Anime & Manga > Fairy Tail
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Autore: Ray Wings    16/01/2020    1 recensioni
Non c'era al mondo persona che non conoscesse Fairy Tail. La gilda simbolo di Magnolia vantava tra i suoi membri alcuni dei maghi migliori dell'intero continente. Ma ogni medaglia ha due facce e se Fairy Tail ne aveva una sublime, abbagliante, dall'altro lato portava solchi indelebili, segreti che mai sarebbero dovuti uscire da quelle mura. Fairy Tail era nata anche per quello: proteggere, curare, perché la felicità, talvolta, non è altro che una maschera di ferro fusa sulla carne.
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«Sai cosa significa il mio nome?»
«Conoscendo tuo padre, penso non sia qualcosa come "fiore di campo", vero?»
«Sai bene che non ha mai avuto tutto questo riguardo nei miei confronti. Priscilla... è un nome così freddo».
«Qual è il suo significato?»
«Prova a pensare a qual è il mio significato»
«Che ne dici se invece io ti chiamassi Pricchan?»
Una risata candida e timida, gli occhi adornati di una dolce malinconia, imbrattata di un amore che neppure il tormento di quegli anni era stato in grado di sradicare.
«Sembra il verso di un animaletto».
~ Priscilla deriva dal latino Priscus il cui significato è: "antico" ~
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Luxus Dreher, Mistgun, Nuovo personaggio, Wendy
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Incest
Capitoli:
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L'ultimo desiderio




Varcarono la soglia del pub e furono in molti ad illuminarsi, nel vederli entrare.
«Eccola!» esclamò Lucy.
«Ti aspettavamo» sorrise Mirajane.
«Sei riuscito a trovarla, meno male!» esclamò anche Lisanna.
Una serie di frasi ed espressioni che pian piano riuscirono a far sciogliere i nervi di Priscilla. Non ci aveva creduto in un primo momento, alle parole di Bickslow ed Evergreen. Le aveva credute solo scuse per convincerla ad andare con loro, forse per convincere anche suo padre che non era sola e perciò avrebbe dovuto temerli, ma vederli realmente in quegli atteggiamenti dava a quelle parole una consistenza diversa. Loro l'aspettavano realmente, si erano veramente preoccupati e davvero Laxus era andato a cercarla per quei motivi. Aveva cercato a lungo la solitudine, quel giorno, credendo che così avrebbe potuto proteggerli, che tutto quel dolore non li avrebbe contagiati, ma ora che tornava con quella sofferenza tra le dita e li vedeva così calorosi il freddo che aveva sentito sulla pelle si sciolse. I loro sorrisi, tutti i loro sorrisi, li scrutò uno a uno e ne fece tesoro. Persino la minaccia di suo padre si crepava di fronte a tutti quei sorrisi, le ombre che l'avevano attanagliata e soffocata rimpicciolirono improvvisamente. Si ritrovò a sorridere timidamente senza che neanche se ne accorgesse e semplicemente mormorò: «Scusatemi».
Laxus la lasciò scivolare via dalla propria presa nell'istante in cui Cana le si avvicinò, appoggiandosi a lei forse più per sorreggere se stessa che per abbracciarla.
«Sei già ubriaca, Cana?» ridacchiò Priscilla, guardando il suo viso arrossato. 
«Lo era anche quando siamo partiti noi per venirti a cercare» sussurrò Evergreen, avvicinandola dall'altro lato. 
«Sciocchezze!» esclamò Cana a voce decisamente troppo alta, cosa che divertì ancora Priscilla. «Siediti con me, amica confidente!» disse trascinandola via.
«Confidente?» sussultò Priscilla, preoccupata per cosa le sarebbe successo nel restarle accanto. Ma in quel momento Natsu e Gray, in piena lotta cominciata chissà quando, gli caddero davanti e distrussero il tavolo dove erano dirette facendo un gran casino. 
«Natsu! Bastardo!» ringhiò Cana, frustrata, e gli tirò calci in faccia mentre era ancora steso a terra intento a prendersela con Gray. 
«Marmocchi! Smettetela subito o distruggerete anche questa locanda!» ruggì Makarov da un altro tavolo e l'ombra di Erza si fece improvvisamente possente e imponente, mentre ruggiva sui due: «L'avete sentito il master?»
