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Autore: Lilitu    20/01/2020    0 recensioni
Sakura sta male, è palese, si rende conto che tutto quello che ha sempre amato non la ricambia e che persino genitori e amici non la sopportano. Una notte, però, nei suoi sogni appare un ragazzo inizialmente sfuocato che inizia a prendere forma piano piano che l’aiuta. Dopo 5 giorni il cambiamento sarà fatale.
Genere: Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Sakura Haruno | Coppie: Sasuke/Sakura
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Erano passati due giorni dalla lotta contro Sakura e il demone dai capelli bianchi ed erano stati letteralmente due giorni di inferno. Immediatamente dopo la lotta avevano dovuto addormentare Sakura che aveva dimostrato ancora una volta di essere dura come i diamanti. Nessuno aveva ancora festeggiato, infatti nonostante l’esplosione del chakra di Sakura avesse  curato tanti ninja altrettanto alte erano stati i numeri delle vittime. Inoltre Sasuke e Naruto non avevano alcuna intenzione di festeggiare, troppo occupati a tenere sott’occhio Sakura, ancora addormentata.  Quella sera ci sarebbe stata una festa a casa loro, organizzata da Hinata e Ino tra intimi per svagarsi un po', e forse l’alcol li avrebbe davvero aiutati a dimenticare alcune cose o a rilassarsi un attimo. Non si erano mai riposati, erano due giorni che non dormivano per controllare le condizioni della loro amica e più volte Tsunade e gli altri li avevano rimproverati. Sasuke non accantonava l’idea di ubriacarsi per respingere dalla sua testa, almeno per un po' di tempo, il bacio appassionato della donna che fino a poco tempo prima aveva considerato come sua, con quel demone. Sasuke ancora non riusciva a crederci.  Aveva passato mesi a preoccuparsi per lei e a stare in ansia e quell’amore incondizionato che Sakura aveva verso quel ragazzo erano così forti che lo irritavano. Una volta lei guardava in quel modo lui e soltanto lui. Non c’erano altri maschi che Sakura potesse vedere all’interno del loro villaggio. Sapeva che lei aveva occhi solo per lui quello che però non aveva immaginato era che per una semplice missione era riuscito a perdere tutto ciò che possedeva e che voleva possedere. Lei era svanita come nulla fosse, senza lasciare un biglietto, senza scusarsi. Era sparita senza dire nulla lasciando i due maschi a urlare vendetta verso un rapitore che si era rivelato un amante. Un amante con un potere tanto immenso da distruggere tutto il villaggio in un secondo eppure, nonostante ciò, loro, dei semplici umani, erano riusciti ad ucciderlo. Sakura però aveva avuto un crollo emotivo e psicologico importante. Avevano davvero rischiato di perderla uccidendolo, ma lei era rimasta in vita. Orochimaru aveva pensato di doverli rinchiudere nel mondo dei sogni insieme ma quell’opzione non era stata presa in considerazione da Sasuke e neanche da Naruto. Rinchiuderla lì dentro avrebbe voluto dire perderla di nuovo e i due ragazzi non erano disposti a rinunciare alla loro unica famiglia. Ogni volta che chiudeva gli occhi riviveva ogni istante di quella guerra. Riviveva il momento in cui la porta si spalancava facendo entrare tutti quegli esseri mostruosi. Sentiva nella bocca il sapore del sangue e l’odore della polvere. Vedeva al rallentatore spade colpire i suoi amici e sentiva le urla dei feriti. Come aveva detto Jiraya erano state poche le battaglie contro i demoni a forma  umana e quelle poche che c’erano state non avevano lasciato sopravvissuti. Naruto, che sedeva accanto a Sasuke fuori dalla cella di Sakura, continuava a domandarsi come erano riusciti ad ucciderlo, come Orochimaru fosse riuscito a ideare una pozione in grado di uccidere un essere tanto potente. Continuava a domandarsi se Orochimaru fosse un genio o se semplicemente la fortuna avesse girato dalla loro parte e non sapeva darsi una risposta.
