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Autore: Altair13Sirio    17/01/2020    1 recensioni
Non è mai stato facile vivere la vita dell'eroe per Robin, così come per Cyborg, Stella, Corvina e BB. Nonostante tutto, i Teen Titans sono riusciti a superare quel senso di "strano" che li circondava ovunque andassero e hanno deciso di andare avanti; sono diventati una famiglia, le loro amicizie e i loro amori si sono intrecciati e dopo tanto tempo finalmente i cinque eroi hanno capito cosa dovevano fare.
Tutto questo può sembrare normale agli occhi di un adulto, capace di comprendere quali siano i doveri di un supereroe e le difficoltà che porta questo tipo di vita, ma agli occhi di una bambina? Una piccola bambina eccentrica e piena di vitalità, incapace di vedere il male nella gente, come può vivere una situazione simile e in che modo potrà mai crescere se non riesce a distinguere il bene dal male?
Luna è una bambina cresciuta sotto una campana di vetro e che è sempre stata a contatto con questo mondo, vivendolo in prima persona; il suo amore per la sua famiglia è eguagliato solo dal suo desiderio di vivere la vita liberamente, incontrando tante persone e amici nuovi. Ma sarà difficile attuare questo sogno, essendo lei la figlia di un supereroe.
Genere: Azione, Comico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo Personaggio, Sorpresa, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Titans Legacy'
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Luna aprì gli occhi, ma fu proprio come se non li avesse aperti affatto. Era completamente circondata dall’oscurità mentre si sentiva fluttuare nell’aria, in una sorta di culla che le forniva calore.
Era piacevole, era sicura di aver sentito quel calore altre volte in passato, ma non riusciva a capire dove lo avesse provato.
Non sembrava esserci niente attorno a lei; si trovava in un grande vuoto, ma allo stesso tempo avvertiva qualcosa con chiarezza, come una presenza, una grande coscienza onnipresente e allo stesso tempo assente che non la faceva sentire mai sola. E questa coscienza sembrava farsi sempre più grande, come se crescesse dal basso fino a ricoprire la bambina.
Poi nel vuoto Luna Bianca vide una luce provenire da sotto i suoi piedi, e questa luce cominciò ad espandersi inglobandola e rivelando un mondo tutto intorno a lei. Quel mondo non era nascosto, comparve proprio come se fosse stata quella luce a crearlo, o a farlo passare per di là.
Era il mondo di Luna, il suo mondo interiore, che non visitava da molto tempo.
C’era la montagna che aveva scalato e c’era quel paesaggio mozzafiato che aveva visto dalla sua cima. C’era la cascata, il lago, le colline che la circondavano e le montagne lontane; ma c’erano anche nuvole nere sopra la sua testa, cariche di elettricità, da cui occasionalmente sfuggivano delle saette.
Che stava succedendo? Perché il suo mondo era scosso da tali nubi di tempesta? Si trattava forse di un riflesso di ciò che stava accadendo alla sua vita?
Alzò gli occhi al cielo. Le nubi si concentravano proprio sopra di lei, nel punto più alto della montagna che aveva scalato. Si ritrovava a terra senza sapere come ci fosse finita. Era come se avesse dormito per tutto il tempo fino a quel momento, eppure era appena arrivata sulla cima; come aveva potuto attendere così tanto tempo per scoprire cosa ci fosse ad attenderla lì sopra?
Cercò di alzarsi, ma il suo corpo rimase fermo; era come se volesse rimanere a riposare ancora un po’ prima di ricominciare quel lungo viaggio. Ma lei non voleva riposare: la sua mente era stata attraversata da così tanti pensieri che anche solo restare ferma qualche istante l’avrebbe resa paranoica. Aveva così tante energie che pensava sarebbe saltata in aria.
Era proprio lì, eppure non poteva alzare la testa per guardare cosa ci fosse in quella radura impregnata di rugiada in cui giaceva. Riusciva a vedere con la coda dell’occhio una luce e poi la stessa svettava nel cielo dirigendosi verso le nubi. Sembrava che quella luce fosse il vero obiettivo di quelle nuvole che vorticavano minacciose attorno alla cima della montagna, e Luna stava morendo dalla curiosità di scoprire cosa fosse.
Aveva dolore in tutto il corpo. In realtà non si trattava di dolore vero e proprio, non riusciva a sentire il proprio corpo in termini fisici, ma era come se la sensazione del dolore e il suo intorpidimento fossero ben presenti nella sua testa, fissi e insistenti. Luna non era nemmeno sicura di come avesse fatto a finire lì: per quello che ricordava, aveva cercato di rilassarsi e richiamare le forze mentre era nel covo d Rosso-X, ma le continue discussioni degli adulti le avevano reso impossibile meditare e aveva dovuto rinunciarci; ma la sua mente era rimasta in quello stato di intorpidimento che la predisponeva ad entrare in quel mondo fantastico all'interno del suo animo, e doveva essere stato quello a portarla lì quando aveva perso i sensi.