Gray e Natsu si abbracciarono improvvisamente, rabbrividendo di fronte alla donna, e cominciarono a balbettare qualcosa sull'essere in realtà grandi amici. Elfman si alzò in piedi sul tavolo, stimolato da chissà che cosa, e ruggì che le risse tra amici era cosa da uomini. Mirajane gli comparve a fianco e con candore gli disse di scendere dal tavolo e sedersi composto. Gajeel sbuffò qualcosa contro Natsu e sul fatto che facesse sempre casino, cosa che portò Natsu a reagire e i due cominciarono a litigare... di nuovo. Si sarebbe unito volentieri anche Gray, ma Lluvia aveva cominciato a delirare su quanto fosse sexy dal momento che si era ritrovato senza vestiti e si era aggrappata a lui. Levy sospirò, poco lontano, borbottando che almeno gli slip poteva tenerseli e Jet e Droy intervennero, gelosi, brontolando contro Gray e le sue manie di protagonismo. Scene quotidiane, in una gilda che ormai era più una famiglia, e per quanto Priscilla cercasse di prenderne le distanze, non sentendosi degna di tutto quello, non poteva far a meno di sorridere di fronte a quei soliti eventi. Cana aggrappata a lei la spingeva a bere, Erza bullizzava Natsu e Gray, Natsu se la prendeva sempre con tutto e tutti, Gray perdeva ogni dignità non appena si distraeva. Lucy, Levy, Lisanna, Mirajane ma anche Jet e Droy, Wakaba e Macao, ora persino il piccolo Romeo che era cresciuto così tanto, e la nuova arrivata Asuka, per non parlare dei Raijinshuu sempre così attenti e affezionati. Tutti avevano qualcosa da regalarle, tutti riuscivano con qualche bizzarro incantesimo ad afferrare un lembo di quell'oscurità che l'accecava e la strappavano via, senza fatica. Un pezzo alla volta, fino a quando magicamente non tornava ad essere serena, addirittura felice. E poco importava se istanti prima si era sentita in procinto di cadere nella follia più disperata, poco importava se aveva provato l'accecante paura della morte, bastava veramente così poco e persino lei riusciva a sorridere. Di nuovo. Si portò timida una mano alle labbra, come se non avesse voluto dar corda a quell'emozione, come se avesse voluto nascondersi, e ci sghignazzò all'interno divertita dall'ennesimo delirio sull'essere uomo di Elfman e dal litigio che ancora nasceva tra Natsu e chiunque gli si parasse davanti. 
Era incredibile la facilità con cui Fairy Tail fosse in grado di risollevarle il morale e ancora una volta, come in passato, a trascinarla dentro quella gilda era stato Laxus. L'aveva fatto già da bambini, quando correva nella sua stanza, la prendeva per mano e la trascinava alla gilda di suo nonno per andare a salutare gli eroi che tornavano dalle loro missioni. Le raccontava con entusiasmo tutto quello che facevano, le storie dei membri, i loro poteri. Da piccolo era un vero appassionato di Fairy Tail, un piccolo fan esuberante che trascinava l'apatica sorella ovunque andasse nella speranza di coinvolgerla in quelle emozioni. E ci riusciva. Ci riusciva sempre. Ci era riuscito anche quando superati i dieci anni si erano ufficialmente uniti anche loro, Laxus per realizzare un sogno, Priscilla solo perché lui gliel'aveva chiesto per poter lavorare insieme. Ci era riuscito persino quando una decina d'anni dopo si erano ritrovati a litigare, quando lui aveva lasciato la gilda chiedendole esplicitamente e obbligandola a restare insieme a loro. Laxus conosceva il potere curativo di quelle persone, i sentimenti che erano in grado di trasmettere, e aveva sempre fatto di tutto per dare tutto quello anche a lei, leggendo fin da bambini all'interno dei suoi occhi una tristezza incurabile. Fairy Tail riusciva a farla sorridere, Fairy Tail era capace di eliminare l'oscurità dal suo cuore, e per questo lui continuava a prenderla per mano e portarcela. Esattamente come quella sera. Anche se crescendo era diventato più burbero e meno allegro, esattamente l'opposto di quello che era da bambino, comunque non aveva perso il suo desiderio di proteggere sua sorella... fino alla fine del temporale. 
Un pensiero che le scaldò il petto, nell'istante in cui si rese conto di ciò che Laxus aveva appena fatto per lei. Non solo l'aveva salvata da quel terribile incontro, non solo l'aveva protetta e aveva promesso di farlo ancora, ma l'aveva portata laddove sapeva che ogni male sarebbe stato curato, come una medicina. L'aveva consegnata nelle mani dei suoi compagni, si era fatto da parte lasciando a Fairy Tail il compito di sistemare le cose perché ben sapeva che ci sarebbero riusciti. E dall'angolo della stanza, dove adesso era seduto a bere un boccale di birra, la guardava, come ad assicurarsi che tutto andasse secondo i piani. Anche se si era fatto da parte lasciandola nelle mani di Cana e degli altri, riusciva a sentirlo il calore del suo abbraccio, il suo sussurro, l'eco di un ricordo che tornava a distanza di anni: "C'è qualcosa che ti preoccupa, sorellina? A me puoi dirlo. Sono forte, lo sai! Se qualcosa ti fa soffrire me ne occupo io!"
