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Autore: Lady Chryseiss    14/01/2020    0 recensioni
"Esisterà certamente qualcuno felice di vivere nel caos, nello smog, circondato da cemento e piccioni; ma forse è felice così perché non ha mai potuto sentire sulla pelle la purezza del bosco d’inverno."
Non tutti gli esseri umani pensano secondo gli stessi schemi mentali. Non tutti gli esseri umani sono portati alla socializzazione e al piacere di relazionarsi l'uno con l'altro. Non a tutti gli esseri umani viene facile trasformare le proprie sensazioni in pensieri definiti, i pensieri in parole dal senso compiuto e poi trovare la voce per pronunciarle.
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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10. Senza lacrime
 
È come se ora il meccanismo si fosse invertito, improvvisamente, senza una ragione precisa. Da qualche giorno sto meglio in mezzo alla folla metropolitana che nella quiete delle mie quattro mura. È più facile sentirmi solo tra persone che non si curano della mia presenza che essere fisicamente solo.
La mia compagnia non mi è mai dispiaciuta prima, sono sempre stato bene con me stesso, l’unico con cui non devo giustificare il mio silenzio e la mia assenza di attrattiva nelle forme di scambio umane, di qualsiasi tipo esse siano.
Adesso invece faccio fatica a trovare un qualche tipo di stabilità nella mia testa; non mi piace più starci dentro e tento di uscirci  impegnandomi a sopravvivere, infilandomi volontariamente in situazioni di disagio.
 
Da quando ho rivisto mia sorella mi sto chiedendo com’è piangere per un’altra persona.
Mi è capitato di piangere. Da bambino piangevo quando mi facevo male o quando non ottenevo ciò che volevo, da adolescente piangevo durante gli attacchi di panico, o durante quelli isterici, urlando finché non giungeva puntuale lo schiaffo di mio padre e mi calmavo. Anche adesso piango più o meno per le stesse cose, ma comunque mai per una persona diversa da me.
Quel giorno Irene piangeva perché nostra madre è morta. È stata investita da un’auto mentre attraversava la strada a piedi, ed è morta nel tragitto in ambulanza.
Irene, mia sorella, è venuta di persona a dirmelo il giorno dopo. Ha pianto quando l’ho abbracciata. Non se l’aspettava da parte mia, ha detto. Mi sembrava la cosa giusta da fare in quel momento, ma non è che lo desiderassi.
Al funerale è stato mio padre ad abbracciare me. Anche lui piangeva. Io non ci sono ancora riuscito: piangere per qualcun altro non è nelle mie abitudini, nonostante so che tutti si aspettano che io lo faccia. Io vorrei, davvero, mi sembra rispettoso nei confronti dell’unica persona che si ricordava di riservare un po’del suo amore anche per me. Vorrei piangere e stare male, ma anche se mi sforzo non ci riesco.
 
Non riesco più a entrare nella mia testa come prima della visita di mia sorella. Adesso sta facendo lei quello che faceva nostra madre, cioè venire da me una volta a settimana a portarmi qualcosa di cucinato in casa da mangiare e cose difficilmente reperibili online. Le ho chiesto il perché.
-Non dovrei?- mi ha domandato di rimando.
-Non se non vuoi. Non ne ho davvero bisogno-
-Forse ne ho bisogno io- ha risposto. Ieri è rimasta quasi un’ora con me, entrambi senza parlare. Le ho fatto il tè, come facevo con mamma, ma lei non è come mamma. Non parla a ruota libera senza aspettarsi che io risponda o che dica frasi sconnesse al fine di provocarla. Lei sta in silenzio e mi guarda. Io sto in silenzio e la guardo. Ogni tanto scoppiamo a ridere, poi lei piange. A volte riesco a toccarla, non sempre ad abbracciarla. Non mi dispiace che venga, e non cerco di dissuaderla dal farlo come con mamma. È da un po’ che non vado da Sam. Non so se mio padre l’abbia avvisato di quello che è successo, ma il mio psichiatra non ha insistito tempestandomi di chiamate come fa di solito quando non mi vede ai nostri appuntamenti.
 
   
 
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