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Autore: _Cthylla_    21/01/2020    1 recensioni
La Decepticon Justice Division, recatasi per vari motivi nella città-Stato più folle del cosmo, ha deciso di trascorrere lì qualche ora di vacanza.
Quale piega prenderà, tra notizie e incontri più o meno inaspettati?
Genere: Avventura, Commedia, Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, DJD/Decepticon Justice Division, Nuovo personaggio, Tarn
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Generation I, Transformers: Prime
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- Questa storia fa parte della serie 'The Specter Bros'- la serie'
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Another Day (yeah, another) To Repent
 
 
 
 
 
 




 
 
 
«Nel corso dei prossimi due o tre milioni di anni, che nessuno di voi osi proporre di andare in cerca di mobilio nuovo per la Peaceful Tiranny. Spero di essermi spiegato».
 
«Sta’ tranquillo, Tarn, non c’è rischio» disse Tesarus.
 
«Che incubo» borbottò Nickel.
 
«Essendo una femme credevo che saresti stata contenta di fare un giro all’Ikea» la prese in giro Helex.
 
«Vaffanculo».
 
«Nickel…» avviò a rimproverarla Tarn, per poi sospirare.
 
Cos’avrebbe dovuto dirle? Lui stesso, ad aver avuto un po’meno autocontrollo, si sarebbe messo a mandare a quel paese tutto e tutti nell’Universo.
 
“Rimpiango di non essere rimasto nel campo” pensò, addentrandosi nell’ennesimo corridoio di scaffali.
 
Dopo essersi salvati da quella follia aggrovigliata priva di senso saltando oltre il portale, si erano ritrovati in un tranquillo campo di grano blu. In mezzo a esso c’era un grande albero tecnorganico che, come avevano scoperto poi, dava frutti di cubi di energon. Né lui né Nickel né Tesarus si sarebbero azzardati ad assaggiarli, tuttavia Helex era affamato, dunque aveva preceduto qualunque loro avvertimento e ne aveva trangugiati quattro uno dopo l’altro.
 
Non c’erano stati effetti negativi, quindi dopo un po’ avevano concluso di potersi riposare e rifocillare un po’ finché ne avessero avuto occasione: evitare di farlo non avrebbe cambiato la loro situazione, sarebbero sempre stati in balia della strega e della sua gemella, balocchi nuovi per la gioia di quelle “bambine” che ormai, essendo più vecchie di Stiria, non erano più protoforme da un pezzo.
 
Era stato solo in seguito che avevano notato i tre archi oltre l’albero, uno per ogni livello da affrontare con lo scopo di recuperare le chiavi per arrivare a quella benedetta campana.
Era una conclusione cui erano riusciti a giungere anche senza l’aiuto di Kaon che -nessuno avrebbe tolto quel pensiero dalla testa di Tarn- era stato tolto dal gioco perché si stava rendendo un po’troppo utile.
 
“Vorrei poterti vendicare adeguatamente, tutti lo vorremmo” pensò Tarn, continuando a lasciar correre le memorie.
 
Ricordò che avevano verificato subito come l’unico arco attivo fosse il primo dei tre partendo da sinistra e, fatto ciò, erano entrati dentro.
Tutto quel che avevano trovato erano state una chiave e una porta in una stanza bianca altrimenti vuota, cosa che aveva fatto loro intuire di dover aprire la porta in questione e affrontare qualunque cosa fosse stata presente al di là di essa.
 
Tutto avrebbero pensato meno che di trovarsi dispersi nel negozio Ikea -azienda colosso dell’arredamento con filiali aperte in ogni pianeta abitato del cosmo o quasi- più grande che avessero mai visto o anche solo immaginato, scoprendo oltretutto che lì dentro non erano da soli.
Loro malgrado, avevano incontrato gli “abitanti” di quell’inferno di arredamenti quando…
 
 
Hiu iu iu iu iu iu
Când vii, bade, pe la noi
Să nu vii fără cimpoi.
Da pe cimpoi, da pe cimpoi
Joacă fetele la noi,
Da numa' așe, da numa' așe!
 
 
Un altro altoparlante.
Uno che non aveva ancora distrutto.
 
