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Autore: Helmwige    17/01/2020    8 recensioni
SPOILER TROS
Storia ambientata alla fine di Episodio IX, subito dopo la morte dell'Imperatore. Rey torna su Ajan Kloss dai suoi amici, cercando di raccogliere le fila della sua vecchia vita. Ma non è così semplice, ora che ha perso quasi tutto. Dovrà affrontare verità amare, solitudine e disillusioni, con la speranza che prima o poi ciò che è morto torni a vivere.
Una Reylo un po' diversa dal solito.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ben Solo/Kylo Ren, Finn, Poe Dameron, Rey
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Il dolore è sordo, il dolore è muto. Il dolore è sordomuto. Sordo perché ascolta solo se stesso, muto perché non ci sono parole che possano parlarne.”

A. G. Pinketts

 

“Dobbiamo fare qualcosa, Poe. Prima che sia troppo tardi.”

Il Generale Dameron guardò il suo braccio destro con un sorriso sghembo. “E immagino tu abbia chissà quali idee in mente.”

Finn strinse le labbra, risentito. Non gli piaceva come si stava comportando il suo fedele amico. Non gli piaceva proprio per niente.

“È una settimana che Rey non esce dalla sua stanza. Non parla con nessuno, a malapena mangia.”

“Magari è solo stanca. Per quanto ne sappiamo, potrebbe aver affrontato il diavolo in persona su Exegol. Lasciala riposare.”

Come se l’argomento fosse definitivamente chiuso, Poe appoggiò gli stivali sul tavolo e si appoggiò pesantemente allo schienale della sedia, con tutta l’intenzione di farsi un riposino pomeridiano.

“Sei davvero irritante,” lo rimproverò Finn. “E metti giù i piedi, non siamo nel tuo covo segreto da contrabbandiere.”

Poe spalancò gli occhi, ferito nell’orgoglio. “Ancora con questa storia, assaltatore? Cerchiamo di metterci una pietra sopra, la vita va avanti,” lo schernì.

“Sì, esatto, la vita va avanti!” La voce agitata di Finn rimbombò nella stanza. “Tranne che la sua! Quella di Rey si è spenta!”

Il Generale Dameron si girò di scatto verso di lui. Gli occhi sembravano mandare scintille, tanto erano cupi. “Calmo, Finn. Stai parlando di lei come se fosse morta.”

“Poco ci manca, se continua così!”

Poe si massaggiò il collo, gli occhi rivolti verso il soffitto in un’espressione preoccupata. Dopo diversi minuti, la voce del ragazzo risuonò incupita: “Sono in pensiero anch’io, in realtà. Ma non so cosa fare per aiutarla. Credo che quando si sentirà pronta uscirà dalla sua stanza con le sue gambe. Ci resta solo che aspettare, temo.”

“Quello che non capisco,” continuò Finn, “è la dinamica di tutto. Cos’è successo su Exegol, di così grave, da ridurla in questo stato larvale?”

“Non credo sia tutto merito di Exegol,” sospirò Poe.

Finn aggrottò la fronte. “Che intendi dire?”

“Pensaci un attimo,” rispose l’amico, unendo le mani con fare quasi teatrale. “Pensa a tutte le cose che sono successe a Rey nell’ultimo anno. Dalla ragazzina dei rottami di Jakku si è trasformata in una Jedi. Ha visto morire Han davanti ai suoi occhi, è stata torturata da Kylo Ren, ha scoperto la verità sulla sua famiglia… su Palpatine! Una verità del genere avrebbe mandato fuori di testa chiunque. E poi la morte di Luke, quella di Leia...”

Poe si fermò per riprendere fiato, tanto era stato veloce a elencare traumi uno dietro l’altro. “So che la Forza scorre potente in lei, ma è pur sempre un essere umano, una ragazza,” aggiunse dopo qualche attimo. “Ha il diritto di crollare anche lei, ogni tanto.”

“Chissà cosa le ha fatto quel mostro,” sussurrò Finn.

“Intendi Palpatine?”

“Ren.” Finn pronunciò quel nome come una maledizione, sputando veleno.

“Qualunque cosa le abbia fatto, ormai è morto,” rispose Poe. “Giusto?”

Finn annuì. “Maz ha detto che Leia è morta nel tentativo di fermarlo, su Kef Bir. Non l’ho visto con i miei occhi, ma penso che Rey non si sia fatta scappare un’opportunità simile. In quel momento lei era così…”

“…arrabbiata?”

