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Autore: violetmoon888    23/01/2020    0 recensioni
Non riuscivo a capire, non riuscivo proprio a capire come fosse possibile. La mia vita era cambiata in quelle poche settimane. Lo shock, era chiaro che lo stato di adrenalina e confusione impediva agli altri di parlare. Sentivo il respiro di Jasper accelerare. Mi stringeva ancora la mano. Immobile io fissavo il cielo, quel bagliore bluastro che quell’angelo aveva lasciato. Restammo tutti pietrificati come statue per qualche minuto. Poi fui io a sbloccarmi. Guardai Jasper, lo sentivo, provava una sensazione nuova, era spiazzato e mi fissava trasognato. Lo scossi leggermente e mi lasciò la mano si voltò verso gli altri, mi girai anch’io. Carlisle, il più lontano da noi fece qualche passo e sillabò un i-n-c-r-e-d-i-b-i-l-e.
ATTENZIONE: Questa storia è da definirsi un sequel, è necessario leggere la precedente, "NON SO PIU' CHi SONO" sulla mia pagina.
Genere: Fantasy, Introspettivo, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alice Cullen, Edward Cullen, Isabella Swan, Jasper Hale | Coppie: Alice/Jasper, Bella/Edward
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
Capitoli:
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POV JASPER

Tornai indietro, Alice mi aspettava in casa, aveva visto ciò che avevo detto a Sean, mi venne incontro, mi prese la mano e mi abbracciò. Edward e Carlisle in soggiorno avevano acceso il camino e aspettavano, tutti aspettavamo che accadesse qualcosa. Alice mi portò in un angolo della stanza.
“Jazz, sono felice che tu non l’abbia mandato via, è molto…confuso…ma ci aiuterà e io credo di potere aiutare lui” mi guardò speranzosa,
“Come?”
“Credo che il suo desiderio più grande sia di tornare in Paradiso” era un’idea folle, come poteva farlo tornare lassù, era un demone, gli angeli non lo avrebbero mai accettato e poi non era quello che voleva adesso, in questo momento.
“Desidera qualcos’altro Alice” lei distolse lo sguardo imbarazzata, poi si bloccò, le pupille si dilatarono e le iridi si illuminarono d’azzurro, una visione. Carlisle ed Edward accorsero subito. Aspettammo qualche secondo e poi Alice tornò al presente. Paura, decisione, adrenalina, di nuovo paura, poi sicurezza sul suo viso.
“Allora?” chiese Carlisle impaziente,
“Stanno arrivando, a momenti saranno qui, lotteremo nel parco degli aceri, sono in tanti…” fece una pausa,
“Quanti sono?” chiesi, serrai i pugni concentrato,
“Una ventina” il demone l’aveva detto,
“Posso fermarli, ce la farò, nessuno di voi verrà ferito…” soffermò lo sguardo su di me,
“Porremo fine a questa storia, Edward Carlisle mettetevi a Nord, riuscirete a sopraffarne 3 nel buio, Jazz tu con Sean a Est” scattammo tutti all’unisono. Ma Alice mi afferrò il braccio prima che mettessi piede oltre la soglia.
“ Jazz, non cercare di proteggermi, hey, hai capito?” lo disse quasi arrabbiata, appoggiai la mia mano sulla sua che stringeva forte il lembo del maglione.
“D’accordo si, Alice…” spostai la mano intorno al suo viso,
“Hai detto che nessuno di noi verrà ferito ma tu…” sorrise,
“No Jazz, non mi prenderanno, tranquillo” mi baciò delicatamente sulle labbra, spalancò le fulgide ali azzurre e si sollevò nel buio della notte.
Ci eravamo schierati come Alice aveva suggerito, Carlisle e Edward aspettavano all’entrata a Nord del parco, io ero con Sean dietro l’enorme acero da cui era apparsa l’angelo. Sentivo Alice sopra di noi, sopra la villa, il lento e ritmico battere delle ali per tenersi sollevata. Sean sgranchii le folte ali nere e annusò l’aria. Il vento era lieve ma pungente, la brina stava già comparendo sulla corteccia degli alberi e sul prato ben curato, nonostante fossero appena le due del pomeriggio. Tra tutti c’era molta tensione, cercai di rimanere calmo, Alice li aveva visti attaccare e aveva detto che sarebbe andata bene. Aiden era al sicuro a Forks, non lo avrebbero sfiorato. Bisognava uccidere quei demoni e finalmente saremmo stati liberi o almeno ci speravo, con tutto me stesso desideravo che nessun altro avrebbe tentato di avvicinarsi ad Alice. Sean non disse una parola per mezz’ora, forse avevo esagerato con lui, la sua ostilità nei miei confronti era palese, l’avvertivo con chiarezza ma non che io provassi qualcosa di dissimile per lui. Tuttavia bisognava collaborare, per lei per la famiglia.
“Andrà  bene” dissi a voce alta perché mi sentisse, era andato nella direzione opposta, si voltò, non aveva paura ma era nervoso. Forse combattere contro i suoi lo destabilizzava. Un forte boato attraversò il cielo, il cielo grigiastro dell’Alaska, ombre nere si materializzarono in alto. Vidi Alice saettare contro 3 di loro, un lampo azzurro e precipitarono tramortiti al suolo, come Alice aveva previsto erano una ventina, ma non giunsero tutti nello stesso tempo, Alice era rapida e riusciva a sbarazzarsi di chi solcava il cielo il pochi attimi e nonostante fossero così numerosi non ne era mai sopraffatta. Con le mani richiamava il vento e l’acqua del lago sotto di lei, li frastornava e li spingeva in picchiata. Due demoni apparvero direttamente a terra per noi, saettai rapido e gli spezzai le ali come Sean mi aveva detto. Le ali, colpisci le ali, e’ il dolore più forte che possano provare. Il demone emise un rantolo soffocato tra le mie braccia, tentò di reagire ma gli torsi il collo in un attimo. Sean lottava contro l'altro. Vidi Edward e Carlisle in lontananza schiacciarne contro il suolo altri 2. Ma era Alice l’obiettivo, contro di lei si scagliavano secondo dopo secondo. E li respingeva tutti.





