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Autore: cin75    18/01/2020    4 recensioni
L'ennesima missione, l'ennesima caccia, l'ennesimo oggetto maledetto.
L'ennesima , maledetta volta, in cui i due fratelli potrebbero perdersi per sempre.
Chi scamperà alla morte? Chi dovrà sopportare il peso dell'essere sopravvissuto all'altro?
Genere: Angst, Drammatico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Dean Winchester, Sam Winchester
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
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La mattina della domenica, Dean, decisamente stremato, se ne stava seduto ad una poltroncina accanto al letto dell’altro. La testa poggiata nel palmo della mano, le gambe alzate e poggiate su una sedia di fronte a lui. Gli occhi che, nonostante i suoi sforzi a non cedere, si rifiutavano di rimanere aperti.

Così, dopo aver dato un ultimo sguardo al minore che sembrava dormire, finalmente rilassato e con una temperatura di nuovo accettabile, Dean, cedette, e chiuse gli occhi.
Non potè dire per quanto tempo sonnecchiò in quella posizione, fatto sta che ad un certo punto, una voce, confusa ma comunque conosciuta, iniziò a girargli per la mente. A richiamarlo con un tono familiare.
“Dean!!”
“Sì..cinque minuti...” bofonchiò assonnato.
“Dean!!”
“Sì,Sammy! Ho capito..cinque minuti...sistema la tua roba...arrivo!!” fece il maggiore, sistemandosi sulla seduta, tenendo ancora gli occhi chiusi.
“Ehi!! vuoi svegliarti o devo prenderti a calci in culo!!” e solo a quell’esortazione decisamente colorita, Dean aprì gli occhi  e si tirò su di scatto.
“Sammy!!” esclamò sorpreso. “Cazzo…sei sveglio, finalmente!!” fece , spingendo via la sedia e avvicinandosi al fratello, sempre più lucido.
“Sì, sono sveglio e ti sto chiamando da un’eternità!” fece l’altro. “Ma che modo balordo di prenderti cura del tuo fratellino ferito e fin di vita!!”
“Sì, già...sì. È che io...io ero stanco…” iniziò a scusarsi, imbarazzato.
“Dean!”
“..ho passato gli ultimi tre giorni a...” fece ancora, mostrandosi in colpa. “E poi l’essere stato la marionetta di quel figlio di….”
“Dean!!!” con più decisione.
“Sì!?” ammutolendosi e restando in ascolto del richiamo del minore.
“Ti stavo prendendo in giro, idiota!!” scherzò, sorridendo sollevato mentre rilassava la testa sul cuscino.
“Stronzetto!!” replicò Dean,sorridendo anche lui. “Come stai? Come ti senti?” chiese , ora, appena più serio.
Sam, provò a tirarsi un po’ su e Dean lo aiutò ad appoggiarsi alla spalliera del letto.
“Mi sento a pezzi, i muscoli mi fanno un male cane manco avessi corso la maratona di Boston ma in compenso sono vivo.” riassunse il modo in cui si sentiva. “Allora? Mi fai un riassunto di quello che è successo?!”

Dean, a quel punto, si sedette sulla sedia e raccontò al fratello di come, dal parlare con lui del caso, si era ritrovato prigioniero del suo stesso corpo, di essersi visto mentre lo colpiva alla testa, di averlo trascinato fino all’Impala. La porta della cella frigorifera che si chiudeva, la temperatura che calava, Sam che si faceva sempre più stremato al freddo, la corda che si tendeva al soffitto, la moneta.

“Cazzo!! è stata davvero brutta questa volta!!” convenne Sam, dopo aver sentito la storia e aver capito che c’era altro ma che Dean non sembrava ancora pronto a rivelare. Come ogni volta che arrivavano ad un passo dalla morte.
O per lo meno , quello che aveva provato, da “posseduto”.
Quindi, per il momento, lasciò stare.

Nel pomeriggio, convinse Dean che stava bene, che aveva voglia di un caffè caldo, anzi no, bollente e che soprattutto stava morendo di fame. Il maggiore si lasciò convincere e lo avvisò che sarebbe uscito solo per comprare qualcosa da mangiare e poi sarebbe tornato in camera perché...“Sammy, hai bisogno ancora di riposare!”

Quando, Dean rientrò nella stanza del motel, sbirciò verso i letti, ma li vide entrambi vuoti. Andò verso la stanza del bagno e anche quella risultò vuota. Così si sporse oltre la piccola parete divisoria tra zona giorno e quella notte.