«Tarn, NO. No. Evita» disse Nickel «Abbiamo trovato tante uscite ma della chiave o dell’indizio che avrebbe dovuto condurci a essa non c’è traccia, l’entrata non c’è più, e un’altra lotta contro i cybertroniani mannari non ci serve affatto. Ne abbiamo avute già quindici da quando siamo entrati qui dentro! Se rompi o disattivi uno di quegli altoparlanti arrivano a frotte!»
 
 
Hiu iu iu iu iu iu
Când vii, bade, pe la noi
Să nu vii fără cimpoi!”
 
 
Tarn si considerava un ottimo conoscitore e amante della buona musica, in particolar modo quella definibile “classica” era una delizia per i suoi recettori uditivi. Sarebbe stato capace di passare ore e ore ad ascoltarla o, se ne fosse stato in grado, suonarla egli stesso; di conseguenza essere costretto ad ascoltare in loop quell’obbrobrio di note ripetitive e di voci che berciavano in un idioma sconosciuto, perché secondo la sua opinione “Pe Cimpoi” era questo, era una tortura terribile per lui.
 
«Nickel, se fossi costretto ad ascoltare un’altra strofa di questa “canzone” inizierei comunque a distruggere scaffale dopo scaffale fino all’arrivo di quelle bestie, inevitabilmente attratte dal rumore. Quindi, tanto vale!» sentenziò.
 
«Le lotte contro i mannari se non altro movimentano la situazione» disse Tesarus, tutt’altro che preoccupato all’idea di una lotta «Mi sembra di essere tornato ai tempi in cui stavo con la mia ultima fidanzata. Voleva sempre venire all’Ikea».
 
Helex divenne pensieroso. «È quella che hai triturato per poi fare una lampada, una cornice per uno specchio e un sonaglio al vento coi suoi pezzi?»
 
«Le piacevano i complementi d’arredamento» fu la sola risposta di Tesarus, serissimo.
 
«La tua creatività ormai è conosciuta e apprezzata all’interno della squadra» disse Tarn, puntando il doppio cannone a fusione verso l’altoparlante «Cybertroniani mannari siano. Tanto purtroppo quelle bestie si rigenerano, quindi non ne mancheranno per la prossima volta, o quella dopo ancora… da quant’è che siamo qui dentro?»
 
«Il mio orologio interno è sfasato come il tuo» disse Nickel.
 
«Idem» aggiunse Helex, guardando Tarn sparare «Non riesco a capire se siano poche ore o una settimana, se non più».
 
L’altoparlante venne distrutto e Tarn, pur sapendo cosa li aspettava, non riuscì a trattenere un sospiro di sollievo.
 
«Ora va meglio».
 
I ruggiti e il fracasso degli scaffali buttati giù dai cybertroniani mannari era già udibile.
 
«Non per molto» borbottò Nickel.
 
«Come ha detto bene Tesarus, movimentano un po’ la situazione» disse Helex «Vuoi che ti metta dove sciolgo la gente? Lì saresti protetta».
 
«Grazie ma, no, grazie» rispose la minicon «Non ricordo quando ti ho aiutato a pulire l’ultima volta, quindi sei sicuramente sporco da fare schifo».
 
«Beh, sì, abbastanza» riconobbe il colosso, riuscendo appena in tempo a cogliere il movimento di un gruppo di cybertroniani mannari che stava piombando su di loro con un ululato.
 
Sentendo Tarn cominciare a sparare e le lame di Tesarus muoversi a tutta velocità, Nickel decise saggiamente di allontanarsi un po’ e lasciare che si divertissero, o sfogassero la propria frustrazione. Il risultato non cambiava: gli strani abitanti di quell’Ikea infinito dall’orrenda colonna sonora finivano sempre male.
 
Riuscì a notare che a Tarn era caduta la chiave con cui erano entrati e, velocemente, andò a raccoglierla prima di acquattarsi tra i detriti di uno scaffale già crollato.
 
“Non che serva a qualcosa” pensò.
 
Da lì poteva osservare bene i cybertroniani mannari. Anche prima di finire con quei disgraziati di Tarn, Vos, Helex, Tesarus e Kaon -le mancavano le sue battute cretine. Chi l’avrebbe mai detto?- lei era stata un medico con una carriera ben avviata nella colonia di Prion, dunque le era capitato di vedere più di un caso clinico a dir poco bizzarro, ma non dei cybertroniani o minicon ridotti in quel modo: erano bestie ferali ma erano diverse dai mostri come gli Sparkeater, così com’erano ben diversi da transformers che, come il “cane” di bordo, avevano subito la domesticazione.
Guardando quei mostri massicci, oltre ad avere l’impressione di trovarsi di fronte una fusione tra cybertroniano e luponoide, Nickel provava anche una sensazione di “disturbo” simile a quella avvertita nel paesino.
 
