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Autore: Helmwige    12/01/2020    5 recensioni
SPOILER TROS
Storia ambientata alla fine di Episodio IX, subito dopo la morte dell'Imperatore. Rey torna su Ajan Kloss dai suoi amici, cercando di raccogliere le fila della sua vecchia vita. Ma non è così semplice, ora che ha perso quasi tutto. Dovrà affrontare verità amare, solitudine e disillusioni, con la speranza che prima o poi ciò che è morto torni a vivere.
Una Reylo un po' diversa dal solito.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ben Solo/Kylo Ren, Finn, Poe Dameron, Rey
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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I remember years ago
Someone told me I should take
Caution when it comes to love, I did.”
James Arthur
 
Rey non si era mai sentita così frammentata. Sentiva di aver perso totalmente il collegamento tra mente e corpo. Percepiva i muscoli muoversi, le giunture oscillare, le ossa ondeggiare in modo cadenzato, veloce, frenetico. Era perfettamente consapevole di come il suo corpo si stesse spostando, rapido e preciso, tra le macerie dell’ormai caduto tempio Sith.
Una macchina di sangue, muscoli e carne. Solo una macchina.
Nonostante il suo corpo sprigionasse vitalità, la mente di Rey era altrove, persa nelle ombre di Exegol come un’anima strisciante tra la polvere e le macerie.
E il sangue.
Ricordava piccole gocce di sangue per terra, meri puntini tra le pietre. Sangue rosso scuro. Forse il suo, forse no.
Avrebbe voluto fermarsi, tornare indietro, assicurarsi che no, non c’era più. O magari c’era, invece, e doveva andarlo a prendere prima che la roccia lo schiacciasse.
I suoi pensieri si sovrapponevano l’uno all’altro, in disordine, urlando prima un ordine e poi un altro, contraddicendosi senza sosta.
Eppure i suoi arti non si fermavano nemmeno un momento, mai un’esitazione. Rey si lasciò il tempio Sith alle spalle, dirigendosi verso l’Ala-X di Luke, avvolta dalla foschia.
L’aria era piena della polvere sollevata dalle astronavi che, una dopo l’altra, si stavano abbattendo sul pianeta. La fuliggine le entrava nelle narici, la soffocava, le riempiva gli occhi.
Si avvicinò alla nave quasi a tentoni. Si appoggiò con una mano, tentando di togliersi la cenere dagli occhi con l’altra.
Quando rialzò la testa, il suo cuore perse un battito nel vedere un caccia TIE adagiato a pochi metri di distanza. La sorpresa, tuttavia, durò solo qualche secondo. Non vi era nessuno a bordo, né nei dintorni. Istintivamente abbassò la guardia, non percependo alcun pericolo. No, nessuno poteva essere nascosto nel caccia. Il suo ex proprietario era appena scomparso sotto le sue stesse mani.
Morto.
Rey scacciò quel pensiero con rabbia. Aprì l’Ala-X e vi si tuffò all’interno, preparandosi a decollare.
La nave si staccò da terra con un leggero fremito, poi puntò la punta del muso verso l’alto, in direzione della battaglia ormai agli sgoccioli.
Rey si girò un’ultima volta verso il caccia che Ben aveva usato per arrivare lì. Una parte del suo cervello si meravigliò della sua memoria, dato che l’unico puntatore Sith si trovava ancora nella nave di Luke, lì dove l’aveva messo lei.
Un pilota eccezionale, come tutti gli Skywalker.
Una lacrima silenziosa rotolò lungo la sua guancia, tracciando una scia rosea nella polvere.
Solo quando fu fuori dall’atmosfera di quel pianeta venefico la ragazza provò a rimettere in ordine i suoi pensieri. Ragionare le costava uno sforzo immane, la sua mente era ancora troppo sopraffatta dalla stanchezza, dalle emozioni… e soprattutto dal dolore.
 
