Capitolo 18 - A second chance -
"Adesso sei dalla parte dei Mukami?"
sbottò Ayato.
Lo guardai offesa.
"Non sono dalla parte di nessuno!"
"Non ho intenzione di condividerti con altri - continuò a
sbraitare
il rosso - faccio già uno sforzo a lasciarti ai miei
fratelli!"
Scossi il capo, sbuffando rumorosamente.
"Ma insomma, quante volte dovrò dirti che non sono un
oggetto?"
"Tu ci appartieni. Mi appartieni."
Mi morse con violenza sulla spalla.
Mi sfuggii un mugolio sofferto: non mi mordeva da tempo e sembrava
veramente furioso.
"Le persone non ti appartengono, Ayato - digrignai a denti stretti
- hanno dei sentiment- Ah!"
Il morso si era fatto ancora più rude.
Mi iniziava a girare la testa e sentivo che, da un momento all'altro,
sarei caduta per terra.
Ma non l'avrebbe avuta vinta lui.
"Quando smetterai di pensare solo a te stesso, ti renderai conto
che esistono persone altruiste, persone che pensano prima al bene degli
altri e
poi a loro... stessi... come Yuki..."
Ormai sentivo il corpo pesante.
Rinnegare l'amore vero e rintanarsi nel sadismo o nella semplice
perversione.
D'altronde, lui e Raito erano fratelli.
Riuscii a distinguere la voce di Shu, ero troppo debole per tenere gli
occhi aperti.
Il rosso mormorò uno "tsk", mentre mi sentivo sollevare di
peso dall'altro.
Nel giro di qualche istante, mi ritrovai stesa su qualcosa di morbido.
Le lenzuola avevano un profumo diverso dal mio, lo associai all'odore
del primogenito.
Si stese al mio fianco, ma non disse nulla, ne' tentò di
mordermi.
Stanca com'ero, chiusi gli occhi e mi addormentai.
Il sole si affacciava timidamente all'orizzonte e la stanza aveva
assunto delle sfumature arancioni.
Era presto per alzarsi, essendo in casa Sakamaki.
Ma non era facile riprendere i vecchi ritmi.
Per quel che ricordavo, almeno.
Mi toccai la spalla e realizzai che restava ben poco dei buchi
procurati
da Ayato.
Mi aiutai con i gomiti per sollevarmi e mettermi a sedere, ma un
braccio
mi costrinse a rimanere distesa.
Il vampiro ruotò il capo ed aprì un occhio.
Mi guardò per qualche istante, in silenzio.
"Vorrei tornare in camera mia.", annunciai, sperando che non avesse
voglia di fare uno spuntino.
"Aspetta... - mormorò lui, la voce ancora impastata dal
sonno - è
vero quello che hai detto?"
Mi stesi di fianco per guardarlo negli occhi.
"A cosa ti riferisci?"
"Hai detto che uno dei Mukami è Edgar."
Spalancai gli occhi.
Come lo aveva scoperto?
Ero certa che, quando ne avevo parlato con Ruki, solo Ayato fosse
presente.
Che avesse fatto la spia?
"Ti ho sentito mentre lo dicevi."
Aggiunse lui, come se mi avesse letto nel pensiero.
Probabilmente era passato da quelle parti e non me n'ero accorta.
Ad ogni modo, lo aveva scoperto: potevo vuotare il sacco.
"Da quanto lo sapevi?"
Provai a parlare, ma la stretta intorno alla gola mi mozzava il fiato.
"Io... non...- biascicai, faticando a respirare - Shu!"
Stavo soffocando.
Scattai in piedi, lontano dal vampiro.
"L'ho scoperto ieri! Avevo chiesto a Reiji di parlartene ieri sera,
ma tu non eri nei dintorni!"
Shu si avvicinò ed io mi trovai con le spalle al muro.
"È stato lui a dare fuoco al villaggio?"
Chiese con un tono pacato e, tuttavia, spaventoso.
Non era solito perdere la sua compostezza, non l'avevo mai visto
così
imbestialito.
"Mitsuko, pensavo non ci fossero segreti tra noi."
Lo fissai dritto nei suoi occhi blu oceano.
"Si, anche io lo pensavo."
Il vampiro sembrò calmarsi.
Nessuno dei due era stato molto sincero con l'altro.
Vidi Shu togliersi le cuffie, per la prima volta in tutti quei mesi di
permanenza alla villa, e seppi che l'avrebbe fatta pagare a Reiji.
"Shu aspetta!"
Mi diede le spalle e si incamminò fuori dalla stanza: gli
andai dietro.
Nonostante le mie parole, il biondo continuò per la sua
strada.
"Avrebbe dovuto pensarci prima. Mi ha mentito."
"Anche tu mi hai mentito."
Shu si girò a guardarmi, circondato da un'aurea poco
rassicurante.
"Lui ha tentato di uccidere il mio migliore amico, per un
capriccio."
"Anche io ho perso mia madre, quand'ero solo una bambina. E il mio
padre adottivo mi ha mentito per tutta la vita - gli ricordai - eppure
l'ho
perdonato."
"Ma potresti mai perdonare l'assassino di tua madre?"
Lasciai il polso e abbassai gli occhi.
"No, non potrei. - confessai - ma Karl Heinz non è mio
fratello e
di certo non si è pentito."
"E poi, hai l'occasione di recuperare un'amicizia che credevi
perduta."
Capii che il vampiro aveva scelto la seconda, quando indossò
le cuffie e
tornò nella sua stanza.
Si accomodò sul letto e mi fece un cenno col capo per
raggiungerlo.
Così mi porse una cuffia.
Fissai con stupore l'auricolare e lo afferrai: un'occasione del genere
non si sarebbe ripresentata mai più.
La melodia invase il mio timpano: musica classica.
Avrei dovuto immaginarlo.
Gli rivolsi un'occhiata comprensiva.
"Ma non lo farò a pezzi, se ti può rasserenare."
Sgranai gli occhi, chiedendomi se, scoprendo la verità in
altre
circostanze, avrebbe realmente fatto a pezzi suo fratello.
Non che Reiji fosse un santo, di certo avrebbe meritato un pugno in
pieno viso.
Così dicendo, mi costrinse nuovamente a stendermi al suo
fianco.
Contro la sua forza sovrannaturale, non potei opporre resistenza.
"Non puoi saperlo se non lo frequenti."
"Sei una piccola subdola umana."
Sorrisi anche io.
"Allora mi accompagnerai tu dai Mukami?"
Shu non rispose, borbottò qualcosa ed io non aggiunsi altro,
di certo
sarei riuscita a convincerlo.
Almeno una questione era risolta.
Più o meno.
Dovetti complimentarmi con me stessa, avevo una buona influenza sui
Sakamaki.
Quasi tutti almeno.
ANGOLO AUTRICE
Salve gente! Mi scuso per il capitolo,
è piuttosto breve, ma mi farò
perdonare col prossimo.
Intanto ringrazio coloro che seguono la mia storia, l’hanno
inserita tra
le preferite o ricordate, e soprattutto chi ritaglia sempre un
po’ di tempo per
recensire la fanfiction.
A presto, Nephy-