 
 
POV ALICE

Mi sentivo così forte, l’adrenalina mi scorreva nelle vene, la luminescenza delle ali e dei miei occhi era così forte che potevo percepirne il calore. Ero un faro, e così doveva essere, come una lanterna che attira le falene, dovevano venire da me. Uno ad uno, persi il conto, li respinsi tutti. Mi abbassai di quota per controllare gli altri. Sean era un grande aiuto per me e per loro. Tutto come doveva andare.
“Sei morta angelo!” la voce burbera di un albino dagli occhi iniettati di sangue mi diede la nausea, senza muovere un muscolo lo trafissi con lo sguardo, il ghigno che aveva in faccia si trasmutò in un’espressione di dolore, soffocava, si portò le mani al collo. Dovevo mantenere il contatto visivo. Ancora qualche istante. Il tonfo del suo corpo cadendo riecheggiò nello spazio nonostante la confusione, suoni di lotta e sciabordio di ali. Non vedevo lei,la figlia di Balthazar, non ancora. Ma sarebbe arrivata presto. Un demone stava per balzare su Jasper e Sean mentre altri due li attaccavano, protesi le mani e due radici di spessa sequoia lo scaraventarono a 100 metri. Jasper mi rivolse un’occhiata ammirata. Altri due si materializzarono su di me, atterrai in fretta e mi accovacciai al suolo propagando un’ondata di energia che tramortii tutti. Jasper  Carlisle ed Edward si riunirono al centro del Parco a pochi metri da me. Erano tutti morti. Avvertii Sean planare lentamente su di noi.
“E’ finita?” chiese Carlisle col fiato corto, aveva qualche ferita da taglio come gli altri, usavano lame infernali i demoni. Ma no non era finita. Non ancora. Due figure incappucciate si materializzarono  tra me e gli altri. Lunghi mantelli grigi, il volto era nascosto e a stento visibile, floscio e pallido. Erano a piedi nudi e impugnavano nella sinistra un bastone ritorto ed eroso dalla muffa. Li sollevarono impercettibilmente e un alone trasparente si propagò in altezza e lunghezza. Stavano creando una barriera. Li guardai contrariata, non potevano usare la magia per fermarmi, la magia era parte di me adesso. Respirai a fondo, dovevo concentrarmi. Feci cenno agli altri di non intervenire. Mi avvicinai ai due stregoni. Sollevai la mano e toccai delicatamente il muro invisibile. Come un contatto elettrico in corto la mia mano sprigionò elettricità, era doloroso ma potevo farcela flettei la mano come per cercare un punto di rottura, la barriera cedeva, posi anche l’altra mano, e spinsi, spinsi finchè come vetro si infranse emanando un bagliore. Le due figure indietreggiarono di qualche centimetro.
“Tutto qui?” chiesi, una voce rispose, era lei,si materializzò alle spalle degli altri,
“Ah ragazza quanta arroganza” Carlisle Edward e Jasper si voltarono per attaccare, le balzarono addosso in sincrono ma lei era già sparita in un nembo di particelle nere.
“Dove ‘è andata?” Edward nervoso mi fece un cenno,
“Non un altro passo, e tu gioia non muovere un muscolo o sei morto” il demone era apparso alle spalle di Jasper, non lo aveva immobilizzato o ferito ma gli puntava un pugnale verdastro sul collo e gli aveva afferrato la mano che stava per colpirla. Con un gesto repentino lo fece avanzare vicino ai due stregoni, di fronte a me.
“Alice vale anche per te, prova a fare qualsiasi cosa che non ti dico e prima che tu possa soffocarmi o scaraventarmi via, prima che i tuoi amici mi saltino a dosso o prima che il biondo qui tenti di reagire, gli bucherò il collo e non potrai fare nulla per salvarlo” strinsi i pugni, dovevo restare calma, tutto sarebbe andato come previsto. Jasper paralizzato mi guardava confuso.
“Chi sei e cosa vuoi?” lei sghignazzò,
“Sono Eleonor, la figlia del demone che è stato assassinato senza riguardo, hai idea di quello che hai fatto? Lui era il capo, temuto e rispettato, Lucifero lo adorava… hai iniziato tu questa guerra” scossi la testa,
“Io non ho iniziato proprio nulla”
“Tu non dovresti neanche esistere, sei un abominio, bene e male non possono coesistere dentro di te” Jasper ringhiò tentando di muoversi,
“Sta calmo tu! Vuoi morire davanti a lei?” Eleonor aveva una folta chioma bionda e scompigliata, occhi folli e un vestito di pelle grigio. Premeva il pugnale così forte che temevo avrebbe forato il collo di Jasper da un momento all’altro.
“Ora tu angelo, farai la brava, Ajar, Joel procedete, lasciali fare o lo uccido! Così saprai anche cosa voglio, dico sul serio!” la sua voce era roca e frenetica, annuì.
“No Alice” mi avvicinai ai due anziani ,
“Jazz andrà tutto bene” dissi guardandolo negli occhi, doveva solo avere fiducia, stava andando tutto come doveva andare. Gli stregoni lasciarono i bastoni che si mantennero perfettamente in piedi, Edward e Carisle sussurravano inquieti. Le loro vecchie mani ossute si protesero verso di me, sul mio ventre e cominciarono a mormorare parole in una strana lingua. Qualsiasi cosa stessero facendo mi sentivo sempre più debole, la vista mi si era offuscata giacchè sembrava che la mia sagoma si stesse sgranando tra le loro mani e sentivo un flusso di energia che usciva dal mio corpo. Adesso pensai, ora Sean! Una luce bianca e calda si frappose immediatamente tra me e il resto dello spazio, ne fui come risucchiata, confusa tentai di mantenere gli occhi aperti poi qualcuno mi cinse la vita, ma persi conoscenza.
 






