Capitolo quarantaquattro
• Momenti di pace •
Una settimana dopo...
Elvira's POV
Sempre la solita storia: fraintesa da una ragazzina, ed io che volevo finalmente fare amicizia con una studentessa più giovane. Perché hanno tutti paura di me? Non me lo spiegherò mai.
«Mi dispiace, senpai Elvira, pensavo volessi picchiarmi!» piagnucola.
«Non uso la violenza senza una ragione precisa - a meno che non ne abbia voglia» rispondo.
«Quindi, non mi farai del male?» alza lo sguardo con gli occhi lucidi.
«Perché dovrei? Sei adorabile e non
ho alcun motivo per farlo» le patto dolcemente la testa alzandomi
di qualche centimetro con le punte dei piedi sorridendo, e mi allontano
tenendo la cartella tra le braccia.
Mi avvicino al mio piccolo armadietto ai confini
del mondo, lo apro e noto che qualcosa cade vicino ai miei piedi. Mi
chino a raccoglierla e la osservo con stupore: è una lettera
chiusa in una busta, con un piccolo sigillo a forma di cuore e un
gattino disegnato dietro la medesima busta. Non ho mai avuto un
ammiratore segreto, né tantomeno un'amica di penna.
Chi è stato a metterla dentro il mio armadietto, nonostante fosse stato chiuso con un lucchetto a combinazione?
Tutto ciò è strano, ma la curiosità ha preso possesso di me e comincio subito ad aprirla. Dalla calligrafia, noto che è stata scritta da una ragazza più grande, una senpai per la precisione, forse non di questa scuola. La riconosco semplicemente perché nessun senpai di questo istituto scrive così bene. Nessuno sarebbe capace di disegnare linee cosi sottili e scrivere un corsivo così perfetto, nemmeno io. Mi guardo intorno e dopo essermi assicurata che non ci fosse nessuno a guardare, comincio a leggerla.
«Da quando me ne sono andata, ho cominciato a sentire la tua mancanza.
Incontriamoci al parco dopo la scuola, vorrei tanto stare in tua compagnia.
PS: eri proprio carina nei panni di Sailor Rubia Multipler!»
Incontriamoci al parco dopo la scuola, vorrei tanto stare in tua compagnia.
PS: eri proprio carina nei panni di Sailor Rubia Multipler!»
Se c'è una persona che conosce la mia vera
identità è Jacqueline, la ragazza androide ora
studentessa della prestigiosa Mugen Academy, un tempo scomparsa.
Sorrido e metto in tasca la lettera, mi cambio le scarpe ed esco
correndo verso il parco. Se è davvero la calligrafia di Jackie,
non posso assolutamente tardare.
Ora che la tempesta di neve si è placata,
intorno a me vedo solo una Tokyo innevata, tanti bambini che giocano
con la neve e se la lanciano addosso con il sorriso sulle labbra.
Rivedere una scena così allegra mi mette nostalgia; ormai non
sono più una bambina e il solo pensiero degli esami finali mi fa
girare la testa. I bambini non pensano mai a niente: vedono la bellezza
in ogni cosa, la loro fantasia non ha limiti, la loro allegria è
incredibilmente contagiosa. Mi piacerebbe poter tornare piccola anche
solo per un giorno.
«Ciao, Elvy!»
A spaventarmi è proprio lei, la ragazza dal
ciuffo verde. Non posso fare altro che sorridere e abbracciarla, e
così decido di fare.
«Sapevo che eri tu» mormoro «ho riconosciuto la tua calligrafia.»
«Non era poi così difficile da
capire, stupidina» si siede accanto a me su una panchina di legno
a qualche passo da un piccolo melo «ho sempre avuto il talento
del disegno, le mie linee sono così perfette che potrei fare
l'artista - mi ha detto il professore di scrittura.»
«Avete anche voi il corso di scrittura?»
«Si, ma è diverso da come lo facevo
prima» racconta «utilizziamo penne diverse, soprattutto la
vecchia piuma; ci esercitiamo su lettere cinesi, coreane e
giapponesi.»
«Deve essere molto difficile...» dico mentre un brivido mi percorre la schiena. Che metodologia del cavolo, a questo punto avrebbero potuto davvero disegnare anche delle linee rette!
«Già, però non ho grandi difficoltà visto il mio "talento", come sostiene Hurimura-sensei.»
«Vedo... ma tua sorella non è con te?»
Jackie sospira.
«Purtroppo è costretta a restare in
casa», spiega poi triste «nostro padre ha chiesto perfino
l'aiuto del suo collega per correggere il difetto al suo cuore.»
Poi prende fiato.
«Ciò che aveva detto quella volta, nella serra dove Poison Lily ci stava attaccando, era la verità: ogni giorno viene smontata e rimontata e non è solo Gwen la causa del suo difetto, ma anche un grave errore nella sua progettazione.»
"... povera Vicky."
«Ciò che aveva detto quella volta, nella serra dove Poison Lily ci stava attaccando, era la verità: ogni giorno viene smontata e rimontata e non è solo Gwen la causa del suo difetto, ma anche un grave errore nella sua progettazione.»
