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Autore: Giglian    13/01/2020    1 recensioni
Nell'oscurità di una guerra incombente, le sfrenate e spensierate esistenze dei Malandrini si sfilacciano negli intrighi di una Hogwarts sempre più ricca di pericoli ed insidie. In un labirinto di incertezze, nell'ultimo anno l'amore sembra essere l'unico filo che conduce alla salvezza. Ma, per chi giura di non avere buone intenzioni, nulla sa essere semplice.
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini, Lily Evans, Nuovo personaggio | Coppie: James/Lily
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Le avventure dei Malandrini.'
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Non è vero quel proverbio che afferma: “Per ogni gatto che ride c’è almeno un topo che prega”. Non al cinema almeno, sennò non si spiegherebbero i tanti topi, topini e ratti che da anni, e sempre con maggiore frequenza, popolano ottimisticamente il grande e il piccolo schermo. Nessun topo è stato mai mangiato, anzi il più delle volte è il gatto o il cacciatore di turno a finire male. -






Peter Minus si fermò di botto. La corsa a perdifiato e i cinque bigné mangiati a colazione presentarono il conto dopo appena venti minuti.
Si piazzò una mano sul fianco, sbuffando fuori aria con il viso paonazzo.
Inutile.
Dovunque corresse, quella voce continuava a seguirlo. E come sarebbe stato altrimenti? Pensava con un brivido, guardandosi attorno.
Cinque paia di occhi identici ai suoi ricambiarono il suo sguardo. Cinque Peter Minus. Cinque specchi.
Nient'altro che specchi da venti minuti...
“Non riesco a immaginare un inferno più perfetto che restare intrappolato dentro le proprie paure.” disse la voce, sardonica. “Non ti sei ancora stancato di cercare di uscire dal mio labirinto?”
“P-perchè mi hai isolato?” rispose Minus, sentendosi le gambe di gelatina.
“Vi isolerò tutti, Minus.” rispose la voce. Era quella di una donna. Aveva un timbro quasi infantile, di chi è abituato ai capricci, ai giochi maligni. Un vago accento francese... “Ho scelto te per primo perché...beh, guardati!”
La voce rise, mentre i cinque specchi scintillarono, mostrando un primo piano della sua faccia pallida e sudata. Da quanti anni vedeva quella faccia? Quella paura così indegna per un Grifondoro, quel senso di insicurezza perenne, la faccia di uno abituato a stare nell'ombra, aspettando di diventare un bersaglio. Perché le cose erano degenerate a quel punto? Pensò Peter, con un senso di angoscia. Fino all'anno prima era tutto così normale! Nessun mostro dietro l'angolo, niente di orribile...e zero paura. Non che fosse stato un cuor di leone negli anni passati, ma l'unica cosa da cui doveva difendersi erano i bulli. Ma ora quella dannata paura lo perseguitava sempre ed essere appeso per le mutande alla torre di Astronomia sembrava quasi una bazzecola a confronto!
Aveva paura quando sentiva James turbato, quando il branco si metteva all'erta...e ultimamente, lo erano sempre. Come tante prede in attesa del cacciatore.
“Povero, povero piccolo Minus.” ridacchiò la voce. “Ti ho inquadrato subito, sai? Sento la tua debolezza come se fosse un lezzo fastidioso che intasa i corridoi. Un cucciolo tremolante, la vergogna di Grifondoro! Sì, iniziare così sarà spassoso!”
“Sta zitta!” urlò Codaliscia, serrando i pugni.
“Quelli come te non durano mai.” continuò a canzonarlo la voce. “Sei all'ombra di Potter come un piccolo parassita, ma che cosa farai quando vedrai la sua testolina cadere? Dove andrai a nasconderti questa volta? A chi chiederai protezione?”
James lo aveva sempre difeso. Ma ora...ora forse c'era qualcosa da cui nemmeno lui poteva proteggersi. James era in grado di sconfiggere i mostri?
“Sei patetico! Cerchi ancora chi può salvarti ma ti svelo un segreto...io vi isolerò uno ad uno, come tanti topini in trappola!”




James...



“E quando sarete tutti soli soletti nel mio labirinto...” la voce divenne sordida, golosa.




James dove sei?




“...arriverà il serpente a mangiarvi in un sol boccone!”








Un'ora prima.




“Ma porca di quella putt...!”
“Frank, non mi sembra questo il momento...”
“Oh, non ti sembra il momento Weasley?!” Paciock tirò un calcio alla parete di vetro davanti a lui, con l'esito di urlare e saltellare sul posto afferrandosi il piede. “E quando sarebbe il momento, di grazia?!”
“Ma che ne so, era per dire!” si difese il rossino, inginocchiato ad analizzare ciò che aveva davanti con una chiave inglese in bocca. “Non dobbiamo perdere la calma...”
“Ti ricordo che siamo senza poteri e in calzoncini a meno dieci gradi!” sbraitò Alice battendo i denti, prima di inciampare in una pietra e iniziare a prenderla a pedate. “Ma muori male anche tu, stronzo di un sasso!”
“Siete fatti l'uno per l'altro voi due, sapete?” ironizzò James,
incrociando le braccia al petto. “Arthur, puoi spiegarmi che ci fai con quella roba in bocca? Vuoi liberarci svitando bulloni?”
“Mi dà concentrazione.” rispose quello, calmo da fare schifo, iniziando a battere le nocche sulla parete.
“Si può sapere perché diavolo siamo diventati una decorazione natalizia formato gigante?!” strillò Monique, coi ricci tutti sparati in aria. “Che diavolo è sta roba?!”
Gettarono un'altra occhiata a quella maledetta cupola. Il sole sembrava passare a fatica attraverso quello strano vetro fluorescente, gettando sulla casa e sul pezzo di giardino una strana luce verdastra. Ad occhio e croce, doveva coprire almeno cinque chilometri quadrati. Quattro lunghi nastri neri sembravano correre per tutta la sua superficie fino a congiungersi in cima in un pacchiano e inquietante fiocco. Un paio di piccioni ci si erano già schiantati contro...
I cespugli alla loro destra si mossero improvvisamente mettendo tutti sul chi va la fino a quando non rivelarono Lily e Remus.
“Nessuna falla.” confermò i loro sospetti il Prefetto, togliendosi la neve dai capelli. Il freddo stava iniziando a far diventare le loro dita bluastre. “Corre tutto intorno alla casa.”
“Hmmm...” mugugnò Arthur, sempre in ginocchio e sempre palpando la superficie di quella cosa.
“Si può sapere che sta facendo il prof?” gemette Molly, strofinandosi le braccia. “Questa roba si vede da chilometri, perchè non viene a salvarci?! E i Babbani che combinano?!”
“E qualcuno mi spiega dove accidenti si è cacciato Black?!"
"Sarà uscito a prendere le sigarette." ironizzò Potter, con un ghigno strano.
"Credo di riuscirci!" disse improvvisamente Arthur, rialzandosi in piedi con l'aria esperta. Non capirono a chi si stesse rivolgendo fino a quando Remus non si alzò sulle ginocchia, sospirando. "Ok, Arthur sai cosa fare. Ramoso, Codaliscia, Lily, con me."
"Ok!" saltò su il rossino con una lucetta negli occhi che non piacque a nessuno. "Fate attenzione là dentro, ragazzi! Monique, puoi portarmi la tua sesta valigia che è nella rimessa degli attrezzi?"
Quella cadde dalle nuvole.
"Eh?"
"La tua sesta valigia, cara."
"Ti devi fare i bigodini? Ma quanta roba ti sei portata dietro, tu?" frecciò Giuly, mentre la francesina guardava da una parte all'altra con aria confusa.
"E che ci fa la mia sesta valigia nella rimessa degli attrezzi?!"
"E' lì dall'inizio della gita, dolcezza." tubò Potter, sfregandosi le mani.
"Cos...che?! E che cavolo ce l'avete messa a fare?! Perchè non mi sono accorta che era sparita?!"
Ora James e Arthur avevano la stessa identica espressione. Un brividino percorse la compagine.
"Ora che ci penso..." fece improvvisamente la compagna, sbarrando gli occhi. "...Non me la ricordo nemmeno, una SESTA valigia! Che storia è questa?!"
"Oh, è semplice." disse James con semplicità. "Ti abbiamo confusa prima della partenza."
"Potter..." soffiò Lily, che di QUELLA parte della storia non era ancora a conoscenza. "...Che cavolo c'è lì dentro?!"
James sorrise.