Quando quel demone era morto fra le braccia della rosa  Naruto si era sentito male per lei, aveva immaginato il dolore che aveva provato in quell’istante. Quando l’aveva vista sdraiata per terra con l’uomo che amava tra le braccia avrebbe voluto andare da lei e abbracciarla, dirle di non preoccuparsi, ma non poteva farlo.
Erano stati loro ad uccidere il suo più grande amore in qualche modo Naruto pensava che non sarebbero riusciti a riacquistare la sua fiducia in poco tempo. Magari sarebbe rientrata nelle loro vite un passo alla volta, ma come aveva detto Orochimaru avevano il rischio di trovare una persona completamente diversa da quella che loro conoscevano. A loro però non importava, avrebbero amato comunque Sakura perché in fondo al suo cuore lei era sempre la stessa bambina che si arrabbiava ogni volta che facevano qualche danno, la stessa ragazza che si prestava a curarli e a combattere al loro fianco durante le battaglie più dure e più pericolose. Poi che la gente non apprezzasse al massimo il suo lavoro per Naruto e Sasuke era una follia, senza di lei sarebbero morti un sacco di volte. Subito dopo che l’uomo era morto c’era stato quell’urlo, quell’urlo che aveva distrutto tutto quanto, soltanto una buona dose di  tranquillanti erano riusciti a stenderla definitivamente facendola cadere in un sonno profondo che aveva permesso ai ninja ancora in forze di portarla nelle segrete del palazzo dell’Hokage.  In quel momento era inutile continuare a pensare ancora alla guerra, sarebbe stata protagonista dei loro sogni per un bel pezzo ma avevano vinto e in quel momento  l’unica cosa a cui dovevano pensare era Sakura. Ancora non l’avevano svegliata e i due amici continuavano ad aspettare fuori dalla sala dove si trovava Sakura. Tsunade stava all’interno e controllava le condizioni di salute della rosa. L’avevano rinchiusa dentro una bolla d’acqua e Tsunade si stava assicurando che ricevesse l’ossigeno in modo soddisfacente e nel mentre controllava i valori sanguigni della sua allieva. Come sospettava erano completamente sballati, una persona normale con quei valori sarebbe morta invece lei dormiva all’interno di quella bolla ed era bella come non mai. Tsunade osservò rapita il tatuaggio che aveva sui dorsali e quello che le era comparso sul volto durante la trasformazione. Si domandava il perché di tutti quei tatuaggi dal momento che il demone che l’aveva accompagnata non ne aveva. Quello sul viso in particolare la colpiva, due ali di corvo stilizzate partivano dalla tempia e circondavano per metà l’occhio. Era bellissima, Tsunade non poté pensarlo. Era cambiata molto da quando se ne era andata, aveva modificato lati del suo carattere anche se Tsunade cedeva che una parte della vecchia Sakura esistesse ancora. La sua bellezza però era aumentata fino a farla diventare una divinità quas. Quei capelli rosa le circondavano il corpo sinuoso e quel tatuaggio sul viso le stava a pennello.  Non poté fare a meno di sorridere, era riuscita ad aumentare il suo potere in una maniera davvero affascinante, Orochimaru l’avrebbe sicuramente studiata, si sarebbe preso il suo tempo durante la sua prigionia e avrebbe studiato qualsiasi piccolo dettaglio. Dopo essersi accertata  delle sue condizioni uscì dalla stanza e senza rimanerne sorpresa vide i due ragazzi del team 7 seduti per terra. Era più di un’ora che stava lì dentro e quei due continuavano ad aspettarla fuori. Stava davvero per perdere la pazienza ma sapeva che non c’era bisogno di arrabbiarsi. Quei due avevano aspettato più di sei mesi per rivedere la loro compagnia di squadra e adesso morivano dalla voglia di accertarsi delle sue condizioni, di abbracciarla, sempre se lei glielo avesse concesso, e di parlare con lei. I due ragazzi non videro L’Hokage aprire la porta il che le consentì di sentire una parte di conversazione.