Ma cosa poteva fare lì? Perché il suo corpo era immobile? Se quella che era la proiezione della sua coscienza non poteva muoversi in quel luogo, significava che c'era qualche problema. E di che problema poteva trattarsi?
Quella maledetta Stella Nera, ovvio! Era arrivata dal nulla solo per rovinarle la vita, strapazzarla in giro per la città e malmenare i suoi genitori, e per cosa? La odiava, avrebbe voluto che fosse stata schiacciata dalla sua fortissima mamma…! Ma era giusto pensare quelle cose?
Stella Nera era cattiva, senza dubbio, ma Luna non si sentiva il diritto di pensare quelle cose o augurarle il male… Non era da lei, oppure sì?
In fondo anche lei aveva fatto cose cattive. Aveva mentito ai suoi genitori, picchiato la sua compagna di classe… Se pensava che Stella Nera meritasse una punizione, allora anche lei avrebbe dovuto pagare in qualche modo la sua cattiveria. Ma era veramente possibile mettere a confronto quello che aveva commesso Stella Nera con quello che aveva fatto lei? Era possibile giudicare veramente quella donna senza conoscere le sue motivazioni? Che aspetto aveva veramente il male?
Tutte quelle domande le stavano dando un gran mal di testa e in quel momento Luna avrebbe voluto solamente alzarsi e guardare davanti a sé; invece era bloccata a terra, come se si fosse appena svegliata da un sonno talmente profondo che il suo corpo era ancora assopito.
La forza non l'avrebbe aiutata. Doveva guardare dentro di sé, ritrovare la calma interiore e riprendere il controllo di sé. Quindi cominciò a respirare lentamente, sicura di poter raggiungere di nuovo la calma come le aveva insegnato la sua K'Norfka.
Luna Bianca iniziò ad inspirare ed espirare profondamente, ogni volta concentrandosi sulle sensazioni che il suo corpo le mandava in risposta alla respirazione. Si sforzò di svuotare la mente, ma più ci provava e più le mille immagini racchiuse nella sua mente si sovrapponevano. Era successo troppo nelle ultime ore perché potesse tranquillizzarsi: prima l'incontro con gli amici di Jamie, poi l'arrivo dei Titans Est e la battaglia cruenta con Stella Nera… Come poteva rilassarsi in quel modo?
Non si rese conto di aver urlato quelle ultime parole. La sua voce si perse tra le rocce della montagna e fu sovrastata facilmente dal rumore della cascata sotto di lei, ma per un momento fu sicura di avere urlato a pieni polmoni con la forza di un fulmine che si schiantava sulla terra nonostante adesso il vento portasse via le sue parole con facilità. All'improvviso un pensiero la colpì chiaramente.
Quel mondo era il suo, il suo animo. Quello che le succedeva si rifletteva laggiù, le cicatrici nel suo cuore prendevano forma su quella terra apparentemente perfetta dandole forma nel modo in cui la vedeva; e adesso c'era una grande tempesta in avvicinamento. Si sentì un'ingenua per non esserci arrivata prima. Doveva fare qualcosa!
E aveva intenzione di fare qualcosa. Ma aveva bisogno di forza! Quella stessa forza che tutti gli altri avevano tirato fuori esclusivamente per salvarla, quella forza che suo zio aveva definito "la forza dell'amore".
Ma l'amore per cosa? Diversamente da loro, lei non aveva una "Luna Bianca" da difendere, non aveva qualcuno che amava più della sua stessa vita da poter mettere tutto quanto in gioco per salvarla. Certo, amava i suoi genitori tantissimo, ma non aveva minimamente la forza per difenderli; piuttosto, era il contrario!
Ciononostante, si disse di alzarsi. Doveva alzarsi perché altrimenti non avrebbe potuto andarsene da lì, non avrebbe potuto vedere cosa sarebbe successo alla sua famiglia, non avrebbe potuto tentare di scappare ancora, rendendo vano tutto il lavoro della signorina Terra, Jella, Rosso-X e tutte quelle altre persone che erano arrivate per salvarla.
Doveva farlo per loro, ma soprattutto doveva farlo per sé stessa!
Sentì il torpore scemare lentamente, abbandonando prima le sue mani e i piedi, passando poi per le braccia e le gambe, e poi il busto, il bacino… Il suo corpo le stava rispondendo. Corpo e mente erano di nuovo una cosa sola, e allora cominciò a muoversi.
Prima strinse i pugni per assicurarsi che questi rispondessero, poi distese le gambe e sentì le sue ginocchia scricchiolare un poco; poi sul suo volto si formò un grosso sorriso – o forse una smorfia – e si tirò su con la schiena, rimanendo seduta sull'erba.
