Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: Feisty Pants    14/01/2020    1 recensioni
SPOILER FROZEN 2
La vita dei due regni prosegue serena. Elsa, finalmente, ha scoperto la sua vera identità ed Anna governa sicura il proprio regno. La loro vita sembra proseguire tranquilla tra risate, gioco del mimo del venerdì sera, dialoghi con Kristoff, Sven ed Olaf, tra matrimonio e ricevimenti. La vita però, risulta spesso spesso cattiva e crudele e i protagonisti dovranno essere pronti a superare ogni ostacolo. Governare un regno non sarà più così semplice, fidarsi e andare d'accordo non sarà scontato ma, soprattutto, reagire al dolore si trasformerà nella missione più difficile.
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anna, Elsa, Kristoff, Nuovo personaggio, Olaf
Note: Cross-over, Missing Moments, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!, Tematiche delicate
Capitoli:
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XXIV.
PAURA
 
Molti anni prima…

Una ragazza di circa quindici anni è seduta su un grande pilastro dorato ed è intenta a pettinarsi la cascata di setosi capelli biondi che, per colpa dell’eccessiva lunghezza, toccano addirittura per terra.
La giovane è taciturna, avvolta dal silenzio di quella grande sala dalle pareti dorate. L’oro era il suo colore preferito, il colore della sua essenza, ma era anche il simbolo della sua più grande paura. La giovane era chiusa in quelle mura da ormai quattro anni e tutte le volte che ripensava all’assassinio dei suoi pari perdeva il controllo cominciando, così, a scagliare involontariamente scariche di energia contro i muri che si tingevano automaticamente d’oro. Tutta la grande sala era ormai dorata: segno, quindi, di aver dovuto affrontare quella brutta esperienza di terrore diverse volte.

“Ciao amore mio” saluta Ester entrando nel luogo misterioso e porgendo alla figlia un cesto contenente della buona frutta dall’aspetto invitante.

“Ti ho portato la merenda!” continua la madre porgendole una mela ma senza ricevere risposta.

“Grazie mamma, ora non mi va” si limita a dire con voce triste la fanciulla.

“Cosa c’è che non va?” domanda Ester preoccupata, facendo per avvicinarsi alla figlia che, prontamente, le fa segno di restare ferma dove si trova.

“Non ti muovere, o so che ti farò del male” dice con voce spezzata la ragazza che ordina con la mano di bloccarsi.

“Non ho paura di te” continua a dire Ester con le lacrime agli occhi, mentre cerca di tenere fermo qualcosa che tenta di evadere dalle sue mani.

“Ma io ho paura di me” constata la ragazza cominciando a piangere per poi estraniare ciò che la distrugge.

“Sono stanca di vivere qui! Stare rinchiusa non mi aiuta! Vivo con la paura, con l’odio che cresce dentro di me e cerca di divorarmi! Padre mi ha allontanata perché sono un mostro e da quel momento io cerco tutti i giorni di dimostrare il contrario per poter tornare da voi, invece sto solo peggiorando! Guardate queste pareti! Le ho rese io così! Sono un mostro per davvero, dovete starmi lontana anche voi” urla la giovane portandosi quelle mani così disastrose al viso sperando che possano raccogliere le lacrime senza bruciarle la faccia.

Ester non sa che cosa risponderle. Quegli anni erano stati difficili e frustranti. Jason aveva fatto dimenticare a tutti dell’esistenza della figlia e, dal momento in cui la segregò nella grotta dell’orizzonte, iniziò ad obbligare Ester a concedersi per dare al regno un erede. Ester, da ormai quattro anni, viveva nel terrore e di notte non dormiva perché troppo occupata a cercare di dare un figlio, che non desiderava, a quel marito che cercava con questo modo aggressivo e ossessivo di dimenticarsi dell’esistenza della propria primogenita. Ester provava gioia solo nel tardo pomeriggio quando, segretamente e con il consenso seppur svogliato del consorte, prendeva una barca e attraversava il mare per raggiungere l’amata figlia.

“Per questo ho qui un regalo per te” riesce a dire Ester permettendo alla creatura scalmanata custodita dalle sue mani di uscire.

Rapunzel cessa di piangere e, con gli occhi gonfi e rossi, rivolge lo sguardo a un piccolo camaleonte che, intimorito, trema e si guarda intorno spaesato.

“Ho pensato che con lui potrai sentirti meno sola. Magari riuscirai a domare il tuo potere proprio grazie all’amore che gli dovrai offrire” commenta Ester compiaciuta nel notare lo stupore sul volto della figlia che, sorridente, si china e fa segno al camaleonte di avvicinarsi. Bastano pochi secondi e il camaleonte, impaurito e confuso, avverte un senso di calore propagarsi dalle mani di Rapunzel e vi si getta immediatamente accoccolandosi su di esse. Quel gesto scalda il cuore dolente della giovane che ride di gusto, provando finalmente amore e serenità dopo tanto tempo.