“Direi più sconvolta. Credo che avesse scoperto solo in quel momento la verità.”

“Che francamente potevi dire anche a me!” La voce di Poe era tagliente, come se provasse ancora del rancore per quel segreto nascosto tra Finn e Leia.

“E infatti te l’ho detto!”

“Sì, con un notevole ritardo!”

“Leia mi ha fatto promettere di non dire nulla sull’intera faccenda. Anche se, col senno di poi, sarebbe stato meglio se Rey l’avesse saputo da uno di noi che da Ren.”

“Concordo,” sibilò Poe. “Ma ormai le cose sono andate così. Possiamo solo starle vicino, darle la famiglia che ha perso.”

“Per ben due volte,” mormorò l’amico. “Però mi sarebbe davvero piaciuto vedere Ren colpito a morte. È difficile elencare tutti i motivi per il quale se lo meritava, quel bastardo parricida.”

Poe sorrise divertito, scuotendo la testa. “Sei davvero incorreggibile.”

 

***

 

Ci vollero altri tre giorni prima che Rey riuscisse a rimettersi in piedi.

Nonostante il lungo digiuno, le ginocchia della ragazza non vacillarono neanche un momento sotto il suo peso. La lunga colonna vertebrale si srotolò lentamente, finché non si stagliò dritta in mezzo alla stanza. Gli occhi, gonfi e rossi per tutte le lacrime versate, spuntarono da sotto le palpebre pesanti. Le pupille vuote e immobili fecero capolino da dietro le lunghe ciglia e con uno sforzo enorme misero a fuoco la porta davanti a lei. Benché si sentisse ancora in preda alla tristezza più profonda, Rey era finalmente pronta ad affrontare il mondo fuori dalla sua stanza, almeno un po’ per volta.

Trovò i suoi fidati compagni di avventure poco lontano, vicino alla nave ospedale. Mentre era rimasta a letto, segregata nella sua stanza e tenuta in ostaggio dai suoi ricordi, i soldati dell’ormai ex Resistenza avevano montato tende e allestito una sorta di clinica di fortuna, dove tutti i feriti erano stati ricoverati e tenuti sotto controllo fino a completa guarigione. A dispetto della vittoria contro l’Ordine Finale, le perdite erano state tantissime, soprattutto quelle umane. Per poter ricostruire una nuova Repubblica, sarebbe stato necessario rimettere tutti in sesto, altrimenti il caos avrebbe distrutto l’ordine, ancora instabile, che era appena sorto.

Prima che potesse accorgersene, si ritrovò stretta tra Finn e Poe, con BB-8 che rotolava intorno al trio emettendo suoni più che felici.

Finn fu il primo a sciogliere l’abbraccio. Le prese il viso tra le mani e la scrutò, interrogandola in silenzio. “Come ti senti?” chiese alla fine.

Rey, con gli occhi socchiusi per la troppa luce del giorno, si limitò ad annuire piano. Le sue labbra erano piegate in un sorriso, ma l’espressione del suo viso era apatica e triste, ben diversa da quella che i due amici conoscevano.

“Sei stanca? Vuoi sederti?” domandò Poe, stranamente premuroso.

Rey scosse piano la testa. “No, sto bene. Mi sento decisamente più debole del solito, ma so che la Forza tornerà da me molto presto.”

Nel giro di qualche minuto, gran parte dell’esercito ribelle (o di ciò che ne rimaneva) si era già riunita attorno a lei, chi mandandole baci con le mani e chi acclamandola a gran voce.

“Sono tutti qui per te,” disse Finn, avvolgendole la vita con un braccio. “Sei la loro eroina.”

Fu Poe a rimettere ordine, rispedendo tutti ai loro posti. “Abbiamo moltissimo lavoro da fare, signori,” vociò. “Alle vostre mansioni, abbiamo una galassia intera da mettere a posto!”

La folla che l’aveva attorniata si disperse nel giro di qualche secondo. Il nuovo generale sicuramente sapeva il fatto suo ed era appoggiato fedelmente dai suoi uomini. Come il suo predecessore, d’altronde.

Come se potesse leggerle nel pensiero, Finn le appoggiò una mano sulla spalla e con l’altra le indicò la radura che si stendeva dietro di loro. “Vieni con me, voglio mostrarti una cosa.”