Naruto stava per aprire bocca ma l’amico lo precedette.
«Che c’è Testa quadra?»
Il biondo lo guardò con uno sguardo confuso che Tsunade aveva imparato a conoscere nel corso degli anni.
«Sono due giorni che mi fissi come se volessi chiedermi qualcosa.»
Come al solito Sasuke era in grado di comprendere i sentimenti e i pensieri dell’amico, Naruto era sempre stato prevedibile.
Tsunade sentì la risata del biondo e un sorriso le comparve sul volto.  «Come stai?» domandò, si pentì quasi subito della domanda ma ormai se l’era lasciata fuggire. Era da tanto che non parlavano seriamente, in realtà da quando Sakura era scappata non avevano parlato quasi per niente. Naruto si era accorto fin da subito dei sentimenti dell’amico che si era dimostrato frustato, triste e arrabbiato insieme. La sua domanda era risultata stupida anche se Tsunade da dietro la porta, così come Sasuke, capì cosa il biondo volesse dire. Come poteva stare, come potevano stare. Avevano affrontato una battaglia durissima, erano riusciti a riprendersi la loro amica ma la guerra non era ancora finita sarebbe andata avanti per molto tempo, sarebbe durata fino a quando Sakura non sarebbe tornata da loro, fino a quando quella guerra sarebbe divenuta un semplice ricordo lontano.  Se pensavano che il momento peggiore fosse finito  si sbagliavano di grosso. IL momento peggiore sarebbe stato il risveglio di Sakura, il risveglio che avrebbe determinato la sua vita e quella di tutti loro. Speravano affinché tornasse in se. Pensava che Sasuke non gli avrebbe risposto invece si comportò normalmente stupendo sia il biondo che Tsunade.
«Sono solo stanco.»
Continuava ad incolparsi per tutto quello che era successo. Se solo lui non l’avesse lasciata sola per quei giorni adesso non sarebbero seduti lì per terra a parlare di Sakura.
«Non è colpa tua.»
«Si invece. È solo colpa mia se lei adesso si trova all’interno di quella bolla, è solo colpa mia se è scappata con quel demone.» non  riusciva a darsi pace. Continuava a immaginarla abbracciata a quell’uomo, a letto con quell’uomo. Aveva davvero sperato che da lontano lei continuasse ad amarlo invece non era stato così. Lei ormai amava un altro, un demone che non poteva essere paragonato a nessun altro umano. L’aveva persa il giorno che l’aveva lasciata a casa.
Appoggiò la fronte sulle proprie ginocchia.
«Non è colpa tua, non potevi saperlo. Adesso dobbiamo solo aiutarla a riprendersi. Ognuno di noi ha avuto qualche periodo buio, tu con tuo fratello ad esempio ma nonostante tutto siamo tornati insieme. Adesso è il turno di Sakura, non pensare a quello che è stato pensa solo a come poterla aiutare adesso.»
«Non  credevo di poter sentire delle frasi sensate uscire dalla tua bocca.»
«Simpatico.»
Risero per un momento godendo di quel suono. Era la prima volta che Naruto lo sentiva ridere così da quando Sakura se ne era andata.
«Questi sei mesi sono volati e lei è cambiata così tanto che al suo cospetto mi è sembrato di essere uno sconosciuto.»
«Tornerà come una volta… spero.»
Sasuke scosse il capo ridendo sommessamente. Oh no, lui lo sapeva. Lei non sarebbe tornata quella di un tempo, lei era diventata qualcosa di diverso, qualcosa di estremamente potente e magari sarebbe rimasta proprio com’era: bellissima e fatale. Continuava a domandarsi se l’avrebbe amata comunque o se il suo cambiamento avrebbe ucciso il suo amore. Aveva tenuto duro fino in quell’istante, aveva passato sei mesi a sognarla e a riviverla in ogni istante e in ogni luogo che avevano visto insieme che non si sarebbe arreso adesso che ce l’aveva ad un passo da lui. Avrebbe camminato a piedi scalzi su vetri infuocati piuttosto che farsela portare via di nuovo.