In un angolo nascosto del soffitto una piccola zona perde la propria tinta dorata tornando ad assumere il suo colore naturale. Un gesto silenzioso e minuscolo che non viene colto dai presenti anche se, forse, in quel piccolo segnale, si celava la risposta e la soluzione al grande male interiore di Rapunzel.

“Lo chiamerò Pascal. È bellissimo! Grazie madre!” esclama Rapunzel felice correndo verso la madre ed abbracciandola forte. Ester stringe a sé la propria figlia, assaporandone il profumo, accarezzando i suoi morbidi capelli, beandosi e innamorandosi del suo meraviglioso aspetto fisico e immagazzinando ogni ricordo di lei. Quell’abbraccio è puro ossigeno per una donna inerme che, sottomessa al volere di un marito che l’ha ferita distruggendole il cuore, non riesce a rinnegare quel fiore magico, quella figlia amata, quel miracolo nato da lei, additato come imperfetto dagli altri ma assolutamente perfetto ai suoi occhi di madre. Ester stringe a sé la sua piccola cercando di infonderle forza e sperando in un avvenire migliore per lei anche se, purtroppo, quello sarebbe stato il loro ultimo abbraccio.

Fine del flashback

Ad Arendelle regna di nuovo la normalità. Il popolo cerca di tornare alle proprie abitudini anche se le ferite di guerra non si rimarginano facilmente.

Anna si occupa minuziosamente del proprio regno cercando di ristabilirne l’equilibrio. La regina non perde tempo al castello ma scende nelle piazze, assiste le famiglie in lutto, concede abbracci e informalità e incontra frequentemente gli alleati commerciali per poter risanare le ferite e aumentare gli aiuti per la ripresa di Arendelle.

Kristoff è fiero della donna sovrana che vede in sua moglie e la sua forza gli trasmette coraggio e determinazione per rialzarsi dopo la perdita di Sven. Per il montanaro non è semplice camminare per le strade senza dialogare con la sua amata renna o saltare sul suo dorso per intraprendere un’intima corsa verso il tramonto. Per Kristoff è ancora difficile cancellare l’abitudine di scendere alla stalla tutte le sere per donare qualche prelibata carota a Sven o per abbracciarlo in segno di conforto. Ciò che lo distrugge e lo irrita, però, è la consapevolezza di non essere ancora al sicuro, di aver condotto e vinto una guerra che, in realtà, era solo un diversivo per accumulare potere e arrivare a Elsa.

“Mi stai dicendo che Rapunzel è stata confinata in una sorta di Athohallan per tutti questi anni solo perché ha perso di vista i suoi poteri?!” afferma Anna sconvolta ascoltando il racconto della sorella che, dopo qualche giorno di meditazione, confida ai parenti la visione di Giacomo.

“Solo?! Anna! Quella pazza ha ucciso dei bambini!” commenta Kristoff muovendo le mani adirato.

“Calmati Kris! Magari lo ha fatto perché era spaventata…anche Elsa ha rischiato di uccidermi in preda alla paura e al panico!” risponde a tono Anna facendolo ragionare.

“Questo è il punto a cui volevo arrivare. Penso di aver trovato la soluzione” si intromette Elsa pronta ad illustrare il suo piano.

“Che cosa intendi dire?” domanda Anna curiosa.

“Rapunzel ha paura e si è rinchiusa in essa per molto tempo arrivando a trasformarla in rabbia. Per questo è così forte e pericolosa. Ricordi Granpapà? Anche lui mi disse che la paura è la più grande nemica dei poteri. Rapunzel ha vissuto con la paura e la solitudine per così tanto tempo che ha finito per cederle e cancellare ogni sorta di ricordo d’amore. Tiene in pugno zia Ester perché non vuole più soffrire amandola, vuole uccidermi perché mi odia per qualche motivo e vuole affermarsi sovrana e vincitrice di un passato che ha sempre scelto per lei…lo fa per vendetta, per gelosia e per riscattarsi non sapendo che, però, questo non cancellerà il suo dolore” illustra con precisione Elsa.

“Capisco, ma cosa vorresti fare? Ricordo che ti ha quasi sovrastata!” continua la minore accigliata.

“Voglio aiutarla. Conosco il suo punto debole ed attaccandola potrò farmi ascoltare. Alla fine lei è uguale a me e comprendo il suo dolore” spiega Elsa sicura di sé.

“Bene…mi stai dicendo che il futuro del regno, la vita di mia cognata e la sicurezza della nostra famiglia dipende da una tua chiacchierata con la pazza scaglia saette?!” esclama Kristoff incredulo alzandosi in piedi ed indicando Elsa.