"... povera Vicky."
«Il suo cuore dovrebbe avere più di ottocento ingranaggi, invece ne ha solo la metà... e poi ha una saetta incisa sul metallo.»
Non mi aspettavo di sentire certe cose. Credevo che la ferita nel cuore fosse solo una metafora, invece ce l'ha per davvero.
«Mi starai vicina, vero?»
La osservo per qualche secondo finché non
appoggio la mia testa sulle sue ginocchia, lei ricambia accarezzandomi
delicatamente la testa. Mi sembra di tornare bambina - esattamente il
discorso di qualche minuto fa -, quando mia madre cercava in tutti i
modi di farmi addormentare. Le sue carezze mi trasmettono amore e
sicurezza, l'esatta descrizione di un abbraccio materno. Non mi sono
mai sentita così bene prima d'ora.
«Puoi sempre contare su di me, Jackie, lo sai» rispondo con voce fioca «siamo amiche, giusto?»
«Ecco... a proposito di questo...»
Sento le sue ginocchia irrigidirsi.
«Vuoi chiudere con me, vero?» mi affretto a dire.
«Certo che no, ti adoro troppo!»
reagisce esclamando. «È solo che... beh, provo qualcosa di
più grande nei tuoi confronti rispetto a prima»
«Voglio dire, non più come amica ma come compagna di vita.»
Arrossisco, dopo segue una lunga pausa.
«È una dichiarazione d'amore questa, non è così?» le chiedo.
«Può darsi» risponde con un filo di voce «non ne sono tanto convinta.»
"Era troppo bello per essere vero!"
«Ultimamente un ragazzo mi sta dietro, precisamente un senpai» continua «ha due anni più di me e proprio oggi mi ha accompagnata fuori dalla scuola, mi ha sorriso... forse gli interesso.»
Di colpo arrossisce. Non so perché, ma mi sento gelosa.
«Non ha ancora afferrato il manico, eh?»
«Che intendi dire?»
«Nel senso che non si è ancora dichiarato?»
«È uscito da una relazione
complicata, non credo proprio che si dichiarerà subito»
ridacchia «e poi, a me non interessano gli uomini.»
«Preferisci la compagnia di una
ragazza?» la domanda mi esce spontanea, nella speranza che la
risposta sia affermativa.
«Se sei tu, certo che sì»
risponde con un sorriso ed io, presa dalla felicità, mi alzo e
mi siedo sulle sue ginocchia.
«Che stai facendo?» mi chiede ridacchiando.
«Prima che... beh, mi avvicini un po' di
più, dimmi la verità» le sfioro la punta del naso
«io ti piaccio?»
"Oddio, perché l'ho detto?"
«Tu, invece?» ribatte sorridendo
maliziosa. Il mio cuore batte così forte che ho perso la voglia
di parlare, e adesso come potrei risponderle?
«Oh, sì, mi piaci da impazzire!» oppure «sì, ma sono ancora indecisa tra l'uomo e la donna.» Ma che dico? L'ultima risposta, poi, non ha alcun senso!
«Allora?»
Deglutisco, non trovo la forza di dichiararmi.
Jackie mi è sempre piaciuta, da quando l'ho conosciuta - al
primo anno delle scuole medie -, ma ho paura che non ricambi i miei
sentimenti. Sono sempre stata vista come una ragazza
irascibile e violenta, menefreghista e insensibile. Come può
Jackie apprezzare questo mio carattere? Sono l'esatto opposto di Ami
Mizuno, dannazione!
Riesco ad aprire leggermente la bocca e rispondo
con un fioco «sì...» e lei, con un dolce sorriso, mi
stampa un bacio sulle labbra.
«Meglio che vada, prima che mio padre mi
rimproveri» sorride e si alza dalla panchina «ci vediamo
presto, è stato bello poterti vedere.»
"Anche per me" avrei voluto dire, ma ormai è già lontana.
Rimango seduta con le ginocchia in gola sulla
panchina, prendo dalla mia cartella lo scettro che Death Eye aveva tra
le mani. Gli estremi sono coperti di un bordo dorato, l'asta coperta di
piccole pietre arancioni e colorato di un rosso chiaro.
Non so perché sia finito tra le sue
grinfie, ma quello che so è che tra i nemici si nasconde una di
noi: una donna rinata come una principessa oscura e maniacale, futura
regina dei demoni, custode della quarta gemma demoniaca. Il nome di
quella principessa mi sfugge - non quello di Princess Madness, ovviamente -, ma
so che è impresso da qualche parte nella mia testa.
Victoria's POV
Finalmente il ghiaccio si è sciolto, della tempesta glaciale è rimasta solo la neve. Sono contenta di aver sconfitto Death Eye nonostante le mie difficoltà, sono riuscita a riscattare la mia dignità persa per colpa di una relazione proibita. Di essa non è rimasta più niente, se non una bolla di lussuria - ora nascosta nel profondo della mia anima e che mai tornerà a galla.
Guardando la città, mi rendo conto del
destino che noi Sailor Andromeda correremo assieme alle nostre nemesi.