«Dobbiamo solo starle vicino.» Naruto annuì perfettamente d’accordo con il suo amico. Dovevano solo aspettare e starle vicino.
Tsunade si sentì orgogliosa ad avere nel suo villaggio due persone così meravigliose. Quando aprì la porta fece finta di osservarli con aria di rimprovero. «Vi avevo detto di andarvi a riposare.»
I due scattarono in piedi e prima che potessero affondarla con tutte le loro domande gli comunicò che la ragazza stava bene.
 «Domani proveremo a svegliarla. Le ho dato una dote del sonnifero creato da Orochimaru prima della sua morte. Mi ha detto Hinata che ha organizzato per stasera una festa a casa vostra.  Andate a divertirvi  e domani quando vi sarete ripresi venite qui, potrebbe esserci  bisogno del vostro aiuto. Vi aspetteremo prima di svegliarla, ve lo prometto.»
«Se non dovesse reagire bene cosa faremo?» domandò Sasuke osservando Tsunade in maniera così intensa che quella si fece per un millesimo di secondo piccola piccola.
«Proveremo ad addormentarla di nuovo, ma arriverà il momento in cui dovremo svegliarla definitivamente.»
I due fecero un espressione preoccupata e Tsunade non poté fare a meno di ricordarsi quante ne avevano passate. SI meritavano un po' di pace. Li spinse ad andare via e quando i due annuirono e se ne andarono a casa loro Tsunade guardò ancora una volta Sakura e sospirando andò via. Era giunto il momento anche per lei di rilassarsi.


Sakura correva nei boschi intorno al castello sotterraneo di Akihito. Sfrecciava velocissima osservata dal servo del suo uomo, felice di vedere finalmente un sorriso sul volto del suo padrone mentre la inseguiva.
Tutti i domestici gli erano rimasti fedeli nonostante i numerosi anni che il loro padrone aveva dovuto passare in esilio nel mondo dei sogni. Quando era tornato con quella donna esile tutti loro si erano astenuti dal giudicarlo. Chiunque avrebbe immaginato che un giorno Akihito sarebbe stato accompagnato da una donna altrettanto forte, da una demone come lui. Ma tutti i loro pregiudizi su quell’umana erano svaniti con il passare dei mesi. Akihito era riuscito a liberarsi proprio grazie a lei, grazie alla potenza di quella ragazza. Era bastato vedere il sorriso comparso sul volto del suo padrone per scaldare il cuore di tutti.
Il suo obbiettivo era di trasformarla e lui non dubitava del suo successo.
Adesso non poteva fare a meno di osservare quei due che correvano a velocità sovrannaturale lungo i boschi incantati. Si  sorridevano e si abbracciavano.
Mai avevano visto un sorriso di pace e felicità sul volto del loro padrone e tutta la servitù non poteva che esserne felice.  Avevano capito che la follia si era impossessata di quella donna che si era allenata come non mai per cercare di accettare il potere dell’uomo senza rimanerne uccisa. Avevano visto Akihito, uno dei demoni umani più temuti nel loro mondo, accarezzarle dolcemente la testa mentre dormiva. Avevano visto Akihito che si sdraiava nel letto con lei deciso a non volerla lasciare andare, a tenerla con sé. Nonostante la follia dimostrata inizialmente Sakura si era dimostrata gentile con  tutti loro e presto, tutta la servitù del demone, iniziò a voler bene anche a lei.