Il sorriso, ora, non sembrava intenzionato a lasciarle il volto. Girò appena gli occhi, superando con lo sguardo il braccio di Cana che aveva ancora avvolto sulle spalle, cercando Laxus dietro di sé. Lo trovò seduto a bere, ma con lo sguardo fisso su di lei, un'attenzione che le fece battere il cuore e con le guance lievemente arrossate per l'emozione dedicò a lui uno dei suoi sorrisi, per ringraziarlo. Laxus alzò il boccale, portandoselo alle labbra, ma lei riuscì comunque a vederlo, anche se nascosto, l'angolo delle labbra tirate in un sorriso di risposta. Le ci volle qualche secondo per staccare lo sguardo da lui e quando lo fece le sue guance erano ancora più arrossate, l'emozione negli occhi ancora più evidente, il batticuore praticamente incontrollabile... e al suo fianco Cana, Lucy, Happy, persino Lisanna e Levy la guardarono sghignazzanti. 
Quando erano arrivate non seppe dirlo, ma almeno riuscirono a contenersi un po' e non farsi sentire troppo quando in coro arrovelarrono la lingua in quella osservazione che pareva più un'accusa: «Lui ti ppppppppiace».
«Iiiiich» non seppe cosa stesse a significare, la sua gola aveva semplicemente generato quel suono nel misto tra il panico e la vergogna, mentre diventava tanto rossa che avrebbe potuto benissimo fare invidia al fuoco di Natsu. 
«Ich?» chiese Cana, arricciando il naso.
«Sembrava un topolino» scoppiò a ridere Lisanna, trascinando in quell'ondata di divertimento anche il resto delle sue amiche. 
«Bene, ora che ci siamo tutti!» esclamò Makarov, dall'altro lato della locanda, saltando su di un tavolo. Alzò il suo boccale per aria, dando enfasi al discorso che avrebbe appena effettuato. «Ascoltatemi bene!» agitò il bicchiere e qualche goccia di birra volò in giro. «La sconfitta di oggi è il punto di partenza per la vittoria di domani. Ci rialzeremo e faremo vedere a tutti cosa siamo in grado di fare. Noi non sappiamo cosa significa arrendersi! Diventeremo i numeri uno di tutta Fiore!» gridò tanto che la voce gli gracchiò, ma questo non gli impedì di esaltarsi sempre più trascinando in quell'euforia anche tutto il resto della sua gilda. Le urla non si placarono, le risate si fecero più intense, cibo e alcol vennero ordinati in continuazione, senza mai fermarsi. Anche senza musica, c'era chi si mise a ballare, chi a cantare. Natsu sfidò Max in una rissa e vinse senza alcuna difficoltà, cosa che lasciò sconvolti alcuni membri visto che appena tre mesi prima si erano sfidati di nuovo e Max aveva quasi avuto la meglio. Gray continuava a spogliarsi con Lluvia che usciva di testa tutte le volte, inutile era brontolarlo. Persino Makarov, completamente ubriaco, si ritrovò senza maglia a ballare insieme a Visitor. Gajeel si alzò in piedi non appena vide Natsu vittorioso e decise di prendere parte alla sfida, sempre in eterna rivalità con il Dragon Slayer del fuoco. 
«Sarò io il tuo avversario!» decretò, alzandosi in piedi.
«Lascia perdere» sospirò Laxus, dietro di lui. «Ogni scherzo con Natsu finisce sempre male».
«Oh-oh» esclamò Gajeel e cominciò a picchiettare sulla testa di Laxus con una mano, come avrebbe fatto con un cagnolino. «Da quando sei diventato un pacifista, Laxus?»
«Come se fosse mai stato tipo da prendere parte alle risse» sghignazzò Priscilla, al suo fianco. Aveva bevuto un po' insieme a Cana, a cui si erano uniti poco dopo Bickslow e Evergreen, ma non aveva esagerato come loro e li aveva perciò infine lasciati moribondi al loro tavolo mentre lei si era avvicinata a qualcuno di ancora sobrio abbastanza da poterle fare compagnia. Beveva ancora, aveva le guance arrossate a testimoniare la sua ubriachezza, ma riusciva comunque a restare lucida abbastanza da comprendere cosa avesse attorno. «Laxus-dono è superiore a voi insetti per unirsi a simili futilità, dico bene?» ridacchiò, prendendo in giro il fratello che a volte era anche troppo silenzioso per i suoi gusti. Laxus si limitò a corrucciarsi, non capendo se provava più fastidio verso i colpi di Gajeel che continuavano a scendere sulla sua testa, o le provocazioni di Priscilla. Fried, seduto di fronte a loro, balzò in piedi torvo in viso urlando: «Bastardo! Come osi comportarti così con Laxus? Hai appena ferito l'orgoglio delle sue guardie del corpo, il commando del Dio del tuono! In formazione!» gridò a dei compagni troppo moribondi persino per rispondergli. Priscilla lo fulminò, chiaramente infastidita, infine alzò una mano e cominciò a picchiettare sulla testa di Laxus, lasciata in pace da Gajeel appena qualche secondo prima perché trascinato via da Levy.