“Magia. Ecco cos’è che mi disturba” pensò, facendo una smorfia “Odio da morire tutto ques…”
 
Un’occhiata a Helex interruppe i suoi pensieri, per una ragione molto semplice: non ricordava che sulla corazza del colosso fossero presenti escrescenze di alcun tipo, oltre a quelle che sembravano quasi delle squame.
Guardò Tesarus.
 
“Quegli spuntoni sulla schiena non li ricordavo” pensò “E se non li ricordavo è perché non li aveva affatto!”
 
Guardò Tarn, intento a strappare la testa di un cybertroniano mannaro che stava quasi per morderlo, e vide che almeno lui sembrava a posto. A un rapido esame sembrava esserlo anche lei stessa, però il problema restava: dovevano sbrigarsi a trovare le chiavi, a trovare la maledetta campana e poi… sperare in bene.
 
“Nessuno garantisce che la strega manterrà la parola” pensò amaramente “Se non per quel che le pare: aveva detto che il nostro aspetto fisico sarebbe cambiato col tempo, e infatti sta già succedendo! Se solo avessimo trovato almeno la prima chiave, invece che solo questa… chiave…”
 
I cybertroniani mannari, seppur si rigenerassero, erano per la maggior parte scappati via; ragion per cui Nickel si sentì abbastanza tranquilla all’idea di uscire fuori dal suo nascondiglio, dirigersi verso un’uscita a poche decine di metri da loro e verificare l’orrido sospetto che le era sovvenuto.
Arrivò alla porta, le sue ottiche azzurre e il suo corpicino vennero illuminate dal neon rosso della scritta “Exit”, così come la chiave che sollevò e cercò di infilare nella serratura.
 
L’ ultimo colpo del cannone di Tarn raggiunse il solo cybertroniano mannaro rimasto, e il silenzio che venne subito dopo permise a lui e gli altri di sentire distintamente la pesantissima bestemmia urlata a gran voce da Nickel.
 
«Nickel, cos… come hai fatto ad aprire quella porta?!» si stupì Tarn, avvicinandosi insieme agli altri quasi di corsa «Hai trovato la chiave? Era veramente sotto quel cumulo di detriti?!»
 
“E se è così, perché sembra furiosa?” si chiese il Decepticon.
 
Poi guardò meglio la chiave che Nickel, dopo averla sfilata dalla toppa, teneva in mano.
Per qualche istante il suo cervello rifiutò di processare quel che stava vedendo.
 
«Non era sotto il cumulo di detriti. L’abbiamo sempre avuta con noi per tutto il tempo» disse Nickel «Quando abbiamo attraversato l’arco eravamo già all’interno del “livello” che dovevamo affrontare. Il nostro errore, quando abbiamo trovato la chiave e la porta in quella stanza vuota, è stato pensare che di chiavi dovesse essercene un’altra e che fosse qui dentro!»
 
«Come potevamo pensare diversamente?! Non c’erano indizi in quella stanza lì!» esclamò Helex, allibito quanto nervoso.
 
«Appunto, Helex,  non c’erano indizi sul fatto che dovessimo proprio entrare qui, l’abbiamo dato per scontato. Sbagliando!»
 
«Come ragionano quella strega e sua sorella?!»
 
«Come le bastarde che sono» sentenziò Tesarus, chiaro e conciso «Forse Kaon ci sarebbe arrivato. Per questo l’hanno tolto di mezzo».
 
Solo allora si resero conto che Tarn non aveva più detto una parola.
 
La sua espressione -il poco che se ne vedeva, dato che la maschera lasciava visibili solo gli occhi- era tale che Nickel, Tesarus ed Helex decisero di allontanarsi rapidamente uscendo dall’Ikea e tornando… nella stanza vuota. Ovvio: in quel luogo in cui spazio e tempo non avevano senso, ci stava che ogni uscita portasse lì, esattamente dov’erano entrati.
La porta rimase comunque aperta.
 