Sakura correva, inseguita da Akihito e quando lui la prese e caddero sull’erba lei rise. La luna era piena quella  notte e li illuminava con quella sua luce particolare che lei amava tanto. La notte era il loro mondo, il loro giorno. Akihito rise insieme a lei per poi baciarla con quelle sue labbra morbide e saporite. A Sakura venivano continuamente le farfalle nello stomaco. Più passavano i giorni più Sakura si innamorava di quell’uomo, era diventato tutto per lei. Sfiorò le sue labbra velocissima assaporando ancora una volta quella felicità. Rimasero sdraiati lì quella sera, a guardare le stelle e a parlare del futuro.  A parlare di quello che avrebbero fatto della loro vita e Akihito le raccontava del suo mondo, dei suoi simili e dei loro lussuosi castelli e balli. Lei lo guardava incantata mentre lui le raccontava la sua vita.
“Sai Sakura sono stato intrappolato nel mondo dei sogni per molto tempo e non potrò mai dimenticare ciò che tu hai fatto per me, liberandomi.”  Lei gli aveva rivolto uno dei suoi sorrisi luminosi guardandolo con quegli occhi che Akihito amava. Verdi colline pianeggianti piene di erba luminosa, quegli occhi splendevano di vita propria. E cosi come lui si perdeva nei suoi occhi lei faceva la medesima cosa. Gli occhi blu del demone le ricordavano i fondali ghiacciati dell’artico così freddi ma anche così caldi. Una volta le aveva mostrato  come diventavano i suoi occhi, bianchi opachi, si intravedeva ancora il celeste sotto ma era come se un velo bianco lo coprisse. Quando usava i suoi poteri compariva quel velo e anche quando provava forti emozioni.  Lui l’abbracciò e scherzando le iniziò a fare il solletico sorridendo mentre la sentiva ridere e lo implorava di smetterla.
Indelebile era il ricordo di Akihito e per sempre sarebbe stato  così, non lo avrebbe mai dimenticato.  Avrebbe sempre fatto parte di lei.
Mentre Sasuke,  Naruto e tutti gli altri festeggiavano lei ricordava i momenti passati con il suo amato continuamente.
Ormai solo i sogni le restavano.

Hinata aveva organizzato una festa, con l’aiuto di Ino ed altri avevano addobbato tutto il prato della casa del suo fidanzato. Aveva inserito nel suo giardino tavoli pieni di cibo e alcol.
Quando Naruto e  Sasuke arrivarono pregarono il loro fegato di non farli morire proprio quel giorno.
«È stata una bella battaglia.» disse  Ino.
«Una battaglia pesante.» la riprese  Shikamaru.
«Abbiamo combattuto tutti al massimo delle nostre forze.»
Tutto il gruppo era riunito e tutti Insieme portarono i calici in alto.
«A chi non ce l’ha fatta dedichiamo questa vittoria.» esordì Hinata con gli occhi colmi di dolore per tutte quelle vittime.
«Il peggio deve ancora venire.» ricordò Shiba a tutti loro.
«Si, è vero, ma non ci pensiamo ora.» ripeté Hinata ottenendo  l’approvazione di tutti gli altri.
«Godiamoci semplicemente questa serata.»
Tutti portarono il calice alle labbra pronti ad entrare in un limbo di cui avrebbero ricordato ben poco. L’ultima volta Naruto e Sasuke si erano addormentati praticamente in mutande e si erano risvegliati nello stesso letto chissà quella volta cosa avrebbero combinato.
La serata iniziò  tranquilla e terminò nel degrado.
Da che doveva essere una festa per poche persone divenne un festino in tutti i sensi.
Gente imbucata iniziò a invadere la casa dei due ragazzi. Quando Sasuke andò al bagno per vomitare ci trovò dentro due che si baciavano e alla fine dovette condividere la siepe con Naruto che  continuava a lamentarsi della nausea e del freddo che ci stava fuori.
Sasuke invece non riusciva a tenere gli occhi aperti o ad essere concentrato su qualcosa. Se qualcuno lo avesse attaccato in quel momento sarebbe sicuramente morto. Sentiva la testa leggera e non riusciva a tenerla alta, il suo sguardo vagava e non poteva fare a meno di dondolare.