«Che stai facendo?» sobbalzò Fried, furioso e sconvolto. 
«Sto ferendo il tuo orgoglio» disse esplicitamente Priscilla e Fried si corrucciò sempre più, arrivando a digrignare i denti dal nervoso. Era pronto a saltarle al collo e forse sbranarla, quando la sentì squittire. Laxus con lei si permetteva di avere reazioni ben diverse da quelle che avrebbe avuto con qualcun altro, per questo aveva cercato di ignorare la molestia di Gajeel ma non quella di Priscilla. L'aveva afferrata per il collo, avvolgendola sotto al proprio braccio, e come altre volte l'aveva bloccata, quasi strozzata, tra il bicipite e il petto. Lei si agitava, si dimenava, cercava di tirare via la testa bloccata in quella scomoda e sottomessa posizione, ma Laxus era decisamente più forte e neanche si scomponeva nonostante l'anguilla che aveva sotto braccio. Continuò a bere e a mangiare, ignorando il fracasso che faceva la ragazza e le minacce che gli rivolgeva nella speranza che la liberasse. Fried la guardò soddisfatto, sghignazzando malignamente, e questo la infuriò ancora di più. Lanciò un'occhiataccia a Laxus, intento a bere con superiorità mentre la teneva ancora bloccata sotto la sua ascella. Alzò un braccio e diede un rapido colpo dietro al bicchiere, sbilanciandolo in avanti e finendo col rovesciare il contenuto sul viso e sulla camicia del ragazzo. Sghignazzò divertita e orgogliosa della riuscita della sua vendetta, guardando il volto di Laxus che si guardava sorpreso la camicia ora zuppa di birra. Fulminò la sorella, ancora bloccata, e palesemente irritato finì di svuotare il boccale sopra la sua testa ignorando le sue urla di ribellione. Fried scoppiò a ridere fragorosamente, reazione eccessiva ma necessaria a sottolineare la sconfitta di quella che era stata sua nemica per i precedenti cinque minuti. In qualche modo il Commando del Dio del tuono aveva avuto la meglio, anche se lui non c'entrava niente, ma questo bastava a inorgoglirlo. 
Finalmente Priscilla venne lasciata libera e guardandosi la maglia fradicia per la birra che ancora le gocciolava dalla testa si mise a piagnucolare insulti verso Laxus in maniera decisamente infantile. 
«Così impari a metterti contro i Raijinshuu!» decretò Fried, orgoglioso.
«Ma non ne facevo parte anche io, adesso?» chiese lei, alternando il pianto lamentoso alle occhiatacce che mandava a quello che stava diventando un vero e proprio rivale. 
«Sei espulsa!» decretò lui, puntandogli un dito contro.
«Non hai potere decisionale in merito!» ruggì Priscilla.
«Laxus, a te l'ultima parola!» annuì Fried convinto.
«Che scocciatura che siete, smettetela con tutto questo chiasso e fate quello che volete» sospirò Laxus, scocciato, e Fried annuì convinto e felice come se quello avesse dato ragione a lui. 
«Non annuire come se avessi vinto tu, non è ancora stato deciso niente!» lo rimproverò Priscilla, ma Fried la ignorò e si avvicinò a Laxus gongolante, brandendo un fazzoletto. «Vuoi che ti aiuti ad asciugarti, Laxus?» chiese notando la sua camicia ancora umida per la birra rovesciata. 
«Non ignorarmi!» ruggì ancora Priscilla e volando sulle gambe di Laxus, allungò un piede per centrare la faccia di Fried, mentre con le braccia avvolgeva il collo del biondo e gli stringeva la testa al petto in una sorta di abbraccio protettivo. «E tieni le tue manie da donnicciola lontano dal mio Laxus, hai capito? Vai a flirtare con qualcun altro!» una palese gelosia che non era riuscita a tenere segregata, troppo annebbiata dall'alcol che stava tracannando da tutta la sera.
