Videogiochi > The Arcana. A Mystic Romance
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Autore: LuLuXion    16/01/2020    1 recensioni
Hanan è una giovane maga senza memoria, che negli ultimi 3 anni ha vissuto una vita tranquilla, protetta dal suo maestro Asra. Le cose però cambiano, quando si ritrova a prendere parte ad una curiosa indagine: dovrà scovare il dottor Devorak, accusato dell'assassinio del conte Lucio, per conto della contessa Nadia. E così Hanan si ritrova a scoprire segreti ben più intricati di quanto si aspettasse, tanto da arrivare a far luce sul suo passato perduto. Il tutto condito dalla giusta dose di magia!
[NOTE: ho ripercorso la route di Asra, con qualche piccola aggiunta da parte mia! Avviso quindi che ci saranno SPOILER per chi non ha completato ancora il gioco!
DISCLAIMER: tutti i personaggi e le ambientazioni appartengono alla Nix Hydra. Questa fanfiction è stata realizzata senza alcuno scopo di lucro.]
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Solo polvere e silenzio a darmi il benvenuto nella grande biblioteca in disuso. Nonostante l’avanzato stato di abbandono, questo posto riesce ancora a mozzare il fiato. Almeno, per chi sa cogliere la bellezza contenuta in una biblioteca. Piccoli luminosi granelli di polvere fluttuano lenti e senza meta, illuminati dalla luce del sole che filtra dalle grandi vetrate. Inspiro profondamente, quando un formicolio familiare mi carezza la pelle, facendomi provare un brivido piacevole lungo la schiena. Un brivido magico che mi invita a procedere oltre, addentrandomi ancor più tra gli scaffali polverosi.
Che strano, io sono stata già qui per indagare su Julian ma… Asra. Come ho fatto a non notare prima il suo tocco speciale nell’aria? Ero davvero così occupata a non deludere le aspettative di Nadia, nella mia investigazione, tanto da non cogliere questa sensazione?
“Trova.”
La vocina di Faust, che fa capolino dai miei abiti, mi costringe a riaprire gli occhi. Un po’ mi spiace, perché essere pervasa dalla magia di Asra mi dà la sensazione che sia qui, vicino a me…
“Pensi che ci sia qualcosa qui, Faust?”
“Trova!”
Mi ripete, sibilando con la linguetta e solleticandomi la pelle. Il suo sembra quasi un gesto di incoraggiamento. Mi guardo intorno, cercando di far mente locale e capire da dove iniziare la ricerca.
Un pensiero schiarisce i miei dubbi. Alcune delle vecchie lezioni del mio maestro mi balenano in mente come se fosse stato proprio lui a suggerirmele ora, in qualche maniera. Ma se c’è una cosa che ho imparato sulla magia finora… è quanto poco la conosco davvero. Nonostante ciò, me lo sento, c’è qualcosa nascosto fra queste vecchie pagine ingiallite dal tempo. Devo solo fidarmi del mio intuito e lasciarmi guidare.
Percepisco la magia di Asra, la sento tutto intorno a me, come una scia lasciata a posta per guidarmi tra gli scaffali. Mi sento inebriata da quella sensazione, capendo quanto davvero mi manchi avere quel maledetto e criptico mago intorno. Mi manca, mi manca e lo vorrei qui con me a guidarmi davvero… Ma per ora mi accontenterò di questo residuo del suo passaggio. La mia ricerca mi porta di fronte a due libri, separati da tutti gli altri. Qui la traccia di Asra si fa più intensa e riesco a percepire il suo tocco particolare, mentre col dito percorro il dorso dei due volumi.
Già, ma quale dei due dovrei prendere?
Sono due libri talmente diversi che quasi sembra strano abbiano attirato l’attenzione della stessa persona! Uno è un vecchio tomo, talmente rovinato da sembrare quasi a brandelli. Così a prima vista non riesco nemmeno a leggerne il titolo sul dorso, tanto è sbiadito dal tempo e l’usura.
L’altro è un volume sottile, elegantemente rivestito in violetto, ben più mantenuto del suo compagno di scaffale. Sembrerebbe essere una sorta di codice…
Chiudo gli occhi e riempio i polmoni, cercando in tutti i modi di capire quale sia la scelta giusta da fare.
“Avanti, Asra…” Bisbiglio il suo nome, perché il solo pronunciarlo mi dà la sensazione di poter risolvere qualsiasi problema. Lo pronuncio come se stessi evocando una guida. Sento il brivido indotto dalla magia del mago attirarmi verso il tomo elegante.
Lo tiro via dal suo spazio sullo scaffale, liberandolo dall’oppressione di due grossi trattati di Magie Arcane ed Aritmomanzia. Lo esamino un po’, sbirciando la ricca copertina e soppesandolo. Un volume leggero, ma piuttosto denso a vederlo meglio. Provo ad aprirlo e le pagine si separano, rivelando una singola foglia di felce nascosta tra due fogli.
“Amico.”
Sbircio Faust, che sembra reagire alla vista della foglia secca tra le pagine. La vedo agitarsi un po’ e capisco di aver trovato qualcosa. Forse proprio ciò che mi serviva.
La codina del serpente si attorciglia di nuovo attorno alla mia mano, come successo prima nel giardino. La lascio fare con più consapevolezza, stavolta, e chiudo gli occhi per assecondare il ricordo che vuole mostrarmi. Il mondo attorno a me si sfuma in una nube nera ancora una volta.

