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Autore: FragileGuerriera    14/01/2020    2 recensioni
Quasi trent'anni dopo la battaglia con Galaxia Haruka e Michiru non sopportano la presenza l'una dell'altra, al punto da mettere in crisi il sogno della loro principessa Usagi: fondare l'Earth Kingdom. Ma come può un amore, più volte sopravvissuto alla morte stessa, cessare da un giorno all'altro? Soprattutto, è davvero finito il profondo sentimento che ha legato le due guerriere dai tempi delle medie per tanti anni?
NUOVA VERSIONE con finale (e i capitoli relativi) alternativo.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yuri | Personaggi: Haruka/Heles, Michiru/Milena, Nuovo personaggio | Coppie: Endymion/Serenity, Haruka/Michiru
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la fine
Capitoli:
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Ciao a tutti, l'inizio di questo capitolo è stato completamente rivisitato rispetto a quello della prima versione. Nella prima stesura Elza era stata relegata e liquidata occupando poco spazio e avevo unito questo capitolo a quello successivo per non rendere il diciannovesimo capitolo troppo breve e pure noioso. Poiché però in questa nuova versione la figura di Elza è stata analizzata meglio, e per fare ciò ho dovuto aggiungere una buona fetta del capitolo che niente ha a che fare con la vecchia versione, ho pubblicato rispettando l'idea originale di tenere questo e il prossimo come capitoli separati. L'avviso serve solo perchè la volta scorsa ho affermato di essere in dirittura d'arrivo, ma non avevo considerato un paio di capitoli in più che allungheranno ulteriormente questa nuova versione rispetto a quanto immaginavo.

L'immagine... ha bisogno di essere commentata? Secondo me no. E' bellissima così come è (e non vi dico che fatica rintracciarla dopo averla trovata per caso e persa accidentalmente!!).

Vi lascio alla lettura ringraziando però prima tutti voi che state leggendo questa (very) long fiction ( XD ) e le persone che recensiscono. Non meno importanti sono coloro che hanno inserito la storia nella lista delle preferite, delle seguite o delle ricordate.


19.

Mancava una settimana al ritorno di Elza. Per rendere ufficiale il loro nuovo fidanzamento Haruka e Michiru aspettavano solo il ritorno dell'atleta affinchè la violinista chiudesse la sua storia con lei. Michiru infatti ci teneva a parlare di persona con Elza, non era una questione da affrontare alla leggera e aveva già sperimentato cosa volesse dire lasciare una persona a cui teneva ancora al telefono. Anche se all'epoca lasciò Haruka al telefono in preda ad una crisi di nervi dovuta a diversi fattori e culminata con il bacio che il pilota aveva dato ad una sua fan, era stato abbastanza vigliacco lasciarla senza guardarla in faccia. Non voleva ripetere la stessa cosa con Elza. Non lo meritava proprio.

Quando Haruka invitò Michiru a casa sua per il giorno dopo le chiese di posticipare i suoi esercizi mattutini perchè ci teneva a risentirla suonare il violino dopo tanto tempo. Michiru sorrise alla sua richiesta e acconsentì. Il giorno dopo quando andò a casa di Haruka le portò alcuni fogli di spartito chiedendole così di accompagnarla con il piano forte a coda che teneva in soggiorno. Dopo aver concluso il tutto con la loro melodia preferita, quella di Schlinder's List, si complimentarono a vicenda. Forse per Michiru era scontato un applauso dal momento che suonare il violino era la sua professione, ma i complimenti di Haruka furono i più graditi degli ultimi tempi. A volte le faceva ancora strano sentire Haruka farle degli apprezzamenti sul suo aspetto fisico o su qualcosa che aveva detto o fatto. Si erano da poco sedute sul divano quando il cellulare di Michiru iniziò a suonare. Mentre la donna dai capelli verde acqua si allontanava spostandosi in cucina con il cellulare, Haruka la sentì dire: -Sì, sono a casa mia che sto leggendo il giornale...- Mancava poco e presto tutte quelle messinscene sarebbero finite, pensò la bionda. Poco dopo Michiru ritornò, appoggiò il cellulare sul tavolino di fronte al divano e si risiedette confidenzialmente vicino ad Haruka. -Come lo diremo ad Hotaru?- domandò Haruka con la sua voce bassa.

-Potremmo farle una sorpresa.- propose Michiru con la testa appoggiata sulla spalla della bionda.

-Si vede che tu sei un'amante delle sorprese.

-Già... Poi sai, c'è qualcuno che ultimamente mi ha viziata in fatto di sorprese.- ridacchiò suscitandò anche l'ilarità di Haruka che fece seguire le loro risate da un bacio. Quando finirono Haruka allargò un braccio per far spazio a Michiru che si accoccolò serenamente al suo fianco, appoggiando la testa alla sua spalla. La mano di Haruka appoggiata sulla sua spalla e il pollice ad accarezzarla. -Lascio a te l'arduo compito- riprese poi l'ex pilota. Rimasero un po' in silenzio, poi la mente di Haruka andò a ripescare le immagini della casa spoglia della violinista e le disse: -Stavo pensando al tuo appartamento.

-Mmm- mmm...- fece cenno Michiru di aver capito l'incipit del suo discorso.

-Si vede, sai, che per te è un semplice punto d'appoggio: non è un ambiente caldo come le case normalmente abitate. Sappi che io non rinuncerò mai a casa mia per trasferirmi lì- concluse ridendo.

-Ahahah, a parte che se scegliessimo casa mia la potremmo arredare come si deve... Però non capirò mai perchè non ti sia mai piaciuta!

-Ma non è vero che non mi piace, sono stata così tante volte lì quando andavamo ancora alle medie! E' solo che poi abbiamo avuto case più belle: quella all'ultimo piano vicino al campus del liceo con la piscina coperta sul tetto, la villa che abbiamo preso con Setsuna, per non parlare della casa in montagna della tua famiglia e la villa che avevo preso vicino al mare e che è ancora tua.