«Mio?» mormorò Laxus, sorpreso, ma nessuno dei due gli diede ulteriore ascolto, troppo impegnati a litigare e colpirsi come due bambini che bisticciavano per il loro giocattolo preferito. Fino a quando, di punto in bianco, Priscilla non si addormentò lì dov'era subito dopo aver tirato il calcio definitivo che era stato in grado di sfruttare l'ubriachezza di Fried e stenderlo colpendolo sulla fronte. Neanche avvisò o si spostò, semplicemente si appoggiò alla spalla di Laxus, restò avvinghiata al suo collo, seduta sulle sue ginocchia, e cominciò a russare di punto in bianco. 
«Quindi ora toccherà a me portarti in hotel» sospirò dopo qualche minuto Laxus, alzandosi e tenendo Priscilla in braccio. La maggior parte dei suoi compagni ormai era a terra, chi più o meno ubriaco, i restanti erano invece quelli ancora vispi abbastanza da bisticciare e fare gare tra loro, altri invece già se n'erano andati assonnati. Per questo passarono abbastanza inosservati quando se ne andarono. Priscilla dormì profondamente per tutta la durata del viaggio e continuò a dormire anche quando arrivarono alla loro stanza di hotel. Nonostante la tarda ora furono i primi ad arrivare: Lluvia era rimasta alla locanda per stare insieme a Gray, nonostante fossero ormai entrambi esausti. Gajeel si era addormentato su un tavolino e probabilmente sarebbe stato l'ultimo a tornare, quando i locandieri stessi l'avrebbero sbattuto fuori per chiudere il pub. Mistgun era sparito da quel pomeriggio e non si era più visto, probabilmente in giro per cercare informazioni su quella fantomatica fonte magica simile a quella di Zeref. Laxus si chiuse la porta alle spalle e si avvicinò al letto di Priscilla, dove ce la poggiò sopra. Si tolse il cappotto dalle spalle e si annusò la camicia, corrucciandosi: l'odore di alcol era terribile. Così come lo era lui sicuramente lo era anche Priscilla, che aveva fatto un vero e proprio bagno di birra per colpa sua. I suoi capelli, oltretutto, erano ancora bagnati fradici e la maglia umida. 
«Ti prenderai un raffreddore a dormire in quelle condizioni» disse avvicinandosi a lei. La prese per una mano e la tirò su, cercando di farla alzare, ma lei continuò a dormire profondamente. 
«Non ci credo che tu stia dormendo a tal punto. Forza, svegliati» le disse provando a scuoterla, senza successo. Sbuffò e fece un verso lamentoso, prima di piegarsi e raccoglierla dal letto. Se la caricò su una spalla e si avviò verso il bagno, dove aprì l'acqua della doccia.
«Ultima chance per svegliarti e fare da sola, ti avverto!» le disse provando ancora a scuoterla e chiamarla. «L'hai voluto tu» disse infine, stufo di provarci, e tenendola sollevata da sotto le braccia la mise sotto il getto dell'acqua fredda. Come sperava quello bastò almeno a svegliarla e urlando per l'acqua congelata Priscilla cominciò a dimenarsi. Si liberò dalla presa di Laxus e cercò di fuggire via, finendo però con l'incespicare sui suoi stessi piedi e cadere addosso al ragazzo. Lui non si arrese e la spinse nuovamente sotto l'acqua, mentre lei si avvinghiava alla sua camicia tanto che avrebbe potuto strappargliela.
«È gelata!» pianse.
«Ti aiuterà a farti passare la sbornia!» le disse, spingendola via nuovamente.
«Perché vuoi torturarmi così?» pianse ancora, aggrappandosi alla tenda della doccia e cercando di usarla come corda per uscire. 
«Devi darti una ripulita, non puoi metterti a letto in queste condizioni» la rimproverò ancora. 
«È stata colpa tu-kyah!» urlò infine, scivolando sul pavimento bagnato della doccia e finendo a terra sotto lo sguardo spaventato di Laxus. Si inginocchiò vicino a lei, guardandola mentre si metteva a sedere, e chiese preoccupato: «Stai bene?»
«Sono scivolata e mi sono fatta male» scoppiò a piangere, come una bimba a cui si era appena sbucciato il ginocchio. Un atteggiamento infantile, amplificato dai fumi dell'alcol che palesemente ancora l'accecavano, anche se per lo meno ora era sveglia. Laxus sospirò, rassegnato, anche se in parte quella scena lo divertiva in realtà. Si tirò su le maniche della camicia e sistemò la temperatura dell'acqua che ancora le cadeva addosso, facendo in modo che fosse calda abbastanza da essere almeno tollerabile. Prese del sapone e sporgendosi appena all'interno della doccia lo rovesciò sulla testa di Priscilla, che seduta a gambe incrociate minacciava nuovamente di riaddormentarsi da un momento a un altro.
«Non dovresti bere così tanto se non sei in grado di reggerlo» le disse cominciando a strofinarle la testa e lavarle i capelli per toglierle l'odore dell'alcol. 
