qualcuno portava a termine un buon lavoro, infatti lui veniva elogiato praticamente ogni singolo soggiorno su Navarro, però lei, probabilmente, guadagnava parecchi punti perché donna. 
«Quella che avrebbe dovuto catturarti.» sentenziò con disinvoltura e forse troppa tranquillità il Mandaloriano prima di dirigersi, a sua volta, verso di lei. 
Si andarono incontro a metà strada e lui, ovviamente, non ebbe neanche bisogno di voltarsi per controllare che il proprio prigioniero lo stesse seguendo, fu una cosa semplice ed anche rapida perché in pochi passi ecco che si ritrovò faccia a faccia con lei, con Speed. 
Adesso che la vedeva non seduta ad un bar era più alta di quel che sembrava, portamento altezzoso, cosa che le si addiceva, eppure adesso nei suoi occhi scuri non vi era traccia di divertimento se non fastidio, questo fino a quando non si ritrovò a puntare lo sguardo verso di lui e non verso l’uomo che si trascinava forzatamente dietro con la catena. Quando i propri occhi incontrarono quelli di lei, seppur nascosti dal vetro oscuro del casco, si sentì sollevato perché dietro quelle iridi nocciola non sembrava più esservi fastidio, bensì tranquillità. 
E questo fu un sollievo anche per lui. 
«Tre giorni, hai visto?»
Fu lei a rompere il silenzio durato appena qualche secondo di troppo, forse perché impegnati a studiarsi a vicenda, ed ovviamente Din annuì in maniera impercettibile prima di distogliere la propria attenzione da lei e puntarla verso il suo uomo che sembrava quasi delirante. 
«Iniziavo a dubitarne—… quello è Baelish?» non poté che domandare, anche se era certo della risposta che gli avrebbe rifilato. 
«Quello è Hunter Wilson?» replicò lei piccata salutando, agitando lentamente le dita della mano, il prigioniero alle proprie spalle che sembrava più ammaliato che altro. 
Che idiota. 
«Ovviamente.» ed esitò un paio di secondi prima di tornare a guardarla da dietro il proprio elmo di beskar. «Hai avuto problemi?»
Non era una domanda stupida, volle semplicemente accertarsi che il lavoro fosse filato liscio, anche perché in quel caso sarebbe stata solamente colpa sua, anche in caso di qualche ferita od altro e questo andava un po’ meno bene. Non era preoccupazione, era solamente una questione d’integrità morale, per lo meno non avrebbe avuto nessuno sulla coscienza. 
«Problemi? Con Baelish? No, è stato piuttosto semplice cercare la persona giusta, anche se sulla nave ha fatto un po’ di storie—… credo che dovrò fare trasformare la stiva in una cella, così non avrò problemi.» 
«Ti ha assalita mentre guidavi?»
«Qualcosa del genere—…» mormorò lei prima di provar ad accennare una scrollata di spalle, liquidando il tutto come se nulla fosse quando in realtà non andava per nulla bene. 
«Dovresti. Decisamente.» 
«Sì, fai come questo bastardo che mi ha congelato. Sicuramente non avrai problemi, angelo.»
Purtroppo, Hunter Wilson, aveva la straordinaria tendenza a parlare quanto meno fosse necessario, ed anche quella volta s’intromise in un discorso di cui non avrebbe dovuto farne parte. Solo che in quel caso né il Mandaloriano né la ragazza riuscirono a lasciar perdere, tanto che entrambi puntarono l’attenzione verso di lui. Din lo avrebbe freddato sul posto, perché era diventato estremamente fastidioso, Speed, invece, sembrava infastidita, proprio come un attimo prima. 
«Come mi hai chiamata?» ed infatti non poté che fargli eco lei. 
Bene, se voleva distruggerlo con le sue stesse mani era libera di farlo.
«Angelo, un magnifico angelo biondo. Se proprio dovevo andare all’inferno avrei preferito farlo mentre eri tu a catturarmi, non questo Mandaloriano.» 