***

Vedo tutto intorno a me sfumare e svanire via come una nuvola di nebbia spazzata dal vento. La realtà è mutata, non sono più nella biblioteca ma sul porticato che affaccia sui giardini del palazzo. L’unica, forte sensazione rimasta uguale è la percezione che ho di Asra. Lui resta presente. Ma stavolta non posso vederlo come ho fatto finora, dagli occhi di Faust. Posso solo… sentirlo. Percepisco il ricordo come se fossi io stessa Asra. Come se lo stessi vivendo in prima persona.
“Asra, hai visto? Guarda lo stelo, con quale eleganza si arriccia su se stesso! Questa particolare varietà di felce è estremamente unica, sai?”
La contessa, avvolta nei suoi abiti eleganti ma mai eccessivi, che ne fanno risaltare la figura quasi fosse una specie di Dea agli occhi di tutti. Bella e forte, dallo sguardo acuto come quello di una civetta.
Dunque, anche lei conosceva Asra? Eppure, non mi è parso dal nostro primo incontro… Ha sempre parlato del mio maestro solo per la fama che lo precede. Ma ora è qui, davanti ai miei occhi! O meglio, gli occhi di Asra…  La vedo sorridere. Un sorriso dolce che le incurva appena gli angoli delle labbra carnose e tinte di rosso, mentre con un dito accarezza la particolare pianta che tiene tra le dita, seguendo la spirale che forma sulla sommità.
“E tu l’hai mangiata? Hmm…”
Asra, col suo solito sorriso enigmatico, quel sorriso che mi spacca in due. Da un lato mi irrita terribilmente, perché non è mai del tutto chiaro cosa gli stia passando per la mente, dall’altro mi attira e mi fa desiderare di rivederlo ancora ed ancora… Il fatto di poterlo solo percepire come se fosse sulla mia bocca, ora, un po’ mi turba.
Vedo le sue mani prendere lo stelo della felce, sollevandolo verso le mie, o meglio le proprie labbra. Prima che però possa fare altro, la contessa lo blocca con un tocco fermo ma gentile, liberando una risata cristallina e sinceramente divertita.
“Tu fallo, ed io sarò costretta ad organizzare il tuo funerale! Per mangiare questo tipo di pianta è richiesta una lunga e complessa preparazione.”
Sentire le parole Asra e Funerale nella stessa frase mi ha fatto perdere un battito. Forse anche due. Probabilmente è lui stesso ad aver provato qualcosa di simile.
Lo sento farsi preoccupato, per un momento, mentre osserva quella pianta che stava per mettersi in bocca.
“Ah… Quindi questa pianta è una di quel genere di cose che non ti rendono la vita facile.”
L’espressione muta ancora, tornando serena, macchiata forse da una vena di adulazione nello sguardo.
“Ho notato che è una qualità che ammiri, la tenacia.”
Quasi un sussurro il suo, verso Nadia che distoglie lo sguardo. La mano che si posa sul decolleté e giocherella con lo smeraldo che porta al collo.
“Beh, sì… Devo.”

***

Improvvisamente il ricordo si interrompe. Tutto ciò che mi rimane è solo l’insistente formicolio sulla pelle, provocato dalla magia del mio maestro.
“Oh Asra… Cos’altro hai in serbo per me?”
Il residuo mi spinge di nuovo verso lo scaffale, a sollevare l’altro volume che aveva attirato la mia attenzione. Lo prendo con attenzione dato il suo stato, ma non accade nulla.
C’è di nuovo silenzio, nella mia mente. La mia pelle sembra perdere quella sensazione di solletico dovuto all’energia rimasta in questa sala. Sono consapevole di essermi rattristata, nel non percepire più Asra qui con me. Faust mi guarda, piegando la testolina da un lato e dandomi un colpetto col muso sul braccio. La osservo, sollevando il capo e donandole un sorriso malinconico.
Non sono affatto soddisfatta di ciò che avevo trovato qui dentro. Non mi ha dato alcuna risposta, anzi forse ha solo generato nuove domande! Mi mordo le labbra, rimanendo in silenzio per un attimo e mi porto le mani in viso. Le mie dita che scostano i miei capelli lisci, ravvivandoli e tirandoli indietro. Mi do un contegno e mi volto, pronta ad uscire.
“Sarà tutto, Faust. Dovremmo...”
Ma d’improvviso, ecco di nuovo quel brivido. Non forte come lo era appena ho varcato la soglia della biblioteca, ma è ancora qui. Asra. Lo sento di nuovo pronto a guidarmi. Un sorriso appare spontaneo sulle mie labbra e mi dirigo verso un vecchio scaffale nell’angolo, che mi chiama a sé. Anche stavolta, su di esso, vi sono due libri in particolare che hanno impresso il tocco del mago in maniera più intensa. Attendono una mia decisione, come i precedenti.
Questi due tomi sono particolari. Uno è pacchiano, una specie di mostruosità dorata. L’altro è un volume ben più seducente. La rilegatura è fine ed elegante. Mi ritrovo ad accarezzarla senza quasi pensarci e, nel momento in cui faccio per sfilare il libro dalla sua posizione…