Michiru sorrise pensando a quella villa. Era stato il regalo di Haruka per lei e la famiglia, presa dopo un anno di stipendi da capogiro come pilota di Formula 1. Avendo intestato la casa a lei, anche dopo essersi lasciate la casa le apparteneva, sebbene lei l'avesse ceduta volentieri ad Hotaru. La figlia amava la velocità quasi come ad Haruka, così come amava il mare quanto lei. Le era sembrato giusto lasciare carta bianca della villa alla ragazza visto che lei, se non era in America, era in giro per il mondo, mentre Hotaru viveva in Giappone in pianta stabile. -La casa l'ho ceduta ad Hotaru.

-Lo so. Ogni tanto ci torniamo ancora insieme, ma sulla carta resta tua.

-Ottimo, vorrà dire che nei fatti tornerà della famiglia- facendo un largo sorriso.

-Ci manca solo Set...

-Ma dai, vuoi farmi credere che non ci è più tornata con voi o la sua famiglia?

-Ehi, loro sono l'altra famiglia!- la corresse imitando il modo di parlare di Setsuna e ridendo seguita da Michiru. L'astrologa non perdeva mai occasione per vantarsi con tutti, il marito e i figli compresi, di avere ben due famiglie, quindi era impossibile scordarsi che lei faceva parte anche della loro famiglia! -Adesso è un po' complicato riunire tutti in quella casa. E' grande, ma non abbastanza per accogliere due intere famiglie. Fra poco tre...- si corresse pensando che ormai ad Hotaru mancava solo che le venisse assegnato un bambino per diventare madre.

-In qualche modo faremo- ridacchiò ancora, composta come sempre, Michiru. -Comunque sai, Haruka, non capisco perchè ti lamenti del mio appartamento se con delle case così belle poi ti sei trasferita in appartamento pure tu.

-Cosa dovevo fare? Restare sola in quella villa che avevamo preso per starci in quattro? Quando anche Hotaru ha deciso di sposarsi mi sembrava troppo grande per starci da sola, mentre mi pareva un bel gesto donarla alla mia peste che ci è cresciuta lì. E comunque la mia casa è su due piani ed è più accogliente della tua.

-Eheheh, tu sei sempre stata così affettuosa con Hotaru, non avrebbe potuto desiderare padre migliore.

-Michiru io non sono il padre.

-No, hai ragione: sei il mammo!- rise Michiru. Dopo un primo istante di stupore notando che Michiru aveva ripreso la stessa definizione che si era data lei la prima volta che si videro dopo la riunione delle Sailor, anche Haruka rise. -Ma come siamo spiritose!- e così dicendo la toccò sui fianchi ricordando quanto Michiru soffrisse il solletico in quel punto. Non era affatto cambiata come dimostrava il modo in cui, ridendo di gusto, cercava di allontanare le mani da sé. Ad un certo punto Haruka decise di darle tregua e la guardò mentre cercava di controllare le risate che ancora si facevano sentire. -Non credevo che l'avrei più detto, ma sto davvero bene con te.

-Anche io- rispose Michiru, il sorriso a stirarle le labbra all'insù, la voce ancora tremante e le lacrime agli occhi per le risate.

-Grazie.

-Per che cosa?

-Per non avermi mai dato tregua. Né quando dovevi convincermi di accettare di essere una Sailor, né stavolta.

-Anche quando dovevi accettare di essere una Sailor? Ma se per te è sempre stata una nota dolente.

-E' vero, ma è stato grazie alla nostra missione in comune che abbiamo capito quanto eravamo fatte per stare insieme.

-Sai che sei molto dolce in questo periodo?

-Troppo vero?

-A me piaci anche così.

-Io invece mi preferisco così...- e la baciò con trasporto. Michiru le circondò il collo con le braccia e i sensi olfattivi di Haruka furono pervasi dal profumo leggero della violinista. Un tuffo della sua mente nel passato che le riportò alla mente i ricordi di notti bollenti passate sveglie, e Haruka presa dall'eccitazione e dalla voglia di rivivere quelle esperienze la spinse giù per farla coricare senza incontrare opposizioni da parte di Michiru. Fu così che le due si lasciarono vincere dalle richieste dei loro corpi. Michiru ripercorse con l'indice le linee della bocca di Haruka: perfetta anche in quel dettaglio, con le sue labbra ad una giusta via di mezzo tra il sottile e il carnoso. Allontanò il dito da lei per prendere il volto tra le mani e si scambiarono un liberato bacio di passione. Poi Haruka baciandola con trasporto le toccò un seno. Estasiate da quel tocco, desiderato segretamente da anni, ansimarono insieme. Quando si staccò dalla sua bocca Haruka la guardò un attimo negli occhi prima di iniziare a baciarle il collo, godendo di ogni profondo sospiro emesso da Michiru. Assaporando ogni singolo contatto fra i loro corpi, gratificata anche dalle mani di Michiru sulla sua testa che scompigliandole i capelli le facevano capire il potente effetto che i suoi baci stavano avendo su di lei. Tornando poi sulle sue labbra il team principal iniziò ad accarezzarle i fianchi. Con e senza vestiti, non avrebbe trascurato un solo centimetro di quella donna meravigliosa che si trovava sotto di lei, impegnata a sbottonarle la camicia bianca. Ma per Michiru fu un attimo: il ricordo di Helena sul divano che le sbottonava la camicia e lei, che pur comprendendo a cosa avrebbe potuto portare lasciarle terminare quell'azione, ignorò deliberatamente la sua coscienza. Quante volte aveva pensato che di tempo per ritrarsi ad Helena e interrompere quello che stavano facendo ce n'era stato! Tutte le poche volte che sopra le gonne indossava quella camicietta con il colletto ricamato e la slacciava la sera le erano sempre tornate a mente le mani di Helena che profanavano, con il suo consenso, l'amore che l'aveva legata da sempre al pilota. Se Haruka non meritava un simile trattamento, ancor meno se lo meritava Elza che in tre mesi di distanza, ne era certa, non aveva nemmeno guardato altre donne. Perciò Michiru si bloccò e fermò pure le mani di Haruka.