***
 
Quando arrivò alla base della Resistenza, trovò il caos.
Era però un caos gioioso, ricco, vivo. Una profusione di risa, abbracci e pacche su schiene stanche ma ben dritte ed orgogliose della vittoria.
Un caos ben diverso da quello che dimorava dentro di lei.
Atterrò tra gli alberi, le foglie solleticarono la pancia dell’Ala-X.
Il corpo di Rey si affrettò a scendere, balzando giù dalla scaletta e atterrando sul tappeto d’erba. I suoi piedi corsero veloci verso la folla, mentre gli occhi cercavano disperati i volti dei suoi più cari amici.
Per primo vide Chewie, con un disco d’oro scintillante tra le zampe. La medaglia al valore di Han. La ragazza distolse immediatamente lo sguardo sentendo già le lacrime riaffiorare.
Le ci volle un’altra manciata di secondi prima di scorgere la chioma scura di Poe e il sorriso smagliante di Finn. I due si abbracciavano, gridando di gioia.
Le sue gambe si lanciarono nella loro direzione e le braccia si allungarono verso di loro.
I loro corpi si scontrarono, allacciandosi l’uno all’altro. Rey si trovò schiacciata nel mezzo, stretta nella morsa delle loro braccia possenti, incapace di respirare.
Gli occhi le si riempirono di lacrime, che cominciarono a scendere una dietro l’altra sul suo viso provato.
Sorrideva, Rey. Sorrideva perché non poteva farne a meno, troppo felice di avere tutti lì. Sorrideva perché la folla era in delirio per la vittoria. Sorrideva perché non l’aveva creduto possibile, ma erano ancora tutti di nuovo insieme, sani e salvi.
Tutti, tranne uno.
La ragazza fu la prima a sciogliere l’abbraccio. I suoi occhi tristi catturarono subito l’attenzione di Finn: “Rey, che cos’hai?”
La ragazza strinse le labbra, eliminando del tutto il sorriso che l’aveva illuminata fino a qualche secondo prima. “Devo parlare con il Generale,” sussurrò.
Finn e Poe si lanciarono un’occhiata nervosa e turbata. Il silenzio afflitto che ne segui fece accelerare a dismisura il cuore di Rey, in preda a un terribile presentimento.
“Dov’è Leia?”
 
***
 
Il sole aveva già disegnato l’intero arco nel cielo e si era già nascosto oltre l’orizzonte, le ombre si allungavano nere verso le gambe immobili della ragazza, strisciando come serpenti.
Rey non si era più mossa da quando si era accasciata sul pavimento, davanti al letto di Leia. O meglio, del letto che una volta le era appartenuto. Le coperte erano sgualcite, le lenzuola avevano preservato la forma del suo corpo e i vestiti erano ancora lì… ma il suo corpo non c’era.
Sparito nel nulla.
Come quello di un Jedi.
Come quello di Ben.
Era rimasta inginocchiata accanto al giaciglio dell’ex Generale per minuti, forse ore. Il tempo si era dissolto nel nulla, come la pioggia nel mare. Solo il pavimento freddo sotto la ragazza era rimasto intatto, unico sostegno alla sua mente che cadeva a pezzi.
Rey mosse piano l’indice destro, seguito poi dalle altre dita finché pian piano non riuscì a chiudere il pugno. I suoi ricordi erano frastagliati, come i resti della Morte Nera su Kef Bir. Qualcuno l’aveva raccolta dal pavimento e l’aveva depositata su quel letto, ne era certa. Non sapeva se fosse stato Poe o Finn. Ricordava solo un paia di braccia che la sollevavano e una voce lontana che mormorava parole indistinte. Poi nient’altro, solo un lungo dormiveglia intervallato da luce blu e buio.
 
“Sapevo che la notizia l’avrebbe distrutta, ma non pensavo potesse reagire così male.” La voce di Poe s’infilò nelle orecchie di Rey feroce come uno stiletto.
“È stato solo l’ultima di una lunga serie di ferite, l’ultima goccia di dolore in un vaso colmo fino all’orlo,” sentenziò Finn.
“Ma come siamo poetici.”
“Prendimi pure in giro, ma è così. Troppe rivelazioni da smaltire in così poco tempo. Prima il segreto della sua famiglia, poi Leia… Perfino la mente più forte si sarebbe lacerata.”
“Rey è più forte di tutti noi messi insieme,” sentenziò Poe. “Dalle il tempo di riprendersi e vedrai che tornerà quella di prima.”
Le voci si erano fatte sempre più indistinte, leggere e quiete come la brezza del mare di Ahch-To.
 
Era rimasta immobile per ore, Rey, incapace di trovare le energie perfino per girarsi o per muovere la testa sul cuscino. Incapace di emettere una sola parola per rispondere ai suoi amici. Incapace soprattutto di trovare una fine a quel pozzo nero che le si era formato in mezzo al petto.
Alla fine, quando le voci si zittirono e il silenzio affiancò nuovamente il buio, si ritrovò a pregare che quel pozzo la inghiottisse del tutto.
 