Quello che vide di fronte a sé la lasciò senza parole: c'era una pianta a pochi metri da lei, immersa nella luce e alta poco più di lei. Dai suoi steli pendevano dei fiori: fiori colorati, come non ne aveva mai visti prima in quel luogo. La luce la investiva interamente con un fascio che partiva dal basso e si perdeva nelle nubi, e non il contrario, e uno strano suono cristallino annunciava la natura magica di quella pianta.
Luna Bianca si mise in piedi e fece qualche passo in direzione dei fiori. Non era sicura di aver mai visto una pianta del genere, eppure la prima cosa che aveva pensato era che la conoscesse da sempre.
Era sempre stata dentro di lei, bellissima e in attesa di essere trovata. Con i suoi fiori pronti a sbocciare al momento opportuno, Luna sentì di essere profondamente connessa a quella pianta, come se da essa dipendesse la sua intera vita.
Ed eccola là, bellissima e magica, si ergeva davanti a lei in tutta la sua fierezza, e sembrava volerle dire qualcosa. Luna si avvicinò ancora e finì per unire le mani attorno a uno dei suoi fiori che pendeva verso di lei: un piccolo fiore rosso, appena sbocciato, ma tanto bello da farle sentire una malinconia travolgente. Luna non sapeva che cosa avesse di tanto speciale quel fiore, ma sembrava comunicare direttamente con il suo cuore e sentirsi così vicina a quell'essere meraviglioso la faceva sentire bene…
Cominciò a sentire un calore rassicurante nel proprio petto, calore che cominciò a irradiarsi nel resto del suo corpo e che divenne luce, luce che sovrastò anche quella della pianta. Era diventata una stella e con la sua radianza illuminava le terre tutte intorno alla montagna, facendo impallidire anche il sole che timidamente si affacciava da dietro le nubi.
Un forte vento improvviso le colpì il viso e scosse la pianta facendo tremare i suoi fiori, e come i loro petali sbatterono tra loro qualcosa simile a polline sembrò uscirne fuori; era minuscolo e luminoso, come piccoli frammenti di diamante che viaggiavano nell'aria. Il polline fu trasportato lontano e cadde nei campi di quel mondo che era come una tela ancora da dipingere, e voltandosi per seguirli con lo sguardo Luna scoprì qualcosa di meraviglioso: i fiori nei campi che aveva attraversato prima, tutti i fiori che riusciva a vedere dalla cima della montagna cominciarono a colorarsi. Gialli, rossi, blu… Tutti i colori immaginabili coprirono il campo visivo della bambina facendola commuovere, donandole uno spettacolo a cui non avrebbe mai immaginato di assistere.
Si portò le mani al cuore, dove quel calore continuava a farsi sempre più intenso, e sospirò grata di poter assistere a tutto quello. Quindi la luce che emanava crebbe sempre di più e Luna si sentì sprofondare in essa.
Non sapeva cosa stesse succedendo, ma non si preoccupò. Adesso era come se dentro di lei fosse nata la certezza che sarebbe andato tutto bene.
 
*
 
Luna si svegliò, questa volta per davvero.
Ad accoglierla questa volta non c'era il suo mondo immaginario e perfetto, ma un antro buio e minaccioso pieno di tubature e strani macchinari che non riuscì a distinguere. Sulla sua testa scendeva un'unica luce che le bruciava gli occhi, mentre nel resto della stanza c'era una illuminazione molto fioca e tutto appariva con un tono rossastro, ma quello che la preoccupava di più era il silenzio.
Era un silenzio innaturale, di quelli che riempivano le orecchie e le facevano esplodere con i loro fischi invisibili. Sembrava che ci fossero diverse persone attorno a lei che si stessero sforzando di rimanere zitte, e lei lo sapeva perché sentiva su di sé i loro sguardi avidi e giudicatori.
Il suo corpo riusciva a muoversi, non era bloccata come nel sogno ma questa volta era lei a non volersi alzare in piedi, quasi che il più piccolo segno vitale potesse innescare qualche reazione spiacevole…
Riusciva a vedere poco oltre il proprio naso: gli interni della sala erano riconoscibili a intuito nell'ombra, ma c'erano alcune zone che le sfuggivano, ed era di quelle che aveva più paura.
Decise di tirarsi su lentamente, facendo attenzione a muovere meno muscoli possibile. Fece girare la testa sotto a quella luce che le aveva fatto lacrimare gli occhi e provò un forte sollievo a non dover più guardare quella fonte accecante di luce. Continuava a sentire su di sé quegli sguardi insistenti e fastidiosi; non lo sopportava.
<< Chi c'è? >> Chiese con tono leggermente aggressivo.
Una serie di risate sommesse si levò dal buio, poi qualcuno uscì allo scoperto. Era come pensava lei: la stavano guardando a distanza come un animale in gabbia.