La bionda rimase perplessa da un tale cambiamento di atteggiamento. Non era quello che voleva anche Michiru?

- Non così in fretta.

-Ma se eri convinta...

-Non è questo- la interruppe l'altra -E' solo che...

-Cosa?

-Ci siamo rimesse insieme solo da una settimana, nessuno sa di noi due, nemmeno Elza.

-Non mi sembra che queste ragioni quando stavi con me ti abbiano creato problemi quando eri in America.- fu la veloce risposta leggermente irritata dell'altra.

-Ti prego non ritiriamo fuori quella storia. Non è stato bello ed è proprio perchè vorrei evitare gli stessi sensi di colpa.

-Con l'americana sì e con me no?- ribattè in preda alla rabbia.

-Haruka non ho alcuna intenzione di stare con te per farmi rinfacciare a vita quella storia!- alzò la voce Michiru arrabbiata a sua volta e spingendola via con un braccio per tornare seduta.

Haruka serrò la mascella a quelle parole per evitare di dar sfogo alla rabbia con parole taglienti, e in seguito a quel breve diverbio presero fisicamente distanza l'una dall'altra, come se fossero tornate barricate nuovamente nelle proprie vecchie trincee. Un paio di minuti dopo però Haruka, senza guardarla, si sforzò di mormorare un: -Scusa non volevo...

-No, scusami tu, io non volevo...- rispose la violinista senza guardarla a sua volta.

Poco dopo Haruka si girò dalla sua parte e riprese: -In realtà io vorrei, ma ti aspetterò come tu hai aspettato me. E' sempre stato così tra noi, no? Io scappo, tu mi insegui e poi io aspetto che tu sia pronta. E' stata la nostra formula vincente per anni. D'altronde alla fine credo che quando eravamo ragazzine mi piacessi anche per quello: perchè non ti sei lasciata convincere troppo facilmente- fece un piccolo sforzo per sorridere e il risultato fu il sorriso innocente di un bambino.

Come poteva Michiru tenerle il broncio? -Andiamo con calma...- le sussurò.

-Lo sai quanto la calma può essere stressante per una persona super attiva come me che della velocità ne ha fatto la sua professione di vita?

-Ok, adesso basta lamentarti.- le disse con il tono dolce che usano le madri con i bambini.

-Cosa vorresti dire, che...

-Shhhh- la interruppe Michiru sorridente appoggiando l'indice sulla sua bocca. Un gentile ordine a cui la compagna, da sempre, non aveva mai saputo ribellarsi. -Haruka, tu mi vai bene in tutti i modi. Mi vai bene così perchè sei tu.

Haruka sorrise a quelle parole. Era tutto quello che voleva sentire per far tornare pace nel suo cuore, così si lasciò scivolare leggermente in avanti per poter appoggiare la testa alla sua spalla, ricevendo poco dopo delle carezze sulla testa da Michiru. Nella quiete che seguì la breve tempesta di ormoni e di collera, il campanello di casa che suonò con insistenza fece sobbalzare entrambe. Si guardarono incerte sul da farsi. Pochi secondi dopo il campanello suonò di nuovo insistentemente. -Vai, dev'essere urgente...- le disse Michiru. Haruka la guardò con disappunto prima di dire ad alta voce: -Arrivo, arrivo!!- e mentre si dirigeva verso la porta si accorse di avere ancora la camicia sbottonata perciò riallacciò prima la camicia e poi cercò di risistemarsi i capelli con le mani.

-Chi è?- domandò.

-Haruka aprimi!- Non riuscì a capire dalla voce di chi si trattava, ma chiunque fosse era molto incazzata e la conosceva pure molto bene se la chiamava per nome e senza onorifici. Aprì per trovarsi di fronte niente meno che un'Elza furiosa. -Tu??

-Lei dov'è? E' qua??

-Come hai fatto a entrare?

-Ho approfittato di un tuo vicino che è entrato mentre aspettavo fuori- e così dicendo spinse la bionda da parte, si tolse le scarpe in malo modo e con passo pesante si diresse in sala. Passandoci davanti diede una sbirciata anche alle altre stanze cui conduceva il corridoio: il bagno: vuoto; il ripostiglio: vuoto. Poi, eccola lì in sala, con un abito scuro addosso, seduta su un divano di velluto blu e lo sguardo stravolto di chi era appena stato scoperto a fare qualcosa che non avrebbe dovuto fare: -Sai, quando ti ho chiamata ero sotto casa, sono salita e tu non c'eri, ma forse avevo sbagliato indirizzo io. E' questa, adesso Michiru, casa tua??- le domandò Elza con rabbia. Poi notò il rossore dell'imbarazzo sul suo viso, si voltò verso Haruka vagamente pettinata: -E' lei il giornale che stavi leggendo un quarto d'ora fa? L'hai stropicciato per bene direi.- indicando con la testa i capelli della rivale che per istinto tentò nuovamente di ricomporsi la capigliatura. “Come se servisse ancora a qualcosa...”.

-Elza, mi dispiace molto, lascia che ti spieghi...