«Non sono ubriaca, ho solo la testa che gira un poco» biascicò lei, lasciandosi massaggiare la testa. «E tanto sonno» aggiunse infine. 
«Sono esattamente i sintomi di una sbornia, lo sai?» ridacchiò lui, finendo di lavarla e alzandosi a prendere il doccino glielo puntò sui capelli insaponati. 
«Tieni gli occhi chiusi» le disse, cercando comunque di evitare che il sapone le andasse in faccia. 
«Ma così mi addormento» disse lei, ciondolando in avanti con la testa.
«Non addormentarti» le disse lui, semplicemente, come se quell'ordine fosse bastato. 
«Laxus» biascicò ancora e lui rispose con un semplice: «Mh?» troppo impegnato in quel compito arduo, visto che lei non pareva collaborare nemmeno un po'.
«Perché mi sto facendo la doccia da vestita?» chiese e afferrandosi la maglietta cominciò a sollevarsela. Laxus sobbalzò e lasciò andare il doccino di colpo, allungando le mani verso le sue per impedirle di proseguire, balbettando un imbarazzato: «A-aspetta! Pricchan!»
Il doccino lasciato andare così bruscamente cadde nel vuoto e colpì sfortunatamente la ragazza sulla nuca, prima di ondeggiare incontrollato, sparando acqua ovunque.
Lei scoppiò nuovamente a piangere come una bambina e portandosi una mano alla testa gridò: «Mi hai fatto male? Perché?»
«N-non l'ho fatto apposta» balbettò lui, ancora rosso in volto per l'imbarazzo. Priscilla allungò una mano alla sua sinistra, prese il doccino ancora incontrollabile, e lo puntò al viso di Laxus con lo sguardo di chi aveva chiaramente intenzione di fargliela pagare. Lui non si scompose, rimase a subire per tutta la durata dello scherzo, cercando semplicemente di non abbassarsi al suo stesso livello e cercando di restare il più calmo dei due. Si alzò, si allungò alle manopole dell'acqua e la chiuse semplicemente. Prese poi per mano Priscilla e la tirò via dalla doccia, facendola sedere sulla tavoletta chiusa del water. Le fece cadere sulla testa umida un asciugamano e cominciò ad asciugarla. Stranamente Priscilla restò ferma e calma per tutta la durata del trattamento, forse troppo addormentata per dire o fare altro. Con un phon terminò infine l'operazione nonostante la testa ciondolante di Priscilla minacciasse di crollare a terra da un momento a un altro.
«Vado a prenderti dei vestiti asciutti. Mi allontano solo un minuto, cerca di restare sveglia» le disse e lei obbediente rispose solo con un mormorato: «Ok».
Laxus uscì dal bagno e si avvicinò alla valigia di Priscilla, vicino al suo letto. L'aprì, cercò al suo interno quello che poteva sembrare un pigiama e giusto quando stava per richiuderla e tornare indietro sentì un fracasso provenire da dentro il bagno. Spaventato, corse indietro e trovò Priscilla stesa a terra, caduta, insieme a un portasaponette che si era trascinata giù dal lavandino nel movimento. 
«Mi sono fatta male di nuovo» pianse nuovamente e Laxus, per quanto preoccupato, non riuscì a non sorridere divertito dal suo modo di fare imbranato e impacciato. «Ohy, ohy» ridacchiò, inginocchiandosi vicino a lei per aiutarla a rialzarsi. «Ti avevo detto di non addormentarti» le disse, accarezzandole la testa nella speranza di calmarla un po'.
«E non ci sono riuscita!» piagnucolò. 
«Sei proprio una stupidina» ridacchiò ancora e le porse i suoi vestiti asciutti.
«Dai, cambiati che ti porto a dormire» le disse e lei cominciò immediatamente a sollevarsi la maglietta per sfilarsela, mormorando un semplice e abbattuto: «Ok».
Rosso in volto, Laxus si coprì gli occhi con una mano e si voltò dall'altro lato rapidamente. «Potresti almeno aspettare che esco!» la rimproverò, ma lei lo ignorò e con grande fatica riuscì a togliersi la maglia. Prese quella del pigiama che Laxus ancora le porgeva e gli lasciò in mano quella bagnata, appena tolta. Se la infilò e infine, seduta a terra e con gran fatica riuscì a togliersi anche i pantaloni. Ma non si mise quelli asciutti che Laxus, ancora voltato dall'altro lato, le porgeva. Si alzò in piedi e barcollò verso l'uscita del bagno, poggiandosi addirittura al ragazzo che era in ginocchio davanti a lei, per aiutarsi. Laxus fu costretto ad aprire nuovamente gli occhi, per cercare di capire che stesse combinando, e si allarmò quando la vide uscire dal bagno con solo una maglia addosso. 