***

“Che ne dici di questo per te, allora?”
Ecco di nuovo Asra, intento a sollevare una maglia dalle sfumature cobalto e dall’ampia scollatura, guardandomi con un sopracciglio inarcato.
Sembra essere un costume, quello che mi sta porgendo. Ma quindi questa…
Sento tutti intorno rumori di festa, gente che chiacchiera allegramente, musiche provenire dalle altre dalle vie della città. Che sia... una delle Masquerade?  
Mi guardo intorno e capisco di trovarmi a casa, nel mio piccolo negozio, nel nido che condivido con Asra da almeno tre anni, per quanto posso ricordare. Una sensazione di pace mi pervade, ritrovandomi nel luogo che più di tutti mi fa sentire protetta, davanti alla mia ancora.
Ma aspetta, stavolta chi è la persona ad ospitarmi, rivelandomi questo ricordo? Non sono Faust, o di certo Asra non mi starebbe porgendo un abito. E sicuramente non sono lui, perché ce l’ho proprio davanti agli occhi!
Solo dopo qualche istante mi rendo conto che la persona con cui Asra sta parlando sono… sono proprio io!
Non ho più quella sensazione provata coi due precedenti ricordi, di trovarmi costretta in un corpo non mio. Stavolta mi sento completa, ma allo stesso tempo so di essere ancora una volta uno spettatore. Il cuore mi batte all’impazzata, perché questo è un mio ricordo. Mio, prima che finissero tutti quanti nell’oblio. Mio, di un momento vissuto con Asra che non sapevo nemmeno di aver mai avuto. Ma perché, se questa sono io, mi sento comunque così… diversa? Sono io, ma allo stesso tempo ho una forte sensazione di disagio che mi pervade. Che cosa sta succedendo?
Asra avvicina il capo blu al mio corpo, osservandomi con una dolcezza tale da farmi trattenere il respiro per un istante.
“Sì, è proprio il tuo colore.”
“Lo dici per ogni colore, Asra!”
Sono stata io a parlare, ma di nuovo sento come se questa persona non fossi davvero io. Come se fosse una Hanan passata, ormai perduta.
Un misto di emozioni contrastanti mi pervadono, tra confusione ed emozione. Mi sento spaesata, ma non voglio che questo momento finisca. Il cuore che batte forte, tanto da farmi temere possa uscire fuori dal mio petto. Vedere Asra rivolgermi quello sguardo mi riempie di gioia. Certo, in questi tre anni è sempre stato premuroso con me, ma quello sguardo… cela dell’altro.
Un sorrisetto malizioso e ruffiano incurva l’angolo destro della sua bocca.
“Non posso farci niente, Hanan. Sei radiosa, qualsiasi cosa tu stia indossando. Ma se non ti piace… che ne dici di quest’altro?”
Fruga per un attimo tra i costumi, tirandone fuori uno così sgargiante e prepotente da assalire letteralmente i miei occhi. Una tunica tinta con un motivo a…. ghepardo arcobaleno?
Sento la me stessa del passato ridere, e non posso fare a meno di essere divertita anche io.
“Asra, vuoi che accechi le persone o cosa?”
“Io sono già accecato dalla tua bellezza.”
Oh Asra. Penso che il mio cuore non possa andare più forte di come sta battendo ora. Perché… Perché io non ho memoria di tutto questo? Cosa eravamo io e te, Asra?
La vecchia Hanan sembra addolcita, sento distintamente il suo cuore palpitare. Lo sento come se non fosse il mio cuore, però. Ero così diversa prima di perdere ogni traccia della mia memoria?
“Asra…”

***

Tutto d’un tratto la sensazione svanisce, così come anche il ricordo. Mi ritrovo di nuovo sola con Faust, all’interno della libreria polverosa, e sto tremando. Io… io non ricordo nulla di tutto ciò. Ma a quanto pare Asra ed io siamo andati insieme ad una delle Masquerade date dal defunto conte Lucio. Questa è l’unica cosa di cui sono realmente certa ora. Ma io e lui non ci conoscevamo ancora, quando era abitudine per i cittadini celebrare le feste del conte… O forse si?
Sebbene ne sia uscita piuttosto confusa, il terzo ricordo è stato il più facile da raggiungere. Credo di cominciare ad abituarmi a questo tipo di magia, per quanto sia strana e sfiancante.
“Qui!”
Ecco di nuovo la vocina di Faust, che mi strappa dai miei pensieri. Deglutisco e sciolgo le braccia, sperando di far passare i tremori che ancora mi scuotono, dopo quello che ho visto. Mi tengo una mano sul petto, mentre seguo le indicazioni della piccola serpe albina. La vedo strisciare fino alla vecchia scrivania di Julian, quella che ho esaminato due giorni fa, e fermarsi in attesa che io la raggiunga.
Con il muso picchietta verso un nuovo libro, uno decisamente grosso e ricoperto di polvere sulla rilegatura che un tempo doveva essere di un bel rosso sgargiante. Mi avvicino, allungando le dita verso la copertina per rimuovere un po’ di polvere, così da poterne leggere il titolo.
La polvere si solleva, costringendomi a tossicchiare e scacciarla via con un rapido gesto della mano, ma sono riuscita nel mio intento. Il titolo, piuttosto austero, riporta “Compendio sulle Meraviglie dei tessuti e della forma umana”. Un testo medico. Sembra usurato, sebbene tenuto con cura. Ci sono diverse annotazioni scritte tra le sue pagine.
Io ho già esaminato questa scrivania, ma prima non ho percepito alcun tipo di magia provenire dagli oggetti accatastati. Ora invece questo libro sembra sussurrare il mio nome, richiamarmi come se desiderasse che io lo prenda, voglioso di rivelarmi i suoi segreti. Mi lascio guidare, altrettanto curiosa di sapere cosa questo posto abbia ancora da raccontarmi. Apro il tomo, che rilascia un’altra pesante nube di polvere. Sono costretta a chiudere gli occhi per il fastidio, ma intanto Faust si muove, avvinghiando ancora la sua coda sulla mia mano.