Shiba stava davanti a loro e li osservava divertita, ogni volta finiva in quel modo. Non avevano mai avito tempo per i festini, Shiba aveva partecipato solo ad alcuni di essi ma Hinata le aveva raccontato tutt le avventure del team 7. Tutto quello che avevano combinato quei due insieme alla ragazza che qualche giorn prima aveva provato ad ucciderli tutti. Non riusciva a credere all’odio che quella donna provava nei confronti di quel villaggio che l’aveva cresciuta. Era quasi arrabbiata con lei per tutto il dolore che aveva causato a quelli che erano diventati suoi amici. Da quando lei aveva smesso di parlare della loro amica i loro rapporto era migliorato e lei ne era stata più che contenta.
Sasuke lo aveva capito fin da subito che quella ragazza era interessata a lui ma non gli era mai importato. Però in  quel momento sdraiato sul prato con la faccia nascosta in una pianta intento a vomitare non poteva fare a meno di pensare che il suo sorriso fosse dolce.  Quella ragazza alla fine aveva sopportato lui e Naruto per più di sei mesi, all’inizio l’avevano trovata fastidiosa con tutti quei discorsi ma quando avevano messo le cose in chiaro si era rivelata una persona ironica e piena di ilarità.
Avrebbe potuto farsi abbracciare da quel corpo caldo al posto di continuare a inseguire Sakura. Shiba in quel momento era la persona più rassicurante che ci fosse e  soprattutto quella più facile. Si vergognò di quel pensiero, aveva impiegato così tanto a cercare Sakura  e adesso che ce l’aveva così vicino  non poteva rinunciare. Ma chi voleva prendere in giro con tutti quei pensieri sui tradimenti Sakura si era accoppiata con quel demone e se ne era andata fregandosene altamente di lui.
No, era troppo ubriaco per ragionare.
Si tirò su bianco come un cadavere e Shiba pensando che volesse un tovagliolo si chinò per porgerglielo. Sasuke la sorprese accarezzandole il viso e spostandole dei capelli da davanti al viso. La osservò a lungo accarezzandole una guancia con il polpastrello poi si staccò ricominciando a vomitare.
Si, Shiba era la via più facile, ma con lei sarebbe stato davvero felice?  Erano davvero tanti mesi che lei stava con loro e che si prendeva cura di loro mentre Sakura stava in giro a trasformarsi e vivendo con quell’uomo. Poteva concedersi di fermarsi in quel momento? Ma lei era lì, era nel loro villaggio incatenata nelle segrete del palazzo dell’Hokage, addormentata. No, doveva resistere, doveva resistere ancora per un po' ma il suo corpo sembrava bisognoso di attenzioni o di carezze.
Quando abbassò il volto sul vaso ricominciando a vomitare Shiba aveva il cuore che le batteva a mille e il viso incendiato. La ragazza era rimasta completamente sconvolta da quello che era successo.
In quell’ultimo periodo si era convinta di lasciar perdere Sasuke, che sembrava troppo innamorato di quella donna mostruosa, e dedicarsi ad altre attività.
Durante quella guerra aveva colpito il suo amante e per un momento aveva davvero temuto di morire, sentiva ancora quella presenza che si avventava verso di lei ma che colpiva prima Orochimaru, uccidendolo. Se era viva lo doveva semplicemente al caso che aveva voluto che Orochimaru si trovasse più vicino a Sakura, era viva solo per quello.
Come faceva Sasuke ad amare quella donna così spaventosa con quegli occhi strani e con quel potere strabiliante? Era la domanda che continuava a porsi da quando l’aveva incontrata per la prima volta. Ma cosa doveva aspettarsi da quel comportamento? Davvero non sapeva cosa pensare, non sapeva niente riguardante l’amore o il flirting.