«Mi state dicendo che abbiamo girato a vuoto? Che abbiamo passato non so quanto tempo a vagare in un Ikea infestato dai cybertroniani mannari, con quell’oscenità musicale come sottofondo costante, senza che ce ne fosse reale bisogno?»
 
«Vorrei che ci fosse un altro modo per dirlo ma, sì, è così» trovò il coraggio di dire Nickel.
 
Altra pausa di silenzio, a seguito della quale Tarn si limitò a raggiungerli fuori dall’Ikea, chiudendosi la porta alle spalle.
 
«Usciamo».
 
Benché il suo istinto stesse suggerendo tutt’altro -alias restare dentro un altro po’per spaccare tutto sia col cannone, sia urlando come un ossesso- mai e poi mai avrebbe dato alle sorelle di Stiria la soddisfazione di vederlo perdere il controllo a tal punto, in uno sfogo d’ira del tutto fine a se stesso.
 
L’intera squadra attraversò l’arco, ed ecco che tornarono nel tranquillo campo di grano blu.
 
Helex indicò un punto distante da loro, oltre l’albero con i cubi di energon. «Mi pare di vedere qualcosa lì».
 
Aveva ragione: al di là di una foschia alla quale prima non avevano fatto caso, adesso si intravedevano le vaghe sagome scure di quelli che sembravano essere due edifici. Provarono ad avvicinarsi ma non ottennero risultati, perché per quanti passi facessero nessuna delle due sagome diventava più grande e distinguibile.
 
«Valeva la pena provarci» disse Tarn «Sempre meglio che affrontare altri due livelli per poi scoprire che non era necessario».
 
Nel tornare indietro, preceduti da Tesarus e Helex, lui e Nickel si scambiarono un’occhiata. Anche Tarn aveva notato i cambiamenti alle armature dei due colossi e la cosa non lo lasciava indifferente, inducendolo a chiedersi se davvero sarebbero riusciti a uscire da quella situazione e, se sì, in quali condizioni.
 
Era da tanto che non si sentiva così inerme, indifeso e debole come una piccola e stupida astronave in balia della peggior tempesta solare che si fosse mai vista o della forza attrattiva di un buco nero.
Ebbe quasi l’impressione di essere tornato indietro nel tempo, al punto di guardarsi le mani per verificare di averle ancora e di non avere le “pinze” che gli avevano installato forzatamente quando aveva un altro nome.
 
«COS-»
 
Per qualche attimo, al posto delle sue mani viola vide veramente delle “pinze” color arancio.
 
«Cos’hai?» gli domandò Nickel, allarmata.
 
«Io…»
 
Tornò a guardarsi le mani. Erano viola e perfettamente normali.
 
«Nulla» disse, cercando di mostrare tranquillità nonostante quell’allucinazione -se lo era davvero stata: al momento era a posto ma forse, un attimo prima, non lo era!- lo avesse scosso abbastanza «Ho già detto che odio la magia?»
 
«Un numero impressionante di volte… ma non sarà mai troppo» disse Nickel «Dritti al secondo livello?»
 
«Cinque minuti per rifocillarci e poi sì, dritti al secondo livello».
 
“Sperando che non contenga altri inghippi che dovremo intuire pur non essendo esperti di giochi”.
 
La mancanza di Kaon in quel frangente si faceva sentire forte, talmente forte che Tarn -la cui abilità particolare faceva sì che avesse un rapporto peculiare con le frequenze- aveva quasi l’impressione di star captando in lontananza la sua risata, dovuta a un “Kaon, vieni a giocare con noi? Per sempre?” detto da due voci femminili identiche.
 
“Se anche fosse vivo non si metterebbe certo a giocare e cercare di fare amicizia con le sorelle di Stiria” concluse una volta giunto fino all’albero.
 
Imitando Tesarus e Helex, dopo aver colto un paio di cubi di energon si sedette a terra, arrivando a poggiare la schiena contro il tronco della pianta.
I rumori della fauna minuscola e innocua presente tra la vegetazione, la brezza leggera che muoveva le spighe blu facendole sembrare delicate onde marine -oltre ai mari d’olio c’erano anche quelli d’acqua, lui ne aveva visti vari- e il tepore che avvertiva sul metallo generato dai raggi dell’astro più vicino sarebbero stati perfino fonte di un sentimento di “pace” per lui, se la situazione fosse stata diversa.
 