POV JASPER

Alice era sparita, avvolta in un fascio di luce bianca e seguita da un ombra scura, dalla sagoma di Sean, che il demone avesse fatto qualcosa per portarla via? Eppure non potevo non correlare la cosa all’apparizione di Phoebe, sembrava accaduta la stessa cosa. Eleonor mi strinse il polso frustrata, premendo ancora sulla mia gola.
“Kataras menixos!” urlò e 4 demoni si materializzarono dietro Edward e Carsile, mi lasciò andare spintonandomi all’indietro. Fummo subito accerchiati. La donna si avvicinò ai due stregoni e continuò a confabulare in quell’ oscuro idioma. Edward, sono stati loro non è così? Mio fratello annui.
“Bene! Sarete miei ospiti finché il vostro angelo non tornerà a salvarvi” i 4 energumeni ci afferrarono per le spalle,
“Anzi rendiamo le cose ancora più semplici, questa villetta sembra il posto più adatto per aspettare, così saprà dove trovarci”i demoni ci spinsero dentro casa, Eleonor ci seguiva ma i due incappucciati rimasero fuori a recitare formule e a gesticolare come forsennati.
“Tu sai cosa è successo?” Carlisle preoccupato tentò di divincolarsi,
“Quei bastardi con l’aureola sono intervenuti di nuovo! E bravi a rompere le vostre stesse fottute regole” era fuori di sé, cominciò a camminare nervosamente per il soggiorno,
“Si si accomodatevi” gentilmente fummo messi a sedere sull’ampio divano.
“Era mia! FInchè voi non l’avete portata via, e chissà dove, non è giusto, la Terra è nostro dominio!” parlava rivolta verso il soffitto. Edward dobbiamo trovare il modo di fuggire da questa pazza, dove li avranno portati gli anziani?



 
 
 
 
POV SEAN

Ripresi in fretta conoscenza, era tardo pomeriggio e il sole iniziava a tramontare, i riflessi dorati rilucevano sull’acqua. Tentai di sollevarmi dalla sabbia bagnata ma un peso sul petto me lo impediva, sbattei le palpebre per cercare di focalizzare meglio. Ciocche di capelli corvini occultavano il suo volto marmoreo, Alice era sdraiata su di me incosciente, bagnata , sentivo i nostri vestiti fradici gocciolare. L’isola, è li che gli angeli avevano voluto portarla. La maledetta isola. L’echeggiare delle onde era l’unico suono udibile. Non c’erano animali, non più per lo meno, né altre persone, il vento appena percepibile. Le scostai un ciuffo di capelli dal viso. Respirava. Ed era così bella. Il mio corpo fremeva nel sentirla così a stretto contatto. Sospirai. Le sue mani appoggiate al mio petto cominciarono a contrarsi. Si stava svegliando.
“Alice? Mi senti?” non mi mossi di un centimetro ma le poggiai una mano sulla fronte. Aprii gli occhi confusa. Mugolò un si. Poi si sollevò e mi guardò ancor più confusa.
“Sean, cosa?” gli occhi dovevano abituarsi a quella luce che seppur soffusa era diversa. Provò a scostarsi, ma non aveva forza, lo immaginavo il passaggio era stato troppo rapido. Si gettò di lato, di fianco a me supina. Il cielo sopra di noi era limpido, giallo e arancione. Ci volle qualche minuto per riprenderci.
“Questa è sabbia e …l’oceano, dove siamo?” mi guardò e strinse nella destra una manciata di granelli, mi misi a sedere, i muscoli mi dolevano.
“Sull’isola” si sollevò anche lei flettendo la schiena,
“Quella luce, sono stati loro è così? Ci hanno portati su una maledetta isola” prima che potessi spiegarle spalancò le ali e spiccò il volo. Non capiva. Non potevamo lasciare quel posto. Raccolsi quel poco di energia e feci altrettanto tenendomi a debita distanza dal confine. Alice volò sempre più in alto e lontano finchè la barriera la scaraventò indietro. Cadde sulla spiaggia.
“Ma che cosa? Un incantesimo?” si massaggiò una spalla, ritrasse le ali e mi raggiunse vicino all’ingresso della foresta.
“E’ una barriera, non puoi attraversarla, sei intrappolata qui” si passò una mano sul volto, era agitata, molto agitata.
“Sean, che vuol dire, siamo intrappolati?” scossi la testa,
“Questa non è un isola, è l isola, credo che gli umani lo chiamino il paradiso terrestre, ti dice qualcosa?” si appoggiò al tronco di una palma. Ridacchiò nervosa.
“Okay, ci hanno portati in questo posto, per?” non capiva quanto fosse importante, quanto fosse importante per loro proteggerla.
“Per tenerti lontana da Eleonor e i demoni” gli occhi le si infiammarono di azzurro,
“Fantastico, grazie! Continuate a tenermi lontano dalla mia famiglia!” mi afferrò un braccio,
“Come andiamo via? Loro hanno bisogno di me, quella pazza li tiene in ostaggio di sicuro” non poteva andarsene e io non avevo idea di come si potesse superare la barriera. Mi accovacciai e le afferrai la caviglia, eravamo bagnati e a piedi nudi.
“Che stai facendo?” le sollevai il jeans, come pensavo,
“Guarda questa catena, è il tuo vincolo, non puoi lasciare l isola in nessun modo” mi scostò e spezzò la sottile catena d’argento in due, la catena si saldò un secondo dopo.
“E’ inutile” si guardò attorno frustrata,
“CI deve essere un modo, un’uscita, se ispezioniamo il bosco, insomma” l’afferrai per le spalle,
“Cerca di calmarti Alice, non c’è un modo” si divincolò spintonandomi, andai a sbattere con la schiena contro una roccia.
“Io lo troverò” mi fulminò con lo sguardo e saettò via.