-Cosa vuoi spiegarmi Michiru? Che non hai fatto altro che raccontarmi balle per tre mesi?!- la interruppe Elza. -Cosa credevi, che fossi cretina totale?? I tuoi cambiamenti d'umore repentini, le risposte vaghe e le scenate sulla fiducia. Gran bel coraggio a parlarmi di fiducia! E poi lo sai che a me piacciono le corse di Formula 1 e poco dopo la fine del campionato hanno fatto un servizio sul bilancio dei mondiali dell'anno appena passato e l'hanno detto che tra lei e la compagna era finita. Ops, guarda caso da quando tu sei rimasta da sola in Giappone. Ma te l'ho detto, Michiru, che se mi fossi stancata delle tue scuse campate in aria sarei tornata in Giappone. Sono stata anche troppo accondiscendente e sarei dovuta tornare molto prima.- Michiru abbassò lo sguardo, colpevole.

-E tu, campionessa, non hai nulla da dire?- si rivolse ad Haruka che pur restando ancora in corridoio si era avvicinata un po' di più all'ingresso della sala dove si trovava Elza.

-Tutto ciò che ho da dire in mia difesa è che non è colpa mia se siamo fatte per stare insieme. E' vero, ci sono stati tanti anni a dividerci, un po' colpe mie e sue che ci hanno allontanate, ma... In fin dei conti anche nella nostra vita precedente quando capitava che ci incontrassimo sentivamo una reciproca attrazione.

-E a me che cazzo me ne frega della vostra vita precedente??- le urlò Elza.

-Sei in casa mia e ti pregherei di abbassare la voce.

-Prova ad affrontarmi da vera donna.- le intimò Elza, dando le spalle a Michiru e avvicinandosi a lei.

-Ma che vuoi dire?- le domandò senza capire Haruka.

-Tu hai sempre agito alle mie spalle, non hai mai avuto il coraggio di affrontarmi di persona, hai sempre aspettato che me ne andassi per avvicinarti a lei- la voce di Elza esprimeva ora solo indignazione.

-Non è così Elza, sia alle medie che quest'anno sono stata io ad avvicinarmi a lei. -intervenne Michiru alzandosi dal divano e catturando l'attenzione dell'altra. -L'altra volta era per convincerla a combattere con me i nemici che volevano attaccare la Terra, ma non sapevo che ciò ci avrebbe portate a non essere solo compagne di battaglie. Stavolta invece non le ho dato tregua perfettamente consapevole di quello a cui saremmo andate incontro.

-Brava Michiru- disse a quel punto Elza, avvicinandosi a lei e battendo le mani, sul suo volto un'espressione tra il canzonatorio e l'amareggiato: -Non ti facevo così falsa e stronza. Davvero complimenti.

-Elza mi dispiace. Credimi io ho davvero provato dei sentimenti per te che tu sai quali sono, ma... Non so neanche io cosa mi è preso. Mi è bastato rivederla a quella cena per capire che dovevo provarci ancora.

-Hotaru...- mormorò Elza ricordando l'artefice di quell'incontro maledetto: -Mi era simpatica quella ragazza, ma sarebbe meglio che io non la incontrassi ora.

-Non provare anche solo a fingere di minacciare Hotaru- intervenne Haruka, che nel frattempo era entrata anche lei in sala.

-Altrimenti cosa mi fai, Haruka?- si avvicinò a lei sfidandola con lo sguardo. -Mi vuoi picchiare? Bene, fallo subito allora perchè non vedo l'ora di spaccarti la faccia.- disse Elza alzando un braccio per colpirla in viso, ma Haruka fu svelta a bloccarle il braccio in aria: -Non ci provare, non ti conviene. Io sono più veloce, più allenata: sempre pronta nel caso apparisse un nuovo nemico.

-Ti credi davvero imbattibile? Dimostralo.

-Ma fammi il piacere, se solo volessi, mi potrei trasformare e polverizzarti in un secondo!- così dicendo le riportò in malo modo il braccio verso il basso prima di lasciarlo andare.

-Tu non sai vincere in modo onesto, vero? Con le corse sei sempre stata avvantagiata perchè il vento è tuo amico, in amore hai sempre agito indisturbata quando io non c'ero e ora, in uno scontro corpo a corpo, devi ricorrere ai tuoi poteri per avere la meglio su di me. Tsk, Haruka... Sei proprio adatta a lei.- guardando poi Michiru che nel frattempo si era avvicinata a loro due: -Non hai nulla da dire?- chiese poi alla violinista.

-Cosa posso dire? Tutto quello che c'era da dire l'ho detto. Mi dispiace.

-Tutte le balle che c'erano da dire le hai dette.- la corresse Elza.

-Ho già detto tutto sul perchè l'ho fatto.- specificò lei con lo sguardo basso, sconfitto. Elza si fece ancora più vicina poi con l'indice appoggiato sotto il suo mento le fece alzare la testa per guardarla negli occhi. Le toccò i capelli acqua marina avvicinando una ciocca al naso: l'inconfondibile e leggero profumo di salsedine le arrivò alle narici. Doveva accettare di perdere per sempre la donna dei suoi sogni. Accettare di rifarsi una vita nonostante non fosse più una ragazza; accettare l'ennesima sconfitta. -Sai Michiru che il mio zio paterno era stato tradito dalla moglie, l'aveva ripresa dopo che lei si era detta pentita e alla fine divorziarono perchè lui l'aveva scoperta fuori dall'ufficio in cui lavorava mentre baciava un nuovo amante. Lo sai, vero?

-Sì...- mormorò l'altra.

-Ecco, mio zio fin da piccola mi mise sempre in guardia dicendomi di stare bene attenta al ragazzo che avrei scelto e di ricordare che chi tradisce una volta tradisce sempre. Tu sei una donna, ma aveva ragione lui.- il suo sguardo era glaciale come Michiru non l'aveva mai visto prima. Non era esattamente la stessa cosa, i fatti con Helena e Haruka erano diversi. Helena e Haruka erano due persone diverse. Però se già il bacio si poteva considerare un tradimento... Allora forse la logica di Elza era comprensibile. -Bene, non ho più nulla da dire. Immagino che ci rivedremo a casa tua intanto che porto via le cose che avevo lasciato lì. Per fortuna non è molta roba. E poi ti pregherei di non tornare subito a New York, lì c'è la nostra casa da vuotare delle mie cose e preferirei non vederti mentre ci sono io.