 

***

 

Una costruzione lunga e incredibilmente alta si ergeva sul grande promontorio che sovrastava la base ribelle. Si allungava in direzione del cielo, simile a un enorme obelisco. Alla sua base, un uomo di pietra. Rey non ci mise molto a riconoscere il simbolo che Luke le aveva mostrato negli antichi libri custoditi sul pianeta Ahch-To. Un Jedi con la spada sguainata verso l’alto, pronta a trafiggere le stelle. Le bastarono pochi secondi per capire.

“Il monumento a Leia,” sussurrò, sentendo già le lacrime inondarle gli occhi. Di nuovo.

“Sì, esatto,” rispose Finn alle sue spalle. Pur non vedendolo, Rey percepiva il sorriso orgoglioso dell’amico. Dischiuse le labbra per parlare, ma lui fu più veloce.

“Lo so quello che stai per dire, i Jedi non hanno tombe, solo templi. Il che è più che ragionevole, dal momento che spariscono nel nulla quando muoiono.”

“E tu come lo sai?”

“Lando ci ha dato qualche dritta, in generale. Comunque sia, Leia non era solo una Skywalker, una Jedi, una figlia della Forza o qualsiasi appellativo tu voglia usare. Era soprattutto una principessa, una senatrice… La madre della Ribellione.”

La madre di Ben.

“…E tutti i nostri soldati meritano un posto dove pregare per il loro Generale,” concluse Finn.

La ragazza strinse le labbra, commossa dalle parole dell’amico. Aveva ragione, tutti avevano bisogno di un posto tranquillo dove piangere Leia. Anche lei. Soprattutto lei.

“Avete scelto un bel posto,” commentò, cercando di spostare l’attenzione dai ricordi al panorama che si stendeva davanti ai suoi occhi. Dal promontorio si vedeva l’intera foresta nella quale si era nascosta la Resistenza, e più in là si scorgeva la linea blu scuro del mare.

“Il punto più alto del pianeta,” commentò Finn con orgoglio. “Forse nelle giornate nitide la visibilità sarà tale da vedere ogni cosa.”

“Più o meno,” aggiunse lei, mentre i suoi occhi si beavano di tutta quella pace, del calore del sole, del verde degli alberi e della brezza salata che le accarezzava delicatamente la pelle. “Forse prima o poi mi convincerò che la guerra è finita davvero.”

Rey si voltò, dando le spalle al panorama e riavvicinandosi al monumento. Il marmo era così liscio da risplendere come l’oro sotto la luce del sole. Sulla superficie era stato inciso qualcosa nella lingua antica dei Jedi. Una lingua che ancora Rey faceva fatica a comprendere del tutto.

“Come avete fatto a scriverle? E soprattutto a erigerlo così in fretta?”

Finn le si avvicinò così tanto che Rey sentì il calore del suo corpo sulla schiena. “I libri di Luke ci hanno dato qualche spunto. Per erigerlo invece… beh, molti si sono offerti come volontari. Tanta manodopera, pochissimo tempo necessario,” rispose allegro.

Per un attimo il volto della ragazza tornò a essere radioso e felice come sempre, ma fu solo una reazione passeggera. Con immensa tristezza, Finn vide il suo sorriso svanire sotto una nuova nube di amarezza, rimpianto e sconforto. Timidamente allungò una mano verso la sua spalla, stringendola con delicatezza e provando a infonderle un po’ di sollievo, ma sapeva anche lui che l’unico vero modo per affrontare un dolore così profondo era farlo uscire. E difatti non dovette aspettare molto prima che le lacrime tornassero a rigare le guance della ragazza.

“Avevo così tante cose da dirle prima di partire, ora ne ho molte di più. Ma non ne ho più l’occasione.” La voce di Rey era bassa e fredda, eppure, nonostante stesse piangendo, non tremava affatto.

“Sono sicuro che Leia già sapesse quello che le volevi dire.”

“No,” ribatté lei, le labbra increspate in un sorriso amaro. “Forse ne immaginava una minima parte, ma di certo non tutto. Meritava di vedere la fine della storia.”

Sentì le dita di Finn stringere più forte, poi il ragazzo si fece avanti, affiancandola. “Era orgogliosa di te.”

Volevo fosse orgogliosa di Ben.

“Ora è insieme alla sua famiglia,” si limitò a dire.