 
 
 
POV ALICE

Tentai di valicare quella barriera, raggiunsi ogni punto dell’isola, cercai in volo e nella foresta, a riva, in acqua. Non c’era nessuno accesso ne riuscivo a infrangere la barriera con la mia magia. Fuoco o elettricità, pura energia, misi ogni granello di forza che avevo ma niente da fare. Non sapevo quanto tempo fosse passato, era buio già da un po’, forse qualche ora o era gia’ sorto il sole di nuovo? Il tempo era strano lì. Sfiancata mi trascinai sino alle rocce aguzze protese verso l’oceano. L’acqua baluginava di bianco alla luce della luna. Sean si avvicinò a passi lenti e incerti. Ero così stremata tanto da non riuscire nemmeno a provare rabbia. Sedette accanto a me.
“Credo sia il momento adatto per dire te lo avevo detto” sussurrai continuando a fissare l’acqua, lui sospirò,
“Mi dispiace” mi voltai a guardarlo, anche lui era stanco, come se quel posto prosciugasse le sue energie, il volto era più scavato e gli occhi erano opachi.
“Tutto bene?” distolse lo sguardo,
“ Devo spiegare alcune cose Alice” annuì pronta a sentire qualsiasi cosa oramai,
“Io non dovrei essere qui, loro volevano portare solo te ma quando ho capito che stavano aprendo un portale, non so cosa avessi in testa ma sono entrato anche io” fece una pausa,
“L’isola non mi vuole qui…per questo sto perdendo le forze” compresi, lui si stava indebolendo perché un demone non poteva essere ammesso nel paradiso terrestre.
“Non possono farti andare via? Non voglio che ti accada qualcosa per colpa mia” sorrise, un sorriso stanco ma così felice,
“E’ proprio cio’ che vogliono, che io ti lasci sola, io posso andarmene da qui, non è me che trattengono, non ho catene, potrei volare via anche adesso da questa dimensione ma non lo farò” ero confusa,
“Aspetta…ma perché non l’hai detto subito? Se puoi andare , puoi trovarli e dirgli che io…” era inutile sapevo benissimo che Sean era da solo e non forte abbastanza per battere gli stregoni ed Eleonor anche se avevamo ucciso gli altri, dovevo liberarli io.
“Va via comunque, non restare a marcire qui, puoi vivere tra gli umani e dimenticare questa storia” e io non avrei più visto la mia famiglia, mio figlio e Jasper. Gli occhi mi si riempirono di lacrime. Mi copri il viso.
“Non ti lascio da sola Alice” poggiò la sua mano sulla mia, ritrassi la mano ma la verità è che ero tremendamente frustrata e triste, gli angeli mi avevano portato via da tutto ciò a cui tenevo e mi sentivo così impotente e volevo solo che qualcuno mi abbracciasse. Le lacrime solcarono le mie guance, Sean le raffrenò con le dita incerto, mi accostai a lui e poggiai la testa sulla sua clavicola e piansi, lui mi circondò con le braccia e lasciò che continuassi finchè finì ogni lacrima.
 
 
“Il tempo qui è diverso” parlai e il suono della mia voce era come amplificato, non c’era alcun suono, solo il battito accelerato dei nostri cuori i nostri respiri, il rombo delle onde contro gli scogli. Il sole era tramontato di nuovo, 2 giorni, a fissare l’acqua ad aspettare. Sean a pochi metri da me era seduto sulla sabbia, stanco.
“Il tempo non esiste qui, è tutta un illusione, lì fuori potrebbe essere passata qualche ora o qualche settimana” questo non mi aiutava affatto. Gli anziani volevano tutelare loro stessi tenendomi sull’isola, ma il nostro piano avrebbe funzionato, Sean stava per materializzarsi accanto ad Eleonor e l’avrebbe disarmata e noi avremmo finito quella storia. Ma si erano intromessi, ancora e ancora.
“ Io devo andarmene! Non potete tenermi qui e fino a quando? Che razza di piano è il vostro? Lei non la smetterà finchè non ci affronteremo” urlai con quanto fiato avevo in gola, il cielo limpido non diede alcun segno, ero arrabbiata,constantemente, la presenza di Sean era ancora più frustrante, lui stava male perché mi aveva seguita.
“Non vi degnate di parlarmi! Non potete farmi restare per sempre…vi prego” mi accasciai sulle ginocchia nella sabbia anche io. Tutto inutile. Aiden, forse ce l’aveva ancora con me. Avrei tanto voluto stringerlo a me, guardare i suoi occhioni blu, e Jasper, gli avevo promesso che sarebbe andato tutto bene e gli avevo mentito invece.
“Alice… devo mangiare qualcosa” Sean mi porse una mano, dovevo aiutarlo, per quanto potesse valere,
“Vogliono che me ne vada, ma sono troppo orgogliosi per venire qui e cacciarmi a calci…o cosa più probabile hanno paura di te” sorrise dando un morso alla mela, la quarta che mangiava, sembrò recuperare energia e spirito.
“Sono dei codardi” Sean ci rimugino’,
“Sei importante non vuoi proprio capirlo” alzai gli occhi al cielo,
“Se contassi qualcosa per loro mi lascerebbero salvare la mia famiglia o la aiuterebbero” sperare che avessero portato anche loro in salvo era inutile.
“Non posso fare nulla, mi sento inutile non puo’ andare avanti così, questo è peggio dell’Inferno” Sean si incupii,
“Posso assicurarti che questo è mille volte meglio dell’Inferno, almeno per me” guardai i suoi occhi neri scavati dalla stanchezza,
“Ma se stai morendo, siamo qui da soli e questo posto ti sta consumando” si sollevò dal tronco,
“Non m’importa, io sto bene se ci sei tu” quell’affermazione mi colse alla sprovvista, non sapevo cosa dire.
“S” Si avvicinò e mi prese la mano,
“Non dire nulla, non c’è bisogno di parlare” mi strinse la mano e poggiò l’altra sulla mia guancia, i suoi occhi quasi brillavano e lo sentivo quanto desiderasse baciarmi, ed io… mi sentivo così male, non volevo questo, non sarebbe finita bene. C’era una connessione fra noi ma…distruttiva. Mi ritrassi e abbassai lo sguardo.
“Non posso…” indietreggiò anche lui,
“Perché non accetti quello che provi” disse quasi irritato,
“Io non provo nulla” dissi,
“Non è così”
“Amo Jasper più della mia vita” e mille pugnali mi si conficcavano nel cuore al solo pensiero che gli fosse accaduto qualcosa,
“Questo lo so…lo vedo… ma questo non implica che tu non sia attratta da me” disse lui sicuro, io ero confusa, forse si lui mi attraeva, c’era qualcosa ma non volevo che scegliesse per me.
“No” dissi fredda sperando che la cosa sarebbe finita lì, lo avevo ferito ed era arrabbiato.
“Sai forse c’è un modo per lasciare questo inferno…. Devi commettere un peccato così grave che l’isola non sopporterà e ti manderà via all’istante” disse poi scattò verso di me e mi spintonò bruscamente, afferrò il coltello di lama infernale che aveva nella cintola,
“Cosa vuoi dire? Che stai facendo Sean?” voleva attaccarmi,
“Un azione per cui la colpa che sentirai sarà tale che questo posto non ti accetterà piu’” prima che potessi assimilare quelle parole mi afferrò e mi trattenne a terra, reagì sollevandolo e bloccandolo contro un albero robusto di cedro, il tronco scricchiolava; ora mia aveva fatto proprio infuriare. Le mie iridi azzurre baluginavano nei suoi occhi scuri, non aveva paura, la sua rabbia si dissipava. Prese il coltello e me lo spinse nella mano che gli tenevo sulla gola.
“Forza fallo, e sarai libera” sgranai gli occhi,
“Uccidimi” allentai la presa, era questo che voleva, era disposto a morire per me. Un peccato così grande, la colpa, ma no non potevo ucciderlo così, non ero un’assassina. Lo lasciai e mi portai una mano sul viso.
“Non posso farlo Sean, è una follia” furioso gettò la lama nel terriccio,
“Tanto a breve morirò lo stesso, che ti importa di me? Hai la soluzione” quel demone che aveva rischiato così tanto per aiutarci era lì di fronte a me, arrabbiato e pieno di tristezza perché gli avevo spezzato il cuore. Perché  si era innamorato della persona sbagliata. Una colpa così grande e l’isola mi avrebbe cacciata. Guardai la catena d’argento, una fitta allo stomaco. Dovevo fare una cosa di cui mi sarei pentita forse per il resto della vita.
“Che ti prende?” con le lacrime agli occhi mi avvicinai a Sean e lo baciai, intensamente, con rabbia.
 