***

Quando riapro gli occhi, quello che mi trovo davanti è l’ennesimo ricordo.
Davanti a me stavolta c’è Julian Devorak, preso dal lavoro, chino sulla scrivania. I suoi occhi percorrono rapidi le pagine, mentre un’espressione frustrata si fa largo sul suo viso.
“Mhmmm… No. Non è questa la soluzione. Non può essere così, giusto? Deve esserci ancora qualche dettaglio che mi sfugge… Asra?”
Ed ecco anche il mio maestro, che sta pigramente svaccato su di una pila di cuscini. Vedo che la pigrizia è un vizio che si è sempre trascinato appresso, mh? Tutto quello che fa, al richiamo di Julian, è sollevare per un istante lo sguardo dal libro che ha tra le mani, per poi tornare alla sua lettura senza nemmeno rispondere al medico, se non con un mormorio annoiato.
“Mmhmm?”
“Senti qui. Che dici se provassi a mischiare il veleno con questa nuova soluzione, vale la pena tentare? No… No. Come non detto. Causerebbe la produzione di fumi velenosi. Dannazione! Devo provare qualcosa di diverso… qualcosa tipo…”
Julian sembra davvero concentrato, teso. Scrive in modo nervoso e rapido nuove annotazioni sul libro grande e rosso che occupa buona parte della sua scrivania. Poi d’improvviso si lascia cadere all’indietro fino a svaccarsi anche lui, contro lo schienale della sedia, tirando un profondo sospiro esasperato. Si massaggia le tempie prima di rivolgersi di nuovo ad Asra.
“Fooorse ho trovato qualcosa! Non è che verresti a dare un’occhiata? Sento di essere vicino ad una svolta, me lo sento nel profondo… ma apprezzerei un tuo parere.”
Vedo Asra sospirare ed alzarsi controvoglia. Si stiracchia col suo solito fare pigro e si scrocchia la schiena, prima di muoversi verso la scrivania, letteralmente strusciando i piedi. Parrebbe quasi che voglia far pesare a Julian il fatto di essersi dovuto alzare. Ma anche questo non mi è nuovo. Asra è davvero, davvero pigro a volte!
“Sì, sì va bene, eccomi…”
D’improvviso, da annoiato, il suo sguardo prende una nuova luce ed osserva le ricerche di Julian con rinnovato interesse.
“Oh, cosa abbiamo qui?”
Si china, osservando con attenzione l’illustrazione presente sul tomo del medico. Nel muoversi, il suo corpo struscia appena contro la spalla di Julian. Non so se quel tocco è stato casuale o voluto, ma ricordo che l’altra notte Asra mi ha fatto intendere che tra loro deve esserci stato qualcosa. Ed infatti, Julian è arrossito per quel contatto. Lo si vede chiaramente su quella pelle così pallida che si ritrova, in contrasto con quella dorata del mio maestro.
“Oh, Io uh… Ehm…”
Il medico sembra essersi imbambolato per un attimo, ma non dura più di un battito di ciglia. Si riscuote, indicando poi alcune figure sul libro, di nuovo serio. Tossicchia, prima di riprendere a parlare.
“Qui, guarda questi diagrammi. Secondo te può funzionare?”
“Ilya, se volevi mostrarmi le tue fantasie, non serve che le mascheri da ‘consigli medici’…”
Come scusa?
Julian stesso avvampa, diventando rosso tanto quanto la rilegatura del tomo.
“Ch-che cosa? Ma no! Ma che vai a… Questa è solo un’illustrazione medica!”
Asra sembra ignorare Julian, continuando a leggere gli appunti ed osservare i disegni.
“Mh… Beh sì, sembrerebbe di sì. Cos’è, una specie di rituale di sangue?”
Sul viso di Julian appare un ghigno, divertito ed esasperato al tempo stesso, per via del commento di Asra su ciò che è scritto sul libro.
“Uhm, no. O meglio, non esattamente… Non è nulla di simile ai tuoi trucchetti magici. È una semplice trasfusione di sangue. Vedi? Bisogna usare questo strumento illustrato qui e…”
Vedo il medico fare spallucce, passandosi una mano tra i capelli. Deve essere stanco.
“…non posso dare la certezza che funzioni, né che sia totalmente sicuro da fare. Non so nemmeno se sia effettivamente possibile da realizzare…”
Lo vedo battere una mano sul tavolo, in preda alla frustrazione più pura.
“Dannazione! No, sono sicuro che non potrà funzionare. Devo trovare altro… magari della bile?”
