Ancora qualcosa da desiderare
di Breed 107
Capitolo
quindicesimo
Akane imprecò sottovoce e
riaprì gli occhi, rassegnata. Il buio che l'accolse non la stupì, d'altronde era
notte fonda, per la miseria! O almeno così sperava…
Sbuffò e volgendo appena il
capo, lanciò un'occhiata alla piccola sveglia che aveva sistemato sulla
scrivania: il quadrante luminoso le annunciò con cruda indifferenza che entro
pochi minuti sarebbe scoccata la mezzanotte. In un moto d'ira la ragazza
assestò un pugno al materasso sotto di lei: non era passata nemmeno un'ora da quando aveva guardato l'ultima volta quella dannata
sveglia! Maledizione! Possibile che anche quella notte sarebbe stata infinita?
I minuti si dilatavano per farsi beffe di lei, non c'era
altra spiegazione!
Fu colta da un'improvvisa
tristezza e mentre il corpo stanco e dolorante le implorava di riposare in
qualche modo, in qualsiasi modo, i suoi occhi vagarono
su per il soffitto della camera, in cerca di una qualsiasi distrazione. Non che
ce ne fossero tante, si disse con una smorfia disgustata: dopo quattro notti
passate quasi del tutto insonne, gli svaghi, per così dire, li aveva esauriti
tutti. Inoltre quella notte un particolare senso d’inerzia l'aveva colpita,
appesantendole le membra acciaccate. La solita energia, che fino a poco prima
l'avrebbe spinta ad alzarsi e magari fare una capatina
in palestra, sembrava averla lasciata a se stessa ed ai suoi pensieri. Akane
non si faceva illusioni infatti: a tenerla sveglia non
erano le fitte al fianco o il prurito a tratti violento al braccio. Il dolore
fisico non era una novità per lei, sapeva affrontarlo e vincerlo quando era il
caso.
A tenerla
desta era un unico pensiero, un pensiero con tanto di nome e… codino. “Ranma…” sussurrò, dando voce all'angoscia che le
impediva di dormire il sonno dei giusti.
I suoi occhi più avvezzi
alla penombra si spostarono lenti per la camera buia soffermandosi ora sui
riverberi che la luce della luna, riflettendosi nello stagno giù in giardino
infrangeva sul soffitto, ora sulle ombre scure dalle forme più bizzarre che
parevano prender vita sulle pareti appena più illuminate.
L'unico suono nitido che
avvertiva nella casa immersa nel silenzio era quello regolare
e sommesso del proprio cuore, un ritmo tutto sommato confortevole, che la
faceva sentire meno abbandonata e sola… Strinse le labbra, infastidita dalla
depressione insita in quell'ultima considerazione: aveva frequentato troppo
Ryoga, si disse, passandosi una mano sugli occhi sfiniti. Ryoga…
chissà dov'erano lui e Konatsu, in quale angolo sperduto del Giappone il suo
orientamento bislacco li aveva condotti alla ricerca di Ranma. Magari lo
avevano già trovato, sperò. Del resto erano passati,
quanti? Tre, quattro giorni?
Cinque, le ricordò una voce
nella sua testa per nulla stanca. Cinque giorni da quando Ryoga, armato di
zaino, ombrello e ferrea determinazione era partito
scortato dall'affabile Konatsu, quest'ultimo accodatosi certo dietro invito di
Ukyo 'O più verosimilmente gliel'ha ordinato.' Cinque giorni, ma ancora nessuna
notizia.
Stranamente la minore delle Tendo non dubitava che Ryoga avrebbe adempiuto alla
missione: gliel'aveva letto in viso, quel mattino in cui era partito; aveva
visto la risolutezza accendergli lo sguardo, mentre le giurava sul suo nome di
riportarle indietro quell'idiota di Saotome a costo di cercarlo in capo al
mondo. Certo, si disse adesso Akane inchiodata nel suo letto, non era poi così
difficile che ci finisse sul serio in capo al mondo, dal
momento che a fatica sapeva riconoscersi la destra dalla sinistra.
D’altra parte però, l'istinto le diceva che di quel Ryoga c'era da fidarsi: avrebbe trovato Ranma. O ci avrebbe comunque sbattuto contro prima o poi, come era sempre accaduto.
Ma trovarlo non era che l'inizio…
La ragazza tornò a
raggomitolarsi sul fianco non illividito, si morse il labbro inferiore tremulo
per l'improvvisa malinconia che la stava assalendo e strinse il lenzuolo al
petto, il ritratto dell'ansia personificata. Quando
Ryoga avrebbe infine trovato Ranma, continuava a ripetersi, nulla garantiva che
sarebbe tornato. E, si domandava con l'angoscia che solo le ore di una notte
senza sonno poteva generare, se lui non avesse voluto
più saperne del dojo… di lei? Se l'avesse già
dimenticata?
'Se non mi ama più?'
Erano sciocchezze, Ranma
poteva forse essere ancora arrabbiato con lei, ma non amarla… Era impossibile,
decise con un guizzo d’orgoglio, non poteva dimenticarla dopo così poco tempo,
era… illogico!
Aggrapparsi alla logica non
era una gran consolazione, soprattutto nel caso del suo fidanzato,
ma cos'altro poteva fare? La parte più intima e fragile di sé, la stessa
che alimentava la gelosia che lei per prima sapeva essere sovente immotivata,
aveva bisogno di rassicurazioni, di certezze che solo lui, solo Ranma, avrebbe
potuto restituirle tornando a casa. Cinque giorni, cinque
lunghissimi giorni… e notti eterne passate a lanciare occhiate speranzose alla
sveglia, a scrutare il soffitto, a spiare i rumori della casa dove tutti gli
altri parevano dormire indifferenti al suo patire…
E sì, aveva davvero frequentato troppo Hibiki…
---- ---- ----
Qualcosa nell'atmosfera
della stanza cambiò.
Akane, immersa nelle sue
lugubri riflessioni non se ne accorse subito;
rannicchiata contro la parete, continuò a volgere le spalle alla camera dove il
buio si faceva più fitto e strane ombre andavano allungandosi. Uno
scricchiolio, poi un altro, un rumore felpato, tutto ciò passò inosservato per
la ragazza, fino a quando un suono più sinistro la
mise in guardia. Un cigolio, così tenue che se fosse stata addormentata di
certo non avrebbe udito, le fece balzare il cuore in petto.