Ministero della magia, 23 dicembre, ore 10.30 del mattino.





"Dove sono i Grifondoro?"
Euphemia Potter fissò negli occhi quella vipera assetata di sangue trattenendo a stento una smorfia disgustata.
Quel sorriso sornione da gatta morta non le si addiceva affatto. Non che non ne avesse mai fatto uso: la ricordava a scuola, splendida con i suoi boccoli neri come inchiostro e l'aria innocente. Solo che quella maschera non faceva più effetto...non dopo aver visto la sua vera faccia alla fine dell'anno.
I suoi occhi folli mentre calava la spada su...
Scosse il viso, decisa a cancellare quei ricordi. Doveva rimanere lucida, fredda, ne andava la vita di Sirius.
Pensare alla fine che avevano fatto Merlin, Delora e tutti gli altri non avrebbe fatto altro che peggiorare le cose, anche se doveva applaudire alla furbizia dei Black, su questo non c'era dubbio. Fu da quel terribile giorno si iniziò a usare nel mondo dei mahi la parola "Imperius", abile espediente per togliersi d'impiccio e continuare a tergiversare nel mondo come una piaga infetta.
Anche se la loro reputazione ormai era stata inevitabilmente macchiata, quei maledetti avevano continuato a prosperare...e ora era con malsana curiosità che continuava ad ascoltare gli sproloqui del loro avvocato.
Che avevano in mente?
Il primo ministro si affacciò dallo scranno, inarcando un sopracciglio.
"Di che cosa sta parlando, signora Black?"
"E' molto semplice, Harold!" rispose la donna, voltandosi di scatto con occhi ardenti e un sorriso gelido. "Tutti i Gifondoro del Settimo anno sono scomparsi da una settimana."
"Dalle informazioni che ho, sono in gita." bofonchiò lui, sfogliando i fogli. "Qualcuno può confermare?"
"Già, qualcuno può farlo? Non vedo Silente qui in mezzo. Dov'è? Occupato a dirigere mandrie di primine tra un portale e l'altro?" ironizzò Walburga, guardandosi attorno. "O forse sa che è meglio sparire per evitare situazioni scomode?"
"O forse è esattamente dove deve essere." insinuò la Potter, facendola socchiudere gli occhi con sospetto.
"I genitori dicono che la gita doveva durare due giorni. Non ricevono notizie dei figli da una settimana." continuò l'avvocato. "I compagni ne sanno qualcosa?"
Le ragazzine del primo anno alzarono le spalle.
"Boh, può essere che la gita sia stata prolungata. Il professor Walsh è un po' eccentrico!"
"Mi state dicendo che sono spariti dei ragazzi da una settimana e nessuno ne era a conoscenza?! Nessuno sa con precisione dove sono?!" tuonò Minchum con un principio di crisi di nervi. "Chiamatemi Silente, ORA!"
"Crediamo che qualcuno ne sia a conoscenza eccome." s'intromise a voce alta Orion Black, che fino a quel momento era rimasto zitto, appoggiato alla parete con i suoi piccoli occhi neri che sfrecciavano per ogni angolo della stanza.
Chissà, forse controllava eventuali vie di fuga o attacchi...d'altronde, vivere una vita sporca come la sua doveva renderlo incredibilmente paranoico.
E se li conosceva bene, non vedere Silente tra le fila del Winzegamot doveva averli agitati parecchio!
Euphemia fece una smorfia, puntandogli gli occhi addosso.
"Piantala di fare insinuazioni, Orion. Se dovete dire qualcosa, ditela e basta!"
"Molto bene." Sorrise pacatamente quello, staccandosi dal muro in uno sventolio di mantello. "Crediamo, signor Ministro, che i Signori Potter abbiano rapito nostro figlio e il resto della classe."
Cadde un silenzio sconvolto nella stanza, mentre Euphemia inarcava educatamente un sopracciglio trattenendo a stento una risata.
"Prego?"
"Suggerirei l'arresto immediato, Vostre Eccellenze." sorrise la Black, rivolgendosi all'aula. Sorrisetto che fu ricambiato da quella stronza della Umbridge che si sporse puntandosi la bacchetta alla gola.
"In effetti, mi chiedo dove sia l'imputato principale dall'inizio di questa faccenda. Perchè Sirius Black non è qui a smentire o confermare le accuse?"
"Crediamo che James Potter lo stia tenendo segregato da qualche parte con l'aiuto dei genitori. Probabilmente i compagni si sono messi in mezzo." spiegò la Black, con pazienza irreale mentre tutti la fissavano come se fosse matta. "Non c'è nessun motivo al mondo per cui mio figlio non debba essere qui, oggi. Eppure non c'è!"
"Sono accuse pesanti, queste." replicò un mago, corrucciando le sopracciglia. "I signori Potter sono a dir poco degli eroi, per questa nazione. Hanno servito il paese fieramente, più di una volta. Ciò di cui lei li accusa dovrebbe aprire un'indagine!"
"Stiamo già pattugliando il territorio al fine di scoprire dove viene segregato il nostro ragazzo, anzi, poco fa ci è arrivato un messaggio da parte dei nostri sottoposti, il ritrovamento è vicino! Lo porteremo in salvo e dopo sarà lui a confermare quanto dico!" la donna si voltò verso di Euphemia e diede il meglio di sé. Le avrebbe dato la statuina degli oscar. In testa. "Sei una madre, non capisco come tu possa fare ciò che stai facendo, Potter! Strapparmi il ragazzo dalle braccia e impedirgli di essere qui solo per coprire le malefatte del tuo! Volete un motivo, signori? Non è lampante? E' una madre!" sputò fuori l'ultima parola con sprezzo. "Sta coprendo suo figlio! Evidentemente il maleficio a cui ha sottoposto il mio bambino ha perso potenza, non a caso quei ragazzi vengono visti ricoperti di lividi almeno una volta al mese! Mantenere qualcuno sotto controllo così a lungo richiede molta fatica, probabilmente Sirius si sta ribellando al suo dominio, avrà sfruttato un momento di debolezza per confessare la sua prigionia ai propri compagni e i Potter hanno deciso di farli sparire!"
"Dio santo..." sospirò la mamma di James, passandosi una mano sulla faccia con aria stanca ma Cristhine non era della stessa calma.
Ecco dove volevano arrivare! Come faceva la Potter a esser così tranquilla?!
Li stavano incastrando!










Abbots Grange, 18 dicembre, ore 10.00 del mattino.