Julian sembra così tanto assorto nei suoi pensieri e ragionamenti medici che vedo Asra strisciare letteralmente all’indietro. Sorride ed annuisce, mentre si allontana dall’altro come se cercasse di fuggire da una situazione scomoda. La cosa, lo ammetto, mi strappa un sorriso divertito. Julian si accorge del movimento del mago e sembra essere accigliato, ma non sorpreso.
“Ehi! Dove credi di andare? Guarda che abbiamo del lavoro da fare, qui! Non riusciremo a trovare una cura se tu continui a farti i tuoi sonnellini pomeridiani!”
Asra si volta di nuovo verso Julian, senza però smettere di allontanarsi.
“Ed è qui che ti sbagli. Non sono solo sonnellini. Sono dei… sogni ad occhi aperti.”
Ed eccolo, il suo sorrisetto criptico, rivolto a Julian Devorak per un fugace istante.
“Sono stanco, Ilya. Ho davvero bisogno di tornare al mio negozio prima che sia buio. E comunque, non ti sarei molto d’aiuto, qui.”
Vedo Julian Alzarsi, con le mani sul viso e le dita intente a massaggiare le tempie. Stanco, esasperato.
“E va bene. Però ti accompagno a casa.”
Si alza, il medico, in tutta la sua altezza, affiancandosi ad Asra e sovrastandolo per via dello stacco tra i due. In effetti questo è un dettaglio a cui non avevo mai pensato, essendo io piuttosto minuta, ma Asra non è poi così alto come mi sembra quando sono accanto a lui. Vicino a Julian, sembra un ragazzino. La cosa mi fa sorridere.
“Ed interrompere i tuoi importantissimi studi? Non serve, Ilya, posso cavarmela anche da solo!”
L’espressione di Julian è cambiata. Ora è preoccupato, forse anche triste. Parla cercando lo sguardo di Asra con insistenza.
“Se continui a rallentare così le ricerche, Asra, io… Beh, non so per quanto potrò ancora coprirti…”
Vedo il dottore fare un passo avanti, tagliare completamente le distanze con Asra e stringergli un polso. Asra si irrigidisce, al tocco improvviso. E lo faccio anche io.
Julian fa un passo avanti ancora, afferrando entrambe le mani di Asra. Mi sento come se mi stessero mozzando il fiato. Non pensavo che vedere coi miei occhi ciò che avevo solo ipotizzato, mi avrebbe scosso così tanto.
Julian sospira, smuovendo un ciuffo dei morbidi capelli riccioluti e bianchi del mio maestro. Lo vedo indugiare con lo sguardo sulla sua figura e farsi serio. Dannatamente serio ed apprensivo. Credo… credo volesse davvero proteggere Asra, in quel momento.
“Il conte vuole la sua cura. Morirà se non la troviamo e sono sicuro che vorrà trascinarti con sé nella tomba se non gliela diamo.”
Il suo tono è greve, serio e carico di tensione, nonostante un nuovo rossore stia tingendo le sue guance, adesso.
“Io… non voglio che tu muoia, Asra. Non se c’è qualcosa, qualsiasi essa sia, che possiamo fare per impedirlo.”
Asra rimane in silenzio, senza ricambiare lo sguardo di Julian. Osserva le proprie mani strette in quelle del medico ma non un sorriso coglie le sue labbra. Vedere Asra così serio, così freddo… mi stringe il cuore in una morsa. Perché si comporta così?
“Buona notte, Ilya.”
Questo è tutto ciò che dice, chiudendo così quella conversazione ed allontanandosi dalla biblioteca.
L’ultima cosa che riesco ad udire, prima che il ricordo svanisca dalla mia mente, è il mormorio sommesso di Julian.
“E va bene. Se non vuole sentire ragioni da solo…. Gliele farò sentire io.”

***

Torno alla realtà ancor più scossa di prima. E così loro erano davvero… No, non è così semplice. Qual era esattamente la natura della loro relazione? C’era davvero qualcosa di più?
Sono venuta in questa biblioteca in cerca di risposte, ed invece ogni ricordo mi ha solo riempita di domande, sempre più insistenti, sempre più confuse. Non riesco ancora a far combaciare i pezzi, non riesco a capire cosa sia successo davvero né cosa io c’entri in tutto questo.
E in più, c’è anche il mio stesso ricordo…
La mia mente viene pervasa da sussurri. Mi dicono che posso avere delle risposte. Posso sapere cosa è successo tra Julian e Asra. Devo solo cercare, devo scoprirlo da sola… Devo solo chiedere.
“Mostratemelo. Voglio sapere. Voglio vederli insieme.”
Sento la mia stessa magia rispondere alla mia chiamata. Come quando ero nella fontana, si espande, raggiungendo i suoi limiti. Ma stavolta non è Faust a guidare la mia mano. Sono io, a volerlo. Mi lascio trasportare ancora una volta… ancora una…