Il battito divenne quasi
assordante, rimbombando contro le costole… Spaventata Akane si leccò le labbra
improvvisamente secche e si impose di restare
immobile, con il sangue che le vorticava nelle vene pompando adrenalina
nell'attesa dello scontro: se qualche altro principe scervellato o una delle
sue rivali aveva avuto la brillante idea di attaccarla a quell'ora della notte,
beh, si disse stringendo i pugni e riacquistando il solito spirito, aveva
scelto il momento sbagliato; ferita o meno avrebbe venduto cara la pelle.
Ne era certa, qualcuno era
nella stanza con lei, qualcuno o… qualcosa. Il pensiero che potesse
essere un fantasma le fece drizzare i capelli dietro la nuca ed un brivido
profondo le attraversò il corpo teso; non voleva pensare ad una tale
eventualità e d'altronde aveva abbastanza nemici in carne ed ossa per tirare in
ballo anche quelli incorporei! Tra rivali gelose e avversari
di Ranma, gli artisti marziali che potevano tenderle un agguato così silenzioso
si sprecavano… Non sarebbe stata nemmeno la prima volta, tanto per dirne una
quella squinternata di Kodachi aveva provato a colpirla nascondendosi proprio
in quella camera. Ma ora non era il momento dei
ricordi: acuì i sensi e serrando le palpebre provò a sentire, non tanto i
suoni, quanto la presenza dello sconosciuto. Anche con
la sua limitata abilità d’artista marziale non le era difficile percepire
un'aura ostile…
Che strano… non solo non avvertiva alcun rumore, ma
non vi era traccia d'aura, né ostile né amichevole,
niente di niente. Che si fosse sbagliata? Il silenzio
della casa era compatto e profondo, nulla tranne quel cigolio di prima testimoniava
che non fosse sola in quel momento. Doveva sapere, si disse risoluta e
racimolando tutto il coraggio che poteva, si voltò ad affrontare le ombre.
Nulla…
Per quel poco che poteva vedere, la sua camera era effettivamente
vuota. La luna che continuava ad ammiccare dalla finestra le rendeva più agevole osservarne anche gli angoli più nascosti. Eppure qualcosa non andava, gli occhi la stavano forse
ingannando? La sua pelle, il suo cuore accelerato, il suo intero essere le gridavano che non era sola, che altri occhi oltre ai suoi
stavano fronteggiando le stesse tenebre. Occhi che avvertiva
fissi su di lei. Ma come poteva non percepirne
l'aura, non era possibile, non era…
I grandi occhi di Akane si
dilatarono nella semioscurità. Scattò a sedere, puntando lo sguardo in un punto
preciso dove la luce lunare non giungeva e le sue labbra si mossero quasi
impercettibilmente “Umisen-ken(*)…” disse senza
emettere suono, troppo sorpresa e felice. Aveva capito, aveva riconosciuto…
“Ranma… sei tu?”
Per un attimo che le parve infinito nulla si mosse,
poi finalmente un baluginio, un rapido bagliore di occhi colpiti dal fascio luminoso dei raggi lunari… occhi
grandi, blu come il mare in tempesta. Un'ombra si stagliò netta dalle altre ed
avanzò, fino a quando giunta accanto al letto fu
investita in pieno dal riverbero: una casacca rossa parve accendersi nel buio.
“Akane…”
Akane si alzò di slancio dal letto ormai disfatto,
senza dar conto al dolore che le esplose lungo il fianco per quel movimento
improvviso e fece ciò che Ranma certo non s'aspettava, ma che in cuor suo
desiderava più di ogni altra cosa al mondo: lo
abbracciò.
---- ---- ----
Quando Ranma si ritrovò a
terra, per di più con Akane che gli serrava il collo con una forza tale da
fargli mancare il fiato, per alcuni secondi temette che il suo maschiaccio
violento volesse strangolarlo. Forse se lo sarebbe meritato vista la sua
entrata in scena così poco ortodossa, ma soprattutto se lo sarebbe aspettato…
Mentre mai e poi mai si sarebbe aspettato quello che
riconobbe solo dopo qualche istante come un abbraccio. Akane doveva esser
inciampata nelle lenzuola che formavano un groviglio inverosimile intorno ai
suoi piedi e questo, unito allo slancio che quel ciclone travestito da donna si
era data saltando giù, avevano fatto sì che le
piombasse addosso come una vera e propria furia, trascinando entrambi in una
fragorosa caduta.
Il ragazzo batté il capo, ma soprattutto la schiena
dove il dolore mai del tutto sopito esplose con rinnovata asprezza,
strappandogli un gemito molto somigliante ad un ululato, ma non bastò a far sì
che lei lo liberasse dalla morsa in cui lo aveva imprigionato. Anzi, Akane sembrò non averlo nemmeno udito, continuava a
ripetere il suo nome e a stringersi contro di lui.
Non che la cosa gli
spiacesse. Non era nemmeno la prima volta che lei rischiava di togliergli la vita con un
benvenuto del genere, a ben vedere: anche al ritorno dalla dura battaglia
contro Herb per riacquistare la propria mascolinità(**), l'aveva accolto con un abbraccio che gli aveva incrinato qualche costola.
Ma allora come adesso, schiacciato a terra e pressato sotto il peso di lei, nonostante la sofferenza e la mancanza d'aria,
Ranma si sentiva felice. Felice che lei lo avesse accolto così, felice di non
esser stato malmenato… felice di essere a casa.
“Ranma, sei tornato!” che strano, sembrava stupita.
Temeva forse di non rivederlo più? Questo avrebbe spiegato quell'abbraccio
soffocante… a proposito, se pur a malincuore doveva far qualcosa in merito,
altrimenti lo avrebbe riavuto indietro, sì, ma morto d'asfissia.
“A… Akane – gracchiò – sto… sto soffocando!”
Per fortuna questa volta lo udì e le sue braccia lo abbandonarono immediatamente “Scusa! Io … io…non…”
bofonchiò, l'imbarazzo chiaro nella sua voce.