«Ehi!» lo rimproverò immediatamente Din, sentendosi chiamato in causa e pronto a sferrargli un pugno in pieno viso solo per quella stupida provocazione, ma Speed fu più veloce e poggiò la sua mano sul proprio braccio, sulla sua armatura rossa consumata, e lo fermò gentilmente, con un tocco gentile che solo una donna poteva possedere. 
«No, fermo—… lascia parlare l’angelo.» sussurrò lei senza neanche guardarlo, mentre puntava tutta la propria attenzione verso Hunter Wilson che, dal canto suo, sembrava davvero divertito da tutta quella situazione che aveva creato con le sue stesse mani. 
E Speed, proprio come lo aveva sfiorato delicatamente, lasciò andare il suo braccio avvicinandosi adesso all’uomo a passo lento.
«Allora vieni con me, insomma tu eri la mia preda, quindi adesso possiamo andare insieme. Avvicinati!» gl’intimò con voce gentile, anche se Din non era certo che quello potesse davvero essere il suo tono accondiscendente. 
Ed infatti quando Hunter fece un passo in avanti per raggiungerla ecco che Speed, senza alcun preavviso, gli pestò con estrema forza un piede e poi—… maledizione, quel calcio nelle parti basse doveva fare davvero male visto e considerata la velocità con cui Wilson si accasciò a terra, trepidante di dolore ed ovviamente incapace di dire altro. 
Era quasi divertente guardarla all’opera mentre si prendeva perfettamente cura di sé stessa e di quelli che erano chiaramente possibili molestatori. 
Probabilmente Din si ritrovò addirittura ad incurvare le labbra in un sorrisetto soddisfatto, ma ancora una volta era una fortuna che il proprio elmo gli oscurasse la vista altrui, in questo modo era protetto da possibili momenti imbarazzanti che si sarebbero creati se solo gli altri avrebbero potuto guardarlo in faccia. 
E lei, tutta soddisfatta del proprio lavoro, si passò una mano fra i capelli biondi e mediamente lunghi, sistemandosi meglio dei ciuffi più scombinati degli altri, ed alla fine tornò a guardarlo con estrema attenzione.
«Scusami ma—…  certe volte gli uomini sono davvero pessimi. Senza offesa, ovvio.»
«Figurati.» asserì lui convinto di ciò che ella aveva appena detto e poi allungò la mano verso di lei. «Passami quella catena, andiamo.»
Leggermente incuriosita dalle proprie parole la ragazza inarcò leggermente un sopracciglio ed afferrò la catena legata alla propria cintura e poi, seppur esitante, la mise nella propria mano, cercando di non sembrare troppo riluttante od altro.
«E tu dammi—… non so, hai qualche dispositivo di controllo particolare sulle manette?» domandò incuriosita guardando di sbieco Hunter messo fuori gioco. 
«No.» tagliò corto lui prima di voltarsi a sua volta e dare un calcio a Wilson. «Ti aiuto a portarlo visto che lo hai messo al tappeto prima del previsto.» 
«Oh—… grazie!»
Già, lo aveva ammesso, ma semplicemente per evitare che perdessero altro inutile tempo con quei due ricercati, almeno avrebbero fatto le cose più velocemente e lui sarebbe potuto partire alla ricerca di qualche nuovo lavoro. Quindi, al suo secondo calcio, questa volta per smuoverlo, l’uomo a terra e con le manette si mise lentamente in piedi, cercando di non sembrare eccessivamente stordito da un calcio da parte di una donna, ma fu tutto inutile: quel colpo doveva avergli fatto veramente male.
Avrebbe anche potuto risponderle un “prego” od anche “figurati” ma poi sarebbe diventato davvero troppo loquace e lui non amava perdere tempo con le parole, erano qualcosa che Din ponderava bene ed in questo caso, probabilmente, non era neanche necessario aggiungere altro. 
Quindi, con un ricercato in catene ed un altro che stentava faticosamente a rimettersi in piedi per via di un calcio ben assestato, entrambi si diressero all’ingresso di Navarro, pronti a riscuotere le proprie taglie come da accordo. 

Nel bar della Gilda

«E’ assolutamente incredibile—… diamine, sono ancora stupito di come possano aver ingannato i localizzatori!» esclamò un Karga, incredulo, mentre sbatteva un pugno sul proprio tavolo, facendo rovesciare tutto ciò che fino ad un attimo prima stava bevendo con tranquillità. 