“Chi ce l’ha fatto fare di venire qui?” pensò bevendo rapidamente entrambi i cubi, salvo rispondersi poco dopo “Stiria, ecco chi. Meriterebbe di finire nella Lista per questo, lei e tutta la sua famiglia. Se penso che magari a quest’ora saremmo quasi arrivati sulla Terra o che avrei potuto già essere davanti a Lord Megatron nella Nemesis, se penso che forse sulla Terra in questo momento c’è-”
 
Si alzò in piedi prima ancora di terminare il pensiero. «Pronti?»
 
«Sissignore» risposero in coro gli altri, alzandosi in piedi a loro volta.
 
«Rivuoi la chiave?» domandò Nickel a Tarn.
 
«Sì. Farò in modo di non perderla per strada stavolta».
 
Presa la chiave e senza rimuginare troppo, la DJD -la parte che ne era rimasta- raggiunse l’arco del secondo livello e lo attraversò.
 
 
Novantanove scimmie
Saltavano sul letto
Una cadde in terra e si ruppe il cervelletto!
 
Novantotto scimmie
Saltavano sul letto
Una cadde in terra e si ruppe il cervelletto!
 
Novantasette scimmie
Saltavano sul letto
Una cadde in terra e si ruppe il cervelletto!
 
 
Tesarus, che complice il fatto di avere una “X” a coprire buona parte del volto risultava spesso essere abbastanza inespressivo, ebbe un solo commento da fare.
 
«Perché?»
 
«Mi stupisce che tu ti faccia ancora domande» fu la risposta di Tarn.
 
In quel livello si riuscivano a vedere sia la chiave, sia l’uscita: quest’ultima era dalla parte opposta rispetto a dov’erano sbucati loro, e aveva la classica forma di arco semidiroccato.
Quanto alla chiave…
 
 
“Novantasette scimmie
Saltavano sul letto
Una cadde in terra e si ruppe il cervelletto!
 
 
La chiave era in alto, sospesa in una teca di forma rotonda; sotto di essa c’erano enormi cuccette volanti a diversi livelli che si muovevano in cerchio, sopra le quali novantanove cyberscimmie elettriche -novantacinque. Novantaquattro…-  per ognuna saltavano come forsennate, e alla fine di ogni strofa ce n’era una che cadeva nel lago di magma posto sotto di loro.
Sembrava quasi che stessero adorando la chiave con quello strano rituale, come se fosse stata un artefatto di qualche divinità.
 
«Solo a me le cyberscimmie, avendo quell’antenna tesla sulla testa, ricordano Kaon?» domandò Nickel.
 
No, naturalmente non era stata la sola cui l’avevano ricordato, anche gli altri avevano avuto lo stesso pensiero. Tuttavia quel che premeva loro maggiormente in quel momento era capire come arrivare alla chiave e poi dall’altra parte.
 
«L’unico modo di muoversi senza finire nella lava è farlo saltando da una cuccetta all’altra, sperando che le scimmie non reagiscano troppo male. Sono abbastanza vicine perché possano farcela anche quelli più piccoli o più pesanti di noi, così mi pare» osservò Tarn «Un momento… Nickel, il tuo jet pack funziona?»
 
La minicon scosse la testa. «Ovvio che no. Però alla chiave posso pensare io lo stesso, cercherò di salire velocemente a prenderla. Voi magari potreste cercare di coprirmi in caso di necessità».
 
«Sicura? So che senza jet pack tu non ami molto l’altezza».
 
«Al momento non importa cosa io ami o non ami, Tarn, l’importante è uscire da questa situazione al più presto».
 
Gli altri non poterono far altro che concordare con lei, ragion per cui passarono all’azione e saltarono tutti insieme sulla prima cuccetta che capitò loro davanti.
 
 
“Ottantasei scimmie
Saltavano sul letto
Una cadde in terra e si ruppe il cervelletto!
 
 
Gli animali non ebbero reazione alcuna, limitandosi a continuare i loro salti sfrenati.
 
“Dubito che questa calma durerà molto” pensò Tarn.
 
«Ti lancio più in alto che posso» disse a Nickel «Così ti sarà più facile raggiungere la teca».
 