“Sto bene, non preoccuparti” la rassicurò,
riacquistando fiato e colorito. Con un po' di fatica, lottando anche contro le
lenzuola, riuscirono a mettersi seduti per poi piombare entrambi in un silenzio
profondo, dove ad essere imbarazzati erano stavolta entrambi. Akane lo guardava
in volto, gli occhi che sembravano quasi brillare in quella pozza di luce e il
suo viso… per i kami… era così bella! Una visione non sarebbe stata bella
quanto lei in quel momento. Aveva le guance in fiamme, le labbra appena
schiuse… e l'aria di chi non sapesse cosa fare o dire.
Non che lui potesse far meglio: “Io sono tornato.”
Come frase più ovvia da pronunciare non c'era
male. Il vuoto più assoluto pareva campeggiare nella sua
mente; chissà, forse la mancanza d'aria gli aveva provocato dei danni
celebrali. Si schiarì la gola, più che altro per darsi del tempo per pensare e
poi abbassò il capo “Scusa se… se sono entrato così.”
Akane era combattuta, incerta sul da farsi. Parte
di lei avrebbe voluto assestargli un pugno su quel muso
idiota per averla spaventata a morte con quella tecnica del cavolo, ma un'altra
parte, folle di gioia, avrebbe voluto abbracciarlo ancora, stringerlo ed
impedirgli di muoversi, di scivolare via… di allontanarsi da lei. Non fece
nessuna delle due cose e mentre lui le spiegava di esser tornato solo da pochi
minuti, lo osservò con attenzione.
Per amor del cielo, cosa gli era mai successo?!
Ovunque posasse gli occhi, Akane
non scorgeva che lividi e ferite! Non solo sul viso, segnato da ematomi più o meno evidenti e tagli, ma anche le braccia, che il
ragazzo teneva abbandonate sulle gambe, erano ricoperte di lacerazioni ed
ecchimosi. Lunghi graffi sembravano adornargli gli avambracci per poi
scomparire sotto le maniche della casacca rossa. Alcuni di questi tagli erano
stati medicati, ma altri sembravano non essersi ancora rimarginati.
Sperando d’essere delicata, Akane sollevò la mano
non bloccata dal gesso e con la punta delle dita gli
sfiorò un taglio particolarmente profondo sullo zigomo, proprio sotto un
occhio. Zittito da quel gesto dolcissimo, Ranma la scrutò a sua volta: tranne
il braccio non sembrava avere altre ferite visibili.
Questo lo tranquillizzò non poco, visto che né quel suino con carenze direzionali, né Konatsu avevano voluto raccontargli
molto, meno ancora avevano voluto dirgli su chi fosse stato a fare una cosa del
genere. Non che ce ne fosse un vero bisogno… due soli
erano i nomi che continuavano a tornargli alla mente: Shan-po o quella folle di
Kodachi Kuno.
Non conosceva molte persone a Nerima che avrebbero
potuto far del male ad Akane: la sua abilità nel combattere se pur non
lontanamente paragonabile alla propria era comunque tale da scoraggiare chiunque non fosse un artista marziale… e per quanto
riguardava questi ultimi, sapeva che nessuno avrebbe osato torcerle un capello,
dovendo poi affrontare lui. Non era la solita immodestia a convincerlo: era la
pura e semplice realtà, una verità che poteva infastidire l'orgogliosa ragazza
che aveva davanti, ma non di meno restava la verità.
Qualcosa in quello che Ryoga aveva detto o meglio,
che non aveva detto, o forse il suo tono
sfuggente nell'evitare le incessanti domande che gli aveva posto durante il
viaggio di ritorno, avevano convinto Ranma di una cosa: chiunque avesse ferito
Akane non lo aveva fatto durante una sfida regolare e pulita. Il pensiero che le cose fossero davvero
andate così lo faceva sentire inquieto e furioso, oltre che indignato.
“Hai altre ferite?” quella domanda
lo strappò alle sue amare elucubrazioni.
“Sì, qualcuna. Niente di serio” mentì, ma fu un
misero tentativo, non era mai stato un abile bugiardo.
“Dove?”
“Sulla schiena… non fare quella faccia, ti ho detto che non è nulla di cui preoccuparsi! Sono solo dei
graffi.”
Akane alzò gli occhi al cielo, se erano dei graffi
come quelli che gli decoravano faccia e braccia, c'era da preoccuparsi e
come, ma naturalmente il signor Saotome era troppo superiore a queste cose per dirle la verità! Possibile che anche in quel momento dovesse
atteggiarsi a superman?! pensò, stravolgendo le
intenzioni di lui, tanto per cambiare.
“Fammi vedere”gli intimò, incrociando le braccia al
petto con l'aria di chi non ammetteva repliche, ma stoltamente lui vi provò lo
stesso.
“Che? No, no… non è il
caso.”
“Togli la casacca.”
“Ti ho detto che non…”
“Ranma!” e Ranma capì: era un ordine quello.
Sbuffando, il ragazzo con
il codino cominciò a slacciare (***) gli alamari della casacca, mentre le gote
gli andavano in fiamme per la vergogna: non gli capitava così di frequente di
spogliarsi di fronte a lei, per di più nel cuore della notte. Stando attento a non
emettere un solo lamento, sfilò infine la camicia e la depose a terra, accanto
al groviglio di lenzuola.
“Voltati” Ranma sospirò, non del tutto rassegnato.
“Devo proprio?” domanda stupida: il sopracciglio
inarcato di Akane non concedeva obbiezioni, così si
voltò dandole finalmente le spalle.
A fatica la ragazza represse un urlo spaventato; si
coprì la bocca con le mani, per impedirsi il naturale grido di sgomento che le
era sgorgato dal cuore alla visione di… quello… quello… quell'orrore. Come
altro definire lo spettacolo di quella pelle martoriata, striata a sangue?
“Santo cielo, Ranma…” sussurrò appena fu sicura di
controllare la propria voce, pur se non poté evitare che le tremasse.
“E' più brutto a vedersi. Sono solo ferite
superficiali, Konatsu mi ha anche medicato.”
“Konatsu… Ryoga ti ha trovato?” era convinta che
fosse tornato da solo, di sua spontanea volontà…
La delusione le ottenebrò lo sguardo
anche se era stupido, si disse, sentirsi amareggiata: quello che
importava in fondo era che lui fosse tornato, il perché non aveva il minimo
interesse, già, nemmeno il più piccolo…
“Ti ha detto che sono
stata ferita?” gli domandò, tentando di mascherare la tristezza che provava, ma
quando lui annuì con un gesto del capo, non poté continuare a fingere, né a
contenere la rabbia “Sei tornato per questo allora?”