***

Vedo la figura di Julian, esitante di fronte alla porta del mio negozio. Indossa la sua divisa di pelle scura, i guanti e perfino la maschera tipica dei medici durante il Morbo Rosso. Ho un brivido, ripensando al nostro incontro due giorni prima, quando ha fatto irruzione in piena notte… Ma questo è un ricordo, non devo temerlo. Devo solo apprendere.
Con un profondo sospiro, Julian si toglie la maschera, battendo le palpebre infastidito dalla luce della lanterna. Sembra turbato, sta parlando da solo e si tortura le dita.
“Dai, puoi farcela. Devi solo entrare e farlo ragionare. Non può essere così complicato, no?”
Con un’ultima occhiata all’insegna del negozio, si decide ad entrare, seguito dal movimento del suo ampio cappotto nero. Persino quando non vuole, Julian sa essere teatrale, devo ammetterlo.
Lo seguo all’interno. Sono uno spettatore ancora una volta, ma lo sono per mia volontà, libera di muovermi nella scena come una presenza invisibile.
“Asra! Dobbiamo parlare! Io… Oh?”
Nessuna risposta per ora, Julian si guarda intorno, e lo faccio anche io. Dov’è Asra?”
“Mh, non c’è.”
Vedo Julian incurvarsi appena, come se si sentisse sconfitto. Resta così una manciata di secondi prima di darsi un contegno ed iniziare a vagare per la mia bottega, dando un’occhiata più approfondita. L’idea di vederlo aggirarsi per gli scaffali mi turba e, pur sapendo di non poter fare nulla al riguardo, mi metto a seguirlo con attenzione. Questo è solo un ricordo, ma non riesco a farne a meno. Quel negozio è il mio rifugio e lui è un estraneo, lì. Almeno per me.
Mentre osservo Julian perlustrare la stanza, mi rendo conto che persino in un ricordo riesco a percepire distintamente la magia di Asra. La traccia che lascia mi pizzica la pelle con una sensazione piacevole, ancora una volta. Mi accorgo solo dopo qualche secondo che questa sensazione è ben più intensa di quanto dovrebbe. È densa e scivolosa. Sento la magia aggirarsi nel negozio come una sorta di bestia selvaggia. Julian sgrana gli occhi, chiaramente ha percepito anche lui questa sensazione. Lo vedo scrutare la tenda che conduce alla stanza sul retro, la stanza della lettura delle carte. L’espressione del medico è un misto di confusione e spavento. Seguo il suo sguardo, notando la scia di fumo viola e denso che penetra dalle tende che celano la stanzetta, e che pian piano si sta spargendo per tutta la bottega. Julian mormora, muovendosi in quella direzione.
“Che cosa sta combinando, adesso?”
Prima che possa raggiungere la porta, è Asra stesso a far capolino dalla tenda. Io continuo ad osservare la scena sentendo sempre più tensione nell’aria. Mi tengo le mani sul petto, non riuscendo a distogliere lo sguardo dal mio maestro.
“Ilya? Che ci fai qui? Ti avevo detto che sarei arrivato sano e salvo, e così è stato.”
“Asra, che stai…?”
D’improvviso Julian prende a tossire, si copre la bocca con le mani ma la tosse è talmente violenta da costringerlo ad inginocchiarsi, come se quel miasma viola lo stesse bloccando a terra. Mi irrigidisco ed alterno lo sguardo tra i due.
“Stai ancora giocando con i tuoi ‘Abracadabra’? Il conte vuole risultati, non trucchetti!”
La forza che tiene Julian oppresso lo spinge ancora di più. Vedo le sue mani tremare. Mi sento confusa… Non capisco. Cosa sta facendo Asra?
“Che… Che diamine succede? Cos’è questo?”
“Non lo sai?”
Asra sembra così calmo, impassibile, come se non stesse succedendo nulla di strano. Il suo sguardo è vivido, incuriosito. Giurerei si stia divertendo, addirittura, mentre guarda Julian. Asra inclina la testa da un lato, continuando semplicemente ad osservare. Poi si avvicina, passa una mano tra i capelli rossi e scompigliati del medico in ginocchio, tirandogli la testa all’indietro per guardarlo dritto negli occhi. Le mie mani istintivamente si serrano a pugni, stringendo la stoffa della mia gonna.
Il viso del dottore è di nuovo paonazzo.
“Come hai detto tu, Ilya, è solo un trucchetto magico.”
Mi rendo conto, dall’espressione di Julian, che sta provando… piacere? Sospira, rabbrividisce e socchiude gli occhi. Si morde le labbra, anche, ed un mormorio vibra in fondo alla sua gola. Prende parola, ma la sua voce esce spezzata, timida.
“Q-qualcosa da quei tuoi strani libri?
“Qualcosa da quei miei strani libri, sì. E se hai voglia di darmi una mano, sono certo che potrai trovarlo utile.”
La mano di Asra scivola lenta lungo il viso di Julian. Lascia i capelli ramati del medico per dedicarsi invece alla linea del mento, su cui si sofferma. Tiene il viso di Julian, lo volta delicatamente prima da un lato, poi dall’altro, come se lo stesse studiando. I suoi occhi viola sono ricchi di curiosità… O forse è qualcosa di diverso. Qualcosa che, ammetto, ora mi sta causando una morsa nel petto. Mi ritrovo a tenere una mano sul cuore, chiusa a pugno.
“Io… Funzionerà? Se faccio questa… cosa con te, cambierà qualcosa?”
Come Julian, anche io sto osservando Asra con attenzione, ora, pendendo dalle sue labbra. Che sia la volta buona che mi arrivi una risposta… Dopotutto sono io che sono voluta arrivare fino a qui. Ho desiderato io andare a fondo al loro rapporto, a quello che è stato.
Asra sembra valutare con attenzione come comportarsi. Dopo qualche secondo, si volta, per tornare alla stanza sul retro. C’è un’ombra, sul suo viso. Un’ombra che non riesco a decifrare.
“Lo spero.”
Nel momento in cui Asra sparisce dietro le tende, Julian riesce finalmente a rialzarsi. Si sistema gli abiti, per poi raggiungere il mago nella stanza sul retro.
“Va bene, arrivo…”
Seguo Julian sul retro. Ormai non posso esitare e voglio arrivare fino in fondo a questo ricordo, finché la mia magia me lo permetterà.