 
 
 
POV SEAN

Accadde tutto così in fretta, quel bacio, lo volevo, lo desideravo fin dal primo momento, fin da quando mi aveva guardato con paura e confusione con le iridi illuminate d’azzurro, un universo quegli occhi. Le avvolsi le braccia attorno alla vita e continuai a baciarla a non respirare. La portai lentamente sull’erba appena velata dalla brina della notte. Passai a baciarle il collo slanciato e marmoreo e le sbottonai la camicia, non mi aveva fermato, lo voleva anche lei, nonostante aspettasse il bambino di un altro, nonostante tutto. Mi slacciai i pantaloni, senza neppure spogliarmi completamente, ero così felice ed eccitato che stesse accadendo. Ero dentro di lei, obbligai le mie pulsazioni a diminuire, mi fermai, volevo percepire ogni cosa, ogni istante, lei non mi stava guardando ma non potè evitarlo, c’era il caos nei suoi occhi, ma anche il desiderio. Le accarezzai il viso. Piccole gocce di sudore colavano dalla sua fronte. Ricominciai , veloce e più veloce. Spalancai le ali al colmo dell’eccitazione, non volevo finisse ma venni in fretta. Appagato mi appoggiai al suo seno e poi di lato sull’erba con fiato corto.
 





 
POV Alice

Il cielo si illuminò di un violaceo opaco e la barriera invisibile si infranse all’istante. Aveva funzionato. Sean beato se ne rese conto dopo qualche minuto. Non riuscivo ad alzarmi o a parlare. Lo avevo fatto, lo avevo fatto davvero. Avevo tradito la sua fiducia e la colpa, mi sentivo una persona orribile e aveva funzionato. Mi costrinsi a sollevarmi, mi tirai su i pantaloni e abbottonai la camicia.
“E’ distrutta” sussurrai impercettibilmente; anche Sean si mise a sedere e guardò il cielo, poi me, lo aveva capito, forse lo aveva capito sin dall’inizio. Si alzò.
“ E’ per questo che l’hai fatto” disse freddo, tutto il calore e quella gioia di poco prima svanirono in un soffio.
“ Forse mi sbagliavo su di te….sei meschina ed egoista come tutti noi” avrei voluto rimpicciolirmi e sparire,
“Devo salvare la mia famiglia Sean” dissi con voce rotta, spalancai le ali e con due falcate il più in fretta possibile superai la barriera. Come avrei potuto spiegarlo a Jasper, non mi avrebbe più guardata come prima, e se non fosse riuscito a perdonarmi? Avrebbe capito la mia intenzione? La testa mi scoppiava. Dovevo pensare a salvarli. E basta.
“Aspetta!” mi fermai di colpo, Sean mi stava seguendo, mi raggiunse fiaccato,
“ Materializziamoci, faremo piu’ in fretta” era arrabbiato ma perché lo stava facendo,
“Ti ho fatto una promessa, e l ho detto anche a loro, manterrò la mia parola” mi porse la mano, la strinsi incerta. Lo avevo ferito ancora di più, l’avevo usato, si era così.
“Mi dispiace Sean, non dovevo coinvolgerti, non volevo farti soffrire” scosse il capo e vidi un accenno di sorriso,
“ Fa male…molto…ma sento anche calore, così tanto calore …un calore che non avevo mai provato ” mi guardò negli occhi e mi abbracciò, sentii un formicolio crescente quasi doloroso, e un sibilo. Il parco di aceri.