<< La ragazzina è sveglia… Si è accorta subito di noi. >> A parlare fu l'uomo che guidava quel gruppo di criminali che avevano affrontato Beast Boy; Luna aveva sentito che il suo nome era Soldato Hive. Ghignava con superiorità e guardava dritto verso di lei, poi rise di nuovo. Tutte quelle risate suonarono prive di emozioni, come se chi le stava facendo si stesse solamente sforzando di mostrare qualcosa…
Luna gli rispose con uno sguardo duro. Aveva finito di mostrarsi impaurita di fronte a quella gente.
<< Ehi. >> Soldato Hive non sembrò per niente compiaciuto dalla sua espressione. << Mi vuoi forse sfidare, ranocchio? >>
Una voce dall'ombra lo chiamò per nome e lo interruppe facendolo indietreggiare con un po' di timore. Luna si voltò a guardare chi fosse e vide lei, Komand'r, avanzare lentamente verso di lei. Stava in piedi su una sorta di palco che adornava quasi interamente una parete e da lì poteva osservare tutto quello che succedeva da una posizione privilegiata. << La sua grinta non va punita. >> Disse guardando la ragazzina con un leggero sorriso di compiacimento in volto.
Luna le rivolse lo stesso sguardo che aveva dato a Soldato Hive e continuò a tenere una posizione difensiva, cosa che non sembrò preoccupare minimamente la sua perfida zia.
<< Sono felice che tu ti sia ripresa. Presto dovremo partire e non avrei gradito portarti di peso per tutto il viaggio. >> Disse la donna inginocchiandosi di fronte a lei. << Ancora di più, mi fa piacere che tu stia bene. Temevo di aver esagerato quando ti ho vista volare verso quella parete… >>
<< Che cosa vuoi da me? >> Chiese scontrosa Luna, volendo mettere in chiaro che tra lei e sua zia non ci sarebbe stato mai un rapporto pacifico.
La donna si portò una mano al petto e la guardò con aria affranta. << Non c'è bisogno di essere così aggressiva, sai? Io non ho mai voluto farti del male, e non è colpa mia se quella gente ci è andata di mezzo; il mio unico obiettivo eri tu, e i Titans sono stati un ostacolo come un altro. Lo hai visto tu stessa: non ho fatto niente al tuo caro zietto dopo che l'ho sconfitto! >>
Luna rimase sulla difensiva mentre per un momento le tornava alla mente l'immagine dello zio BB disteso per terra e privo di forze; le sembrava un ricordo lontano, eppure potevano essere passate al massimo poche ore.
Ma la bambina non si fece raggirare, tuttavia capì che finché Stella Nera era impegnata a parlarle, non poteva farle del male. Mantenne un tono riservato e chiese:<< E allora che cosa vuoi? >>
Stella Nera sembrò lieta di sentirsi fare quella domanda. << Vedo che cominci a capire, mia cara! Ho sempre desiderato conoscerti sin da quando ho saputo che la mia cara sorellina aveva avuto una bellissima bambina. Tuttavia sapevo di non essere la benvenuta su questo pianeta a causa di alcune… Divergenze avute in passato con la tua famiglia. Per questo motivo ho dovuto trattenermi dal venire a farti visita, sapendo che sarei stata semplicemente cacciata via. Ma più tempo passava, più il mio desiderio di conoscerti si faceva grande, finché un giorno ho deciso di farlo. >>
Con uno schiocco di dita, Stella Nera allungò un braccio per farsi porgere qualcosa da Soldato Hive, che si allontanò lentamente subito dopo. Luna poté vedere una strana gemma rossa nella mano della zia e questa gliela lasciò osservare.
<< Una volta ottenuta questa pietra sapevo che avrei potuto fare qualsiasi cosa, per questo mi sono sbrigata a venire qui. Volevo conoscerti, e quello che ho scoperto di te mi ha profondamente scosso, mia cara Nirihs'Oūm… >> Spiegò lasciando che Luna guardasse la pietra, ma senza mai dargliela in mano.
<< Che cosa? >> Chiese innocentemente la bambina, alzando per un attimo lo sguardo.