Ranma volse il capo per guardarla con la coda
dell'occhio, sorpreso dal tono improvvisamente aspro della sua voce ed aggrottò
le sopracciglia, confuso “Sì, è logico, ero preoccupato per te” ammise con un
pizzico di impaccio, ma stranamente quella risposta
non parve piacerle, anzi Akane puntò gli occhi a terra e strinse i pugni; il
labbro inferiore le tremava violentemente, tanto che per un istante il giovane
Saotome temette che volesse mettersi a piangere… Che l'avesse commossa fino a
quel punto?
Capì che era collera e non commozione quando lei
tornò a guardarlo e nei suoi occhi fiammeggiava la rabbia “Razza di… stupido
idiota!” gli urlò contro. Stupido... idiota?! Stupido idiota?!
“Come?” forse aveva sentito male.
“Stupido, stupidissimo idiota!” no, no, aveva
proprio capito bene…
Che Akane fosse un tipo
irascibile, portato a saltare alle conclusioni con una prontezza da primato mondiale
non era una sorpresa, ma stavolta aveva superato se stessa. Che diavolo significavano ora quelle offese? Le aveva appena
spiattellato di essere preoccupato per lei e reagiva così?!
“Si può sapere che ho detto ora?!” urlò a sua volta indignato.
“E me lo chiedi?! Mi hai
appena detto di essere tornato solo perché sono ferita! Dovrei essere
felice e dirti grazie?”
Ranma proprio non capiva così ci
fosse da scaldarsi tanto. Si voltò del tutto per fronteggiarla e la
affrontò, anche lui in preda alla rabbia “Non guasterebbe!
E magari se mi chiedessi scusa per quello che mi hai detto quella sera, sarebbe pure meglio!”
Le scuse, quell'idiota
voleva le sue scuse! Era lui a dovergliele casomai!
Furibonda Akane agguantò
l'unico appiglio che lui le forniva, il suo codino e lo trascinò vicino quel
tanto che bastava per poterlo fissare negli occhi “Sei entrato come un ladro in
camera mia, di notte, spaventandomi a morte! Mi hai in pratica detto che se non fossi stata ferita non saresti tornato ed
ora pretendi le mie scuse?!” gli sbraitò contro, dispiaciuta solo di non
poterlo prendere a pugni a causa del gesso.
Lo stupidissimo idiota la guardò a bocca aperta, mentre la comprensione cominciava
a farsi largo in lui. Che avesse finalmente capito?
“Akane – chissà perché ora bisbigliava – quando ho detto che non sarei tornato
comunque?”
In effetti… “Beh, era chiaro no?” o almeno a lei
era parso lampante; gli lasciò andare il codino ed
imbronciata tornò a fissare un punto impreciso del suo pigiama.
“Akane…”
“Se è solo per questo che sei tornato, è stata una
fatica inutile: io sto benissimo.”
“Akane.”
“Perciò se vuoi andartene,
puoi farlo anche ora, non dirò a nessuno che sei venuto e sarà come se…”
“Akane!” una sua mano, così grande e forte, le si posò contro la bocca bloccando quello sproloquio
isterico “Per la miseria, mi fai parlare?! E' per assordarmi con le chiacchiere
che hai chiesto al tuo amichetto di riportarmi
indietro?” Quella ragazza era
incredibile! Prima lo accoglieva con un abbraccio mozzafiato (nel senso
letterale del termine…) per poi assalirlo a suon d'offese e conclusioni
affrettate!
Sdegnata Akane provò a liberarsi da quella sorta di
bavaglio, ma Ranma non la lasciò andare e quando lei lo guardò ad occhi
sgranati, il ragazzo con il codino deglutì per ingoiare il nodo alla gola che
quella vista gli aveva provocato: quando faceva gli
occhi da cerbiatto gli rendeva difficile persino pensare! Ma non doveva farsi distrarre né dai suoi occhi, né dalla pelle morbida che gli
carezzava la mano, né dalle sue labbra schiuse contro il suo palmo, quelle
piccole, rosee labbra…
Accidenti! Concentrati Ranma, concentrati! Non era il momento per divagare quello!
Inspirò a fondo, raccogliendo il coraggio e dopo
aver chiuso gli occhi per un attimo, li riaprì puntandoli contro di lei, più
determinato che mai a farsi ascoltare; Akane da canto suo aveva smesso ogni
tentativo di liberarsi, con quello sguardo a metà tra il confuso e l'ansioso.
“Non ho mai detto che non sarei tornato da te, capito? Mai! E se ci tieni a saperlo, avevo una voglia
matta di vederti, stavo impazzendo in quel bosco della malora lontano da te…
Questo non significa che sarei tornato stanotte, forse sarei tornato tra una settimana o un mese, non lo so, ma per la miseria
sarei tornato! Ti voglio bene e volersi bene significa anche essere in pena…
Quando quello scemo che mi hai mandato dietro mi ha trovato e mi ha detto che eri ferita mi sono sentito perso e poi, ora che ci
penso, perché mi hai mandato proprio quel cretino?! Perché lui? Volevi così tanto che ti chiedessi scusa?! E' per
causa sua che abbiamo litigato, per colpa di quel maiale che ti ostini a
considerare il tuo migliore amico! Non lo sopporto! Non sopporto che nel
momento in cui hai avuto bisogno di me non hai avuto
nessun altro a cui rivolgerti che a Ryoga! E' una cosa che mi fa infuriare!” si
fermò, sopraffatto dalla rabbia contro Ryoga. Eppure pensava di averne sfogata già abbastanza lottando con
lui in quella radura dove ci aveva rimesso la pelle della schiena.
Inspirò a fondo per calmare il respiro affannoso e
battendo le ciglia tentò di snebbiare la vista offuscata dall'astio; volse lo
sguardo altrove, incapace di tenerlo ancora fisso su di lei: non gli piaceva
mostrarsi in quel modo, non voleva che Akane vedesse l'ira trasfigurarlo fino a
fargli perdere il controllo ancora una volta, non voleva spaventarla.