 
 
POV JASPER

“Jasper è qui” Edward cercò di sussurrare impercettibilmente, Eleonor e i suoi sgherri erano poco distanti in cucina a confabulare.
“Qual è il suo piano?” tentai di guardare nello squarcio tra le tende della porta-vetro ma la condensa e la poca visuale non bastavano.
“E’ arrabbiata, molto. Vedrai” Carlisle richiamò l’attenzione dei 4,
“Lasciateci andare e non vi accadrà nulla” ELeonor saettò verso di lui e gli accarezzò i capelli,
“Dolcezza non me ne vado a mani vuote” un tonfo prolungato si propagò dal giardino, i 3 demoni corsero a vedere,
“E’ qui” disse il demone a denti stretti,
“Gli stregoni! Che non crepino o io uccido voi a mani nude” disse in direzione dei 3 energumeni, dei lampi di luce altri rumori sordi seguirono il tonfo. ELeonor era nervosa, anzi cominciava ad avere paura.
“FInchè ho voi sotto scacco non potrà fermarmi” afferrò i due pugnali dalla cintola e si mise dietro di me. Alice spalancò la porta d’ingresso, aveva i vestiti sporchi di terra e sangue ma era splendida, le ali iridescenti occuparono tutto lo spazio, gli occhi le ardevano, serrò i pugni incrociando lo sguardo di Eleonor. Lei aspettò qualche secondo, i demoni non tornavano, era chiaro che lei era in minoranza adesso. Provai a divincolarmi dalle catene e così fecero gli altri ma erano incantate.
“Se fai un passo ammazzo questi due e poi lascio per ultimo il biondino” sentii la lama fredda sulla clavicola, Alice non si scompose continuando a fissarla con rabbia.
“Non accadrà” sussurrò, una ventata d’aria fuligginosa alle spalle e Eleonor fu scaraventata contro la parete, Sean le aveva preso i coltelli smaterializzandosi, Alice ci venne incontro, spezzò le catene fintanto che lei restò priva di sensi per il colpo,
“Tutto bene?” avevo i polsi erosi dal ferro, mi afferrò le mani, annuì tranquillo e sollevato, estremamente sollevato,
“Ragazzo, contro la tua stessa razza!” Eleonor si sollevò e riservò lo stesso trattamento a Sean che precipitò in fondo alla stanza, ma Alice la inchiodò di nuovo alla parete premendole le mani sulla gola, le dita promanavano energia , la pelle del demone scricchiolava come se fosse ferro incandescente.
“Alice” Carlisle non sopportava che usassimo violenza più del necessario, oramai avevamo vinto ma capivo Alice e sentivo quanto fosse arrabbiata, non contro Eleonor in particolare ma contro tutto quel mondo che ci aveva tartassati per tutti questi anni.
“ Perché non dovrei ucciderla… dopo tutto questo” il demone si contorceva nel tentativo di respirare,
“Dov..eva…essere…mio” farfugliò, Alice allentò la presa,
“Cosa dici?” lei sorrise beffarda,
“Sei così aggressiva… cresce dentro di te” tentò di avvicinare la mano al suo grembo,
“Un demone cresce dentro di te” Alice la lasciò andare, lei caracollò inginocchio tossendo,
“Che vuoi dire! Tu sai , parla!” mi guardò sogghignando,
“Non sei tu il padre biondino mi dispiace” Alice sbiancò… le diede uno strattone,
“ Ti hanno drogata a Boston, ricordi la festa in quella bettola? Un’avvenente bruna molto persuasiva con due drink? Per la mia Maze non e’ stato difficile. Ti abbiamo portata in uno squallido motel degli umani a pochi passi da li, ci servivi tu, ci serviva una madre, tu aspetti un bambino che ha sangue di demone, e sai ironia del fato, è stato lui, abbiamo approfittato del vostro legame… il nostro Sean è stato a mettere il suo seme dentro di te” non poteva essere, il mio cervello stava compiendo uno sforzo enorme per elaborare quelle parole, Alice non si era ubriacata intenzionalmente, l’avevano ingannata per abusare di lei. E Sean. Sentivo l’esplosione arrivare, non potevo controllarmi.
“Tu menti!” disse Sean con voce tremante,
“Ah certo! Eppure ti era piaciuto! Questo piccolo doveva essere mio! Quanto potere col tuo sangue l’avrei allevato per distruggerli!” poggiò una mano sul ventre di Alice che si era come congelata. Edward e Carlisle l’allontanarono bloccandola, increduli, scioccati anche loro. Sean preoccupato mi guardò.
“TI uccido!”
 
 
 
 
POV ALICE

Il sogno che si ripeteva da mesi. Il mio inconscio cercava di avvisarmi, lo ricordavo quello che mi avevano fatto. Mi sembrava di essere in catalessi, i suoni erano ovattati, il tempo immobile. Avevo la nausea, il mero disgusto per quello che avevano fatto. Stavo per sentirmi male. Barcollai indietreggiando e mi voltai. Jasper era chino su Sean e non la smetteva di tirargli pugni sul viso. Sentivo le ossa rompersi e l’odore del suo sangue, Sean non sembrava reagire.
“Tu l’ hai violentata!” l’avrebbe ucciso.
“Edward” Carlisle stava per intervenire ma Edward gli lanciò un occhiata che lo fece desistere, come in trance mi avvicinai alla donna.
“ Perché” dissi con voce smorzata, lei stupita che non la capissi che non capissi che diavolo stavano facendo tutti loro alzò gli occhi al cielo, poi con un movimento fulmineo affondò nel mio ventre una lama minuta ma tagliente che aveva nascosto nel petto.
“Se io non posso averlo nemmeno tu lo avrai” bruciore e torpore mi colpirono all’istante, sangue scuro mi sgorgò dalla ferita, mi accasciai a terra, Edward e Carlisle la lasciarono per prendermi e lei si materializzò ridendo aspramente. Sentivo il tonfo dei colpi di Jasper in lontananza.
“Tieni premuto Edward, dobbiamo fermare l’emorragia…ora la portiamo di sopra” sentii le mani di Edward farmi ancora più male,
“Jasper!” urlò lui con voce tonante.
 