“Sì. E spero che Kylo Ren marcisca all’inferno,” sibilò Finn con odio.

Il pozzo nero che la ragazza era riuscita a marginare durante il suo isolamento si riaprì, aggredendola come mille denti aguzzi. Le faceva male perfino respirare, tanto era il dolore che quel commento le aveva provocato.

“Finn, ho una cosa importante da dirti,” cominciò, facendo appello a tutta la sua forza d’animo. “L’altro giorno, su Kef Bir, io…”

“Lo so,” la fermò lui.

Rey lo guardò negli occhi, stupita. “Cosa?”

“So che mi hai ributtato indietro per proteggermi…”

No, non è così.

“Il che è buffo, visto che io volevo proteggere te,” continuò lui.

Spiegare a Finn quello che era davvero successo si preannunciava molto più difficile di quanto avesse pensato.

“Finn, ascoltami. Io… Kylo Ren era lì come un agnello sacrificale. E io volevo ucciderlo, ne sono certa…”

“Hai fatto bene, Rey,” la interruppe lui. “Meritava di morire.” Le sue parole trafissero la ragazza come piccoli dardi avvelenati. “Non devi sentirti in colpa,” continuò. “Ricordati cos’ha fatto a Han. Cos’ha fatto a tutti noi.”

“No, Finn, non capisci!” La voce di Rey era un misto di rabbia e sofferenza.

Finn si girò verso di lei, gli occhi fiammeggianti e le labbra strette nel tentativo di moderare le parole. Per troppo tempo si era tenuto dall’insultare quel parricida maledetto. “Rey, basta, smettila! Meritava di crepare su Kef Bir…”

Gli ho donato la mia energia vitale.

“…O su qualsiasi altro pianeta freddo e lontano anni luce da noi.”

Gli ho ridato la vita.

“Lo meritava davvero.” La voce di Finn si era trasformata in un cupo ruggito.

E lui l’ha ridata a me.

Rey si coprì il volto con le mani e scivolò a terra, in ginocchio, brutalmente sconfitta dalla sofferenza. La battaglia nella sua anima la stava lacerando in due.

Finn si inginocchiò al suo fianco, pronto a darle tutto il supporto morale di cui era capace.

“Sua madre sarebbe stata fiera di te.”

Leia sarebbe stata fiera di suo figlio. Vivo solo grazie a lui.

Nessuno dei due disse una parola finché non calò il buio e furono costretti a tornare alla base. Le gambe di Rey quasta volta tremavano violentemente ad ogni passo, incapaci di sostenere tutto il peso che le parole di Finn le avevano lasciato sulle spalle.

 

Quella notte, in silenzio, Rey si abbandonò alla sconfitta.

Lei, proprio lei, che aveva battuto l’Imperatore, non era stata capace di far valere le sue più intime ragioni davanti al suo migliore amico. Le emozioni avevano preso il sopravvento, violente come le tempeste di sabbia di Jakku. La ragione, impaurita e paralizzata, era rimasta silenziosa, nascosta dietro un muro di vergogna.

Non era riuscita a rendere giustizia a Ben. Era morto per lei, e lei non era riuscita a guardare Finn e a dire la verità. Una traditrice. Una vigliacca. Non era altro che una vigliacca.

Era lei, il mostro.

E se non riusciva a capire Finn, che la conosceva da più tempo e aveva condiviso con lei più avventure, come potevano capire tutti gli altri? Come avrebbe potuto spiegare che il bene era trionfato, che Kylo Ren era morto e che la luce era tornata ad illuminare il cammino di Ben Solo, ultimo Jedi della famiglia Skywalker?

Non hai posto in questa storia.

Era sola, circondata da gente che non l’avrebbe mai capita. Gente che non avrebbe mai conosciuto la verità.

Vieni dal niente.

Non aveva più una famiglia. Finn e Poe, anche se incredibilmente coraggiosi e buoni, non avrebbero mai compreso. Un muro si era innalzato a dividere la giovane Rey dal resto del mondo.

Sei niente.

L’equilibrio nella Forza si era rotto con la fine della Diade.

Spezzato.

Per sempre.

 

***

 

Polvere. Polvere ovunque.

Non vedeva tanta polvere da quando si era lasciata Exegol alle spalle.