Qualcosa di lieve gli carezzò il dorso della mano
che aveva come dimenticato sulle sue labbra. Il tocco gentile di un'altra mano,
una mano più piccola e fredda, ma non fu per questo che Ranma rabbrividì quando Akane poggiò la sua mano sulla propria, in
una carezza piena di grazia che lo stupì almeno quanto quel gesto inaspettato.
Possibile, si chiese, che non fosse più arrabbiata? La ragazza si liberò del
bavaglio, ma non gli lasciò andare la mano, anzi la tenne stretta nella sua,
intrecciando le loro dita e facendogli andare a fuoco quel poco di viso che non
era ancora arrossito.
“Doveva essere Ryoga, nessun altro ti avrebbe
trovato” sì, era più calma ora, quasi mesta mentre gli
diceva questa frase incomprensibile.
“Perché lui? Perché non sei venuta tu?” si lasciò sfuggire Ranma, palpitando per
ogni secondo che lei tardava a rispondere: in fondo lo sapeva benissimo che se
era scappato da lei, lo aveva fatto solo per esser cercato… Era contorto ed
ingiusto, ma quante volte prima di addormentarsi nella sua tenda nelle notti
passate, aveva sognato che lei, proprio lei, la sua testarda e cocciuta Akane
l'avesse trovato, spinta dalla mancanza di lui, la stessa mancanza intollerabile
che lui aveva provato nell'averla lontana.
La sua fidanzata non gli rispose subito, parve
riflettere su qualcosa poi sospirò, stringendo inconsciamente ancor di più le
dita intorno alle sue “Se fossi venuta a cercarti, sarebbe stato come ammettere
che ti perdonavo.”
“E allora perché…”
“Perché poi è accaduto
qualcosa, Ranma… qualcosa che mi ha aperto gli occhi” credendo alludesse al suo
ferimento, Ranma guardò l'ingessatura, ma lei scosse il capo, sorridendo appena
“No, non quello, è accaduto dopo. Quando Akari è venuta a trovarmi il giorno
dopo.”
“Akari?” che c'entrava adesso la fidanzata
dell'eterno disperso?
“Sì, Akari. Dopo… dopo che ebbi scoperto la verità
su… su P-Chan, io dissi a Ryoga che non volevo vederlo più, che doveva sparire
dalla mia vita e che non l'avrei mai perdonato.”
Il ragazzo sbarrò gli occhi, stupefatto: come aveva potuto sopravvivere a tutto ciò quel depresso cronico?
Una cosa del genere avrebbe dovuto spezzargli il cuore di netto, conoscendolo…
e forse lo aveva fatto. Ora che ci pensava, quando lo
aveva ritrovato in quella foresta, Hibiki aveva parlato d’espiazione…
espiazione nei confronti di Akane. Forse ora quelle
parole assumevano davvero un senso.
Battendo le palpebre, Ranma tornò a guardare la
ragazza che a sua volta ne osservava le reazioni;
quando pensò che lui avesse compreso, continuò “Akari è stata qui e mi ha
chiesto di perdonarlo” un sospiro profondo le sollevò il petto, segno che
quello che stava per dire era per lei fondamentale e richiedeva tutto il suo
coraggio. Ranma si fece attento.
“Akari si è inginocchiata ai miei piedi. E' stato
imbarazzante all'inizio… Subito mi sono chiesta dove fosse finito il suo
orgoglio per farle fare un gesto del genere, in quel momento mi sono detta che io non sarei mai stata in grado di farlo…”
dall'espressione stupefatta di lui, evidentemente non era l'unica a pensarla a
quel modo.
“Ma poi Akari ha alzato il
viso verso di me e guardandola, guardandola davvero, l'imbarazzo è sparito: non
provavo più vergogna per lei, né avevo smesso di stimarla, anzi in quel momento
l'ho invidiata tanto. Era inginocchiata davanti a me, implorante per qualcosa
di cui non aveva alcuna colpa, quasi prostrata, eppure mi è sembrata la persona
più dignitosa che avessi mai avuto l'onore di
conoscere. Ho cominciato allora a farmi delle domande… chi era la migliore tra
noi due? Io che mi tenevo stretta il mio orgoglio o lei, pronta a qualsiasi
cosa per il bene del suo Ryoga, pronta persino a calpestare i propri
sentimenti, a farsi da parte, ad umiliarsi? Questo mi sono
chiesta – la voce le tremò per lo sforzò di trattenere le lacrime che pure le
illuminavano gli occhi color cioccolato – quanto valesse il mio orgoglio.
Valeva le sofferenze che provavo? Valeva… te?” esitò solo un momento, forse per
rendere più fermo il suo tono e fissandolo dritto negli occhi gli parlò con una
nuova determinazione.
“Inginocchiandosi davanti a me e chiedendo perdono
per un ragazzo che non la ama quanto merita, Akari mi ha aperto gli occhi su
cosa significasse amare qualcuno fino a mettere il suo bene davanti al proprio…
ed ho anche capito quali fossero i miei desideri. Così, infine, ho finalmente
trovato la risposta a tutte queste domande: il mio orgoglio non valeva tanto
Ranma, di certo non vale il nostro amore. Se ti avesse riportato da me, credo che in quel momento mi sarei
inginocchiata di fronte a chiunque… e di certo sarei venuta a cercarti in
quello stesso momento, per dirti di tornare da me e che null'altro era
importante, ma ho una ferita al fianco che solo ora mi permette di muovermi… e
sapevo che Ryoga lo avrebbe fatto per me, in cerca del suo riscatto: aveva
qualcosa da farsi perdonare, come tutti, d'altra parte.”
Ammutolito Ranma restò a guardarla, le sopracciglia
tanto aggrottate da formare quasi un'unica linea e le labbra schiuse,
in una muta esclamazione di stupore. Un calore strano e immotivato lo pervase,
dandogli per la prima volta da quando lei lo aveva
abbracciato una sensazione di benessere così assoluta da fargli dimenticare
dolore e rabbia. Il cuore, accelerato nei battiti, risuonava violentemente
contro le costole, rendendogli difficile il respiro.