«Ferma!» le disse, prendendola per le spalle e tirandola nuovamente dentro.
«Voglio andare a letto» disse lei.
«Condividiamo la stanza anche con Gajeel e Mistgun, non puoi andartene in giro senza pantaloni!» la rimproverò sul ciglio della porta. 
«Non è vero, non ci sono, guarda» lamentò lei, capricciosa, indicando la stanza da letto vuota. 
«Torneranno tra poco» rispose Laxus, arreso all'idea che non sarebbe stato semplice con lei quella sera. «Avanti, mettiti questi» le ordinò, alzando i pantaloncini del pigiama e mostrandoglieli.
Priscilla sbuffò più per la fatica che per disobbedienza, e si accasciò tra le braccia di Laxus, mormorando: «Mi aiuti?»
«Aiutarti?» arrossì nuovamente chiedendosi che genere di aiuto si aspettasse. Erano fratelli, questo genere di consapevolezza era stata certamente maggiore in passato, quando era abituato ad averla in casa ogni giorno. Forse era colpa degli anni passati lontani l'uno dall'altra, o forse semplicemente l'aver ricordato chi e cosa fosse realmente, o ancora poteva essere semplicemente dovuto al fatto che ormai entrambi erano belli che adulti sia nel corpo che nell'atteggiamento. Qualunque fosse il motivo, il risultato non cambiava: anche se si sforzava di pensare che fosse sua sorella, e perciò quel genere di pensieri erano certamente sbagliati, non riusciva a non vederla comunque come una donna. Una donna dal corpo neanche troppo male. E lei, con quella sua ingenuità e totale mancanza di pudore, non lo aiutava nel tentativo di rimettere i pensieri sui giusti binari. 
«Ho tanto sonno, Laxus» mormorò lei, roteando tra le sue braccia e aggrappandosi così al suo collo. Si lasciò cadere, abbandonandosi alla stanchezza, e Laxus fu costretto a sorreggerla per evitare che cadesse a terra. Le sua braccia morbide intorno alle sue spalle, la testa poggiata sul suo collo, la prese per la vita con tale foga e rapidità che parte della maglietta si sollevò costringendolo a poggiare le mani sulla pelle nuda dei fianchi. «Aspetta... Pricchan. Vestiti prima!» provò a balbettare, sempre più imbarazzato. 
«Voglio andare a letto» biascicò già con gli occhi chiusi, per poi sorridere allegra e aggiungere: «Vieni a letto con me?»
Cominciò a essere decisamente troppo persino per lui. Si corrucciò e cominciò a fare uno sforzo disumano per riuscire a controllare ogni sorta di immagine che gli nacque in testa di fronte a quell'assolutamente ambigua frase e situazione. 
Era così ingenuamente provocante anche in passato? La ricordava, sì, quanto gli stesse vicino. Dove andava lui, lei lo seguiva, qualsiasi cosa faceva ce l'aveva sempre attorno. Ma non aveva ricordi di una Priscilla tanto esagerata né tantomeno coinvolta in simili atteggiamenti. Quando era successo che fosse diventata tanto scostumata?
Cominciò a passare in rassegna una serie di nomi, cercando a chi dare la colpa. Cana, sicuramente, non era una buona amicizia. L'aveva portata sulla via dell'alcol e non era mai stata una donna tanto pudica, probabilmente era stata la sua vicinanza a rendere Priscilla così tentatrice. Probabilmente anche Lucy aveva fatto la sua parte, era abbastanza rinomato quanto fosse legata alla sua femminilità e quanto le piacesse sedurre gli uomini. Per non parlare di Erza, che in quanto a sensualità era una maestra. Certo era che fosse palese che Priscilla non lo stesse facendo di proposito, ma avere accanto persone che l'avessero portata sulla strada della femminilità sicuramente aveva le sue colpe. 
«Sei fradicio» mormorò lei, aprendo un occhio e fissando la sua camicia bagnata. 
«Mi hai puntato addosso l'acqua della doccia, ricordi?» rispose lui, irritato più per quanto stesse accadendo che per la frase in sé.
«Spogliati, non puoi venire a letto così» biascicò lei, infilando un dito all'interno della sua camicia e sbottonandolo lentamente, con quel poco di forza che aveva. Un tocco, quello del suo dito che gli sfiorava delicatamente il petto, che certo non aiutò il suo autocontrollo. Non in un momento come quello. Afferrò la sua mano, per fermarla, e si voltò verso di lei pronto a lamentarsi che avrebbe potuto fare benissimo da solo, ma non riuscì a dire nemmeno una parola. La mano destra di Priscilla era ora più salda dietro la sua nuca, con la forza sufficiente a tirarlo verso di lei. Alzata in punta di piedi, raggiunse le sue labbra prima che potesse parlare, chiudendole in un assurdo bacio rubato. 