Guardò Haruka, la vide persa nei suoi pensieri e un sorrisetto maligno le comparve in volto. Le tirò un manrovescio senza preavviso che le fece girare la testa dalla parte opposta. -Elza, mai sei impazzita??- le chiese allibita Michiru.

L'atleta riuscì solo a dire: -Ora, se fossi una donna di parola dovrei darne di santa ragione anche a te...- prima che Haruka reagisse: -Non ci provare minimamente!!-. Poi fece per tirarle un pugno allo stomaco, ma Michiru la bloccò: -Haruka, che vuoi fare? Fermati!- Così dicendo la strattonò per la camicia allontanandola da Elza, mentre mentalmente ringraziò i suoi riflessi ancora pronti grazie agli allenamenti che nemmeno lei abbandonò mai pensando all'eventualità di un nuovo attacco alla Terra.

-Lasciami stare Michiru. Hai visto cosa ha fatto, non vorrai difenderla??- le disse l'ex pilota alzando il tono di voce, lo sguardo carico di rabbia rivolto all'atleta.

-Haruka, cerca di capirla...- le disse frapponendosi fra loro e tenendola indietro.

-Non c'è niente da capire. Stronza!- rivolgendo nuovamente lo sguardo, a frase terminata, verso Elza, la diretta interessata del suo colorito appellativo, mentre Michiru continuava a tenerla indietro con le mani appoggiate alla vita. -Haruka, cerca di calmarti.- Michiru le mise le mani sul viso, nel tentativo di calmarla. Poi le disse a bassa voce: -Avrei dovuto prenderlo io, lo so, ma per lei sei tu la rivale e non è quello che avresti desiderato fare anche tu all'epoca?- riferendosi ad Helena.

Haruka serrò la mascella e qualche secondo dopo lasciò cadere i pugni rilassando i muscoli delle mani.

-Ora fidati di me e stai calma- le disse all'orecchio prima di prenderle una mano per infonderle serenità e fiducia. A quel punto si rivolse all'altra donna: -Elza, sono io l'unica con la quale devi prendertela, se mi vuoi colpire fallo.- Haruka strinse la sua mano nel tentativo di trattenersi. Doveva avere fiducia in lei, anche se in quel momento aveva solo voglia di prendere a calci e a pugni la rivale. -Me lo meriterei.

Elza la guardò per qualche istante, infine i suoi occhi divennero infinitamente tristi e mormorò: -A parole tutto e più facile... Non potrei mai... Lo sai anche tu...

A quel punto Haruka liberò la sua mano da quella di Michiru e l'abbracciò, stringendola a se'. Era profondamente grata a quella donna che era in grado di risolvere tutto con estrema diplomazia. Era davvero la sua parte complementare. Poi guardando Elza le intimò: -Esci subito da casa mia.

Fu così che Elza se ne andò da casa di Haruka, pronta ad andarsene anche dalla vita di Michiru.

Poco dopo che la porta fu chiusa: -Ti fa male?- chiese Michiru guardando la guancia rossa di Haruka pur senza slacciare le braccia attorno al suo collo.

-Un po', ma passerà.

-Credo che dovresti mettere del ghiaccio.

-Per così poco? L'unica cosa sulla quale dovrei mettere del ghiaccio è la rabbia che continuo a provare.

Michiru abbassando leggermente la testa la riappoggiò contro la spalla di Haruka, trascinandola con se' in movimenti oscillatori, come a volerla cullare.

-Mi sa che avevi ragione tu, è stato meglio andare con calma...- disse poi Haruka con una debole risata nervosa, lasciandosi cullare da Michiru che a quella battuta abbozzò un silenzioso sorriso amareggiato. Entrambe immaginarono che se Michiru non si fosse fermata ed Elza, decisa più che mai a farsi aprire la porta, le avesse colte a reato quasi compiuto, la sua reazione sarebbe stata ben peggiore. Michiru ringraziò il suo autocontrollo per aver evitato di bruciare frettolosamente delle tappe che comunque sarebbero arrivate prima o poi, con il tempo debito. Dal canto suo la bionda in quel momento stava provando una serie di emozioni negative verso l'eterna rivale che erano ben lontani dai sentimenti di amore e passione che aveva provato per Michiru poco prima. Aveva ragione Michiru: sarebbe stato meglio controllarsi e fare le cose con calma, così come era stato tutto il percorso che le aveva portate a riunirsi. Haruka avrebbe aspettato con pazienza che arrivasse il momento giusto. Aveva aspettato ventinove anni, poteva aspettare ancora.

Restarono abbracciate così a lungo. Ognuna persa nei propri pensieri legati a quanto accaduto; sentimenti diversi nei confronti di un'unica persona: tristezza contro rabbia; dolore sentimentale contro dolore fisico; colpevolezza contro rabbia. Un unico sentimento ad accomunarle in quel momento: l'amore reciproco che provavano l'una per l'altra, l'unica cosa per la quale valeva la pena di combattere, ma restando unite.

Le cose tra loro proseguirono un po' più a rilento del previsto. Lasciato da parte il furore del momento, avevano davvero bisogno di ripartire da capo.


La sera stessa: -Allora?

-Allora cosa?- la voce di Michiru le sembrava leggermente infastidita. In ogni caso Haruka non rimase lì a farsi troppe domande e continuò: -Come sta Elza?

-Eh... Non bene, secondo te?

Una volta rientrata a casa, trovò Elza seduta su una delle poltrone del suo salotto. Era immobile: gomiti appoggiati alle ginocchia e testa sopra le mani incrociate. Michiru si avvicinò con passo lento e quando le fu vicina provò a chiamarla alla realtà: -Elza...