L'emozione più travolgente e pura che avesse mai
provato lo stava permeando, avvolgendolo in quel calore, in quella gioia totale
e illimitata da cancellare ogni pensiero coerente potesse formulare; la sua
mente infatti era accecata: solo lei nei suoi occhi,
solo la sua voce nella sua testa. Confuso ed ebbro, Ranma si ritrovò senza
parole.
“Come vedi non sono le tue scuse che volevo e se tu
vuoi le mie affinché tutta questa storia finisca, sono
pronta a fartele” cercò i suoi occhi per una risposta, ma lui sembrava incapace
di sostenerne lo sguardo. Le sue iridi sfuggenti infatti
saltavano da un punto all'altro della stanza, senza mai soffermarsi su di lei;
troppo sfibrata per insistere Akane si leccò le labbra aride e, con un pizzico
di ironia si chiese come mai le rivelazioni più importanti della sua vita
dovessero svolgersi sempre nello stesso modo: con lei inginocchiata nei posti
più assurdi, fossero un parco di Tokyo, una strada dopo un incidente ed ora la
sua camera in piena notte.
Ranma la richiamò da quei pensieri; se ne stava lì
immobile, una mano abbandonata sulle gambe incrociate e l'altra stretta nella
sua, il volto nascosto dall'oscurità che le impediva di capire cosa stesse mai
pensando, cosa provasse di fronte a quella che era, per certi versi, la
dichiarazione d'amore più esplicita che gli avesse mai
fatto, dopo quel fatidico giorno del suo compleanno.
“Akane – ripeté senza osare
guardarla – mi… mi abbracceresti di nuovo? Per favore?”
Anche i suoi occhi ora erano
aperti e anche lui ora era conscio dell'unico suo vero desiderio: che gli
restasse accanto, per sempre. Più di tutto voleva che il calore che lei gli
aveva dato con tanto trasporto non lo abbandonasse. Non solo
il tepore del suo corpo, ma il caldo che solo il suo amore sapeva donargli.
Quando si sentì stringere tra le sue braccia Ranma poggiò il capo al suo petto affondando nella sua
morbidezza, nella sua dolcezza così apparentemente ardua da trovare, ma in
realtà palpitante e viva. Le circondò la vita con forza, annientando ancor di
più la distanza, facendola sparire; ne assaporò il
profumo e lasciò che il proprio desiderio venisse appagato: il calore del loro
amore infatti lo avvolse, lo dominò con un vigore che nessuna arte marziale
poteva dargli. Quella potente sensazione gli sferzò l'anima, dandogli il
capogiro e facendolo sentire davvero invincibile.
Le dita del ragazzo, nel tentativo di sentirla ancora
più vicina strinsero il delicato pigiama e quasi affondarono nella tenera pelle
dei suoi fianchi, mentre delicatamente una mano di lei risaliva dalla spalla su per il collo per poi posarsi sulla guancia bollente,
lasciando una scia di brividi al suo sfiorarlo.
“Ranma…” il suo richiamo parve giungere da lontano,
quasi non lo udì; scostò appena il capo dal suo seno e lo alzò verso di lei,
trovando finalmente il coraggio per guardarla e annegare ancora una volta nei
suoi occhi. Erano limpidi e sinceri, come aveva imparato ad amarli.
“Ranma, voglio dirti solo due cose – la mano si
adattò alla curva spigolosa del suo profilo, in una carezza impalpabile e
gentile – la prima è che ti amo. Anche quando dico che
non hai onore o quando ti chiamo stupido, persino quando lo penso sul serio, io
continuo ad amarti e se tu scapperai ancora da questo, il mio cuore non te lo
perdonerà, capito?” lui annuì e le sorrise inebetito, compiaciuto del tono
dolce e melodioso di quel sussurro timido, ma al tempo stesso risoluto. “E poi,
seconda cosa…” la
vide chinarsi su di sé e prima ancora di darsi il tempo di pensare, chiuse gli
occhi pronto come mai a ricevere le sue labbra, ad accogliere quel bacio a
giusto suggello del miracolo appena avvenuto. Era così bramoso di assaporare la sua bocca da non accorgersi che la
mano minuta non era più sulla guancia, ma fu questione di brevi attimi… prima
che vi tornasse con una violenza inaudita.
Lo schiaffo fu tale e lo colse così di sorpresa da
farlo cadere ancora una volta sulla schiena, facendogli esplodere il dolore
dimenticato delle ferite non ancora medicate, strappandogli un altro grido di
patimento. Lei lo aveva schiaffeggiato?! Troppo incredulo, e anche troppo pesto per poter dire qualcosa, la guardò attraverso
gli occhi ridotti a fessura, appena appannati da un velo di lacrime. Lo aveva schiaffeggiato?!Ma come…
Akane gli puntò contro un dito
ammonitore con tanto di cipiglio severo “Seconda cosa: prova di nuovo a fare il
maniaco e a toccarmi il seno ancora ed io ti concio peggio di come sei già,
intesi?” era seria, dannatamente seria, però…
Nonostante gli occhi
socchiusi, il dolore indicibile e le lacrime per la sofferenza, Ranma scorse il
piccolo sorriso furbo che le abbozzava le labbra che aveva tanto desiderato
baciare. Quel sorriso servì a fargli comprendere che tutto cambiava
da quel momento o meglio quasi tutto: lei era ancora la sua fidanzata
aggressiva e manesca, il maschiaccio sgraziato e privo di fascino… il suo
adorabile maschiaccio scorbutico.
“Vado a prendere il kit di
pronto soccorso. Senza di te, non l'abbiamo usato per nulla.”
Mentre lui era ancora a terra, la
sua dolce fidanzata si sollevò e con
passo marziale si avviò verso l'uscita, trionfate per quell'ultimo punto a suo
favore… o almeno così s'illudeva. Ranma non era il tipo da lasciarle l'ultima
parola!
“Non sei per nulla carina!” sbottò infatti, rispolverando il suo vecchio motto, ma con una nuova gioia nel
cuore. Akane non sprecò tempo a rispondergli per le rime, ma si limitò a tirar
fuori la lingua, prima di impugnare la maniglia ed aprire la porta e…
ritrovarsi davanti l'intero gruppo di famiglia!