Avevano consegnato i propri uomini a chi di dovere, come al solito, e poi ovviamente il Mandaloriano e Speed si erano ritrovati a spiegare quello che era accaduto con i localizzatori, insomma aveva parlato più lei di lui, mentre Din si era limitato ad annuire ed ad aggiungere qualche dettaglio su come aveva trovato l’uomo della ragazza. Ed alla fine, sempre più incredulo, ecco che Karga si dovette prendere da bere per poi pagarli e lasciarsi andare ad una risata. Era stata una vera fortuna, a detta sua, che avessero avuto i compiti in contemporanea altrimenti non avrebbero mai scoperto questo trucco che li aveva ingannati.  Stranamente il Mandaloriano si ritrovò a concordare mentalmente con le parole del capo, ed alla fine, dopo aver preso i soldi, che non era male in quanto a crediti, si ritrovò a guardare Speed che si allontanava dal bar in tutta fretta dopo averli salutati. 
«Sai per caso dove stesse andando Speed così di fretta e furia? Come le ho già detto delle nuove taglie di zecca mi arriveranno in settimana, fino ad allora deve aspettare!» 
«Ha bisogno di una cella per la sua nave.» tagliò corto il Mandaloriano, pronto a sua volta per andarsene, ma stranamente Greef sembrava piuttosto intenzionato a fare conversazione, cosa che avrebbe retto per altri due secondi, forse. 
«Ha provato ad aggredirla?»
«Già—…»
«L’avevo detto che il mestiere di cacciatore di taglie era duro, ma lei sembra cavarsela piuttosto bene e poi tu—… tu le hai fatto catturare il tuo uomo.» continuò lui, abbastanza meditabondo, cosa che non gli si addiceva. 
«In realtà me lo ha chiesto lei.» ci tenne a precisare il Mandaloriano prima di rimettersi in piedi e pronto a scappare da quella conversazione. 
«E tu, Mando, le hai fatto questa concessione perché hai avuto fiducia nelle sue capacità—…» continuò il proprio capo prima di sogghignare. «Oppure perché speravi di togliertela dai piedi?»
Effettivamente non aveva tutti i torti, ma fra le due opzioni la prima era quella corretta però avrebbe dovuto far credere che l’aveva lasciata fare solo perché sperasse nella sua dipartita. Era molto meglio così. 
«Può darsi. A quanto pare è più difficile da eliminare di quel che può sembrare.»
«A quanto pare, Mando, mi hai fatto fare un bell’affare convincendomi a prenderla nella Gilda.»
Non che lui avesse davvero detto qualcosa di fondamentale, si era semplicemente limitato ad esporre i fatti così come stavano, e poi alla fine aveva dato il suo parere oggettivo, che in quel caso corrispondeva alla migliore soluzione per tutti quanti. Non si sentiva davvero l’artefice che le aveva permesso di entrare, anche perché, conoscendo Karga, dopo qualche supplica ben piazzata l’avrebbe fatta entrare a prescindere da tutto e da tutti quanti, lui non sapeva proprio resistere ad un bel paio di occhioni da cerbiatta. 
Rispondere a Karga sarebbe stato del tutto inutile, tanto qualsiasi cosa avesse detto non avrebbe cambiato il succo della situazione e lui, fra l’altro, stava perdendo tempo. La propria armatura era stata danneggiata e con i crediti ottenuti da quella missione avrebbe potuto farla sistemare, lasciando ovviamente qualcosa ad i trovatelli, quindi, piuttosto che rimanere ad interloquire con il proprio capo, che al momento aveva ben poco da offrire, la soluzione migliore era andare nel rifugio dei Mandaloriani, presente su Navarro. 
Così, senza aggiungere altro, si mosse ancora una volta con tutta l’austerità di cui era disposto ed abbandonò gli altri cacciatori di taglie in quel piccolo bar. 
Le cose da fare erano parecchie  Din aveva ben poca voglia di perdere tempo con loro. 
   
 
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