La donna sospirò pesantemente prima di farsi forza e guardarla con gli occhi leggermente rossi, segno del cedimento di una campionessa piena di grinta che quel giorno ricevette la sua sconfitta più cocente. Ma Elza era troppo orgogliosa per mostrarsi debole e così doveva aver approfittato dell'assenza della proprietaria di casa per lasciare che il dolore si sfogasse con le lacrime. A Michiru si strinse il cuore, sapeva di aver sbagliato con lei, non avrebbe voluto ferirla, ma l'aveva fatto, consapevole delle possibili conseguenze. Era stata veramente egoista. -Sai, Michiru? Immaginavo che ci fosse sotto qualcosa, eri troppo vaga ultimamente quando ti chiedevo come stava andando qui, ma certo non pensavo che mentre stavi come ti vedevi con lei. Anche se forse avrei dovuto immaginarlo- sorridendo amaramente. -Anche l'altra volta le è bastato il mese di vacanze estive per eliminare tutti gli sforzi che avevo fatto per essere io la tua ragazza.- Elza la guardò, ma Michiru non riuscì a ricambiare il suo sorriso sconfortato. -Di certo non era così che avevo immaginato il mio rimpatrio in Giappone.

-Rimpatrio?- domandò perplessa.

-Eh sì, Michiru. Visto che ci tenevi tanto a restare in Giappone, avevo pensato di farti una sorpresa e di trasferirmi con le mie atlete dal momento che quest'anno le Olimpiadi si celebreranno qui da noi.

Per Michiru quella frase fu peggio di un pugno nello stomaco: Elza si era organizzata per farla felice e invece ora era lì seduta sulla poltrona con la stanchezza degli sconfitti; con il dolore di perdere la persona più cara; con la consapevolezza che quella persona tanto cara era stata un'egoista codarda. Michiru era in evidente imbarazzo poichè non sapeva come comportarsi. Elza era sempre stata una donna impulsiva, ma con lei non aveva mai alzato la voce e la calma che le stava dimostrando di saper mantenere pure dopo quanto era accaduto la destabilizzavano. Avrebbe voluto dirle qualcosa, ma temeva che una parola o un gesto di troppo avrebbero vanificato il tentativo della donna di mantenere alto l'autocontrollo. Dopo un lungo momento di silenzio Elza sospirò prima di alzarsi: -Pazienza. Vorrà dire che mi dovrò trovare una casa dove restare visto che le mie atlete mi raggiungeranno fra una settimana, e dovrò anche pensare a come trasferire tutto quello che ho lasciato nella casa di New York.- Appoggiò una mano sulla spalla di Michiru con il sorriso più triste che la violinista ebbe mai visto sul volto di una persona sempre solare e ottimista. E quella fu la stilettata successiva al pugno. Avrebbe voluto dirle che le dispiaceva, che non era mai stata sua intenzione farle del male perchè ancora l'amava, ma non ne ebbe il coraggio. Sarebbe stato un po' ipocrita come ragionamento. Se davvero le dispiaceva perchè non le aveva parlato come la sua coscienza e Setsuna le avevano consigliato di fare? Perchè l'amava? Allora perchè tradirla con Haruka? Perchè comunque amava Haruka di più e da più tempo? Rendendole così palese il suo essere stata una seconda scelta forzata? Elza non era una stupida, era una donna determinata e decisa e come tutte le persone come lei era anche molto obbiettiva, quindi sicuramente ci era già arrivata da se' a quella conclusione senza che lei rimarcasse un dato di fatto tanto infelice.

Non bene”, la reazione di Haruka fu una risata maligna: -Ahahah, ho piacere. Che mi picchi pure, ma adesso sei mia.

Michiru non rispose limitandosi a sospirare nel microfono del cellulare.

-Ora dov'è?- riprese Haruka.

-E' uscita per caricare la valigia in macchina.

-Ma stanotte resta in casa con te?

-Certo che stanotte resta a casa mia. Sai c'è un letto molto largo e molto comodo che la aspetta.. -il tono della risposta, malizioso, era volontariamente provocatorio.

Haruka non seppe resistere: -Dimmi che non è il tuo!

-Ahahah, ma secondo te?? E' che avendo auto pochi ospiti qua il materasso è quasi nuovo... Che c'è, sei gelosa?- chiese poi divertita.

-Ma per chi mi hai preso?- disse Haruka, anch'essa divertita. Pensò a quanto era cambiato il loro rapporto in quel periodo. Era addirittura tornata possessiva nei suoi confronti (anche se non lo avrebbe mai ammesso).

-Tanto meglio.

-Tu quando andrai in America?

-Fra una settimana. Ho detto a Elza che le lasciavo la casa visto che l'avevamo pagata insieme e a me da adesso non servirà più, però lei ha detto che ci vuole pensare perchè non sa se riesce a restare dove abbiamo vissuto insieme per tanto tempo.

-Vedi? E' per questo che si devono evitare le convivenze.

-Eheheh, mi pare logico. Quindi hai già cambiato idea: ognuna a casa sua?

La sua risposta si limitò ad un breve risatina. Poi tornò sul discorso: -Quanto starai via comunque?

-Quel tanto che basta per farmi desiderare senza ucciderti!

-Ahahah. Sei contenta che tornerai finalmente a casa?

-Ovvio, no?- rispose l'altra raggiante -Non sai che bello stare in Giappone, in mezzo a gente giapponese che parla il giapponese! Davvero Haruka, non capisco come ho fatto a stare lontana da qui per tanto tempo!

-Nuova vita nuova nazione.

-Credo che tu abbia ragione. Comunque quando torno definitivamente ci sono un sacco di cose ed abitudini giapponesi che voglio riprendere. Primo fra tutti il kimono!!