Suo padre piangeva aggrappato alle possenti spalle
del suo amico trasformato in panda, biascicando e farfugliando frasi sconnesse
sulle scuole finalmente unite, su eredi e futuro assicurato; il signor Saotome
invece stava scrivendo in tutta fretta qualcosa su uno dei suoi cartelli,
doveva aver aperto la porta prima che finisse, ma conoscendolo doveva trattarsi
di qualche farneticazione degna del suo compare; Kasumi e la signora Nodoka avevano un identico sorriso che andava da una parte all'altra della
faccia, la madre di Ranma addirittura era sprovvista della sua onorata katana
di famiglia, mentre sua sorella maggiore si teneva le mani, augurandole di
esser felice. La più sobria di tutti era come sempre Nabiki, che sfoderando il
suo sorriso più malizioso stava nascondendo dietro alle spalle un piccolo
registratore: Akane poteva quasi leggerle negli occhi il simbolo dello yen…
Qualcosa le diceva che lei e Ranma non avrebbero più dovuto nascondere il loro amore…
*+*+*+*+*+*+*+*+*+*+*+*+*+*+*+*+*+*+*+*+*+*+*+*+*+*+*+**+*+*+*+*+*+*+*+*+*+*+*+*+*+*+*+*+*+*+*+*+*+*+*+*+*+*+*
(*) L'Umisen-ken è una tecnica della scuola Saotome che permette
al combattente di annullare la sua aura e, detto in parole povere, di rendersi
praticamente invisibile. Ranma la apprende per poter fronteggiare un certo Ryu Kumon, in uno dei
combattimenti più assurdi di tutto il manga (albo 39,
testata Neverland per chi lo ha, per gli altri, spero
che abbiate capito grossomodo di cosa di tratta…. Lo spero tanto -_-;)
(**) Quella contro Herb, signore del popolo selvatico che
vive in Cina è una delle saghe più avvincenti dell'intero manga, almeno a mio
parere. Ranma è costretto a combattere con lui per riacquistare il suo aspetto
maschile, visto che in precedenza era stato bagnato proprio da Herb con dell'acqua contenuta nel cosiddetto Zhishuitong, un secchio che aveva il potere di 'bloccare'
l'aspetto delle persone cadute nelle sorgenti nella loro forma maledetta (se si
usava dell'acqua fredda). E' una spedizione pericolosa, ma alla fine Ranma
torna a casa con il suo vero aspetto e Akane lo accoglie, dopo i primi
malumori, proprio con un abbraccio spacca-ossa (albi 33, 34 Neverland).
Queste due note sono a beneficio di coloro che non hanno
mai letto il manga, ma che amano lo stesso Ranma e company. Mi spiace se in
passato non ho pensato a loro, dando per scontato che
sapessero di cosa stessi parlando (in verità non lo so quasi mai…^_^;)
(***) Che dici Vale, ho fatto bene a mettere 'slacciare'? Si è poi
capito qual è il verbo più esatto?
Ed ora largo al Carla's Corner:
Dedico questo capitolo, chiedendo perdono se non è questo granché, a
tre personcine deliziose: Mikki, Antonia e Miss Claudia, che saluterò poi in dettaglio.
Poi do un saluto caloroso a tutti i membri del
forum di Nemesi, che sta diventando una seconda casa per me; se vi capita fateci un salto, se amate Ranma (ma non solo) vedrete che ne
varrà la pena. E poi lì potrete trovare tante anteprime su alcune fic tra le più belle visto l'alto numero di
autori bravissimi che vi sono raggruppati (quasi tutti i miei preferiti ^_^)
Un bacio enormissimo spetta di diritto
alla mia ''figliola'' preferita, l'energica Miss Claudia che è tornata a
casa dopo i trionfi teatrali in terre lontane (ho aggiornato questa parte
appena dopo averti sentito sul mess, figlia! Mamma è
tanto fiera di te ^_^ )
Un bacio anche ai commentatori, sia di 'Ancora
qualcosa da desiderare' che di 'It takes me higher', come Ruka 88, Kleos-chan o Gaia (alla quale assicuro ancora che può
disturbarmi quando vuole, io cerco sempre di rispondere a tutti coloro che
mi mandano delle e-mail, anzi lo trovo piacevole), Mary-chan
(la traduttrice più abile del web… mi unisco anch'io al coro di quelli del
forum, a quando qualcosa di tuo? A proposito, sei tu che mi hai inserito tra i
contatti del messanger? Dimentico sempre di
chiedertelo!), Dammed 88, Nemesi (ci
becchiamo sul forum! Ah, dimenticavo: quando nel capitolo 5 di ITMH Akane pensa 'non le servo' non è
proprio un errore, il fatto è che nella mia mente bacata ho pensato a quella
frase come ad un proseguo del parlato, per così dire. In pratica lei lo sta
pensando, ma siccome vorrebbe dirlo sul serio a Ranma, al quale si rivolge per
adesso ancora con il 'lei', ho lasciato quella
forma… il problema è che nessuno oltre me poteva capirlo, quindi in effetti lo
si può annoverare come un errore… ç_ç), Tharamil (mi scuso per il formato per cui avevo
postato all'inizio, ora ho provveduto a modificare tutti i capitoli precedenti,
spero risulti più facile la lettura. Per il resto non mi offendo se dici che il capitolo 5 di ITMH ti è parso piatto, non
chiederei di commentarmi se mi offendessi per una critica educata come la tua,
non sono un tipo permaloso ; p ). Mi
scuso anche con Simone Wata-boy per non aver usato
l'HTML da subito (ho rimediato, anche se tardi… e per quanto riguarda gli
errori di battitura, comincio a pensare di non vederli nonostante le molte
riletture solo per il gusto di farmeli sottolineare da te ^_^. Ho letto
l'ultimo capitolo di Drugs solo pochi minuti fa… non
dico nulla, se no mi 'brucio' il commento. Ah sì, il flashback…
lo uso spesso, in verità, lo trovo comodo); Tyara (ciao! Dipendesse da me non farei altro che scrivere, ma purtroppo esistono
scocciature come il lavoro e lo studio…); Mikki (non finirò mai di dirti grazie per la continua
vicinanza che mi dimostri… il fatto che continui a scrivermi e-mail nonostante
potresti limitarti a lasciarmi dei commenti, mi riempie di gioia… ancora cento,
mille, milioni di volte grazie! Sono contenta che il personaggio di Ranko in