Era stato un gioco fino a quel momento, strano, particolarmente realistico e coinvolgente, ma pur sempre un gioco. Un gioco di fraintendimenti, con una Priscilla ingenua che stuzzicava la fantasia di un Laxus fin troppo maturo e sveglio. Un uomo e una donna che si lasciavano andare a stupidi scherzi, lei spontanea fin troppo lui certamente malizioso ma all'interno di un limite che mai si sarebbe sognato di varcare. Era stato a tratti divertente, sicuramente la mattina dopo ci avrebbe anche riso su se si fosse fermato a ripensarci, a quanto la sua sorellina fosse ingenua e per niente pudica. Avrebbe dato la colpa al suo carattere infantile, ai suoi sentimenti legati a una relazione vecchia di anni, quando erano bambini e facevano addirittura il bagno insieme. Avrebbe dato la colpa alla sua mascolinità, era abbastanza adulto ormai da comprendere certi meccanismi ed erano passati anni da quando nella prima adolescenza aveva cominciato a capire cosa significasse provare attrazione per un corpo femminile. Avrebbe dato colpe di cui avrebbe riso, imbarazzato, perché tutta quella situazione era al limite del ridicolo, una barzelletta. 
Ma quello...
Non c'era niente di divertente, niente di ingenuo, di stupido, di imbarazzante. Poteva dare tutte le colpe che voleva sia a se stesso che a lei, per aver creato una serie di equivoci di cui ci aveva creduto davvero. Solo equivoci. E forse lo erano davvero, certo Priscilla non sembrava nelle condizioni di ragionarci troppo su. Ma c'era qualcosa di disperato in quel gesto del tutto incomprensibile per uno come lui che aveva sempre creduto, fin da bambino, che quella ragazza non fosse altro che un legame di sangue come altri. Ogni cosa era appena crollata e la cosa che lo colpì di più fu che non ci fu bisogno di chiedere spiegazioni: era come se l'avesse sempre saputo.
"Sono stata creata per occuparmi di te, del tuo potere" non era nata come una sorella, non era mai stata progettata per quello. Non era stata progettata per provare un simile sentimento, per essere legata a una simile relazione. Lei era stata creata solo per stare al suo fianco. 
"Mi presentò a te e al mondo come tua sorella minore, per evitare che facessero domande scomode" non lo era mai stata sul serio, lei l'aveva saputo da sempre. E mentre nella sua mente venivano instillate false immagini di una sorellina che in realtà prima dei tre anni non era mai nemmeno esistita, lei aveva sempre saputo, fin dal principio, quale fosse la loro diversità, quali fossero i loro rispettivi ruoli.
C'era qualcosa di disperato in quel bacio, come fosse stato l'ultimo desiderio di condannato a morte. 
Qualcosa che aveva sacrificato a lungo, qualcosa che forse nemmeno sentiva di meritare, qualcosa che le era proibito ma che si era voluta concedere in quello strappo di tempo di pochi secondi tanto annebbiati da sembrare un sogno. Aveva bevuto, aveva riso, aveva abbandonato ogni pensiero, ma non aveva ancora dimenticato. Lo sentiva dentro sé, la mano soffocante di suo padre che l'avrebbe uccisa da un momento a un altro. Laxus poteva combatterlo quanto voleva, ma non sarebbe riuscito a salvarla. Quel bacio avevano lo stesso sapore delle ultime parole di un condannato prima della morte. Non ebbe coraggio di allontanarla, non ebbe coraggio nemmeno di chiederle perché lo avesse fatto. La guardò mentre nel completo silenzio, col volto apatico di chi ormai si è arreso al proprio destino, si avvicinava al suo letto e ci si lasciava cadere sopra, addormentandosi. 
Sospirò e le si avvicinò, sistemandole le coperte addosso. Lasciò i suoi pantaloncini sul comodino, dove li avrebbe trovati al risveglio e magari avrebbe avuto il buonsenso di non alzarsi in mutande ma coprirsi prima. Si mise a sedere poi sul proprio letto, di fianco a quello di Priscilla, e guardò a lungo il suo viso addormentato. 
«Sei stata creata per me» mormorò ricordando le esatte parole che lei gli aveva detto. «Stupida. Stai confondendo gli ordini di nostro padre per i tuoi sentimenti» sospirando ancora si portò una mano davanti agli occhi, massaggiandosi la testa che ora sembrava fargli male da quanto era affollata di pensieri. Infine si alzò, deciso a farsi anche lui una doccia e andarsene definitivamente a dormire nella speranza che la notte avesse in qualche modo messo ordine in quel caos che aveva ora nella testa.
   
 
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