***
 
C’era la neve, sul pianeta Starkiller.
Rey non l’aveva mai vista prima. Era soffice, bianca e gelida, talmente fredda che scottava contro il suo corpo. Era sdraiata per terra. La testa le scoppiava e gli occhi, annebbiati dal colpo e dalla neve, continuavano ad aprirsi e chiudersi, senza riuscire a mettere a fuoco la scena che si svolgeva a qualche metro di distanza. Distingueva solo due lame, una blu e una rossa, che danzavano tra gli alberi. Poi la lama blu si spense, sparendo nel buio.
La terra si spaccò sotto il suo corpo. Rey sprofondò.
Si ritrovò nel deserto di Pasaana, poco lontano dalle sabbie che avevano inghiottito Ochi. Il sole scottava e le feriva gli occhi. In mano, la spada di Luke. Alla sua sinistra, un caccia in fiamme.
Deve raggiungere la nave di Ochi, Poe e gli altri la stanno aspettando. Ma lei non si muove. Continua a fissare il caccia, perché sa che è ancora vivo. Lo sente, ne è sicura. E lo vuole vedere di nuovo la sua sagoma nera contro l’ocra della sabbia.
Ma non fa in tempo. Qualcosa esplode, rottami infuocati piovono verso di lei, le arrivano addosso. Scintille rosse atterrano sulla sua pelle e si trasformano in gocce d’acqua.
L’oceano si stende a perdita d’occhio davanti a lei. Le onde si infrangono sul promontorio, schizzandola. Percepisce la presenza del Falcon alle sue spalle. E il profilo del suo avversario davanti ai suoi occhi ma lontano anni luce. Le labbra di Rey si spalancano, grida, ma non sente altro che silenzio. Poi un’onda si alza, alta il doppio di lei, e la travolge. Combatte contro l’acqua che la trascina sempre più giù, verso il fondo nero dell’oceano. Volti noti le appaiono davanti, incredibilmente vividi. Leia, Han, Snoke, Luke, Palpatine… La circondano, mentre l’acqua salata preme contro la sua gola cercando di strangolarla. Il suo campo visivo si restringe sempre di più, finché davanti ai suoi occhi appare una cicatrice ben nota, una mano guantata… e infine un sorriso.
 
Il grido di Rey squarciò il silenzio della notte. Le pareti della base ribelle tremarono sotto la potenza dell’angoscia pura di quel grido. L’eco del suo stesso dolore continuava a rimbombarle nelle orecchie, regolare come la risacca dell’oceano nel quale stava annegando. In bocca aveva un sapore salato e metallico, di mare e di sangue. Le sue mani stringevano le lenzuola madide di sudore, le lacrime le scivolavano copiose lungo le guance.
La porta della camera si aprì di colpo e i due generali ribelli si precipitarono verso di lei.
Vedeva le labbra di Finn e Poe muoversi, ma non riusciva a sentire alcun rumore al di fuori del proprio cuore che batteva all’impazzata. I suoi amici gesticolavano, le appoggiavano le mani sulle sue.
Finalmente la bolla in cui era rinchiusa scoppiò e i suoni la travolsero come un uragano.
“Va tutto bene, Rey. Sei al sicuro. Era solo un incubo,” mormorò Poe, cercando di tranquillizzarla.
“Ci siamo qui noi. È finita,” aggiunse Finn, asciugandole le guance.
La voce di Rey era solo un sibilo mentre balbettava: “È… è morto…”
Era la prima volta che pronuncia davvero quelle parole. Il cuore le si lacerò lentamente mentre il dolore la prendeva tra le braccia e l’avvolgeva.
“Sì,” rispose Finn. “È morto. Non ti farà mai più del male.”
Non capì se il riferimento fosse rivolto a Palpatine o a Ben, ma non aveva importanza. Non fece in tempo a trovare le forze per chiedere. Il pozzo nero la ingoiò di nuovo.



Angolo oscuro dell'autrice:
Buongiorno e grazie per essere giunti fin qui!
Non mi voglio dilungare troppo, sarò breve: ho adorato Rey e Ben/Kylo per tutta la trilogia e mi si è spezzato il cuore alla fine. Però rimango molto positiva sul destino di Rey, degli altri personaggi e sì, anche e soprattutto su quello di Ben Solo, ovunque lo porterà la Forza. Mirerò al restare fedele ai personaggi così come sono stati descritti dai registi, anche se so che non sarà facile, vista la loro complessità.
Spero di avervi incuriosito, almeno un pochino :) e grazie ancora per essere giunti fino a qui!
Che la Forza sia con voi,
Helmwige

 

 

  
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