Mentre Michiru sentiva Haruka ridere dall'altra parte del cellulare vide tornare Elza che si sfilò le scarpe e il giaccone e infastidita andare da lei per dirle: -E' lei, vero? Ora salutala che devo chiamare mia mamma e non sento se sei al cellulare anche tu!

Era chiaramente un pretesto perchè la casa di Michiru era abbastanza grande e ad Elza sarebbe bastato andare in un'altra stanza per parlare con sua madre, ma Michiru finse di non sapere che dietro quella frase ci fosse l'intento di non doverla sentire al telefono con Haruka, così disse: -Va bene, allora adesso ti saluto.

-Dille che vinco io per due a uno e che la bella era questa!

-Ahahah, come no! A presto.

-A domani mattina.


La sera dopo Haruka stava componendo il numero di Michiru come era solita fare, secondo accordi precedenti. Visto che Haruka andava sempre a dormire prima di Michiru, era lei a chiamarla sicura di trovarla ancora in piedi; la mattina, era Michiru a chiamare Haruka certa che fosse già sveglia, visto che lei si alzava sempre tardi rispetto al team principal. Aveva appena digitato l'ultimo numero quando qualcunò suonò al citofono. Lasciò il portatile sul tavolino, andò a sentire chi fosse, poi si infilò la giacca, le scarpe e scese. Ad aspettarla c'era Elza, con le mani nelle tasche del giaccone, ben contenta che la sua acerrima rivale avesse colto il suo messaggio di sfida. -Non c'è che dire: un bel palazzo in uno splendido quartiere. E' qui che si trasferirà Michiru o andrai tu da lei, nell'antico palazzo nobiliare?

-Non sono scesa per parlare di queste sciocchezze. Dimmi quello che hai da dirmi e poi vai nel tuo albergo.

-Com'è possibile che tra te e me sia sempre tu a vincere in qualsiasi campo?

-Tanto allenamento nello sport e nel flirtare- rispose la bionda con un sorriso malizioso.

-Volevo parlarti seriamente, ma vedo che è impossibile. Sei più irritante di quanto pensassi. Ma ormai dovrei già saperlo... Comunque devo dire che accetto, di malgrado, la sconfitta. Ma ti avverto: se mi hai portato via di nuovo Michiru per farla stare male come hai fatto vent'anni fa, io non credo che tornerei con lei, ma ti giuro che me la pagherai molto cara.

-Mah, a dire il vero vent'anni fa fu lei a lasciare me.

-Perchè tu non le hai dato alternativa! Io l'ho sempre ascoltata, anche quando mi parlava di problemi del passato che non mi riguardavano, o anche quando io ero preoccupata dai pensieri miei, le sono sempre stata vicina perchè so che i problemi si affrontano meglio se si è in due. E comunque lo sport non veniva anche prima di lei.

-Buon per te, santa donna. Io invece credevo di poter gestire entrambe le cose sullo stesso livello e invece la lontananza ha fatto sì che venissi presa più da ciò che vedevo quotidianamente.

-Non mi interessano le tue scuse da egoista ed egocentrica quale sei, mi interessa solo che se continui a comportarti da egoista anche ora, io non te la farò passare liscia. E non mi interessa che tu ti possa trasformare in Sailor Uranus!!!- terminò urlandole l'ultima frase.

-Bene, hai finito? - rispose Haruka seccata, dopo aver finto di essersi sturata un orecchio -Senti, io non capisco proprio che bisogno c'era di scomodare me e te stessa per dirmi questo, ma so perchè ti dispiace che Michiru abbia scelto di nuovo me. Dì la verità: ti dispiace perchè così sei costretta a diventare una vecchia zittella petulante. E visto che petulante lo sei già chi riuscirà a stare al tuo fianco in futuro?- trattenne una risata.

-Brava, fai la spiritosa offendendomi.

-Petulante non è certo un insulto- si difese Haruka.

-Comunque no, mi spiace perchè io l'ho sempre amata e anche perchè non so quale "corteo" reale sereno possa avere Usagi con un'impulsiva e villana come te sempre tra i piedi.

Haruka non colse il modo in cui Elza rispose di rimando alla sua battuta cattivella: -Non scherzare, io e Michiru dopo Hotaru e Usagi siamo le guerriere più forti! Il re e la regina sarebbero persi senza noi Outer. Se non fosse pura come una bambina Usagi mi pagherebbe per restare con loro.

-Peccato che non lo farebbe mai come vorresti tu.- Haruka aggrottò le sopracciglia in modo interrogativo. -Quale è quella ragazza che non vorresti che ti ripagasse in natura?

-Ahahah, spiritosa. Tutta invidia perchè non ci ho mai provato con te, eh?

-Piuttosto che venire a letto con te mi faccio etero o suora!

-Suor Elza, ahahah, ti ci vedo con un velo in testa a bacchettare questa e quella persona. Beh, per questo sei già sulla buona strana, ahahah-. Stavolta non riuscì a trattenersi. -Comunque, contrariamente all'idea che mi piace dare e che a molti piace avere di me io ho avuto solo Michiru e Mizuki. Tutti i flirt e le storielle che mi sono stati attribuiti prima di Mizuki erano pettegolezzi infondati, come è sempre stato dimostrato poi. Ad ogni modo, io credo di avere la soluzione per te, aspetta un attimo...- Haruka tirò fuori un foglietto e una penna dalla tasca dei pantaloni che usava per stare in casa. Erano oggetti che aveva usato poco prima per appuntarsi un promemoria per il giorno dopo. -Che stai facendo?- le chiese perplessa Elza.

-Aspetta, fra poco lo vedi.- mentre finiva di scrivere. Appena terminata l'operazione consegnò il foglio ad Elza.

L'atleta lo prese e poi chiese scocciata: -E questo cos'è?

-In Brasile non insegnano i numeri?

-Attenta a come parli.- minacciò in un sibilo.