ITMH non ti spiaccia); baci enormissimi anche a Flowerb@by (grazie per avermi votato, ma
soprattutto per le parole gentili che hai usato, mi hanno riempito di vera
gioia…); Mary-chan (non so se sei sempre
quella di sopra, ho letto il nick nella classifica di manganet, tra quelli che mi hanno votato e volevo
ringraziarti… ); Rodney (grazie per aver lasciato altri commenti ^_^); Miss Leep (ti
ringrazio, in realtà non mi ritengo così brava a scrivere… diciamo che a volte
trovo le parole adatte a descrivere alcune mie fantasie, ma spesso non faccio
altro che arrabattarmi… tipo in quest'ultimo capitolo); Rella-chan (grazie per aver giudicato stupenda la fic, nonostante sia 'moscia'. In effetti
non ho mai fatto mistero che le scene d'azione non sono il mio forte, perciò
non posso prometterti un netto miglioramento in quel senso… l'unica cosa che
posso fare per te e per tutti gli altri, sarà di impegnarmi sempre con maggior
sforzo al fine di accontentarvi. Spero di riuscirci… grazie tantissime per il
commento!); Kana-chan (come per la
commentatrice di prima, posso solo dirti che proverò a
migliorare l'aspetto dell'azione… non voglio mica che ai miei lettori venga un
esaurimento ^_^ grazie anche a te!); Miki-Chan (sono sempre disposta ad ascoltare i
consigli di un'amica… wao, ed io che credevo di
essere troppo melensa in alcuni punti… anche a me piace quando Ranma è geloso
ed adoro i momenti romantici, basta che non siano troppi. Comunque sia in ITMH
che nella terza parte della trilogia i momenti romantici aumenteranno rispetto
a AqdD. Resta nei paraggi e poi fammi sapere che ne
pensi, ok?); EryEmy (ti ringrazio… o dovrei dire vi ringrazio per il commento? A dire il vero non
ho capito granché come rivolgermi a te… così come, sinceramente, non ho ancora
capito se la fic ti sia piaciuta o se tu l'abbia
trovata disgustosa o se addirittura tu l'abbia letta. Sono entrambi pareri validissimi, per carità, ma forse se
mi lasciassi un commentino più chiaro la prossima volta,
credo che sarebbe più semplice per me risponderti, non credi? Sempre se ti interessa una risposta da parte mia, è chiaro. Più di una
persona inoltre mi ha scritto dicendosi infastidita per una parolaccia che
compare nel commento… se possibile ti chiederei gentilmente di evitarle, per
evitare appunto di infastidire chi utilizza quello spazio per il motivo per cui è stato creato, cioè commentare. Se proprio non puoi
farne a meno e ti scappa di usare un turpiloquio, la mia mail è a tua disposizione: scrivetemi quel che vi pare, nel tono e con le parole che
più ti aggradano. Ti ringrazio per la gentilezza e per aver comunque lasciato un segno); Mikage (ciao bella! Non so
se tu legga questa fiction, spero di sì! Sono
contenta che gli ultimi capitoli di ITMH ti abbiano
presa di più, del resto la prima parte fungeva più o meno da prologo. Sono poi
arci-contenta che ti sia piaciuto il duello del 4° capitolo, non sai che patemi
per buttare giù quelle quattro parole. Non è per niente il mio genere… -_-; Comunque in futuro ci saranno altri personaggi presi dalla
serie originale… di certo tre, forse quattro sono ancora indecisa su una certa
cinesina dal caratterino niente male); Princesse (grazie, ma ti
assicuro che sono molto, ma molto lontana dalla perfezione… quando hai lasciato
il commento, non era ancora possibile postare su manganet,
visto il restauro a cui era sottoposto il sito, ma ora che tutto è a posto,
sono ritornata anche su quel fronte! Un bacio!); Tiger-eyes (che tu mi faccia i complimenti per le introspezioni
psicologiche è davvero motivo di orgoglio per me. Sai che amo come scrivi e che
non faccio mistero che tu e qualche altro siete oggetto della mia invidia, in
senso positivo sia chiaro… grazie ancora e ci becchiamo anche con te nel forum
di Nemesi!); the Magnificent Muttley
(non è giusto, hai rubato il mio nick! Cattiva… Se
non volevi che capissi chi eri potevi pure evitarti delle frasi tipo: 'il tuo modo di scrivere è perfetto come i tuoi appunti,
la tua capacità espressiva è pari solo alla chiarezza dei tuoi appunti, le tue
capacità di linguaggio sono immense come l'accuratezza dei tuoi appunti'… ti ho già detto che te li presto i miei appunti,
non occorre sviolinare tanto! Per cui la prossima volta che occupi uno dei pc in facoltà, Muttley cara, non
sprecare tempo e lasciami un commento come si deve…. Ah, a proposito, ricordati
che mi devi offrire un caffè lunedì prossimo, quindi
non scappare intesi? Un bacio… e studia invece di leggere le fanficitons… [da che pulpito…] Hai poi visto i Teen Titans? Avevo
ragione vero?); Scilla (non devi affatto vergognarti!
Allora, ITMH sta per 'It takes me higher' la fiction che tu non hai letto, 'QdD'
per 'Qualcosa da desiderare' e AqdD per 'Ancora qualcosa da desiderare'. Uso spesso le
sigle perché sono pigra da morire… -_-'. Certo che
puoi continuare a scrivermi e-mail, mi spiace solo che non sempre riesco a
rispondere in tempi brevi ).
Per ora è tutto, o quasi, manca un'ultima cosa: STOP alla ricerca della fic
misteriosa! Alcuni di voi sanno di cosa parlo: la fic è stata individuata, per cui potete anche smetterla di
leggervi le 6000 e passa fic inglesi. Ringrazio tutti
quelli che hanno partecipato alla 'caccia al tesoro' e che si sono
gentilmente prestati… Tutti i partecipanti per così dire dovrebbero saperlo
già, visto che se non li ho avvertiti via e-mail, l'avranno letto sul forum
di Nemesi, ma nel caso vi fosse sfuggito il topic ve
lo ripeto: ho scoperto di che fic si tratta, grazie!
Ora ho davvero finito. Il
prossimo aggiornamento riguarderà It takes me higher. Baci!