Non appena i miei occhi si posano sulla stanza, mi rendo conto che era diversa ai tempi di questo ricordo, rispetto a com’è adesso. Asra la sta chiaramente usando come suo personale laboratorio di ricerca. Ci sono erbe, oggetti bizzarri e strani apparati appesi qua e là lungo le pareti. In un angolo è presente uno strano teschio. Non riesco a capire a quale bizzarra creatura possa essere appartenuto, ma percepisco un’energia inquietante provenire da esso. Rabbrividisco tanto da dovermi stringere le spalle. Cosa diamine stava cercando di fare Asra? Tutto questa roba… non l’ho mai vista al negozio. Che fosse materiale per la ricerca sul Morbo Rosso?
Sul tavolino, Asra ha tracciato un cerchio magico. Con un gesto delicato della mano lo attiva. Il bagliore genera fa risaltare le piccole cicatrici presenti sulle dita del mio maestro. Per un secondo, i miei occhi indugiano su quei segni. Non gli ho mai chiesto come se li fosse procurati, in effetti, ma ogni volta che mi sono ritrovata a stringere le sue mani, in questi tre anni, ho sempre avuto l’istinto di accarezzarli.
Vedo Asra gesticolare verso Julian, un cenno per farlo avvicinare.
“Sangue, Ossa, Sudore e Lacrime. Sono tutti catalizzatori potenti per questo genere di incantesimo. E mi chiedo quanto tu sia disposto a donare, Ilya…”
Donare? Che cosa vuoi fare, Asra?
Julian è serio. Le braccia conserte e la postura dritta, rigida in tutta la sua altezza notevole. Nonostante l’austerità della sua figura, la voce esce incerta, balbettante.
“Io, umn… Beh, questo è, come dire…”
Il medico deglutisce, ancora appesantito dall’energia che riempie la stanza. Si morde le labbra ed osserva Asra. Nei suoi occhi vedo tutto il desiderio. Lo scruta avidamente. Ed io trattengo il fiato.
“…Se servirà allo scopo, posso donare anche tutto me stesso.”
Il medico ha distolto lo sguardo, mentre Asra si lascia scappare una lieve risata divertita.
“Tutto te stesso? Oh, Ilya… Per ora mi basta la tua mano!”
Il mio maestro tende una mano verso il medico, in attesa. Julian gli porge la propria senza esitazione, anzi lo fa con tale impeto che a momenti non fa cadere una bottiglia poggiata sul tavolo.
Lo sguardo di Asra è vuoto, assorto, mentre percorre con le dita la linea della vita sulla mano di Julian. Indugia alcuni istanti, poi afferra un pugnale cerimoniale ed inizia ad incidere il palmo del medico.
Io mi faccio attenta. Non avevo mai visto Asra compiere un rituale simile. A cosa gli è servito?
Il sangue che cola dalla mano di Julian va a macchiare il tavolo, proprio sopra al cerchio luminoso. La macchia rimane solo qualche secondo, prima di svanire nel nulla.
Julian non ha battuto ciglio. Si è solo morso le labbra mentre Asra lo tagliava con la lama. Sembra quasi deluso, in effetti.
“Tutto qui?”
Asra si accorge di quella delusione nello sguardo dell’altro, tanto da ridere, credo sinceramente divertito dalla sua espressione. La risata sfuma in un sorrisetto ben più malizioso. Uno sguardo furbo rivolto al medico dai capelli rossi.
“Perché, vuoi che ti faccia ancora più male? Mi bastava qualche goccia di sangue, Ilya.”
Julian ricambia il sorrisetto di Asra. Il suo è ferino, malizioso, ma non va oltre.
“Oh, bene, ma visto che hai usato il mio sangue, mi spieghi che razza di magia è mai questa? Che stai cercando di fare?”
Ecco, me lo sto chiedendo anche io, Asra. Finora questi ricordi hanno sollevato solo domande su domande e la situazione non ha ancora preso alcuna svolta.
“Mh… non ne sono sicuro. Lo saprò solo quando ci saranno dei risultati. Potrebbe anche non accadere nulla, per quanto ne so. Oppure…”
Julian si agita, evidentemente scocciato dalle risposte evasive di Asra. Ed in questo momento devo ammetterlo che lo sono anche io. Pur sapendo che questo è solo un ricordo, non riesco a fare a meno di preoccuparmi. Che cosa volevi fare davvero, Asra? Che cos’è tutto questo?
“Se ti stai mettendo nei guai giuro che…”
Asra interrompe Julian semplicemente passando le sue labbra sulla ferita che taglia di netto la mano del medico. La lingua che passa lenta a raccogliere il sangue ed assaporarlo. Julian trattiene il respiro e socchiude gli occhi, carico di piacere. I due si guardano negli occhi per un po’.
“Parli troppo, Ilya.”
La voce di Asra è calma, calda e suadente come sempre ed io torno a stropicciare la stoffa della mia gonna. Che io sia gelosa di Asra? Sì. Molto, molto probabile.
Pur sapendo che tutto questo appartiene al passato, pur consapevole che ora non c’è più nulla tra loro due, sono gelosa.
La voce di Julian è rotta dall’evidente voglia che sta provando.
“A-allora… dimmi tu cosa fare.”
Asra si sporge di più verso Julian, passando ancora una volta la lingua sul taglio della mano, lento, poi si lecca le labbra. Julian si morde ancora una volta il labbro inferiore, mormorando di piacere.
“So che ti piace, non è vero?”
Il mio maestro si sporge tanto da costringere Julian con le spalle al muro. Ormai gli sta praticamente a cavalcioni sulle gambe e continua a tenere stretto il polso del medico. Julian è totalmente sottomesso al volere di Asra in questo momento. Lo cerca, avvolgendo la mano libera attorno ai suoi fianchi.
“T-tu… Oh, cielo, sì! farò tutto ciò che vuoi, tutto ciò che vorrai… io…”
Ma all’improvviso, con mio incredibile sollievo, Asra si tira indietro. Lascia andare il polso di Julian e raddrizza la schiena.
“Sai che non posso darti quello che vuoi, Ilya.”
Stavolta è Julian a ribaltare la situazione. Si sporge in avanti verso Asra, affamato, voglioso. E lo stesso indovino adesso sembra colto alla sprovvista. I suoi occhi viola sono sgranati, mentre indugiano in quelli grigi del dottore.
“Allora mi prenderò quello che posso.”
Il momento di sorpresa di Asra sfocia in una risata divertita. Le sue dita che cercano i capelli di Julian. Il suo busto chinato in avanti ad accorciare le distanze. Sempre più vicini… sempre più…
Non ce la faccio.