 
Il letto era ruvido e odorava di cenere, gli occhi proprio non riuscivo a tenerli aperti completamente, avevo le vertigini, la stanza scura con spessi tendaggi roteava da una parte all’altra. Due ali scure il suo corpo su di me. No, non poteva essere, di nuovo, no. Fu come perdere conoscenza ma in realtà mi stavo svegliando. Strinsi il lenzuolo, dischiusi incerta gli occhi, come se non volessi vedere o sapere. Il beep ritmico di un monitor. Odore di candele.
“Alice, tranquilla” Jasper mi tratteneva dolcemente ma con decisione premendo sulle mie spalle, mi ero sollevata di scatto in cerca di aria. Mi appoggiai al cuscino. Mi sentivo debole e avevo dolore. Mi portai una mano alla pancia.
“Che cosa è successo?” Jasper afferrò uno sgabello e sedette massaggiandomi la mano,
“Eleonor e…Sean sono fuggiti” serrò la mascella, non potevo credere che Sean sapesse, che mi avesse ingannata sino a quel momento. Dopo che io… volevo sparire, mi sentivo così impotente.
“Ti ha colpita, ricordi?” Jasper fece scivolare la mano sul lenzuolo all’altezza della ferita, annuì, quei minuti erano stati così confusi. Jasper abbassò lo sguardo,
“Alice hai perso il bambino” disse d’un fiato, poi tornò a guardarmi sondando le mie emozioni. Non riuscivo a capire cosa stessi provando. Quei mostri avevano giocato con il mio corpo, quel bambino cosa sarebbe divenuto, mi avrebbe uccisa, lo avrebbero ucciso gli angeli. Era mio figlio, era un’arma creata da loro con l’inganno e la violenza.
“Carlisle ha fatto il possibile ma la lama era entrata troppo in profondità e…”
“Lo so” mi distesi nel lettino e mi girai di fianco voltandogli le spalle, due lacrime mi scivolarono sulle guance, non volevo che mi vedesse in quello stato, erano lacrime di pura e profonda rabbia.
“ Mi dispiace per quello che ti hanno fatto, Alice io… lo uccido” mi voltai e gli afferrai la mano,
“Jasper” capii, capii che lo stavo implorando col pensiero di non fare cenni di quello che era successo, avrei voluto perdere la memoria, cancellare l’umiliazione l’annullamento che avevo provato quando Eleonor aveva aperto bocca. 
“Riposa adesso” mi baciò la fronte a lungo e lascio’ la stanza.
Erano passati 3 giorni, sembravo un guscio vuoto, mi aggiravo lungo i corridoi e le stanze, interagivo con gli altri ma solo di riflesso. Cercavo di svuotare la mente, di non pensare e nulla, cercavo di eliminare ogni emozione. Non volevo sentire più dolore e il prezzo era non sentire nulla. Presto Aiden sarebbe tornato a Denali. Il pensiero di ri-abbracciarlo mi confortava . E poi Jasper, lui mi lasciava spazio e io lo amavo per questo ma a volte non riuscivo neppure a sostenere il suo sguardo, dopo quello che gli avevo fatto e che non gli avevo ancora detto. Davanti allo specchio mi stirai gli zigomi stanca, fissavo le due iridi ambrate , cercando chissà quale risposte, lo facevo sempre, mi rilassava di solito ma quella sera non riuscivo a non pensare. Un leggero colpo sulla porta mi fece trasalire.
“Entra Edward” mio fratello sapeva, sapeva cosa avevo fatto per scappare dall’isola, aveva visto nei miei pensieri ahimè ogni dettaglio. Mentre ero in remissione non mi aveva chiesto nulla, ora era pronto a discuterne.
“Alice, sai perché sono qui” sedette sul bordo del materasso, sospirai sempre rivolta allo specchio,
“Non mi va di parlarne” mi fiondai nella cabina armadio. Edward indispettito mi seguii.
“Prima o poi dovrai affrontare la situazione, Jasper ha il diritto di sapere” mi bloccai immersa tra i tessuti e mi voltai di scatto verso di lui,
“Questo lo so Edward” dissi a metà tra rabbia e sconforto.
“Non è facile, non è una cosa facile da dire, o da accettare… sto aspettando perché….” Edward mi prese le braccia dolcemente,
“Perché hai paura della sua reazione… Alice ti capisco” scossi la testa, l’ambiente stretto della cabina mi stava soffocando, tornammo in camera da letto,
“Tu non sei andato a letto con un’altra, come puoi capire Ed?” sussurrai sedendo abbattuta sulla sedia di feltro dirimpetto lo specchio,
“Capisco il senso di colpa, e l ho provato credimi, tante volte…” incrociò le braccia mettendosi davanti a me,
“ L’hai fatto per venire a salvarci, quella pazza ci avrebbe ucciso… posso solo immaginare la forza di volontà che hai avuto per farlo” le mie iridi si illuminarono d’azzurro,
“Sai Edward, è vero ho paura che Jasper non riesca a perdonarmi, ma ho anche paura di me stessa…perché io ero attratta da Sean, provavo qualcosa per lui…e questo mi fa sentire anche peggio, mi fa sentire una persona orribile” Edward scosse la testa mi prese la mano e mi fece alzare.
“ Le emozioni sono difficili da capire sorellina, ma so per certo che tu ami Jasper e lui ama te da un secolo,  un amore che…non c’è nulla che possa indebolirlo”
“Certo che lo amo, questo non potrà mai cambiare” mi abbracciò,
“Alice si arrabbierà e si sentirà ferito, molto, per quello che hai fatto ma poi riuscirà a capire il perché e non riuscirà a stare lontano da te, fidati” mi sciolsi dall’abbraccio e asciugai una lacrima che mi sgorgò sul viso.
“D’accordo glielo dirò stasera”.