La loro nemica rideva di gusto. Rideva come se non trovasse nulla di più spassoso che vederlo tremare in un angolo, convinta di averlo in pugno, di avere tutto sotto controllo.
Non poteva vederla in viso ma riusciva quasi a percepire la sua espressione sadica, trionfa e arrogante.
Fu quella sicurezza che diede a Peter Minus il coraggio di sollevarsi sulle ginocchia e rimettersi in piedi.
“Che vuoi fare? Non puoi fare altro che specchiarti.” lo prese in giro la voce, sardonica. “Ti dai una sistemata prima della fine, tesorino? Questo è il labirinto di specchi più intricato del mondo, nessuno di voi riuscirà ad uscirne!”
Quante volte aveva visto quella stessa espressione, alla fin fine? Considerò Minus, trotterellando per il perimetro seguito dai suoi mille riflessi. Non c'era molta differenza coi bulli della scuola. Quelli che lo appendevano sulla torre di Astronomia o lo chiudevano in uno stanzino convinti che non sarebbe riuscito ad uscirne per un bel pezzo. La stessa espressione arrogante, di chi non conosce la sconfitta, di chi è assolutamente certo che la propria vittima non si sarebbe ribellata mai.
Se James era in grado di sconfiggere un bullo, sarebbe stato in grado di sconfiggere un mostro. Ne era certo.
“Ma tu guarda, Peter Minus che pensa di poter essere coraggioso.” sghignazzò la voce, che seguiva ogni suo passo. “Mi stai sfidando, marmocchio? Non l'hai ancora capito? Sei solo.”
Qualcosa gli accarezzò la mente. Una mano calda, invisibile, due bagliori d'oro nel fondo dei suoi pensieri.
Altre mani si aggiunsero a quelle. Lo calmavano, lo proteggevano, lo accompagnavano ovunque.
Come sempre.
“Il piccolo, povero e dolce Peter Minus con la paura di essere notato. Quelli come voi si accodano ai forti sperando di poter raccogliere qualche avanzo, qualche briciola lungo il cammino, vi illudete di volergli bene davvero ma la verità è che sono semplicemente utili al vostro scopo: Sopravvivere! Li tradiresti alla prima occasione, non è così?”
Tradire James? Peter continuò a perlustrare l'area, ed il suo naso faceva su e giù, su e giù, in modo impercettibile. La presenza del suo migliore amico dentro la sua testa si era fatta più salda, granitica.
“Io non sono mai solo.” gli sfuggì di bocca, mentre dava letteralmente le spalle alla direzione della voce.
“Che cosa?”
James aveva sempre sconfitto i bulli. Lo aveva sempre tirato fuori dai guai.
Aveva girato mille chiavi, aperto mille porte barricate, volato su mille torrette e guglie.
E alla fine della giornata, quando Peter pensava che quello sgabuzzino non si sarebbe mai aperto, che su quel gargoyle ci avrebbe passato la nottata appeso per le mutande, proprio nel momento in cui tutto gli sembrava più tetro, la sua mano appariva dal nulla, tesa verso di lui, calda e solida, e nell'oscurità delle sue lacrime vedeva sempre il suo solito ghigno alla Peter Pan e la sua solita frase. “Heylà, Codaliscia.”
“Vogliamo provare, moccioso? La tua vita in cambio di quella dei tuoi amici. Cosa scegli?” lo tentò la voce, ridacchiando in modo orribile.
Ricordò cosa gli aveva detto James quando avevano aperto la porta di quel maledetto maniero in cerca di Sirius e si erano ritrovati imprigionati nel labirinto di specchi senza possibilità di fuga. Gli aveva stretto una spalla, si era chinato sul suo orecchio e aveva sussurrato ciò che non si sarebbe mai aspettato.
Questa volta, io non ci sarò.”
Avrebbe dovuto risentirsi, perfino tirarsi indietro o spaventarsi per quella brutalità. Lui non ci sarebbe stato? Lui non lo avrebbe aiutato? Come gli saltava in mente di dire una cosa del genere con un nemico così potente a pochi passi da loro?
Eppure non c'era stato bisogno di spiegare. Aveva capito al volo.
“Sai una cosa?” esclamò finalmente a voce alta, stufo di stare a sentire gli sproloqui di quella cretina. “Hai detto che siamo come topi e che verremo mangiati dal serpente, giusto?”
“Ratti alla gogna, certo.” confermò la voce, pigramente.
“Beh.” Peter fece spallucce. “E' evidente che di mondo animale non ne sai molto.”
“Perchè?”
Peter allungò la mano verso uno specchio. Sentiva dell'aria, la dietro. Aria fresca, pulita, come una scia profumata che lo avrebbe condotto alla salvezza. Quando spinse, il vetro si dissolse.
“Perchè i topi hanno una regola.”
La voce emise un gemito di sorpresa, squillante e quasi buffo.
“Che diavolo stai facendo?!” strillò, ma il suo tono non era più gonfio d'ego, anzi. Si stava facendo sospettoso, incerto e intimorito...perchè Minus proseguiva. Spostava gli specchi, li faceva scomparire, scopriva botole che nessuno avrebbe mai potuto scoprire... e camminava così rapidamente che la voce dovette ad un certo punto arrancargli dietro, urlante e sempre più allarmata.
“Tutto questo tempo passato a scappare...” continuò a spiegare Minus, camminando tranquillo da fare schifo, saltando e strisciando agile come il vento. “...i topi non fanno altro che scappare fin dalla nascita. Fino al punto in cui sono diventati così bravi a farlo da essere imbattibili!”
“Fermo! Fermati subito!” gridò la voce, ma Peter camminava come se fosse di casa, con una fluidità innaturale. Non c'era un solo ostacolo in grado di fermarlo, non c'era vetro contro cui sbatteva il naso. Sembrava un vedente in un mondo di ciechi.
“Mettere un topo in un labirinto non è stata una gran mossa, sai?” considerò, sorridendo trionfante. Quanto era bello avere il controllo! “Perchè non c'è nessuno in grado di battere un topo quando si tratta di trovare una via di fuga!”
La mano cadde sull'ultima porta di vetro, e bastò solo sfiorarla che andò in mille pezzi...assieme al resto del labirinto.
Con un fragore assordante mille e più specchi si frantumarono come foglie in autunno, rivelando a pochi metri più in là, le persone più importanti della sua vita...e stavolta era lui ad averle tratte in salvo. Era lui, l'eroe. Che sensazione meravigliosa!
James Potter si tirò via alcuni pezzetti di vetro dai capelli, allungò la mano verso di lui e sorrise come aveva sempre fatto.
“Heylà, Codaliscia.”








Molly Weasley poteva dire di amare davvero tanto il suo ragazzo. Si erano fidanzati da giovanissimi e praticamente non si erano più lasciati.
Due poveri in una scuola per ricchi, era naturale che si avvicinassero così tanto, quasi che fosse destino. Non gli importava che fosse un po' più grande di lei e che avesse perso qualche anno perchè non aveva i soldi per l'iscrizione. Anzi a dire la verità, il più giovane tra i due sembrava lui, e non lei.
Lei aveva fatto da mamma ai fratelli Gideon e Fabian, sapeva cucinare, gestire la casa, era stata cresciuta come una donna fin da subito perché suo padre era morto tanto tempo fa e sua mamma si arrangiava come meglio poteva per tirare avanti, con il risultato che passava tantissime ore fuori casa. Arthur invece era l'eterno bambino, figlio unico con genitori ancora più fulminati di lui che lo avevano riempito di chincaglierie babbane non proprio legali fin da subito.
Sì, lo amava anche per questo, per il suo essere diverso da lei. Lo amava davvero.
Non era quello il problema.
Il problema era che a vederlo strappare via una valigiona da un cumulo di legna da camino nella rimessa degli attrezzi con la faccia di un esaltato, iniziava ad avere qualche dubbio vago sulla sua salute mentale.
I Grifondoro rimasero lì, tutti in cerchio attorno a lui, con le labbra viola per il freddo e gli occhi a palla mentre lui si lanciava in una risata da maniaco sessuale accarezzando l'oggetto come un prezioso cimelio.
"Amore...hemm..." cominciò Molly un filino in apprensione, mentre il rossino iniziava a perlustrare la stanza con frenesia. "Mi spieghi che succede?"
"Fuoco!" ordinò Weasley, senza ascoltarla. "Trovami l'accendino!"
In un'altra occasione gli avrebbe tirato una capocciata per i modi, ma Arthur le scoccò un'occhiata così decisa che si mise a cercare senza aprir becco. Aprì il cassetto e glielo passò mentre tutti i Grifondoro si erano spiaccicati contro la parete iniziando vagamente a sudar freddo.
Quando Arthur aprì la valigia, però, ci misero qualche istante a realizzare.
"Cacchio. Non va." Weasley sbuffò, agitando lo zippo. "Questo complica un po' le cose. Bene gente, dobbiamo creare il fuoco! I legni qui intorno sono tutti fradici, per cui...hmmm..." si avvicinò a quello che aveva tutta l'aria di essere un vecchio microonde usato. "James ci aveva messo dentro dell'alluminio, giusto? Scoppietterà un po' ma avremo le fiamme, almeno..."
"Arthur..."
"Ok. Geky, nell'armadio a destra c'è dello scotch e dell'involucro in polivinilcloruro, passameli."
"Poli che?! Ma si può sapere che cavolo sta succedendo?!"
Il Grifoncino alzò la testa con un sorrisone.
Dentro la valigia, c'era quella che aveva tutta l'aria di essere...
"Arthur." mormorò Paciock, con un brivido. "A che ti serve tutta questa polvere da sparo?"
E, con faccino angelico, il rossino iniziò a mettersi a lavoro.
"Per costruire una bomba." rispose con leggerezza. "Logico, no?"