Stella Nera spalancò gli occhi in un'espressione disgustata. << La tua famiglia ti ha tenuta per anni soffocando il tuo vero potenziale. Pur essendo solo per metà Tamaraniana, tu hai in realtà una grande forza che aspetta di esplodere, ed è mia intenzione assicurarmi che possa raggiungere il tuo pieno potere. >>
<< Io non ho poteri. >> Disse prontamente Luna. << La mia mamma ha cercato tante volte di spiegarmi come fare come lei, ma non ci sono mai riuscita. >>
La donna non sembrò preoccuparsi di quello, anzi sorrise e accarezzò delicatamente Luna, che avvertì un brivido quando le sue dita sfiorarono la sua guancia. << Certo che no: è l'aria di questo pianeta, l'aria di pace in cui hai vissuto per tutti questi anni, che non ha saputo tirare fuori i tuoi istinti da guerriera. Ma io saprò come farti maturare, a tal punto che potresti diventare più forte della tua cara mammina… E forse anche di me. >>
L'idea di poter ottenere dei poteri non la elettrizzò molto, soprattutto perché la prospettiva di ciò sembrava doverla allontanare dalla sua famiglia, forse per sempre. << Perché ti interesso così tanto? >> Chiese aggrottando le sopracciglia. << Non mi hai mai vista a sapevi a malapena che esistevo… Perché fai tutto questo? >>
Stella Nera sembrò sorpresa da quella domanda. Forse non si aspettava che Luna potesse farsi tanti problemi al riguardo e pensava che avrebbe semplicemente accettato la sua decisione senza fiatare. Alla fine disse:<< Perché mi addolora tantissimo sapere che non puoi esprimere pienamente il tuo potenziale… Una Tamaraniana è pur sempre una guerriera, e vivere nella pace non la renderà felice. >>
Tutto quello che stava dicendo non aveva senso con l'idea che Luna si era fatta nella sua mente del popolo di sua madre: non aveva mai pensato per un solo momento che i Tamaraniani fossero dei guerrafondai; al contrario, pensava che fossero nobili guerrieri che affrontavano la battaglia con entusiasmo, ma che non disdegnavano la pace. Prima che potesse esternare i suoi dubbi, però, la donna continuò a parlare.
<< Ma soprattutto, credo che tu non sia realmente felice qui. Non c'è mai stata una volta in cui ti sei sentita al posto sbagliato? >> Con quelle parole, sembrò riuscire a fare venire dei dubbi a Luna che la bambina non credeva si sarebbe mai posta. << La gente potrà anche comportarsi come se ti avesse accettato, ma saranno mai veramente pronti a vederti come loro? >>
<< Tu che ne sai? >> Luna volle aggrapparsi alla convinzione che quello che le era successo quella mattina, l'incontro con dei nuovi amici che volevano solamente accettarla per quello che era, non fosse tutta una falsità. Continuò a respingere le idee di Stella Nera.
Ma la donna sembrò avere una risposta pronta a quella domanda. << Non c'è bisogno di sapere niente: le persone, specialmente quelle meno evolute come i terrestri, non sono pronte a convivere con altre razze diverse dalla loro. Tu non sei umana e non sei nemmeno una del nostro popolo… Sei uno scherzo della natura, qualcosa che non sarebbe mai dovuto nascere! Credi che su questa terra ci sarà qualcuno pronto a dire il contrario? >>
Quelle parole ferirono profondamente Luna, che però non riuscì a trovare un modo per ribattere; era vero, lei era diversa da qualsiasi altra persona in città e probabilmente nel resto del mondo, era diversa anche da quegli esseri che chiamavano "alieni" e che vivevano sul pianeta natale di sua madre, ma questo non significava che lei fosse qualcosa contro natura: al contrario, lei era la prova che quell'abominio di cui parlava la donna dello spazio era in realtà qualcosa di possibile, e se il mondo non l'aveva ancora rigettata completamente significava che in qualche modo avrebbe funzionato.
Lo sguardo sconsolato della bambina mutò rapidamente in uno pieno di rabbia:<< Io non sono uno schizzo della natura! >>
Stella Nera rise di gusto, forzando la propria risata per schernire la nipote. << Non sei in grado nemmeno di parlare una lingua come si deve… Quanti anni hai, sette? Alla tua età i bambini di Tamaran sono in grado di cacciare uno Skorz'nul da soli! Dov'è la tua forza? Cos'hai di speciale tu? >> Fece alcuni passi verso di lei. << Niente, perché quella stupida di mia sorella non ha saputo valorizzare il tuo potenziale! >> Si fermò a pochi passi da lei e le sorrise benevola, non riuscendo a nascondere però la propria cattiveria. << Ma non ti preoccupare… Io saprò occuparmi di te. >>
Luna non si mosse, mandò un'occhiata diffidente a Stella Nera e lei se ne accorse. Era ovvio che non si fidasse, l'aveva vista fare del male alla sua famiglia, ma lei non aveva fretta e sapeva tirare le corde giuste.
<< Se verrai con me, nessuno ti mancherà più di rispetto. Sarai la regina di un impero senza confini e non dovrai più nascondere ciò che sei… >> Poi abbassò le braccia e con un'espressione languida e maligna sembrò giocarsi la carta che aveva preparato da tempo:<< Non vorresti vendicarti della tua "amica"? >>
Luna impallidì. Come faceva lei a sapere del suo litigio con Emily? Non appena la sentì nominare, la sua cicatrice sulla guancia cominciò a pizzicare.