-Come sei suscettibile. Sono dei numeri. A te cosa sembrano?

-Sì, ma di chi è questo numero?

-E' di Mizuki- rispose Haruka impassibile.

-Qu-quella Mizuki?

-Sì, la “non più mia” Mizuki.

Elza era allibita. -E che ci dovrei fare io con il suo numero?

-Non lo so. Le chiedi conferma sul fatto che anche se mi piace flirtare con le belle donne sono una persona morigeratissima, vi sfogate insieme sulle vostre ex, magari vi mettete insieme e vivrete felici e contente. Ah, ma ti avverto: Mizuki ha un debole per i bambini e non è detto che, ora che non stiamo più insieme, non trovi il modo per averne uno. In fondo ha pur sempre quarantatrè anni- sul suo viso comparve un sorriso che sembrava sincero.

-Stai scherzando, vero?- Elza non aveva ancora abbandonato l'espressione scioccata.

-No, li ama davvero.

-Non mi riferivo ai bambini.

-Lei non è più mia, è adulta e ha tutto il diritto di trovarsi un'altra compagna. Certo, non credo che tu la possa meritare, ma avete un carattere così calmo e moderato che potrebbe essere il primo punto di incontro.

-Perchè tu invece sei una persona molto riflessiva.

Haruka fece spallucce e poi le disse: -Io non ho mai picchiato nessuno per prima. Ad ogni modo chiamami quando ci saranno nuovi sviluppi nella tua vita. Sarò lieta di assistere alla messa in cui prenderai i voti o al tuo matrimonio con Mizuki.- ridacchiando si girò e si avviò verso casa.

Il suo saluto fu tanto inconsueto che Elza non replicò subito. Quando realizzò che Haruka se ne stava davvero andando via le gridò: -EHIIIIII!!!!!!!!! - Ma la donna la salutò con la mano senza voltarsi e le disse ad alta voce: -Non c'è di che!-. Una volta entrata nell'edificio chiuse il portone dietro di se'. "Perchè mai dovrei parlare di queste scemenze con lei?" si domandò Haruka salendo sulle scale.


Elza, non credendo possibile quanto appena avvenuto, rimase ancora per un po' a fissare quel foglietto che teneva stretto fra pollice ed indice della mano destra. Poi si decise: passò il foglio nella mano sinistra ed estrasse dalla tasca destra dei suoi jeans il cellulare. Lo accese e compose il numero di cellulare. Fissò ancora una volta lo schermo prima di avviare la chiamata, era troppo curiosa: Haruka era davvero totalmente impazzita e le aveva dato il numero di telefono della ex o, come lei immaginava, le aveva dato il numero di telefono di una persona sconosciuta? Non si sarebbe nemmenno stupita se si fosse trattato del numero di cellulare di un uomo in cerca di una compagna. Mentre il telefono suonava si avviò verso la sua Toyota a pochi metri di distanza da lei. Una volta raggiunta pensò di riagganciare quando una voce ripose: -Sono Mizuki, chi parla?

Elza spalancò gli occhi per lo stupore mentre arrossì in volto: Haruka le aveva dato davvero il numero di telefono di Mizuki e la sua ex, che sentiva parlare con calma per la prima volta, aveva anche una voce molto bella. Scosse la testa pensando che l'assurdità a cui stava pensando si addiceva alla serata assurda che si era appena svolta. -Chi parla?- domandò ancora una volta Mizuki, con una piccola nota di irritazione alla mancata risposta da parte della persona che l'aveva chiamata.

-Ehm... Elza si schiarì la voce. -Sono Elza Grey.

-Mi dispiace penso che abbia sbagliato numero.- fu la risposta di Mizuki che evidentemente non aveva messo a fuoco l'identità della chiamante.

-Sono Elza Grey la ex di Michiru Kaioh.

Ci fu un attimo di silenzio prima che l'altra rispondesse arrabbiata: -E tu come cazzo hai avuto il mio numero? E cosa vuoi da me?

Elza sorrise, era proprio così che la ricordava: sbraitante e istintiva. Bel tipetto che si era scelta Tenoh! -Senti, mi ha dato il tuo numero Haruka. Ti ho chiamata per verificare se davvero era talmente pazza da darmi il tuo numero di telefono o se mi stava solo prendendo in giro.

-Haruka?- chiese la giornalista dall'altra parte confusa.

-Sì, sono andata a parlarle e lei ha cercato di firmare l'armistizio con questa trovata.- mentre diceva così Elza salì in auto e chiuse la portiera.

-Che stronza! Beh, ora hai sentito che aveva ragione. Ti saluto e vedi di girare alla larga.

-Senti, io lo so che sei arrabbiata per quello che è accaduto.- chissà perchè non le aveva fatto chiudere la comunicazione?- Lo sono pure io. Le nostre due ex si sono comportate da stronze.

Dall'altra parte una voce divertita rispose: -Beh, la tua è stata più stronza della mia: almeno Haruka inizialmente ha cercato di tenerla alla larga. Certo, ha resistito poco, ma ci ha provato.

-Scusami se ti contraddico, ma è stata più stronza la tua: buttare all'aria dieci anni di fidanzamento!- Le due si misero a ridere insieme poco dopo. Non sarebbe mai nato nulla di romantico fra loro, nonostante gli auspici di Haruka, ma senz'altro Mizuki aveva una bella risata.

Le due rimasero al telefono ancora un paio di minuti, poi Elza riattaccò.

Rise a bassa voce della pazzia di Haruka e della sua idea, forse a quel punto reale, di procurarle una nuova compagna che niente meno era la sua ex. Mise in moto la macchina mentre ripercorreva ancora mentalmente l'ultimo periodo della sua storia con Michiru nel tentativo di capire come non pensare più a lei, ad Haruka e a qualunque altra persona che avesse a che fare con loro due.

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