Lily Evans si rialzò, accettando la mano di Remus. Ancora non aveva capito come diamine avevano fatto ad uscire da quello stramaledetto labirinto!
Un secondo prima stavano camminando alla cieca, con James che sbatteva la faccia ogni due secondi con tanto di relative imprecazioni, e il secondo dopo...tutto era esploso, rivelando una stanza circolare di pietra che aveva nulla a che fare con Abbott's Grange.
L'aria era fredda, a malapena riscaldata da poche candele che galleggiavano...ma non fu quello a farla rabbrividire.
"Sirius!" urlò, facendo per scattare in avanti ma venendo fermata dal braccio teso di Remus.
Sembrava che...dormisse. C'era un pilastro roccioso al centro della sala, dove lunghi nastri vibranti si congiungevano scendendo dai quattro lati del soffitto fino ad avvilupparsi alle braccia e alle gambe del loro compagno, immobile con la testa ciondoloni sul petto.
I capelli neri gli coprivano gli occhi, sfiorandogli le gote...era privo di sensi ma non sembrava stare male.
Remus la trattenne delicatamente per una spalla, scoccando un'occhiata gelida e feroce ad un angolo buio della stanza.
Non l'aveva notato.
C'era una figura, lì in piedi, avvolta in un lungo mantello.
"E così siete giunti fino a qui, marmocchi." disse solo, ma la sua voce era stranissima: sembrava quella di un uomo e contemporaneamente anche quella di una donna. Come se qualcuno stesse mischiando le sue corde vocali.
Venne appena alla luce, ma il grande cappuccio copriva il suo viso.
"Vorrà dire che sarete il primo pasto della giornata!" ridacchiò con frivolezza, allungando la mano verso una borraccia.
Una borraccia che ben conoscevano...
"Non ce n'è più bisogno." disse improvvisamente Remus. "E può anche togliersi il cappuccio. Sappiamo perfettamente che faccia c'è sotto..." i suoi occhi celesti si strinsero appena, lanciando saette. "...non è vero, Professor Walsh?"
Il mantello fu buttato a terra con un movimento sprezzante, quasi di liberazione. E Barrie Walsh venne alla luce delle candele con un ghigno sadico.
"Remus, Remus." disse solo, scuotendo la testa. "Ho sottovalutato la tua perspicacia. Ecco perchè sembravo starti così sulle palle. Quando l'hai capito?"
Lily si fece indietro con un movimento istintivo. C'era qualcosa di strano nella faccia del loro professore...i lineamenti sembravano muoversi, mutare leggermente. Le basette sembravano accorciarsi, il naso rimpicciolirsi, il busto farsi più snello...E ogni tanto, lui assumeva un'espressione di dolore.
"Polisucco!" comprese, sgranando gli occhi.
Lui rise di nuovo, sventolando la borraccia davanti ai loro nasi.
"Sono colpita, devo ammetterlo. Ah, sono una donna, nel caso ve lo stiate chiedendo." ammise. "I Grifondoro non sono tutti degli imbecilli senza cervello, allora!"
"C'è sempre la pecora nera della famiglia." rispose Lupin, ricambiando il sorriso con cattiveria. Quella affermazione parve irritarla.
"Quindi? Volete soddisfare la mia curiosità, prima che vi faccia fuori?" sibilò freddamente, accostandosi a Sirius.
"Semplice." rispose il Marauder. "Per Ardua Ardens."
La donna parve non capire. Ora si intravedevano appena i lineamenti originali sotto le fattezze irlandesi di Walsh. Anche se appena abbozzato, un viso splendido sembrava venir fuori appena, con la pelle bianca come alabastro e occhi che iniziavano a diventar gialli e lucenti come quelli di un gatto colpito dai raggi lunari.
"Che sarebbe?"
"Che fine ha fatto il vero Barrie Walsh?" s'intromise James, serrando la mandibola.
La sconosciuta scosse la testa. Aveva un vago accento francese.
"Mi serve vivo, per la Polisucco. E' imprigionato in una bettola poco fuori Hogsmeade, in attesa di essere prosciugato come una spugna quando questa faccenda sarà finita. Incredibile cosa non facciano gli uomini per amore...le idiozie che sono disposti a credere, tutte quelle illusioni..."
"La fidanzata." capì Peter, puntandole il dito addosso. "Il professor Walsh era stato visto con una donna, a Hogsmeade!"
"Bingo, topolino." la creatura si guardò in un grande specchio sulla sinistra, sfiorandosi il viso. "...è bastato sventolare un po' di scollatura sotto il naso di quell'imbecille babbanofilo ed è caduto come una pera cotta. Rapirlo e assumere le sue fattezze si è dimostrato facile, anche se terribilmente irritante...sapete, io sono davvero splendida." digrigò i denti, colpendo lo specchio con un pugno. "...forte e bella come un diamante. Assumere le sue schifose fattezze e fingere di interessarmi a voi mocciosi è stato nauseante! Ma avevo bisogno di diventare vostra amica...soprattutto sua."
Si avvicinò a Black, accarezzandogli il viso.
"Stagli lontana." ringhiò improvvisamente James con espressione bellicosa, facendola divertire oltremodo.
"E che vorresti fare? Prendermi a schiaffi?" ironizzò, continuando ad accarezzargli il viso. "E' così carino, vero? Proprio un bel ragazzo...e si è fidato così tanto di me, aveva così disperatamente bisogno di una figura paterna...le persone tristi sono le più vulnerabili. Le più manipolabili. Questo tipo di ingenuità è deliziosa, vero? Oh, mi sarebbe piaciuto tanto assaggiarlo..."
La sua mano si era trasformata, diventando bella e affusolata...una mano che Lily conosceva. L'aveva già vista...pensò, con un brivido potente. L'aveva vista stretta alla sua vita, le stesse unghie rosso sangue, la stessa pelle lucente e lo stesso vago odore che ora sentiva nell'aria.
Fiori marciti, fiori da cimitero.
"Nel bagno di Rosmerta..." sussurrò, deglutendo. "Eri tu. Tu mi hai messo sotto Imperius!"
"Per poco non mi beccavi, Evans! Avevo appena finito la Polisucco! Voi due mi avete fatto passare una piacevole serata, anche se mi ha dato parecchio fastidio non essere riuscita a farvi fuori! Purtroppo il potere buono di Hogwarts interferiva parecchio con il mio incantesimo oscuro a distanza... e devo dire che la magia non è proprio il mio forte!"
Fu un istante.
Più veloce di qualsiasi cosa avessero mai visto, la creatura smise di parlare e si buttò loro addosso.
I maghetti urlarono, gettandosi a terra, ma Lily non fu abbastanza svelta.
Walsh, o quello che ne aveva le sembianze, l'afferrò per i fianchi e si spostò così velocemente da farle girare la testa.
"Fortunatamente sto riassumendo il mio vero aspetto...e anche i miei veri poteri." rise, stringendosela contro e mozzandole il fiato. "Te la ricordi, questa presa? Dio, detesto le ragazze."
Le tirò i capelli, facendola urlare di dolore.
"Lasciala!" ruggì James facendo per correre loro addosso, ma si bloccò di colpo quando la mano affusolata della loro nemica sfiorò la gola della Grifoncina. Le unghie erano diventate affilate come artigli di arpia. Punsero la sua gola facendole uscire una gocciolina di sangue.
"Tutti fermi, se non volete che la sgozzi!" ridacchiò. "Allora, Lupin, cosa stavamo dicendo?"
"Stavamo commentando il suo patetico tentativo di cammuffarsi!" sibilò il biondino con odio.
"Oh, ammetto di aver solo migliorato la personalità di Barrie Walsh...un uomo così cretino! Così imbranato e insipido! Fa sorridere pensare che abbiate imparato più con me su Babbani e combattimento di quanto non avreste mai potuto fare con lui!"
"Siete stata una buona insegnante, questo è vero." concesse Remus. "Ma avete sottovalutato l'adorazione di Weasley verso il professore di Babbanologia!"
"Di che accidenti stai parlando?"
"Per Ardua Ardens. Significa 'con ardore verso le difficoltà'. E' il motto del secondo dipartimento della marina militare britannica." Lupin venne avanti con cautela. "L'insipido e imbranato Barrie Walsh era un militare! Ha lavorato a stretto contatto con i babbani, ha affrontato la guerra in Corea dove ha perso la maggior parte dei suoi amici e compatrioti! Per questo ne è così appassionato, perché ci ha vissuto assieme! Per Ardua Ardens è il motto inventato da suo fratello, lo stesso fratello morto in battaglia... non è una cosa che si dimentica tanto facilmente, vero?"
"Quello...schifoso...irlandese..." sibilò la creatura con rabbia. Lily gemette, stretta nella sua presa. Guardò James, che non le toglieva gli occhi di dosso.
Cosa accidenti avevano pensato di fare?! pensava con ansia. Sentiva la sua potenza attraverso le sue braccia, il suo torace che stava diventando sempre più solido, come il marmo...quella non era una semplice umana. Erano nei guai..fino al collo!
"...per questo, quando Arthur Weasley glielo ha citato e lei è caduta dalle nuvole, la cosa gli è sembrata strana...e ha iniziato a sembrare strano anche a me! La Polisucco può essere davvero utile a cammuffarsi e si può anche studiare vagamente il profilo di colui che vogliamo diventare ma il cuore delle persone è unico e insondabile! Una cosa così intima non avreste avuto modo di conoscerla a meno di non diventare sua amica e confidente, cosa che una creatura come lei può solamente cercare di simulare!"
"Risparmiami i convenevoli sul valore dell'amicizia vera...potrei vomitare." frecciò lei, con una smorfia. "Un misero dettaglio, certo. Sei molto perspicace, Lupin, lo riconosco."