Luna si nascose la guancia con una mano, ma Stella Nera notò il suo cambiamento di umore e sorrise. << Sì, la ragazzina umana che ti ha ferita. Avevi riposto la tua fiducia in lei, giusto? Eppure ti ha voltato le spalle alla prima occasione. >> La donna fece un gesto ampio con le braccia. << Io posso insegnarti a brandire il potere, posso liberare la tua forza latente, e con questo tu potrai metterla i ginocchio e umiliarla. Potrai vendicarti di ciò che ti ha fatto con una semplicità tale da sembrare impossibile, e così come lei tutto il mondo si prostrerà ai tuoi piedi. Tu sei la naturale dominatrice di questa terra, dovresti stare al posto che ti appartiene di diritto! >>
Il pugno di Luna si strinse involontariamente. Era vero che Emily aveva fatto tante cose cattive e lei aveva voluto farle del male; l'aveva colpita e l'aveva fatto ancora, e poi aveva voluto farlo di nuovo.
Doveva essere onesta con sé stessa: quella volta, picchiare Emily le era piaciuto. E questo era un fatto, indipendentemente che adesso provasse ribrezzo per quella sensazione; per quanto immorale fosse stato, Luna aveva proprio goduto nel vedere Emily a terra, sporca di polvere e sangue, in lacrime.
Ma questo significava che la odiasse?
Stella Nera aveva portato tanta distruzione alla sua città, tutto per raggiungere lei. Era davvero così importante una bambina per quella donna, oppure lei era solo un mezzo per i suoi piani?
Ma che domande si faceva? Era ovvio che non fosse altro che uno strumento nelle sue mani, e se non avesse accettato a seguirla avrebbe finito per prendersela con la forza.
Perché una persona che non aveva mai visto avrebbe dovuto volerla incontrare, se non perché le sarebbe stata utile in qualche modo?
In fondo tu sei un mostro.
La voce di Emily risuonò nella sua testa e le diede i brividi. Si paralizzò mentre tutte le cose cattive che le erano state dette tornavano a galla nella sua memoria.
Erano tutte lì, le paure, i pensieri; tutte si erano nascoste nelle profondità della sua mente e avevano atteso il momento giusto per tornare a colpire, farsi sentire, farla sentire una nullità.
Tutti avevano avuto dei dubbi su di lei. Non riusciva a trovare una persona che potesse essere stata sincera con lei: da suo padre a sua madre, i suoi zii, persino la sua K'Norfka le aveva mentito. Tutti sapevano fin da subito che mandarla a scuola sarebbe stata una pessima idea, che non sarebbe sopravvissuta, ma hanno voluto nascondere i loro dubbi dietro a quei falsi sorrisi per farle credere che sarebbe stato tutto okay.
Piccola peste.
Mostro.
Alieno schifoso.
Teppista.
Non riusciva a trovare una singola cosa buona che qualcuno le avesse detto. Lo odiava, odiava quel suo corpo diverso dagli altri e odiava la lingua che parlava quando era da sola, odiava la sua pelle scura e quegli occhi troppo luminosi per essere considerati normali. Odiava sé stessa, perché era tutto ciò che l'aveva fatta odiare dagli altri!
E se tutto il mondo la odiava, che cosa ci sarebbe stato di strano se lei avesse odiato tutti gli altri? Se tutti credevano che lei era un mostro, tanto valeva diventarlo per davvero.
Non esiste una creazione che sia brutta o bella. Tutto sta in ciò che hai intenzione di creare e quanta soddisfazione provi nel vederla completata.
Eh?
Se pensi che una persona faccia male alla tua vita, allora non dovresti sforzarti troppo a tenercela dentro.
Di chi sono queste voci?
Quando ti demmo questo nome fu per buon auspicio, perché tu potessi essere sempre forte e piena di speranza.
Improvvisamente Luna non si sentì più sola. Quei pensieri malvagi che la addoloravano si diradarono e delle voci familiari e gentili iniziarono a scaldarle il cuore.
Anche se tu fossi diversa, non ci sarebbe niente a renderti tale da ciò che sei.
Non riusciva a pensare più nemmeno a una parola che potesse farla sentire triste. Tutto nella sua testa era formato dai ricordi più felici che potesse avere.
Però, vedi… Fallire fa parte della vita.
Si sbagliava: nel mondo, nella sua vita c'erano persone che le volevano bene!
Vogliamo essere tuoi amici.
Erano sempre stati là, le avevano espresso il loro affetto spingendola a crescere e a diventare più forte, e lungo la strada aveva incontrato altre persone che l'avevano fatta stare bene.
Ricorda il tuo K'Jyll.
Erano queste le persone che doveva lasciar entrare nel proprio cuore!
Non è stata colpa tua, Luna.