La minicon annuì e, quando venne lanciata, finì tra le gambe di una scimmia. Tarn aveva calcolato bene la velocità di rotazione delle cuccette, quindi fin lì era stato facile.
 
Dopo aver dato una breve occhiata ai suoi compagni e al suo comandante, che stavano provando a raggiungere l’uscita -Helex e Tesarus con la loro poca agilità e il loro peso erano più “in” pericolo che “un” pericolo, in quella situazione- iniziò a salire, saltando da una cuccetta all’altra.
Com’era accaduto prima e stava accadendo diversi livelli più in basso, le scimmie parvero non vederla mentre si avvicinava sempre di più alla teca.
 
“Questo stage sembra perfino facile” osò pensare Nickel “Nonostante la lava. In realtà lo sarebbe stato anche l’altro, cybertroniani mannari o meno, non era qualcosa che non potessimo affrontare facilmente. Il peggiore era il paesino da nausea. Forse sono bastarde ma non hanno fantasia, o forse dall’alto della loro magia ci stanno sottovalutando”.
 
All’ultima opzione, alias che le sorelle di Stiria stessero lasciando il meglio per la fine, preferì non pensare affatto.
 
Non impiegò molto a raggiungere la teca, mancava solo un ultimo salto. Abbassando lo sguardo notò che Tarn e gli altri erano arrivati a oltre metà strada.
 
“Forse faccio meglio ad aspettare ancora” pensò Nickel “Finora non ci hanno notati ed è probabile che sarà così fino a quando la chiave resterà dov’è. Aspetterò che siano quasi arrivati, poi prenderò la chiave e mi butterò giù”.
 
Un rullo di tamburi ritmico e prolungato, lo stesso che avevano sentito prima che il paesino “impazzisse” e si portasse via Kaon, risuonò nell’ambiente con un fastidioso doppio eco.
Le cyberscimmie elettriche si fermarono. Pur non essendo esperti di giochi tutti quanti riuscirono a capire che non era un buon segno e stava per succedere il finimondo, ragion per cui Tarn, Helex e Tesarus accelerarono ulteriormente il passo.
 
«Come non detto, niente “aspettare”» concluse la minicon, saltando verso la teca, rompendola con un pugno e afferrando la chiave.
 
Le scimmie emisero tutte quante un orrendo urlo stridulo e infuriato e, accortesi degli intrusi, si scagliarono tutte quante su di loro con cattiveria inaudita, snudando fauci e artigli affilati come le lame nel buco di Tesarus.
 
«Non prendetevela con me brutte bestiacce, prendetevela con la strega che vi ha messe qui!» sbottò Nickel, cercando di sgusciare tra le scimmie che le furono addosso dopo aver messo la chiave in uno scomparto.
 
Evitò per poco una serie di scariche elettriche, a ulteriore prova del fatto che l’antenna tesla presente sulle scimmie fosse lì per un motivo preciso, e si lanciò giù dalla cuccetta, atterrando rovinosamente diversi livelli più sotto su un’altra semivuota.
 
Le scimmie che l’avevano occupata e altre, tante altre, erano addosso a Helex, che cercava di strapparsele di dosso usando tutte e quattro le braccia -le due grosse e le due sottili che aveva vicino allo scioglitutto sul petto- e ringhiava di dolore a ogni scarica elettrica ricevuta. Quelle bestie non si stavano risparmiando e, alla fine, a Nickel parve di sentire il rumore del T-Cog del colosso che andava in pezzi.
 
«Helex!» gridò, vedendolo traballare e cadere giù dalla cuccetta.
 
Sarebbe finito nella lava -ironico contrappasso- se Tarn non si fosse accorto dell’accaduto e non fosse riuscito a raggiungerlo con uno scatto, afferrandogli un polso quasi per miracolo. Per non cadere a sua volta nella lava era costretto ad aggrapparsi al bordo della cuccetta, senza dunque potersi liberare delle scimmie che stavano attaccando anche lui.
 
«Toglietevi di dosso» sibilò, paralizzando le scimmie e facendole cadere nella lava. Fatto ciò, riuscì a issare Helex sopra la cuccetta.
 
«Grazie» fu la prima cosa che disse il Decepticon, schiacciando tra le mani le teste di due scimmie.
 
«Ringraziami cercando di non cadere giù un’altra volta, non intendo perdere un altro membro della squadra» ribatté Tarn, uccidendo con una cannonata due gruppi di scimmie che stavano per assaltare Tesarus.
 