Corse in cucina a prendere qualche tovagliolo o straccio e per preparare qualche succo anti sbronza che li aiutasse a sentirsi meglio.
«Come mai di quel colore ragazzina?» domandò Ino brilla appoggiata al lavabo con accanto Hinata.
Erano entrambe rosse e ridevano come solo due vecchie amiche potevano fare.
«Già Shiba, come mai coshi rosha?» chiese Hinata instabile che prese a ridere più forte con l’amica.
«Sharà per via di Shashuke?» Shiba divenne ancora più rossa e abbassò lo sguardo sul pavimento facendo un sorriso svelatore.
«Ah Ah mi sa che ci hai preso Hina.»
Ino si avvicinò alla ragazza con una birra in mano e si chinò per guardarla bene in viso. «La ragazzina è innamorata del nostro Sasuke, come giudicarla, chi non ne è stata innamorata?» Ino ripensò alle liti con Sakura per conquistare il cuore di quel ragazzo gelido e si ricordò di come la sua migliore amica lo amasse alla follia.
«Forse per lui sharebe melio star co te.» disse Hinata che cercava di spostarsi pericolosamente. Stava per cadere quando Ino l’afferrò al volo.
«Si, forse hai ragione.»
Ino fissò la sua amica e poi quella ragazzina così delicata e così diversa da Sakura che aveva sempre mostrato un caratteraccio sotto quell’aura da ragazza dolce. Non poté fare a meno di togliersi quel sorriso. Le mancava da morire. Ancora ricordava il giorno che se ne era andata, era stata lei ad avvertire Tsunade. Era andata a casa sua per andare al centro con lei ma quando l’aveva chiamata nessuno aveva risposto. Si erano sentite solo le urla atroci della madre. Pensando si trattasse di un attacco Ino si era  scaraventata dentro casa e quando non aveva trovato Sakura aveva ipotizzato ad un attacco alla famiglia Haruno. Inizialmente aveva pensato che qualcuno con dei debiti pesanti  con il padre della ragazza avesse deciso di fare una mossa azzardata per togliersi dai guai. Ma ciò non spiegava la scomparsa della ragazza. La madre aveva continuato ad urlare che era stata la figlia ma nessuno le aveva creduto, era sotto shock.  Poi c’erano stati tutti quegli omicidi e ogni volta Ino sperava che uno dei cadaveri che gli altri villaggi avevano trovato non fosse il corpo martoriato dell’amica. Infine c’era stata la rivelazione, era stata lei ad andarsene, era stata lei ad uccidere i genitori.
Quando l’aveva vista combattere non riusciva a credere che si trattasse proprio di lei. Sakura non era mai stata così bella e così potente. L’iniziale felicità nel rivederla si trasformò presto in uno spavento. Brandiva quell’arma come una dea della morte e aveva quello sguardo spietato che si addolciva soltanto quando si trovava davanti quell’uomo bellissimo. Poi così com’era arrivata se ne era andata e aveva dato inizio a quella guerra in cui avevano rischiato tutti i morire. Ma quella ragazzina era riuscita a colpire l’unica debolezza di Sakura. In quel momento era intrappolata nella bolla d’acqua e addormentata per evitare che esplodesse. Avrebbe cercato di uccidere quella ragazzina una volta svegliata. Ino sperava solo che l’amica tornasse come prima, sperava che tornasse a ridere insieme a lei e insieme agli altri. Si guardò intorno osservando come tutti si fossero abituati all’assenza della ragazza. Quei mesi erano passati velocemente e tutte le cose buone che Sakura aveva fatto per il villaggio erano scomparse lasciando spazio solo alla Sakura moderna, la Sakura che aveva ucciso i suoi genitori e che aveva causato una guerra. Era incredibile come qualcosa che poteva sembrava insostituibile divenne con il passare dei mesi qualcosa di dimenticato. Tutti si divertivano per la vittoria della guerra contro un essere indistruttibile ma Ino era sicura che nessuno di loro avrebbe festeggiato per il recupero di una cara amica che aveva fatto innumerevoli cose per quel villaggio. Tutti consideravano morta la Sakura antica ed era inutile dire che l’avevano ritrovata perché, era inutile negarlo, quella non era Sakura.