Il vuoto che si era creato nel suo cuore si era improvvisamente riempito. Luna non era sicura di come reagire a tutto quello, era come se tutte le persone che le volevano bene fossero intervenute per non farla cedere di fronte a Stella Nera. Aveva stabilito con loro una connessione molto più intensa di quella di cui le aveva parlato la sua K'Norfka; una connessione formata dai sentimenti e dall'affetto reciproco. Ora riusciva a sentirli, i fili che la tenevano unita ai suoi amici e alla sua famiglia, e sentiva il peso di ognuno di loro e il coraggio che ne riceveva. Così come riusciva a vedere il dolore e il rimpianto di quelli che aveva reciso.
Le sembrò di vedere la sua ex amica, girata di spalle e con le braccia incrociate, con aria offesa, ma triste perché in fondo in fondo, anche lei si era resa conto di aver fatto una cosa profondamente sbagliata. E di fronte a quell'immagine non provò rabbia, non ebbe l'impulso di attaccarla. Solo rimorso per qualcosa che avrebbe potuto essere bellissimo, e non lo era stato.
Per quanto Emily fosse stata nel torto, non poteva pensare di volerle male; non era quello che avrebbe fatto una brava persona. Il problema non era lei, e nemmeno Luna: non era colpa sua se lei era nata così, e non era certo un suo problema se ad alcune persone non piaceva.
Non le interessava se da quel momento in poi tutti l'avrebbero odiata, perché ormai Luna sapeva che c'erano delle persone che avrebbero guardato oltre la sua pelle olivastra, oltre i suoi occhi di smeraldo, oltre ai suoi modi di fare insoliti e alle sue parole sconclusionate e appartenenti ad una lingua misteriosa. Lei voleva andare avanti, sarebbe andata avanti spinta da quelle persone e sarebbe esistita, perché non aveva nessun diritto più importante di quello.
Avrebbe vissuto la sua vita nel giusto, senza rancore né paura nel cuore. Avrebbe fatto a meno di tutte quelle persone che l'avevano ferita. Lei non odiava sé stessa, ora lo sapeva! E non avrebbe nemmeno odiato altre persone.
Ma Stella Nera aveva fatto del male alla sua famiglia. Lei aveva portato il caos in città e aveva ferito tanta gente; lei non era una brava persona, e Luna non la voleva nella sua vita.
<< Allora? >> Disse Stella Nera con una punta di impazienza, dopo il lungo silenzio di Luna Bianca. Forse aveva delle buone intenzioni, molto in fondo, oppure credeva veramente in quello che diceva, ma Luna non aveva intenzione di ascoltarla. Aveva fatto tanta fatica per arrivare a quel punto, non avrebbe abbandonato tutto quello che la faceva sentire amata, proprio ora che lo aveva trovato.
<< Io non odio Emily. >> Disse alzando la voce. << Non odio Emily, così come non odio nessun altro in questa città! Io voglio solo vivere felice con la mia famiglia, voglio fare degli amici sinceri e voglio rendere orgogliosi i miei genitori. Ma tu… Tu hai rovinato tutto! >>
Luna Bianca alzò la testa e si ritrovò a urlare a pieni polmoni mentre Stella Nera assisteva incredula al suo sfogo. << Quella che odio veramente sei tu! >>
Gli occhi di Luna si illuminarono di una forte luce verde e il suo cipiglio si trasformò completamente fino a diventare una maschera di odio. La sua mano destra irradiò la stessa luce proveniente dai suoi bulbi oculari e puntandola contro la donna di fronte a sé sembrò quasi sapere già cosa fare. << Non mi serve l'aiuto di una signora cattiva come te! >> Gridò con rabbia prima di colpire in pieno la zia con una vampata smeraldo rilasciata direttamente dal palmo della sua mano.
Stella Nera fu colta di sorpresa da quella sua reazione così furiosa: aveva di fronte una bambina che non aveva mai ricevuto un'istruzione adeguata sulla sua vera natura, non si sarebbe mai aspettata di ricevere direttamente la prima dimostrazione dei suoi poteri, per giunta così presto. Si era sentita totalmente al sicuro e aveva abbassato le proprie difese; fu sbalzata via e colpì un tubo in acciaio che si piegò, poi cadde pesantemente e rimase per un secondo sul pavimento, ascoltando lo sfrigolo della sua tuta che bruciava.
<< Boss! >> Urlò Soldato Hive, e lui e il suo gruppo si mossero per bloccare Luna Bianca. Ma Stella Nera alzò una mano e gli fece segno di non intervenire.
Alzò lo sguardo, sorpresa ma alquanto intrigata da quello che aveva scoperto, e osservò la reazione della bambina a quello che era successo: Luna era sorpresa da quella cosa che era riuscita a fare, addirittura eccitata. La vide guardarsi con emozione i pugni serrati e rivolgerle uno sguardo di sfida, sorridendo in quel modo furbo che solo lei sapeva fare.