I resti di rocce e pietre sbriciolate la circondavano, fissandola dal terreno ormai ingrigito dai detriti. La spada laser emanava una luce diversa dal solito, di un blu irreale, tendente al nero. Come se fosse tutt’a un tratto diventata instabile.

Instabile come la vecchia spada di Ren.

Aveva distrutto tutto quello che le si era parato di fronte: rocce, cespugli, alberi… tutto ciò che le ricordava un’esistenza pacifica su Ahch-To, tutto ciò che le rammentava il legame tra lei e il resto della Galassia.

Quel legame che si era irrimediabilmente spezzato dopo la morte di Ben.

Urlava, Rey, mentre menava fendenti a destra e a sinistra, trapassando qualunque cosa, senza preoccuparsi di allarmare tutta la guarnigione. Il rumore della sua collera era troppo lontana dalla base per essere percepita dalle orecchie dei ribelli.

Si fece avvolgere dalla rabbia. L’ira le entrò dentro, le riempì i polmoni, le squarciò il petto, si intrufolò in ogni arteria, ogni vena, del suo corpo. Si abbandonò ad essa, ciecamente.

Poi, dal suo essere più profondo, sentì l’odio. Un odio che non aveva provato nemmeno di fronte a Palpatine, né a Snoke. Un odio viscerale, incontrastato e indomabile. Lo sentiva ribollire come oro liquido nello stomaco, lo percepiva vibrante in ogni sua fibra muscolare.

Odiava la Resistenza, che gioiva vittoriosa senza conoscere, né tanto meno ringraziare, chi aveva combattuto fino alla morte per la sua sopravvivenza. Odiava tutti coloro che non si erano minimamente chiesti cosa fosse realmente successo al figlio di Han e Leia.

E odiava anche Ben, che l’aveva abbandonata a sé stessa, ai sensi di colpa, alla viltà della sua anima, alla sua incapacità di dire le cose come stavano, di rendergli giustizia. Lo odiava perché lasciata sola, vuota e in mille pezzi. Esclusa per sempre dalla felicità, persa in una galassia immensa, senza un valido motivo per continuare il suo percorso.

Ma soprattutto odiava se stessa perché, nonostante il sacrificio di milioni di persone, non era capace di gioire di quella nuova opportunità di vita. Incapace di amare i suoi amici, incapace di ringraziarli col cuore. Incapace di staccarsi dal passato.

All’improvviso, si sentì entusiasta.

Rey si lasciò andare a un’euforia tossica. Sentiva già gli effetti del suo veleno, ma la smania distruttiva che le provocava era troppo seducente per potersi fermare. La devastazione era tutto ciò a cui aspirava.

Accecata dal bisogno primordiale di far fronte al suo istinto, posò gli occhi iniettati di sangue sull’ultimo albero sopravvissuto alla sua furia nell’arco di decine di metri. Alzò una mano nella sua direzione, fece appello proprio a quella Forza che voleva far sparire del tutto e, con una lentezza inesorabile, lo sradicò. Poi lo lanciò lontano, urlando a pieni polmoni, come se fosse stato leggero come un fuscello. L’albero atterrò in mezzo alla foresta, abbattendosi su decine di altri tronchi, distruggendo chiome ed eliminando nidi di uccelli e le vite al loro interno.

Era questa la sensazione che avevano provato i Sith nell’unirsi al Lato Oscuro? Era questo il grande nemico della Forza, il timore più grande di ogni Maestro Jedi? Era questa la percezione che Ben aveva avuto del mondo quando era caduto?

Avrebbe continuato per ore, per giorni interi, fino a distruggere l’ultimo granello di sabbia di quel pianeta terribilmente pacifico. Sarebbe andata avanti per sempre, se solo…

“Eppure dicevano che ero io a non avere un briciolo di autocontrollo.”

Rey si immobilizzò all’istante. Tutta la sua rabbia si trasformò in ghiaccio dentro di lei, causandole brividi ovunque. La spada le sfuggì dalle dita e cadde per terra.

Non poteva essere vero. Non proprio in quel momento. Si stava sbagliando, per forza.

Eppure quella voce… quella voce non avrebbe potuto scambiarla con nessun’altra, per nulla al mondo.

Le sue gambe si mossero lentamente, dure e rigide come il marmo. Rey si girò. Il cuore smise di battere quando i suoi occhi incontrarono quelli scuri e profondi del suo interlocutore. Le labbra tremanti si socchiusero appena.

“Ben.”

 

  
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