Dopo esserci ritrovati in soggiorno verso la mezzanotte, tutti condividevano qualche esperienza passata o aneddoto, per essere cortesi e socializzare, Jasper fu il primo ad allontanarsi nella veranda interna alla villa, quella con i tavolinetti di pietra e la piccola sagoma rettangolare del giardino tempestato di calle bianche. Lo seguii piano, non riuscivo ad elaborare un discorso ordinato e convincente nella mia testa. Convincere, si volevo ancora convincere me stessa per non sentirmi in colpa. Era in piedi a fissare la piccola distesa bianca di fiori, luminosi nella notte. Sedetti sullo sgabello in pietra grigia e nera. Mi guardò e sorrise.
“Jazz, devo dirti una cosa” fu subito allarmato dal mio tono greve e sforzato, e poi percepiva la mia tensione la mia paura, il mio sconforto. Pensava che fossi ancora scioccata per quello che mi avevano fatto per il bambino, e lo ero ma ora avevo il terrore di poter perdere anche lui.
“Ti ascolto Alice” sedette anche lui accostando la sedia e poggiandomi una mano sul ginocchio, un gesto così caldo e piacevole.
“Ecco…non so da dove iniziare” sorrisi nervosa, molto nervosa, poi sospirai, Jasper si irrigidì,
“Non ti ho detto come sono fuggita dal paradiso terrestre” annuì attento,
“Vedi gli anziani avevano fatto in modo che non potessi lasciare l’isola creando un vincolo, una catena d’argento mi avvolgeva la caviglia ed era infrangibile, ho provato in tutti i modi a distruggerla. Ho vagato per quel posto cercando un’uscita, per raggiungervi, ma una barriera non me lo permetteva. E’ passata qualche ora ma lì erano 3 giorni che tentavo di fuggire. Sean…” indugiai, la mia voce tremava e Jasper si perse un attimo nei suoi pensieri, lo odiava, lo sentivo, lo capivo, ma adesso avrebbe odiato anche me.
“Loro non avevano previsto che mi seguisse, un demone non può entrare nel paradiso terrestre. Jasper lui mi ha detto che l’unica soluzione era commettere un’azione così orribile per la quale avrei provato un profondo senso di colpa, ed è la colpa che condanna tutti a non avere accesso al paradiso. Così mi ha suggerito di ucciderlo perché lì sarebbe morto comunque o loro lo avrebbero ucciso e non voleva lasciarmi sull’isola” Jasper aggrottò la fronte stupito,
“Ma tu non l’hai ucciso…” osservò,
“No” dissi, dovevo parlare, era difficile, avrei spezzato il cuore anche a lui. Ero un disastro.
“E allora come?” attese che rispondessi.
“ Noi siamo…siamo stati insieme” riuscii a guardarlo negli occhi mio malgrado, e vidi nelle sue iridi ambrate tre stati d’animo, confusione – dolore – rabbia. Si alzò di scatto e avanzò calpestando alcuni fiori, si passo una mano sul viso.
“Cosa?” si fermò,
“Aspetta, siete stati insieme? Vuoi dire che….che tu hai fatto… con lui? E’ impossibile….tu” ecco non riuscivo più a guardarlo, provavo così tanto rimorso e vergogna che avrei desiderato sparire, mi rimpicciolivo sempre e sempre più.
“Non ci posso credere” mi sollevai e cercai di blandire il suo via vai,
“Jazz dovevo farlo, non sarei mai tornata altrimenti e voi sareste morti, la colpa che ho provato, che sto provando mi sta consumando” gli afferrai il braccio, mi guardava ma c’era come un velo sui suoi occhi,
“Dovevi…. Alice tu potevi scegliere!” ritrassi la mano,
“Non potevo ucciderlo” l’aria era come sospesa, ci fu silenzio per diversi minuti,
“Tu provi qualcosa per lui” disse in un sussurro,
“Io avevo delle sensazioni è vero, ma credimi Jazz ora non potrei mai…non voglio rivederlo mai più per quello che mi ha fatto, che ci ha fatto” Jasper scosse il capo,
“Io non so cosa pensare…” cominciò a correre verso il bosco, lo seguii disperata,
“Alice lasciami solo” mi fermai, era girato di spalle,
“Jazz, mi dispiace… non so come rimediare, se solo tu capissi le mie intenzioni” si voltò con un ringhio che mi trafisse il petto,
“Alice tu hai fatto sesso con un altro… dovevamo essere gli unici l’uno per l’altra!” si sfiorò la fede, non volevo piangere e a stento trattenni le lacrime.  
“Ho bisogno di riflettere” e scivolò via nell’oscurità.


Restai immobile a fissare il nulla per diversi minuti. Non sapevo cosa fare adesso, Eleonor era fuggita, non potevo ritrovarla, o meglio la cosa avrebbe richiesto molto tempo. La odiavo, li odiavo per quello che avevano osato farmi. Volevo vendetta si ma più di ogni altra cosa volevo l’appoggio di Jasper, lo volevo al mio fianco e volevo rivedere Aiden. Quel pensiero mi risollevò, ecco la cosa che dovevo fare era tornare da mio figlio o farlo venire a Denali, avrei dovuto parlarne con Jasper però. Era un circolo vizioso, non potevo prendere decisioni senza di lui. E lui forse non mi avrebbe più voluta. Avevo tradito al sua fiducia. Saettai in casa, Edward era seduto al piano con le mani sospese sui tasti. Mi guardò, colse i miei pensieri, com’era andata, abbassò di nuovo lo sguardo sui tasti sospirando. Andai nella camera da letto, presi il cellulare gettato tra le coperte e composi il numero.
“Casa Cullen, dica pure” la voce di Esmee era morbida e dolce, aspettai qualche secondo prima di parlare,
“Esmee, sono Alice” Carlisle le aveva detto cos’era successo, anche lei aveva perso il suo bambino ma per me era diverso, quel bambino mi era stato dato con violenza e perderlo era stato una liberazione. Strinsi le lenzuola, quel pensiero era brutto ma non riuscivo a immaginare come sarebbe stato difficile se fosse venuto al mondo.
“Tesoro, come stai?” dissi che andava tutto bene in fondo, che non doveva preoccuparsi, che le cose erano complicate ma che ce la stavamo mettendo tutta.
“Aiden è in casa? Vorrei parlargli” non lo sentivo da quasi una settimana, costretto ad andare via, a Forks, era ferito quando ci eravamo salutati. Probabilmente era ancora arrabbiato.
“Ecco, non è qui adesso, è con Bella a fare una passeggiata” Esmee non voleva che stessi male anche per lui,
“Non vuole parlarmi è cosi?” dissi triste e vuota, più che mai avevo bisogno di sentire la voce calda e vellutata di Aiden , di immaginare il suo profumo, di stringerlo a me.
“Alice gli serve tempo, sono sicura che quando ti rivedrà gli scivolerà tutto addosso, senti ma tornerete qui o resterete in Alaska?” andai alla finestra, Jasper chissà quando sarebbe tornato, cosa avrebbe deciso.
“Non lo so…non ho nessuna certezza adesso”.
  
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