“Ehi? Sei qui!” fece Dean quando finalmente trovò Sam.
Il minore era seduto su una poltrona ad angolo che veniva coperta dal paravento che serviva come separè nella stanza tra soggiorno e zona letto.
Si rese conto che il giovane, riscosso dal suo richiamo, lo stava fissando con….aria perplessa. Troppo pensierosa.
E di certo sul viso c’erano tracce di un sonno ben poco rinfrancante.
“Che ci fai qui, fratellino?!”,chiese lasciando sul tavolo le buste del fast food.
Sam non rispose.
”Già che c’ero, ho fatto anche il pieno alla mia Piccola...Mangiamo qualcosa e ce la filiamo. Ho pensato volessi andare via di qui il prima possibile!?”
Sam attese a rispondergli, poi, quasi senza rendersene conto, disse: “Tu? Tu che vuoi scappare via da Las Vegas proprio non...è da te!!” ed era maledettamente sincero.
Dean, però, intuì a cosa il fratello si stesse riferendo. Quella parte del racconto che la mattina aveva omesso. E su cui lui aveva lasciato che sorvolasse.
“Andiamo, sputa il rospo!!!” lo incoraggiò, Sam.
Dean esalò un respiro colpevole da tempo trattenuto in fondo ai polmoni.
“Dio...ti ho quasi ucciso.” confessò, finalmente, ma ancora incredulo e in colpa,Dean.
“Dean, no!”
“Io non so come...”
“Dean!! Ora smettila!”
“Ma...”
“Non eri tu. Non eri in te!” sbottò , ora, decisamente contrariato da quel senso di colpa inutile. “Anzi, sai che ti dico??, che dovrei essere io a ringraziarti e non tu a scusarti!”
“Ma cosa...”
“Dean...hai spezzato una maledizione con la sola forza della tua volontà. Mi hai salvato, amico.” gli fece presente con convinzione.
“Sammy, io..”
“Ascolta, avrei fatto di certo la fine del surgelato se tu non fossi stato così forte da opporti a quello spirito incazzato da chissà quanto!”
“Sì, in effetti era davvero incazzato!” ammise Dean , ripensandoci.
“Ok!, quindi smettila di sentirti in colpa e spiegami come hai fatto a tirartene fuori!”
“Grazie a te!” lo stupì il maggiore.
“In che senso?!”
“Lo spirito, nella mia testa, continuava a ripetere che mi avevi tradito ancora e ancora, che eri avido di ogni cosa, ma ad un certo punto sono riuscito a contrastarlo. A...sbattergli in faccia...o qualunque cosa avesse al posto della faccia...” ironizzò. “..quello che veramente tu hai fatto per me. A quello che hai rinunciato per seguirmi in questa vita da quando venni a prenderti a Stanford. Dei sacrifici e delle rinunce che hai fatto senza mai risparmiarti. Mai una volta!” fece con decisione.
“Dean, papà era un cacciatore. Tu lo sei e io...io lo sono e lo sono sempre stato.” e poi, con tono dolcemente sincero che era tipico del minore: “Tu sei mio fratello, la mia famiglia. E io farei di tutto per te, lo sai!”

Per qualche momento , i due fratelli, rimasero in silenzio, come per assimilare e confermare quello che quella vita significava per entrambi.

“Ok! Ora dimmi...era davvero, cioè, era davvero Giuda?!” chiese curioso Sam per spezzare quel momento.
Non che non lo apprezzasse, ma com’era il motto preferito di Dean? “Niente momenti sdolcinati!!!
“Cioè, voglio dire, non che faccia differenza. In fondo abbiamo avuto a che fare con Lucifero, Caino…per non parlare di Chuck!! Quindi Giuda, non mi sorprenderebbe più di tanto!!”
“No, Sam. Non era Giuda.” lo sorprese Dean.
“Ah no?!” rispose altrettanto sconcertato Sam. “E allora chi era?”
“Senti...in questi giorni che eri fuori gioco , ho letto parecchio e da quello che ho scovato tra le tante cose, è che per quanto Giuda sia ricordato come un traditore che ha agito per avidità, in effetti, dai vari scritti antichi, non c’è traccia di un suo essere un assassino o una cosa del genere. Non ha mai fatto male a nessuno fisicamente. Questo spirito invece era un sadico bastardo che godeva a massacrare le sue vittime. Forse quando era in vita è venuto a conoscenza di quella filastrocca su Giuda e una volta morto in modo tragico a causa della sua di avidità, ha fatto di quella filastrocca una sua forma di vendetta.”
“Quindi la moneta e la corda non erano quelli di Giuda?!” azzardò Sam.
“No, erano solo oggetti maledetti e poi non c’è certezza che esistano davvero reliquie del genere. Quando Giuda si pentì e riportò indietro il denaro ricevuto, il Sinedrio non volle riprenderselo perché lo considerava impuro, oggi lo chiameremmo denaro sporco. Con quei soldi fu acquistato un campo per seppellire gli stranieri e poi chissà in quante altre mani è finito. Lo stesso vale per la corda. Nessuno ha certezza che ne esista ancora un qualche frammento. Pensa che per quanti frammenti della Croce su cui fu crocefisso Gesù Cristo esistono, si possono costruire diverse navi. C’è un mercato enorme intorno alle reliquie sacre! Dovresti saperlo!!” asserì.
Infondo anche loro avevano contrattato con il sangue di un Santo per il teschio di San Pietro!
Sam , durante quel resoconto, guardò letteralmente basito, il maggiore che , di contro, si sentì osservato.
“Che c’è?” chiese.
“Cavolo!! hai davvero letto e fatto ricerche!!?” lo prese in giro Sam.
“Ma che simpatico!!” replicò offeso, l’altro. Sorridendo però al sorriso dell’altro.
“Quindi in conclusione abbiamo avuto a che fare solo con uno dei tanti spiriti incazzati neri!” asserì Sam, prendendo il caffè ancora bollente che gli stava porgendo Dean.
“Decisamente! Quel bastardo è stato capace anche di rovinarci il nostro soggiorno a Las Vegas!” fece frustrato  il maggiore, e in quel momento il telefonino di Sam, squillò.