"Non è stata l'unica cosa che mi ha fatto capire che qualcosa non andava. La sera in cui Lily e James sono stati attaccati...siete entrata un'ora dopo, scontrandovi con Gazza e con me. Nella fretta di continuare a tenere in piedi l'Imperius da quella distanza, vi siete lasciata sfuggire che eravate ritornata a piedi...e una qualsiasi persona sotto quella bufera di neve avrebbe dovuto essere fradicia. I suoi capelli lo erano, ma i vestiti erano asciutti." Lupin la fissò, continuando a parlare in modo calmo e freddo come se stessero facendo una partita a scacchi. "...un qualsiasi mago avrebbe potuto usare un incantesimo per proteggersi dalle interperie e questo poteva spiegarlo, ma allora perché i capelli erano bagnati? E' questo che mi ha fatto capire che vi eravate cambiata d'abito prima di entrare a scuola. Siete una donna vanitosa, o sbaglio? Probabilmente trovavate insopportabile l'idea di girare con il vostro vero aspetto ma con i vestiti del professor Walsh addosso!"
"Qualsiasi donna con camicia a pois e trench irlandese sarebbe apparsa quantomeno stravagante." ironizzò l'altra. "E così a fregarmi è stato il cattivo gusto di quell'idiota."
"Per non parlare del profumo. Sul momento non l'avevo notato ma quella sera lei profumava di lavanda, i fiori con cui Rosmerta agghinda le porte del suo locale. Da quel momento ho iniziato a tenervi d'occhio. Vi portavate sempre dietro una boccetta, non facevate altro che bere...nemmeno un irlandese reggerebbe quei ritmi. Quello non era alcool. Ma una pozione."
"Sono sorpresa, Lupin...ma d'altronde, sei sempre stato sveglio. Una vera spina nel fianco. Sentivo i tuoi occhi sempre addosso, in effetti!"
La creatura appoggiò il mento contro la spalla di Sirius, schiacciandoglisi addosso con malizia.
"E ora che vorreste fare? Siete senza poteri e mi sono scordata di dirvi che...beh, ecco cari, io sono una vampira."
Questo parve sorprendere Remus, per la prima volta nell'arco della giornata.
"Non è possibile." disse meccanicamente. "Una creatura oscura non può ritornare umana...nemmeno con una Polisucco!"
"Eh-eh, eppure hai la risposta sotto gli occhi da qualche tempo!" lei sorrise. La bocca era ritornata alla sua vera forma...una bocca carnosa con un seducente arco a ponte e due piccoli segni sul labbro inferiore...laddove i canini aguzzi sfregavano di solito, capirono i maghetti sentendosi il ghiaccio nelle vene. "Qual è la creatura che può trasformarsi in qualsiasi cosa? Ce l'avete nel corso!"
"Eri una metaformagus..." ci arrivò Remus, serrando le mandibole. "Prima di trasformarti in vampira. Per questo la Polisucco ha ancora effetto su di te..."
"Bingo!" trillò la vampira, gongolando. "Una situazione sgradevole, visto che ritornare ad essere debole e umana non è mai stato nei miei interessi primari...ma tant'è...finalmente posso smetterla di bere quella schifezza di pozione, di nutrirmi del vostro cibo disgustoso e tornare a sorseggiare sangue! Nonostante non ne avessi più il bisogno, vedere le vostre gole scoperte era una vera agonia! Una volta assaporato il nettare degli dei, è difficile rinunciarvi...chissà, potrei inziare da questa piccola mocciosa..."
Le unghie penetrarono ancora un po' nella sua pelle. Lily urlò di dolore, inarcandosi contro di lei. La sentiva cambiare contro la sua schiena...diventare sempre più forte, profumare sempre più intensamente...e sentiva, dentro la sua gola, come un gorgoglio disgustoso...come se avesse l'acquolina...
"Che cosa diavolo pensi di fare?" sputò fuori dolorante, più per prendere tempo che per altro. Doveva assolutamente alleggerire quella stretta, o le avrebbe spaccato qualche costola! La soluzione funzionò, e le sue braccia allentarono un po' anche se le dita continuarono ad accarezzarle le vertebre godendo di tanto in tanto a premere, facendogliele scricchiolare.
"Oh, nulla di ché, dolcezza. I nastri che avvolgono Sirius sono maledetti...sono stati confezionati appositamente per lui, sai? Riconoscono la sua pelle, il suo dna, e non si staccheranno mai più! Fino a che avrà quelle fasce addosso, il cucciolo dei Black sarà sotto il controllo della sua famiglia e quando arriverà il momento opportuno i Black verranno a riprenderselo, il loro caro figlioletto testimonierà contro il paparino di Potter e la sua famiglia verrà incriminata di ogni cosa...e anche della strage che farò qui dentro a cose concluse! Si tratta solo di pochi istanti...d'altronde, il tempo su questo villaggio scorre in modo diverso."
"Che...che cosa intendi dire?!"
"Intendo dire che per voi sono passati due giorni, ma per il resto del mondo è trascorsa una settimana." spiegò lei, concentrata in quel nuovo sadico giochino che le stava facendo vedere le stelle. "Non è stato difficile confondere il villaggio di Babbani. E Silente deve essere più stupido di quanto non sembri, se non vi ha ancora trovati."
"Ma...perchè? Perchè una vampira si interesserebe così tanto a Sirius Black?!" annaspò Lily, affondando le unghie nella mano che le stava premendo sulle costole cercando invano di allontanarla.
"Diciamo solo che ho seguito direttive dall'alto. Non che me ne importi qualcosa dei Black, delle loro beghe e di tutti voi sciocchi umani, ma a quanto pare, esiste qualcuno nel mondo che non può essere considerato un vero e proprio mortale...e nemmeno una creatura immortale, se per questo. Questo essere del tutto eccezionale ha a cuore la famiglia Black e ultimamente mi ha reso partecipe di alcune sue idee che hanno solleticato la mia immaginazione... sa essere molto persuasivo, convincente, e ottiene fedeltà facilmente. Compresa la mia. Mi ha fatto un'offerta che non potevo rifiutare..."
"Non mi dire. Riddle ti ha promesso una fornitura di sangue di mezzosangue a vita?" frecciò James, fiammeggiante di rabbia nel vedere Lily soffrire. "Ti spiacerebbe piantarla?!"
"Oh scusa tesoro, ti infastidisce vedere la tua piccioncina stare male?" la vampira rise, senza sapere che aveva appena toccato un tasto scoperto.
"Hey!" protestò infatti la Evans, furiosa. "Piccioncina a chi?!"
"Uh? Non vi siete fidanzati?" fece pigramente quella, che nel frattempo stava diventando sempre più femminile, con i capelli che stavano crescendo lentamente solleticandole le guance, arricciandosi e diventando di un colore simile ad un castano chiaro, con riflessi ramati. "E dire che tubavate peggio di due colombelle, durante l'appuntamento al luna park..."
"NON ERA UN APPUNTAMENTO!" Esplose Lily, mentre Remus si passava una mano sulla faccia.
"Certo che lo era!" s'infiammò subito James, piazzando un piede avanti. "Dio santo Evans, nemmeno ad un passo dalla morte riesci ad essere sincera!"
"Ragazzi, non mi sembra il momento..." Mormorò Peter, mentre quelli iniziarono a battibeccare come due galline.
"Puoi evitare di concentrarti su quello proprio adesso?! Ce la fai, James Potter?!" Tuonò la Grifoncina, indicandosi con il pollice, ancora spalmata addosso alla vampira come un peluche. "Ci sono cose più importanti o sbaglio?! Ci starei lasciando le penne qua!"
"Guarda che sei tu che hai cominciato! Perchè diavolo devi sempre puntualizzare?!"
"E tu perchè devi affermare il falso?!"
"Era un appuntamento Evans! Ficcatelo in testa!"
"Ti piacerebbe, eh?!"
"Dio, l'ha capito perfino questa stronza di una succhiasangue! Anche un non morto riesce ad essere più romantico di te!"
"IO NON VOGLIO ESSERE ROMANTICA!"
"BENE! PERCHE' NON CI SEI PORTATA!"
"Hey, voi due...!" iniziò la vampira, inarcando un sopracciglio ma quei due cretini si voltarono assieme verso di lei tuonando uno "E TU STAI ZITTA!" sincronizzato che di certo non la spaventò ma fu sufficentemente sorprendente da ammutolirla e...distrarla.
Essendo ancora mezza umana, un inquietante misto tra una signorina boccoluta dai lineamenti minuti e un irlandese coi basettoni ed il naso a patata, non lo sentì fino a quando non fu troppo tardi.
Remus calò alle sue spalle con un bastone di legno che si frantumò contro la sua testa ma fu abbastanza forte da farle mollare la presa sulla Evans, che cadde di sedere con un verso stridulo.
La vampira si girò di scatto e affondò il braccio pronta a strappargli il cuore ma...la sua mano venne bloccata con uno schianto assordante.
Come il cozzare di due robusti blocchi di marmo.
Sgranò gli occhi, mentre Remus Lupin serrava le sue dita al suo polso...lasciando dei lividi che un umano non avrebbe mai potuto lasciare.
E i freddi occhi di quel moccioso divennero scarlatti per qualche secondo appena...prima che si tirasse indietro con un balzo, rotolando lungo il pavimento.
Il tempo parve cristallizzarsi. Si fissarono entrambi ansimando, immobili.
La vampira strinse gli occhi, il viso così deformato da essere ormai irriconoscibile. La Polisucco stava esaurendosi sempre di più.
Remus ricambiò lo sguardo, sentendosi sondare dentro...fino all'anima. Il suo odore di fiori, vagamente percepito durante quello scontro, gli aveva dato la nausea...e fatto salire una strana ondata di furia.
Lily non si era accorta di nulla.
Ma lei sì.
Quella dannata vampira lo aveva capito.
Non fece in tempo a dire e fare nulla.
In lontananza, ci fu un boato che fece tremare le fondamenta della stanza, piegando tutti sulle ginocchia.
"Che diavolo succede?!" strillò la loro nemica, sollevando lo sguardo e impallidendo...visto che metà del soffitto stava per crollare.
Balzarono tutti di lato, mentre pezzi di tetto cadevano con schianti fragorosi, rivelando una porzione di cielo azzurro...e una cosa che fece sbiancare la succhiasangue, con perfido godimento dei Grifondoro lì presenti.
L'enorme cupola aveva una grossa crepa...e nell'aria si sentì, in lontananza, un urlo esultante.
Weasley aveva appena fatto esplodere la sua bambina.