“Sì!” risponde con semplicità la bionda.

“Io non ci sto” risponde lui arrabbiato avvicinandosi alla finestra e appoggiandosi con rabbia al davanzale.

“Kristoff? Che ti prende?! Perché dici così?” chiede Anna stranita da quello strano comportamento.

“Voi siete bravissime, coraggiose, forti e pronte a perdonare. Per una volta, però, io ho più paura e desidererei essere più cauto di voi. Quella donna ci ha rovinato la vita per un anno, non mi ha permesso di assistere al parto di mia moglie, mi ha allontanato per mesi dalla crescita di mio figlio, mi ha fatto quasi morire e mi ha sottratto Sven. Non penso che mi interessi di lei e della sua pace. Elsa, perché per una volta non puoi combatterla con i poteri senza rischiare la vita con discorsi e parole al vento?!” spiega l’uomo visivamente turbato e colmo di ira, riuscendo ad espellere i traumi dentro di sé.

Le due sorelle rimangono in silenzio ed entrambe comprendono ed accettano il dolore dell’uomo che aveva veramente perso tanti aspetti importanti della sua vita per colpa di Rapunzel.

Anna posa una mano sulla spalla della maggiore, come a volerla tranquillizzare e  bloccarle eventuali paranoie e sensi di colpa, per poi chiederle con lo sguardo di essere lasciata sola con il marito.

“Lo capisco sai…quello che dici. Sei un padre, è per questo che reagisci così” rompe il ghiaccio Anna rimanendo distante per lasciare Kristoff libero di pensare e agire come meglio crede.

“Sì. Prima ero pieno di adrenalina, ero coraggioso, desideroso di vincere per sovrastare un nemico pericoloso che stava per distruggerci il regno. Anna, ti rendi conto, invece, che tutto questo è avvenuto per colpa di un capriccio di una pazza?! Mi ha ucciso Sven, mi ha allontanato da Giacomo…non riesco a perdonare”

“Lo so e hai ragione tu. Ti chiedo scusa se io ed Elsa siamo così testarde, ma sposandomi hai accettato di conoscere anche il passato della mia famiglia e tu sai quanto io e mia sorella teniamo ai nostri ricordi e alle nostre radici. Zia Ester è stata una figura essenziale durante la nostra infanzia e saperla succube di una ragazza che, in realtà, si comporta così per colpa dei suoi poteri ingestibili, mi stringe il cuore e mi rende vogliosa di aggiustare le cose. Lo so che è difficile…ma se dovesse succedere anche a noi un giorno?” lo stuzzica Anna dirigendosi verso il letto con le braccia conserte e lo sguardo chino.

“Che cosa intendi dire?!” chiede Kristoff preoccupato girandosi di scatto dopo quell’ultima affermazione della consorte.

“Guarda Giacomo. Ora è lì, tranquillo e sereno che riposa nella sua culla. Un giorno gli dovremo spiegare l’origine dei suoi poteri e aiutare a domarli nel modo giusto. Non so come faremo ma sicuramente non lo ostacoleremo. Pensa se non ci comportassimo nel modo giusto! Rapunzel è cresciuta sentendosi diversa senza che nessuno le spiegasse il suo potere, sotto minaccia si è manifestata uccidendo delle persone e macchiandosi l’anima inconsciamente e, come ciliegina sulla torta, è stata dimenticata dalla famiglia e dal regno e segregata in una grotta. Se un giorno dovesse succedere anche a Giacomo? Se per qualsiasi motivo lui combinasse qualche pasticcio? Come ti comporteresti?”

Quell’ultimo ragionamento così maturo di Anna scuote profondamente Kristoff che, finalmente disposto a ragionare, si avvicina alla culla del proprio bambino e si siede accanto a lui sul letto, meditando ancora quelle ultime parole. Anna aveva ragione: crescere una persona con dei poteri magici non doveva essere per nulla facile e non potevano immaginarsi i futuri sbagli o errori propri o di Giacomo stesso. Kristoff ammira il suo piccolino dalle guance rosee e i capelli biondi profondamente addormentato e, nonostante i suoi poteri, lo ama per quello che è. Come si può rinnegare il proprio figlio e abbandonarlo? Alla fine Rapunzel aveva vissuto proprio questo.

“Io non lascerò mai Giacomo da solo” afferma Kristoff accarezzando delicatamente la guancia calda del piccolino e sorridendogli amorevolmente.

“Esatto…allora lascia che Elsa provi a non lasciare da sola una persona che, anche se lo nega, è solo desiderosa di compagnia ed amore” conclude Anna per poi avvicinarsi al marito e intrecciare la mano alla sua.  

 
 
  
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