“Ehi,Castiel!” esclamò il giovane. “Che succede , amico?! Ancora in Wisconsin?”
“...”
“ Minnesota?? Wow!! stai facendo gli straordinari!!” fece Sam.
“...”
“Pensi che sia una possessione?!” domandò.
“...”
“Ok! Ce la fai ad occupartene da solo!?” fece, mentre Dean, a quella richiesta, lo guardò stupito.
“...”
“Io e Dean abbiamo un caso importante per le mani e credo che ci porterà via di sicuro qualche altro giorno!!”
“...”
“Sammy, ma cosa...” si fece avanti Dean, velocemente zittito dal minore.
“D’accordo. Allora ci teniamo in contatto. Mi raccomando, fa’ attenzione!”
“...”
“Tranquillo. Terremo gli occhi aperti!” e mise giù.

Guardò Dean che lo guardava letteralmente esterrefatto.
“Vuoi spiegarmi o devo tirare ad indovinare cosa ti è passato per la testa?” domandò curioso.
“Siamo a Las Vegas, no?”
“Cosa?!” esclamò confuso ma sorridente, Dean.
“Era il nostro patto. Risolviamo il caso e ci prendiamo qualche giorno di pausa nella città che non dorme mai.”
“Sul serio? Lo stai dicendo sul serio?!” domandò con un tono misto di confusione e entusiasmo.
“Mai stato così serio!” fece , mentre si avviava verso la sua roba e mentre passò accanto al maggiore, questi lo fermò per un braccio.
“Chi sei? Dov’è quel nerd di Sam? Cosa ne hai fatto di mio fratello?! O forse il freddo di quella cella frigorifera ti ha mandato in corto il cervello?”
“Smettila di fare lo stronzo o ci ripenso e chiamo Castiel per dirgli che lo raggiungiamo.” parve minacciarlo Sam.
“Non sia mai!” fece entusiasta, l’altro. “Las Vegas arriviamo!!” quasi gridò superando Sam, che lo guardò, ormai, più rilassato. “Ah, Sam?!” gli gridò dal bagno, Dean, dove si era andato a dare una sistemata. “Sta’ lontano dal tuo pc. Non vorrei che qualche altro finto apostolo si facesse venire voglia di farci la pelle mentre infilo una banconota nel costume di una starlette!”

Sam, dopo aver ascoltato quella specie di ammonimento, sorrise guardando verso le sue cose, e poi pensieroso, fissò il suo pc.
Ci pensò su un attimo.
“Ok!, amico. Prenditi una vacanza anche tu!”fece,riponendolo nel suo borsone.
Un attimo dopo, Dean, lo trascinava letteralmente fuori dalla loro camera.


Almeno per qualche giorno sarebbero stati solo due ragazzi normali che si godevano la vita, qualche birra, dei panini da sballo, magari un paio di ragazze.Poi sarebbero saliti di nuovo sulla loro fidata auto e il mondo e il male che lo affliggeva sarebbero tornati a chiedere il loro scotto.

 

" Il buio non è una novità per me...
Non lascerò che mi riducano in polvere,
so che c'è un posto per noi,
per noi che siamo gloriosi.
Sono coraggioso, sono ferito, questo sono io..."
(This is me by The Greatest Showman o.s.t.)



 

   
 
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