È sempre la solita storia: paura, dolori, attimi di
felicità, il passato che riaffiora, ricordi che sembrano lame
affilate, le ferite che non si rimarginano... è come se tutti
fossero contro di noi, umani compresi.
Per quanto sia difficile affrontare una situazione
complicata, come una vendetta, o delicata, come un amore perduto, sento
ancora che qualcosa manca. Forse una madre, una donna che ti adora e
che sia fiera dei tuoi traguardi. Io ho solo un padre, ma non riesco a
vedere un uomo sia come un padre premuroso che come una madre generosa.
Non ne uscirò mai, so che continuerò a soffrire per
questo.
«Stai bene, Vicky?»
Ad attirare la mia attenzione è la dolce voce di Regiela, mi volto verso di lei e le accenno un sorriso.
«Si, sto bene» rispondo girandomi
nuovamente verso la finestra osservando la città innevata. Dal
riflesso del vetro, la vedo avvicinarsi alla mia sinistra e ad
abbracciare il mio braccio. Dopo la battaglia con Death Eye, non ci
siamo più né viste né parlate al telefono.
Ho sentito molto la sua mancanza e in questo
momento, sono davvero felice di poterla vedere e abbracciare. Lo so, il
mio animo è fin troppo buono e talvolta esagero con le parole
sdolcinate - proprio ora sento nella mia bocca un retrogusto amaro,
terribilmente fastidioso.
«Ho avuto paura» mormora.
«Per cosa?»
«E me lo chiedi pure?» sogghigna.
«Pensavo che quella strega robot ti avrebbe uccisa, eri
così fragile mentre combattevi che, ad un certo punto, avrei
voluto sacrificare me stessa per aiutarti.»
«Non era il caso di correre un rischio
così grande» rispondo ridacchiando «e poi Death Eye
era solo una mezza calzetta, proprio come un tempo, ed è stato
facile sconfiggerla.»
Istintivamente ricambio l'abbraccio accarezzandole
la testa con amore, guardando quelle poche persone in giro per la
città e i bambini correre per fare battaglie con le palle di
neve.
«Peccato che questo attimo di pace non
durerà molto» aggiungo «o perlomeno, finché
non avremo scoperto dove si trova Madness.»
«Non sarà una passeggiata, vero?»
«Per niente» mi affretto a rispondere
«l'unico indizio che abbiamo è lo Scettro Cartesiano, che
ora è nelle mani di Elvira, e spero che riusciremo a sapere
qualcosa di più su di lei.»
Regiela si avvicina di più a me e il suo abbraccio si stringe lentamente, io ricambio e mi lascio andare.
«L'unica cosa che voglio è vederti
sorridere, non soffrire mai più per quella stupida storia
d'amore che hai vissuto» sussurra lei «hai messo in
disparte quei sentimenti; l'hai detto tu stessa, no?»
«Vero, e così deve essere»
rispondo «ora nutro un forte sentimento per te, nulla
potrà mai farmi cambiare idea.»
Le stampo un bacio sulla guancia e sorrido felice.
Mi sento così bene tra le sue braccia, mi sento amata. Non trovo
altre parole per descrivere questa sensazione.
*
Lisa's POV
«... e alla fine, la strega meccanica è stata disintegrata.»
Sora mi tiene stretta tra le sue braccia, sotto il
piumone del suo piccolo letto. Siamo così vicini, adesso, non mi
sembra vero. Questa è stata la serata migliore della mia vita e
sono riuscita a diventare una donna vera e propria, grazie a lui. Dopo
la battaglia, un po' di riposo mi ci voleva proprio.
«Sono contento che tu e Usagi siate riuscite
a sconfiggere quattro streghe senza l'aiuto mio e di Mamoru-san»
sorride «ogni giorno, diventate sempre più
coraggiose.»
«È merito anche delle mie compagne di
squadra, mi aiutano quando sono in difficoltà - specialmente in
occasioni come quella.»
Mi attira di più a sé.
«E cosa ne pensi di me?» sorride malizioso ed io arrossisco.
«Tu mi hai trasformata in una donna matura e
coraggiosa, prima non ero così» rispondo con un dolce
sorriso «avevo paura di ogni cosa, non riuscivo ad affrontare
anche le situazioni più banali... ma ora, se so cosa vuol dire
"forza di volontà" è anche grazie a te.»
Mi stampa un bacio sulla guancia e mi tiene la
mano con amore. So di essere destinata ad un futuro migliore, ma sento
che qualcosa non va nel verso giusto. Vicky ha sconfitto Death Eye, ma Princess Madness è ancora viva.
«Adesso, chi sarà la prossima minaccia da affrontare?» chiede.
«È una principessa oscura e conosciamo solo il suo nome, ma non le sue origini»
«Elvira e le altre ragazze si stanno
documentando, forse dallo Scettro Cartesiano potremmo capire a chi
apparteneva e come sia finito nelle mani di quella donna.»
«Intendi la strega androide?»
Annuisco.
«Io e Mamoru-san non potremo fare altro ma
sappi che, quando avrai bisogno di aiuto, arriverò da te come un
fulmine.»
Sorrido e mi addormento tra le sue braccia lasciandomi coccolare dolcemente.