Stella Nera si rialzò barcollando. << Hai già manifestato i tuoi poteri… >> Disse. << Molto bene. Allora dovrò insegnarti solo il rispetto, d'ora in avanti! >>
Le mani di Stella Nera si illuminarono di magenta, in modo simile a quelle di Luna, poi allargò le braccia e assunse una posa dinamica, pronta a scattare. Luna non perse tempo e fece qualche saltello, sapendo di non potersi permettere distrazioni. << Fatti sotto, brutta stregaccia! >> Esclamò alzando i pugni.
Un ghigno irritato comparve sul viso di Stella Nera e questa cominciò a ruotare il busto. << Piccola, insolente MEZZOSANGUE! >>
Liberò due sfere di energia che volarono dritte verso Luna seguendo due traiettorie diverse. La bambina scartò di lato schivando la prima esplosione, ma dovette alzare il braccio per parare la seconda e scoprì di poter deviare quei colpi energetici senza esserne danneggiata. La sua mano si mosse come se volesse scacciare via qualcosa che non voleva toccare, e quando colpì la sfera luminosa sentì l'impatto riverberare in tutto il braccio prima che quella andasse ad esplodere contro un muro. Guardandosi la mano, Luna non vide alcuna bruciatura ma sentì un insistente formicolio nel punto dove la sfera aveva impattato con il suo palmo.
<< Sei agile, ma come te la cavi in uno scontro ravvicinato? >> Fece la voce di Stella Nera prima che questa le comparisse alle spalle con una velocità inaudita. Luna sentì solo lo spostamento dell'aria prima di voltarsi per tentare di parare il pugno della donna che la spedì all'altro capo della sala. La ragazzina riuscì a rallentare la sua spinta, ma quando raggiunse la parete vi si scontrò con forza e la donna arrivò subito per continuare ad attaccarla. Non sapendo come contrastare i colpi della zia, per il momento l'unica cosa che riuscì a fare Luna fu proteggersi il viso e parare i suoi pugni; sentiva di essere un po' più forte di prima, ma in confronto a Stella Nera era comunque una goccia nel mare.
Eppure anche una goccia poteva fare qualcosa! Lei poteva contare sul fatto che si sarebbe trattenuta per non farle troppo male. Le tornarono alla mente gli estenuanti allenamenti con suo padre e le continue sfide che questo era solito porle, quindi elaborò un piano e passò subito all'azione.
<< Ti sei già arresa? Pensavo che avessi un po' più di carattere in te! >> Proprio mentre diceva queste cose, Stella Nera si vide Luna Bianca sgusciare via e girarle rapidamente attorno. La bambina si sfilò di dosso la cordicella della felpa e la girò attorno a una gamba della sua avversaria, poi sfruttò la sua nuova forza per farle perdere l'equilibrio e le saltò addosso piantandole le suole delle scarpe nelle spalle, assicurandosi di fare molta pressione sulle clavicole. Stella Nera cadde a terra con una espressione disorientata sul volto e Luna poté guardarla per bene prima di colpirla in pieno con un pugno. Il colpo non sembrò fare alcun effetto, ma diede a Luna la speranza di poter continuare ad attaccare con facilità.
Tuttavia, Stella Nera sentì il bisogno di bloccare quella sua speranza sul nascere. Le afferrò il polso e ghignò. << E' stato tuo padre a insegnarti a combattere così, vero? Usi gli strumenti attorno a te e cerchi di indebolire il nemico anche quando disponi di una forza enormemente superiore… Bé, non mi dispiace che tu sia così versatile. Mia sorella ti avrebbe insegnato diversamente, ma immagino che non lo abbia mai fato perché "i bambini non dovrebbero lottare"! >>
Stella Nera spinse via Luna e questa cercò di atterrare in piedi, ma ancora prima che potesse cominciare la discesa, la donna la raggiunse e la spinse al muro con violenza. Poi le mise una mano alla gola e con l'altra le assestò un pugno trattenuto sulla guancia, colpendola proprio dove aveva la cicatrice.
<< Non ti farò del male. >> Disse lasciandola cadere a terra. << Ammiro il tuo spirito combattivo, e piegarlo con brutalità potrebbe essere controproducente. >>
Luna gemette e si mise in ginocchio volgendo un fianco alla parete, poi cercò l'equilibrio con una mano e piantò con decisione un piede per terra, restando a guardare la zia con aria di sfida. << Colpiscimi quanto vuoi! >> Disse ansimando, mentre la sua guancia cominciava già a gonfiare.
Dei sospiri di stupore si alzarono dal gruppo degli sgherri di Stella Nera e lei stessa sembrò sorridere a quella provocazione, ma non ci fu un seguito a quelle parole perché dal fondo della sala, una voce si levò ad attirare l'attenzione di tutti.
<< Chiedo scusa… >> Disse un uomo che teneva la mano alzata e bene in vista. << Vorrei parlare con la signora Komand'r. >>
   
 
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