***

Torno al presente, risvegliandomi come se fossi rimasta in apnea per troppo tempo. Faust mi guarda confusa. Mi domando se sappia cosa ho appena visto. Di sicuro devo sembrarle turbata. Non penso comunque che Asra avrebbe mai lasciato che Faust assistesse a… beh. Quello. Inspiro, cercando di darmi un contegno, ma è davvero difficile. So che quello era un ricordo, ma non pensavo avrei provato tutta questa gelosia nei confronti del mio maestro. Dopotutto, cosa siamo noi ora? Agli atti, siamo maestro ed allieva, niente di più. In realtà, siamo legati da un sentimento estremamente profondo, sebbene non definito. Asra per me è il mio intero mondo, è la mia famiglia, è la mia guida, il mio tutto. In questi tre anni si è sempre preso cura di me ed ha sempre vegliato su di me, giorno e notte. Abbiamo condiviso tutto. Eppure, sebbene sia dolce e premuroso con me, non ha mai alzato un dito per toccarmi, in questi tre anni. Non in quel modo, insomma… Sarei una bugiarda a negare di averlo desiderato, spesso. Di aver voluto sentire Asra totalmente mio. Di sentirmi io, totalmente sua. Non più come allieva e maestro. Non più come creatura da proteggere. Ma come donna, amata e desiderata. Ma Asra si è sempre… ritratto. Quando finalmente lo vedo aprirsi di più, improvvisamente sparisce. Va via per alcuni giorni, dice di avere dei viaggi da fare, senza mai rivelarmi la meta. Ed al suo ritorno è tutto come prima. Torna ad essere il dolce, gentile e premuroso indovino, che mi tratta come il più prezioso dei doni, ma non va oltre.
Mi trovo ad osservare la finestra, persa di nuovo nei miei mille pensieri e domande. Ormai il pomeriggio è inoltrato e la luce del sole si sta affievolendo. Il sole tramonta dietro le colline e la biblioteca si tinge di lunghe ombre e giochi di luce aranciati.
Tra poco sarà notte. Asra potrebbe essere già ad aspettarmi alla fontana. Ed ora più che mai, dopo quest’ondata di ricordi, ho bisogno di vederlo. Tengo Faust tra le mie braccia e mi dirigo verso la porta. Do un’ultima occhiata all’interno della libreria che tanto mi ha mostrato oggi. Dunque, serro la porta con la chiave donatami da Portia, prima di dirigermi verso la fontana, desiderosa di rivedere Asra riflesso nell’acqua.
 
  
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