Ministero della magia, 23 dicembre, ore 11.00 del mattino.








Qualcosa non andava.
Orion Black poteva affermare di avere un certo senso per quelle cose. Qualcosa non stava andando per il verso giusto.
Sirius avrebbe dovuto essre già arrivato...e l'assenza di Silente era un campanello assordante.
Mentre sua moglie continuava ad affascinare l'aula con la farsa della mammina preoccupata, i suoi occhi gelidi sondavano la stanza macchinosi.
Perchè Albus Silente non c'era? Dove diavolo era quel vecchio bastardo?
I loro avvocati si stavano divorando l'un l'altro quando decise che ne aveva abbastanza. Non gli piaceva non avere tutto sotto controllo.
Orion Black era un uomo ingegnoso, astuto come un ragno. Previdente.
Meglio chiuderla in fretta.
Agitò appena la bacchetta sotto il mantello, puntandola contro le catene che di solito bloccavano i Mangiamorte. Quelle vibrarono impazzite, facendo voltare Euphemia di scatto.
Fu questione di pochi attimi. Le catene scattarono, puntando la gola di Cristhine McRanney...e la donna cadde nella trappola.
Rapida, estrasse la sua bacchetta, puntandola contro quelle piccole canaglie...ma tutto ciò che gli altri videro, fu la più grande Auror del paese che tirava fuori l'artiglieria pesante.
"E' armata!" urlò Orion Black, tirando fuori la sua e puntandola contro il cuore della donna. "Vuole attaccare il Ministro!"
L'incantesimo partì, nulla di mortale viste le circostanze...ma abbastanza potente per tenere buona quella donna insopportabile per tutto il resto del processo.
Un lampo di luce parve viaggiare per la stanza come un fulmine.
Euphemia si girò, le mani ancora impegnate a frantumare le catene con la magia...Cristhine urlò, il Winzegamot urlò...
e una parete alla loro sinistra esplose.
Un incantesimo sfrecciò dalla parte opposta, cozzando contro quello di Orion che deviò e andò a colpire la Umbridge, che strabuzzò i suoi occhiacci da rospo e cominciò ad annaspare.
L'udienza degenerò un'altra volta...soprattutto quando, dalla parete esplosa, una figura celata dalla polvere dei calcinacci lanciò sul podio una testa di Necrogrifone mozzata. Era grande il doppio di quella di un elefante, puzzolente, la pelle priva di pelo nera come carbone, gli occhi iniettati di sangue, un enorme criniera bianca ed il becco fatto di ossa (così diventavano i Grifoni colpiti dalle maledizioni) ancora aperto in un'espressione di ferocia pura.
Fleamont Potter si tolse il cappuccio con le mani ancora sporche di sangue e ripose la sua enorme spada dorata nella fodera come se nulla fosse.
Non fosse stato per gli occhi d'oro puro ed il fatto che fosse più famoso di un dio, Cristhine avrebbe stentato a riconoscerlo. Non che non somigliasse a James: aveva gli stessi occhi, gli stessi capelli neri, lo stesso colore della pelle.
Era simile ma al contempo totalmente diverso dal figlio, con lineamenti ed il portamento rigidi come quelli di un imperatore, uno sguardo severo, decisamente meno caldo, innocente e smaliziato ma al contrario imponente, gelido e fiero. Un vero Grifondoro. Fu questo che pensò Cristhine, fissandolo con la bocca ancora spalancata.
Come la moglie, sembrava emanare una sorta di aura dorata che si propagava tutto intorno alla sua figura come una nebbia oleosa.
Aveva in mano un'altra testa di Necrogrifone, che lanciò vicino alla prima con facilità, come se non pesasse nulla.
"Scusate l'attesa." disse, serio. "Pattugliavo il perimetro e mi sono imbattuto in queste simpatiche bestiole."
"Cosa...cosa diavolo ci fanno quegli orrori fuori dal Ministero?!" strillò Minchum, sbattendo le mani sul bancone con la cravatta tutta per aria. "CHE DIAVOLO CI FANNO?!"
"Temo sia colpa mia." rispose Potter Senior, senza scomporsi. "E' da tutto il giorno, in effetti, che vengo seguito da Creature Oscure di qualsiasi genere. Una straordinaria coincidenza, che questo capiti proprio il giorno in cui vengo chiamato in causa."
"Insinui qualcosa?!" berciò Walburga, istericamente. Lui non fece nulla a parte girarsi, guardarla con noia e...
"Chiudi quella fogna, sgualdrina."
I pavimenti tremarono. Le pareti dondolarono come carte appese ad un filo. Le catene che avrebbero dovuto trattenere i prigionieri decisero che era meglio starsene fuori dai piedi e si ritirarono come cagnolini uggiolanti in un angolino.
Cristhine McRanney sentì tutto quello...oltre al proprio fiato che si mozzava in gola.
Oddio. Oddio...
Ma Fleamont Potter non pareva scomporsi. Fissava con assenza di emozioni la sua nemica ergersi in tutta la sua altezza e far tremare l'intero tribunale con la sola forza della propria rabbia, mentre il loro povero avvocato decise di seguire l'esempio delle catene e si piazzò in un angolo a piangere.
Così come era iniziato, tutto finì. Walburga sorrise con crudeltà.
"Farò finta di non aver sentito."
"Fa' come ti pare." mugugnò l'altro, che a differenza della moglie, dallo spirito a dir poco incendiario e incline agli scoppi d'ira, sembrava non provare nulla. I suoi occhi stanchi non trasmettevano altro che apatia e anche quando aveva osato insultare una delle donne più potenti di Inghilterra la sua voce non si era scomposta di una virgola.
Come se chiamarla sgualdrina o fiorellino fosse la stessa cosa. Stranamente, Orion Black non sembrava offeso quanto la moglie e si permise pure un mezzo ghigno, come se l'altro avesse fatto una mossa intrigante in una partita a scacchi.
"Entrata in scena interessante." affermò, pigramente. "Forse puoi spiegarmelo tu, dov'è mio figlio."
"Hai perso il diritto di usare quella parola diciassette anni fa e un giorno." rispose il padre di James, scuotendo la testa. "Gente come te andrebbe sterilizzata."
"Parole, parole, parole..." Black allargò le braccia. Sirius era vicino. Lo sentiva... "Voglio sapere dove cazzo si trova mio figlio, Fleamont, e lo voglio sapere ORA. Se non siete colpevoli di rapimento, fateci vedere il ragazzo e chiudiamola qui. Dov'è? Dov'è Sirius?"
Sempre quella domanda a cui nessuno sembrava saper dare risposta.
Cristhine si mise una mano sul cuore...pregando. Da qualche parte, si sent un batter d'ali...ed un corvo si levò in volo.
"Fa presto." supplicò mentalmente. "Torna da me. Torna, Sirius!"
"Dov'è? Dov'è? DOVE...?!"