Guardò un’ultima volta Shiba che sventolandosi cercava di tornare di un colore normale. Non voleva darle false speranze, se conosceva Sasuke sapeva che lui non avrebbe rinunciato a Sakura tanto facilmente, specialmente ora che ce l’aveva ad un passo. Si limitò ad accarezzarle la testa.
«Porto su questa ragazzaccia che si deve riposare.» Si caricò Hinata sulle spalle e la portò in camera di Naruto.  Shiba rimase lì. Il cuore aveva ricominciato a batterle normalmente, prese i tovaglioli e corse dall’uomo che l’aveva fatta innamorare come nessun altro e mentre correva verso di lui pensò che così come Sasuke era il suo primo amore quel demone doveva esserlo stato per Sakura.

Sakura aprì la bocca per respirare ma i suoi polmoni si riempirono di acqua.
Era intrappolata dentro una bolla e fino a quel momento ne aveva avuta una d’aria attaccata alla bocca che le permetteva di respirare. Ma non appena aprì gli occhi  quella sparì.
Si mosse sinuosa dentro quell’acqua. Aprì l’occhio verde e quello bianco con gli artigli della mano destra tagliò la sua trappola e cadde a terra. I capelli lunghi e bagnati le schiaffeggiarono il volto, un po' disorientata si guardò intorno e quando si ricordò di tutto quello che era successo una fitta lancinante le attanagliò il corpo. Urlò e scaglie di chakra scalfirono il muro della stanza in cui si trovava. Delle lacrime nere iniziarono a solcarle il volto. Continuando a piangere distrusse la stanza in cui si trovava ma non le bastò. Aveva bisogno di sfogarsi, aveva bisogno di urlare al cielo e distruggere un’intera foresta. Un vuoto incolmabile prese il sopravvento su di lei. Per colpa sua Akihito era morto. Doveva tornare al suo castello. Provò odio, un odio così profondo che pensava fosse possibile per un essere umano.  Alzò lo sguardo sulla luna alta nel cielo e urlò ancora. Con una velocità non umana saltò sul tetto di un palazzo ammirando la foresta al di là del muro.  Aveva bisogno di andarsene da quel luogo, aveva bisogno di piangere senza essere vista, aveva bisogno di un modo per riportarlo nel mondo dei vivi. Lo rivoleva. Scattò l’allarme e Sakura sotto la luce della luna corse più veloce che poté verso quel cancello che ancora portava i segni della guerra.  Alcuni Ninja provarono a  rincorrerla ma era davvero troppo veloce rispetto ai ninja. I poteri di Akihito erano entrati dentro di lei, Akihito era entrato dentro i lei  ed erano divenuti  un corpo solo.
Corse come mai aveva fatto assaporando l’aria vera. Stava per attraversare il muro quando una forza incredibile la bloccò rispingendola dentro il villaggio. Arrabbiata urlò ancora e iniziò a colpire il muro con i suoi artigli, allungò la mano per prendere la sua falce quando un colpo la colpì al cuore. Dove stava la sua falce?  Le venne di nuovo da piangere ma cercando di essere forte osservò l muro e concentrò tutto il suo chakra per attraversarlo.
I ninja l’avevano raggiunta e la fissavano allibiti. Li fissò con rabbia e urlò di nuovo creando un’onda d’urto che si infranse su quella barriera apparentemente indistruttibile. Tsunade atterrò di fronte a lei distraendola mentre un cecchino la colpiva. Dopo qualche secondo la ragazza smise di urlare e ricadde nel mondo dei sogni ma questa volta non c’era un Akihito a proporle una via di fuga e pianse di nuovo mentre dormiva.

 

   
 
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