Nell’avvicinarsi ulteriormente all’uscita cercò Nickel con lo sguardo e la trovò diversi livelli più in alto, appena prima che tre scimmie la assalissero alle spalle. Le uccise tutte con un colpo del doppio cannone a fusione e poi vide Nickel che, zoppicando, si preparava a saltare giù verso Tesarus.
 
«Tesarus, Nickel a ore nove!» esclamò.
 
Il colosso si liberò della mezza scimmia che aveva parzialmente triturato e stese le braccia giusto in tempo per accogliere la piccola compagna di squadra.
 
«Hai una gamba malandata» disse, raggiungendo l’arco per primo.
 
«Davvero? Non mi ero accorta» ribatté lei, ironica.
 
Helex, barcollando leggermente, raggiunse l’arco a sua volta. «Andiamo via…»
 
«Tu stai messo peggio di lei» osservò Tesarus.
 
«Il mio T-Cog è andato» replicò Helex.
 
«Te ne trapianteremo uno una volta tornati nella Peaceful Tiranny, non devi preoccuparti di questo» disse Tarn, lanciando una scimmia contro l’ultimo gruppo che cercava di impedire loro di uscire.
 
«Sempre se riusc-»
 
«Niente dubbi, vi proibisco di averne» lo interruppe Tarn «Fuori di qui!»
 
Non se lo fecero ripetere due volte, si lanciarono oltre l’arco trovandosi così a rotolare nel campo di grano blu.
 
«Niente più scimmie. Niente più scimmie» ripeté Nickel, stringendo la chiave «Io da oggi in poi odierò le cyberscimmie, elettriche o meno, quasi quanto odio gli organici».
 
«Siamo in due» concordò Helex.
 
«Tre» aggiunse Tesarus «A me non piacevano neanche prima. Mi ricordano la penultima fidanzata che ho avuto».
 
«Era così brutta?» domandò Helex.
 
«No, voleva sempre andare allo zoo. Le piacevano le cyberscimmie e gli alloygator, quindi alla fine l’ho lanciata nel loro lago… poi mi sono accorto che avevo ancora in mano la sua borsetta, quindi ho lanciato agli alloygator anche quella. Odiavo quella borsetta».
 
«Io mi stupisco del fatto che tu abbia avuto delle fidanzate» disse Nickel, fin troppo onesta come suo solito.
 
Tesarus fece spallucce. «Qualche disgraziato o disgraziata si trova sempre. Forse riusciresti a trovarne uno anche tu».
 
«Senti un po’-»
 
«Nickel, riparati la gamba e poi provvedi a valutare quanto riposo può servirci prima di affrontare il prossimo livello» disse Tarn «Sperando che sia il meno possibile».
 
«Tarn… non so come dirtelo ma…»
 
«Cominciano a spuntarmi delle piume sulle braccia. Sì. Lo so».
 
Avrebbe dovuto immaginarlo, se era successo a Tesarus e Helex era inevitabile che prima o poi anche lui iniziasse a cambiare.
 
Helex indicò un punto oltre l’albero. «Sbaglio o le sagome di edifici al di là della foschia si sono fatte più definite?»
 
Non sbagliava. Se prima non era possibile farlo, attualmente erano perfettamente distinguibili un edificio rurale in pietra e metallo -sembrava una casa, alla DJD parve perfino di distinguere un orticello- e un altro, tutto in pietra, sul quale svettava un campanile.
 
«Il nostro obiettivo si avvicina» disse Tarn «Dobbiamo resistere fino ad allora ma ce la faremo. Ce la faremo».
 
 

 
 
 
 
 
Credits:
 
La canzone “Pe Cimpoi” è di Sandru Ciorba, la trovate su YT;
Sempre su YT, parlando di Ikea, trovate una serie chiamata “Confinement”. Non ricordo come si chiami l’autore ma ve la consiglio;
Le scimmie vengono dall’ultimo Jumanji uscito nelle sale, anche se lì erano un po’meno elettriche, mentre “99 scimmie” viene da “Le follie dell’Imperatore”;
Nel prossimo capitolo dovrebbe concludersi tutto.
Grazie a quelli che stanno leggendo il delirio qui presente e alla prossima,
 
_Cthylla_
   
 
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