"Sono qui."














Abbots Grange, 18 dicembre, ore 11.00 del mattino.








"No, non è possibile!"
La vampira si voltò da una parte all'altra sgranando gli occhi che continuavano a variare dal giallo felino all'azzurro di Walsh con velocità fulminea.
Guardò la cupola creparsi e lanciò un urlo di rabbia, diventando paonazza.
"COME DIAVOLO E' POTUTO ACCADERE?!" ruggì, artigliandosi le guance e scavandosi nella carne. Quell'odiosa faccia...avrebbe voluto strapparsela di dosso con le proprie dita! Sguarciare quella pelle orribilmente lentigginosa, quegli stupidi basettoni che non si sbrigavano a sparire! E uccidere tutti quegli stupidi mocciosi che la stavano facendo dannare da mesi!
Dove diavolo l'avevano trovata una bomba babbana?! Come diavolo era possibile che una semplice bomba l'avesse crepata?!
Quella cupola era sorretta dai nastri, gli stessi che avvolgevano Sirius...fino a che gli si erano avviluppati contro, non poteva crollare a meno che non fosse stata lei a deciderlo! Era una cupola del tempo, era indistruttibile!
Il più odioso di loro sembrò captare i suoi pensieri e ghignò.
"Hai fatto parecchi errori, sai? Scema." la schernì James Potter con sgarbo, facendole pure la linguaggia.
"Che...che cosa?!" esplose lei, e le sue unghie divennero lunghe come coltelli. "Come osi, piccolo...!"
Si bloccò di colpo, quando sentì qualcuno...ridere. Ed i nastri di seta stridere come gatti incazzati.
"Che...?"
Fu come prendere un pugno in piena faccia. Una sensazione a cui non era decisamente abituata.
Perché Sirius Black aveva aperto gli occhi e...stava ridendo. Le stava ridendo in piena faccia, con leggerezza.
I lunghi nastri che correvano attorno alle sue braccia e ai suoi polsi vibravano impazziti...si stavano...rompendo?!
"Eh-eh, eppure hai la risposta sotto gli occhi da qualche tempo!" le fece il verso Remus. "Hai detto che i nastri di seta riconoscono la pelle di Sirius Black, vero?" Il suo sorriso si fece trionfante. "Beh, dovresti sapere meglio di tutti che esistono persone che la propria pelle la possono cambiare."
Bastò un solo istante per mostrarle quanto in realtà, la vampira si fosse sbagliata. E quanto in realtà avesse sottovalutato quell'odioso biondino, i suoi silenzi ed il suo dannato cervello calcolatore.
Perchè la furbizia dei Marauders è cosa nota...per chi non è troppo impegnato a fingere di essere quello che non è.
Le braccia, le gambe, i fianchi di Black...tutto gli si snellì, si accorciò, divenne più morbido e delicato. La faccia si trasformò ben presto in una a cuore, gli crebbe il seno, gli occhi si fecero più grandi e tondi, e dal nero pece passarono al verde acqua.
In men che non si dica, i suoi capelli diventarono rosa.
La vampira sbarrò gli occhi.
Continuava ad inciampare...faceva cadere le cose in continuazione...
"Salve!" ridacchiò Ninfadora Tonks, mentre le fasce, non riconoscendo più la pelle di Black, iniziarono a sgretolarsi...allargando sempre di più le crepe nella cupola, dalle quali iniziò a filtrare anche qualche raggio solare.
"Le...le fasce non hanno capito che non era lui...che era trasformata...perché anche lei è una Black..." mormorò l'ex professore, afflosciando le spalle. "Si sono distrutte solo quando è tornata alla sua vera forma...e ha assunto la sua vera pelle. Sirius Black... non è mai arrivato ad Abbotts Grange. Non è mai venuto in gita."
I suoi canini spuntarono fuori dalle labbra, che arriciò in una smorfia disumana.
"Mi avete presa in giro." sussurrò in un ringhio. La sua rabbia divenne insormontabile. Tutto si spense... "Mi avete...presa...in giro..."
Balzò verso di loro urlando così forte da fargli sanguinare le orecchie, le mani strette ad artiglio, pronta a strappar via loro la carne dalle ossa.
"NON FINISCE QUI! VI AMMAZZERO' TUTTI!"
"FANNY! ADESSO!" Urlò improvvisamente James Potter e nell'aria si avvertì una melodia che arrestò la carica mortale della vampira. Si mise le mani alle orecchie, strillando di dolore...e potendo solo osservare una meravigliosa fenice fiammeggiante volare come un proiettile verso il centro della cupola e spaccarla in mille pezzi inondando la stanza della luce del sole.
La Polisucco scelse mai momento più sbagliato per esaurirsi?
La vampira riprese il suo vero aspetto...e anche se non la videro bene in faccia perché abbagliati, pochi istanti dopo la sentirono urlare.
Il sole la stava bruciando...la sua natura di vampira era ritornata con prepotenza in tutta la sua forza, ma anche in tutta la sua debolezza. Gli strilli raggiunsero livelli insopportabili...e ad un certo punto, uno stormo di pipistrelli varcò le soglie di Abbotts Grange scomparendo per sempre all'orizzonte.












Ministero della magia. Giorno attuale.








Il corvo si levò dalla spalla di Fleamont Potter...e sotto gli occhi sorpresi di tutti, si trasformò in volo fino ad assumere una forma umana.
Cristhine McRanney sorrise, volandogli tra le braccia...e Sirius la strinse a sé stampandole un bacio sulle labbra mentre tutto attorno esplodeva il caos.
"E' la seconda volta che la tua comparsa genera tutto questo casino." sussurrò la corvoncina al suo orecchio.
"E' la seconda volta che non lo sento perché sei tra le mie braccia." mormorò Sirius nei suoi boccoli, sorridendo dolcemente.
Euphemia Potter iniziò a ridere e non ci fu verso di farla smettere. La faccia di Walburga era davvero troppo fantastica!
"Allora!" esclamò Sirius con fare amichevole, togliendosi una piuma dai capelli. "Inizio col dire che sono contento di non dover più mangiare da un becco."
Le risate di Euphemia si fecero sguaiate a dir poco.
"E vi ringrazio davvero per tutto questo interesse che avete dimostrato nei miei confronti, dio, non sono mai stato così desiderato da un membro del Winzegamot come oggi ma...beh, ecco, diciamo solo che la mia adorata mammina è solo un po' iperapprensiva. Io sto da dio e sono sempre stato da dio, mangime per corvi a parte." frecciò con acidità, piantando gli occhi in quelli di sua madre che era a dir poco livida. "Silente ed i Signori Potter hanno convenuto che non era il caso lasciarmi andare in una gita...soprattutto perché qualche giorno fa hanno trovato il vero professore di Babbanologia legato come un salame. Tranquilli, tranquilli! I miei compagni stanno tutti bene e sono già stati trovati. Anzi a dire il vero non si sono mai persi, visto che i Professori li hanno seguiti in segreto passo dopo passo. A quanto pare sono stati ostaggio di una famosa vampira francese, sapete, una di quelle evase da Azkaban in strane circostanze... che posso dire, la cupola del tempo ha preso tutti un po' in contropiede ma fortunatamente Fanny, la fenice di Silente, aveva deciso di voler farsi un giretto da quelle parti ed è stata parecchio utile nel farla a pezzi dall'interno. Con l'aiuto di una bomba carta, da quanto mi hanno raccontato. Ah, sì, ecco... diciamo che Abbotts Grange è distrutta e la proprietaria babbana avrebbe bisogno di un qualche incantesimino...assieme a tutto il resto del villaggio."
Mentre Black annoverava il tutto con l'enfasi di uno che sta raccontando una barzelletta, Minchum si afflosciò sempre di più sulla sedia. Tutto attorno la stanza era distrutta, la Umbridge sembrava caduta in una specie di coma e tutti stavano urlando.
Lui rimase in silenzio, con il mento ormai appoggiato al legno. Tutto quello a cui pensava in quel momento era ben semplice, rifletté.
Voleva dell'alcool. E questo era il primo pensiero. Voleva dormire almeno dieci anni. E questo era il secondo.
E dio...dio, quanto avrebbe voluto dare le dimissioni...












Lily Evans si sbatté sull'erba con le mani dietro la nuca mentre tutt'attorno gli Auror sciamavano come mosche, accompagnati dalle direttive dei Professori che per qualche breve istante si erano scordati totalmente di loro, talmente tanto c'era da fare. Un maniero distrutto, un intero villaggio di babbani da obliviare, una vampira a cui dare immediatamente la caccia...e Weasley, che stava rompendo le palle da più di due ore con la storia della bomba carta a chiunque avesse voglia di ascoltarlo.
Il sole stava tramontando. La neve piano piano si era sciolta, cosa normale visto che la cupola li aveva trattenuti lì dentro per una settimana. Lo sbalzo temporale stava iniziando a dare i frutti sul loro corpo, si sentiva a dir poco esausta e aveva anche la nausea.
Potter si schiantò affianco a lei, assieme a Remus, Minus e a Tonks che, esaltata peggio di Weasley, continuava a dire cose come "Quando lo rifacciamo?!" e "Mi sono divertita tantissimo!".
A quanto pare, i corpi delle quattordicenni funzionavano in modo un po' diverso perché era l'unica ad avere ancora la forza di correre e saltare.
Piano piano, tutti i Grifondoro si fecero vicini e si sdraiarono accanto a loro, sospirando.
"Qualcuno sa come si spegne la ragazzina?" berciò Alice. "Ha tipo un bottone o cose del genere?"
"E dire che dovevamo capirlo, che Black non era semplicemente fatto. Insomma dai, quel tizio fuma più di un hippy."
"Alt, aspetta." Paciock sollevò la testa. "Mi state dicendo che la marmocchia mi ha visto in mutande?!"
"Beh, Remus l'ha visto nudo." sbadigliò James.
"Tutti hanno visto Remus nudo!"
"Ah-ah, ma che ridere." frecciò Lupin, con le mani dietro la nuca.
"Com'è che quando ci siete di mezzo voi Marauders, succedono sempre questi casini?" mugugnò Geky Bell, già mezza addormentata. Avrebbero dovuto tirarli su con la carrucola, di quel passo...
"Credimi, vorrei tanto saperlo anche io." borbottò Minus.
“Mi spiegate come avete fatto a scamparla anche questa volta?”
“La conosci la regola del topo?” disse Codaliscia con aria solenne.
“Tutto sto macello perché Black non voleva passare il Natale coi suoi.” sospirò Molly. “Non c'è più il senso della famiglia, al giorno d'oggi.”
“Fidati. Io avrei fatto di peggio, pur di non passare il Natale con quelli...”
"Hey, ragazzi..." s'intromise James, con un sorrisetto.
"Che c'è?"
Fanny continuava a cantare...
"Dite che l'abbiamo passato, l'esame di Babbanologia?"










 
 
 
 
   
 
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